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Autore: kannuki    15/06/2005    5 recensioni
Maret è scappata un'altra volta e ha cominciato un'altra vita, la quinta per la precisione. Vive a Los Angeles e continua a fare il vecchio lavoro che non l'ha mai tradita. Una storia che tutti possono leggere, anche digiuni della saga precedente. Avviso per i vecchi lettori: la fict si riallaccia direttamente a LSF.
Genere: Romantico, Thriller, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si alza in peidi ma Natt l orisbate a sedere mentre mollo la pistola a Jesus e ne tengo solo una in mano

“Perchè mi hai costretto a cambiare il luogo dell’appuntamento? Casa mai non andava più bene?”

Lennie la fissa da un buon quarto d’ora e non riesce a spiegarsi il sorriso soddisfatto di Maret.

“No, caro. Sarebbe stato seccante dover ripulire tutto dopo” sussurrò graziosamente facendogli quasi accapponare la pelle.

Se lo dici tu” convenne per nulla intenzionato a discutere con lei. La fissò intensamente perchè quella sera era ancora più bella e dovette convenire che era stato parecchio fortunato a poterla avere almeno per una notte…per quanto ancora sarebbe durata la sua fortuna? Una mattina si sarebbe svegliato e non l’avrebbe trovata accanto a se.

“Perchè mi guardi così? Non hai nulla da temere.” Gli disse senza capire il suo sguardo malinconico.

Lennie scosse la testa scostandosi di qualche centimetro. Prese una coppa di vino e ne bevve un sorso solo. “Hai già deciso di andartene dopo questa sera, vero? E’ per quello che ieri sera non sei venuta”

Maret sobbalzò internamente e abbassò lo sguardo sulle varie armi che aveva preparato “scusami, ero molto stanca” mentì in mezzo ai denti. “I tuoi ospiti ti aspettano, vai da loro” gli ordinò senza guardarlo. Sentì una carezza leggera sul braccio e quando lo vide allontanarsi con passo lento, quel balzo al cuore la fece sentire una schifezza. “Aspetta un attimo” sussurrò andandogli incontro. Gli diede un bacio veloce e gli sorrise teneramente. “Tu stammi dietro, non fare l’eroe e non farti uccidere. L’assegno non l’hai ancora firmato” scherzò abbracciandolo.

“Sei un po’ pochino venale” ridacchiò affondando nel suo profumo buono e ricominciando a baciarla.

Maret lo scostò da se perché tutta quella dolcezza era troppa da sopportare “sai che ti dico? Tieniti i tuoi soldi, per stavolta lavoro gratis” mormorò ricambiando un bacio “te lo devo.

“Non mi devi niente”

“Si, invece. Sono riuscita a fare del male anche a te” rispose con aria triste.

 

La festa è elegante ma c’è un clima strano…lo sentono nell’aria che stanno per morire tutti? Si domandò Maret sorridendo amabilmente al vecchio Fabrizio.

La killer si concesse addirittura un ballo con lui, quando glielo propose, dopo essere stata tutta la serata attaccata al braccio di Lennie che continuava ad essere parecchio nervoso “rilassati, stai andando benissimo, sei nato per comandare” lo prese in giro amabilmente.

“Dici, eh? Me la sto facendo letteralmente sotto, non so cosa aspettarti da te”

Maret sorrise e gli indicò le porte del locale. “Fra poco lo vedrai…e quando sparo non metterti sulla traiettoria, capito?”

“Vedrò di fare del mio meglio..” Lo sentì sospirare con voce tesa. 

 

Tre minuti fa, ho tirato fuori il cellulare e ho chiamato Lee. Tra poco una squadra ben addestrata entrerà qua dentro e li farà secchi tutti.

 

Esco dal bagno dopo essermi risistemata il trucco - mi piace essere in forma quando devo darci dentro - e vedo il vecchio che si dirige verso una saletta appartata da cui sento provenire risatine e battutine sarcastiche sulle donne della festa. Molte poche in verità.

Mi guardo attorno e intravedo Lee all’entrata del locale. Mi si avvicina con fare casuale a passo lento, come se fosse un altro invitato. Gli sta bene lo smoking “tutto a posto.” 

E gli altri?” domando sorridendo agli ospiti di Lennie che mi lanciano occhiate curiose.

“Sono ovunque e ben preparati” mi dice fregandomi la sigaretta e facendosi un tiro che la finisce.  “Ottima marca!”

 

La festa è al culmine. Sono tutti abbastanza ubriachi e fuori di testa. Sul fondo della stanza. Reggiani continua a guardarmi e fa un cenno col bicchiere. Te lo ficcherei di traverso in gola, vecchio porco!

Ci credete che c’è un’ottima musichina che farà da sottofondo alla strage che sto per compiere?

Sunshine

Bellissima melodia…

Un’ottima marcia funebre.

Lee mi fa un cenno. Sono tutti in posizione. Vedo Lennie col suo sorrisetto di convenienza stampato proprio dietro il vecchio e gli faccio cenno di rimanere li.

 

Un secondo dopo, le porte si spalancano e il silenzio allibito degli ospiti viene sostituito con li suono ritmico e amico delle raffiche di mitra. Cavolo, ci vanno pesanti. Questi hanno visto davvero troppi film!

Lennie è bianco e se non si toglie di li, prenderà una revolverata in pieno sterno.

 

I miei ex colleghi hanno una mira da fare invida, ma mi piace parecchio lo stile demolitore e catastrofico di questa gente. Americani doc: sparano a nastro per beccare tutto ciò che si muove, anche la foglia del Benjamin nell’angolo.

Faccio una smorfia un po’ disgustata: i professionisti sono tutta un’altra cosa.

 

La sigaretta di Lee non si è bruciata di un millimetro. E’ successo tutto troppo rapidamente.

In un silenzio che definire mortale è un eufemismo, abbassiamo le braccia, un po’ stanchi. Reggiani è rimasto esterrefatto e non riesce a credere di essere ancora vivo. Dietro di lui Lennie è visibilmente scosso.

Mi avvicino con un sorrisino dolce e sbattendo le ciglia. “Piaciuta la sorpresa, vecchio stronzone?”

“Brutta …”

Alzo un dito e glielo appoggio sulle labbra delicatamente “no, no no…non darmi della puttana, non è gentile.

Il vecchio tace mentre mi pulisco l’indice sulla sua giacca e sento delle belle ondate di incazzatura provenire da lui “questo è per dimostrarti che facciamo sul serio. Prova a tirargli qualche fregatura e torno personalmente ad ucciderti.

 

“Lo lasciamo andare?!”

La voce stupefatta di Lennie mi fa roteare un attimo gli occhi verso di lui “certo! Deve parlare con gli altri e convincerli a rinunciare ai loro giochetti. Torno a guardarlo e sorrido incoraggiante e sarcastica “vero che lo farai, tesoro?”

“Vedremo” sibila credendo di essere nella giusta posizione per contrattare.

 

Gli sparo due volte su un piede. Questo l’ho letto su un libro. Il vecchio urla e cade a terra tenendosi la scarpa elegante che ormai è da buttare.

 

“C’ era bisogno di sparargli due volte?” mi domanda Lennie un po’ sconvolto.

Annuisco rimettendolo in piedi a forza. Ci pensano gli scagnozzi di Lee a darmi una mano.

 

Bravi ragazzi, non fatemi spezzare un’unghia o il sangue scorrerà davvero.

 

“La prima per attirare la sua attenzione e la seconda per fargli capire che faccio sul serio” mormoro velocemente mentre i suoi uomini esibivano un sorrisetto di ammirazione.

“Vero che hai capito?”

Il vecchio annuisce più volte. E io sorrido nuovamente.

 

“Però…..mi mancavano i bei vecchi tempi!” affermo mentre lo portano via e lo ficcano nella sua macchina. Non potrà guidare molto con quel piede, ma sono cazzi suoi in fondo..

Lennie mi guarda esterrefatta “tu fai sempre di queste cose?”

 

“Le ho fatte. Una volta abbiamo massacrato…” mormoro tacendo subito e calciando via un cadavere.

Le parole di Rowan  mi risuonano nuovamente  in testa. Ho fatto un macello stavolta…non penso che le mie scuse basteranno a rimediare.

“Con lui, vero?”  mi domanda dirigendomi verso l’uscita mentre i suoi uomini ripuliscono il casino.

“Si…e un tipo troppo stupido che è riuscito a mettere incinta la mia unica amica…speriamo non vengano su come lui” ridacchio a voce bassa accomodandomi in macchina.

 

Lennie tace per qualche istante e mi guarda appena“preferisci stare sola, immagino”

Annuisco col cuore che mi esplode “si...mi sa tanto di si…scusa, Lennie” borbotto con una vocina tenera che mal si addice al mio aspetto.

“Figurati. Gli amici ci sono per questo” sospira mettendo in moto.

“Ti sei autoproclamato mio amico?” gli domando senza capire.

Lui solleva le spalle con un sorriso dolce “ti sei licenziata, stasera. Non sei più una mia dipendente e non mi vuoi come fidanzato…”

 

“Amico..” Mormoro incredula…mi viene da ridere. “Io non ho molti amici”

“Strano…” sussurra sarcastico rimediandosi un’occhiataccia dalla sottoscritta. “Un po’ più aperta e un po’ meno stronza…saresti una vera bomba, ragazza”

“Già  lo sono” affermo sorridendo

Lui si ferma e mi guarda…ed è tremendamente serio “lo sei, è vero.

 

Mentre guida lo vedo trasalire “merda, ho dimenticato una cosa in ufficio. Ti dispiace venire con me? Tanto siamo di strada”

“Figurati.”

 

Mentre siamo nell’ufficio prendo la mia decisione. Non posso restare qui e farlo soffrire ancora.

 

“Lennie…”

Lui alza gli occhi e posa quello che ha in mano con un gesto rassegnato. Ne dubitava ancora?

 

“Te ne vai, vero?”

“Si…mi dispiace”

 

Lennie la guardò con affetto e le strinse la mano che aveva appoggiato sul suo braccio “lo sapevo…”

Maret lo fissò e dopo un secondo gli si strinse addosso sussurrando unnon ti dimenticherò mai’ che lui incamerò con un sorriso. Prima di lasciarla andare la strinse un’ultima volta e parlò a bassa voce nel suo orecchio facendola commuovere “torna quando vuoi…io ti aspetterò”

“No, non lo farai.”

Lei scosse la testa e sorrise ancora una volta e gli costava tanto farlo, Maret glielo leggeva negli occhi.

“Non sottovalutarmi”

“Non l’ho mai fatto”

 

Si staccò con decisione perché se fosse rimasta ancora abbracciata a lui forse non sarebbe più partita. Forse.

 

Il telefono che squillò all’improvviso ruppe quel momento. Maret lo vide incupirsi sempre di più e lei rimase a guardarlo con una strana inquietudine.

“Una retata della polizia! Via, presto!”le gridò afferrando la pistola nel cassetto mentre Maret metteva mano alla sua. “Non la sai usare! Stammi dietro e vedrai che ne usciamo puliti e vivi!” gli gridò aprendo la porta dell’ufficio e correndo, sentendo i suoi dipendenti che rumoreggiavano e si stavano dando alla fuga veloce. 

 

All’esterno, Beatrix aspettava e comandava mentre gli uomini s’introducevano negli uffici di Lennie.

“Sono ancora dentro?” le domandò l’uomo alla sua sinistra, seduto sul cofano della macchina.

Lei annuì e strinse gli occhi pensando che quell’azione le avrebbe fatto scalare la vetta.

“Non è uscito nessuno” rispose sentendo lo sfrigolio di una sigaretta che si accendeva e il rumore di un’arma che veniva caricata.

Lo vide scendere dal cofano con aria rilassata, come se stessa andando ad un pic-nic e quando sorpassò gli agenti con un fucile a pompa in mano e due pistole nella fondina di pelle color cuoio,

Beatrix lo fissò pensando che un amico così Natt non poteva averlo e che quel tipo aveva le palle che gli fumavo! E che aveva un gran bel culo.

 

Jesus camminava tranquillo e pacato per i corridoi, osservando la gente che scappava da tutti i lati e i poliziotti che li arrestavano.

Lui voleva il pezzo grosso.

E voleva lei.

 

  
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