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Autore: Alohomora    05/11/2009    13 recensioni
"Sì Hermione, credo che ormai l'avrai capito, Sirius era mio marito e il padre di mio figlio, ma lascia che ti racconti tutto dall'inizio..."
Vincitrice del primo turno dell'HP FINAL CONTEST per le seguenti categorie: Miglior FF Primo Turno - Miglior FF What If - Miglior Personaggio Maschile (Sirius Black) - Miglior Coppia (Sirius/Rebecca) - Miglior Scena Relativa al Tema Proposto - Miglior Scena in Assoluto
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Arthur/Molly, Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 61 - Di nuovo oltre il Velo


Di nuovo oltre il Velo


"Harry? Che cosa fai qui? E'
successo qualcosa?" chiese Rebecca meravigliata di vederlo al San Mungo.

"No, tranquilla, è tutto a posto... E' solo che... Ecco, avrei un favore da chiederti... Sei in grado di procurarmi le Lacrime di Fenice?”
Lacrime di Fenice? Ma è uno degli antidoti più potenti che ci siano, e di sicuro non lo trovi qui nel reparto Medicina Babbana! Devi andare al quinto piano, Lesioni da Incantesimo! Ma perché ti serve? Si è fatto male qualcuno?”
"Devo solo mostrare ai ragazzi che ho il compito di addestrare come si curano le ferite più gravi e quindi mi servono le Lacrime di Fenice"
"Allora vai al quinto piano e parla con il responsabile del reparto e vedrai che... "
"Rebecca devi venire con me, ho bisogno di te per ottenere le Lacrime di Fenice!" disse Harry, perchè l'antidoto poteva essere determinante e riceverlo dalle mani di Rebecca avrebbe dato un altro significato al gesto che aveva intenzione di compiere.
Rebecca fissò Harry perlplessa.
Il suo comportamento era alquanto strano, era teso, nervoso, sfuggente... che fosse nei guai?
"Harry, per piacere, dimmi cosa sta succedendo... è successo qualcosa di grave? Non dirmi bugie, si vede che c'è qualcosa che ti preoccupa!
Harry pensò che la sua madrina ormai lo conosceva sin troppo bene ma non poteva raccontarle la verità, non voleva darle false speranze.
Harry distolse rapidamente lo sguardo, non voleva che Rebecca notasse il suo turbamento.
"Ascolta Rebecca, hai ragione, non ti ho detto la verità... Le Lacrime di Fenice mi servono per una cosa top secret che riguarda il Ministero però non posso parlartene, ho degli obblighi da rispettare, un codice da seguire... però ho bisogno di questo antidoto e solo tu mi puoi aiutare”.
"E non potevo dirmelo subito? Mi hai fatta preoccupare per niente! Comunque non hai bisogno di me per ottenere l'autorizzazione... chi rifiuterebbe mai un favore ad Harry Potter!" disse Rebecca sorridendo.
Può darsi, ma voglio che tu venga lo stesso con me!” disse Harry, e Rebecca si arrese alla sua insistenza.
Come Rebecca prevedeva il direttore del reparto fu ben felice di esaudire la richiesta, e così Rebecca accompagnò Harry nel magazzino in cui venivano conservati gli antidoti principali e gli consegnò una piccola fialetta che conteneva Lacrime di Fenice.
Harry ricevette l'antidoto dalle mani di Rebecca, e per un istante gli venne voglia di abbracciarla ma si trattenne, e sforzandosi di mantenere un tono normale la ringraziò e le augurò buon viaggio dato che, proprio quella sera, sarebbe andata a Manchester con il Dottor Pye per un congresso sulla Medicina Babbana Applicata al Mondo Magico.
Sapeva che Rebecca sarebbe stata via di casa per due giorni e aveva stabilito di approfittare della sua assenza per fare il suo tentativo così se avesse fallito Rebecca non lo avrebbe mai saputo.
"Se tutto andrà bene riabbraccerai Sirius, ma se dovessi fallire stavolta moriresti davvero insieme a lui... E io non voglio farti soffrire... Io non voglio perdere anche te... "
Harry sperava di riuscire a recuperare comunque il corpo di Sirius per poterlo seppellire nel parco del Castello di Alphard e permettergli così di stare di nuovo vicino alla sua famiglia ma non lo avrebbe mai detto a nessuno, soltanto lui avrebbe portato il peso di quel dolore.
Erano passate ormai le otto di sera, Harry aveva detto a Ginny che sarebbe rientrato tardi perché aveva una riunione e di non aspettarlo alzata.
Sulla sua scrivania, perfettamente allineate, c'erano la Bacchetta di Sambuco, la Pietra della Resurrezione e una fiala che conteneva un liquido chiaro: le Lacrime di Fenice.
Ormai non aveva più senso aspettare, così scese nell'Ufficio Misteri per la prima volta dopo quella maledetta notte di dieci anni prima, e di nuovo si ritrovò ai piedi dell'arco davanti al Velo.
Salì piano i gradini sforzandosi di mantenere la calma, ripassando per l'ultima volta mentalmente il suo piano.
Fissò il Velo che ondeggiava minaccioso, e iniziò a sentire i primi sussurri, i primi brusii, e sii sentì stranamente calmo.
Quelle voci lo stavano chiamando e lui voleva andare da loro, e stavolta senza nessuna paura: sapeva che stava per fare la cosa giusta.
Afferrò saldamente la Bacchetta di Sambuco e urlò "Expecto Patronum" pensando a quando aveva riabbracciato Jupiter e Rebecca dopo dieci anni, pensando che forse, di lì a poche ore, il figlio e la moglie di Sirius avrebbero avuto di nuovo un marito e un padre... e lui il suo padrino.
Il cervo d'argento, maestoso e splendente, uscì dalla sua bacchetta magica e lo guardò, esortandolo a seguirlo.
Harry non ebbe un attimo di esitazione, con passo sicuro entrò nel Velo e si ritrovò immerso nell'oscurità, l'unica luce era quella che emanava dal suo Patronus che continuava ad avanzare verso il nulla.
All'improvviso il cervo si fermò, e la Pietra della Resurrezione nella sua tasca iniziò a vibrare.
Harry la prese in mano e la girò tre volte, il buio sparì all'improvviso e si ritrovò circondato da una luce intensa che per un attimo lo accecò e lo costrinse a chiudere gli occhi.
Quando li riaprì si accorse di essere di nuovo alla stazione di King's Cross, come gli era successo otto anni prima, quando aveva creduto di essere morto per mano di Voldemort.
La stazione era animata e piena di persone che andavano e venivano, esattamente come succedeva ogni anno il primo settembre, quando dal binario 9 e 3/4 partiva l'Espresso di Hogwarts.
Allora erano quelle le voci che si sentivano attraverso il Velo?
"Sei arrivato finalmente. Ti aspettavamo, sai?" disse una voce alle sue spalle.
La voce di una donna.
Il cuore di Harry smise di battere, per poi riprendere a pulsare velocemente.
Conosceva quella voce.
Conosceva quella donna.
"Ma sei una ragazzina... Sei più giovane di me... " pensò Harry col cuore in gola quando si voltò e la vide mentre lei, radiosa, gli andava incontro.
"Vieni, fatti abbracciare. E' passato così tanto tempo dall'ultima volta che ti ho abbracciato, amore mio..."
Harry aveva visto per la prima volta sua madre nello Specchio delle Brame, l'aveva ritrovata quando aveva affrontato Voldemort nel cimitero di Little Hangleton, aveva camminato al suo fianco quando avanzava nella Foresta Proibita mentre andava incontro all'Oscuro Signore.
In nessuno di quei casi, però, aveva mai potuto toccarla o abbracciarla.
E invece, in quel luogo sospeso tra il mondo dei morti e quello dei vivi, Harry si ritrovò stretto tra le braccia di quella ragazzina di 21 anni che lo aveva amato al di sopra di ogni cosa e che aveva scelto di morire per permettergli di vivere.
"Lily, fammi spazio... è anche mio figlio!" disse James ridendo e, avanzando a grandi passi, si avvicinò per avvolgere entrambi nel suo abbraccio.
La vita il destino o chi per essi aveva offerto ad Harry un'opportunità unica, permettendogli di ritrovare ancora una volta i suoi genitori per poterli stringere in quel primo e ultimo abbraccio, perchè sapeva che quella era l'ultima volta che li incontrava, sapeva che stavolta il distacco sarebbe stato definitivo.
Un giorno si sarebbero riuniti per sempre ma, purtroppo o per fortuna, quel momento era ancora lontano.
"Ce ne hai messo di tempo, eh?" disse James ridendo. "Meno male che sei arrivato, perchè cominciavo a pensare che avrei dovuto sopportare Felpato per tutta l'eternità! So che prima o poi mi toccherà farlo, e mi chiedo che male ho fatto per meritarmi tutto questo, ma se per il momento posso evitarlo... "
Harry si mise a ridere con James: non aveva mai riso insieme a suo padre, ed era convinto che se avesse potuto crescere con lui gli scherzi e le risate sarebbero state all'ordine del giorno.
Non si era ancora ripreso dall'emozione di quell'incontro che venne travolto da un uragano che si presentò sotto le spoglie di una giovane donna dagli inconfondibili capelli rosa.
"Grazie per esserti preso cura del mio bambino" gli disse Ninfadora abbracciandolo a sua volta, e, per un folle istante, Harry si pentì di non aver portato Teddy insieme a lui perchè avrebbe potuto fargli incontrare i suoi genitori che non aveva mai visto.
"Non preoccuparti, Harry... Io e Dora siamo sempre vicino a Teddy, e se siamo vivi nel suo cuore è solo merito tuo, perchè gli hai insegnato a volerci bene anche se non ci ha mai conosciuti" gli disse Remus mentre si univa a sua moglie per abbracciarlo.
"E pensare che ti aveva detto che l'Expelliarmus non era un incantesimo efficace, e invece l'hai usato per sconfiggere Voldemort! Non sai che soddisfazione vedere il vecchio Lunastorta sbagliare per una volta nella vita!" disse qualcuno alle sue spalle scoppiando a ridere.
Una risata unica, e inconfondibile.

"Sirius...” disse Harry voltandosi incredulo verso il suo padrino che si divertiva come al solito a prendere in giro il suo vecchio amico Remus. "Ma tu allora sei... Non sei... "
"No, Harry, non sono morto. Ma non sono nemmeno vivo. Questo dipenderà da te... e anche da me!" disse posandogli una mano sulla spalla e guardandolo negli occhi.
"Ma allora... Allora posso riportare indietro anche voi?" chiese Harry guardando speranzoso tutti gli altri, anche se conosceva già la risposta alla sua domanda.
No Harry, noi non possiamo venire con te, perchè noi siamo morti. E tu lo sai che non esiste un incantesimo in grado di riportarci in vita" gli spiegò Remus.
"Io non sono morto, non del tutto almeno" gli spiegò Sirius. "Quella che stai vedendo adesso è la mia anima ma il mio corpo non è morto, è solo prigioniero del Velo, e ora grazie al tuo aiuto ne uscirò... Ma come ne uscirò ancora non mi è dato saperlo".
"Non fare scherzi, Felpato, guai a te se torni indietro, non ti voglio più vedere per molti e molti anni!" disse James.
"Sono d'accordo con Ramoso" disse Remus. "Anche se devo ammettere a malincuore che sentiremo la tua mancanza!"
"Anche voi mi mancherete, ragazzi" disse Sirius, e i tre Malandrini si strinsero in un ultimo abbraccio.
"Vi ricordate quando eravamo a Hogwarts?" disse ancora Sirius. "Ero sempre l'ultimo ad alzarmi, e allora voi due andavate avanti per primi, e alla fine vi raggiungevo. Alla fine non è cambiato niente, state ancora andando avanti da soli, ma ricordatevi che quando vi raggiungerò non potrete più liberarvi di me!"
Sirius diede un ultimo abbraccio a Lily e a Ninfadora, e poi si avviò verso la luce insieme a Harry che si voltò per l'ultima volta a guardare i suoi genitori che lo salutavano sorridendo.
Rivolse il suo pensiero a Ginny, James, Albus e al bambino che ancora aspettava di nascere.
S
olo così trovo la forza di voltarsi per lasciarseli alle spalle, anche se sapeva che li avrebbe avuti sempre accanto, ogni giorno, nel suo cuore.

Evocò di nuovo il Patronus e, con Sirius accanto, lo seguì fino alla barriera che permetteva agli studenti di raggiungere il Binario 9 e 3/4, e una volta varcato il passaggio segreto si ritrovò di nuovo nella stanza del Velo.
Si voltò e vide Sirius riverso sul pavimento, privo di sensi e con un'orribile ferita nel petto: la maledizione di Bellatrix.
Senza perdersi d'animo Harry versò su quell'orrendo squarcio le Lacrime di Fenice e, proprio come era successo anche a lui tanti anni prima, la ferita si rimarginò rapidamente.
"Sirius... Sirius, sono io... Mi senti? Puoi sentirmi?" chiese Harry col il cuore in gola. “Ti prego Sirius... Ti prego.... Rispondimi Sirius... “
Sirius, mortalmente pallido, aprì gli occhi e, con grande fatica, lo mise a fuoco sussurrando: "James... non è possibile..."
"Sirius... sono Harry... mi riconosci?" chiese Harry provando felicità mista a terrore.
Sirius era vivo, aveva aperto gli occhi, era in grado di parlare... ma non lo aveva riconosciuto.

Sirius cercò di mettersi seduto, ed Harry lo aiutò dato che era ancora molto debole.
"Sono Harry, Sirius... sono Harry... " disse di nuovo mentre ripensava alle parole di Luna Lovegood: "Potrebbe non ricordare più nulla. Potrebbe impazzire. Dopo tanti anni lì dentro... "
Harry? Sei davvero tu?” disse Sirius sollevando lentamente la mano per toccargli la cicatrice sulla fronte, e gli occhi verdi come quelli di Lily gli diedero la conferma definitiva. “Ma Harry... com'è possibile? Sei un uomo adesso! E dov'è Bellatrix? Stavo combattendo con lei! Dov'è andata, dove sono?
Harry credette di svenire per il sollievo.
Sirius lo aveva riconosciuto, si ricordava di quello che stava facendo prima di finire oltre il Velo... non era impazzito, non stava morendo!
Era però evidente che per lui il tempo si era fermato, perché oltre a non essere invecchiato si ricordava un Harry Potter quindicenne.
Cosa ricordi esattamente Sirius?” chiese Harry mentre lo aiutava a mettersi seduto.
"Te l'ho già detto Harry... stavo combattendo con Bellatrix! Ma lei dov'è ora? Dove sono tutti gli altri? Cos'è successo? Sono stato ferito?”
Sì, sei stato colpito Sirius... Bellatrix ti ha lanciato addosso una maledizione, tu hai perso i sensi, sei caduto oltre quel Velo e sei rimasto lì dentro fino ad oggi per dieci anni, finché non sono venuto a prenderti... “
"Cosa stai dicendo? Che sono rimasto lì dentro... per dieci anni? Ti prego Harry... dimmi che non è possibile!"
Sirius aveva ancora bisogno di tempo per comprendere ciò che era successo, mentre Harry invece stava iniziando a prendere coscienza di ciò che aveva fatto.
Ripensò ai suoi genitori alla stazione di King's Cross, iniziò a rendersi conto che aveva davvero salvato Sirius e che avrebbe potuto salvarlo molto tempo prima, ma tutti gli avevano detto di lasciar perdere, di rassegnarsi, perchè Sirius era morto e non sarebbe tornato mai più...
Ritrovare Rebecca aveva riacceso in lui tutti i dubbi che lo avevano tormentato in passato, e tutto questo lo aveva spinto a chiedersi di nuovo se davvero tutto era perduto o se c'era ancora una speranza.
L'incapacità di arrendersi di Rebecca e il suo disperato amore per Sirius avevano dato ad Harry il coraggio di fare ciò che aveva fatto.
Sei un uomo.
Questo gli aveva detto Sirius rivedendolo.
Ma Harry in quel momento non si sentiva un uomo, si sentiva ancora quel quindicenne solo, disperato, spaventato e smarrito che desiderava ritrovare il suo padrino più di ogni altra cosa al mondo.
E ora dopo dieci anni quel desiderio si era realizzato, Sirius era lì davanti ai suoi occhi, ancora confuso e frastornato ma vivo.
"Perdonami Sirius... Perdonami per non aver capito che era tutto un inganno di Voldemort, per averti costretto a venire qui a combattere per me... Perdonami per non essere arrivato prima a salvarti... "
Erano tante le cose che Sirius non capiva, erano molte le domande che avrebbe voluto fare, ma in quel momento mise da parte ogni cosa per concentrarsi su Harry che lo stava abbracciando in lacrime.
Non lo aveva mai visto così sconvolto, e soprattutto non capiva perchè gli chiedeva di perdonarlo.
L'unica cosa di cui si rendeva conto in quel momento era che Harry aveva bisogno di lui, e così ricambiò il suo abbraccio cercando di rassicurarlo, perché se Harry aveva bisogno d'aiuto lui sarebbe stato al suo fianco.
Come sempre.
"Stai tranquillo Harry, non preoccuparti, va tutto bene... Sono qui, Harry... Sono qui... "

   
 
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