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Autore: ferao    29/10/2009    6 recensioni
- Cos’è quello, Bunbury? - domandò a bassa voce Evangeline, vedendo arrivare Percy.
Bunbury smise di osservare un gruppo di maghi e puntò gli occhi da avvoltoio sul ragazzo. - Temo sia lo sposo, Evangeline.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una brezza lieve' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Sììì!!! Ce l'ho fatta, ho riscritto anche questo capitolo! (Puff, pant!)
Sono contenta di essere tornata a lavorare su Percy e Audrey, finalmente!
A questo proposito: visto che c'è stata una proliferazione di storie su questa coppia, vorrei precisare che ho iniziato a scrivere questa storia più o meno l'anno scorso, indipendentemente dall'esistenza o meno di altri racconti simili. (Faccio questo chiarimento perché, purtroppo, ho perso i vecchi lettori e, per fortuna, ne ho acquistati di nuovi, quindi non si sa mai...)
E sempre a proposito di vecchi e nuovi lettori, ringrazio di cuore Sophonisba (arrivano le perle di saggezza!!!) e Eles Weasley (troppi complimenti tutti assieme, mi gira la testa!)
Ora bando alle ciance, e godetevi il quinto capitolo:

Un caffè - Parte 1





- Adams?
- Mmmh?
In dieci giorni di collaborazione, Adams aveva rivolto sì e no dodici parole a Audrey; non per cattiveria o antipatia, ma perché, secondo lui, muovere le corde vocali in presenza di qualcuno che si conosce poco non era strettamente necessario; e Audrey non era il tipo da prendersela, per fortuna. Ciò che Adams diceva era riassumibile con: ‘Sì’, ‘No’, ‘Ok’ e ‘Dopo’. Il picco si era avuto un giovedì, quando aveva detto ‘Ne sono certo’.
- Adams, hai voglia di un caffè?
D’altra parte, un qualunque impiegato ministeriale alle 10 di mattina non ha bisogno di rispondere per esteso a simili domande. Si limitò a rivolgere un’occhiata alla ragazza, e lei capì. – Vado e torno! - fece allegramente alzandosi e aprendo la porta.
Era ancora giuliva per la serata precedente. Con il suo Ben andava tutto bene. Molto bene. ‘Troppo’ aveva sentenziato la mamma. ‘Quando il tuo uomo non ti nasconde più nulla, stai pur certa che ha un’amante’.
Aaahhh!! Tocca ferro, tocca ferro!! Diamine! Perché ho una mamma con la vocazione della menagramo?
Fischiettando, la ragazza si avvicinò al distributore di bevande nel corridoio. Audrey adorava quell’aggeggio: sembrava un perfetto macchinario Babbano, sebbene privo degli inconvenienti dovuti alla mancanza di magia.
- Ciao, Greg!
- Buongiorno, miss! – rispose la vocina metallica del distributore; le lucine lampeggiarono di gioia vedendo avvicinarsi la ragazza.
- Mi prepareresti due caffè neri, per cortesia?
- Neri? Allora è proprio una giornata pesante…
- Abbastanza - rispose Audrey, prendendo le due tazzine apparse sullo sportello di Greg.
- Sicura che non vuoi altro? Ho imparato a fare i cornetti alla crema!
- Magari un’altra volta…
- Ne faresti uno per me, Greg?

A sua discolpa, più tardi, avrebbe detto che non se lo aspettava proprio, e che il capo aveva un passo troppo felpato per essere umano.
Audrey si girò di scatto, talmente veloce che si rovesciò il caffè addosso. Percy alzò un sopracciglio, un po’ sorpreso.
- È nervosa, signorina?
- No, no… è che… - Altro che nervosa… Lo diceva la McGranitt, che coi miei nervi si sarebbe potuto suonare un assolo di chitarra! - … mi scusi, è che lei è apparso all’improvviso e… Cavolo… - terminò, guardando con tristezza la maglietta viola che si tingeva inesorabilmente di marrone.
- Lasci, faccio io – La bacchetta di Percy eliminò rapidamente il danno. Eppure è una donna, dovrebbe saper fare questi incantesimi casalinghi! Mah… come cambiano i tempi…
- Greg, prepara anche tre caffè, per cortesia.
- Va bene, Weasley!
- Grazie… - mormorò la ragazza, imbarazzata, mentre le tazzine evanescevano.
- Dovere – rispose Percy, piegando gli angoli della bocca per cortesia. Le porse due tazzine di caffè. – Le piace molto?
- Cosa? Oh… No, una è per Adams - fece lei sorridendo. – Io non amo molto il caffè…
- Io invece vivo quasi solo di quello, ormai. Lei però è più saggia, è sempre meglio non abusarne. - Che cavolo dico?? Viva il caffè! Me lo diceva sempre mia madre che sono troppo educato…
Si allontanarono dalla macchina salutandola; dopo qualche passo, Percy sembrò pensare a qualcosa, e dopo un istante di indecisione parlò a voce più bassa:
- E comunque, se proprio vogliamo essere pignoli, Greg non è poi così bravo a fare il caffè. Conosco un posto dove è ottimo e lo servono a ogni ora…
- Davvero? Sarei curiosa di vederlo.
- Ma non ha appena detto che non le piace?
- Ecco... In verità non ho molta esperienza. Insomma, finora ho assaggiato solo quello di Greg e quello di mia madre, sempre che si possa definire caffè… -
“Non si dà confidenza agli sconosciuti!!” Improvvisamente la voce di sua madre interruppe il suo flusso di pensieri. Audrey guardò il suo capo e capì che, a lui, del suo rapporto col caffè, non gliene fregava assolutamente nulla. - Scusi, la sto annoiando…
- Niente affatto. - Il viso di Percy si distese mentre la guardava. Oddio, forse stavolta sorriderà! Dai… Per favore… Ma la speranza di Audrey rimase vana.
Erano arrivati davanti all’archivio. Un lieve imbarazzo scese su Audrey, che non sapeva bene cosa fare.
Ossia, lo saprei benissimo. Dico “Beh, grazie per aver salvato la mia maglietta preferita” e, con un’elegante piroetta, volto le spalle al signor Weasley e torno al mio lavoro e al mio animale da compagnia muto.
Prima che potesse aprire bocca, Percy la precedette.
- Comunque – disse – se vuole posso accompagnarla a quel bar. Così capirà cos’è un vero caffè. - Vide lo sguardo perplesso di Audrey e arrossì.
Che cosa ha detto?!
Che cosa ho detto?!

– Se… Se vuole, naturalmente… - Percy sentì che le orecchie stavano per andare a fuoco. D’improvviso si sentì come quando aveva quindici anni.
- Naturalmente… - ripeté lei piano, mentre rifletteva.
Il capo la stava invitando?
Sul serio?
Ma no, è solo una cortesia… Comunque, meglio andarci piano…
- Ecco, signor Weasley, non so se è il caso… Io…
- No, certo, capisco. Faccia conto che non le abbia detto niente, va bene?
Sollevato, Percy si diresse verso il uso ufficio.

Audrey rimase a guardare il signor Weasley mentre se ne andava.
La sua anima di lavoratrice dipendente era contenta: non si esce col capo, per nessun motivo, durante le prime due settimane di lavoro.
La sua anima di fidanzata fu ancora più contenta: non avrebbe dato motivo a Ben di sentirsi geloso (anche se non poteva assolutamente essere geloso di uno come il signor Weasley!)
Purtroppo, però, Audrey possedeva anche ciò che quasi tutte le donne possiedono: l’anima della leonessa.
Ma che fa? Mi invita, e poi è contento che io gli dica di no?
Le leonesse, per loro natura, tendono a essere piuttosto fiere e orgogliose.
Come si permette?
Non ci tengono ad essere scelte dal maschio: sono loro a dover scegliere.
Almeno provasse ad insistere! Un gentiluomo non si comporta così!
E se un maschio osa snobbarle, sono guai.
Groar!
Forse Percy percepì qualcosa dei pensieri di Audrey, perché si voltò e le disse:
- Mi scusi, sono stato un po’ maleducato… Avrei dovuto insistere…
La leonessa tornò a sdraiarsi sull’erba e fece le fusa, tranquillizzata.
- Ma no, non si preoccupi, in fondo è vero… Non è il caso che… ecco… usciamo insieme…
- Ne parla come se l’avessi invitata a cena!
- Beh, visto che lei vive solo di caffè, magari per lei potrebbe essere una cena…

Dovete sapere che Audrey Bennet aveva un vero e proprio talento per le battute idiote. Sapete, quelle che non fanno ridere, che quando le sentite vi contorcono lo stomaco e vorreste picchiare l’idiota che ve l’ha detta sentendosi spiritosissimo.
Ovviamente, però, Audrey non era idiota, ed era perfettamente a conoscenza del fatto che ogni tanto la sua lingua si scollegava dal cervello e diceva cavolate, come in questo caso.
Era già pronta a scusarsi, quando accadde.

Percy Weasley non sorrideva quasi più, da quando era solo. Non ne trovava ragioni. Non usciva con gli amici, non guardava film divertenti, non leggeva romanzi o fumetti, non faceva nulla. È difficile ridere se non hai qualcosa per cui farlo.
Tuttavia, in quel momento accadde.
Con quella battuta, pressoché insignificante e decisamente poco spiritosa, Audrey compì il miracolo. Le labbra di Percy si dischiusero in un largo sorriso, mentre gli occhi si stringevano. Il viso si allargò, e Audrey avrebbe potuto giurare che per un attimo le pupille avessero brillato. La ragazza era semplicemente sbalordita.
Lo fu ancora di più quando Percy, sempre con quel sorriso miracoloso sul volto, disse: - Alle sette, se vuole, mi aspetti all’uscita del Ministero, cercherò di staccare un po’ prima. - La salutò con un cenno della mano ed entrò nel suo ufficio.
Molto lentamente, come se avesse paura di rompere l’aria attorno a sé, Audrey rientrò, si sedette alla scrivania, bevve il suo caffè. Poi bevve quello di Adams. Senza smettere di fissare il vuoto di fronte a sé.
Adams non le disse nulla all’inizio, poi pronunciò la prima delle frasi che lo resero famoso nel reparto Archivi:
- Quando una donna beve il tuo caffè, puoi fare solo due cose: andare a prendertelo da solo, e chiederle con chi esce stasera.
- Adams…
- Tranquilla Bennet, la tua parte di lavoro la finisco io. Vado a bermi un caffè e torno.
Se Audrey fosse stata in sé, avrebbe preso nota del fatto che Adams aveva composto ben due frasi con addirittura quaranta parole. Ma Audrey, l’avrete capito, non era in sé.
E non lo era neppure Percy.

Per dieci minuti buoni il ragazzo stette a chiedersi se l’aveva fatto davvero.
“L’ho fatto davvero?”
Affermativo, rispose il cervello.
“Perché?”
Vuoi proprio saperlo?
“Certo! Perché l’ho fatto?”
Perché finalmente ti sei rotto di stare da solo. È da un po’ che fai il casto Giuseppe, amico mio.
“Che diavolo c’entra? Non ho mica quelle intenzioni lì!”
Fai male.
“Sono una brava persona, io. Ho rispetto per la gente che ho attorno”.
Ma non per te stesso. Te lo diceva sempre anche Penelope…
Fu allora che Percy riprese a lavorare. Tollerava tutto, ma non il pensiero di Penelope. Non ancora.

Alle sette in punto Audrey era sulla soglia del Ministero, aspettando il capo.
“Che brutto pensare che esco col capo… Diciamo che… Esco con Weasley! Ecco, mi pare un pensiero più normale. Esco con il signor Weasley. Già…”
“… Che poi, non è vero che ci esco. È per un caffè. Io non esco proprio con nessuno, ho già il ragazzo… Vado con il signor Weasley a prendere un caffè. Sì, perfetto.”
“… Ma poi, di che si parla quando si esce col proprio capo? Ecco, lo sapevo! Farò la figura dell’idiota, come al solito!”
“Aud, smettila di farti tutti questi problemi! È un caffè! Solo un caffè! Durerà un’oretta al massimo! E parlerete di caffè!”
“Quasi quasi vado via. Domani gli dirò che mi sono sentita male… Anzi, mi invento un attacco di appendicite, così sto a casa una settimana e finalmente finisco quel libro che sta facendo la polvere sul comodino…”
“Ma è solo un caffè! Non succederà nulla!”
… Ne sei sicura, Aud?
“Niente affatto…”

   
 
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