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Autore: kokylinda2    03/12/2009    17 recensioni
E se nella stazione di King’s Cross Harry avesse fatto un’altra scelta? Se le opzioni fossero state: ritornare, andare avanti, o ricominciare? E se lui avesse scelto quest’ultima? Harry torna indetro nel tempo nel suo corpo da ragazzino undicenne, e adesso deve rifare tutto daccapo. Riuscirà a salvare le persone che ama e rimediare ai suoi errori?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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2- Preparati Mondo Magico, Sta Arrivando Harry Potter

Grazie per le recensioni! Perdonate il mio imperdonabile ritardo, ma non ho avuto internet per una settimana e non ho potuto postare niente! Ecco le risposte a:

Shiho93: sei davvero brillante! Come fai sempre ad indovinare gli eventi che scriverò?! Su Draco Malfoy, beh … vedrai più avanti in questo capitolo. Grazie per avermi lasciato una recensione! *-*

Yuukimy: ho già preparato il prossimo capitolo. Non posso anticipare molto nella storia, quindi mi sa che per avere risposte su Remus e Sirius dovrai aspettare. L’intero piano di Harry è incentrato solo su quello! Grazie per avermi lasciato una recensione, l’ho davvero apprezzata!

Lyrapotter: sono contenta di sapere che ti piace! Non posso anticipare molto su Remus e Sirius, però sappi che cercherò di migliorare le cose! Grazie per aver lasciato una recensione.

E infine un GRAZIE a tutti quelli che mi hanno messo tra i preferiti e alle storie seguite. Godetevi il capitolo!!

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Capitolo 2

Preparati Mondo Magico, Sta Arrivando Harry Potter

-

Harry uscì in fretta dal suo sottoscala. Quella mattina c’era un odore terribile in cucina.

Si!! pensò Harry.

Sua zia Petunia stava preparando la sua divisa per Stonewall High. Quella era la mattina in cui avrebbe ricevuto la sua prima lettera per Hogwarts.

Questa volta, non sprecò nemmeno tempo a fare domande sull’uniforme ed andò direttamente a sedersi a tavola. Dudley e Vernon fecero il loro ingresso nella stanza poco dopo, ed entrambi arricciarono il naso per via dell’odore della ‘nuova’ divisa di Harry.

Iniziarono a mangiare, e dopo un paio di minuti si sentì il rumore di qualcuno che infilava la posta attraverso il buco per le lettere.

“Prendi la posta Dudley,” disse zio Vernon da dietro il suo giornale.

“Falla prendere a Harry.”

“Prendi la posta, Harry.”

Harry si alzò subito e si avviò verso la porta, leggermente ansioso. Come avrebbe dovuto comportarsi? Avrebbe dovuto prendere la lettera o consegnarla a suo zio? Alla fine fece la sua scelta.

Raccolse le diverse lettere da terra e diede loro una rapida occhiata, velocemente individuando la sua lettera per Hogwarts. Poi la mise infondo alla pila, come se non l’avesse vista.

Ritornò in cucina e porse la posta a suo zio.

Vernon Dursley guardò le lettere una ad una, distrattamente. Poi all’improvviso si bloccò, soffermandosi su una in particolare. Harry seppe che aveva notato la sua lettera, perché lo vede impallidire.

“P-P-Petunia!” farfugliò con voce piena di panico, che ovviamente stava cercando di nascondere.

La donna lo guardò confusa, “Si Vernon?”

L’uomo, ancora bianco come un fantasma, porse le lettere a sua moglie. Appena lei vide la lettera per Harry, divenne addirittura più bianca di suo marito e per poco non svenne.

“Vernon! Oh mio Dio – Vernon!” urlò.

“Voglio quella lettera,” ordinò Dudley con voce lamentosa. Harry dal canto suo mise su un’espressione confusa.

“C’è qualche problema?” chiese innocentemente sbattendo le palpebre.

Entrambe le teste dei suoi zii si voltarono di scatto verso di lui. Per un attimo, nessuno dei due seppe cosa dire, finché Petunia non porse le lettere a Vernon mormorando ‘bruciala’ e poi concentrò di nuovo l’attenzione sul ragazzo, piantandosi in faccia un sorriso falso.

“Harry, penso che tu sia cresciuto. La sottoscala è troppo piccola per tè ormai. Che ne dici di avere la seconda camera di Dudley?”

“Io non ce lo voglio là dentro!” si lamentò suo cugino.

Vernon lo zittì con un’occhiata. Harry fece finta di niente.

“Non so. Non vorrei essere di disturbo infondo, con tutto quello che fate per me …” affermò Harry con espressione preoccupata. Wow. Avrebbero dovuto dargli una medaglia per il suo talento da attore.

“Oh, nessun disturbo. Te lo meriti,” lo zittì sua zia brusca.

Harry le diede un piccolo sorriso, “Grazie.”

Un’espressione scioccata si fece largo sui volti dei suoi zii, ma Harry non se ne curò. Per il momento, tutto stava andando per il verso giusto.

-

Quella notte, nel suo nuovo – o era vecchio? – letto in quella casa, Harry non riuscì a fare a meno di pensare. Era tornato solo quella mattina, ma aveva molto da fare. Prima di tutto, voleva farsi più alleati e meno nemici possibili. Avrebbe riallacciato con Ron e Hermione, ma non avrebbe rivelato niente finché non sarebbero stati pronti. Poi doveva mettersi in contatto con Remus e liberare Sirius.

Un lampo di rabbia lo accecò solo al pensiero che Peter Minus fosse ancora vivo e con i Weasley. Avrebbe dovuto aspettare di incontrare Ron per far qualcosa al riguardo.

Per quanto riguardava i nemici, per il problema ‘Voldemort’ non poteva fare niente. In quel momento, si ricordò che quell’anno la pietra filosofale sarebbe stata nascosta a Hogwarts. E anche che Voldemort avrebbe condiviso il corpo con Raptor.

Ma infondo la pietra era relativamente sicura, o almeno lo sarebbe stata fino alla fine dell’anno.

Doveva a tutti i costi trovare e distruggere gli Horcrux. Per il medaglione, avrebbe aspettato che Sirius fosse libero per poter andare in vacanza a Grimmauld Place. Per il diario avrebbe dovuto aspettare il suo secondo anno. Lucius Malfoy doveva infilarlo tra i libri di Ginny, ma naturalmente non avrebbe permesso che venisse posseduta questa volta. Il Diadema di Corvonero era forse il più facile da trovare, visto che si trovava a Hogwarts. Durante la sua gita alla Gringott avrebbe cercato l’appoggio dei Goblin per quanto riguardava la Coppa di Tassorosso. E per l’anello dei Gaunt … avrebbe improvvisato.

Sentì un’ondata di sollievo quando si rese conto che non era più un Horcrux. Secondo i suoi calcoli, sarebbe ancora stato in grado di parlare in Serpentese, ma il problema era: anche se avesse ritrovato tutti gli Horcrux, come avrebbe fatto a distruggerli?

Il Basilisco era ancora vivo e vegeto e non aveva molta voglia di ucciderlo di nuovo. Anche se avere un Basilisco come alleato non sarebbe stato male … Non poteva utilizzare la spada di Godric Grifondoro perché, non avendola utilizzata per uccidere il serpente, non era intrisa del suo veleno.

C’era sempre l’Ardemonio, il fuoco maledetto … ma voleva utilizzarlo solo in caso di estrema emergenza. Si ricordava la fine che aveva fatto Tiger.

Poi c’erano i Serpeverde, e in particolare Draco Malfoy. Se fosse riuscito a farselo amico, allora si sarebbe risparmiato un bel po’ di rogne. Poteva funzionare.

E infine c’era lui. Piton.

Come avrebbe fatto a rivedere l’uomo dopo tutto quello che era successo? Sarebbe riuscito a fargli capire che era anche figlio di Lily? Di una cosa era certo, non si sarebbe arreso. L’aiuto del maestro di pozioni sarebbe stato mortalmente utile.

Questa volta tutto doveva andare per il meglio. Prima di agire avrebbe dovuto pianificare. Doveva solo fare piccoli cambiamenti, pochi alla volta.

Si ricordò di come le cose fossero state molto più semplici prima che Voldemort tornasse. Niente Mangiamorte, niente sparizioni, niente visioni … le visioni! Come avrebbe fatto questa volta senza di esse? Nonostante fossero state sgradevoli erano state un mezzo molto utile durante lo scorso anno, per non dire fondamentali.

Harry sospirò.

Perché la vita era sempre così complicata? Aveva ancora molto tempo a disposizione. Si ricordava che il primo anno non era stato poi tanto pieno di pressione, e in confronto a ciò che aveva affrontato recentemente, gli sciocchi pericoli di quando era undicenne gli parvero innocui. Ormai sapeva tutto della Pietra Filosofale e non avrebbe trascorso mesi nella biblioteca cercando di sbrogliare il mistero che lo aveva ossessionato all’epoca – cioè tra qualche mese.

Doveva tenere gli occhi aperti con Silente in giro. Non poteva dirgli niente. Se gli avesse rivelato la verità il vecchio preside avrebbe utilizzato le informazioni per il Bene Superiore, e questo lui non poteva permetterlo. Silente sarebbe stato disposto a sacrificare delle vite per il mondo magico. Harry invece avrebbe fatto di tutto per salvare le persone e il mondo. Nessuno sarebbe morto, apparte Voldemort e qualche Mangiamorte (Bellatrix Lestrange e Peter Minus in particolare, forse anche Dolohov … )Il preside aveva un talento naturale per l’impicciarsi negli affari altrui. Grazie al cielo la sua Occlumanzia era nettamente migliorata. Infatti, durante la battaglia finale, aveva a malapena notato il fatto che la cicatrice gli aveva fatto male.

Finalmente si sarebbe potuto godere qualche mese di pace. Non si sarebbe comportato allo stesso modo questa volta, adesso era lui che decideva. Aveva il coltello dalla parte del manico. Infondo lo studio non era un problema, gli incantesimi da primo anno gli venivano naturali come respirare. Magari poteva migliorare negli incantesimi non verbali e imparare a fare magie senza bacchetta? E doveva assolutamente diventare un Animagus, cosa che gli avrebbe dato un bel vantaggio. Ci avrebbe provato.

 Questa volta però non avrebbe seguito le regole! Avrebbe percorso i passi di suo padre, fatto scherzi e giocato a Quidditch. Si sarebbe divertito, per la prima volta in vita sua. Avrebbe aspettato fino a Natale per il Mantello dell’Invisibilità, ma sgattaiolare di notte non sarebbe stato un problema. Infondo conosceva tutti i passaggi segreti a memoria. Li avrebbe potuti utilizzare per andare a Hogsmeade! La Mappa del Malandrino però gli serviva per sapere la posizione delle persone all’interno del castello. Fred e George potevano aiutarlo con quello.

Sentì gli occhi pizzicargli. Fred … era una delle persone che aveva perso. Ma questa volta no. Sarebbe sopravvissuto e George sarebbe rimasto con entrambe le orecchie. Era una sua responsabilità. E lo stesso valeva per Remus, Tonks, Sirius …

Harry spalancò gli occhi. Sirius! Sarebbe potuto andare a vivere con lui! Le barriere a Privet Drive dovevano essersi annullate nel momento in cui era tornato. Infondo era diciassettenne no? E lo stesso valeva per la Traccia! Sarebbe stato un sollievo poter fare magie senza ricevere un gufo dal Ministero.

Harry aveva scoperto che la Traccia non era legata all’aspetto fisico delle persone, ma allo sviluppo mentale dell’individuo. Per questo Fred e George non erano stati in grado di oltrepassare la Linea dell’Età che aveva tracciato Silente intorno al Calice di Fuoco durante il suo quarto anno. Nonostante il loro aspetto fosse quello di un adulto, mentalmente erano ancora dei ragazzi.

E poi per quanto riguardava il Ministero, Harry conosceva Caramell e come governava. I suoi pochi pregi (tra il cui fatto che sarebbe stato facile manipolarlo) e i suoi numerosi difetti. Doveva imparare qualcosa sulla politica. Avrebbe dovuto provvedere a far cacciare Cornelius Caramell e a mettere al potere qualcun altro. Kingsley! Un piano iniziò a prendere forma nella sua mente …

Sorrise perfidamente.

Il Mondo Magico sarebbe cambiato drasticamente, perché Harry Potter stava per arrivare.

-

I giorni seguenti furono molto noiosi, almeno per Harry. I Dursley continuavano a ricevere le sue lettere per Hogwarts e lui continuava a far finta di niente, comportandosi innocentemente. Ogni giorno le lettere erano sempre di più.

Poi accadde.

Zio Vernon ebbe un esaurimento nervoso e in men che non si dica si ritrovarono tutti in una capanna sperduta in mezzo al mare.

Dudley continuava a lamentarsi perché non voleva perdersi i suoi programmi televisivi preferiti. Harry si era quasi scordato di quanto fosse petulante da piccolo. Lo preferiva di gran lunga dopo l’incidente con i Dissennatori all’inizio del suo quinto anno.

-

Era Martedì, e non un qualunque Martedì. Era quel Martedì. O almeno, lo sarebbe stato tra qualche minuto. Tra cinque minuti esatti sarebbe scoccata la mezzanotte e sarebbe stato il giorno del suo undicesimo compleanno. E Hagrid sarebbe arrivato.

Harry era per terra, al buio, e attendeva paziente. L’unico rumore era il russare di Dudley.

Iniziò a sentire rumori provenire da fuori. Sorrise. Finalmente

Tre … due … uno …

BOOM!

L’intera capanna tremò e Harry si preparò per quello che stava per accadere.

BOOM!

Dudley si svegliò di soprassalto, “Dov’è il cannone?” chiese stupidamente.

Alle loro spalle si udì uno schianto e zio Vernon piombò slittando nella stanza. In mano brandiva un fucile. “Chi va là?” gridò, “Vi avverto … sono armato!”

Ci fu una pausa, poi—

SMASHH!

La porta venne colpita con una tale forza che uscì di netto dai cardini e atterrò con uno schianto assordante sul pavimento.

E Hagrid fece il suo ingresso. Non era cambiato di una virgola dall’ultima volta in cui Harry lo aveva visto. “Che, non è potresti preparare una tazza di tè eh? Non è stato un viaggio facile … “ disse con il suo vocione.

Harry sorrise mentre gli eventi si ripetevano, ma poi cercò di mettere su un’espressione turbata. Infondo sarebbe sembrato sospetto se avesse sorriso di un mezzo gigante che entrava a forza in una capanna in mezzo al mare e terrorizzava la sua ‘famiglia’. Alla fine i Dursley si ritrovarono rannicchiati in un angolo con un fucile che più che un fucile somigliava a un pezzo di ferro.

Hagrid consegnò a Harry la sua torta di compleanno e si presentò.

“Chiamami Hagrid,” disse, “Tutti mi chiamano così. E ho il piacere di informarti che sono il Custode delle Chiavi a Hogwarts. Naturalmente, saprai tutto di Hogwarts.”

Harry annuì saccente, alzando un sopracciglio, “Naturalmente.”

Vernon divenne paonazzo, “Tu sai?!?!?” urlò sconvolto.

“Perché non dovrebbe sapere?” domandò Hagrid con voce minacciosa. Vernon indietreggiò leggermente.

“Per farla breve, non mi hanno detto niente. Mi hanno raccontato che i miei genitori sono morti in un incidente d’auto. Non mi hanno neppure consegnato la mia lettera per Hogwarts,” chiarì Harry.

Hagrid era scioccato, si voltò verso i Dursley, “Non gli avete detto NIENTE?! DURSLEY!” ruggì con il viso rosso.

Petunia squittì e lei e Dudley si rannicchiarono dietro l’uomo, il quale sembrava volersi rannicchiare dietro di loro a sua volta.

“Beh, questa è la tua lettera Harry,” grugnì il mezzo gigante porgendogliela, senza però staccare gli occhi da Vernon.

Harry la prese già sapendo cosa avrebbe trovato al suo interno, ma infondo aveva bisogno della lista dei libri.

I Dursley continuavano a guardarli terrorizzati, poi Vernon sembrò ritrovare la sua voce, “Ma come fai a … sapere? Lo abbiamo tenuto nascosto così bene!”

Harry ci mise mezzo secondo per trovare una scusa, “Trovavo strano che dei perfetti sconosciuti mi salutassero in mezzo alla strada, così ho chiesto a uno di loro di spiegarmi cosa stesse succedendo,” mentì con facilità.

Vernon sembrava oltraggiato. Hagrid soddisfatto ma allo stesso tempo arrabbiato.

Poi suo zio esplose, “IO NON INTENDO PAGARE PERCHÉ UN VECCHIO PAZZO STRAVAGANTE GLI INSEGNI QUALCHE MAGIA!” urlò.

Harry per poco non rise dell’errore che aveva commesso Vernon. Come si aspettava, Hagrid si fece avanti, “MAI,” ruggì, “INSULTARE – ALBUS –SILENTE—DAVANTI – A—ME!”

E dopo quello, Dudley si ritrovò con una nuova coda.

-

Gli eventi continuarono a ripetersi. Presto Harry si ritrovò con Hagrid diretto verso il Paiolo Magico. Entrati dentro furono subito salutati da Tom, il barista.

“Il solito, Hagrid?” chiese l’uomo.

“Non posso, Tom, sono in servizio per Hogwarts,” rispose Hagrid  dando una pacca sulla spalla di Harry.

“Buon Dio!” esclamò il barista scrutando Harry. “Questo non è … non sarà mica …?”

Nel locale cadde d’un tratto il silenzio; tutti si immobilizzarono. Harry per poco non alzò gli occhi al cielo.

“Mi venisse un colpo … “ sussurrò con un filo di voce il vecchio barista. “Ma è Harry Potter! Quale onore!”

Poco dopo, decine di persone si stavano avvicinando a lui per stringergli la mano e conoscerlo. Che strana sensazione. Hagrid, come la scorsa volta, era raggiante.

“Bentornato signor Potter, bentornato.”

“Sono Doris Crockford signore … “

“Sono così orgoglioso, signor Potter, veramente orgoglioso.”

“Ho sempre desiderato stringerle la mano … Sono così agitato!“

“Oh, signor Potter, non so dirle quanto piacere mi fa conoscerla! Mi chiamo Lux, Dedalus Lux.”

E così via. Harry strinse mani a non finire, resistendo all’impulso di correre direttamente a Diagon Alley.

Poi …

“Professor Raptor!” disse Hagrid. “Harry, il Professor Raptor sarà uno dei tuoi insegnanti a Hogwarts.”

“P-P-Potter,” balbettò Raptor afferrando la mano di Harry. Il ragazzo si chiese come facesse a toccarlo senza bruciare, prima di giungere alla conclusione che non fosse ancora posseduto da Voldemort. “N-n-non so d-d-dirle qu-quanto s-sono felice di c-c-conoscerla.”

Solo in quel momento Harry si rese conto di quanto suonasse falso. Come aveva fatto a cascarci la scorsa volta? In sua difesa poteva dire che era solo uno stupido moccioso di undici anni all’epoca, ma Silente? Come aveva fatto a non accorgersene?

“Che tipo di magia insegna lei, professor Raptor?” chiese comunque.

“D-difesa co-contro le Arti O-o-oscure,” balbettò Raptor come se avesse preferito non saperlo. “N-n-non che a lei s-serva, eh, P-P-Potter?” e rise nervosamente.

Harry sorrise impertinente, tanto valeva stare al gioco, “Naturalmente professore. Le assicuro che voglio imparare il più possibile. Non è che insegna magia oscura, eh?” chiese, poi aggiunse con un filo di voce, “Sarebbe estremamente utile.”

Per un momento l’espressione di Raptor cambiò e a Harry parse di vedere un guizzo dell’uomo che aveva visto di fronte allo specchio. Voleva dargli l’impressione di non essere un Grifondoro candido ed innocente, voleva fargli credere che era un ragazzino orfano affascinato dalla magia oscura, proprio come Tom. “B-beh, n-n-non c-credo che p-possa a-andare b-bene. La m-magia o-o-oscura è i-illegale. S-se v-vuoi s-scusarmi,” disse l’uomo alzandosi in piedi e andandosene dopo aver chinato la testa.

Diamine, pensò Harry, lui e Hagrid dovevano muoversi e andare alla Gringott prima che fosse troppo tardi.

Dopo tutti i saluti, lui e il mezzo gigante fecero il loro ingresso a Diagon Alley. Harry non riuscì a trattenere un sorriso. La via era affollata e c’era un piacevole via vai di gente. Bambini giocavano da tutte le parti e mamme e papà li rimproveravano dicendo loro di fare attenzione. Diagon Alley non era stata in quello stato da quando Voldemort era tornato. Fu con disgusto che si ricordò di come era ridotta quella via durante la sua missione per recuperare la Coppa di Tassorosso. C’erano stati Mangiamorte che sfilavano come se niente fosse, persone spaventate che si rannicchiavano negli angoli …

Si diressero verso la grande banca di marmo bianco. Questa volta prese molti più soldi dalla sua camera blindata. Meglio essere pronto per ogni evenienza … Fu con sollievo che poco dopo vide Hagridi ritirare la Pietra Filosofale dalla camera blindata numero 713.

Una volta usciti fuori all’aria aperta, Hagrid dovette tornare al Paiolo Magico, e Harry si dovette avviare verso Madama McClan per le sue vesti.

Stai calmo, stai calmo, fa del tuo meglio, ce la puoi fare, continuava a pensare. Entrato nel negozio, sul retro, come si aspettava, Harry incontrò il solo ed unico Draco Malfoy.

“Ciao,” disse, “Anche tu a Hogwarts?”

“Si,” rispose Harry.

“Mio padre, nel negozio qui accanto, mi sta comperando i libri, e mia madre sta guardando le bacchette magiche, un po’ più avanti,” continuò il biondo con voce annoiata e strascicata. Poi iniziò a parlare di come li avrebbe trascinati al negozio di scope, di come ne avrebbe portata una di straforo, di come fosse ingiusto che i primini non potessero averne una, bla bla bla …

Non fare commenti, pensò Harry. Si era anche scordato di quanto Draco fosse stato petulante e viziato da bambino. Con gli anni era diventato molto più riservato.

“Sai già in che Casa andrai a stare?” domandò il biondo con voce strascicata.

“Si,” replicò Harry, pensando con soddisfazione che la scorsa volta non aveva saputo niente e aveva fatto la figura dello sprovveduto, ma che adesso era preparato,“Penso che finirò a Grifondoro, o forse Serpeverde,” c’era ancora quella possibilità.

“Beh, io sarò un Serpeverde, la casa migliore. Chi vorrebbe essere un Grifondoro?” pronunciò la parola con disgusto.

Calma, “Beh, non tutti la pensano così. Tu perché odi tanto i Grifondoro?” chiese Harry.

Draco sembrò preso in contropiede, “Beh, mio padre –“

“Non me ne frega di cosa pensa tuo padre, io voglio sapere cosa ne pensi tu,” affermò Harry.

Il giovane Malfoy era scioccato. Nessuno gli aveva mai parlato in quel modo e nessuno gli aveva mai chiesto la sua opinione. Tutti gli parlavano solo per suo padre.

“Beh, io … mio padre dice che –“

“Senti, anche tu avrai delle tue opinioni, no? Delle idee tue. Perché non usi quelle invece di quelle di tuo padre?”

Draco boccheggiò per un secondo, prima di studiarlo attentamente, valutandolo e aggrottando le sopraciglia.

“Chi  sei?” chiese infine il Malfoy.

Harry sorrise, “Vediamo se riesci ad indovinarlo. Me lo dirai sul treno.”

In quel momento tornò la sarta magica, “Ecco fatto, mio caro.”

Harry sorrise un’ultima volta al biondo prima di uscire, lasciandosi alle spalle un pensoso Draco Malfoy.

-

Dopo aver rincontrato Hagrid, e dopo aver ricevuto Edvige, i due si diressero da Ollivander per comprare la bacchetta di Harry. Il giovane mago aveva una strana sensazione. Quell’uomo era sempre riuscito a metterlo in soggezione. Sembrava che i suoi occhi ti potessero scrutare fin dentro l’anima … Harry rabbrividì.

“Hai freddo Harry?” gli chiese Hagrid con un sorriso incoraggiante.

Harry deglutì e scosse la testa, “No, solo un po’ nervoso. Questa è la mia prima bacchetta in fondo,” mentì ancora una volta. Era sorpreso da quanto gli riuscisse facile. Ma poi, lui era sempre stato un tipo riservato ed era sempre stato costretto a mantenere molti segreti. Avrebbe dovuto sapere che era un bravo bugiardo.

I due entrarono nel negozio di bacchette. Harry si guardò intorno meravigliato. Non lo aveva visto in quello stato da molto tempo, da quando il fabbricante di bacchette era stato rapito da Voldemort.

“Buon pomeriggio,” li salutò una voce.

Ollivander gli si presentò davanti, i suoi pallidi occhi che scintillavano, “Ah, si. Mi chiedevo quando l’avrei rivista signor Potter.” Lo osservò attentamente, “Ha gli occhi di sua madre. Mi sembra che fosse soltanto ieri quando entrò qui per comprare la sua prima bacchetta. Dieci pollici e un quarto, flessibile, in salice. Eccellente per Incantesimi.”

Il fabbricante gli si avvicinò di più. Harry lo trovava inquietante come la prima volta.

“Suo padre, invece, preferiva una bacchetta in mogano. Undici pollici. Flessibile. Con un po’ più potere – eccellente per la Trasfigurazione. Ma è la bacchetta che sceglie il mago, naturalmente.”

Harry annuì. Aveva iniziato a capire come funzionavano le bacchette durante l’ultimo anno, “Naturalmente.”

Hagrid sembrava un po’ perplesso dallo scambio, ma cercò di rimanere indifferente. Anche Ollivander sembrava sorpreso.

“Beh,” iniziò l’uomo, ancora impressionato dalla risposta del ragazzo, “Dovrò prenderti le misure allora –“

“Non credo che sarà necessario,” lo interruppe Harry. All’occhiata del fabbricante si affrettò ad aggiungere, “So già qual è la mia bacchetta.”

Ollivander alzò un sopracciglio, “Pensavo che lei avesse ammesso di essere a conoscenza del fatto che è la bacchetta che sceglie il mago, non il contrario.”

Harry sorrise, prendendo il fabbricante in contropiede, “E infatti è così. La mia bacchetta mi ha già scelto.”

Hagrid, che non si intendeva di bacchette né era riuscito a seguire il discorso, decise di intervenire, “Dicci allora qual è la tua bacchetta e facciamola finita.”

Harry gli lanciò un’occhiata prima di rivolgersi a Ollivander, “Undici pollici, agrifoglio e piuma di fenice. Flessibile.”

Lo sguardo del fabbricante era impagabile. Lo shock dirò per circa un minuto, prima che l’uomo si affrettasse, eccitato, a recuperare la bacchetta.

Pochi attimi dopo, gli stava porgendo la sua vecchia bacchetta, emozionato.

Harry l’impugnò, felice di riaverla. Una sensazione di calore gli pervase il braccio, più forte dell’ultima volta. Era semplicemente così giusto impugnarla. Non aveva potuto farlo da quell’incidente a Godric’s Hollow in cui si era irreparabilmente rotta.

“Curioso … molto curioso … “ stava mormorando Ollivander. Harry non disse niente, ma si morse un labbro. Improvvisamente quello che aveva fatto gli sembrò una pessima idea. Se il fabbricante avesse detto a Silente che lui già sapeva qual’era la sua bacchetta, allora il preside avrebbe potuto insospettirsi.

“Signor Ollivander,” iniziò, “La pregherei di non informare nessuno di questa vicenda. Sarebbe alquanto inappropriato. Gradirei che restasse una cosa tra me e lei. Pensa che sia possibile?” chiese affabile.

Ollivander lo guardò per un attimo speculativamente, “Beh, dovrei informare Albus –“

“In particolare vorrei che non rivelasse una parola a Silente,” aggiunse Harry.

Il fabbricante di bacchette, seppur riluttante, annuì.

Harry sorrise, “Quanto le devo?”

-

Usciti dal negozio, Harry e Hagrid tornarono al Paiolo Magico. Sulla via del ritorno, Harry pregò il mezzo gigante di non parlare con il vecchio preside degli eventi del giorno.

“Ti prego Hagrid, è importante,” gli disse.

“Ma Silente dovrebbe essere messo a conoscenza dei fatti. Anche se non capisco cosa abbia di tanto speciale la tua bacchetta … “ replicò quello aggrottando le sopracciglia.

Harry si strinse nelle spalle. Questa volta aveva impedito al fabbricante di rivelare che la sua bacchetta era quella gemella di Voldemort, per questo Hagrid era confuso.

“Giuramelo e basta, ok? Non voglio che lo sappia, sono affari miei,” insistette il ragazzo.

Hagrid gli sorrise e annuì, “Sei determinato e testardo come i tuoi genitori. Non dirò nulla, hai la mia parola.”

Poi gli porse una busta, “Qui dentro c’è il tuo biglietto per Hogwarts. Primo settembre, King’s Cross – è tutto là dentro.”

Poco dopo, Harry si ritrovò dai Dursley.

Non era per niente impaziente di tornare a scuola, anzi, il contrario. Aveva bisogno di tempo per pianificare in modo da poter entrare in azione. Una volta arrivato a Hogwarts, con tutti gli impegni che doveva svolgere (lezioni, compiti, riallacciare vecchi – o nuovi?— rapporti …)sarebbe stato difficile trovare un modo per distruggere gli Horcrux e portare a termine la sua missione. Senza contare gli alleati che doveva farsi …

Harry sospirò.

Mondo Magico, arrivo.

-

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