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Autore: Dira_    22/11/2009    15 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Buondì, o buonasera a seconda della visionatura.
Ragazzi, dai, vedo 170 visioni e 6 recensioni? Non rendete Al triste! *piazza Al e i suoi grandi occhioni*

@MiriamMalfoy: Lo so, so di essere sadica e mi metto in ginocchio sui ceci. XD Comunque spero di farmi (un po’) perdonare con questo capitolo. Tom è un coglione, ma pian piano si sta svegliando, quindi abbi fiducia. :P Grazie per i complimenti!
@MissMary: Allora alla fine Jamie ha riscosso qualche successo, dai, in fondo non è tanto male! ;) Al è un serpeverde, purtroppo spesso non lo dimostra, ma ti assicuro che in fondo c’è in lui qualcosa del serpentello. :P E non preoccuparti, quell’orrendo marrone presto sparira a favore di un bel blu elettrico, che gli si addice decisamente di più. ;) Merito di Jamie, puoi giurarci! Rose è una tonta totale, e Scorpius, diciamo che fa il suo gioco (e da quando uno come un Malfoy si nasconde? J ) Tom e occhi rossi, poteva forse mancare? Questa è colpa del fandom. I Tom, in HP DEVONO avere gli occhi rossi. XD
@Hel_Selbstmord: Pulcino Bagnato e Mister Misantropia in questo capitolo daranno il meglio di loro, promesso (ormai questi sono i nomi in codice. Per Jamie? Re Minchione XD) Al il tuo secondo personaggio preferito? Evviva, pure il mio! (ed ehm, io la scrivo ‘sta roba). In effetti volevo che il Cappello non fosse totalmente rincretinito a spedirlo lì. Se avrò tempo e c’entrerà, un bel flashback con lo Smistamento non ve lo toglie nessuno! OT: dei Dream Theather io adoro totalmente ‘image and words’ e penso che ‘take the time’ sia ufficialmente la mia canzone preferita. Però devo ammettere, che specie nei primi album, sono di una pesantezza unica, e infatti quelli che ho comprato li ho tutti rifilati a mio fratello, prog-metaller convinto. XD Grazie per esserci sempre! L’angolo musica è diventato un must delle recensioni!
XD
@Altovoltaggio: Grazie, grazie, grazie! E’ bello sapere di riuscire a dare un senso a questa storia, e di farla incastrare. Sudo sempre freddo all’idea di non essere in grado di farlo (è la mia prima fic così complessa. :P )
@Trixina: Ahaha, Tom lo so, nello scorso capitolo è stato messo un po’ in ombra. Geloso di Zabini? Nooo, assolutamente no! Che dici! *Tom la guarda malissimo, minaccioso* È solo una tua impressione, credimi! ;)
@Ron1111: Ciao! Grazie per la recensione. Allora, il motivo per cui Tom non è riconosciuto come predecessore di Voldemort, è perché a conti fatti, non gli somiglia molto. Mi spiego. È vero, ha i capelli neri, pelle pallida, ma gli occhi li ha azzurri (e non neri), oltre a questo è proprio diverso di aspetto fisico. ;) Solo accidentalmente ho dato a vedere che gli potesse somigliare. Di base, il mio modello è Tom Sturridge, che con il Riddle cinematografico c’entra poco o niente. Tom poi è un nome banalissimo in Inghilterra(e in effetti è un diminutivo, lui si chiama Thomas). Spero di averti tolto qualche dubbio.
Alla prossima spero!
@Bic: Ciao Bic! Ehm, sinceramente non ricordo se mi hai recensito, perdonami, sono un po’ rincoglionita. Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, e beh… se ci si può affidare a Jamie e Al c’è sempre Lily. (Che vabbeh, potrebbe sempre decidere di affibbiare il proprio cognome ai figli. O forse no. ;P) Grazie, e spero alla prossima! ^^ Ah, ho commentato la tua ‘Goodluck my baby’. ;)
 
****
 
Capitolo XX
 
 

 


Lord, I've been waiting all my life but  I’m too late again

I know but I was scared
Can't you see, oh, I'm moving like a train - into some foreign land -
That you got on a ticket for this ride…
(Song for the lovers, Richard Ashcroft)
 
 
Stanza delle Necessità.
Una di notte.
 
James si avvicinò ai tre, al momento totalmente pietrificati.
Rose aveva paura persino di respirare.
Al deglutì. “Jamie…” Disse semplicemente.
Il ragazzo fece una smorfia. “Beh? Vediamo. Posso dare una mia interpretazione personale a questa bella riunione?”
Rose si alzò di scatto in piedi, con inaspettata agilità. “Non è come pensi!”
“No? E allora com’è? Oh, come sarà arrabbiato zio Ron. La sua adorata Rosie che se la fa con un Malfoy…” Sogghignò. C’era puro divertimento nelle iridi nocciola del cugino, e Rose capì che sarebbe corso a spifferare tutto ai quattro venti, se qualcuno non l’avesse fermato.

Non che James fosse cattivo. No. Era uno stronzo.
“Se dici qualcosa…” Iniziò bellicosa. James la fermò con una mano.
“Cosa fai? Neanche smentisci? Accidenti, allora è vero. Tu e Malfoy state assieme!” Esclamò divertito. “Diavolo Rosie. Sei davvero nei guai.”
“Non sono affari tuoi, Jam!” Sbottò Al, cercando di portare aiuto.

James smise di sorridere. Fece una smorfia. “Certo che lo sono. Se Rose si invischia con un Malfoy quanto credi che ci vorrà prima che avvenga una bella crisi familiare? Già Teddy e Vic si sono lasciati…”
“Cosa?!” Sbottò Rose esterrefatta, mentre Albus sgranava gli occhi. “Come si sono lasciati?”
James scrollò le spalle. “Oh, andiamo. Siete i due geni di famiglia. Se è qui da solo, e Vic non si è ancora fatta sentire, cosa pensiate voglia dire?” Si passò una mano trai capelli, staccandosi dallo stipite e avvicinandosi. “Comunque non è questo il punto. I due piccioncini facevano coming out davanti a te, fratellino?”
Al serrò le labbra, accantonando lo shock che la notizia gli aveva trasmesso: ora erano altre le priorità. “No. E comunque io sono felice per loro.”
“Oh, quanto sei pieno di buone intenzioni. Sei ridicolo come serpeverde.”
Al afferrò la bacchetta che teneva in tasca. “Ridillo.” Sillabò lentamente, con uno sguardo che fece scendere un brivido lungo la schiena di Rose.

Era raro che Al si infuriasse.
Ma è sempre James a fargli perdere la bussola, accidenti.
“Perché non cerchiamo di calmarci?” Esordì Scorpius, che fino a quel momento era rimasto seduto, in silenzio, ad osservare la situazione.
James gli rivolse un’occhiata bruciante. “Tu devi solo chiudere il becco, Malfoy.”
“Ah, vorrei tanto.” Annuì, con sguardo perso nel vuoto. “Il problema è che sono stato tirato in mezzo, e su più fronti. Punto primo, tu e mini-Potter state per venire alle mani, e in quanto tuo prefetto, dovrei evitare lo scontro con membri di altre Case. Punto secondo, non ci tengo che tu vada in giro a dire cose che potrebbero mettermi in difficoltà. Punto terzo, stai trattando male la mia ragazza.” Concluse, mentre Rose si sentì avvampare quasi per auto-combustione.  

James aggrottò le sopracciglia. “Mi stai prendendo per il culo?” Ringhiò, sentendosi decisamente preso in giro da quello sguardo irriverente.
Aveva sempre detestato Malfoy: sia per la sua brillante vita scolastica, inimitabile per qualsiasi maschio, sia per l’atteggiamento perennemente calmo e compassato.
Fottuto Lord del cazzo.
“No, affatto. Ti sto semplicemente esponendo i fatti.” Si voltò verso Al, che teneva ancora la bacchetta saldamente in pugno, sebbene ancora lungo il fianco. “Potter, non entrerei mai in una lite tra fratelli. Ma vorrei evitare il lancio di maledizioni.” Disse pacato. Al gli lanciò un’occhiata, ma poi intascò la bacchetta.
Rose inspirò sollievo: era divisa tra il terrore di essere sputtanata sulla pubblica piazza scolastica e l’essere orgogliosa del modo in cui il suo ragazzo stava gestendo la situazione.
Questo dimostra solo come James, ed io in buona parte, abbiamo sempre avuto torto.
Scorpius non è quello che sembra.
James sembrò invece furioso della piega che avevano preso gli eventi: non solo l’idiota osava mettersi con sua cugina, ma ora si permetteva anche di intromettersi tra lui e Albus!
Si avvicinò fino ad essergli a pochi passi. “Malfoy, ti ho detto di starne fuori. Non ci senti?”
Scorpius sorrise pieno di bonomia. “Ci sento. Ma te lo ripeto, non mi piace come stai trattando la mia ragazza.”
“Rose è mia cugina, non una delle tue amichette!” Ruggì James. Rimpianse di non aver preso la bacchetta con sé: quando aveva visto Rose uscire dal proprio dormitorio l’aveva seguita senza starci troppo a pensare.

Certo non si era aspettato di vedere quello.
Una bella chiacchierata inter-casa ed inter-famiglia.
Rose guardò Albus, che le lanciò uno sguardo esasperato.
Non verranno alle mani per me, vero? Merlino benedetto, stiamo parlando di cose ben più importanti della mia vita sentimentale!
Si frappose trai due. “Fatela finita! James, ho tutto il dannato diritto di frequentarmi con chi voglio. Compreso Malfoy.” Sbottò. “E tu non sei mio padre, quindi non ti devo spiegazioni!”
“E come pensi che reagirà zio Ron e la nostra famiglia a questa bella pensata? È un Malfoy, maledizione Rosie! È figlio di un mangiamorte! Un fottuto vigliacco che è passato…”
Non fece in tempo a finire la frase. Rose fu spostata a lato, e Malfoy gli piazzò un pugno in faccia, facendolo quasi cappottare su una poltrona.

“Tieni fuori la mia famiglia dai tuoi sproloqui, Potter.” Sibilò, con un ghigno che lo fece assomigliare in modo agghiacciante al padre. “Vuoi sfogare le tue frustrazioni da fallito? Fallo con me. Da uomo.”
“Scorpius, no!” Tentò Rose, ma la rissa scoppiò repentina. I due ragazzi si placcarono a vicenda, rotolando trai tappeti e i cocci del bricco che poco prima James aveva abbattuto con la sua caduta.
Al la afferrò prima che si lanciasse trai due litiganti. “Lascia Rosie. Lasciali sfogare.” Disse inspiegabilmente calmo.
“Ma si stanno ammazzando!”
“Sono senza bacchette. Uno scoppio di testosterone non ha mai ucciso nessuno.” Replicò, con un sorriso sottile. “Ho visto risse peggiori nel dopo-partita.” 

“Ma se prima sembravi tu, quello a voler iniziare la rissa!” Rimbeccò piccata, mentre di sottofondo i due si urlavano insulti irripetibili.
La situazione è surreale.
“Testosterone, appunto.” Sorrise soffice. “Fortuna che io ho anche un cervello.” Concluse facendola suo malgrado sorridere.
“Che facciamo allora?” chiese Rose, mordendosi un labbro: James avrebbe potuto, e probabilmente voluto, spifferare tutto alla famiglia. E sarebbe stato un disastro.
Morgana, che razza di situazione…
Al scosse la testa. “Parlare a Jamie. A volte riesce ad essere persino sensato.”
Lanciarono uno sguardo ai due che sembravano assolutamente presi dal compito di darsi quanti più pugni potevano: fortunatamente lo spazio ridotto impediva che molti colpi venissero messi a segno.
“Si stanno praticamente strappando i capelli…” Mormorò Rose esasperata. “Merlino, quanto sono infantili!”
“Ti ho mai detto quanto sono grato al Cappello?” Replicò Al con un sorrisetto, puntando la bacchetta contro i due. “Aguamenti.” Scandì e uno scroscio d’acqua investì i due litiganti, che lanciarono un urlo di indignata sorpresa, bloccandosi.

“Signori, ora di parlare.” Li riprese Al con un sogghignetto. “Andiamo.”
Scorpius, a cavalcioni del riottoso James, sbuffò. “Bell’incantesimo.” Concesse.
“Beh, l’elemento Serpeverde è l’acqua. Ho pensato che fosse un incantesimo adatto alle circostanze.” Replicò Al, tendendogli la mano, sotto lo sguardo irritato di James. Scorpius la prese di buon grado, tirandosi su.

“Grazie mini-Potter.”
“Preferirei Al, se non ti dispiace.”
Scorpius sogghignò. “Intesi, Al.”
James si alzò da solo, strizzandosi la felpa, con un grugnito. “’Fanculo Albie.”
“Lo stesso a te, fratellone.” Replicò Al, intascando la bacchetta. “Tu sei già maggiorenne, noi lo saremo tra poco. Vogliamo provare a dare un senso alla nostra età anagrafica?”
Se qualcuno non fa la persona matura moriremo tutti. Qui dentro. Uccisi da qualche maledizione volante… - Pensò il giovane Potter, pragmatico.

James scrollò le spalle. “Non vedo cosa ci sia da dire. Rosie ti ha presentato il suo fidanzatino scomodo, e tu l’hai accolto a fottute braccia aperte.”
“Non l’ho accolto.” Ribatté Al. “Ma penso che tu abbia più motivi per accettarlo di me. È un grifondoro, è il tuo Capitano e per giunta siete uguali.”
“Prego?” Dissero i due interpellati in coro. Scorpius inarcò le sopracciglia, mentre James sbuffò.

“Visto?” Replicò salace Al. “Avete in comune più di quanto non pensiate.”
Rose scosse la testa. “Sul serio… È ridicolo aggrapparci a questo odio generazionale. Sono trascorsi decenni da quando i nostri genitori si lanciavano maledizioni. È ora di crescere.”
“È un Malfoy!” Ribatté cocciuto James. “E crescere non significa andare a letto con lui!”
Rose avvampò di sdegno. “Brutto caprone! Ma pensi sempre a quello?!” Ringhiò.

“Potter…” Cominciò Scorpius, paziente. “Rose non è una delle mie amichette. Lei mi piace sul serio.” Concluse guardandolo dritto negli occhi.
James non distolse lo sguardo. “Ma proprio lui, Rosie?” Chiese.
Rose sospirò.“Non scegli di chi innamorarti, Jamie.”
James le lanciò un’occhiata indecifrabile. Poi sbuffò, vinto.

Rimase in silenzio per un attimo, prima che Al parlasse.
“Non eravamo qui per fare le presentazioni, Jam. Certo, siamo adolescenti, e ci dovremmo preoccupare della nostra vita scolastica e sentimentale. Però non eravamo qui né per l’una né per l’altra.”
Rose gli lanciò un’occhiata allarmata, ma Al le fece un lieve cenno con la mano.

Dobbiamo coinvolgerlo. James ormai è qui, e non se ne andrà senza un contentino.
Oltretutto è sempre in giro, sempre durante il coprifuoco. Magari sa qualcosa…
James lo squadrò attento. “Allora per cosa?”
“Lo sai.” Replicò Al. “Ultimamente stanno succedendo cose strane qui.”
James lo guardò a lungo: aveva sempre pensato che il fratello fosse un sostanziale cacasotto. Certo, gli voleva bene, ma questo non lo risparmiava dalle critiche.

Eppure in quel momento gli sembrò che Al fosse diverso. Che meritasse di essere ascoltato.
Non gli aveva mai sentito usare un tono così sicuro.
“Dipende da cosa intendi per strane.” Concesse.
“Intendo il naga. Intendo il modo in cui hanno insabbiato la faccenda. Hogwarts non è un posto normale, Jamie. È magico. Ma tra magico e sinistro corre un bel po’ di differenza.”
James sogghignò. “Cosa c’è? Ora credi davvero a quello che ho detto sul fatto che mi hanno attaccato ad Hogsmeade?”
Rose si intromise. “Io dico che dovremmo capire che sta succedendo. E mettere da parte i pregiudizi che abbiamo l’uno per l’altro. Lavorare assieme.”

“Gli adulti non sono collaborativi. Ma noi possiamo tentare.” Replicò Scorpius. “Una momentanea alleanza, Potter.”
“Cos’è, volete riesumare il magico trio?” Sbuffò James. “Andiamo. Non c’è nessun Voldemort da sconfiggere qui.”
“Ma qualcosa c’è.” Disse Albus. “Jamie, allora, che vuoi fare? Sei dei nostri?”
James lanciò un’occhiata complessiva ai tre. “Sapete? Sembra quasi uno scherzo. Ma beh, io adoro gli scherzi. Quindi, perché no?” Fece un finto inchino. “James Sirius Potter al vostro servizio. Non al tuo, Malfoy.” Rettificò all’ultimo momento.

“Non l’avrei mai pensato, Potter.” Replicò quello beffardo.  
Non mi sbagliavo… anche lui ha avvertito che c’è qualcosa di strano nell’aria.
James si buttò su una delle poltrone, stiracchiandosi.
“Allora signori. Aggiornatemi.”
 
****
Sgabuzzino, Hogwarts.
Mezzanotte.
 
Teddy si passò una mano trai capelli impregnati di polvere.
Lavorare a quell’ora aveva qualcosa di intimo, piacevole.
Era rimasto nello sgabuzzino dove era accatastata la biblioteca di Ziel tutta la sera.
Era un lavoro difficile, ma gli permetteva di spegnere il cervello.
Non era facile fingere che andasse tutto bene. Non solo per Vic, non solo per se stesso, ma anche per quello che stava accadendo ad Hogwarts.
Il pomeriggio aveva avuto un colloquio con il Preside che si era detto d’accordo nell’operare l’incantesimo di memoria su James.
L’aveva però avvertito che non era un incantesimo privo di controindicazioni, che andavano da una semplice emicrania fino alla perdita di memoria temporanea degli avvenimenti della giornata.
James era legalmente maggiorenne, e quindi era perfettamente regolare incantarlo, anche senza il permesso dei suoi genitori. Per sicurezza comunque aveva mandato un gufo a Harry e Ginny.
Harry aveva fissato un colloquio con la metropolvere da lì a mezz’ora.
Guardò l’orologio da taschino.
Devo sbrigarmi, o rischio di saltarlo.
Guardò le pile di libri dentro gli scatoloni: finalmente cominciavano ad avere un senso logico. Poi guardò il libro che aveva steso James con un incantesimo protettivo. Lo prese: se lo sarebbe portato dietro e ci avrebbe lavorato per il resto della sera, dopo il colloquio.
 
Quando si chiuse dietro la porta della camera, arredata sia per dormire sia da studio, tirò finalmente un sospiro di sollievo.
Erano giorni che pregava Merlino di non incrociare la professoressa Prynn. Dopo che avevano avuto quel colloquio negli ex-appartamenti di Ziel, la ragazza lo cercava per trascinarlo in un ‘the pomeridiano’.
Neville, bonario, aveva ventilato l’ipotesi che la procace americana avesse una cotta per lui, sostenuto dai gran ghigni di Hagrid.
“Sta’ attento che Vic s’arrabbia, eh!” gli aveva detto durante una cena l’ex-guardiacaccia.
Si era trattenuto dal dover dissentire.
Non è il mio genere di ragazza.
Ainsel non lo attraeva: certo, era molto bella, non si poteva negarlo. Ma troppo invasiva.
Ma quelli erano solo pensieri residuali. La sua maggior preoccupazione era James.
James che era stato aggredito e obliviato. James che quel pomeriggio aveva avuto un atteggiamento… stravagante?  
Teddy sospirò, sedendosi accanto al camino e aspettando che Harry facesse la sua comparsa.
Si sentiva a disagio, a pensare al modo in cui James gli aveva sorriso e l’aveva abbracciato, proprio mentre stava aspettando di parlare con suo padre.
Merlino, quant’è diverso dal ragazzino che ho lasciato anni fa…
Quel ragazzino che al momento dei saluti era scappato dietro il capanno degli attrezzi, senza dire nulla.
 
“Vic, faccio subito. È che…”
Ted, capelli cobalto, lunghi fin poco sotto le orecchie, come piacevano alla sua bella fidanzata, aveva sorriso impacciato. Erano davanti all’aia della Tana, con tutti i parenti schierati per gli ultimi saluti prima della partenza verso lidi provenzali.

Per i primi mesi avrebbero abitato da Bill e Fleur, poi chissà…
Vic aveva alzato gli occhi al cielo, aggiustandogli il bordo sgualcito della giacca.
“Vai cheri, saluta quel monello, ma sbrigati. Maman ci aspetta per cena.”
Ted l’aveva baciata, e poi con un sorrisetto complice ad Harry era sparito dietro il capanno. Del ragazzino nessuna traccia. Ma Teddy
sapeva.

Si era schiarito la voce. “Jamie? Guarda che me ne vado!”
Dal piano superiore del capanno era provenuto una specie di grugnito.

“Vattene al diavolo!” aveva sbottato. C’era persino stato il lancio di un oggetto, che schivandolo, aveva scoperto essere un cacciavite.
“Ehi, vuoi ammazzarmi?”
“Magari! Oppure voglio farti rinsavire. A volte con le botte in testa succede!”
Il ragazzino era saltato giù dal soppalco. Aveva gli occhi rossi, e per un breve ed inspiegabile momento Ted si era sentito in colpa.

“Jamie, io e Vic vogliamo vivere assieme…” Aveva cercato di spiegargli, gentile, mettendogli una mano sulla spalla magra e nervosa. James aveva scartato.
“È tutto una stronzata! Tu dovevi diventare auror, restare qui! Perché te ne vai in Francia?”
“Perché è quello che voglio. L’Accademia è stata una bella esperienza, ma non fa per me, Jamie. Vorrei insegnare. In Francia, a Beaux-Batons, hanno un gran bisogno di insegnanti e …”
“E Hogwarts? Anche Hogwarts è una scuola!” Aveva sbottato, mordendosi un labbro. “Ci lasci, te ne vai! Ci lasci, e sei un fottuto stronzo!”
“Jamie…”

“Mi lasci…” Aveva sussurrato rabbioso. Si guardava le scarpe. Teddy si era abbassato alla sua altezza, mettendogli le mani sulle spalle.
“Potremmo scriverci. Tutte le volte che vuoi.”
“Mi fa schifo scrivere.”
“Beh, allora sarà un buon incentivo per non metterci tutti quegli errori. Non potrò più correggerti i compiti…” Aveva scherzato. Si sentiva uno strano peso nel petto. Senso di colpa.

Vic gli diceva sempre come Jamie a volte sembrasse quasi geloso di lui.
Geloso del suo fratello maggiore, gli diceva ridendo, e baciandola. Vic sospirava, e non diceva nulla.
È solo un bambino…
James l’aveva abbracciato, seppellendo il viso contro la sua giacca. Quei suoi abbracci stretti, stritolanti, un po’ buffi. Poi l’aveva mollato di scatto.
“Sai una cosa? Non me ne frega niente se te ne vai. Se torni però portami un sacco di regali!” Aveva sbottato, con un sorriso strafottente. E forzato.
“Jamie…”
“Ciao!” Gli aveva tirato una spinta leggera. “Ciao, capito?” Si era voltato, risalendo velocemente la scala del soppalco.
Teddy aveva sospirato.
“Ciao Jamie.”

Era uscito dalla rimessa, e per giorni non si era chiesto se chiudendo la porta non l’avesse sentito piangere.
 
“Ted?”
Teddy si riscosse vedendo la testa del padrino spuntare tra le fiamme.

“Oh, Harry!” Esclamò, quasi saltando in aria.
A che diavolo sto pensando? Merlino benedetto, non traslare i tuoi problemi su Jamie!
“Tutto okay?” Anche tra le fiamme il sorriso del padrino era chiaramente divertito.
“Oh, sì, certo… Mi dispiace, ero… ehm. Sovrappensiero.”
“Succedeva spesso anche a tuo padre. Guardava il vuoto per ore. Tua madre usciva pazza.” Rise Harry. Teddy sorrise nervosamente.

Di male in peggio…
“Davvero? Beh… comunque. Jamie…”
“Dimmi tutto.”
“Sono sicuro che James sia stato obliviato. I sintomi di un oblivium sono simili a quelli di una sbronza. Per questo mi sono confuso. E di questo, credo debba chiedere scusa anche a te.”
“Non devi.” Lo corresse Harry con un sospiro. “Non credergli è stata una mancanza grossa da parte mia…”
“Diciamo che le contingenze hanno aiutato.” Sorrise Ted. “Comunque Vitious è convinto che un memento su di lui potrebbe avere buoni risultati. Non è passato molto tempo, e James è giovane, ha una mente fresca e reattiva. I rischi sono minimi.”
“Ma ci sono…” Disse Harry. Fece una smorfia. “In ogni caso Jamie è maggiorenne, ha il diritto di scegliere da solo.” Scosse la testa e fece un sorrisetto. “Lui è d’accordo, immagino.”
Ted ridacchiò. “Lo conosci. Non vede l’ora di farlo.”
“Allora c’è poco che possa fare per dissuaderlo, temo.” Sospirò l’uomo. Ma Ted notò che era quasi compiaciuto del coraggio (o sventatezza?) Del figlio. “Oltretutto, questo potrebbe portare ad un passo avanti nelle indagini. Qualsiasi anomalia attorno ad Hogwarts potrebbe essere un indizio.” Gli confidò. “Non che questo Gin lo sappia, si capisce…” Borbottò poi, cauto. “Mi staccherebbe la testa, credo.”

Ted sorrise complice. “Le madri si preoccupano sempre.”
“Quelle Weasley particolarmente.” Rise l’uomo. “Ho fiducia nel Preside, e nel tuo giudizio. Se credi che serva, Jamie deve farlo.”

Teddy annuì. “Ci sono ulteriori sviluppi nelle indagini?”
Harry scosse la testa. Sembrava frustrato, da come si passò furiosamente una mano trai capelli. “Tutte le nostre ricerche sono finite con un buco nell’acqua. Quei dannati lucertoloni si sono volatilizzati. E anche il loro referente non si trova. Si pensa che sia stato ucciso.”

“Probabile. Per quanto riguarda Thomas…”
Harry sembrò esitare, poi annuì. “Dimmi.”
“Mi hai chiesto di dargli un occhio, e per ora sembra comportarsi normalmente. A lezione è presente, e passa il resto del tempo a studiare e in compagnia di Al e gli amici.”
“Tutto nella norma, quindi?”
“Direi di sì. Comunque non ho molta possibilità di vederlo fuori dalle mie lezioni…”
Harry sospirò. “Lo so, era solo una sensazione. Ma quando l’ho visto aveva qualcosa di sfuggente… Tom.” Sospirò “Sembra fare di tutto per cacciare dal suo mondo personale praticamente chiunque.”

Ted annuì, poi esitò. “Sai… a ben vedere è buffo.”
“Cosa?”
“Il suo nome. È stato rapito da certe persone e creduto una certa persona. E i tuoi cugini l’hanno chiamato Tom.”
“Thomas.” Sbuffò Harry. “Robin è un’appassionata di un certo Thomas Mann.”
“La morte a Venezia¹…” Sospirò Ted. “Gran bel libro.”
“Chi?”
“Oh, no. Niente.” Si schiarì la voce, imbarazzato dall’agghiacciante associazione di idee tra James e il libro. “Vitious comunque è ad un convegno della Conferenza Internazionale Magica dei Presidi per due settimane. Ma si è detto a disposizione quando farà ritorno ad Hogwarts.”

“Perfetto. Allora dì a Jamie di non strapazzarsi in queste settimane.” Ci rifletté, e rise. “Impossibile, a fine mese ci sarà la prima partita della stagione.”
“Ci sarai?”
“Se riesco a liberarmi…” Borbottò l’uomo. “Anzi, sicuramente. Salutami i ragazzi.”

Ted salutò con un cenno il padrino, il cui volto scomparve gradualmente dalla fiamme. Alla fine rimasero solo lingue di fuoco e legna ardente.
Sospirò. Aveva bisogno di una tazza di the.
Uomo, animale razionale che a volte questa razionalità la manda dritta nel cesso.
Mentre il the sobbolliva pigramente prese in mano il libro. ‘Compendio di erbe magiche della Baviera’. Un titolo sicuramente poco interessante. Un titolo fasullo.
Prese la bacchetta e la batté due volte sulla copertina, concentrando le energie per spezzare la barriera magica. Il libro si aprì e le pagine sotto il suo sguardo cambiarono.
Batté le palpebre.
Di nuovo quel codice. Lo stesso codice che aveva rinvenuto sui quaderni-diario di Ziel, poi catalogati e archiviati dalla professoressa Prynn. Diari che poi non aveva avuto più modo di visionare.
Questo non è un libro. È un altro diario. E ben più occultato.
Procedura avrebbe voluto che andasse ad aggiungerlo agli effetti personali di Ziel.
Decise di non farlo. Decise che quello sarebbe stato un piccolo segreto tra lui e il professore.
Dopotutto sono io che ho avuto in custodia la sua biblioteca. E questo quaderno è stato trasfigurato per essere tenuto al sicuro.
Non che nutrisse sospetti verso la professoressa Prynn, però…
Il fischio del bollitore lo riportò alla realtà. Guardò il quaderno. Quel codice l’affascinava.
E l’avrebbe tradotto. Avrebbe scoperto cosa aveva da dire Immanuel Ziel e perché era così ossessionato dal volerlo nascondere.
 
****
 
Dormitorio Serpeverde.
Due di notte.

Al sospirò di sollievo quando si lasciò alle spalle l’arco di pietra dell’entrata della Sala Comune Serpeverde.

La ronda non l’aveva beccato. Non che pensasse di essere scoperto:Mills e Dalkins dovevano ancora imparare ad allacciarsi le scarpe quando lui sfuggiva alle retate di nonna Molly per bere la pozione contro il raffreddore invernale.
Quando gli occhi si abituarono alla penombra della Sala, Al batté le palpebre sorpreso. Il fuoco era acceso, e seduto alla sua poltrona preferita…
C’era ancora Tom.
Fissava le fiamme, tenacemente, senza distogliere lo sguardo. Non l’aveva neanche sentito entrare.
Al si avvicinò, schiarendosi la voce. “Tom…”
Il ragazzo si irrigidì. Gli lanciò un’occhiata.

“Bentornato.” Disse, incolore. Una formula di rito.
“… Stai bene?” Gli chiese. “Tom?”
Il ragazzo non rispose alla domanda. “Dove sei stato?”
“Con Rosie, te l’avevo detto…”
“Sì, è vero.”

Silenzio. Non di quello confortevole, che c’era tra di loro un tempo. Ma denso, cattivo.
“Non riesci a… dormire?” Chiese.
“Sì, qualcosa del genere.” Fece un mezzo sorriso. Era divertito, ma la piega della bocca era dura, nervosa. “Va’ a letto. Altrimenti domani non ti alzi.”
“Michel è in camera?” Chiese, tanto per chiedere. Non si sarebbe aspettato che Tom gli piantasse gli occhi addosso.

“Michel?” Chiese lentamente. “Se è in camera?”
Michel, Michel… un vero amico, il caro Michel.

Gli veniva quasi da ridere. Ma non lo fece. Del resto non si sentiva in vena.
Voldemort. Lo psicopatico che mi ha rapito mi credeva…
Un brivido freddo gli ghiacciò la nuca.
Una persona da temere e di cui aver terrore. Su questo, almeno, non c’è dubbio.
Avrebbe preso tutto come le convinzioni di uno squilibrato, se avesse avuto delle certezze.
Tipo, ho una famiglia. Tipo, sono del tutto umano.
Ma non le aveva. Neanche una.
“Tom?” Lo richiamò Al. “Davvero, ti senti bene?”
Sentirsi bene? Era talmente lontano dal concetto che dovette trattenersi dal ridere per l’ingenuità di Albus.

“Sto benissimo.” Mentì con facilità consumata. “Michel è in camera. Forse ti aspetta.”
“E per cosa?” Chiese candidamente, prima di capire il sottotesto e avvampare.

Cosa?!
“Tom, ma che…”
“Sai quando ti ho detto che Zabini nutre solo fraterna amicizia per te?” Gli chiese retoricamente, tornando a guardare il fuoco. “Beh, probabilmente mi sbagliavo.”
“… Ma di che stai parlando?”
Tom fece un ghignetto. “Oh, non fare l’ingenuo, Al. Lo sai benissimo. Ammetto che le intenzioni di Zabini non siano sempre limpide, ma credo che abbia sempre nutrito un certo trasporto verso di te. Ultimamente poi lo sta manifestando palesemente…” Continuò. “In un certo senso puoi sentirti lusingato. Michel ha standard molto…”
“Ti è dato di volta il cervello!?” Sbottò Al furioso. Finalmente Tom parve dar segno di averlo sentito davvero, perché si voltò.

“È solo un’impressione.” Replicò infatti. “Potrei sbagliarmi, naturalmente, ma non credo.”
Chissà se Voldemort si sarebbe preso ciò che sente suo di diritto.

Beh, Voldemort non conosceva l’amore, a detta di Harry. Io lo conosco.
E fa male.
“Anche se fosse così…” Al si morse un labbro. “Anche se fosse così…”
Stupido imbecille. Che vuoi che me ne freghi di Michel?

Ci sei solo tu. Ci sei sempre stato tu.
Tom si alzò, avvicinandosi. Al se lo trovò praticamente a pochi centimetri. Tom lo superava di ben più di una testa… ed era imbarazzante essere così basso.
Imbarazzante, e lo faceva sentire odiosamente indifeso.
“Se fosse così non ti importerebbe? Non ti sentiresti a disagio?” Gli chiese, con quel suo odiosissimo tono roco, e monocorde.
Lo odiava. Davvero.
… davvero?
“No.” Replicò Al, deglutendo, ma sforzandosi di non farsi tradire dalla voce. “Comunque non potrei ricambiarlo.”
Dillo. Dillo. Dillo stupido Al. Dannazione, diglielo!
“Non sarà mai lui… quello che voglio.” Sussurrò al petto di Tom. Stavolta era lui a non volerlo guardare in faccia.

Non posso dirglielo. Non posso. Manderei tutto a puttane. Ho paura. Non voglio perderlo.
Non voglio fargli schifo. No.
Erano talmente vicini che poteva vedere lo stemma serpeverde del suo maglione, ricamato fin nei minimi particolari. La testa ricurva del serpente, l’elmo stilizzato, le volute della cornice…
Sentì due dita sollevargli il mento, e si trovò a fissare Tom negli occhi.
Dannazione, come fa ad averli sempre così blu?
Albus pregò che in quel dannato silenzio non si sentisse il suo cuore battere come un tamburo.
Perché dannazione, magari era una sua folle impressione, ma le labbra di Tom, le sue meravigliose labbra erano vicine, così dannatamente vicine…
Uno schiocco violento fece sussultare entrambi. Un ciocco di legno umido era stato divorato dal fuoco.
Al si allontanò bruscamente, spaventato.
“Io… vado a letto. È… tardi.” Balbettò.
Tom non disse nulla. Si sedette soltanto, di nuovo.

“Ti raggiungo dopo.” Disse, con uno strano tono roco che non gli aveva mai sentito.
“Okay.” Abbandonò precipitosamente la stanza, sentendo che non c’era più nient’altro da fare.
Merlino, Tom… che ci sta succedendo?
 
Tom serrò le palpebre. Serrò le labbra. Contrasse i pugni, mentre una scarica di adrenalina e di eccitazione gli aggrediva impietosamente ogni singola parte del corpo.
Maledizione, controllati. Non sei un animale.
Aveva rischiato di rovinare tutto. Già la sua amicizia con Al rischiava di essere mandata a rotoli da quello che stava succedendo. Che gli stava succedendo.
Ma le sue labbra. Il suo profumo. Quegli occhi limpidi e fiduciosi. Tutto. Avrebbe voluto che tutto quello diventasse suo. Penetrarlo, possederlo.
Si prese la testa tra le mani.
Tutto questo non è normale. Non mi sono mai comportato così. Mai.
Adolescenza? No. Era qualcosa che gli scorreva sottopelle, e si mischiava a ciò che voleva, che avrebbe voluto da Albus.
Guardò le fiamme che divoravano il tronco, reo di aver interrotto il momento, o forse inaspettato salvatore.
Si sentiva come quel tronco. Divorato dalle fiamme.
Ho bisogno di parlare con quel ragazzo…
 
****
 
Note:
1- Morte a Venezia, Thomas Mann. Narra la vicenda di un uomo adulto che nutre una passione di natura cripto-sessuale estetica per un bellissimo ‘giovinetto’ polacco, sullo sfondo di Venezia. Ecco l’associazione mentale di Teddy. Non è tenero, così ingenuo?

2 – L’immagine a frontespizio del capitolo è stata presa da Deviantart e Kiss and Control di Clandestine Wishes. Non sono riuscita ad inserire il link, ma il mio spero di averlo fatto. 
 
Beh, le cose vanno avanti. Pian pianino. E ricordatevi che anche la vostra Dira ama gli happy-ending. E che nel prossimo capitolo ci sarà un bacio. SLASH. FINALMENTE.
Quale sarà la coppietta fortunata?
Ora però non cercate di ammazzarmi, dai. Altrimenti, niente happy-ending.
*Fugge*
 
 
 
 
  
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