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Autore: Florence    21/11/2009    13 recensioni
"Io, Carlisle Cullen, non avevo mai capito cosa significasse davvero cogliere un frutto proibito. Non fino a quando l'avevo incontrata di nuovo, dieci anni dopo e la dolcezza di quella mela mi aveva rapito. Quello che mi accadrà, sarà solo colpa mia, colpa dell'uomo che è sopravvissuto dentro al vampiro e di lei che, inaspettatamente, ha scaldato il mio cuore spezzato. Edward... perdonami..." E se a Volterra i Volturi si fossero comportati diversamente? Cosa è accaduto in dieci anni a Isabella Swan? E quale ruolo ha Carlisle in tutto questo? (What if... che prende l'avvio dalla fine di "New Moon" di S. Meyer)
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Proibito' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Proibito-90
Eccomi qua.
Sono sincera: ho a lungo pensato di aspettare ancora molto a pubblicare, perché le letture sono molto calate e non solo quelle. Ho pensato di dare più tempo a chi mi ha sempre seguita, ma è solo una stupida ff, questa, mica c'è una regola di pubblicazione, lettura ecc. Quindi ho detto, vabbè.

Questo capitolo è stato non semplice da scrivere per me, perché rappresentava un primo step verso le chiarificazioni e gli scontri che verranno. Spero che vi piaccia.

Cmq ho visto New Moon...
Ho una serie di osservazioni a riguardo, ma non mi sembra la giusta sede per farle, vi dico solo questo: per chi segue Proibito e NON è contro la coppia Bella-Carlisle... beh... quella scena tra lei e lui, che le mette i punti al braccio, mi ha lasciata con la boccuccia così: :-OOOOO Sarà che Carlisle, in questo film, fa qualcosina di più attivo, sarà che
il personaggio ha un 'non so che' che non avevo percepito dal primo film, che lo rende in quella sequenza molto misterioso, quasi un essere diverso e superiore ai vampiri che scappano, sarà che mi ha per un istante dato quasi l'impressione di un -concedetemi la licenza esagerata- viscidone... beh, mi hanno fatto iniziare bene il film!
Peccato fosse leeeento, però... Le parole finali che dice ad Edward e che onestamente non ricordavo, visto l'ultimo capitolo che io ho pubblicato e la lettera... mi hanno lasciata altrettanto così! :-OOOOOOOOO


Beh, vi lascio alla lettura.

Non dimenticate di leggere e commentare lo spoiler sul
BLOG !!!


E adesso... buona lettura!

PROIBITO

103 - Frammenti di luce - Alice

 

Di nuovo in trappola. Di nuovo sotto gli occhi giudici di chi comandava la mia vita da troppo tempo. Di nuovo nel raggio di azione di Alec. Di nuovo esposta alle sue violenze.

 

Di nuovo a Volterra.

 

Il mio potere, negli anni e per la paura, evidentemente  si era affievolito, perché nulla era andato come avevo previsto. Non appena avevo messo piede in Italia, all’aeroporto, avevo ricevuto la chiamata di Silvia che, agitata come mai l’avevo sentita, aveva farfugliato qualcosa che avevo dedotto significare che il loro piano non era andato bene.

Mi ero sentita ghiacciare ulteriormente il sangue nelle vene: cosa era successo per portare lei a balbettare e, la potevo udire in sottofondo, l’altra piccina a singhiozzare? Dove avevo sbagliato?

Poco dopo, invece, un sms aveva riacceso una fiammella di speranza nel mio petto:

 

merce consegnata e stoccata

 

Voleva dire che Marcus aveva trovato e messo al sicuro Esme... almeno qualcosa –per il momento- stava andando per il verso giusto.

Mi affrettai a riprendere le mie cose dalla casa di Marcus, quando, sbucando da dietro una siepe, quel maledetto di Alec mi fermò, inchiodandomi sul posto.

-Finalmente sei tornata...-, ghignò, venendomi incontro e tendendo una mano fino a sfiorare il mio volto. Chiusi gli occhi, più per il disgusto che per la paura di uno schiaffo o di violenze di altro tipo, invece mi sentii spostata verso di lui, dal suo abbraccio irruento e le sue labbra si posarono morbide sulle mie, in un bacio casto e rovente. Forse l’unico che odorasse di un qualche sentimento tra tutti quelli che Alec si era preso.

-Mi hai fatto star male-, sussurrò stringendomi a sé, tremando appena ed io, che avrei voluto approfittarne e strozzarlo con le mie mani, rimasi immobile come una bambola tra le sue braccia. Quando si staccò e mi guardò in viso, fu come assistere ad una trasformazione degna di un attore navigato. Le sue mani ferme sulle mie si strinsero presto in una morsa, lo sguardo si fece cattivo, le sopracciglia si unirono solcando una profonda ruga sulla sua fronte liscia; i lineamenti di indurirono e la sua bocca fu pronta a vomitarmi addosso tutto l’odio accumulato.

La prima cosa che sentii fu che mi chiamava puttana; solo dopo mi accorsi che mi aveva percosso con violenza il viso, facendomi cadere a terra.

 

-Cosa vuoi, Alec?-, lo sfidai, rialzandomi e guardandolo dritto negli occhi.

-Dove sei stata, puttana? Tu mi hai ingannato...-, risi della sua affermazione rabbiosa: pareva un cucciolo di mastino, ancora troppo piccolo per fare paura, eppure già noioso nel suo abbaiare insulso.

-Dove sono stata io? Tu, piuttosto, dove sei finito? Ti ho cercato per tutto il centro della città, tu e la tua stupida auto! E poi... cos’è questo odore che hai addosso? Sei andato con un’altra, eh? Confessa!-, dovevo passare all’attacco o mi avrebbe smascherata.

-Non tentare di cambiare discorso! Dove sei andata? Tu con chi sei stata?-, di nuovo mi strattonò e lo fece di nuovo, quando  risposi, come da accordi, che ero stata a casa di Marcus.

-Lui non c’era, io sono entrato nella sua casa: neanche tu c’eri. C’erano solo questi abiti che hai in mano e che portano il tuo odore-, si avvicinò minacciosamente, sovrastandomi e costringendomi ad alzare lo sguardo, per vedere i suoi occhi fiammeggianti. Allungò la mano e mi strinse il collo, tirandomi verso di lui, affondando il naso sulla mia pelle, inspirando profondamente. Poi mi leccò, tenendomi ferma con le unghie confitte sulla gola.

-Vattene via, Alec!-, tuonai divincolandomi da lui, ma fu inutile.

-Tu sei mia! Sei stata data a me! Te lo chiedo per l’ultima volta: dove sei stata?-, mi scosse ancora facendomi cadere gli abiti per terra e gli puntai un dito sul petto: mi stavo davvero arrabbiando e quel moccioso mi stava solo facendo perdere tempo. Dovevo andare da mamma...

-Dove sono stata, piccolo misero ragazzino? Sei sicuro di volerlo sapere? Sono stata da un altro! Con un altro! Un altro che non sei tu, perché con te è noioso, con te è puerile, di te non ne posso più! Tu sei stato utile solo a stuzzicarmi, per il resto sei un fallito, come uomo, come maschio...!-, stavolta lo schiaffo fu atteso e non si fece aspettare.

-Tu menti...-, sussurrò, iniziando a tremare.

-Ti incazzi? Oh poverino... Sei proprio come Edward quando mi sono messa con te: siete uguali. Incapaci di accettare che ci possa essere di meglio di voi!-

Senza essermene accorta, forse imitando le sue azioni, mi ero messa in posizione di difesa, come se avessimo dovuto affrontarci combattendo.

-Tu sei mia...-, era più un lamento, che una minaccia, ma Alec accompagnò le parole con un balzo e mi fu presto alla gola: avrei dovuto allenarmi, imparare di nuovo a combattere, in vista della battaglia che ci sarebbe stata.

-Lasciami...-, mugolai, ma una sua mano era tornata alla mia gola, mentre l’altra, famelica e ossessiva, cercava un varco nel mio cappotto, per insinuarsi fino alla mia pelle, riprendere possesso del mio corpo e della mia anima.

-Dico la verità: sono stata con un altro-, sibilai con voce strozzata ed ottenni che lui mi lasciasse libera, fissandomi sconvolto e disgustato. Decisi di cavalcare l’onda.

-L’hai sentito anche tu il suo odore su di me, no?-, per fortuna ero stata abbastanza abbracciata a Carlisle, a Parigi ed il profumo di un vampiro è persistente, restava attaccato ai vestiti, come se noi tutti marcassimo il territorio, come gatti; -Sono stufa di te, del sesso con un ragazzino inesperto e imbranato come te! Io voglio di più e tu non crescerai mai per potermelo dare!-, stavo osando davvero tanto, stavo mettendo in mezzo l’inesperienza e la giovane età di Alec, ma solo facendolo disgustare avrei potuto liberarmene, oppure...

In un istante, con un salto veloce, fu di nuovo su di me e mi schiacciò per terra lunga distesa, sotto al suo peso, ai suoi occhi insanguinati, alla sua bocca affilata, alle mani. Era ridicolo il suo tentativo di ferirmi e avermi, tutto in una volta sola: tentava di baciarmi e mordermi, di intrappolarmi, eppure di togliere i miei pesanti vestiti, di farmi capire quanto fosse ‘maschio’ e al tempo stesso quanto fosse spaventato.

 

Un fruscio poco distante da noi, che Alec non udì, preso com’era dall’ultimo scempio che avrebbe voluto intraprendere sul mio corpo, mi dette l’appiglio per cercare di salvarmi e riemergere dal mare di puro odio possessivo.

-Aiuto!-, provai a gridare, ma il potere strisciante di Alec stava iniziando a fare effetto su di me, togliendomi la coscienza della mia condizione, una volta ancora. Volevo urlare e invece, lentamente, sprofondavo nell’oblio.

Poi, d’un tratto, tornai a vedere e sentire. Pensavo che Edward, o Marcus... qualcuno fosse venuto a togliermi d’impiccio: non mi aspettavo l’intera armata dei Rossi pronta a difendermi.

Demetri, Felix furono in un istante su Alec, che perse il controllo sul suo potere e non fu in grado di usarlo ancora su di loro; vidi che veniva sollevato di peso e addossato al muro della casa di Marcus. I due Rossi lo tennero fermo, mentre lui si divincolava e urlava che gliela avrebbe fatta pagare. Osservai la scena da poco lontano, abbracciata ad Edward, che era insieme a loro.

-Come stai?-, mi domandò stringendomi a sé, lasciando un piccolo bacio sul miei capelli sporchi di terra e foglie secche, -E soprattutto... dov’eri finita? Ti ho cercato per tutta la notte...-, era anche lui ignaro della mia fuga a Parigi.

Lo guardai negli occhi e gli permisi di leggere nel mio pensiero: gli mostrai la Torre Eiffel, Parigi, il sorriso felice di un uomo che conosceva bene, il suo sguardo angosciato. Lo vidi accigliarsi e abbassare lo sguardo.

-Lui... sta bene?-, chiese in un sussurro, senza guardarmi, stringendo i pugni.

Ci pensai un po’ su: lo avevo trovato che sembrava radioso, poi lo avevo trascinato a fondo con me, condividendo il futuro che lo avrebbe aspettato, sconvolgendolo: stava dunque bene nostro padre?

Lui aveva Bella...

-Sì, credo che stia bene...-, risposi e mi staccai da lui, prima che chiedesse altri dettagli tra Carlisle e Bella.

Intanto Demetri e Felix avevano colpito pesantemente Alec e lo avevano fatto tacere.

-Che dobbiamo farci?-, domandò il più rozzo tra i due, guardandomi.

Chiusi gli occhi, per un attimo e, come ogni volta, rividi il corpo esile e scattante di Alec infierire sul mio, costringendomi ad appagarlo, a toccarlo. Sentii i suoi ansimi riecheggiare nella mia testa, dove avrebbero vissuto come fantasmi per sempre. Anche quando fosse tornato Jasper, anche quando avessi ripreso la mia vita felice, Alec avrebbe varcato la porta della mia coscienza e si sarebbe presentato a chiedere il conto, riaprendo la ferita profonda che mi aveva inferto.

-Rendetelo innocuo.. impeditegli di usare il suo potere. Per sempre-, girai sui tacchi e, mentre Edward si univa al pestaggio, mi allontanai, finché le grida di Alec non furono solo un incubo lontano.

Mia madre mi aspettava...

 

***

 

Non potevo ancora crederci: le mie visioni non mi avevano mostrato quel momento, non avevo avuto anticipazioni dell’attimo in cui avrei rivisto Esme, così, quando avvenne, fu inatteso e perfetto.

Marcus mi fece entrare rapidamente nella cella dove avevo indicato che Esme fosse tenuta ma io, lì per lì, non la vidi neanche, dal momento che si era nascosta dietro le spalle del vampiro: per un attimo l’atmorsfera elettrica che c’era nella cella mi fece temere che qualcosa fosse andato storto anche per Esme. Fugando i miei dubbi, un istante dopo lei fece capolino, timida e spaventata da dietro Marcus ed entrambe rimanemmo ad osservarci, immobili, mentre lui, molto discretamente si allontanò da noi ed uscì.

Esme aveva il volto stanco, per quanto possano essere stanchi i vampiri e qualcosa la turbava, ma era bellissima, come l’ultima volta che l’avevo vista, forse ancora di più di come la ricordavo, bellissima e fiera. I suoi occhi erano un po’ opachi, ma baluginavano di una forza che non vi avevo mai scorto in passato, come animati dal fuoco della disperazione, oppure da una grande passione; le sue braccia erano abbandonate lungo il corpo e, laddove le maniche del golf sollevate permettevano di guardare, presentavano segni di morsi, qua e là, che dieci anni prima non aveva. I suoi capelli non erano pettinati con cura, ma lasciati lungo le spalle, selvaggiamente: era magneticamente bella.

Non so per quanto tempo rimanemmo a guardarci, senza parlare, prima che arrivasse il momento dell’abbraccio. Quando mi strinsi a lei mi parve per un attimo di scomparire da quel mondo di dolore e di tornare all’attimo in cui, per la prima volta, ci eravamo realmente sentite madre e figlia, qualche tempo dopo l’arrivo mio e di Jasper a casa Cullen.

Avrei tanto desiderato tornare indietro, abbracciare la mamma e papà stretti stretti e dopo ridere e scherzare con loro, nella nostra casa, correndo insieme nel bosco, senza preoccupazioni, senza dolore...

-Bambina mia-, Esme sussurrò piano al mio orecchio, affondando il viso sulla mia spalla, mentre io mi inebriavo del suo profumo di fresia e vaniglia, immutato negli anni. Era come tornare a dieci, venti anni prima.

Come se tutto il mio dolore si fosse cancellato in un istante: puf!

Evaporato e rimpiazzato solo dal dolce profumo di mia madre, dalla sua pelle morbida, dagli occhi luminosi che mi catturavano e mi trascinavano in volo in un mondo fatto solo di affetto, di calore. Poco importava se eravamo vampiri! Io alla mia dolce mamma volevo bene come se mi avesse partorita lei stessa, come se fossimo state una cosa sola per nove mesi, come se mi avesse donato la vita.

Ma Esme mi aveva davvero donato la vita, una seconda volta: lei e Jasper lo avevano fatto, perché mi avevano ricoperta d’amore e l’amore...

-Mamma...-, sussurrai stringendomi al suo petto, lasciando che mi carezzasse i capelli, che respirasse la mia stessa aria, che sentisse come tremavo, proprio come lei.

 

In due giorni avevo riabbracciato mio padre e mia madre e allora più che mai il desiderio di riportare la pace nella nostra famiglia aveva fiammeggiato, bruciando nel mio petto inaridito dal dolore.

 

-Cos’hai fatto?-, mi domandò Esme, quando notò i segni delle mani di Alec sul mio collo, il bordo del cappotto leggermente sdrucito, una calza smagliata.

Non avevo il coraggio di risponderle, non ancora... Abbassai gli occhi, sperando che cambiasse discorso ed Esme, che sapeva sempre quale fosse la cosa più giusta da fare, mi accontentò.

Mi parlò di lei, di come era stata acciuffata da Marcus e Felix e di come avesse creduto di essere giunta alla fine della sua avventura. Non fece parola di quel che si era detta con i due vampiri, né mi spiegò il motivo per cui si era nascosta dietro Marcus, al mio ingresso. Di cosa aveva paura... di me?

Riuscii sono a dedurre che qualcosa di cui non voleva parlare l’aveva profondamente turbata.

Rimasi in silenzio incantata dai i suoi  movimenti, osservando come usava le mani per parlare, come a volte le teneva ferme in grembo e le torturava, pentendosi di qualcosa che non era andato nel verso giusto, la chiamai ancora ‘mamma’ e la vidi sorridere, notai che portava spesso le mani al cuore e ve le teneva premute, come se avesse dovuto sopperire ad un profondo vuoto, come se ci fosse stato un buco da cui avrebbe potuto uscure l’ultimo alito di speranza che stentava a brillare sul suo viso.

Mi raccontò di come Rosalie fosse cambiata in meglio e mi domandò se già lo avessi visto nelle mie visioni; per un attimo la vidi guizzare animata da un’idea, ma non domandò nulla: forse voleva che guardassi per lei cosa sarebbe accaduto a Rose, o a Carlisle...

 

Rimanemmo a parlare per ore di Rosalie ed Emmett, di come entrambe fossimo cambiate in dieci anni e di quel che era successo allora.

Le dissi che avevo fatto le extesions ai capelli e le mostrai una foto che tenevo nella mia borsetta, assieme ad Edward: sorridevamo, eravamo felici. Eravamo succubi del potere di Chelsea, succubi della volontà di Aro. Esme rimirò tra le sue mani la foto, indugiò ad osservare il volto di Edward, non riuscì a trattenersi dalo sfiorarlo, poi prese un po’ d’aria e mi restituì la foto, senza domandare niente.

-Sei più bella così-, disse solo e mi spettinò i mozziconi di capelli neri che ormai erano la mia caratteristica.

 

Dopo vide spuntare dalla manica del mio abito il piccolo stemma di famiglia, che non portavo più al collo, ma che non avevo mai voluto togliere e lo studiò con cura, prendendo la mia mano tra le sue, in silenzio.

Mi guardò negli occhi, mortificata e vinta e riprese a parlare, di lei, dei dieci anni passati lontani da noi.

 

Mi confessò quanto si fosse sentita in colpa per essersene andata da casa, per aver dato il via ad una punizione che non aveva senso di esistere, per non aver mai provato a venire a Volterra, da me, a riprendermi. Si sentiva distrutta dal grande errore di cui si era macchiata, abbandonando la sua casa e portando ‘i suoi ragazzi’ allo sbando. Le feci una carezza e l’ascoltai, perdendomi nella sua voce di fata, morbida e affettuosa, nei suoi occhi che brillavano di gioia e tremavano di tristezza. Né lei, né io avevamo ancora parlato di Jasper o Edward oppure Carlisle: avevamo evitato di pronunciare persino i loro nomi, come se la verità che li riguardava bruciasse come acido sul cuore.

Ma era inevitabile: dovevamo farlo, volevamo entrambe farlo, perché la nostra famiglia era tale solo con loro. Eravamo sette pezzi di un puzzle che era stato smontato e buttato in aria. Lei ed io eravamo solo due angoli, Rose ed Emmett gli altri due: il nostro cuore era costituito da Edward, Jasper e Carlisle.

E Bella...

Avremmo vissuto orfani dell’amore di uno di loro? Ci saremmo mai incontrati ancora? Avrei riabbracciato Jasper ed Esme si sarebbe mai chiarita con Carlisle?

 

E Bella?

Cosa ne sarebbe stato di Bella? Perché non riuscivo più a vederla nelle mie previsioni?

 

-Parlami di Jasper-, le domandai candidamente ad un certo punto, quando il pensiero del mio adorato era tornato prepotentemente a bucare la mia coscienza e una fugace visione del suo viso triste eppure raggiante mi aveva sfiorata, illuminandomi. Allora, crollato il tabù, Esme mi raccontò di quanto lui avesse sofferto senza di me, di quanto si fosse distrutto la vita cercandomi nell’ombra di mille altre persone, dimille altre donne, di quanto gli mancassi, da fargli male, da spezzare perfino un vampiro come lui. Mi disse che volontariamente si era sempre spostato nel mondo, prendendo decisioni certe solo all’ultimo momento, per impedirmi di localizzarli, prevederli, perché il suo scopo era sempre stato liberarmi da Volterra.

Mi disse che mi amava.

Era come se Esme mi avesse rivolto, al posto suo, una muta preghiera di perdonarlo. Con le sue parole e i modi accorati con cui descriveva le sofferenze patite dal mio amore, pur rimanendo nella sensibilità che la contraddistingueva, mi urlava ‘Perdonalo, Alice!’

-Jasper ti ama profondamente-, mi disse ed io annuii, in silenzio, senza riuscire a dire una parola di più. Mi fece una carezza, carica di significati impliciti e dopo mi tenne stretta a sé. Era una delle sensazioni più belle e dolci che mi non provavo ormai, da anni.

Rimanemmo immobili così, fin quando Esme prese le mie mani tra le sue, mi guardò negli occhi e parlò con il cuore in mano.

-Lui ha sbagliato, bambina mia, ma tu... devi perdonarlo, non devi chiuderti nell’ira, devi capire che l’ha fatto per disperazione e, in un modo tutto suo, l’ha fatto per te... non perderti nell’odio, non rifiutarlo... Non fare come me...-, mi abbracciò di nuovo stretta, in una muta pretesa che ricambiassi il suo gesto, perché era lei che aveva bisogno di me, in quelmomento: era di lei che stava parlando, lei che sentiva di aver sbagliato tutto, lei che si pentiva e lei che non sapeva come chiedere perdono ed io non potevo confortarla. Chiedeva di perdonare Jasper, ma voleva essere perdonata anche lei, dal suo amore.

 

Fu per quello che non ebbi il coraggio di dirle nulla, che preferii smascherare il mostro che giaceva in me e raccontarle dei miei errori, per non farle capire quanto ai suoi fosse troppo tardi per rimediare.

-Anch’io ho sbagliato, mamma... ho fatto una cosa... Jasper non capirà, non accetterà mai le mie scuse...-, presi le sue mani tra le mie e la fissai in viso, con sguardo mortificato e colpevole. Esme cercò una risposta nei miei occhi, rimase immobile a guardarmi, poi si aprì in un dolce sorriso e mi carezzò la testa.

-Lo so, amore mio, ma so anche che non puoi chiamarlo errore. L’ho sempre saputo che lui era l’alternativa ma so anche che quel che vi lega è puro affetto, che forse avete scambiato per qualcosa di diverso. Tu ed Edward siete due anime che danzano insieme, da sempre, siete due persone dal cuore grande e dai poteri complementari, vi siete sempre cercati, studiati, avete sempre tratto piacere dalla reciproca vicinanza. Eravate inseparabili, nonostante Jasper, nonostante... nonostante tutto. Non siete fratelli, ma è davvero come se foste stati generati dalla stessa madre: siete sempre stati in simbiosi, come due gemelli... Forse... forse avete sperato che l’affetto reciproco potesse essere sufficiente a coprire i buchi lasciati dalle vostre perdite. Siamo vampiri, è nella nostra natura cercare un contatto fisico, cercare la trasgressione, l’appagamento dei sensi. Io... vi capisco bene...-, abbassò gli occhi, -Devi solo pensare che questo l’ha reso almeno un po’ felice-, un’altra carezza, un’altra remissione dei miei peccati. O forse anche dei suoi?

Ma io non volevo essere perdonata, io chiedevo solo di espiare le colpe della mia vita...

-E lui... come sta?-, mi domandò dopo qualche attimo, trepidante. Era dura dirle esattamente la verità, ma Esme non solo meritava di sapere come stesse Eddie, ma forse era anche l’unica che avrebbe potuto porvi rimedio.

 

~

In realtà mi sbagliavo e lo avrei capito solo tempo dopo, in una visione che mi lasciò senza parole e fece finalmente risplendere un bel sole su tutta la nostra esistenza.

~

 

-Edward non sta bene, mamma-, dovetti risponderle, contrita e sconfortata, -Eddie... lui si sente abbandonato da tutti, anche da me. Da quando io...-, non potevo rimandare oltre, dovevo parlarle di Alec.

Non mi accorsi che stavo tremando fino a qunado Esme non mi stinse al suo petto, carezzandomi la schiena, come se mi stesse cullando.

-Io sto con un altro, ora-, sussurrai e la guardai con occhi enormi e putativamente lucidi. Esme aggrottò le sopracciglia e si scostò appena da me, senza capire.

Mi alzai, incapace di sostenere ancora il suo sguardo smarrito e avanzai fino al piccolo armadio che avevamo inventato in quella stanza, fingendo di interessarmi ai vestiti che conteneva.

 

Questo maglione non l’ho messo io qua dentro...

 

-Che vuol dire, Ali?-, domandò la mamma, alzandosi e venendo verso di me; nella sua voce un sottile filo di paura.

-Si chiama Alec. Sto con lui adesso... almeno credo-, aggiunsi borbottando e ripensando al pestaggio che avevo autorizzato, scatenandogli contro i miei amici. Di nuovo la guardai, eravamo entrambe spaventate, lei era davvero confusa. Scosse la testa, come per capire, fissò il pavimento, poi rialzò lo sguardo e mi fissò, sorridendo dolcemente.

-Hai sofferto tanto piccola mia... so che ami Jasper, so che provi un profondo affetto per Edward, ma se... Alec... può renderti felice, io credo che entrambi capir...-

-No! Ma non capisci?-, le urlai contro, agitando le mani e lasciandomi poi cadere in un angolino della stanza. E come avrebbe potuto capire? Gliel’avevo messa in termini incomprensibili...

Esme mi raggiunse e si sedette accanto a me, posando una mano sulla mia spalla.

-Non è quello che vuoi, vero piccola?-, mi domandò ed io annuii in silenzio.

-Tu non provi nulla per questo Alec, non è così? Perché l’hai fatto, allora... chi è e cosa vuole da te?-, mi vergognavo troppo, bruciava troppo raccontare alla persona che consideravo come una madre cosa avevo accettato di fare.

-Io... non ce la faccio, perdonami-, le dissi alzandomi e battendo alla porta, una volta. Prontamente risposero tre colpi ed aprii a Marcus.

-Tu eri... lì?-, gli domandò Esme, chiudendosi appena nelle spalle.

-Sì, ero lì e ho sentito lo strillo che ha fatto! Ali, sei matta?-, Marcus si avvicinò a me e mi guardò, con finto rimprovero. Mi avvicinai a lui, non lo avevo mai ringraziato abbastanza per quello che aveva fatto e stava facendo con me, lo abbracciai ritrovando un calore che mi mancava. –Le ho detto di Alec... ma è così difficile...-, sussurrai al suo orecchio.

Marcus mi sorrise e mi promise che avrebbe parlato lui a mia madre, quando me ne fossi andata e non avessi dovuto guardarla negli occhi.

-Avete bisogno di qualcosa, signore?-, ci domandò poco dopo ed entrambe gli sorridemmo, scuotendo la testa. Lui ricambiò il sorriso, abbozzò un inchino ed uscì.

 

-Perché l’hai chiamato?-, chiese Esme, un po’ confusa.

-Non lo so...-, risposi, e presto una visione breve e sfocata apparve ai miei occhi, talmente rapida che lei non si rese neanche conto del mio smarrimento.

 

Però vide il mio sorriso...

 

-Che è successo? Alice... perché sorridi?-, la abbracciai senza risponderle, fiduciosa per quello che avevo visto e mi preparai a parlarle ancora di Edward.

-Eddie si sente abbandonato, ma ha trovato in sé una forza che non sapeva di avere, ha iniziato a riunire un piccolo esercito e intende usare tutte le sue forze per abbattere il dominio di Aro-

La preoccupazione che le mie parole suscitarono in lei istintivamente fu subito sostituita da altre domande accorate, curiose e dolcissime.

Esme era nata per fare la madre, non avevo dubbi.

-Si nutre, non è vero? Non è che si è chiuso ancora nella depressione, come dieci anni fa? L’hai tenuto d’occhio, Alice? Lui se non mangia e se si fissa su pensieri brutti deperisce, povero amore mio...-

 

Come dieci anni fa... Adesso è peggio, mamma...

 

Ed infine, quando l’abbracciai una volta ancora, per tranquillizzarla, la vidi inspirare l’aria dai miei capelli.

-Tu profumi di lui-, disse in un soffio, con gli occhi chiusi e il sorriso sulle labbra. Poi scosse la testa, rapidamente, come a scacciare un’idea assurda.

La guardai, interrogativa, anche se avevo capito tutto…

-Lascia perdere, Alice, la tua mamma è del tutto pazza!-, esclamò e si sedette sul letto, vergognandosi un po’ per quel che aveva pensato. Non volevo più che soffrisse nell’incertezza, che si aggrappasse ad una speranza vana. Non meritava anche di illudersi.

 

-Tu non sei pazza, Esme: l’ho incontrato davvero e ho il suo profumo addosso perché mi ha abbracciata, proprio come hai fatto tu-, mi avvicinai a lei, che era rimasta impietrita, con la schiena curva, immobile e spaventata sul letto.

Erano passate molte ore, molte mani mi avevano toccata e molti odori si erano mischiati al mio: Edward, Marcus, Alec, l’odore dell’aereo, quello del taxi, l’aeroporto... eppure Esme aveva riconosciuto quello di Carlisle, tra tutti ed io non potevo far altro che spezzarle il cuore.

 

-Come... come...-, balbettò, senza riuscire a formulare la domanda che le premeva. Se avesse avuto un cuore pulsante, le sarebbe scoppiato fuori dal petto.

-Sono andata a Parigi, lui adesso vive là. Sono fuggita da Volterra per andare a parlargli, perché lui doveva sapere che stavamo ancora tutti bene e per implorarlo di non venire qua a combattere...-, Esme non respirava più, forse per mantenere dentro di sé il profumo dell’uomo che amava, forse per il terrore di sapere qualcosa che avrebbe spezzato la sua ultima speranza, uccidendola.

Puntò i suoi occhi spalancati su di me, le pupille dilatate dalle emozioni che ribollivano in lei mi guardavano mute e cupe.

-Perché non deve venire a Volterra...?-, domandò tremante, con un filo di voce.

-Perché se verrà, morrà-, le dissi chiaramente e la vidi chiudere gli occhi. Se avesse potuto, una lacrima sarebbe scappata alle sue ciglia ed il suo cuore avrebbe frenato di colpo, ne ero certa.

 

Si aggrappò a me, distrutta ed immobile. Voleva chiedere tante cose, ma aveva paura, tanta paura di quel che le avrei potuto dire.

-Gli hai detto tutto? Lui lo sa che se verrà qua...-, ebbe la forza di bisbigliare.

-Sì, gli ho parlato, gli ho spiegato ogni cosa...-

-E lui... cosa... come l’ha presa?-, mi chiese, allontanadosi appena da me e guardandomi negli occhi.

Deglutii e feci appello a tutte le mie forze per proseguire in quell’argomento penoso.

-Era felice, prima che gli parlassi; credo di averlo spaventato, ma era felice-, la guardai intensamente, sperando che potesse leggere nei miei occhi muti tutte le parole che non sapevo dirle, perché era così difficile spezzare quella poca forza che le era rimasta. Esme mi guardava immobile, gli occhi piegati appena all’ingiù in apprensione eppure sollevata. Ripresi a parlarle, cercando la via meno dolorosa.

-Vedi, mamma... Carlisle è... c’è una cosa che non ti ho detto e quindi... Lui non è più la stessa persona che conoscevamo, è cambiato. Ha seguito altre strade e questo...-, mi torturavo le mani, incapace di sferrare il colpo che l’avrebbe piegata.

 

 

-L’importante è che sia felice-, dichiarò, con voce ferma, guardando dentro di me, -E che stia al sicuro, lontano da qua, anche se io...-, non resse all’emozione ed abbassò lo sguardo, fissandosi le mani immobili in grembo. Lo voleva rivedere, lo potevo capire benissimo, voleva abbracciarlo una volta ancora, chiedergli perdono...

-Mamma... è meglio che lui resti dov’è, che non rischi la sua vita per aiutare noi. Se vorremo, quando tutto sarà finito, lo potremo andare a trovare, penso, per salutarlo, per mostrargli che ce l’abbiamo fatta, che ci siamo di nuovo riuniti che...-

-Non tornerà mai con noi, non è vero?-, chiese interrompendomi e fissandomi con i suoi occhioni tristi.

Scossi la testa, deglutendo: -Vedi, mamma... è che lui... È che Carlisle, in questi anni... lui...-, Dio se era difficile dirle la verità!

 

-Piccola mia, io lo so-, mi sorrise amaramente e mi fece un’altra carezza, -Lo so che lui adesso ha trovato un’altra ed è felice con lei... Lo so che l’ho perso-, oh povera mamma... non potevo credere che lei...

-Ma come... chi....? Mamma, come lo sai... cosa...?-, ero schizzata a sedere ritta sulla schiena, impreparata a quella rivelazione: il mio potere era meno utile di una palla divetro sporca e crettata...

Esme inspirò, lentamente, prima di rispondere, prese una mia mano tra le sue e, stringendola forte, mi sorrise tristemente.

-Lo so-, non aggiunse altro e lasciò che l’abbracciassi, cercando di passarle tutto il mio affetto.

 

-Edward lo sa?-, chiese dopo qualche minuto in cui eravamo rimaste in silenzio, abbracciate, io ad inspirare il suo profumo, lei a pensare e pensare, carezzando i miei capelli corti.

Se Edward lo sa, Esme? Se Edward lo sa?

-Alice, Edward sa che forse suo padre non tornerà assieme a voi?-

Alzai la testa, spalancando gli occhi, incredula.

-Mi domandi se Edward è al corrente che Carlisle non sarà più suo padre?-, chiesi credendo di non aver capito bene.

Esme sichiuse nelle spalle, un po’ imbarazzata per quella ingenua domanda di madre che mi aveva fatta scattare a quella maniera.

-Lo sa-, le risposi semplicemente e mi voltai, alzandomi dal letto, confermando la sua impressione che l’argomento fosse delicato.

Passarono alcuni pesanti, lunghissimi secondi, durante quali ognuna delle due rimase in silenzio, chiusa nei propri problemi.

-Forse potrà accettare la nuova compagna di Carlisle come una madre e tornare a credere nella nos... vostra famiglia. Forse questa vampira saprà essere per tutti voi un esem...-

Mi gettai al suo collo, abracciandola, mettendo le mani sulla sua bocca, affinché non parlasse, non dicesse altro.

-Basta... Ti prego, mamma... basta!-, la imploravo tremante, spaventandola ancora di più, impedendole di capire che era tutta una giostra di sangue e dolore.

 

-Lo amerò per sempre, non mi importa se sta con un’altra, adesso. Io lo amerò per sempre e lui resterà il padre dei miei figli, finché vivrò-, mi prese per le spalle e mi fissò con forza: era forte, mia madre, forte e salda nella sua dignità.

Eppure lo sapevo come si sentiva... sapevo quanto acesse male sapere le sue mani sul corpo di un’altra,sapere che nonavrebbe più baciato la sua bocca, che era di un’altra, ormai, che un’altra l’avrebbe fatto felice, lo avrebbe toccato, lo avrebbe baciato, lo avrebbe fatto godere e avrebbe riempito ogni istante delle sue giornate.

Io sapevo quanto facesse male.

-Siamo uguali, piccola Alice-, sussurrò d’un tratto, dando voce ai miei pensieri, -Ma tu hai il diritto di riprendertelo: Jasper ti ama ancora, Jasper è tuo-, mi sorrise.

-Vorrei tanto vedere Edward... -, disse doo un po’, con voce stanca e triste.

-Mamma, vedi... sarebbe meglio che...-

-Non gli dirò nulla: sono diventata brava a mentirgli e tenere nascosti i miei segreti. Non gli dirò nulla di più di quello che tu e Marcus mi consiglierete di fare. Non potrei mai mettere in pericolo mio figlio-, prese di nuovo la mia mano, mai sazia di quel contatto materno che avevo disimparato a desiderare, -Ma io voglio tanto vederlo...-, mi implorò.

 

E mentre dalla porta della cella chiara faceva di nuovo capolino Marcus, sorridendoci e tenendo tra le mani un piccolo capriolo dagli occhi terrorizzati, prossimo alla sua fine, io baciai la mia mamma ed uscii da quella bolla di dolore, lasciandola sola con lui, sperando che il mio potere, in fondo, non fosse andato del tutto perduto...

 

Avrei parlato ad Edward e l’avrei fatto andare da lei, perché avrebbe fatto bene ad entrambi.

 

E infine avremmo dovuto confessare ad Esme la vera identità della nuova compagna di Carlisle...

 

 

 

Saltai giù dalla balza adibita a piccolo oliveto ornamentale, che nascondeva l’ingresso delle prigioni all’occhio umano e mi preparai a mettere ordine nella mia esistenza.

In quel momento il cellulare che tenevo in tasca, quello ‘segreto’, squillò: era un messaggio di Jane.

 

 

The Boss & The First Lady hanno fatto scintille.

Credo sia giunta l’ora che io faccia quell che devo con Ed.

Dammi l’ok.

 

 

Aro e Sulpicia avevano litigato! Il nostro piano stava andando come previsto, il mio potere, almeno in quello, ci aveva visto giusto! Non avevo capito cosa Jane avrebbe dovuto fare su Edward, ma mi fidavo di lei e avevo letto in questo la buona riuscita del mio piano. Dovevo indicarle dove fosse mio fratello e... mi afflosciai come un palloncino che si sgonfia: mio fratello era a fare del male a suo fratello, dietro mio ordine. Ane mi voleva bene, capiva ogni mia sofferenza, ma avrebbe accettato anche quello? Mi si strinse il cuore per tutto il male di cui, quell giorno, mi ero resa ambasciatrice.

 

Ed è alla Watch Tower:

si stanno occupando di Alec.

Jane, perdonami...


 

***

 ... to be continued...

 
***

Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.

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Twilight, New Moon, Bella Swan, i Cullen, i Volturi, Stefan e Vlad, il Clan di Denali, il Wolf Pack dei Quileute sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.

La storia narrata di 'Proibito', le circostanze e quanto non appartiene a Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica integrale o di parti di essi, specialmente senza permesso! Ogni violazione sarà segnalata al sito che ospita il plagio e verrà fatta rimuovere.
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~~~ Ribadisco: a parte changes nel font da arial a Monotype Corsiva, non sono responsabile se salta la formattazione piuttosto a caso... date la colpa a word!!! ~~~

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Siete state per giorni sono 3.
Lentamente siete arrivate a 7.
A tutte voi, il mio più sentito grazie.

(PS: voi soccolo duro che recensite e mi fate tanto contenta, mi contattate su facebook e mi dite chi siete, per favore? Mi farebbe davvero piacere...)

Recensione di maja89 [Contatta] del 21/11/2009 - 12:52PM al capitolo 106: 102 - Quest - Bella - Firmata
La fine non è lontana, ma, anche se questa lunghezza sta portando ad un evidente calo di letture e recensioni, non voglio trascurare alcune parti, scene ed evoluzioni che ho pensato e che reputo doverose nei confronti di chi apprezza la mia scrittura. Spero anchìio di non deludervi! Ciao e grazie!
Recensione di Hale Lover [Contatta] del 20/11/2009 - 09:45PM al capitolo 106: 102 - Quest - Bella - Firmata
Grazie per il complimento! La parte di Bella VS la segretaria gallina è stata una scena che mi son praticamente recitata, mentre la scrivevo, ci ho goduto come un porcellino, specie quando la gallina le dice 'Vuole che le scriva il numero del dottor Maxwell su un foglietto?', da strangolarla... >__< Cmq, onestmente, la battuta finale correlata alla precedente, che ha suscitato ilarità in alcune di voi... io mica l'avevo notata! ^^ Un bacio e grazie!
Recensione di matrix [Contatta] del 20/11/2009 - 04:38PM al capitolo 106: 102 - Quest - Bella - Firmata
Mi dispiace averti fatta piangere, davvero... cioè... non volevo... Beh... in realtà... onestamente... io VOLEVO straziarvi con quella lettera! E ricordate che scrivere un conto, il difficile è dire le stesse cose di persona, guardando negli occhi l'altra persona... Ma certo che Bellona CIgna, catalizzatrice di misunderstandings, casualità e sfighe, ha l'inclinazione a cacciarsi e causare le peggiori catastrofi della storia, dopo Tunguska, si intende! XD X Culetto sodo... ancora un po'...  Spero che l'incontro mamma-figghia ti sia piaciuto! A presto, ci conto... *__*
Recensione di Rowan Mayfeir [Contatta] del 19/11/2009 - 07:51PM al capitolo 106: 102 - Quest - Bella - Firmata
Entri nel pc e accoppi Aro? Ma no... ho ancora tante cosine in mente per lui! Tipo.... lo mandiamo in discoteca a ballare, gli facciamo fare il barman, lo vestiamo da Quasimodo.. ihihih!!! ^__^ Grazie per aver scritto che sei riuscita ad immedesimarti in Bella, mi fa molto piacere! A presto.
Recensione di sarapastu [Contatta] del 18/11/2009 - 07:10PM al capitolo 106: 102 - Quest - Bella - Firmata
B&B... un bed and breakfast per risolvere la ff??? Così mi smonti X__X AHAHAH!!! Sarì, se vai a picchiare Bella e Bernie di persona, dille che intanto io mi lavoro x benino il suo Culetto Sodo ^^  Dici che ogni volta che apri un capitolo hai paura di quel che leggerai? Lo prendo come un complimento o come un'offesa? :-P Grazie per avrmi fatto notare quella cosa non chiara! Un bacione e grazie, saretta!
Recensione di KatyCullen [Contatta] del 18/11/2009 - 11:06AM al capitolo 106: 102 - Quest - Bella - Firmata
Ohh ohhh Piccola Kaaatyyy, io credo che Carletto lo sappia dove sta Volterra... forse serviva a qualcun altro quella mappa,o a qualcos'altro...? Non lo so, ci penserò! :-P  Mi fa piacere intanto che la sua lettera ti sia piaciuta, così come tutto il capitolo! A presto Katyna e come sempre grazie!!
Recensione di Angie Cow [Contatta] del 17/11/2009 - 11:48PM al capitolo 106: 102 - Quest - Bella - Firmata
Io non so come rispondere alle tue recensioni: fai sempre delle analisi che vanno a sintetizzare con parole azzecate e d'efftto quello che io cerco di esprimere con pagine e pagine di storia. E' proprio così: nella lettera c'è un uomo combattuto tra quello che vuole, che sogna, che ha e che si sente in errore ad avere e l'affetto per un figlio che ha tradito, ma che continua sempre ad amare. Come dice il Carl del film e di New Moon: 'non voglio perdere mio figlio'... Brutta situazione, eh? Piacere di averti fatto conoscere la segretaria tacchina gallina!!! Un bacione e a presto!


Non vi minaccio più... tanto so che non ci arriverò mai a 1000 recensioni...


   
 
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