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Autore: Diana Abigail    25/10/2009    1 recensioni
Il passato: La storia nasce da un gdr, l'old hotel, in cui due personaggi (Markus e Billie) si conoscono per caso in quell'hotel inglese. Entrambi diciassettenni si conoscono per caso, prima con una litigata poi con una caduta in un lago. Si conoscono, si innamorano e si lasciano alla fine della vacanza: lei torna ad Edimburgo e lui a Monaco di Baviera. Per entrambi era il primo amore e il loro fu anche il primo bacio. La mia immaginazione di un continuo è proprio questa fanfiction, ambientata tre anni dopo il loro addio. E' scritta dalla parte di Billie, ambientata durante il suo ventesimo compleanno. Ovviamente lei non ha mai dimenticato nè smesso di sentire il suo grande amore.
Erika
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Millie

Il passato:
La storia nasce da un gdr, l'old hotel, in cui due personaggi (Markus e Billie) si conoscono per caso in quell'hotel inglese. Entrambi diciassettenni si conoscono per caso, prima con una litigata poi con una caduta in un lago.
Si conoscono, si innamorano e si lasciano alla fine della vacanza: lei torna ad Edimburgo e lui a Monaco di Baviera.
Per entrambi era il primo amore e il loro fu anche il primo bacio. La mia immaginazione di un continuo è proprio questa fanfiction, ambientata tre anni dopo il loro addio. E' scritta dalla parte di Billie, ambientata durante il suo ventesimo compleanno. Ovviamente lei non ha mai dimenticato nè smesso di sentire il suo grande amore.
Erika

Personaggi:
Diana è la sorella di Billie; Vanessa la ragazza di Konrad, Konrad il fratello di Markus.
Diana, Vanessa, Konrad, Jackson erano insieme a Billie e Markus all'hotel, tempi orsono.
Vanessa è irlandese, Konrad e Markus tedeschi, Jackson Canadese.

Copyright personaggi:
Markus e Konrad: Chiara (santon')
Vanessa: Giusy (Fragrance)
Jackson: Elisa

Spero ci sia tutto ;) nel caso così non fosse, chiedete e sarà spiegato qui sopra! Se volete leggere le schede dei personaggi, le trovate nel forum impostato come mio sito qui in EFP. La storia avrà solamente un altro capitolo che posterò a breve.

La musica rimbombava nelle mie orecchie.
Auguri Billie!” gridava il deejay.
Dovevo sorridere, giusto?
Era il mio compleanno. I miei vent'anni.
Perché non riuscivo a sorridere?

Cazzo, Billie, vedi di divertirti e far sparire quel muso che ti è tornato” mi disse Diana, mia sorella, prima di uscire.
Avevo i capelli legati in una coda alta, la frangia-ciuffo che cadeva davanti agli occhi, un abito scollato nero, fin troppo corto per i miei gusti. Per ultimi, ma non meno belli, i miei stivaletti con il tacco che mi facevano arrivare ad un'altezza decente e non ai miei soliti 1.58 m.
Diana mi disse che ero bellissima quella sera, ma io non mi sentivo bella. Anzi. Non avevo voglia di festeggiare il mio compleanno in discoteca, non avevo voglia di ubriacarmi e di conoscere qualcuno.
Sbuffai prima di uscire e lei mi disse quella frase.
Arrivata all'entrata della discoteca le mie amiche mi accolsero con urletti e pacchetti.
Mi ripetevo in continuazione di sorridere e di fare finta e ci provavo, davvero, ma non sempre mi riusciva.
Poi registrai tutto come dei capitoli: prima i cocktail, poi la torta e alla fine venne l'ora dei regali.
Siccome erano delle ventenni fissate, ricevetti un pacchetto di preservativi, uno stimolante e poi un completo intimo.
Risi, ma in fondo ero offesa.
Io non ero come loro. Perché mi trovavo lì?
Tornai più o meno al presente e mi ricordai di sorridere, per la dedica delle mie amiche.

Ehy, Billie, guarda quelli” mi disse Janine, una del gruppo.
Mi voltai. Un gruppo di super pompati ci stava tenendo d'occhio.
Spalancai gli occhi. Non mi piacevano proprio. Non erano affatto il mio tipo, già da come si presentavano.
Beh, tutti quelli che assomigliavano a lui erano il mio tipo, infatti non ne avevo mai trovati altri, neanche che si avvicinassero lontanamente.

Non mi ispirano affatto” ammisi, a bassa voce, anche se con quella musica non serviva a niente.
Infatti mi arrivò il suo acuto “eh?” che mi fece sbuffare. Proprio il tavolino vicino alla cassa dovevano prendere quelle cretine?
Arrivò il resto del gruppo.

Piaciuta la sorpresa, Billie?” mi chiesero, ridendo.
Loro erano già tutte ubriache.
Sorrisi.

Si, grazie, è stato davvero dolce” esclamai, urlando, per farmi sentire.
Marlene si avvicinò a Janine.

Allora? Se ne sono accorti?” le chiese.
Janine annuì e scoppiarono a ridere.
Era tutta una scusa. Tutta una gran balla per aggiudicarsi una bella scopata quella sera.
Mentre io pensavo a quale strano piano avessero escogitato, incazzandomi, arrivarono i bell'imbusti.

Auguri Billie” mi dissero e uno dopo l'altro mi diedero due baci sulle guance.
Fermai il quinto ragazzo che stava per baciarmi.
Mi alzai dal divanetto e salutai le ragazze, dicendo che erano delle stronze manipolatrici e neanche tanto simpatiche.
Marlene s'incazzò, ma io non ascoltai i suoi insulti.
Andai al guardaroba e presi la borsa e la giacchetta.
Né Marlene, né nessun'altra mi seguì. A loro interessavano i ragazzi, non io e il mio compleanno.
Uscii quasi di corsa fuori e camminai per un tratto che non seppi definire.
Raggiunsi l'auto che mi aspettava fedele lì fuori e ci entrai, lanciando la borsa sul sedile del passeggero, dopo aver preso le chiavi.
Sarei tornata a casa, da Diana, sperando che non fosse con Jackson.
Erano passate si e no due ore e mezza, decisi che era meglio chiamarla.
Presi il cellulare e composi il numero.

Biiip...Biiip...Pronto?” era la voce di Diana. E non ansimava.
Sospirai di sollievo, forse avevano finito.

Diana? Sei a casa?” le chiesi, rimanendo seria.
Lei sospirò.

Si. Che è successo? Perché non sento la musica?” mi chiese.
Ma che palle.

È finita la festa. Senti sto per tornare a casa, ma non so se mi fermo da qualche parte” le spiegai.
Da qualche parte dove? Non fare cazzate che poi devo venire a recuperarti. Ah, è arrivato un altro regalo” mi disse.
Sbuffai alle sue prime frasi.

Un regalo? Di chi è?” chiesi, speranzosa.
Della nonna” mi disse.
Abbassai lo sguardo e chiusi gli occhi.
Non era il suo.

D'accordo, domani mattina lo aprirò. C'è Jackson con te?” le chiesi, sentivo delle voci, probabilmente in sala.
Si. Ci sono anche altre persone. Beh, se vuoi venire ti faranno gli auguri, stai tranquilla” mi disse.
Cogliona, era sicura che mi importasse degli auguri?

No, i vostri amici non mi stanno proprio simpatici” le dissi.
Ma non sono nostri amici. Dai, vieni, ti aspettiamo, d'accordo? Baci” mi disse, poi attaccò.
Sbuffai e infilai il cellulare nella borsa, girai la chiave e misi in moto la macchina.
Ero diretta verso casa, ma poi svoltai per il parco.
Parcheggiai poco lontano e camminai fino ai tavoli da pic nic con i tacchi che non mi rendevano la vita facile. Mi ricordai che avevo un vestito e anche un perizoma e che non potevo permettermi la comodità, perciò mi sedetti su uno dei tavoli accavallando le gambe e chiusi gli occhi.
Il parco a quell'ora era piuttosto tranquillo. Non ci trovavi nemmeno i drogati.
Guardai la luna che illuminava tutto con la sua luce debole.
Mi chiesi se la luna soffriva perché era solamente un piccolo satellite e non una grande stella. Poi mi chiesi anche se la terra preferiva il sole alla luna perché era più bello, piuttosto che la luna che, invece, era ben fedele.
Guardai la luna e pensai al mio primo amore.
Una volta lessi da qualche parte che ci sono due tipi di persone: quelli se sono sempre aperti all'amore e che si innamorano in continuazione e quelli che, invece, si innamorano una volta sola.
Io ero sicuramente del secondo tipo.
Avevo diciassette anni quando lo conobbi. Capitò un'estate, in un hotel particolare, in cui alloggiavamo entrambi.
Mi diede il mio primo bacio in una radura, nel bosco vicino all'hotel. Era il primo per entrambi.
Ma lui era tedesco e alla fine della vacanza ci separammo, scambiandoci email, numero di cellulare e indirizzo di casa.
Cercai di ricordare, mentre guardavo la luna triste come me, per quante notti piansi. Diana afferma per almeno un mese intero.
Abbassai lo sguardo a terra e sospirai. Dopo quella vacanza, ci scrivemmo lettere e ci sentimmo per telefono, ma la distanza costava parecchio ad entrambi, così pian piano iniziammo a sentirci sempre meno, ma non smettemmo mai.
Ogni anno lui mi inviava il suo regalo per posta, calcolando con esattezza il giorno del mio compleanno, in modo che non arrivasse né prima né dopo. Penso pagasse anche un extra per quello.
Ma quel giorno il suo regalo non era arrivato. E nemmeno i suoi auguri.
Aspettavo quello, dalla mattina, ma non era ancora arrivato e mancava poco alla mezzanotte, che dichiarava la fine del mio compleanno.
Promisi a me stessa di non piangere, siccome gli amici di Diana sarebbero stati lì al mio ritorno, non avevo intenzione di farmi vedere con il trucco colato e gli occhi gonfi.
Scesi dal tavolino, era meglio tornare a casa, sorridere ancora un po' e poi andare a letto.
Salii sull'auto e subito squillò il mio cellulare: era Diana.

Dimmi” dissi, rispondendo alla chiamata.
Dove sei?” mi chiese.
Non erano passati nemmeno venti minuti dalla nostra chiamata.

Sono al parco, stai tranquilla non mi sto drogando” le dissi, sbuffando.
Mi rispose che non ero divertente e di sbrigarmi che era quasi mezzanotte.

Guarda che i tuoi amici possono farmeli anche dopo gli auguri” le dissi, scazzata.
No, non possono e non vogliono e ti ho detto che non sono miei amici” mi disse, staccando.
Misi in moto facendo rombare il motore. Partii per le strade di Edimburgo, finché raggiunsi il nostro palazzo.
Chiusi l'auto e suonai il campanello, una volta che mi aprì salii le scale, ero stanca, nonostante tutto, quelle galline erano riuscite a farmi esasperare ancora.
Presi le chiavi e aprii la porta di casa mia, nostra, facendo quando più rumore possibile, per annunciarmi.
Entrai e sentii delle risate dalla sala.
Aggrottai le sopracciglia. Mi tolsi la giacchetta e poggiai la borsa nell'appendiabiti.
Pensai di levarmi gli stivaletti, ma poi mi ricordai che c'era gente.
Mi guardai allo specchio e sentii che Diana mi chiamava.

Arrivo” le dissi, mettendomi a posto la frangia.
Mentre camminavo per raggiungere la sala mi preparai il sorriso.

Buonasera” dichiarai, entrando.
Si voltarono tutti a guardarmi e sbiancai.
C'erano Diana e Jackson. E c'erano altri tre ragazzi. Due ragazzi e una ragazza, ad essere precisi.
Il cuore iniziò a martellarmi impazzito, non potevo crederci.
Non poteva essere vero.
Erano Vanessa e Konrad. E Markus.
Cercavo il modo per respirare, perché all'improvviso l'avevo dimenticato.
I miei occhi erano fissi sui suoi, non si staccavano, sarebbero rimasti fermi a guardarlo per sempre.
Era bello. Più bello che mai. E più grosso che mai.
Qualcuno doveva dire qualcosa. Quel qualcuno non ero io.

Buon compleanno” mi disse, sorridendomi.
Mi sciolsi, completamente. Il suo sorriso era qualcosa di unico, ogni volta mi levava il respiro.
Dovevo rispondergli, ma non trovavo il modo di far uscire le parole. Sentivo di avere una faccia sconvolta.

   
 
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