Beh, cosa vi avevo promesso?
Eccomi qui per augurare Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti!!!
Un saluto particolare, ovviamente, va alla carissima TERRY, che mi scrive sempre delle recensioni
bellissime e molto, ma davvero molto
professionali! Grazie Terry, sei il mio personale “grillo parlante”, quello che dici è sempre perfettamente
vero! Cercherò di non mettere troppi
elementi e divagazioni, o perderò di vista la vera trama!
Non preoccuparti, mia
affezionata, seguirò i tuoi
affettuosissimi consigli! Ti faccio
tanti auguri di un Buon Natale, e che queste feste ti portino
tutto quanto tu hai desiderato, insieme ad un mio grandissimo bacione!
Ovviamente gli auguri, come sopra,
sono estesi a tutti i miei lettori,
anche se non si sono fatti sentire.
Un bacio immenso, un augurio affettuoso, e a risentirci presto! (Magari dopo le
feste…)
Bacionissimi e… come sempre, buona lettura!
Milady
………………………………………………………………
Ali diFata
Racconto
a puntate
di
Mil@dy
*** Capitolo XXV I ***
*** Una sorpresa… per
Natale ***
Eravamo oramai vicini al Natale… il periodo che più di
altri temevo…
Seduto al tavolo dei Serpeverde
quella mattina osservavo il cielo dal colore
latteo con le nubi candide che vi
turbinavano mosse da venti invisibili; sarebbe nevicato a breve, avrei potuto scommetterci…
La vista di quella volta un po’ strana e triste,
mi condusse in fretta dentro ricordi
e pensieri che rifuggivo più d’altri, ma che sempre iniziavano ad
assediarmi, guarda caso, proprio in concomitanza delle imminenti feste
natalizie…
Il bisogno ossessivo di apparire felici… tutto che doveva essere perfetto; il viso,
il sorriso, gli abiti che s’indossavano, i modi ricercati e falsi, i saluti convenzionali e fasulli… mentre dentro di me un pensiero gridava a gran voce la voglia di gettare in faccia a tutti la spiazzante verità… che avrebbe
inorridito mia madre ed imbestialito mio padre…
Il cenone della Vigilia… rigida etichetta e noiosa conversazione con
persone che a malapena conoscevo; l’opulenza ostentata nel pranzo del giorno
di Natale… regali inutili e inopportuni
sotto l’albero gigantesco addobbato con maniacale perfezione, fino all’ultima pallina, fino all’ultima ghirlanda argentata… mentre a me sarebbe bastato un piccolo abete
sintetico che celava, gelosamente
custoditi sotto le sue spoglie fronde… veri
regali, pensati e comprati con criterio,
amore…e fantasia…
E per finire l’amorevole
quadretto, quello che più ogni altra
cosa non riuscivo a comprendere né a digerire…
Malgrado tutti quei
party dall’aria esclusiva ed inaccessibile, allestiti con dovizia di particolari a Malfoy
Manor; tutte quelle persone che
riempivano fino all’ultima delle stanze degli ospiti, gli
elfi domestici che trotterellavano senza sosta dalla cucina alle stanze da
pranzo, trasportando affannati piatti di leccornie sempre più deliziose; i personaggi importanti del Ministero della
Magia… le streghe famose e bellissime… beh,
io… avrei scelto di restare, almeno
in un’occasione, semplicemente a parlare
un po’ con mia madre…
Noi due, da soli.
Solo per farci
inutile conversazione, o normale scambio
di vedute fra una madre ed un figlio…
Solo per parlare e basta, magari del
tempo, magari di… altro.
Con mio padre un discorso del genere
era ovviamente improponibile: era lui a dettare i tempi e i modi dei nostri
colloqui, che quasi mai corrispondevano
ai miei…
Lo spiazzante pensiero mi metteva sempre di fronte ad una squallida realtà; quella dell’inesistenza, neppure troppo
velata, di un vero rapporto fra me…ed i
miei genitori…
Era colpa delle feste e del Natale…
sì ecco la vera ragione di tutti quei pensieri molesti!
Mi riscossi dal torpore e dalla
rabbia, e con gesto irritato mi alzai
dal tavolo della Sala Grande; raggiunsi in fretta l’uscita e restai di
sasso di fronte all’imboccatura del corridoio
principale che era insolitamente sovraffollato…
per quell’ora!
Sbuffando, alzai gli occhi al cielo, ben intenzionato a sorpassare
la strana calca che si era creata davanti alla bacheca degli avvisi,
senza salutare, né guardare in faccia nessuno.
Ma mi ritrovai davanti l’ultima persona
con cui avevo voglia di parlare quel giorno,
beh, a dire il vero da un po’ di
giorni...
Con la sua statura e mole non
indifferente, mi si piazzò davanti impedendomi di proseguire.
- Buongiorno anche a te, Malfoy, posso parlarti un attimo ?
Lo fissai negli occhi
freddamente, facendo ben attenzione a
non tradire l’agitazione che mi soffocava.
- No Zabini, ho un importante appuntamento di studio…
Non fece una piega ma neppure si
mosse per lasciarmi passare. - Senti Malfoy, non puoi
evitarmi in eterno! E’ già qualche
giorno che tento di parlarti e tu svicoli in continuazione…
- Non è colpa mia se sono una persona
impegnata. Se, ora,
vuoi scusarmi…
- No, non ti scuso. Voglio solo
capire se ti ho fatto un torto, se ho
combinato un guaio o se ti ho… rovinato la storia con la ragazza…
Lo fissai ancora più torvo. – Ma che
diavolo vai dicendo ?
Io non ho nessuna ragazza!
- Ah, sì? E se faccio il nome di… Virginia Weasley, uhm?
Lo afferrai per una manica della
giacca spingendolo oltre l’assurda fila che continuava ad ingrossarsi nel
corridoio, ostruendolo quasi del tutto.
- Ma che
cazzo ti salta in mente? Vorresti
abbassare la voce per favore! I
maledetti corridoi di questa scuola hanno le orecchie!
Lui indietreggiò senza opporre
resistenza, forse appagato dal fatto
che, bene o male, avevo comunque intenzione di discutere.
- Ehi, ma che ho detto? Non ti ho mica accusato di averla
stuprata!
Lo sbattei rudemente contro il
muro, dall’altra parte del
corridoio, quello rimasto ancora vuoto.
- Senti,
Zabini, non ce
l’ho con te! Non mi interessa se sei diventato amico di quella stronzetta, non so perché tu voglia scusarti, né perché pensi di avermi rovinato qualcosa,
dato che non c’è proprio nulla da rovinare…
Mollai la ferrea presa che avevo effettuato sul suo braccio,
appagato dalle poche parole che gli avevo buttato in faccia, e desideroso, adesso più che mai, di togliermelo dai piedi.
Ma fu il suo turno di afferrarmi per la manica della giacca.
- Non ne sarei così certo, Malfoy…
- Che diavolo vorresti
dire, hum?
Zabini sorrise, con
quell’aria maliziosa e un po’ scettica che
avevo ormai iniziato a conoscere bene.
- Che non mi
freghi, Malfoy… So ancora riconoscerle certe cose, io. E se non sono
diventato improvvisamente tutto scemo,
fra te e la Grifondoro c’è qualcosa… ed è molto di più di quel che vuoi far intendere…
Mi irrigidii immediatamente a quelle parole come se qualcosa mi
avesse scottato.
Lo fissai duro, impassibile, gli occhi negli occhi, senza tregua,
senza maschere, senza remore…
- Tu sei tutto scemo, Zabini…
Lui allargò le braccia in atteggiamento
d’arresa. – E dai… piantiamola di fare i misteriosi, non paga Malfoy, te l’assicuro.
Io continuavo a fissarlo torvo, ancora senza parole tanta era la sorpresa che
le sue dichiarazioni avevano suscitato in me,
e lui, forse istigato dal mio
silenzio continuò imperterrito la sua ramanzina.
- Senti, se ho sbagliato mi scuso ancora, ma in caso contrario,
beh… ti consiglio di fare il duro
con quella rossa, o meglio ancora l’indifferente, funziona credimi! E’ una tosta,
la ragazza, volevo solo darti un piccolo consiglio. Bye
bye… Malfoy, ci si vede, quando ti torna la voglia di
parlarmi, davvero, sai dove trovarmi…
Lasciandomi come un palmo di
naso, s’allontanò, con la sua camminata atletica e snob, verso la Sala d’Ingresso, apparentemente indifferente a tutta la calca
che si era ormai formata di fronte al muro delle bacheche.
Lo fissai con la bocca che quasi mi
si spalancava dalla sorpresa, senza
riuscire a replicare, senza riuscire a
fermarlo e sbottargli ancora in faccia.
Senza avere una maledetta obiezione
da sollevare…perché forse quel maledetto signorino aveva visto bene, aveva visto chiaro dove io avevo sempre
sorvolato.
Non dovevo fare “l’amicone” con la
Weasley.
Non dovevo per forza andarle a
genio…Dovevo snobbarla, farla irritare al punto giusto e poi… colpire.
Beh, forze Zabini, con la sua strampalata ed egocentrica visione della vita, chissà… mi aveva davvero aiutato…
******
Harry e Ron si stavano attardando nella Sala Grande,
parlando del più e del meno, quando si
accorsero che diverse persone si stavano accalcando nel corridoio centrale dove solitamente Gazza appendeva, con la sua faccia arcigna e
butterata, tutte le circolari o
decreti.
- Ma che diavolo sta’
succedendo lì? - Chiese all’improvviso
Ron, scrutando accigliato verso la lunga coda che si era ormai formata
all’imboccatura del corridoio.
Hermione li seguiva distratta, in quanto stranamente
occupata a scrutare un punto imprecisato davanti a se… dove Malfoy pareva
avesse iniziato a discutere piuttosto animatamente con un ragazzotto alto e
bruno…
Harry se ne era
accorto e le lanciava occhiate perplesse chiedendosi che cosa potesse interessarle, a lei, delle solite
piazzate di Malfoy…
Stava quasi per domandarglielo, ormai
assalito dalla curiosità, quando Ron lo
aveva strattonato bruscamente, facendolo
finire addosso a tre ragazzine del primo anno che erano scappate spaventate.
- Hey, Ron, ma che modi! - Aveva sbottato il brunetto, cercando di liberarsi dalla presa d’acciaio
del rosso che ormai puntava spedito verso il muro, dove Gazza aveva appeso una sorta di poster, grosso almeno quanto la parete stessa, travolgendo
chiunque gli si parasse davanti.
Alla fine, giunto ormai vicinissimo
alla parete Ron si bloccò quasi avesse visto un oggetto misterioso e
bellissimo, una visione estatica e sorprendente; sul grosso foglio di rigida pergamena, stampati a caratteri cubitali, arzigogolati e vetusti ma brillanti come stelle, vi era una scritta inequivocabile:
Per Natale quest’anno
Hogwarts organizzerà
una favolosa Festa Danzante
a cui tutti gli studenti
sono
Invitati.
I due amici spalancarono gli occhi
stupefatti e vennero quasi travolti dall’arrivo di
Hermione che li aveva seguiti attraverso l’orda di studenti che ormai bloccava
il corridoio.
Anche lei venne
immediatamente “catturata” dal grosso cartellone, esclamando un “wow” d’ammirazione.
-
Ragazzi, questa sì che è una bella notizia! Era ora che si rifacesse una
festa di Natale come si deve ad Hogwarts… Dal tempo del
Torneo Tremaghi non se ne sono più fatte!
Ron spostò su di lei uno sguardo accigliato.- Umh… non ci sono giocatori di Quidditch
famosi… questa volta, Hermione… non ne resterai delusa, vero?
La ragazzina lo fissò di rimando con
un’espressione di fuoco negli occhi ridotti a due fessure. – Non dire stronzate,
Ronald Weasley, sai benissimo come è
andata, in quell’occasione! Vuoi che ti rinfreschi la memoria?
Harry, che nel frattempo aveva
continuato a leggere l’esposto, cercò
con un'altra argomentazione di farli desistere dalla loro solita scaramuccia quotidiana.
- Ragazzi, per favore!
Piuttosto leggete qui,
soprattutto tu, Ron…
Il rosso lasciò momentaneamente in
sospeso la sua lite con Hermione per
fissare imbronciato le piccole righe elencate sotto l’eclatante
scritta.
Parevano regole da rispettare, del tipo: “
vestiti adeguati per le dame” o “per i ragazzi è richiesta la cravatta”, e Ron stava proprio per sbottare all’indirizzo
di Harry, quando qualcosa lo attirò
facendogli subito saltare la mosca al naso.
- Che…che cosa????
- Esclamò inviperito.
Harry lo fissava con uno sguardo
sardonico negli occhi, e la bocca
piegata in un atteggiamento disgustato.
- Non è possibile, vero Ron ? -
Rincarò la dose scuotendo la testa.
Hermione incuriosita e
perplessa, scostò con un gesto secco Ron
che gli copriva la visuale e lesse le poche righe rimanendo per un momento
attonita anche lei.
Ovviamente si riprese ben più in
fretta dei due ragazzi, esclamando con
aria da saputa e fissando ancora arrabbiata Ron. - Beh, tutta questa scena solo
perché rimanderanno la partita di Quidditch?
Non mi pare la fine del mondo!
Ron riprese in fretta l’aria ironica
e la voglia di litigare. - E invece sì che è la fine del mondo! Ma dico, perché dovevano rimandare la partita dopo le
feste di Natale per quello stupido ballo!
- Non è uno stupido ballo, Ron. Se leggevi un po’ più in là del tuo naso, praticamente sotto… avresti notato che c’è scritto che si farà una colletta per i
maghi bisognosi del terzo mondo!
- Sì, sì va bene… ma qui si parla di
Grifondoro contro Serpeverde… mica di bruscolini! E’ la sfida
della stagione, deciderà la testa
della classifica.
- Ron, il campionato delle Case
finisce a giugno, non a dicembre… può
ancora succedere tutto…
Harry assisteva senza parole allo
scontro verbale dei due, desiderando
trovare un pertugio per una fortuita fuga,
ma Ron, sbattendogli con
malagrazia la mano sul petto, lo costrinse a partecipare.
- Harry, tu che ne pensi? Non è una solenne presa per il culo! Rimandare la
partita regina di tutta la scuola… oh, non ci posso credere! Non ci posso
credere!!
Harry alzò gli occhi al cielo, e senza
pensarci due volte prese a sfilare via da tutta la ressa ormai creatasi
in quello spazio angusto. Non aveva proprio voglia di discutere con un
imbufalito Ron di fronte a tutti quei
ragazzini che li osservavano con tanto d’occhi.
Sembrava che tutti gli studenti di
Hogwarts fossero stati richiamati da un magico tam-tam e si fossero dati
appuntamento proprio lì davanti.
- Che ti
devo dire, Ron… giocheremo dopo le feste, non è che abbiamo annullato la gara, del resto
l’hanno solo rimandata!
Ron prese a seguirlo, spostando senza rispetto,
piccoli e sparuti alunni delle prime classi che si erano fermati a bocca
aperta davanti all’incredibile manifesto,
mulinando le grosse braccia come se volesse menar mani con qualcuno.
- Già, la fai facile, tu! Dopo le feste siamo tutti stanchi e con la pancia piena di dolcetti babbani che ci porta papà e
Tonks… e…
Hermione lo seguiva infuriata, inveendo contro di lui. - Ron, sei un maleducato! Ti rendi conto delle
parole che usi e di come ti comporti! Dovresti dare l’esempio, sei un Prefetto, accidenti!
Ron non pareva assolutamente
ascoltarla ed Harry che sembrava aver
finalmente trovato il pertugio giusto per filare, replicò all’amico senza voltarsi.
-
Dai, Ron… può darsi che anche i Serpeverde mangino…dolcetti!
Finalmente i tre amici sbucarono fuori da quel girone infernale e si ritrovarono a faccia a
faccia.
Hermione era furente e dopo aver
lanciato una truce occhiata all’indirizzo di Ron se ne andò
via tutta impettita verso l’aula del professor Vector, senza salutare.
Ron alzò gli occhi al cielo e Harry
sbuffando concluse la meravigliosa conversazione di quella insolita mattina con una frase
sibillina.
- Ron, ti converrà escogitare in fretta un piano per
farti perdonare o ti scorderai il
ballo, a meno che tu non decida di invitare qualcun altro...
- Cosa, ma perché ? Che diavolo stai
dicendo ? - Esclamò il rosso
improvvisamente impacciato e preoccupato.
- Insomma non hai letto quello che
c’era scritto sul manifesto? - Sbottò
Harry a metà strada fra il divertito e l’arrabbiato.
- Ehm… no, veramente dopo che ho capito che avevano
spostato la partita… io non… non ho…
Harry incrociò le braccia sul
petto, sfoderando uno sguardo accusatorio all’indirizzo dell’amico. -
C’era scritto… che le ragazze possono entrare senza
accompagnatore, ma i ragazzi no!
Dobbiamo invitare per forza qualcuno Ron, o siamo fuori!
- Gli spiattellò tutto d’un fiato in faccia.
Il rosso si abbandonò con le spalle
al muro del corridoio ormai congestionato da ragazzi e ragazze che
gioivano, chiacchierando felicemente e
si spintonavano per poter leggere meglio l’inaspettato
decreto.
Con la grossa mano si coprì gli
occhi, pensieroso. - Lo sapevo che sta’ storia era solo una gran rottura, Harry! Vedrò
di rimediare con Herm e tu invece, chi pensi di
invitare?
Nello sguardo del brunetto passò per
un attimo una luce velata di malizia che Ron non captò.
- Non lo so… non lo
so ancora. - Bisbigliò
pensieroso.
Lentamente e un po’
mogio Ron, un po’ più sollevato
Harry -come se fosse stato stuzzicato
da un’illuminante ispirazione-
si diressero entrambi verso l’aula delle lezioni di quel giorno.
****
La neve cadeva dolcemente su
Hogwarts, ammantando tutto con la sua poetica dolcezza.
Mancavano poche
settimane a Natale, la festa più
bella di tutte, pensò Ginny entusiasta.
Lentamente il Castello si sarebbe trasformato
nel gioiello brillante e prezioso che ogni anno rapiva l’immaginazione e la sua fantasia,
facendola tornare invariabilmente,
bambina.
Presto Hagrid avrebbe portato all’interno quattro enormi abeti che ogni Casa
avrebbe decorato con i colori che la contraddistingueva.
Inutile sottolineare
che secondo Ginny il più bello risultava sempre il loro, quello addobbato dai Grifondoro… Così pieno di coccarde e di fiocchi rosso fuoco, di palline brillanti dalle forme più strane
e sofisticate, ovviamente dorate. Poi festoni cremisi posati sui rami e fili di capelli d’angelo
dorati a completare l’opera.
L’anno scorso aveva apprezzato molto quello dei
Corvonero; decorato di l blu e ornato da
fili color bronzo, le era parso molto sofisticato e sobrio, in poche parole bello…
Quello dei Tassorosso era, come dire… sempre un po’ originale, dato che i loro
colori erano il giallo ed il nero… Come ogni anno gli studenti optavano di
modificare il nero con un blu molto cupo,
sembrava più consono...
Quello adornato dai Serpeverde, beh,
Ginny aveva sempre evitato di
guardarlo a fondo, anzi in verità non lo
aveva mai davvero osservato...
I colori –doveva convenire- erano
decisamente azzeccati… verde,
come gli aghi di pino, argento, uno dei colori solitamente usati per i decori
natalizi…
Poi lasciò che i suoi pensieri
vagassero fino alla Tana… la sua
splendida, incredibile, incasinata casa…! L’abete spennacchiato che ogni anno veniva ricoperto da palline, festoni, stelle e regali fino a venirne sommerso.
Il Cenone delle Vigilia con tutti gli
strampalati invitati che vi partecipavano;
Tonks e Remus, Fred e George con
i loro scherzi sempre più spassosi… e forse ci sarebbe stato Harry, chissà…
Con un colpo secco chiuse il libro di Pozioni, su cui avrebbe dovuto studiare, e dopo aver lanciato un’ultima fugace
occhiata fuori dalla finestra da cui si godeva il panorama innevato di quel
pomeriggio di dicembre, Ginny decise che
era tempo di recarsi al suo appuntamento settimanale alla Stanza delle
Necessità… con la serpe…
Poco prima di entrare nel buco del
ritratto incrociò Dean Thomas che stava,
al contrario, dirigendosi verso le scale
del dormitorio maschile.
- Ehi, Ginny… non sei scesa per niente stamattina? - La
chiamò il ragazzo, avvicinandosi ed attirandola con gentilezza
verso di sé.
Dopo averla incatenata in un casto
abbraccio, le diede un lieve bacio sulla
guancia.
Ginny si lasciò baciare ma non
ricambiò il gesto affettuoso.
Ancora non riusciva a comprendere
cosa si fosse instaurato tra lei e Dean dopo quel pomeriggio passato insieme a
vedere la partita Corvonero contro Serpeverde.
Dean le ronzava continuamene
intorno, la ricopriva di regali e
pensierini, ma fino ad
allora tutto era rimasto alla fase puramente platonica… forse a Ginny
stava bene proprio così.
- Ciao Dean, non mi sentivo troppo bene…e avevo un sacco da studiare, quindi sono
rimasta quassù. Tu invece, non starai mica andando a dormire…?
- Beh, a dire il vero sono stanco
morto, ma devo andare sopra a recuperare
il libro di Incantesimi… Non ho studiato nulla…- Gemette il giovane con aria costernata.
Ginny gli sorrise
e fece per congedarsi da lui, ma il
ragazzo era di tutt’altro avviso, evidentemente. La strinse più al suo petto avvicinandosi
pericolosamente al suo viso.
- Se non sei
scesa o non hai parlato con quella pettegola di Jill, scommetto che non sai la splendida novità…
-
Ginny lo fissò confusa. – Quale… novità?
Dean sorrise
sornione con gli occhi che brillavano per l’entusiasmo. -
Il Ballo! La settimana prima di Natale la scuola organizzerà un Ballo… Ci parteciperà l’intera scuola, anche quelli del primo anno…
Ginny lo fissò sbalordita. Non c’erano state più cose del genere fin
dall’anno in cui ci fu
il Ballo del Ceppo, in relazione
al Torneo Tremaghi. Che notizia incredibile! Accidenti era rimasta una mezza mattinata su alla Torre di
Grifondoro e succedeva tutto sto’ scompiglio?
Probabilmente era l’unica studentessa di
Hogwarts a non esserne a conoscenza…
- Wow, dici davvero, Dean?
-
Leggilo tu stessa nella bacheca della Sala Grande! Si chiamerà il Ballo
del Solstizio D’Inverno… e… - Parlando, Dean si
era avvicinato con le labbra all’orecchio di Ginny, così tanto che lei temette volesse
mordicchiarlo. Ma il giovane si era accostato solo per
sussurrarle poche gentili parole. - Metti il vestito più bello che hai… ho intenzione di invitarti Ginny Weasley…
Detto questo la lasciò andare, dirigendosi in tutta fretta verso le scale.
Ginny attraversò il buco del ritratto
con la mente decisamente in subbuglio.
Un … Ballo ad
Hogwarts per Natale? Era davvero un
evento!
E… lei era pronta per affrontarlo
? E ci voleva davvero andare con Thomas ? E, peggio che mai, che vestito avrebbe indossato?
Veramente non ne aveva da sera… chissà se un
misterioso ammiratore si sarebbe di nuovo fatto vivo….
Questo pensiero la gettò nell’agitazione
più completa!
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Raggiunse il corridoio del settimo
piano quasi senza accorgersene, con la mente decisamente
altrove.
Draco Malfoy l’attendeva già, appoggiato al muro, con le mani nelle tasche del pantalone; il solito atteggiamento sfrontato ed
impertinente.
Vestito come sempre
in maniera impeccabile, la giacca scura dal taglio classico, il pantalone elegante, la camicia candida con
le iniziali sul
taschino ricamate proprio sotto lo stemma dei Serpeverde, la cravatta verde-argento stretta in un nodo perfetto…
Dio, lo odiava …perché era sempre così
preciso, stereotipato, così
maledettamente Malfoy … così…
Ginny si avvicinò nervosamente, aveva la brutta impressione che quel pomeriggio sarebbe
stato eterno, e lei avrebbe
combinato un sacco di guai!
Il suo profumo, inteso e speziato la investì saturandole in
fretta le narici. Doveva
ammetterlo era davvero buono…
- Ciao, Malfoy. -
Sbiascicò a mezza voce, evitando
accuratamente di guardarlo negli occhi.
- Sei in ritardo, Weasley come sempre…
- Scusa mister perfezione, ma dovevo
andare in bagno prima di venire qui! Serviva un gufo… per
chiederti il permesso?
Lui sorrise, beffardo. -
Okay, oggi non siamo di buon
umore, giusto? Beh, meglio entrare.
Ginny non se lo fece ripetere due volte: prese a camminare lungo il corridoio proprio
in corrispondenza dell’ampia parete vuota,
mentre invece il ragazzo, rimaneva appoggiato
al muro come se fosse intenzionato a non partecipare.
Quando Ginny se ne accorse lo fissò
irritata.- Beh, che ti prende? Vogliamo aprire questa benedetta porta o
devo andarmene ?
- Cos’hai
Weasley ?
Ginny alzò gli occhi al cielo,
sbottando. - Oh… per la miseria, cosa
sei diventato adesso, uno strizza-cervelli da strapazzo?
- Uno …che ? Weasley con me sei pregata
di non usare termini Babbani, grazie!
- Me ne frego se sei un ignorante,
Malfoy!
Il Serpeverde rise, muovendosi verso di lei.- Ehi, cominciamo ad offendere? Dai,
Weasley entriamo e facciamola finita.
L’affiancò seguendo i suoi
passi, avanti ed indietro di fronte al
muro, ancora desolatamene vuoto.
Dopo esserci passati davanti per la
terza volta, la porta
ancora non era apparsa.
Malfoy si bloccò apostrofandola in maniera decisa.
- Weasley, vuoi concentrarti, per
favore?
Ma Ginny non era di certo disposta a
farsi rimproverare da lui. - Potrei dire
la stessa cosa di te, Serpeverde!
- Tu pensi a qualcos’altro, l’ho capito non appena ti ho visto! Vorresti dirmi per favore a cosa, eviteremo altre
perdite di tempo!
F u la volta di Ginny di appoggiarsi al muro incrociando
bellicosamente le braccia la petto. - Sto’ pensando esattamente a quella dannata
stanza, sei tu che sei distratto!
- Ma
davvero? E da cosa… ? Dal tuo aspetto mozzafiato e le maniere
garbate ?
- Malfoy… sei proprio un stronzo…
Lui sorrise beffardo e le si affiancò, urtandole
impercettibilmente il braccio con il suo.
- Grazie, Weasley, la tua gentilezza mi commuove.
Ginny sbuffò alzando gli occhi al cielo, si sentiva terribilmente stupida in
quel momento.
Era vero… Malfoy aveva
maledettamente ragione…; lei stava pensando a quello che le aveva detto pochi minuti prima Dean sull’imminente Ballo indetto per le feste di Natale…
Stava pensando a cosa mettersi per
andarci e… soprattutto se un certo ammiratore si sarebbe mai rifatto vivo… Tutti quei pensieri mescolati nella sua testa non
l’aiutavano di certo a far apparire una maledetta porta che non si voleva
mostrare!
- Weasley, che ne
dici se ricominciamo da capo, uhm? –
La voce del ragazzo spezzò i suoi
pensieri. Era strano… ma il tono che
aveva usato era suadente e cortese, come
se lui avesse davvero a cuore una soluzione rapida, non la solita voglia di sbeffeggiarla e deriderla.
Ginny decise di capitolare ed
affrontarlo, finalmente, a viso aperto.
Si staccò dal muro, allargando le braccia come se volesse arrendersi
all’evidenza. - Okay, okay, Malfoy… Devo ammetterlo, ero
distratta… stavo pensando a qualcos’altro.
Lui piegò la testa di lato, osservandola come se volesse perforarla con lo
sguardo. – Ma davvero?
E a chi,
di grazia?
Lei lo fissò di rimando,
improvvisamente impacciata. - Perché pensi che si
tratti di qualcuno? Non potrebbe
essere qualcosa ?
-
Vero, ma ne dubito. Con tutti gli
spasimanti che ti girano intorno, avrai la testolina in corto circuito…
Ginny sospirò sconsolata. Perché quando Malfoy sembrava diventare
cortese e gentile, poi nello spazio di un secondo cambiava direzione così
repentinamente… ? Non lo avrebbe mai capito…mai!
Ma quel giorno non aveva voglia di
litigare, di discutere, di arrabbiarsi.
Si fece forza e lo guardò dritto in
quegli occhi trasparenti e magnetici che si ritrovava… e parlò con la sincerità
che poche volte gli aveva mostrato.
- Senti, magari tu già lo sai, ma io ho appena scoperto che prima di
Natale ci sarà un Ballo indetto dalla scuola!
Sul volto impassibile del ragazzo
passò per un secondo una strana espressione… un po’ sibillina,
un po’ incredula, come se quella
notizia l’avesse appresa in quel momento da lei, o come se gli si fossero aperti davanti orizzonti insperati...
Ginny lo
prese come un pretesto a proseguire.
- Ora, se vuoi,
prendimi in giro fino alla morte, ma sono andata in catalessi da quando… l’ho
scoperto perché non so… non so che fare!
Malfoy si mosse e per un attimo
pazzesco Ginny credette che volesse abbracciarla e consolarla; invece il Serpeverde si allontanò da
lei, riprendendo a percorrere il
corridoio avanti ed indietro, senza parlare.
Lo fissò stralunata… Poi sbottò come una
ciminiera ingolfata - Accidenti a te, Malfoy!
Ti ho appena fatto una confidenza in tutta sincerità e tu… tu mi snobbi così! Senti,
forse è meglio che me ne vada, oggi non è giornata!
Fece per girare sui tacchi ed
allontanarsi da quel maledetto corridoio,
quando la voce, imperturbabile e
tranquilla di lui, la raggiunse bloccandola, come se l’avesse incatenata.
- Non ti ho risposto, perché non vedo il problema, Weasley!
- Replicò, facendo poi una pausa ad effetto, come a far di conto mentalmente. – Avrai all’incirca tre o quattro spasimanti, compreso quel Thomas che ti sbava dietro come un cagnolino, e tu dici che non sai che fare?! Scegline uno e vai, no ? Qual è il problema? Io non lo vedo…
Ginny si voltò fissandolo nuovamente
negli occhi con grande coraggio. Non credeva di riuscire a tener testa a quel
borioso così facilmente. - Ma che grande
aiuto, genio, guarda senza te non
so come ho fatto a vivere finora…
- Sai… me lo chiedo costantemente
anch’io, Virginia…- Sbiascicò lui con la sua parlata strascicata
e ironica.
Ecco, era ritornato il solito bastardo di sempre… - Va’ al diavolo, Malfoy, sai che
non voglio essere chiamata così!
-Ma è il tuo nome, Weasley…
Ginny rimase in silenzio a
fissarlo.
Lontano pochi passi da lei…
l’atteggiamento rigido ed impettito, lo
sguardo severo eppure scanzonato, come se si stesse divertendo un sacco a vederla
in difficoltà.
- Sì è vero, ma ti avevo
chiesto di non usarlo…
- E io ti ho
chiesto di entrare in questa maledetta stanza!
I tuoi cavolo
di problemi dovresti tenerli fuori,
grazie…
Ancora una volta la rossa si trovò
spiazzata e confusa.
Era strano Malfoy quel giorno… Come
se improvvisamente non si divertisse più ad istigarla, a sconcertarla
con inviti improponibili o uscite pazzesche.
A scherzare su i suoi modi diligenti e Babbani -come amava ripetere- di affrontare lo studio
o i vari argomenti sui cui sempre divergevano…
Non sembrava più volerla, come dire…
adulare furbescamente, con quel
fascinoso savoir-faire che contraddistingueva un po’ tutti i Serpeverde.
Ma perché lei ci stava… male?
In teoria doveva provare indifferenza, anzi forse doveva esserne addirittura sollevata e contenta.
La confusione crebbe nella sua
testa, già abbastanza affollata di
pensieri.
Malgrado tutto si fece
forza, e ritornando sui suoi passi, si affiancò al ragazzo che pareva attenderla
con inaudita pazienza.
- Hai maledettamente ragione, Malfoy!
Sono stata una sciocca a confidarmi con te e cercare una volta tanto di
instaurare uno straccio di discorso. A quanto pare ti basterà finire questa schifosissima
pozione, magari evitando anche di parlare, bene sono d’accordo! Ci risparmierà
un sacco di arrabbiature.
Detto questo non attese la replica
del Serpeverde e prese a marciare spedita su e giù per il corridoio sotto i suoi
occhi imperscrutabili.
Non gliene fregava più niente di
niente a quel punto. Non ci capiva più
niente nemmeno di se stessa, dei suoi
sentimenti e di cosa desiderasse davvero.
Men che meno gli
fregava di quella maledetta porta che non voleva rivelarsi.
Aveva solo bisogno di… solo bisogno
di…
Come d’incanto la porta si
materializzò proprio nel mezzo del muro spoglio; alta, imponente, con la sua maniglia lucida e dorata.
Malfoy batté pigramente le mani. –
Brava … Weasley, era ora…
***
Herm
raggiunse la sala comune nel primo pomeriggio.
C’erano già parecchi studenti, tutti intenti a bisbigliare dell’imminente
festa.
Urtata da tanta superficialità si
diresse impettita verso l’enorme finestra che dominava la grande Torre di
Grifondoro, sbirciandovi con aria stanca.
Fuori nevicava copiosamente e quello
spettacolo le fece rammentare all’improvviso il primo anno in cui era arrivata ad Hogwarts ed aveva fatto amicizia con Harry e Ron…
Ricordò della prima nevicata che
avevano visto al Castello e di come erano riusciti a sgattaiolati fuori in cortile per giocare a palle di neve.
Come si erano divertiti, inzuppati e
bombardati! E
quanto avevano riso…
Ma quelli erano altri tempi, era forse un’altra vita… senza le stupide
complicazioni degli affari di cuore!
Sospirando sconsolata s’allontanò
dalla finestra, lasciandosi cadere sui morbidi cuscini del grosso divano di fronte al camino.
Contrariamente ai suoi soliti
comportamenti, se ne fregò dello sguardo
incuriosito di due ragazzine del secondo anno che
erano sedute poco distanti, e
bisbigliando fra loro la stavano indicando con evidenti cenni del capo.
Inconsciamente cercò con lo sguardo
Ginny, per comunicargli l’eclatante novità
del ballo… -se non l’avesse già scoperto da sola- in verità per sfogarsi un po’ con lei dopo la
furiosa litigata con Ron della mattina, ma non la vide.
Forse era scesa a mangiare in ritardo
o forse era a qualche lezione… Che strano non l’aveva vista per tutto il giorno.
Ormai era abituata alle stranezze di
Ginny e cercava in tutte le maniere di
stargli addosso, ma era impossibile!
Quella ragazzina svicolava sempre in
qualche modo e lei non riusciva a stargli dietro come avrebbe voluto!
Weasley! Tutti uguali! Ah… se
potessi… uhm… se potessi stringere fra le mani il collo di quel maledetto rosso…
che nervi! Ron… sei proprio uno stronzo!
- Hermione!?
La ragazza si voltò incuriosita verso
la fonte di quella voce. Non le era
sembrata affatto famigliare.
Si ritrovò, difatti, davanti la stramba amica di stanza di Ginny: Jill.
- Ehi, Jill, come va? -
La sua replica voleva essere cordiale,
ma la voce le uscì stonata… che
diavolo voleva, quella, da lei ? Non gli era mai stata particolarmente
simpatica, e dopo che l’aveva vista ridere con Ron qualche giorno prima…
La voce della ragazza, noiosa e petulante, spezzò con un colpo secco i suoi pensieri. - Non è che, per
caso, hai visto Ginny ? –
Hermione la fissò interdetta. - No,
scusa… non è che, per caso, frequentate gli stessi corsi e siete in stanza
insieme ? Dovresti vederla più tu di me…
La bionda mozzafiato la scrutò con
più attenzione, come se volesse
studiarla accuratamente.
-
Bhe, cara, mica siamo legate a doppio filo…
E comunque io intendevo dire a pranzo…
tu, lei e gli altri due siete
sempre insieme.
-
Gli altri due hanno un nome… -
Hermione era chiaramente innervosita
dai continui litigi con il suo ragazzo e
non aveva nessuna intenzione di mascherarlo quel
giorno, né essere indulgente.
- Ops… scusami, non
volevo scocciarti così tanto, Granger. Beh,
io la cercavo solo per dirgli del ballo, se la vedi… salutamela.
Si allontanò impettita mentre Hermione se ne restò corrucciata ed
innervosita sul divano della Sala Comune.
Non era da lei essere così scortese, si sentiva una perfetta idiota ed era davvero
una brutta sensazione a maggior ragione
adesso che si apprestavano ad andare in vacanza per il Natale…
Oh, Ron… ti prego …ti prego
non rovinarmi il Natale… non rovinarmi il ballo…
Si sorprese a pensare, forse a pregare fra se e se disperatamente.
Ron era l’unica persona che riusciva
a farla stare così maledettamente male…
****
Malfoy precedette Ginny nella Stanza
delle Necessità. Aprì nervosamente la
grossa porta di legno intarsiato,
entrando poi nell’ampio locale con passo nervoso.
Una volta accanto al grosso tavolo di
lavoro che campeggiava nel bel mezzo della stanza illuminata a giorno da
lampade magiche, si mise a trafficare
con rabbia con alcuni piccoli attrezzi.
All’improvviso, compiendo un plateale gesto con la mano, fece come a delineare
un’ampia zona attorno a lui e sul tavolo.
- Questo è il mio spazio, Weasley,
gradirei che tu non ci entrassi, né toccassi nulla, grazie.
Ginny
sbuffò contrariata. - Ma certo… proprio nel perfetto spirito di cooperazione che
ci ha detto di tenere quel geniaccio malefico di Piton…
-
Non insultare il miglior professore della scuola, Weasley.
Preferendo non replicare la rossa s’avvicinò
contrariata al grande tavolo stracolmo di alambicchi e
strumenti, fornelli e paioli, mestoli e misurini.
Diede una rapita occhiata alla
poltiglia che ribolliva pigramente nel grosso pentolone, constatando
che ancora una volta nulla era mutato…
Desiderò con tutta se stessa che
l’aggiunta della Barba di Giove potesse mutare
quella insostenibile situazione di stallo.
Sentiva la presenza
di Malfoy al suo fianco, vedeva con la coda dell’occhio i suoi
movimenti rapidi e decisi, nell’afferrare quel contenitore o quel
bicchiere, nel mescolare quel liquido
all’altro prima di aggiungerlo nel pentolone ribollente, con la dovuta accortezza.
Sentiva di detestarlo come mai prima
gli era capitato…
- Weasley, prendi quel sacchetto sull’altra
mensola, c’è dentro la Barba di
Giove, bisogna aggiungerla subito; svelta
dobbiamo spezzettarla con quel coltellino d’argento.
- Ehi, non ti scaldare… l’ho già fatto io…
Il giovane s’immobilizzò spostando su
di lei uno sguardo sconcertato.
Per un folle momento, Ginny credette che il bicchiere che reggeva, potesse cadergli di mano, finendo inopportunamente dentro la schifosa pozione.
-
E quando l’avresti fatto, Weasley, se non hai neppure l’erba magica !?
-
Sbagliato, Malfoy. Anch’io sono
andata a raccogliere quell’ erbaccia, la scorsa settimana. E l’ho preparata prima di venire qui… Forza, dammi
la provetta…
Ma
il ragazzo pareva attonito e
bloccato in una innaturale posa, come se fosse
stato folgorato.
Nei suoi occhi misteriosi Ginny lesse
uno strano miscuglio di sentimenti.
- Ehi, ti senti…bene?
Ho solo detto che l’ho presa anch’io la pianta, so riconoscerla sai…
Malfoy posò il bicchiere sul tavolo
con inaudita lentezza e si girò verso di lei con fare minaccioso, parlando e
scandendo le parole che pronunciava, come se si rivolgesse ad una bambinetta
dell’asilo. – Quando-saresti-andata-Weasley?
Anche lei
a quel punto, lasciò perdere quel
che faceva, affrontandolo senza remore.
- Che diavolo
te ne frega, Malfoy? Sono andata al momento opportuno e la luna era piena!
- E ci sei
andata da sola? Hai preferito affrontare
la Foresta Proibita, in solitudine, piuttosto che farti accompagnare da me?
Ginny gli si fece più sotto, senza l’ombra di quella assurda
soggezione che nutriva nei suoi confronti solo pochi mesi prima. - Ma cosa credi, che io abbia paura di tutto?? Sei proprio uno stupido, e non mi conosci
affatto, serpe!
Malfoy pareva fuori
di sé dalla rabbia, Ginny non ricordava
di averlo visto così innervosito, in altre occasioni. - Ma certo che ti conosco!
- Sbottò con ira. - Scommetto che
avevi una guardia del corpo… uhm… fammi indovinare, Blaise Zabini ? Non credo che quel codardo di Thomas si sia
lasciato convincere ad accompagnarti!
A
quel punto… cosa serviva tenere appiccicata addosso la
solita maschera di perbenismo e correttezza?
Ginny la fece cadere senza troppi
indugi. - Ma piantala! Ero da sola… cosa che non si può dire altrettanto di te, Malfoy… ti ho visto,
sai, mentre ti rotolavi con
quella sciacquetta sul prato infangato del Bosco… spero vivamente che abbiate calpestato ortica magica!
Dal viso del ragazzo la rabbia scomparve,
sostituendosi in fretta a perplessità… come
se lui faticasse a ricordare; poi,
una volta elaborata l’informazione si sciolse, gettando indietro la testa e ridendo di gusto.
- Accidenti, Weasley… mi hai visto? Meglio, magari hai imparato qualcosa!
Ginny invece s’irrigidì
ancora di più. Prese una manciata
dell’erba che aveva tagliato e la gettò sul tavolo desiderando enormemente
poterla sbattere in faccia a lui.
- Va a fatti fottere,
Malfoy! Ah, e già che ci sei finisci
pure la pozione… da solo, perché io me ne vado. Dillo anche a Piton, e me ne frego se ci darà un Inclassificabile!
Corse verso la porta che chiuse
fragorosamente alle sue spalle…
All’interno Draco Malfoy rimase
attonito e pensieroso davanti al grosso tavolo di lavoro…
***
L’unico rumore che aleggiava nella
stanza vuota, era il sobbollire lento e ritmato della pozione nel grosso paiolo
davanti a me.
Ma che cazzo ci facevo
ancora li?
Quella stronza della
Parkinson... mi aveva visto con quella
stronza di cui non me ne fregava niente… e quella cosa insignificante stava
mandando tutto all’aria??? Non potevo crederci…
Improvvisamente mi prese la voglia di
spaccare tutto… Già, perché non
farlo subito?
Affondai la mano nella tasca
posteriore del pantalone afferrando con decisione la bacchetta.
La impugnai con una violenza tale da farla vibrare pericolosamente fra le dita
contratte.
Poi pensai… Pensai
ad una fattura distruttiva…a …a…
Invece…
Mi appoggiai al tavolo con entrambe
le mani a capo chino… A cosa sarebbe servito
spaccare tutto?
Non è da te, Draco Malfoy…
non è da te…
Sussurrai cercando di calmarmi…
Ma che mi stava facendo quella strega
della Weasley? Perché
stavo così male?
Perché non riuscivo a concludere ciò che sulla carta, e parlando con mio padre, mi era parso tanto facile?
Forse avrei dovuto desistere! Forse… avrei dovuto arrendermi!
Per la prima volta in vita mia
qualcuno mi aveva battuto, superato, affondato.
E questo qualcuno doveva proprio essere una stupida,
insignificante, inutile Weasley…
Il massimo della sconfitta, il
massimo della pena!
Già, proprio questo meritavo: una giusta pena, una sonora punizione da parte di mio padre
per l’infame abbandono che stavo
progettando di attuare.
Rimisi via la bacchetta, lisciandomi i capelli già perfettamente
pettinati.
Mi assestai la divisa sulle
spalle, strinsi appena un poco la cravatta dal nodo impeccabile ed uscii composto dalla Stanza delle Necessità.
La porta magica si dissimulò
istantaneamente non appena misi un piede nel corridoio deserto.
Avevo appena preso la mia decisione; avrei confessato tutto a mio padre in
concomitanza delle prossime feste di Natale!
*****