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Autore: Brin    21/12/2009    5 recensioni
In un mondo in cui i vampiri sono la razza dominante e l’umanità è il loro territorio di caccia, la vendetta spinge Cora verso le braccia delle stesse creature che lei e il resto degli esseri umani uccidono per difesa. Una storia di faide antiche, legami ossessivi, tradizioni sanguinarie, passioni, desideri, vendette e tormenti.
[STORIA SOSPESA!]
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In cielo non c’era neppure una nuvola. Non c’era foschia, non c’era nebbia, non c’era assolutamente nulla. Era una notte limpida, tra le più belle che Lakeisha potesse ricordare, e lei di notti ne aveva viste davvero tante.

Ma quella… Beh, quella era speciale.

Era la notte in cui Axel avrebbe realizzato quanto fosse grande l’errore che aveva commesso rifiutandola per la seconda volta.

Gli avrebbe tolto ogni cosa, a cominciare dalla pace a cui agognava così disperatamente, finché non gli sarebbe rimasto nient’altro che lei. E allora l’avrebbe accolto tra le sue braccia, avrebbe festeggiato il suo ritorno, e l’avrebbe legato a sé. Questa volta per sempre.

Quella che stava per iniziare sarebbe stata una notte di sangue e morte, e Lakeisha non poteva che gioire all’idea che non ci fossero nubi ad oscurare il cielo: la luna e le stelle sarebbero state testimoni della sua volontà, avrebbero assistito al massacro, e avrebbero raccolto e custodito la promessa che la vampira aveva fatto ad Axel, nel suo cuore.

E sarebbero state sue alleate, ora e per sempre.

 

 

 

 

11.

Attacco

 

 

 

 

Cora aveva sentito tutto: ogni parola di quella conversazione, ogni esclamazione. Tutto.

Del resto non poteva che essere altrimenti: il silenzio di quella casa dormiente era così profondo da amplificare ogni più piccolo rumore e lei, rintanata nella camera che le era stata assegnata per riposare qualche ora, non era stata capace di rimanere indifferente a quella discussione. Colpa del silenzio e del sonno leggero, principalmente.

Guardò Ice che, accanto a lei, dormiva ignaro di quello che stava succedendo nel corridoio. La sua sagoma rannicchiata sotto le coperte traspariva nella penombra, e il suo volto disteso sembrava sereno. Decise di lasciarlo dormire ancora un po’: in fin dei conti ne aveva bisogno, soprattutto dopo le notti intense e piene di emozioni che avevano trascorso.

Si guardò distrattamente attorno: dalle persiane calate filtrava qualche raggio di sole. Era mattina, o forse addirittura primo pomeriggio. Non avrebbe saputo affermarlo con sicurezza.

Quando sentì cessare le voci provenienti dal corridoio, improvvisamente ripiombato nel silenzio, decise che era il momento più propizio per andare in bagno: si mise in ascolto con attenzione, cercando di capire se Axel e Cloe se ne fossero andati. Aveva la sensazione che piombare nel bel mezzo di una loro discussione potesse imbarazzarli almeno quanto potesse mettere in difficoltà lei stessa. Rimase in silenzio per un breve momento, l’udito all’erta e pronto a cogliere il più piccolo mormorio. Ed eccolo: il rumore di una serratura. Una porta che si chiudeva.

Esattamente quello che stava aspettando.

Uscì in corridoio sicura di non trovare nessuno, ma non appena mise piede fuori dalla camera lo vide, la sua figura resa ovattata dalla penombra creata dalle tapparelle calate. Le dava le spalle e probabilmente non si era ancora accorto della sua presenza, ma Axel era a pochi metri da lei. E dal bagno.

Va bene, nessun problema. Facciamo finta di niente.

«Axel? Che ci fai in piedi?» domandò, dimostrando di possedere un’insospettabile faccia tosta. Si stupì di se stessa e del tono da stupita-ma-non-troppo che aveva utilizzato: poteva risultare addirittura credibile. «I vampiri non stanno dentro una bara durante il giorno?»

Addirittura una battuta. Ma quante ne sai, Cora?

Axel si voltò verso di lei. Non sembrava affatto sorpreso di vederla, come se si aspettasse di vedere la ragazza sbucare lì, in corridoio, in quell’esatto momento.

Sorrise alla domanda di Cora e quell’espressione calda, quasi rasserenata, le scaldò il cuore.

«Le bare sono scomode. Personalmente preferisco un letto comodo, meglio se a due piazze.» Non c’era traccia di malizia in quella puntualizzazione, e forse fu proprio il suo sorriso da canaglia gentile che lasciò Cora senza fiato. In quel frangente la penombra si rivelò essere l’alleato migliore per la ragazza: il rossore che le imporporò le guance era un indizio importante, che poteva rivelare ad Axel cose che Cora preferiva tenere per sé, e se il vampiro non se ne accorse fu solo grazie alla quasi totale assenza di ogni tipo di luce.

«Allora, vediamo…» Cora si appoggiò al muro esattamente di fronte ad Axel, il maglione sgualcito e i capelli arruffati. «… Soffri di insonnia?»

Rise. Axel rise. Una risata che le provocò brividi lungo tutto il corpo. Dio, da quando sentirlo ridere le faceva quell’effetto?

«Non dormo mai, in effetti. Non perché non ci riesco: noi vampiri non ne abbiamo bisogno.»

«E allora che cosa fate?»

«Tante cose. A me piace pensare.» Di fronte all’espressione stupita di Cora, si affrettò ad aggiungere che, in effetti, ognuno impiegava quelle ore di buio forzato come meglio credeva: c’era chi dipingeva, chi leggeva, chi amava studiare tutto quello che poteva avvicinarlo alla cultura umana. Conosceva addirittura qualcuno che discorreva filosoficamente con se stesso.

«Te l’avevo detto, ci piace la vostra cultura» concluse sorridendo e per la prima volta Cora sentì chiaramente di provare una profonda stima per gli Eraclea. Per loro, per il modo in cui vivevano, per il rispetto che essi stessi davano agli esseri umani.

E si rese conto di considerare Axel come qualcosa di più di un vampiro: lo vide per ciò che era veramente, andando oltre i canini e la pelle cinerea. Improvvisamente, prima di ogni altra cosa, agli occhi di Cora Axel era una persona.

«Sì, me lo ricordo. È stata una cosa che mi ha sorpresa, in effetti» ammise abbassando lo sguardo. Si sentì improvvisamente a disagio, in imbarazzo, e non riuscì a spiegarsi il perché. C’era qualcosa che la rendeva inquieta, qualcosa che non le permetteva di rimanere rilassata in presenza di Axel.

Probabilmente la sua imperscrutabilità, la sua imprevedibilità… Non riusciva a capire che cosa il vampiro avesse in testa. Era arrabbiato? Era preoccupato? Era distante? Qualunque cosa pensasse non si rifletteva affatto sul suo comportamento, che rimaneva sempre misurato, gentile, impeccabile.

Per Cora, Axel era anche un’incognita senza fine.

«Hai fame? Vuoi una tazza di caffè?»

Cora sorrise. In fin dei conti, che fosse una persona che confidasse o meno i propri pensieri, Axel rimaneva pur sempre una creatura dall’animo gentile e aveva la netta sensazione che questa sarebbe rimasta una di quelle cose indubitabili, come l’esistenza del sole o la dolcezza del cioccolato al latte.

Non sarebbe mai cambiato.

«Il caffè va benissimo.»

 

 

*

 

 

Il gorgoglio della moka precedette di pochi istanti l’odore del caffè, che impregnò l’aria con il suo profumo aromatico e deciso. Axel non ne aveva mai bevuto neppure un goccio, ma aveva la vaga sensazione che quella sarebbe potuta essere la sua bevanda preferita se fosse stato un essere umano qualunque.

Non gli dispiaceva affatto crogiolarsi nel profumo del caffè appena fatto: gli dava una sensazione di normalità, di umanità. E poi gli piaceva. Lo trovava un profumo decisamente buono, molto più attraente di altri aromi.

Certo, il sangue rimaneva imbattibile sia per sapore che per odore, ma Axel era un vampiro di larghe vedute, privo di pregiudizi. E trovava l’odore del caffè particolarmente piacevole.

«Ci mettete anche lo zucchero, giusto?» domandò, porgendo a Cora una tazza da latte piena fino all’orlo di caffè. La ragazza strabuzzò gli occhi, guardando Axel perplessa. Fu un’espressione buffa, che lo divertì.

«Potrebbe essere un’idea, sì. Altrimenti l’amaro potrebbe uccidermi prima di finire il caffè, e considerando che la strada è lunga…» commentò lei con un’alzata di spalle, lasciando intuire il significato sottinteso di quella frase lasciata a metà. Sorseggiò il suo caffè lentamente dopo averlo addolcito, soffiando per far stemperare il bollore. Mantenne lo sguardo basso, ben lontano dal vampiro che se ne stava appoggiato contro la credenza. Era come se non riuscisse a guardarlo, o chi lo sa: forse si rifiutava di farlo.

La sua pelle emanava un odore particolare, un profumo dolciastro che si perdeva nell’aria e si mescolava all’aroma del caffè. Era il suo sangue che ribolliva, scaldato dalla stessa eccitazione che costringeva Cora a distogliere lo sguardo da Axel. Era fin troppo consapevole della presenza del vampiro in quella stessa cucina; lo raccontava la fragranza che Axel percepiva provenire da lei.

Era come leggere un libro così velocemente da non capire più niente; come ricevere una miriade di informazioni in pochi istanti confusi. L’effetto che lui aveva su quella ragazza era sconvolgente: non perché l’avesse ammaliata –molte, troppe donne prima di Cora si erano dimostrate estremamente vulnerabili di fronte al suo fascino- ma per la testardaggine  e le contraddizioni che intravedeva in lei, nel suo profumo.

Lo desiderava, ma allo stesso tempo voleva non desiderarlo. Che fosse per paura, per orgoglio o per qualunque altro motivo, Cora era consapevole di provare desiderio verso di lui e reprimeva questo sentimento. E tutto questo incuriosiva Axel, lo attraeva come se fosse una falena intenta a volare attorno alla luce artificiale di un lampione.

Lui, che amava conoscere ogni sfaccettatura dell’animo umano, rimaneva sempre incantato di fronte a contraddizioni conflittuali come quella in cui si trovava Cora in quel momento: era espressione di un mondo che correva parallelo al suo, ma che non poteva raggiungere. E lo desiderava proprio per questo.

Axel…

Era affascinante.

«Axel…»

Sussultò, colto alla sprovvista: era immerso nei suoi pensieri al punto tale da non accorgersi di Cora, che lo stava guardando come se si aspettasse qualcosa da lui. Una reazione, una parola. Qualcosa.

Soltanto in quel momento si rese conto di essere rimasto a fissarla per qualche minuto senza dire niente.

«Stai pensando a Cloe?» nella voce di Cora c’era una punta di dispiacere, decisamente simile all’invidia. Alla gelosia. Si nascose dietro la tazza fumante e per una frazione di secondo distolse lo sguardo, prima di guardare Axel con espressione dubbiosa e colpevole.

Axel la studiò, confuso dalla sua domanda. «Cloe

«Sì. Vi ho sentiti prima. Naturalmente non era mia intenzione origliare, ma la sua camera è vicino alla mia e non riuscivo a dormire» si affrettò a specificare come se volesse discolparsi da qualche errore appena commesso.

Axel si ravvivò i capelli più volte, lasciandosi sfuggire un sospiro leggero: dunque era per questo motivo che Cora l’aveva raggiunto in corridoio. Si sedette di fronte a lei, appoggiandosi al bordo del tavolo in maniera confidenziale.

«Lei non sa di che cosa è capace Santiago. Non lo sa, ed è attratta da lui.»

Cora sorseggiò il caffè, stringendo la tazza calda tra le mani gelate dal freddo. «Se posso darti il mio parere, io invece sono convinta che Cloe si sia fatta un’idea.»

Lo guardò di sottecchi, nascosta dietro la tazza di caffè. Fu un modo di guardarlo che mise Axel in allarme: nel suo sguardo c’erano dei sottintesi, cose non dette ma lasciate abbandonate tra le righe del discorso. Cora voleva dirgli qualcosa, ma probabilmente non ne aveva il coraggio.

«Che intendi dire?»

La ragazza appoggiò la tazza sul tavolo. «Quando io e mio fratello abbiamo trovato Cloe assieme a Santiago… come dire… lui la stava mangiando. Lei aveva sangue ovunque, e Santiago la stringeva come se volesse spezzarle la schiena» raccontò, e Axel notò i solchi di espressione che si formarono sul viso della cacciatrice nel momento in cui Cora si accigliò, turbata dal suo stesso ricordo. «Non sono mai stata morsa in modo così violento, ma ti assicuro che quando Santiago mi ha azzannato la gamba ho sentito chiaramente la rabbia accecante che lo spingeva ad attaccarmi. Credo che un morso di un vampiro possa far capire molte cose, anche a Cloe

Axel rimase in silenzio, incapace di replicare. Aveva intuito che Santiago non fosse stato delicato con la mannara: gli era bastato un solo sguardo per capirlo; le condizioni in cui Cloe era ridotta quando Axel e William l’avevano trovata erano più che sufficienti per spiegarlo. Ma sentirlo raccontare da chi aveva assistito con i propri occhi a tutto questo era tutt’altra storia.

«Accidenti che sguardo scuro… Sembri il padre di Cloe

L’osservazione fu pungente al punto giusto: esattamente quello che ci voleva per strappare Axel dalla nube dei propri pensieri, ma non abbastanza da urtare la sensibilità del vampiro. Il sorrisetto ironico della ragazza fu quello che più di ogni altra cosa lo colpì: il modo in cui rideva, il modo in cui lo guardava… Erano segnali seduttivi, utilizzati per lanciare messaggi che molto spesso avevano lo stesso significato. Guardami. Mi piaci. Sono disponibile.

Era così, eppure allo stesso tempo c’era qualcosa di diverso: in ogni gesto di Cora, in ogni sguardo che gli lanciava c’era interesse, desiderio e innocenza. Era come se stesse flirtando con lui senza rendersene conto. Una contraddizione rara e affascinante che stuzzicava ulteriormente la curiosità di Axel verso quella ragazza.

«In un certo senso è come se lo fossi: ho cresciuto io Cloe» ammise accennando un sorriso. E, proprio come si aspettava, Cora rimase decisamente stupita da quella rivelazione.

«L’hai cresciuta? Quindi tu e lei non siete…» gesticolò, in evidente difficoltà. Quello che intendeva domandare era chiaro, decisamente inequivocabile. Ma Axel si ritrovò inaspettatamente schiavo di quella reazione imbarazzata, del diffuso rossore che colorava le guance di Cora, dell’improvviso e intenso odore che il suo sangue emanava. Fece finta di non capire.

«Non siamo cosa

«Non siete…» Cora cercò di battere il proprio imbarazzo e di cercare le parole giuste, ma l’ombra del dubbio le accese lo sguardo. Quando guardò Axel, i suoi occhi lo stavano rimproverando. «Mi stai prendendo in giro, vero?»

Axel si strinse nelle spalle con naturalezza. «Assolutamente no.»

«Mh…»

Non sembra molto convinta.

«Comunque… Tu e Cloe non siete intimi?» Cora riuscì finalmente a chiedere. L’istante successivo era già nascosta dietro la tazza di caffè ormai piena a metà, e mordicchiava il bordo con insistenza.

«Che intendi per intimi?» In realtà Axel aveva capito benissimo dove Cora volesse andare a parare. Solamente, non riusciva a smettere di divertirsi nel vederla in difficoltà, e non perché questo gli desse una sorta di sadico piacere. Era piuttosto un’attrazione verso ogni smorfia, verso ogni sguardo che intravedeva in Cora.

«Intimi. Se avete una relazione» rispose, sconfitta. Poi, non scorgendo alcuna collaborazione da parte di Axel, riprese. «State insieme? O è solo sesso tra trombamici? Capisci… Intimi

«Ah, intimiAxel si finse stupito e Cora lo fulminò con lo sguardo prima di mimare un sorriso che sfumava in una smorfia inacidita. Fu sufficiente per convincere Axel a tornare finalmente serio.

«Te l’ho detto, l’ho cresciuta. L’unica cosa che ho preso da lei è stato il suo sangue, perché ha scelto lei di donarmelo.»

«Caspita…»

«Vedo che ti ho lasciata senza parole» Axel ridacchiò. «Oggi torni alla scuola?»

Cora annuì. Non sembrava particolarmente entusiasta. «È dalla notte dell’incendio che non hanno notizie mie né di Ice. Devo tornare.»

«Capisco» Axel si alzò, senza distogliere lo sguardo da Cora. I suoi capelli erano un disastro, scarmigliati e aggrovigliati, e i suoi occhi erano cerchiati dalle occhiaie. A vederla così probabilmente nessuno le avrebbe dato un centesimo, eppure quella ragazza di media statura aveva un carattere da leone. E Axel non se lo sarebbe mai dimenticato.

«Penso che se Cloe sia ancora viva, lo devo soltanto a te. Grazie.»

 

 

*

 

 

Cora era accoccolata sul divano, il telecomando in mano e la televisione accesa.

Aveva preferito aspettare che Ice si svegliasse, prima di lasciare la casa di Axel e tornare a raccogliere i pezzi della propria vita per tentare di rimetterli assieme. Così, nell’attesa, era finita in salotto, sprofondata nel divano e cullata dalla penombra offerta dalle tapparelle perennemente calate.

Peccato solamente che la televisione non offrisse niente di meglio che televendite di prodotti di dubbia qualità e telegiornali in cui si sormontavano facce anonime e ordinarie. Non era nulla di speciale.

Fu sul punto di cambiare l’ennesimo canale, quando lo schermo della televisione si riempì di immagini che a Cora sembrarono familiari: erano case, alberi, strade che lei era sicura di avere già visto.

Allarmata, alzò il volume della televisione, che si riempì di pianti, sirene e voci allarmate. Poi, finalmente, lesse la scritta riportata in calce.

I VAMPIRI DICHIARANO GUERRA.

STRAGE IN CITTÀ: MASSACRATI GLI ABITANTI DELL’INTERO COMUNE.

«Come avete detto in studio, l’attacco è avvenuto durante la notte. I vampiri hanno sorpreso tutti nel sonno e pare che non ci sia nessun sopravvissuto. I cacciatori sono già stati allertati» la voce dell’inviata era acuta e spiacevole, ma in quel momento tutto passava in secondo piano di fronte all’enorme portata di quella notizia.

Poi, all’improvviso, il collegamento si interruppe e la linea tornò allo studio, dove il conduttore del telegiornale era seduto al suo posto, in compagnia di una donna che Cora non aveva mai visto e che aveva sicuramente poco in comune con le persone che lavoravano per la redazione.

Era decisamente bella, così tanto da far male. Una bellezza aggressiva, predatrice: pelle cinerea, lunghi capelli neri, labbra piene, occhi chiari, glaciali e vuoti.

Cora capì immediatamente che quella donna strizzata in un tailleur nero fosse una vampira.

«Abbiamo qui con noi un’ospite. Ci ha contattato gentilmente perché ha delle informazioni sull’attacco di questa notte» il giornalista la guardò, pieno di sorrisi e servilismo. «Quindi ora le lascio la parola, signora Lakeisha

Non appena sentì il suo nome, Cora schizzò in piedi: dunque era lei, Lakeisha. L’assassina di sua madre.

Sentì la rabbia montare dentro di lei, violenta. Chiedeva sfogo, le gridava vendetta, eppure Cora non poté far altro che rimanere lì, di fronte al televisore, e guardare la creatura che aveva ridotto a pezzi la sua vita parlare con assoluta tranquillità. Come se non fosse un’omicida.

«È vero, ho delle informazioni che ritengo siano di vitale importanza» Lakeisha guardò verso la telecamera. Non stava parlando con il giornalista: si stava rivolgendo all’intero paese. Di più, a tutto il mondo. «So chi è il responsabile del massacro di questa notte.»

Uno scoop in diretta. La notizia del giorno. Il colpo di scena. Il testimone chiave.

Non seppe dire perché, ma Cora tremò di paura. Forse fu il gelo che lesse nello sguardo di quella creatura, o piuttosto fu l’indifferenza con cui annunciò quello di cui era a conoscenza, ma Cora rimase paralizzata di fronte alla televisione, completamente persa.

«È uno della mia stessa razza. È un vampiro, esattamente come me. Ma io posso proteggervi da lui e dal suo seguito: se mi stringerete la mano, io sarò la vostra più fidata alleata contro il Mostro e contro i suoi seguaci.»

«Axel…» Cora comprese con terrore, e la gravità di quello che stava succedendo la raggelò. Disorientata, fece per correre verso la camera di Axel con l’intenzione di trascinarlo davanti alla televisione e fargli sapere. Ma Axel era già lì, fermo sulla porta del salotto, le braccia lungo i fianchi e l’espressione sconvolta di chi è stato appena pugnalato alle spalle.

«Ci può dire il nome di questo Mostro?» il giornalista non espresse alcun giudizio su ciò che la vampira aveva appena detto, ma avrebbe fatto qualunque cosa lei gli avesse ordinato, almeno a giudicare dal sorriso lezioso che le riservava.

Lakeisha guardò la telecamera.

Scacciò una ciocca di capelli, splendida come una creatura di Dio.

Traditrice come Giuda.

«Axel

 

 

 

 

 

 

 

L’angolo dell’autrice

 

 

 

Prima di cominciare a blaterare qualunque cosa, vorrei davvero dedicare questo capitolo a hinata_in_love, che voleva un po’ di Axel/Cora (cara, per il resto ci leggiamo più sotto, nello spazio commenti <3). E io accontento sempre le mie lettrici, nei limiti del possibile! *__* (e vorrei vedere, è il minimo!)

Capitolo difficile da scrivere, questo. La relazione tra Axel e Cora è un po’ complicata da delineare, soprattutto all’inizio, perché è molto delicata. Insomma, non è carnale e passionale come quella tra Santiago e Cloe, per intenderci, o almeno non per ora :P

Ma, oltre a questo, comincia anche a spiegarsi il legame che unisce Axel a Cloe (ok, lo so, a spiegarsi non molto, ma diciamo che si può dargli un nome XD).

E poi, finalmente, torna Lakeisha. Quale sarà la prossima mossa di Axel & Co?

 

Ma passiamo a voi, che mi fate sempre felice. Sì, anche a voi che inserite Slayer’s tra le storie seguite e a cui va il mio GRAZIE: CriCri88, Sybille, Ukyu93 e Luc. Siete il mio impareggiabile pubblico e siete davvero meravigliosi (sì, anche chi legge e basta. Tutti meravigliosi! <3)

 

Anche se lo scettro delle più belle (o più belli, anche se i maschietti ogni tanto spariscono) va a loro: le mie commentatrici! *__*

 

Atina: se quello è il primo pensiero che hai alla fine del capitolo, direi che l’effetto è ottimo! :D In compenso però questo capitolo è abbastanza lunghetto: 7 pagine di word. Non male direi. Spero che ti sia piaciuto e che sia risultato scorrevole come il precedente.

 

hinata_in_love: vedi? Tu chiedi e io ti do XD Comunque hai ragione, Cora è la protagonista. Però devo ammettere che mi piace anche esplorare i punti di vista di altri personaggi, in modo che anche voi lettori possiate conoscerli tutti più a fondo ;) Comunque mi ha fatto davvero piacere che tu abbia espresso il tuo parere, la trovo una cosa positiva: avere i lettori che hanno coppie preferite (o personaggi preferiti) che non coincidono, penso sia indice di un discreto lavoro da parte mia XD

 

jess: vedo che sei un’intenditrice… Brava, brava! XD (in realtà ti do ragione, penso che non resisterei neanche io se mi trovassi davanti uno come Santiago ahah :P)

 

Deb: carissima, ma che piacere rileggerti! *___* Guarda, visto che è Natale e siamo tutti più buoni, in via del tutto eccezionale ti regalo Santiago. In bocca al lupo, ne avrai bisogno XD Ti ringrazio per avermi avvisata dell’errore: mi era completamente sfuggito. Penso sia sul capitolo precedente, mo ricontrollo e correggo. E fidati, è meglio se non ricordi com’era strutturata la versione precedente, potrebbe prenderti un colpo XD

 

Anche per questa volta abbiamo finito. Vi auguro buon Natale e felice anno nuovo, visto che dubito di riuscire ad aggiornare prima. Dipende da quanta libertà mi lasceranno il ragazzo e lo studio.

E se voi voleste farmi trovare un regalo sotto l’albero, io sarei più che felice di ricevere qualche commento *___* (ahah, ci provo sempre XD)

 

Brin

 

 

 

   
 
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