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Autore: malandrina4ever    17/12/2009    36 recensioni
«Perché sono il tuo migliore amico. E se c’è qualcosa che ti pesa, allora tocca a me portarla al posto tuo.»
~ James Potter
«E lui poteva appendermi a testa in giù tutte le volte che ne aveva voglia, ma questo non sarebbe mai cambiato. Perché Lily sorrideva a me e non a lui.»
~ Severus Piton
«Potrebbe essere un complimento, lo sarebbe, se solo non fossero la voce e gli occhi di Potter. È incredibile come riesca a far suonare anche le frasi più gentili come una presa in giro, socchiudendo appena gli occhi e imprimendo quella vena beffarda in ogni parola.»
~ Lily Evans
«La vocina acuta che continua a ripetere ‘Prefetto. Dovresti essere un Prefetto’ si attutisce appena di fronte ai sorrisi entusiasti dei miei amici.»
~ Remus Lupin
«Il Grifondoro che c’è in me crede che, forse, dovrei sentirmi almeno leggermente in colpa per aver barato. Ma il Malandrino che c’è in me continua a ghignare soddisfatto.»
~ Sirius Black
«James si sta approfittando spudoratamente della nostra volontà di risollevargli il morale, noi lo sappiamo, lui sa che noi sappiamo, ma finiremo comunque a dare l’assalto alla Sala Comune dei Serpeverde, perché a volte per essere un buon amico devi semplicemente essere bravo a lanciare bombe fatte di cacca.»
~ Peter Minus
«Alla fine Sirius sa essere un fratello impeccabile. Solo non il mio.»
~ Regulus Black
---
I'm not a perfect person
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

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Ed improvvisamente non mi sento più così perfetto, perché Lily Evans sta baciando lui e non me.
Perché sarà sempre così, sarà sempre chiunque altro, piuttosto che me.
Ed è semplicemente l’ordine naturale delle cose, come sono sempre andate e sempre andranno, ma non riesco a togliermi dalla testa che è comunque tutto totalmente sbagliato.
Si fotta l’ordine naturale delle cose, dovrei essere io.
---
I've found a reason to show
A side of me you didn't know
A reason for all that I do
And the reason is you.
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Mangiamorte, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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CAPITOLO 2.

 

 

 

 

 

Mary è ancora sotto la doccia e Alice è solo un corpo indistinto e senza vita sotto le coperte, quando io mi chiudo la porta del dormitorio alle spalle.
Se non stesse dormendo, la mia migliore amica mi direbbe che sono scandalosa e ripugnante. Posso quasi sentire il suo disprezzo seguirmi da oltre le tende del baldacchino, mentre scendo le scale baldanzosa, la spilla da Prefetto perfettamente lucidata e ben in mostra sul mio petto. 
 Lo so, probabilmente dovrei sforzarmi di nascondere almeno un po’ la mia gioia di vivere, perché non si addice alla situazione: nessuno deve essere felice la mattina del primo giorno di scuola, è assodato. È una qualche regola non scritta, ma universalmente valida dai tempi dei Fondatori, così dice Alice. E Mary. E Frank. E, beh, qualunque studente si sia lasciato alle spalle un’estate meravigliosa trascorsa insieme alla propria famiglia di maghi. Non che la mia estate non sia stata gradevole. Insomma, lo è stata, il sole, il caldo afoso, i lunghi pomeriggi passati a non parlare con Petunia e ad evitare Severus...oh d’accordo, è stato un inferno, ma qualche volta con Petunia ci ho parlato. Sono sicura che mi abbia dato del mostro proprio pochi giorni prima della partenza, anche se ero molto assonnata e potrei semplicemente averlo sognato. 
 Ma la mia eccitazione per essere di nuovo ad Hogwarts ha veramente poco a che fare con mia sorella e il mio migliore...il mio ex migliore amico. Giusto. Sono passati solo pochi mesi da quel pomeriggio dopo il GUFO di Difesa e a volte devo ancora sforzarmi per non pensare a lui come a qualcuno che ha un posto nella mia vita. Devo sforzarmi per non pensare a lui e basta, dato che il suo pensiero sta cercando di intristirmi il primo giorno di scuola, ma nossignore, negativo: quest’estate mi sono allenata e se c’è qualcuno che sa come ignorare le persone, quella sono io.
Quello che davvero, davvero  mi è mancato di Hogwarts non sono gli amici, il mio baldacchino comodissimo, le scappatelle nelle cucine, l’odore di pergamena che riempie i polmoni non appena oltrepassata la soglia della biblioteca o le chiacchierate in riva al lago, ma la magia. 
 Poter di nuovo stringere la bacchetta tra le dita e sentire la magia scorrere vibrante sotto la mia pelle, questo mi è mancato come respirare.
- Ehy, Evans. Dormito bene, anche senza di me?
Quello che davvero, davvero  non mi è mancato di Hogwarts è il sorriso sornione di James Potter. 


*


Evans si è bloccata proprio in fondo alle scale e non sembra contenta di vedermi, il che è ridicolo naturalmente, perché svegliarsi e incontrare me  come prima persona è sicuramente tra i modi migliori di iniziare la giornata.
- Potter.
Il mio nome esce in un soffio dalle sue labbra e come al solito lo fa suonare come un rimprovero; non so come faccia, perché non c’è assolutamente nulla di riprovevole nel mio nome, ma è qualcosa nel modo in cui piega le labbra quando lo dice, come se essere me fosse di per sé estremamente disdicevole.
- A rapporto, - scatto in piedi e mi affianco a lei, che ha ripreso a camminare spedita verso il ritratto della Signora Grassa. La mia mano vola automaticamente ai miei capelli.
- C’è un qualche motivo logico, - Per poco non le finisco addosso, quando Evans si blocca a pochi passi dal ritratto, voltandosi verso di me. La coda rossa sferza l’aria e i suoi occhi mi inchiodano decisi. – Per cui mi stai seguendo, Potter, o ti sei semplicemente reso all’improvviso conto di che persona orribile tu sia ed ora vaghi senza meta in preda al rimorso?
La fisso corrucciato per qualche secondo, perché buona parte del mio cervello è rimasta sul cuscino caldo del mio baldacchino e prima di una certa ora fatico a decifrare quello che dice questa ragazza.
- Piano con i complimenti, Evans, sai che poi mi monto la testa, – ghigno serafico, appoggiando una mano al muro freddo accanto a noi. – E comunque ho solo pensato di accompagnarti a fare colazione, dato che ti vergogni troppo per chiedermelo tu stessa.
I suoi occhi ridicolmente verdi si assottigliano e posso quasi sentire il ronzare del suo cervello mentre si affretta a trovare una risposta abbastanza acida, ma prima che possa aprire bocca una voce ci raggiunge dalle scale che portano ai dormitori maschili. Non ho realmente bisogno di voltarmi per sapere a chi appartiene.
- Che c’è, Sirius?
La testa corvina del mio migliore amico spunta dalla cima delle scale ed Evans sospira rumorosamente, dando una veloce occhiata alla Sala Comune, praticamente vuota al momento, cosa che la spinge, in barba alla sua spilla da Prefetto, a glissare sull’attuale vestiario di Sirius, composto da un paio di boxer e un solo calzino.
- I tuoi amici hanno bisogno di te, James, – mi annuncia Sirius solenne, per quanto solenne possa essere mentre è vestito a quel modo.
-Sentito, Potter? I tuoi amici hanno bisogno di te, non farli aspettare e levati di mezzo, su - commenta immediatamente Evans, improvvisamente di buon umore. Il ritratto si richiude alle sue spalle prima che io abbia il tempo di replicare, anche se la sento borbottare qualcosa a proposito di pantaloni pubblica decenza.
- Ma bravo, - Mimo un piccolo applauso, raggiungendo il mio amico.  – Per colpa tua ora il mio sesto anno comincia con Evans che ha l’ultima parola. E quelli sono i miei calzini o sbaglio?
Non sbaglio, naturalmente. Ho questo istinto infallibile che mi porta a fare e dire sempre la cosa giusta e quelli sono indubbiamente i miei calzini, come testimonia il boccino ricamato sulla caviglia. Fanno parte della mia divisa da Quidditch ed è inammissibile che Sirius ne stia portando uno, considerata la sua incapacità ad afferrare persino la più lenta delle pluffe.
Sirius non sembra sentirsi in colpa tuttavia e mi ignora, entrando nella nostra stanza e ributtandosi a peso morto sul letto.
Io lo fisso con un sopracciglio inarcato, lievemente indispettito: non mi piace essere ignorato.
- Beh? Si può sapere che vuoi?
Voglio bene al mio migliore amico, davvero, anche se indossa i miei calzini e va in giro in mutande, ma ho il sospetto, a giudicare dalla sua espressione rilassata, che nessuno dei miei amici abbia davvero bisogno di me e che mi abbia fatto tornare su senza motivo. E questo non va bene, perché ora che riesco di nuovo a vedere il mio cuscino sento l’irrefrenabile voglia di gettarmici sopra e starci per le prossime otto ore.
Un’altra cosa che riesco a vedere è Peter, appena uscito dalla doccia e avvolto soltanto da un piccolo asciugamano rosso. Anche a lui voglio tanto bene, davvero, ma di questa visione di prima mattina ne avrei fatto volentieri a meno. Peter mezzo nudo non è nemmeno la cosa peggiore: quella è il minuscolo boccino d’oro ricamato proprio in un angolo dell’asciugamano. Mentre io mi interrogo dolorosamente sul perché nessuno in questa camera sembri in grado di usare le proprie cose, un indistinto mugolio proviene dal cuscino in cui Sirius tiene ancora affondata la testa.
- Padfoot, - sibilo glaciale, invocando la calma. - Ripetilo staccando la faccia dal cuscino.
Mi rendo conto che il tono con cui ho pronunciato quel ripetilo fa apparire il tutto come una minaccia; e me ne compiaccio, perché è una minaccia. Mentre Sirius si rigira stancamente sul letto, avverto lo sguardo fisso di Peter su di me. Anche questo è un pessimo segno, perché se mi sta guardando vuol dire che non si sta rivestendo e non credo di poter resistere ad un’altra visione della sua ciccia tremolante e bagnata.
- Non riesco a trovare la mia felpa dei Led Zeppelin, - mi informa tranquillamente Sirius, come se questo avesse una qualche importanza ora, quando sono piuttosto sicuro che le regole sulla divisa scolastica siano le stesse di sempre e non comprendano nessuna stampa di una rock band babbana. – Ma ero sicuro di averla infilata nel baule. Tu l’hai vista?
Un istante di pesante silenzio regna nella camera per un istante appunto, istante in cui io guardo Sirius con espressione omicida, Sirius guarda me con aria pacata e per fortuna nessuno guarda Peter.
Mentre mi dirigo verso il mio letto per prendere ciò che ogni bravo ragazzo che vuole uccidere il proprio migliore amico dovrebbe avere, ovvero un cuscino, possibilmente rosso in modo che il sangue si mimetizzi meglio, constato che un sottofondo musicale da film horror sarebbe molto più appropriato dello scorrere dell’acqua e del regolare sfrigolio prodotto dallo spazzolino di Remus nella stanza accanto. Spero che almeno lui non stia usando il mio spazzolino, perché quella sarebbe una colpa infinitamente più grave del semplice rovinare l’atmosfera.
Perso nei miei pensieri, non mi accorgo del cigolio del letto di Sirius, che avrebbe dovuto avvertirmi che il ragazzo non era più innocentemente accasciato sul suo giaciglio. A quel punto, conoscendolo, sarebbe stato più che scontato capire che si stava avvicinando a me, anche lui armato, con intenzioni tutt’altro che benevole. Poi dirà che è stata legittima difesa, ne sono sicuro, ma non c’è niente di più falso.
Mentre sono chinato nell’atto di prendere il cuscino, Sirius con un urlo di guerra mi attacca, da bravo Grifondoro, alle spalle, facendomi piombare sul letto a faccia in giù e rischiando di soffocarmi con il mio stesso guanciale. La mia mente nota distrattamente come questa non sia la morte eroica e gloriosa che si addice alla mia persona, mentre cerco disperatamente di staccare la faccia di almeno un millimetro dal cuscino, quel tanto che mi basterebbe per introdurre nei miei polmoni almeno una molecola di ossigeno. 
 Dopo pochi secondi, evidentemente colto da uno slancio di compassione, Sirius mi permette di voltarmi a pancia in su.
Mi rendo conto che devo avere un’espressione lievemente ebete e davvero poco gloriosa, mentre con il viso più rosso dei capelli di Evans spalanco la bocca, aspirando con un suono da vecchietta asmatica tutto l’ossigeno presente  nella stanza. Ma si tratta solo di un momento, poi la mia vergognosa debolezza viene coperta dal cuscino di Sirius, il cui vero scopo, a quanto pare, non era salvarmi dal soffocamento, ma solo potermi colpire meglio.
Fra una cuscinata e l’altra, proprio quando inizio a sperare di poter buttare Sirius giù dal letto con un colpo di reni, la consapevolezza che la fine è giunta mi colpisce come un fulmine a ciel sereno: Peter ha appena finito di infilarsi velocemente i pantaloni ed ha un’espressione eccitata in viso.
Mentre i suoi passi mastodontici fanno tremare il pavimento, lentamente anche Sirius si volta verso di lui e una smorfia di terrore gli deturpa il viso.
Peter vuole prendere parte alla battaglia.
Mentre quel vile che dovrebbe essere come un fratello per me tenta di salvarsi fuggendo dal letto, lo afferro per una spalla ed uso la forza che mi è rimasta per trattenerlo.
Se è giunta la mia ora, la affronterò a testa alta, ma ho intenzione di trascinare quanti più nemici possibile all’inferno con me. E dato che ho un solo nemico, lo devo tenere ben stretto.
Peter, con un sorriso entusiasta, si stacca dal suolo, proprio mentre la porta del bagno si apre, mostrandoci un Remus che contempla la scena con un sopracciglio inarcato.
Incrocio i suoi occhi ambrati in un ultimo drammatico saluto, mentre tutto il considerevole peso di Peter atterra violentemente su me e Sirius.
Un sospiro addolorato, probabilmente ciò che resta del mio soffio vitale, mi esce dalle labbra, mentre nella mia mente si fa strada il sospetto sconcertato che quella che indossa Remus sia proprio la felpa dei Led Zeppelin di Sirius.


*


Dovremmo essere a colazione già da diversi minuti per non fare tardi a lezione ed invece siamo ancora qui in camera.
Siamo in camera non rende a pieno l’idea della situazione, che dovrebbe davvero stupirmi più di quanto non faccia realmente.
Per la precisione, Peter sta letteralmente volando  addosso a Sirius e James, avvinghiati in maniera alquanto equivoca sul letto di quest’ultimo, entrambi con l’espressione di due condannati a morte.
È in momenti come questo che mi trovo a condividere le perplessità dell’intero corpo docenti su come io possa trovarmi bene a passare giorno e notte con questi soggetti.
Lo sguardo di James, poi, si fa particolarmente sconvolto mentre si posa sulla felpa che mi stavo provando.
Ma forse è solo perché Peter gli è appena atterrato sulla pancia. 

 

 

 

 

 

   
 
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