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Autore: Paloma    23/12/2009    2 recensioni
Draco/Nuovo Personaggio (Isobel Victoria Lovett)
"Io e l'amore non siamo compatibili, perché io e Draco lo siamo di più."
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 1
Mira
 
 
“E’ in ritardo, signorina Lovett” sentenziò acido ma non troppo, Severus Piton.
“Strano credevo di essere in anticipo” ribattei sorridendo.
Piton mi guardò per qualche minuto, riflettendo, sicuramente, se togliermi o meno dei punti per la mia insolenza. Alla fine decise di tollerare per il bene della sua casa e per avere la soddisfazione di sorridere compiaciuto alla professoressa McGranitt durante la coppa di fine anno. Stesso motivo per il quale non era stato troppo duro nel farmi notare la mia leggera mancanza d’orario.
“Prenda posto.”
Come se davvero stessi aspettando che me lo ordinasse. Odiavo arrivare in ritardo. Era una delle cose che più mi irritavano in una persona e se ero io a farlo mi irritava ancora di più.
Mi sedetti al primo banco, vuoto come di consueto e voltai la testa verso Piton che sbraitava contro Neville perché non aveva ancora acceso il fuoco del suo calderone. Sorrisi divertita nel vedere che il ragazzo era diventato paonazzo dalla vergogna e dalla paura nel ritrovarsi il naso adunco di Piton a pochi centimetri dal viso. Deglutì cercando di riprendere ossigeno e tornare di un colore normale, solo quando ormai l’insegnate era distanza di sicurezza.
Nessuno, a parte me e  la Granger, vedeva in quelle scenette divertenti l’espediente per accaparrarsi gli ingredienti migliori dalla dispensa. Purtroppo quella mattina cause di forza maggiore mi avevano impedito di arrivare in orario e quindi nella dispensa trovai poco e niente.
Ad un tratto la porta del sotterraneo si aprì nuovamente: Theodore Nott cercò di entrare, tenendo con entrambe le mani la pesante borsa dei libri e spingendo la porta con un piede.
“Buongiorno, signor Nott. Vedo che stamattina arrivare in orario è un optional per voi Serpeverde “ disse con sarcasmo Piton.
“Chiedo scusa” rispose quello a fatica ancora indaffarato con la borsa.
“Vuole un invito scritto? Avanti si sieda” sospirò esasperato il professore.
Nott cercò il mio sguardo ma io ero ben decisa a non dargli nessun pretesto per avere qualche minimo contatto con me dopo l’episodio di quella stessa mattina.
Andavamo a letto insieme, e grazie tante, ma soffocarmi non era una clausola del contratto. Dovevo ammetterlo: sarei arrivata in ritardo tutte le mattine se questo mi avesse consentito di sfogare la mia rabbia su di lui come poco prima, ma purtroppo Piton non sarebbe stato sempre così clemente, e poi l’ho già detto odio le persone che non rispettano gli orari.
Mentre riducevo in poltiglia una radice dall’aspetto tutt’altro che invitante, la Granger, facendo finta di prendere qualche altro ingrediente, mi passò davanti sbirciando il mio calderone, convinta che non me ne accorgessi.
La pozione avrebbe dovuto essere di tonalità verde e così era, infatti. Sorpresa nel constatare che nonostante il ritardo ero comunque al passo con gli altri e soprattutto con lei, la ragazza ritornò in fretta nel suo banco in fondo all’aula con un’espressione talmente indignata che non mi sarei stupita affatto, se all’improvviso avesse preso un bel colorito violaceo.
Sorrisi divertita, e questo bastò agli occhi indagatori di Nott per cercare nuovamente di attirare la mia attenzione.
Continuai come se nulla fosse a mescolare la pozione, ignorandolo.
Avevo caldo, e quel buco di classe non mi aiutava di certo. Cercai di prendere un lungo respiro ma così non ottenni altro che un’ulteriore vampata di calore, che mi fece sudare maggiormente. Sentì la camicetta della divisa bagnata e attaccata alla schiena come una seconda pelle.
Che cazzo era già Ottobre! Come era possibile che facesse così caldo?
Non dovetti aspettare molto di trovare la risposta. Neville aveva alzato troppo il livello del fuoco e la stanza si era trasformata in un’autentica sauna.
Mi sventolai con le pergamene degli appunti, cercando con lo sguardo Piton che sicuramente fra poco si sarebbe accorto che qualcosa non andava.
“Paciock!” strillò appunto quello, correndo verso il suo banco. “Sei un emerito idiota! Abbassa quel fuoco! Vuoi forse ammazzarci tutti?!”
“No… pro-professor Pi-Piton…mi scusi” mormorò rosso in viso.
L’intera classe, me compresa, scoppiò a ridere.
“Silenzio!” intimò Piton rivolgendoci uno sguardo inceneritore.
 
La mattinata terminò dopo un’ora di Storia della magia e Trasfigurazione, e sfinita mi accasciai finalmente al tavolo per il pranzo. La mia faccia sciupata rispecchiava quella di molti altri seduti alle tavolate. Pranzammo tutti in silenzio; tutti tranne quell’idiota di Malfoy, ma che nonostante cercasse di divertirsi lanciando palline di carta al tavolo dei Corvonero, aveva comunque anch’egli un’aria stanca. Notai anche con una certa soddisfazione che Nott aveva smesso di starmi attorno e che adesso se ne stava acquattato in un angolo della panca, giocherellando con il cibo e sussultando irritato ogni volta che Malfoy, che era seduto vicino a lui, si alzava di scatto per prendere meglio la mira con le sue maledette palline di carta.
Quando una finì accidentalmente nel mio piatto, il silenzio che aleggiava nell’aria si addensò maggiormente e alcune teste Serpeverde si voltarono nella mia direzione, postando poi gli occhi da me a Malfoy, come se stessero seguendo una Pluffa andare e venire da un Cacciatore all’altro.
Posai con calma la forchetta vicino al piatto e alzai lo sguardo verso Draco, che si era fermato ancora con la mano a mezz’aria, un ghigno stampato sulle labbra, e se ne stava immobile aspettando contento un putiferio.
Sorrisi, piegando appena la testa di lato. Poi mi alzai in ginocchio sulla panca, misi un piede sul tavolo e ci salì sopra, percorrendolo sino a ritrovarmi di fronte a Nott e a pochi centimetri dal biondino. Scesi delicatamente con un saltello, aiutata da Theo, che con espressione neutra mi prese per mano a mi portò via. Non mi accorsi del silenzio che si era espanso in tutta la Sala Grande e non sentì il rimprovero di qualche insegnante, che si era reso conto di quello che avevo fatto solo quando ormai ero già oltre il grande portone.
Camminammo sempre tenendoci mano per mano sino a quando arrivammo al bagno dei maschi. Lì Nott si fermò e dopo aver sigillato la porta con un incantesimo mi strinse forte, mentre io iniziai a tremare tra le sue braccia e a sembrare in preda alle convulsioni. Dovette scivolare sul muro alle sue spalle e sedersi per terra per tenermi in grembo. Teneva la testa alzata guardando altrove, ma intanto le sue braccia non avevano messo di stringermi.
Io non piangevo, non lo facevo mai in quei casi, semplicemente mi limitavo a dibattermi addosso a lui e ha stringere i denti così forte da procurami mal di testa.
Quando finalmente la crisi passò e Nott si accorse che stavo rannicchiata contro il suo petto senza muovermi, mi baciò la fronte e si alzò, trascinandomi con sé.
“Tutto bene?” mi chiese dopo qualche istante.
Puntualmente mi chiedeva sempre come stessi dopo quegli episodi e io puntualmente non rispondevo.
“Mi dispiace per stamattina” mi scusai.
“Non importa” rispose sorridendomi. “Vuoi saltare le lezioni del pomeriggio?” mi domandò poi.
“No.”
 
“Si rende conto di ciò che ha fatto, signorina Lovett?”
“Sì, professor Piton. “
“E le sembra un comportamento adeguato?”
“No di certo.”
La mia calma lo infastidiva. Mentre la sua ira mi divertiva parecchio. Infondo avevo solo fatto una passeggiatina sul tavolo. Che male c’era?
“Mi spiegherebbe allora il motivo di questa sua… come possiamo chiamarla, avventura?”
“Credo che definirla avventura sia un pò troppo megalomane, signore. Diciamo pure che si è trattato semplicemente di un gesto, ecco… un tantino eccentrico. “
“Salire in piedi sulla la tavolata della sua casa durante il pranzo, le è sembrato un tantino eccentrico?” mi domandò Piton sarcastico, trattenendo a stento la collera.
Sospirai. Quell’uomo non aveva il benché minimo senso dell’umorismo.
“D’accordo, mi dispiace, non lo farò più” snocciolai senza convinzione.
“Non sarà questo a scagionarla.”
“Non voglio essere scagionata. Mi dia la punizione che merito: sono in ritardo per la cena.”
“Verrà informata al più presto. Può andare, signorina” ribattè rosso in viso.
 
“Che voleva Piton?” mi chiese Nott quando mi sedetti di fronte a lui sulla panca.
Feci spallucce e presi la sua coppa di gelato.
“Era mia” protestò.
Era tua” gli risposi noncurante mentre succhiavo il cucchiaino.
“Ho bisogno di dolcezza” spiegai poi.
Nott si fermò con la forchetta davanti alla bocca, mi lanciò una breve occhiata e ciò bastò a capirci.
Scesi dalla panca girando su me stessa, e camminammo parallelamente verso l’uscita, sino a trovarci vicini al grande portone; lo oltrepassammo e ci rifugiammo nel nostro luogo segreto, un po’ come la casetta sull’albero, solo che in quel caso si trattava della torre di Astronomia.
“Un giorno di questi ci beccheranno…” sussurrai sulle sulla labbra, mentre mi spingeva contro il muro.
 
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I personaggi (a parte la famiglia Lovett) non mi appartengono. Sono legati alla creazione di J. K. Rowling.  
  
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