*
Ilaria
Stavo
per aprire la porta quando uno sbadiglio mi colse di sorpresa.
Ero
esausta, quasi non ce la facevo a reggermi in piedi: chissà per quale miracolo ero
ancora discretamente salda sulla gambe! Quando riaprii gli occhi vidi un
ragazzino che, tutto sorridente, mi teneva aperta la porta.
-
Buongiorno-
Mi
fece con aria strafottente, sorridendo scocciato e sollevando le sopracciglia
come ad incitarmi a darmi una mossa. Entrando nel bar gli feci un cenno per
scusarmi di avergli sbadigliato in faccia e lui se ne andò ridacchiando
apertamente. Come gli avrei mollato un bel ceffone su quel faccino che si
ritrovava!
Cercai
con lo sguardo Veronica e la vidi ad un tavolo in fondo alla sala, vicino alla
finestra. Mi tolsi la giacca, confortata dal calduccio all’interno del
locale. Presi posto di fronte a lei: leggeva una rivista bevendo cioccolata
calda. Non alzò lo sguardo su di me nemmeno quando mi fui seduta, perciò mi
rivolsi a lei con voce acida:
-
‘Giorno anche a te, Vero-
Riuscii
a dire solo questo perché poco dopo stavo sbadigliando di nuovo, riuscendo a
mala pena a coprirmi la bocca con la mano. Veronica mosse le dita come a dirmi
di aspettare, io mi allungai sul tavolo curiosa di vedere cosa stesse leggendo
di tanto accattivante: Gossip. C’era da aspettarselo.
Avevo
sempre odiato il gossip: esplicito esempio di come per tutti la privacy fosse
un puro e semplice optional. Tirai fuori dalla borsa il libro che dovevo
finire: Identità al buio, di Coben. Un giallo a dir poco affascinante, che
avrebbe potuto conquistare anche Vero… oh, per favore, che battuta avevo
fatto!
Scoppiai
a ridere, attirando su di me l’attenzione di quelli seduti ai tavoli
vicini, ma non avevo saputo resistere: l’immagine di Vero con un libro in
mano era a dir poco esilarante. Veronica
era la mia migliore amica ma se avessi dovuto spiegare a qualcuno come fosse
possibile, non avrei saputo farlo.
Eravamo
completamente opposte: lei bionda, alta, occhi blu, avrebbe potuto fare
l’indossatrice; io bruna, sicuramente meno alta di lei, occhi nocciola ma
non era solo l’aspetto fisico a differenziarci. Ci conoscevamo ormai da
più di dieci anni, e potevamo tranquillamente affermare di sapere tutto
l’una dell’altra: i pregi, i difetti, le manie, tutto. Se io ero riservata, sensibile,
costantemente indecisa, silenziosa, lei era esattamente complementare a me.
Gli
opposti si attraggono, no? Lo dicono tutti, e prima o poi si viene a scoprire
che non vale tanto per ragazzo e ragazza, ma fra amiche invece sì, può
funzionare. Potrebbe sembrare assurdo dire che non abbiamo niente in comune ma
forse ad unirci erano proprio tutte le nostre diversità. Ogni qual volta dovevo
farle un regalo, le compravo una cosa che a
me non sarebbe mai piaciuta: un vestito che non avrei mai indossato, una
borsa inguardabile… se era orribile, era perfetta per Vero. E lo stesso
faceva lei. Un’amicizia anomala la nostra, irregolare e ineguagliabile.
Fantastica nella sua irrealtà. Eccezionale nella sua unicità.
Sorseggiai
la sua cioccolata calda e in quel momento Vero chiuse con un gesto deciso il
giornale che aveva davanti. Mi guardò con gli occhi sgranati dalla sorpresa:
-
Non ci crederai mai! L’ultimo scoop di Hollywood è che…-
Forse
notò il mio scarso interesse perché lasciò cadere il discorso e sospirando
disse:
-
E va bene. Se non vuoi che mi faccia gli affari degli altri mi farò quelli
tuoi! Si può sapere ieri sera che hai combinato?-
Quasi
mi andò di traverso la cioccolata. La guardai con fare innocente e risposi, il
più candidamente possibile:
-
Io? Niente! Te l’ho detto che rimanevo a casa-
Veronica
fece una risata e con aria di chi la sapeva lunga ribattè, sicura:
-
Tesoro, non hai mai saputo mentire, credevo lo sapessi. Ti conosco troppo bene:
qualcosa hai fatto…-
Lasciò
la frase incompleta ed iniziò a studiarmi con attenzione. Si sporse verso di me
per guardarmi meglio in faccia. Poi sorrise, colta da un’illuminazione
improvvisa e mormorò a voce bassa e decisa:
-
Sei uscita-
Involontariamente,
come a farmi beffe di quel poco di intelligenza che mi illudevo di avere,
arrossii: prova a dir poco schiacciante della mia colpevolezza. Veronica sbattè
la mano sul tavolo, con fare vittorioso:
-
Lo sapevo! E con un ragazzo anche!-
Feci
per negare ma niente da fare, aveva già capito tutto.
-
O mio Dio! Chi è? Dimmelo! Devi dirmelo, Lari!-
Sentendo
quel soprannome l’imbarazzo cedette il posto al risentimento. Non mi piaceva
quel nomignolo, o almeno non mi piaceva più e lei lo sapeva. L’aveva
fatto apposta, per provocarmi.
-
Non c’è nessun ragazzo Vero!-
-
Oh, sì che c’è. E devi farmelo conoscere assolutamente! Mi dici chi è?
Per favore-
Quelle
parole. Dio, quand’era stata l’ultima volta che avevo sentito
quelle stesse identiche parole?...
Ero a casa di Vero, ci stavamo
preparando per uscire: la sua camera sembrava un salone di bellezza.
Lei era seduta davanti allo specchio e
si stava truccando, io mi ero accomodata per terra, di fronte
all’armadio, e da buoni venti minuti stavo pensando a cosa potessi
mettermi. Mi ero quasi decisa a chiedere un consiglio a Veronica, quando lei
prese un bel respiro e parlò:
- Perché non me lo dici?-
Continuai a guardare all’interno
di quell’armadio a dir poco immenso e senza girarmi le chiesi a cosa
alludesse. Lei sospirò e continuò:
- Con chi esci. E’ questo che voglio sapere! Perché non me
lo dici?-
Rimasi un attimo interdetta: lo sapeva?
Oddio! E che avrei dovuto dirle?
- Non esco con…-
Non mi lasciò concludere:
- Oh, per favore! A chi vuoi darla a
bere? Da più di una settimana non ti trovo a casa e sei continuamente
distratta. Sorridi sempre poi e ogni tanto scoppi a ridere senza motivo.
Tesoro, è lampante che ti vedi con qualcuno. E ne sono felice, davvero tanto.
Ma ci terrei a sapere chi è! Prendila come pura curiosità-
Tentennai un po’, perché avrei
dovuto continuare a nasconderglielo? Mi decisi:
- Lui… lui è D.-
Veronica si stava mettendo il rossetto,
lo capii dallo schiocco che ebbero le sue labbra. Mi girai leggermente verso di
lei e incontrai il suo sguardo nello specchio:
- D.?-
Mi chiese inarcando le sopracciglia.
Annuii e tornai a frugare con gli occhi nella catasta di panni sopra di me.
Veronica sbuffò, contrariata: iniziava a perdere la pazienza:
- D.! D. e poi?-
Sorrisi ignorando il suo nervosismo:
- D. è come lo chiamo io-
Non potevo vederla, ma conoscendola,
avrei giurato che avesse alzato gli occhi al cielo:
- Va bene, tesoro, tu lo chiami D. ma ce
lo dovrà pur avere un nome completo, no?-
Ridacchiai e a voce bassa le risposi:
- Sì: si chiama Davide-
Assaporai come il suo nome suonasse bene
detto ad alta voce, stavo certamente dando i numeri. Veronica era passata al
fard e sorrise maliziosa della mia espressione felice.
- Davide, va bene. Davide e poi?-
Ah, ma quanto era insistente! Mi alzai
in piedi, con le gambe doloranti e mi sedetti sul letto, alle spalle di
Veronica, in modo da poterla guardare riflessa nello specchio:
- Davide D’Amico-
A Veronica cadde la matita dalle mani.
Rimase pietrificata per qualche istante e poi con gli occhi spalancati si voltò
verso di me.
- … Scherzi? D’Amico… Davide D’Amico?!-
Mi chiese con voce farfugliante. Annuii
senza capire il motivo di tanta sorpresa:
- Che c’è?-
Lei mi guardò come se fossi una
degenerata:
- Non posso crederci! Ma come? Tu? Tu
non hai idea! Lui! E’ il secondo, lo sai?-
Non riuscivo a seguirla. Ma di che stava
parlando? Lo conosceva? Poi afferrai qualcosa:
- Il secondo? Vuoi dire che hai ancora
la lista?-
Lei annuì come se fosse una cosa ovvia.
Non sentivo parlare di quella lista da quasi due anni: Veronica aveva elencato
in ordine di preferenza i ragazzi per cui avrebbe fatto qualunque, dico
qualunque cosa, pur di starci insieme. E Davide era il secondo?
- Chi è il primo?-
Chiesi improvvisamente curiosa. Lei
sorrise ammiccante:
- Il principe William. Ma solo
perché è di discendenza reale-
Rispose con naturalezza. Qualcosa non
quadrava:
- E come conosci Davide?-
Chiesi ancora tentando di venire a capo
di qualcosa. Lei scosse la testa, stava parlando con un’ignorante.
- Tesoro, il tuo Davide, D. come lo
chiami tu. D’Amico il magnifico, per tutti i comuni mortali, è a dir poco
internazionale! Dio mio, la tua ignoranza rasenta la disinformazione completa.
Ma dove vivi? Come diamine è possibile che non ti è mai capitato di vedere la
foto del tuo D. su un qualunque giornale? Non sto dicendo su una rivista di
gossip, sia chiaro. Su un giornale! E’ ovunque! Sai… sai che è il
figlio di Carlo D’Amico? Il magnate…-
- Sì, sì, lo so che ha i soldi-
Dissi, impaziente e nervosa, ignorando i
gesti di Veronica che indicavano come di soldi fosse ricoperto ben oltre la
testa.
- Quello che voglio sapere è perché mai
è anche sulle riviste di gossip-
Aggiunsi inviperita, Veronica avvicinò
lo sgabello al letto. C’era bisogno di parlare in confidenza? Prima di
riprendere il discorso prese un bel respiro:
- Hai una vaga idea di quanto sia
ambito? Esistono forum su Internet in cui si raccontano…-
Mi lasciai andare all’indietro sul
materasso:
- Veronica! Non mi interessa questo!
Arriva al punto!-
Lei venne a sdraiarsi di fianco a me.
Era una cosa tanto grave?
- E’ stato con molte ragazze,
sai?-
Feci spallucce, e continuando a fissare
il poster dei Finley sul soffitto sbuffai:
- E allora?-
Lei rise, una risata che odiavo: la
risata di quando aveva qualcosa da dire ma non era sicura di volerla dire. La
incitai a proseguire:
- Vuoi qualche esempio: bè, tanto per cominciare
mezza popolazione femminile di qui, e poi tanto per dirne una Marianna
Esposito-
No. Non era possibile. Forse stava
scherzando.
Mi girai a guardarla negli occhi e mi si
fermò il respiro dalla sorpresa: stava dicendo la verità. Marianna? Marianna
Esposito?! La modella? La super modella! Come? Perché mai a Marianna Esposito
sarebbe dovuto interessare il mio D.? Forse era il contrario. Ma che stavo
dicendo? Era una catastrofe comunque!
Mi sentii come se mi avessero appena
malmenata di brutto. Veronica mi guardava apprensiva:
- Ila? Riprenditi, dai. Non intendevo
insinuare niente, ti stavo solo informando di cose che sanno tutti a parte te,
a quanto pare. Sta con te ora? State uscendo insieme, no? Questo è
l’importante. Che fa se è stato con barbie come Marianna o…-
Mi alzai e mi avvicinai alla finestra,
non volevo avere alte notizie. Veronica lo intuì e non continuò. Non avevo
alcuna ragione di essere gelosa. E infatti non lo ero. Ero solo…
sconfortata, con un’autostima che era scesa paurosamente sotto zero. Il
cellulare mi iniziò a vibrare in tasca. Lo tirai fuori e guardai il numero sul
display: era lui. Lo lasciai squillare per altri cinque minuti, guardando le
macchine che passavano veloci per la strada. Alla fine risposi, prima che
potessi cambiare ancora idea.
- Piccola! Stavo cominciando a
preoccuparmi. Tutto bene?-
Aveva una voce bellissima, come riusciva
a far sembrare un poema anche le frasi più banali?
- Piccola, ci sei?-
Mi chiese con un accenno di
inquietudine.
- Sì. Tutto bene-
Persino io sentii la mia voce atona.
Davide rimase qualche attimo in silenzio, poi con voce indagatrice mi chiese:
- Sei a casa di Veronica?-
Risposi con un flebile sì. A che stava
pensando?
- E le hai raccontato di me?-
Si stava avvicinando alla verità…
di già? Con un sommesso mormorio asserii ancora. Lo sentii sospirare e poi con
voce realmente preoccupata:
- Che ti ha detto? Qualcosa su di me,
vero? Piccola, da come me la hai descritta, Veronica è la personificazione dei
paparazzi più sfegatati. Non credere a tutto quello che…-
Si stava arrampicando sugli specchi. Mi
voltai per dare uno sguardo a Veronica, ancora sul letto, che fingeva di non
ascoltare. Capì al volo e uscì dalla stanza.
- D. mi ha detto solo cose vere-
Lui non parlò, come se stesse cercando
di capire a cosa alludessi. Decisi di aiutarlo:
- E’ vero che sei stato con
Marianna Esposito?-
Davide iniziò a ridere. Era di nuovo
sicuro di sé:
- Sì sono stato con Marianna, e allora?
Qual è il problema? Sei gelosa Lari?-
Pronunciò il mio nome con
un’amabilità sufficiente a sminuire la brutalità delle domande
precedenti.
Ci pensai: non ero gelosa.
- No, D. non sono gelosa. Il punto
è… perché stai con me? Perché domani sera non vai ad un bel ricevimento
con Miss Esposito invece che a mangiare una pizza con me? Perché non stai con
lei? Faresti sicuramente un figurone sulle copertine dei giornali, abbracciato
a uno schianto come lei! Con me invece? Non sono neanche in grado di camminare
decentemente sui tacchi! E…-
Non mi fece proseguire.
- Lari. Che ti prende? Ora i tacchi cosa
c’entrano? Non mi interessa Marianna, mi interessi tu. E’ con te
che voglio uscire domani. E se proprio devo apparire sui giornali voglio
assolutamente che al mio fianco ci sia tu. Nessun altro. Piccola? …-
-Ilaria?
Terra chiama Ilaria, Ilaria rispondi-
Veronica
mi fissava, divertita ed al tempo stesso impaziente:
-
Oh, sei di nuovo qui fra noi! Me lo dici con chi eri ieri?-
Involontariamente
sbadigliai, per l’ennesima volta. Veronica scosse la testa, irritata:
- Ma
che ora hai fatto? Immagino che stamattina sei arrivata in ritardo per colpa di
Mirko-
Disse
lei con aria saputa. La guardai interrogativa:
-
Che c’entra Mirko?-
Veronica
sgranò gli occhi:
-
Non ti ha fatto una ramanzina perché hai fatto le ore piccole?-
Negai
con un sorriso indispettito:
-
No, non mi ha detto nulla-
Dicendo
quelle parole mi capitò di ripensare alla conversazione che avevamo avuto in
cucina: in effetti era stata un po’ strana. Io vabbè, non volevo dirgli
con chi ero stata, ma lui era stato troppo accomodante! Come avevo fatto a non
accorgermene? Veronica mi distrasse improvvisamente con un calcio. Tornai a
fissarla arrabbiata:
-
Ma che ti prende?!-
Lei
si accigliò e ribattè:
-
La vuoi smettere di “assentarti” mentre parli con me? E un
po’ di attenzione, per cortesia! Che cavolo ancora non mi hai detto chi è
lui!-
Sorrisi
divertita dal suo comportamento:
-
Va bene. Sono stata al bar I Sette Re. Mi aveva invitata un ragazzo che mi ha
impedito di finire spiaccicata sotto una macchina. Filippo. Veramente
preferisce Fil. E… oddio! Non so il suo cognome!...-
Veronica
mi guardava a bocca aperta:
-
Frena, frena. Rallenta! Allora sei stata ai Sette Re con uno che ti ha salvato
la vita e di cui non sai nemmeno il cognome?! Ho capito bene?-
Annuii
ignorando che Vero davanti a me fosse sconvolta. Era possibile che non gli
avessi chiesto il cognome? Sì! Che mi importava in fondo del suo cognome?!
Ripresi il discorso:
-
Comunque canta, lo sai? Non me lo aspettavo proprio. E’ il cantante di un
gruppo: i Bars o qualcosa del genere-
Veronica
impallidì. Mi guardò con gli occhi sgranati.
-
Intendevi i Barrers?-
Ecco
com’era!
-
Sì brava! C’ero quasi, dai. Barrers, sì-
Veronica
si coprì la bocca con la mano e appoggiò il gomito sul tavolo. Poi spostò la
mano sulla fronte:
-
Hai detto che si chiama Filippo, vero? E che è il cantante dei Barrers…
allora ti posso dire che ieri sei uscita con Filippo Molcovich-
Pronunciò
queste parole con voce impersonale. Dopo qualche istante riprese colore sulle
guance e le si illuminarono gli occhi.
-
E’ incredibile sai? Come è possibile che tutti i personaggi più
conosciuti, siano irrazionalmente attratti da te? La ragazza più disinformata
esistente! Ma dico! E prima tu sai chi. Ora Fil! Filippo Molcovich! Io…
io non riesco a concepire come sia possibile, ti giuro-
La
guardai insofferente. Non stava esagerando? Ero stata anche con tanti comuni
mortali, in fondo. E poi Fil che c’entrava? Era solo un cantante da bar,
no? E allora ci fu l’illuminazione:
- Perché
anche Fil sarebbe conosciuto? E’ bravo a cantare, ma…-
Veronica
si piegò sul tavolo, coprendo il viso sul braccio. Non andava bene così:
-
Vero? C’è qualcosa che non so? Se è sempre è solo gossip, io non…-
A
fermarmi fu la vibrazione del cellulare: non conoscevo il numero. Risposi lo
stesso:
-
Pronto?-
Sentii
una voce morbida, la stessa che stamattina mi aveva augurato la buona notte:
-
Ciao. Ti ricordi chi sono?-
Sorrisi,
quasi senza rendermene conto:
-
Sì, vagamente. Ippo se non sbaglio, vero?-
Lo
sentii ridere dall’altra parte:
-
Sì proprio io. Disturbo?-
Evitai
gli occhi di Veronica e guardando il rigo del libro su cui ero ferma da più di
tre quarti d’ora risposi:
-
No, certo che no. Facevo colazione. E senti, non vorrei sembrare troppo
indiscreta, ma il mio numero come l’hai avuto?-
Fil
ridacchiò:
-
Ho i miei contatti… quindi fai colazione? E non è che allora posso
offrirti il pranzo?-
Mi
chiese con voce decisa e speranzosa. Tentennai: pranzavo con Veronica. Era
troppo prematuro farli conoscere. Veronica come suo solito intuì qualcosa:
-
Ti ha invitata a pranzo?-
Non
diedi cenno di rispondere e lei mi strappò il cellulare di mano:
-
Pronto? Veronica. Sì veniamo volto volentieri. Ci vediamo lì. Ciao-
Attaccò
dopo pochi istanti e mi guardò con gli occhi che luccicavano
dall’eccitazione:
-
Sai Ila? Non potrei vivere senza di te: la vita sarebbe troppo noiosa!-
*