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Autore: kokylinda2    07/12/2009    21 recensioni
E se nella stazione di King’s Cross Harry avesse fatto un’altra scelta? Se le opzioni fossero state: ritornare, andare avanti, o ricominciare? E se lui avesse scelto quest’ultima? Harry torna indetro nel tempo nel suo corpo da ragazzino undicenne, e adesso deve rifare tutto daccapo. Riuscirà a salvare le persone che ama e rimediare ai suoi errori?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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3- Un Mese Pieno di Impegni

Sono commossa giuro! Le vostre recensioni sono così gentili. Questa storia andrà per le lunghe, perché infondo si parla di tutti e sette i libri, daccapo. Cercherò di rendere gli aggiornamenti più rapidi possibili, ma ho circa otto o nove storie da scrivere/tradurre al momento. Penso che riuscirò a postare uno o due capitoli alla settimana.

Risposte a:

en86: mi spiace se ti ho rubato l’idea, non l’ho fatto apposta. La verità è che anche io ci stavo pensando. Ho letto un paio di storie così e ho pensato ‘perché non farne una anche io?’. Per il momento il rating sarebbe meglio lasciarlo così, perché è vero che Harry farà un po’ il bastardo in futuro, ma al momento ha undici anni. Tutti lo considerano candido e innocente. Qualche cosina illegale la farà (MOLTE COSINE!) e quando crescerà, alzerò il rating.

yuukimy: in questa storia Harry non si concentra molto sulle storie sentimentali, anche se ne avrà qualcuna, e non con Ginny. Ma dato che questo Harry non è OOC, penso che forse alla fine (tra qualche cinquantina di capitoli o forse di più XD!) quei due staranno insieme. Perdonami, ma non posso fare altrimenti! Spero che continuerai comunque a seguire la storia.

Zanna: ciao! Grazie mille per la recensione, mi ha fatto piacere sapere che ti piace. Temo che Malfoy non potrà finire a Grifondoro (ci avevo pensato ma poi ho dovuto scartare l’idea) perché ho bisogno che lui sia Serpeverde per realizzare alcuni parti. Ma non preoccuparti, la storia non sarà per niente accanita contro Draco, al contrario. Spero che ti piaccia comunque!

Marcolp: hello! Prima di tutto vorrei ringraziarti di avermi recensito! Poi ci tenevo solo a dirti che questa storia non è sul viaggio dimensionale di Harry, ma sul suo viaggio temporale. Lui vuole cambiare il futuro. Comunque spero che continuerai a seguirmi!

Rowan Mayfeir: grazie per il complimento e per la recensione! Per rispondere alla tua domanda devo dirti che questa storia non è una traduzione, l’ho scritta io. Il fatto è che ce ne sono molte su fan fiction.net, ma neanche una qui su efp, quindi speravo che scrivendone una avrei potuto ispirare qualcun altro a fare altrettanto! Quindi diciamo che l’originale è in italiano!

Ras Malfoy: grazie mille per la recensione! Sono davvero lusingata. Gli altri capitoli non sono già scritti, ma cerco di scriverli il prima possibile. Mi tengo sempre avanti di un capitolo, così se non ho tempo di scriverne uno posso sempre postare qualcosa. Hai ragione, Harry non si fida molto di Silente, o meglio, io non mi fido molto di Silente. Il fatto è che sull’altro sito –fanfiction.net – ho letto tante di quelle bashing che ho iniziato a vederci un paio di verità. Ad esempio, ‘la lettera di Hogwarts era stata indirizzata al sottoscala, questo significava che sapeva che Harry dormiva là. Perché non aveva fatto niente?’ oppure ‘se Silente era il capo del Wizengamot, perché non ha provveduto a far avere un processo a Sirius?’ insomma, cose così. In più odio quando Harry corre direttamente dal vecchio e svuota il sacco. Sarebbe come ammettere di essere un bambino perso che non sa cosa fare e quindi chiede aiuto. Preferisco quando Harry è indipendente. Ma non volevo inserire anche il grande Silente tra la lunga lista di nemici, quindi ho deciso di lasciarlo il più in disparte possibile. Ma ci sarà, e non sarà esattamente buono, ecco. Ciao ;D!

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Capitolo 3

Un Mese Pieno di Impegni

-

Il resto del mese, Harry lo trascorse molto indaffarato.

Aveva letto, giusto per ripasso, tutti i suoi libri e li aveva trovati fin troppo facili. Persino il libro di pozioni era  semplice. Le Pozioni semplici, o almeno per lui, come il Distillato della Morte Vivente e la Polisucco, non erano del livello degli studenti del primo anno, ma del quinto-sesto. Finì tutti i suoi libri entro i primi due giorni.

Aveva cercato di guadagnare la simpatia dei suoi parenti. Con Dudley era piuttosto difficile, considerando che non riusciva neanche a restare nella stessa stanza con Harry per più di cinque secondi senza scappare urlando. Ma con sua zia Petunia andava meglio. Aveva utilizzato quel po’ di informazioni che era riuscito ad immagazzinare in Erbologia per aiutarla nel giardinaggio.

“Sai, ho letto in uno dei miei libri che c’è un fertilizzante che fa crescere le piante in mezz’ora. Se vuoi te lo posso procurare, avresti le piante più rigogliose dell’intero vicinato,” aveva detto a sua zia.

La donna era sembrata riluttante ad accettare qualcosa che appartenesse al suo mondo, ma alla fine aveva ceduto alla tentazione di avere un giardino più curato dei vicini, così Harry le aveva promesso che sarebbe tornato a Diagon Alley e le avrebbe comprato qualche prodotto per il giardinaggio.

Con Vernon la situazione era in fase di stallo. L’uomo detestava la magia e aveva guardato male Harry perché secondo lui il ragazzo lo aveva costretto a rifugiarsi su una rocca in mezzo al mare per niente. Lo zio lo aveva fatto per tenerlo lontano dalle lettere, e scoprire che Harry aveva saputo tutto sin dall’inizio lo aveva fatto infuriare. Adesso però aveva troppa paura per sgridarlo, quindi si limitava ad ignorare la sua presenza. Per Harry andava più che bene.

Harry, essendo ‘maggiorenne’ aveva già fatto un paio di incantesimi minori, naturalmente senza farsi vedere dai Dursley. La magia era molto utile per preparare colazioni perfette, lavare i panni facendoli sembrare come nuovi, e per pulire casa come non era mai stata pulita prima.

I Dursley erano molto soddisfatti. Pensavano che ora che Harry stesse per lasciare la loro casa, il giovane mago aveva capito quanto questa fosse importante per lui e che vi si fosse affezionato. Poveri sciocchi.

Harry era andato a Diagon Alley un paio di volte, (mentre i suoi zii pensavano che si stesse riposando nella sua camera), sotto travestimento naturalmente, e utilizzando la materializzazione. Aveva comprato i fertilizzanti per Petunia e un altro paio di vesti che gli calzavano a pennello.

Poi aveva fatto un giretto per Knocturn Alley.

Prima di tutto si era procurato un paio di mantelli con il cappuccio, per nascondere la sua identità. Uno era nero come la pece e l’altro blu notte.

Aveva poi trovato un negozio in cui aveva comprato un baule simile a quello che aveva visto in possesso di Moody durante il suo quarto anno. Al suo interno c’era un appartamento completo (in caso di fuga improvvisa) con una cucina moderna, tre bagni, cinque camere da letto, uno studio e un salotto accogliente. Tutto questo si trovava nel settimo comparto, visto che c’erano otto comparti diversi che si aprivano solo con una password vocale, che lui aveva impostato in Serpentese. Quei comparti sarebbe stati utili per metterci dentro gli Horcrux prima di distruggerli.

Era passato anche per un altro negozio, in cui aveva comprato una fondina invisibile da applicare sul suo avambraccio. In questo modo la sua bacchetta sarebbe stata facilmente accessibile e a portata di mano, ma nessuno avrebbe visto che era lì.

In seguito era passato per Magie Sinister. Lo aveva fatto per precauzione. Aveva comprato L’Armadio Svanitore; in questo modo, se qualcosa fosse andato storto, i Magiamorte non sarebbero potuti entrare nella scuola. Infilò l’armadio nel suo nuovo appartamento nel baule.

Il venditore del negozio lo aveva guardato sospettoso, ma non aveva fatto domande, se non come si chiamasse. Ovviamente aveva dato un nome falso: James Evans. Da quel momento in poi avrebbe utilizzato quel nome per far ciò che Harry Potter non poteva fare. James Evans aveva i capelli biondi ed estremamente spettinati come i suoi, occhi di un azzurro stupefacente con striature blu notte, una corporatura muscolosa ma non eccessiva, ed un fisico alto e slanciato. Dimostrava quindi o sedici anni. Ed era così che si era travestito per andare a Diagon e Knocturn Alley.

Era cosciente del fatto che Sinister sapesse che aveva mentito, ma rassicurato dal fatto che non avrebbe mai scoperto a chi lo aveva venduto veramente.

Infondo, chi avrebbe pensato che Harry Potter, un presunto ragazzino undicenne cresciuto da babbani e con la Traccia, sarebbe andato a Knocturn Alley sotto travestimento per comprare un oggetto potenzialmente oscuro da Magie Sinister?

Poi era passato per la libreria più fornita che c’era, dove aveva acquistato molti libri (circa tre quarti del negozio in pratica) di magia avanzata, tra cui alcuni che si trovavano nel reparto proibito a Hogwarts, una decina sulla politica, e anche un paio di dozzine di magia oscura. Aveva lasciato tralasciato solo quelli che già aveva letto o aveva reputato troppo al di sotto del suo livello. L’espressine sul volto del librario era stata impagabile. Li aveva poi infilati nella libreria nello studio del suo appartamento.

A due settimane dall’inizio della scuola, era tornato a Diagon Alley per l’ultima volta, ed era andato alla Gringott. Aveva bisogno dell’appoggio dei Goblin per riuscire a mettere le mani sulla Coppa di Tassorosso nella camera blindata dei Lestrange.

Aveva fatto il suo ingresso nella banca e si era diretto, a passo sicuro, verso l’ultimo Goblin con la quale aveva fatto affari. Unci-unci.

Mentre passava accanto alla gente, molti si voltarono per guardarlo, chiedendosi cosa ci facesse un così giovane ragazzo da solo alla Gringott.

Harry era abituato agli sguardi e non ci fece caso. Arrivò fino al Goblin e, con un inchino, gli rivolse il tradizionale saluto in Goblinese.

“Che l’onore e la fortuna ti assistano,” pronunciò il ragazzo con rispetto nella lingua dei Goblin.

Unci-unci era scioccato, ma rispose come voleva la tradizione, “E che le tue tasche siano sempre piene di oro.”

La gente adesso lo fissava a bocca aperta. Persino gli altri Goblin avevano smesso di lavorare per guardarlo curiosi.

“Le sarei grato se potessimo discutere di alcune faccende private in un luogo più consono,” mormorò Harry, per precauzione sempre in Goblinese, consapevole del fatto che molti lo stavano guardando e probabilmente anche cercando di origliare.

Unci-unci annuì, ancora sorpreso, e gli fece cenno di seguirlo.

I due uscirono dall’atrio principale sotto lo sguardo di quasi tutta la sala. Unci-unci lo guidò fino a una stanza le cui pareti erano ricoperte di antiche rune.

“La stanza è insonorizzata. Nessuno può sentirci,” gli disse il Goblin dopo che ebbe chiuso la porta.

Harry annuì. “Prima di spiegare il motivo della mia presenza, devo chiederti di non rivelare una sola parola di quello che sto per dire al di fuori di queste quattro mura senza il mio consenso.”

Unci-unci, sempre più incuriosito da quel giovane ragazzo, non esitò a rispondere, “Hai la mia parola.”

Harry sorrise, “Eccellente. Sono Harry James Potter,” e detto questo si tolse il suo travestimento, tornando al suo aspetto originale, “E sono qui per parlarti di una certa situazione … ” iniziò.

Unci-unci guardava il ragazzino davanti a sé aggrottando le sopracciglia. Ovviamente sapeva chi era, ed era risaputo che il ragazzo fosse stato cresciuto da babbani. Allora come faceva a conoscere così bene la lingua dei Goblin?

“Prima di andare oltre, devo farti una domanda. Cosa pensi di Tom Orvolson Riddle, meglio conosciuto come Lord Voldemort?” chiese Harry scrutandolo attentamente.

Il Goblin ci pensò un attimo, e poi rispose cauto, “Noi Goblin non siamo mai stati dalla sua parte. Durante la guerra, ci siamo dichiarati neutrali per non averlo come nemico, e soprattutto per non schierarci dalla sua parte. Se lui trova inferiori alcuni maghi, allora sappiamo che non porta il ben che minimo rispetto per noi Goblin.”

Harry valutò la sua risposta, “Quindi voi Goblin non vorreste che tornasse al potere?”

“No,” replicò Unci-unci guardandolo sospettoso. Dove voleva arrivare quel ragazzino?

“Tu pensi … che lui sia morto?” domandò infine il mago, guardando il Goblin dritto negli occhi.

Unci-unci esitò un attimo, “No, non lo penso. Il male è troppo difficile da distruggere. Non penso che sia davvero morto, ma se non è tornato per tutti questi anni, allora non è nemmeno del tutto vivo.”

Harry annuì, “E tu lo vorresti vedere morto?”

“Che scopo hanno tutte queste domande?” sbottò il Goblin frustrato.

“Rispondi alla domanda per favore, poi spiegherò tutto,” promise il giovane.

“Si, penso di parlare a nome di tutti i Goblin quando dico di volerlo vedere morto,” affermò Unci-unci.

“Bene,” disse Harry, “Cosa diresti se io ti dicessi che esiste un modo per farlo fuori una volta per tutte e per aiutare i Goblin ad acquistare un ruolo di importanza e rispetto nella comunità magica?”

Questa volta Unci-unci non riuscì a nascondere la sorpresa, “Suppongo che questo voglia dire che tu sai come fare?” indagò con una strana nota di speranza nella voce.

Il giovane mago annuì, “Vedi, c’è un modo per risolvere tutti i nostri problemi: Voldemort, la corruzione nel Ministero e il modo in cui i Goblin vengono trattati. Ho un piano, ma ho bisogno del vostro aiuto. Diciamo che potrebbe cambiare la sorte dell’intero mondo magico,” disse il ragazzo grave e con sguardo serio. Harry fece una pausa.

“Va avanti,” lo incitò il Goblin, capendo che quello non era un normale ragazzo e che non andava sottovalutato.

“Cosa sai degli Horcrux?”

-

Harry tornò a Privet Drive molto soddisfatto.

Aveva spiegato una parte del suo geniale piano per aiutare la comunità dei Goblin a Unci-unci. Il Goblin era rimasto così scioccato ed estasiato che era corso a contattare tutti gli altri Goblin e la banca era stata chiusa per circa due ore, con grande shock da parte dei maghi, mentre il Consiglio si era riunito in presenza di Harry, al suo interno.

Harry aveva condiviso alcune informazioni con tutti loro e, dopo essersi assicurato la loro discrezione, aveva spiegato che Voldemort aveva degli Horcrux e che uno si trovava nella camera blindata dei Lestrange (aveva omesso dove e quali erano gli altri però).

Non sapeva come, ma mostrando rispetto nei loro confronti e spiegando cosa aveva intenzione di fare, si era guadagnato la loro fiducia e lealtà. Per non parlare del rispetto.

Il capo dei Goblin in persona gli aveva fatto un inchino!

Inutile dire che la comunità di Goblin, percependo che lui non era un comune ragazzino di undici anni (si doveva essere ciechi per non notare il suo potere, il suo elevato intelletto e la sua impressionante conoscenza), l’aveva reputato degno di avere la loro alleanza. Per la prima volta in cinquecento anni, i Goblin aveva stipulato un patto con un essere umano, giurando di aiutarlo e di seguirlo nel suo piano.

Gli avevano assicurato che gli avrebbero consegnato l’Horcrux, ma che prima avrebbero cercato un modo per aiutarlo a distruggerlo. Se Harry ne avesse trovato un altro prima, allora non avrebbero esitato a darglielo.

Harry sorrise.

Aveva ancora due settimane, sperava che sarebbero bastate per portare a termine le prime fasi del suo piano.

Era ora di mettersi in contatto con un certo lupacchiotto.

-

Remus John Lupin era seduto sulla poltrona nello studio del suo piccolo appartamento di Londra. Stava leggendo il giornale sorseggiando una tazza di caffè, quando sentì qualcosa picchiettare alla finestra.

Alzò lo sguardo. Rimase scioccato nel vedere che c’era un candido gufo delle nevi e che stringeva una lettera tra le zampe.

Non riceveva notizie dal mondo magico da anni. Chi poteva avere interesse a scrivergli via gufo?

Curioso e allo stesso tempo un po’ spaventato aprì la finestra, facendo entrare l’elegante gufo, che atterrò su un tavolino, aggraziato.

Fece cadere la lettera, ma rimase fermo. Non aveva intenzione di andarsene.

Remus prese la lettera in mano ed esitò un attimo prima di aprirla.

Sgranò gli occhi.

Caro Remus J. Lupin,

so che sai chi sono, anche se non mi conosci di persona. Il mio nome è Harry James Potter e ti scrivo perché ho saputo che eri un amico di mio padre. Mi piacerebbe incontrarti il prima possibile. Ho così tante domande da chiederti su di lui! Se non vuoi non importa, basta che invii una risposta con Edvige. Se sei disposto a incontrarmi, allora ci vediamo questa sera, alle 8:00 al Paiolo Magico. Fammi sapere se per te va bene o no.

HJP

P.S. come stai? Io bene!

Remus rimase immobile per un attimo, troppo sorpreso e scioccato. Harry Potter gli aveva scritto chiedendo di incontrarsi quella sera. Cosa doveva fare? Infondo era il figlio di James … non lo vedeva da quando aveva un anno.

Per una volta, seguendo l’istinto, corse alla sua scrivania ed afferrò una pezzo di pergamena e una piuma.

-

Harry era nella sua stanza, con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Edvige gli aveva appena riportato la risposta di Remus.

Caro Harry James Potter,

è curioso che tu abbia sentito parlare di me, ma mi farebbe piacere incontrarti questa sera alle otto, al Paiolo Magico, se va bene per i tuoi guardiani. Ti racconterò volentieri storie su tuo padre, James, e sui suoi vecchi amici, tra cui me stesso. Posso già dirti che tuo padre è stato il più grande ideatore di scherzi che Hogwarts abbia mai visto. A stasera.

Remus Lupin

P.S. anche io sto bene, grazie per l’interessamento.

Erano ancora le sette e quindi mancava un’ora, ma Harry già si stava preparando. Indossò delle vesti da mago verdi, che gli risaltavano gli occhi. Cercò di pettinarsi i capelli, ma era tutto inutile.

Non voleva sgattaiolare di nascosto questa volta, quindi scese le scale e andò in cucina, dove sua zia Petunia stava preparando una torta al cioccolato. Quando la donna vide come era vestito fece una smorfia di fastidio, ma non disse niente.

“Zia Petunia, io stasera vorrei uscire. Ho un appuntamento con un vecchio amico di mio padre. Per te va bene? Naturalmente prima di andare preparerò la cena,” si affrettò a dirle.

Sua zia sembrava aver succhiato un limone, ma dopo le ultime settimane, il loro rapporto era migliorato, “Non serve che tu prepari la cena, ho già qualcosa di pronto. Va pure,” rispose. Harry sapeva quanto le costasse.

Il giovane mago sorrise, “Grazie.”

Si mise il suo mantello blu notte, che aveva preso apposta per uscire (quello nero era per quando aveva a che fare con maghi oscuri e voleva nascondere la sua identità, come quando andava a Knocturn Alley).

Uscì dal numero quattro e si materializzò fuori al Paiolo Magico. Il locale era piuttosto affollato, ma Harry riuscì a trovare un tavolo libero infondo, dove era difficile essere visti ma da dove era facile vedere il resto della sala. Una posizione strategica perfetta.

Quando Tom passò, ordinò due Burrobirre. Il barista non lo riconobbe, visto che il suo volto era oscurato dal mantello.

Pochi minuti dopo, Remus fece il suo ingresso nel locale. Si guardò intorno, rivedendo quel posto per la prima volta in anni. Cercava il giovane Potter, ma non lo vedeva da nessuna parte. Che non si fosse presentato?

Harry, da infondo la sala, alzò una mano e gli fece cenno di avvicinarsi. Il licantropo lo guardò sospettoso, non riconoscendolo, ma si avvicinò comunque.

Dopo che Lupin gli si fu seduto davanti, Harry abbassò il cappuccio del suo mantello. L’uomo spalancò gli occhi. Era identico a James quando aveva undici anni. Tranne gli occhi, gli occhi di Lily …

“Ciao Remus, io sono Harry,” disse il ragazzino gioviale e allegro.

Remus cercò di non fissarlo esterrefatto, “Io s-sono Remus … ma a quanto pare tu già lo sai,” si corresse quando si rese conto di quanto suonasse stupido dato che il ragazzo lo aveva già chiamato con il suo nome.

Harry ridacchiò del fatto che Remus fosse così a disagio.

“Non essere così nervoso, non ti mangio mica!” esclamò Harry guardandolo divertito.

In quel momento arrivò Tom con le due Burrobirre. Harry lo ringraziò e iniziò a sorseggiare la sua.

Remus si schiarì la gola annuendo, “Allora, cosa vorresti sapere?” chiese volendo arrivare al dunque del loro incontro.

Harry sembrò pensarci un attimo, “Tutto,” decretò.

Remus sorrise e raccontò di come si erano incontrati, dei primi anni a Hogwarts, del rapporto di James con sua madre, gli scherzi che facevano, i guai in cui si cacciavano …

Harry ascoltò ogni parola rapito. Nonostante conoscesse il segreto dei Malandrini, nessuno gli aveva mai raccontato, a parte forse Sirius, della loro vita di tutti giorni, degli scherzi e dei bei momenti.

Remus gli raccontò tutto, tranne il segreto dei Malandrini, forse perché se lo avesse detto avrebbe dovuto rivelare la sua vera natura, e non voleva spaventarlo. Harry sbuffò per la frustrazione. Remus doveva dirgli del segreto per far funzionare il suo piano per cambiare il mondo magico. Senno come avrebbe giustificato il fatto che sapesse che Minus era un animagus? Remus gli avrebbe offerto la scusa perfetta.

Se avesse detto che Minus era un ratto nessuno gli avrebbe creduto senza prove, e anche se le avesse fornite, la gente gli avrebbe chiesto come faceva a saperlo. E a quel punto sarebbero stati guai.

“Sai Remus,” lo interruppe mentre l’uomo faceva una pausa per sorseggiare la sua burrobirra, “Ho letto dentro il mio libro di Storia della Magia che l’anno in cui mio padre è arrivato a Hogwarts è stato piantato il Platano Picchiatore …”

Remus impallidì.

“È un albero piuttosto raro, non si trova dovunque. Mi chiedevo se tu sapessi il perché lo hanno voluto piantare a Hogwarts, considerando poi che non è molto innocuo. C’entrava con mio padre?” indagò Harry guardandolo con un sopracciglio inarcato.

Remus deglutì, “Beh, ecco, vedi …” sembrò esitare un attimo. “Harry, tu hai paura delle creature magiche?”

Harry scoppiò a ridere. Tipico di Remus essere così cauto, “Certo che no! A Diagon Alley con Hagrid ho comprato un paio di libri sulle creature magiche e quelle oscure. Sai che molte creature innocue, come i Thestral, vengono considerate pericolose dal Ministero?”

Remus sembrò un po’ sollevato dalla risposta, “Beh, ecco, vedi … io … sono …” prese un respiro profondo, “Un licantropo,” concluse studiando attentamente la sua reazione.

Harry spalancò gli occhi guardandolo con meraviglia, “Fooorteeee,” disse, “Ho incontrato un licantropo! Non aveva mai incontrato qualcuno con questo, em, piccolo problema peloso.”

Remus lo guardò a bocca aperta, che poi si piegò in un sorriso sollevato e divertito al menzionare del ‘piccolo problema peloso’. Dopo quello, Remus gli raccontò tutto del suo stato, di quello che avevano fatto i suoi amici per lui, delle loro avventure sotto la luna …

“Che cosa è successo agli altri amici di mio padre?” domandò Harry nonostante già conoscesse la risposta.

Un lampo di dolore passò negli occhi di Remus, “Peter Minus è morto, ucciso da Sirius Black, che al momento è ad Azkaban,” rispose con voce priva di emozione, “Sirius Black è il tuo padrino.” Poi sorseggiò la sua Burrobirra.

Evvai! Esclamò Harry mentalmente. La prima fase del suo piano era andata in porto. Ora tutte quante le fondamenta del mondo magico sarebbero crollate come le tessere di un domino. Adesso poteva davvero mettere in azione l’intera operazione.

Harry e Remus parlarono ancora per una decina di minuti, prima di notare che si era fatto tardi e che era ora di andare. Il cielo si era oscurato e adesso si potevano intravedere delle stelle. Harry pagò le due Burrobirre, ignorando le proteste di Remus, e poi i due si diressero verso l’uscita.

“Scrivimi ogni tanto, mi farebbe piacere,” gli disse Harry.

“Certo, lo farò,” rispose Remus. Era felice di avere di nuovo qualcuno nel mondo magico, quello in cui apparteneva. “Ma come farai a ritornare a casa?” chiese il licantropo notando che nessuno era venuto a prendere il ragazzo.

“Oh, non preoccuparti. Ho i miei metodi,” replicò Harry godendosi l’aria fresca della notte che gli scompigliava i capelli. I babbani camminava per le strade, ignari del fatto che così vicino a loro c’era il passaggio a un mondo totalmente diverso dal loro.

“Allora ciao Harry,” disse Remus sorridendo.

“Ciao Remus,” lo salutò Harry facendogli l’occhiolino. Il giovane mago accelerò il passo e svoltò l’angolo.

Quando però il licantropo fece altrettanto, Harry Potter non era più lì.

-

Era il trent’uno Agosto. In quelle ultime settimane Harry si era tenuto in contatto con Remus, parlandogli di come era eccitato di andare a Hogwarts e di come avrebbe cercato di rendere suo padre fiero. L’uomo aveva replicato dicendogli di non fare niente di stupido e raccomandandogli di non farsi beccare. Gli aveva persino offerto aiuto per organizzare scherzi!

Il tempo era volato, ma Harry si sentiva pronto per rientrare ufficialmente nel mondo magico. Aveva ricevuto una lettera da Unci-unci, portata da un falco, che diceva che i Goblin forse avevano trovato un modo efficace per distruggere gli Horcrux, ma che prima lo avrebbero testato sulla Coppa.

Il giorno dopo Harry avrebbe preso l’Espresso per Hogwarts e avrebbe rivisto i suoi amici.

Harry rimase sdraiato sul suo letto, perso nei suoi pensieri. Aveva letto un paio di libri che aveva comprato a Knocturn Alley, in particolare quelli sulla politica e sull’Occlumanzia. Non poteva permettersi di affrontare Silente o Piton senza le adeguate protezioni.

Il giovane mago era consapevole del fatto che, il giorno dopo, una gran parte del suo piano sarebbe stato messa in atto. Avrebbe rivisto Codaliscia, avuto a che fare con Malfoy, riallacciato l’amicizia con Ron …

Aggrottò le sopracciglia pensoso. Tutti i pericoli che aveva affrontato con i suoi amici li avevano uniti. Adesso, senza situazioni di vita o di morte, come avrebbe fatto a far si che la loro amicizia fosse forte come prima?

Harry scosse la testa. Non doveva pensarci. Se fosse stato necessario, avrebbe creato dei pericoli lui stesso. Forse quello del troll poteva anche non evitarlo …

Come la volta precedente, Harry chiese ai suoi zii se potevano accompagnarlo alla stazione.

“Er – zio Vernon?”

Vernon grugnì per fargli capire che lo stava ascoltando.

“Er – devo essere a King’s Cross domani per – per andare a Hogwarts.”

Zio Vernon grugnì di nuovo.

“Mi potresti dare un passaggio?”

Un altro grugnito. Harry si ricordava che l’ultima volta era stato un sì.

Stava per tornare in camera sua quando sentì suo zio parlare, “Strano modo per andare a una scuola per maghi, il treno. Che è successo, i tappeti voltanti sono stati tutti bucati?”

“No, ma sono illegali in Gran Bretagna,” replicò Harry prima di salire le scale.

-

 

Ed ecco qui il capitolo! Spero vi sia piaciuto. Nel prossimo Harry arriva a Hogwarts. Si parla del viaggio sul treno. Poi, una volta arrivato, inizierà la vera avventura! XD! spero vi sia piaicuto!


  
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