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Autore: Milady    26/12/2009    1 recensioni
Per poter accrescere il suo valore agli occhi del Signore Oscuro, Lucius Malfoy escogita un piano, che prevede un'incarico molto delicato per suo figlio Draco. Il giovane Malfoy, abituato ad avere tutto pensa di poter eseguire molto facilmente quanto affidalogli dal padre. Ma il destino... è in agguato!
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ali diFata

Beh, cosa vi avevo promesso?  Eccomi qui per augurare Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti!!! 

Un saluto particolare, ovviamente, va alla carissima TERRY,  che mi scrive sempre delle recensioni bellissime e molto,  ma davvero molto professionali!  Grazie Terry,  sei il mio personale “grillo parlante”,  quello che dici è sempre perfettamente vero!  Cercherò di non mettere troppi elementi e divagazioni, o perderò di vista la vera trama!

Non preoccuparti, mia affezionata,  seguirò i tuoi affettuosissimi consigli!  Ti faccio tanti   auguri di un Buon Natale,  e che queste feste ti portino  tutto quanto tu hai desiderato,  insieme ad un mio grandissimo bacione!

Ovviamente gli auguri,  come sopra,  sono estesi a tutti i miei lettori,  anche se non si sono fatti sentire.

Un bacio immenso,  un augurio affettuoso,  e a risentirci presto! (Magari dopo le feste…)

Bacionissimi e… come sempre,  buona lettura!

Milady  

………………………………………………………………

 

  Ali diFata

Racconto a puntate

di

 Mil@dy

 

 

*** Capitolo XXV I  ***

*** Una sorpresa… per Natale ***

 

Eravamo oramai  vicini al Natale… il periodo che più di altri  temevo

 

Seduto al tavolo dei Serpeverde quella mattina  osservavo il cielo  dal colore  latteo  con le nubi candide che vi turbinavano mosse da venti invisibili;   sarebbe nevicato a breve,  avrei potuto scommetterci…

 

La vista di quella volta  un po’ strana e  triste,  mi condusse in fretta dentro  ricordi  e pensieri che rifuggivo più d’altri, ma che sempre iniziavano ad assediarmi, guarda caso,  proprio in concomitanza delle imminenti feste natalizie…

 

Il bisogno ossessivo di apparire felici…  tutto  che doveva essere perfetto;  il viso,  il sorriso, gli abiti che s’indossavano,  i modi ricercati e falsi,  i saluti convenzionali e fasulli… mentre  dentro di me un pensiero  gridava  a gran voce la voglia di gettare  in faccia  a tutti  la spiazzante verità… che avrebbe inorridito mia madre ed imbestialito mio padre…

 

Il cenone della Vigilia…  rigida etichetta e noiosa conversazione con persone che a malapena conoscevo;   l’opulenza ostentata nel pranzo del giorno di Natale…  regali inutili e inopportuni sotto l’albero gigantesco addobbato con maniacale perfezione,  fino all’ultima pallina,  fino all’ultima ghirlanda argentata…  mentre a me sarebbe bastato un piccolo abete sintetico che celava,  gelosamente custoditi sotto le sue spoglie fronde…  veri regali,  pensati e comprati con criterio, amore…e fantasia…

 

E per finire l’amorevole quadretto,  quello che più ogni altra cosa non riuscivo a comprendere né a digerire…

 

Malgrado tutti quei party dall’aria esclusiva ed inaccessibile,  allestiti con dovizia di particolari a Malfoy Manor;    tutte quelle persone che riempivano fino all’ultima delle stanze degli ospiti,   gli elfi domestici che trotterellavano senza sosta dalla cucina alle stanze da pranzo, trasportando affannati piatti di leccornie sempre più deliziose;  i personaggi importanti del Ministero della Magia… le streghe famose e bellissime… beh,  io…  avrei scelto di  restare,   almeno in un’occasione,  semplicemente a parlare  un po’  con mia madre…

Noi due, da soli.

 

Solo per farci inutile conversazione,  o normale scambio di vedute fra una madre ed un figlio…

Solo per parlare e basta, magari del tempo,  magari di… altro.

 

Con mio padre un discorso del genere era  ovviamente improponibile:   era lui a dettare i tempi e i modi dei nostri colloqui,  che quasi mai corrispondevano ai miei…

 

Lo spiazzante pensiero  mi metteva sempre di fronte ad una squallida realtà; quella dell’inesistenza, neppure troppo velata,  di un vero rapporto fra me…ed i miei genitori…

 

Era colpa delle feste e del Natale… sì ecco la vera ragione di tutti quei pensieri molesti!

 

Mi riscossi dal torpore e dalla rabbia,  e con gesto irritato mi alzai dal tavolo della  Sala Grande;  raggiunsi in fretta l’uscita e restai di sasso di fronte all’imboccatura del corridoio principale che era insolitamente sovraffollato…  per quell’ora!

Sbuffando,  alzai gli occhi al cielo,  ben intenzionato a  sorpassare  la strana calca che si era creata davanti alla bacheca degli avvisi,  senza salutare,  né guardare in faccia nessuno.

 

Ma mi ritrovai davanti l’ultima persona con cui avevo voglia di parlare quel giorno,  beh,  a dire il vero da un po’ di giorni... 

Con la sua statura e mole non indifferente,   mi si piazzò davanti  impedendomi di proseguire.

-  Buongiorno anche a te,  Malfoy,  posso parlarti un attimo ?

 

Lo fissai negli occhi freddamente,  facendo ben attenzione a non tradire l’agitazione che mi soffocava.

 

- No Zabini,  ho un importante appuntamento di studio…

 

Non fece una piega ma neppure si mosse per lasciarmi passare.  - Senti Malfoy,  non puoi evitarmi in eterno!  E’ già qualche giorno che tento di parlarti e tu svicoli in continuazione…

 

- Non è colpa mia se sono una persona impegnata.  Se,  ora,  vuoi scusarmi…

 

- No, non ti scuso. Voglio solo capire se ti ho fatto un torto,  se ho combinato un guaio o se ti ho… rovinato la storia con la ragazza…

 

Lo fissai ancora più torvo. – Ma che diavolo vai dicendo ?  Io non ho nessuna ragazza!

 

- Ah, sì?  E se  faccio il nome di… Virginia Weasley, uhm?

 

Lo afferrai per una manica della giacca spingendolo oltre l’assurda fila che continuava ad ingrossarsi nel corridoio,  ostruendolo quasi del tutto.

 

- Ma che cazzo ti salta in mente?  Vorresti abbassare la voce per favore!  I maledetti corridoi di questa scuola hanno le orecchie!

 

Lui indietreggiò senza opporre resistenza,  forse appagato dal fatto che, bene o male, avevo comunque intenzione di discutere.

 

- Ehi,  ma che ho detto?  Non ti ho mica accusato di averla stuprata!

 

Lo sbattei rudemente contro il muro,  dall’altra parte del corridoio,  quello rimasto ancora vuoto. -  Senti,  Zabini,  non ce l’ho con te!   Non mi interessa se sei diventato amico di quella stronzetta,  non so perché tu voglia scusarti,  né perché pensi di avermi rovinato qualcosa, dato che non c’è proprio nulla da rovinare…

 

Mollai la ferrea presa che avevo effettuato sul suo braccio,  appagato dalle poche parole che gli avevo buttato in faccia,  e desideroso, adesso più che mai,  di togliermelo dai piedi.

 

Ma fu il suo turno  di afferrarmi per la manica della giacca. -  Non ne sarei così certo, Malfoy…

 

- Che diavolo vorresti dire,  hum?

 

Zabini sorrise, con quell’aria maliziosa  e un po’ scettica che avevo ormai iniziato a conoscere bene.

 

- Che non mi freghi,  Malfoy…  So ancora riconoscerle certe cose, io.  E se non sono diventato improvvisamente tutto scemo,  fra te e la Grifondoro c’è qualcosa…  ed è molto di più di  quel che  vuoi far intendere…

 

Mi  irrigidii immediatamente a quelle parole come se qualcosa mi avesse scottato.

Lo fissai duro, impassibile,  gli occhi negli occhi,  senza tregua,  senza maschere,  senza remore…

 

-  Tu sei tutto scemo,  Zabini…

 

Lui allargò le braccia in atteggiamento d’arresa. – E dai…  piantiamola di fare i misteriosi,  non paga Malfoy,  te l’assicuro.

 

Io continuavo a fissarlo torvo,  ancora senza parole tanta era la sorpresa che le sue dichiarazioni avevano suscitato in me,  e lui,  forse istigato dal mio silenzio continuò imperterrito la sua ramanzina.

 

- Senti,  se ho sbagliato mi scuso ancora,  ma in caso  contrario,  beh…  ti consiglio di fare il duro con quella rossa,  o meglio ancora  l’indifferente,  funziona  credimi!  E’  una tosta,  la ragazza, volevo solo darti un piccolo consiglio.   Bye bye…  Malfoy,  ci si vede, quando ti torna la voglia di parlarmi,  davvero,  sai dove trovarmi…

 

Lasciandomi come un palmo di naso,  s’allontanò,  con la sua camminata atletica e snob,  verso la Sala d’Ingresso,  apparentemente indifferente a tutta la calca che si era ormai formata di fronte al muro delle bacheche.

 

Lo fissai con la bocca che quasi mi si spalancava dalla sorpresa,  senza riuscire a replicare,  senza riuscire a fermarlo e sbottargli ancora in faccia.

Senza avere una maledetta obiezione da sollevare…perché forse quel maledetto signorino  aveva visto bene,  aveva visto chiaro dove io avevo sempre sorvolato.

Non dovevo fare “l’amicone” con la Weasley.

Non dovevo per forza andarle a genio…Dovevo snobbarla,  farla irritare al punto giusto e poi… colpire.

 

Beh,  forze Zabini, con la sua strampalata  ed egocentrica visione della vita,  chissà… mi aveva davvero aiutato…

 

******

 

Harry e Ron  si stavano attardando nella Sala Grande, parlando del più e del meno,  quando si accorsero che diverse persone si stavano accalcando nel corridoio centrale  dove solitamente Gazza appendeva,  con la sua faccia arcigna e butterata,  tutte le circolari o decreti.

 

- Ma che diavolo sta’ succedendo lì? -   Chiese all’improvviso Ron, scrutando accigliato verso la lunga coda che si era ormai formata all’imboccatura del corridoio.

 

Hermione li seguiva distratta,  in quanto stranamente occupata a scrutare un punto imprecisato davanti a se… dove Malfoy pareva avesse iniziato a discutere piuttosto animatamente con un ragazzotto alto e bruno…

 

Harry se ne era accorto e le lanciava occhiate perplesse chiedendosi  che cosa potesse interessarle, a lei,   delle solite  piazzate di Malfoy…

 

Stava quasi per domandarglielo, ormai assalito dalla curiosità,  quando Ron lo aveva strattonato bruscamente,  facendolo finire addosso a tre ragazzine del primo anno che erano scappate spaventate.

 

- Hey, Ron, ma che modi! -  Aveva sbottato il brunetto,   cercando di liberarsi dalla presa d’acciaio del rosso che ormai puntava spedito verso il muro,  dove Gazza aveva appeso una sorta di poster,  grosso almeno quanto la parete stessa,   travolgendo  chiunque gli si parasse davanti.

 

Alla fine, giunto ormai vicinissimo alla parete Ron si bloccò quasi avesse visto un oggetto misterioso e bellissimo, una visione estatica e sorprendente;  sul grosso foglio di rigida pergamena,  stampati a caratteri cubitali,  arzigogolati e vetusti  ma brillanti come stelle,  vi era una scritta inequivocabile:

 

Per Natale quest’anno Hogwarts organizzerà

una favolosa  Festa Danzante

a cui  tutti gli studenti sono

Invitati.

 

 

I due amici spalancarono gli occhi stupefatti e vennero quasi travolti dall’arrivo di Hermione che li aveva seguiti attraverso l’orda di studenti che ormai bloccava il corridoio.

 

Anche lei venne immediatamente “catturata” dal grosso cartellone,   esclamando un “wow”  d’ammirazione.

 

-  Ragazzi, questa sì che è una bella notizia! Era ora che si rifacesse una festa di Natale come si deve ad Hogwarts… Dal tempo del Torneo Tremaghi non se ne sono più fatte!

 

Ron spostò su di lei uno sguardo accigliato.-  Umh… non ci sono giocatori di Quidditch famosi… questa volta, Hermione… non ne resterai delusa, vero?

 

La ragazzina lo fissò di rimando con un’espressione di fuoco negli occhi ridotti a due fessure. – Non dire stronzate,  Ronald Weasley,  sai benissimo come è andata, in quell’occasione! Vuoi che ti rinfreschi la memoria?

 

Harry, che nel frattempo aveva continuato a leggere l’esposto,   cercò con un'altra argomentazione di farli desistere dalla loro solita scaramuccia quotidiana.

- Ragazzi,  per favore!  Piuttosto leggete qui,  soprattutto tu,  Ron…

 

Il rosso lasciò momentaneamente in sospeso la sua lite con Hermione  per fissare imbronciato le piccole righe elencate sotto l’eclatante scritta.

 

Parevano regole da rispettare,  del  tipo:  “ vestiti adeguati per le dame”  o  “per i ragazzi è richiesta la cravatta”,   e Ron stava proprio per sbottare all’indirizzo di Harry,  quando qualcosa lo attirò facendogli subito saltare la mosca al naso.

 

- Che…che cosa???? -  Esclamò inviperito.

 

Harry lo fissava con uno sguardo sardonico negli occhi,  e la bocca piegata in un atteggiamento disgustato.

 

- Non è possibile,  vero Ron ? -  Rincarò la dose scuotendo la testa.

 

Hermione incuriosita e perplessa,  scostò con un gesto secco Ron che gli copriva la visuale e lesse le poche righe  rimanendo per un momento attonita anche lei.

 

Ovviamente si riprese ben più in fretta dei due ragazzi,  esclamando con aria da saputa e fissando ancora arrabbiata Ron. - Beh, tutta questa scena solo perché rimanderanno la partita di Quidditch?  Non mi pare la fine del mondo!

 

Ron riprese in fretta l’aria ironica e la voglia di litigare. -  E invece sì che è la fine del mondo!  Ma dico,  perché dovevano rimandare la partita dopo le feste di Natale per quello stupido ballo!

 

- Non è uno stupido ballo, Ron.  Se leggevi  un po’ più in là del tuo naso,  praticamente sotto… avresti notato  che c’è scritto che si farà una colletta per i maghi bisognosi del terzo mondo!

 

- Sì, sì va bene… ma qui si parla di Grifondoro contro Serpeverde… mica di bruscolini! E’ la sfida della stagione,  deciderà la testa della classifica.

 

- Ron, il campionato delle Case finisce a giugno,  non a dicembre… può ancora succedere tutto…

 

Harry assisteva senza parole allo scontro verbale dei due,  desiderando trovare un pertugio per una fortuita fuga,  ma Ron,  sbattendogli con malagrazia la mano sul petto, lo costrinse a partecipare.

 

- Harry,  tu che ne pensi?  Non è una solenne presa per il culo!  Rimandare la partita regina di tutta la scuola… oh, non ci posso credere! Non ci posso credere!!

 

Harry alzò gli occhi al cielo,  e senza  pensarci due volte prese a sfilare via da tutta la ressa ormai creatasi in quello spazio angusto. Non aveva proprio voglia di discutere con un imbufalito Ron  di fronte a tutti quei ragazzini che li osservavano con tanto d’occhi.

Sembrava che tutti gli studenti di Hogwarts fossero stati richiamati da un magico tam-tam e si fossero dati appuntamento proprio lì davanti.

 

- Che ti devo dire, Ron… giocheremo dopo le feste,  non è che abbiamo annullato la gara, del resto l’hanno solo rimandata!

 

Ron prese a seguirlo,  spostando senza rispetto, piccoli e sparuti alunni delle prime classi che si erano fermati a bocca aperta davanti all’incredibile manifesto,  mulinando le grosse braccia come se volesse menar mani con qualcuno.

- Già,  la fai facile, tu! Dopo le feste siamo tutti stanchi e con la pancia piena  di dolcetti babbani che ci porta papà e Tonks… e…

 

Hermione  lo seguiva infuriata,  inveendo contro di lui. -  Ron, sei un maleducato! Ti rendi conto delle parole che usi e di come ti comporti!  Dovresti dare l’esempio, sei un Prefetto, accidenti!

 

Ron non pareva assolutamente ascoltarla ed Harry  che sembrava aver finalmente trovato il pertugio giusto per filare,  replicò all’amico senza voltarsi.

-  Dai, Ron… può darsi che anche i Serpeverde mangino…dolcetti!

 

Finalmente i tre amici sbucarono fuori da quel girone infernale e si ritrovarono a faccia a faccia.

Hermione era furente e dopo aver lanciato una truce occhiata all’indirizzo di Ron se ne andò via tutta impettita verso l’aula del professor Vector, senza salutare.

 

Ron alzò gli occhi al cielo e Harry sbuffando concluse la meravigliosa conversazione  di quella insolita mattina con una frase sibillina.

- Ron,  ti converrà escogitare in fretta un piano per  farti perdonare o ti scorderai il ballo,  a meno che tu non decida di invitare qualcun altro...

 

- Cosa, ma perché ?  Che diavolo stai dicendo ? -  Esclamò il rosso improvvisamente impacciato e preoccupato.

 

- Insomma non hai letto quello che c’era scritto sul manifesto? -  Sbottò Harry a metà strada fra il divertito e l’arrabbiato.

 

- Ehm… no,  veramente dopo che ho capito che avevano spostato la partita… io non… non ho…

 

Harry incrociò le braccia sul petto,  sfoderando uno sguardo   accusatorio all’indirizzo dell’amico. - C’era scritto… che le ragazze possono entrare senza accompagnatore, ma i ragazzi no!  Dobbiamo invitare per forza qualcuno Ron,  o siamo fuori!  -  Gli spiattellò tutto d’un fiato in faccia.

 

Il rosso si abbandonò con le spalle al muro del corridoio ormai congestionato da ragazzi e ragazze che gioivano,  chiacchierando felicemente e si spintonavano per poter leggere meglio l’inaspettato decreto.

 

Con la grossa mano si coprì gli occhi,  pensieroso. - Lo sapevo che sta’ storia era solo una gran rottura,  Harry!  Vedrò di rimediare con Herm  e tu invece,  chi pensi di invitare?

 

Nello sguardo del brunetto passò per un attimo una luce velata di malizia che Ron non captò.

 

- Non lo so… non lo so ancora. -  Bisbigliò pensieroso.

 

Lentamente e un po’ mogio Ron,   un po’ più sollevato Harry  -come se fosse stato stuzzicato da un’illuminante ispirazione-  si diressero entrambi verso l’aula delle lezioni di quel giorno.

 

****

 

 

La neve cadeva dolcemente su Hogwarts, ammantando tutto con la sua poetica dolcezza.

Mancavano poche settimane a Natale,  la festa più bella di tutte,   pensò Ginny entusiasta. 

 

Lentamente il Castello si sarebbe trasformato nel gioiello brillante e prezioso che ogni anno rapiva l’immaginazione e la  sua fantasia,  facendola tornare invariabilmente,  bambina.

 

Presto Hagrid avrebbe portato all’interno quattro enormi abeti che ogni Casa avrebbe decorato con i colori che la  contraddistingueva.

 

Inutile sottolineare che secondo Ginny il più bello risultava sempre il loro,  quello addobbato dai  Grifondoro  Così pieno di coccarde e di fiocchi rosso fuoco,   di palline brillanti dalle forme più strane e sofisticate,  ovviamente dorate.  Poi  festoni cremisi  posati sui rami e fili di capelli d’angelo dorati a completare l’opera.

 

L’anno  scorso aveva apprezzato molto quello dei Corvonero;  decorato di l blu e ornato da  fili color  bronzo,  le era parso molto sofisticato e sobrio,  in poche parole bello…

 

Quello dei Tassorosso era,  come dire… sempre un po’ originale,  dato che i loro colori erano il giallo ed il nero… Come ogni anno gli studenti optavano di modificare il nero con un blu molto cupo,  sembrava più consono...

 

Quello adornato dai Serpeverde,   beh,  Ginny  aveva sempre evitato di guardarlo a fondo,  anzi in verità non lo aveva mai davvero osservato...

I colori –doveva convenire- erano decisamente azzeccati…  verde,  come gli aghi di pino,  argento,  uno dei colori solitamente usati per i decori natalizi…

 

Poi lasciò che i suoi pensieri vagassero fino alla  Tana… la sua splendida,  incredibile,  incasinata casa…!  L’abete spennacchiato che ogni anno veniva ricoperto da palline, festoni,  stelle e regali fino a venirne sommerso. 

Il Cenone delle Vigilia con tutti gli strampalati invitati che vi partecipavano;  Tonks e Remus,  Fred e George con i loro scherzi sempre più spassosi… e forse ci sarebbe stato Harry,  chissà…

 

Con un colpo secco  chiuse il libro di Pozioni,  su cui avrebbe dovuto studiare,  e dopo aver lanciato un’ultima fugace occhiata fuori dalla finestra  da cui si godeva il panorama innevato di quel pomeriggio di dicembre,  Ginny decise che era tempo di recarsi al suo appuntamento settimanale alla Stanza delle Necessità… con la serpe…

 

Poco prima di entrare nel buco del ritratto incrociò Dean Thomas  che stava, al contrario,  dirigendosi verso le scale del dormitorio maschile.

 

- Ehi,  Ginny… non sei scesa per niente stamattina?  -  La chiamò il ragazzo,   avvicinandosi ed attirandola con gentilezza verso di sé. 

 

Dopo averla incatenata in un casto abbraccio,  le diede un lieve bacio sulla guancia. 

Ginny si lasciò baciare ma non ricambiò il gesto affettuoso.

 

Ancora non riusciva a comprendere cosa si fosse instaurato tra lei e Dean dopo quel pomeriggio passato insieme a vedere la partita Corvonero contro Serpeverde.

Dean le ronzava continuamene intorno,  la ricopriva di regali e pensierini,  ma fino ad allora tutto era rimasto alla fase puramente platonica… forse a Ginny stava bene proprio così.

 

- Ciao Dean,  non mi sentivo troppo bene…e  avevo un sacco da studiare, quindi sono rimasta quassù. Tu invece,   non starai mica andando a dormire…?

 

- Beh, a dire il vero sono stanco morto,  ma devo andare sopra a recuperare il libro di Incantesimi… Non ho studiato nulla…-  Gemette il giovane con aria costernata.

 

Ginny gli sorrise e fece per congedarsi da lui,  ma il ragazzo era di tutt’altro avviso, evidentemente.  La strinse più al suo petto avvicinandosi pericolosamente al suo viso.

 

- Se non sei scesa o non hai parlato con quella pettegola di Jill,  scommetto che non sai la splendida novità… - 

 

Ginny lo fissò confusa. –  Quale… novità?  

 

Dean sorrise sornione con gli occhi che brillavano per l’entusiasmo. -  Il Ballo!  La  settimana prima di Natale la scuola organizzerà un Ballo… Ci parteciperà l’intera scuola,  anche quelli del primo anno… 

 

Ginny lo fissò sbalordita.  Non c’erano state più cose del genere fin dall’anno in cui  ci fu il Ballo del Ceppo,  in relazione al Torneo Tremaghi.   Che notizia incredibile! Accidenti era  rimasta una mezza mattinata su alla Torre di Grifondoro e succedeva tutto sto’ scompiglio?  Probabilmente era l’unica studentessa di  Hogwarts a non esserne a conoscenza…

 

- Wow,  dici davvero, Dean?

 

-  Leggilo tu stessa nella bacheca della Sala Grande! Si chiamerà il Ballo del Solstizio D’Inverno… e…  -  Parlando,   Dean si era avvicinato con le labbra all’orecchio di Ginny,  così tanto che lei temette volesse mordicchiarlo. Ma il giovane si era accostato solo per sussurrarle  poche gentili parole. -  Metti il vestito più bello che hai…  ho intenzione di invitarti Ginny   Weasley…

 

Detto questo la lasciò andare,  dirigendosi in  tutta fretta verso le scale.

 

Ginny attraversò il buco del ritratto con la mente decisamente in subbuglio.

 

Un … Ballo ad Hogwarts per Natale?   Era davvero un evento!

E… lei era pronta per affrontarlo ?  E ci voleva davvero andare con Thomas ?  E,  peggio che mai, che vestito avrebbe indossato? Veramente non ne aveva da sera… chissà se un misterioso ammiratore si sarebbe di nuovo fatto vivo….

Questo pensiero la gettò nell’agitazione più completa!

 

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Raggiunse il corridoio del settimo piano quasi senza accorgersene, con la mente decisamente altrove.

 

Draco Malfoy l’attendeva già,  appoggiato al muro,   con le mani nelle tasche del pantalone;   il solito atteggiamento sfrontato ed impertinente.

 

Vestito come sempre  in maniera impeccabile,  la giacca scura dal taglio classico,  il pantalone elegante, la camicia candida con le iniziali sul taschino ricamate proprio sotto lo stemma dei Serpeverde,  la cravatta  verde-argento stretta in un nodo perfetto…

 

Dio, lo odiava …perché era sempre così preciso,  stereotipato,   così maledettamente  Malfoy …  così…

 

Ginny si avvicinò nervosamente,  aveva la brutta impressione che  quel pomeriggio sarebbe stato eterno,  e lei avrebbe combinato un sacco di guai!

 

Il suo profumo,   inteso e speziato la investì saturandole in fretta le narici.  Doveva ammetterlo era davvero buono…  -  Ciao,  Malfoy. -  Sbiascicò a mezza voce,  evitando accuratamente di guardarlo negli occhi.

 

- Sei in ritardo, Weasley come sempre…

 

- Scusa mister perfezione,  ma  dovevo andare in bagno prima di venire qui! Serviva un gufo… per chiederti il permesso?

 

Lui sorrise,  beffardo. -  Okay,  oggi non siamo di buon umore, giusto?  Beh, meglio entrare.

 

Ginny non se lo fece ripetere due volte:  prese a camminare lungo il corridoio proprio in corrispondenza dell’ampia parete vuota,  mentre invece  il ragazzo,  rimaneva appoggiato al muro come se fosse intenzionato a non partecipare.

 

Quando Ginny  se ne accorse lo fissò irritata.-  Beh, che ti prende?  Vogliamo aprire questa benedetta porta o devo  andarmene ?  

 

- Cos’hai Weasley ?

 

Ginny alzò gli occhi al cielo, sbottando. -  Oh… per la miseria, cosa sei diventato adesso, uno strizza-cervelli  da strapazzo?

 

- Uno …che ?  Weasley con me sei pregata di non usare termini Babbani, grazie!

 

- Me ne frego se sei un ignorante, Malfoy!

 

Il Serpeverde rise,  muovendosi verso di lei.-   Ehi,  cominciamo ad offendere?  Dai,  Weasley entriamo e facciamola finita.  

 

L’affiancò seguendo i suoi passi,  avanti ed indietro di fronte al muro,  ancora desolatamene vuoto.

 

Dopo esserci passati davanti per la terza volta,  la porta ancora non era apparsa.

 

Malfoy si bloccò  apostrofandola in maniera decisa.

- Weasley, vuoi concentrarti, per favore? 

 

Ma Ginny non era di certo disposta a farsi rimproverare da lui. -  Potrei dire la stessa cosa di te,  Serpeverde!

 

- Tu pensi a qualcos’altro,  l’ho capito non appena ti ho visto!  Vorresti dirmi per favore a cosa,  eviteremo altre perdite di tempo!

 

F u la volta di Ginny  di appoggiarsi al muro incrociando bellicosamente le braccia la petto. -  Sto’ pensando esattamente a quella dannata stanza,   sei tu che sei distratto!

 

- Ma davvero?  E da cosa… ?  Dal tuo aspetto mozzafiato e le maniere garbate ?

 

- Malfoy… sei proprio un stronzo…

 

Lui sorrise beffardo e le si affiancò, urtandole  impercettibilmente il braccio con il suo.

 

- Grazie,  Weasley, la tua gentilezza mi commuove.

 

Ginny sbuffò  alzando gli occhi al cielo,  si sentiva terribilmente stupida in quel momento. 

Era vero… Malfoy aveva maledettamente  ragione…;  lei stava pensando a quello che le aveva detto pochi minuti prima Dean sull’imminente  Ballo indetto per le feste di Natale…

Stava pensando a cosa mettersi per andarci e… soprattutto se un certo ammiratore si sarebbe mai rifatto vivo… Tutti quei pensieri mescolati nella sua testa non l’aiutavano di certo a far apparire una maledetta porta che non si voleva mostrare!

 

- Weasley,   che ne dici se ricominciamo da capo, uhm? –

 

La voce del ragazzo spezzò i suoi pensieri.  Era strano… ma il tono che aveva usato era suadente e cortese,  come se lui avesse davvero a cuore una soluzione rapida,  non la solita voglia di  sbeffeggiarla e deriderla.

 

Ginny decise di capitolare ed affrontarlo, finalmente, a viso aperto.  Si staccò dal muro, allargando le braccia come se volesse arrendersi all’evidenza. - Okay, okay, Malfoy…  Devo ammetterlo,  ero distratta… stavo pensando a qualcos’altro.

 

Lui piegò la testa di lato,  osservandola come se volesse perforarla con lo sguardo. – Ma davvero?  E a chi,  di grazia? 

 

Lei lo fissò di rimando, improvvisamente impacciata. - Perché pensi che si tratti di qualcuno?  Non potrebbe essere qualcosa ?

 

-  Vero,  ma ne dubito. Con tutti gli spasimanti che ti girano intorno,  avrai la testolina in corto circuito…

 

Ginny sospirò sconsolata.   Perché quando Malfoy sembrava diventare cortese e gentile, poi nello spazio di un secondo cambiava direzione così repentinamente… ? Non lo avrebbe mai capito…mai!

Ma quel giorno non aveva voglia di litigare,  di discutere,  di arrabbiarsi. 

Si fece forza e lo guardò dritto in quegli occhi trasparenti e magnetici che si ritrovava… e parlò con la sincerità che poche volte gli aveva mostrato.

 

- Senti, magari tu già lo sai,  ma io ho appena scoperto che prima di Natale ci sarà un Ballo indetto dalla scuola!

 

Sul volto impassibile del ragazzo passò per un secondo una strana espressione… un po’  sibillina,  un po’ incredula,  come se quella notizia l’avesse appresa in quel momento da lei,  o come se gli si fossero aperti davanti  orizzonti insperati...

Ginny lo prese come un pretesto a proseguire.

 

- Ora,  se vuoi,  prendimi in giro fino alla morte,   ma sono andata in catalessi da quando… l’ho scoperto perché non so…  non so che fare!

 

Malfoy si mosse e per un attimo pazzesco Ginny credette che volesse abbracciarla e consolarla;  invece il Serpeverde si allontanò da lei,  riprendendo a percorrere il corridoio avanti ed indietro, senza parlare.

 

Lo fissò  stralunata… Poi sbottò come una ciminiera ingolfata - Accidenti a te, Malfoy!  Ti ho appena fatto una confidenza in tutta sincerità e tu… tu mi snobbi così! Senti,  forse è meglio che me ne vada, oggi non è giornata!

Fece per girare sui tacchi ed allontanarsi da quel maledetto corridoio,  quando la voce,  imperturbabile e tranquilla di lui, la raggiunse bloccandola,  come se  l’avesse incatenata.

 

- Non ti ho risposto,  perché non vedo il problema,  Weasley!  -  Replicò,  facendo poi una pausa ad effetto,  come a far di conto mentalmente. – Avrai all’incirca tre o quattro spasimanti,  compreso quel Thomas  che ti sbava dietro come un cagnolino,  e tu dici  che non sai che fare?!  Scegline uno e vai, no ?  Qual è  il problema? Io non lo vedo…

 

Ginny si voltò fissandolo nuovamente negli occhi con grande coraggio.  Non credeva di riuscire a tener testa a quel borioso così facilmente. -  Ma che grande aiuto,  genio,  guarda senza te non so come ho fatto a vivere finora…

 

- Sai… me lo chiedo costantemente anch’io,  Virginia…-  Sbiascicò lui con la sua parlata strascicata e ironica.

 

Ecco,  era ritornato il solito bastardo di sempre…  - Va’ al diavolo, Malfoy,  sai che  non voglio essere chiamata così!

 

-Ma è il tuo nome,  Weasley…

 

Ginny rimase in silenzio a fissarlo. 

Lontano pochi passi da lei… l’atteggiamento rigido ed impettito,  lo sguardo severo eppure scanzonato, come se si stesse divertendo un sacco a vederla in difficoltà.

 

- Sì è vero, ma ti avevo chiesto di non usarlo…

 

- E io ti ho chiesto di entrare in questa maledetta stanza!   I tuoi cavolo di problemi dovresti tenerli fuori,  grazie…

 

Ancora una volta la rossa si trovò spiazzata e confusa. 

Era strano Malfoy quel giorno… Come se improvvisamente non si divertisse più ad istigarla,  a sconcertarla  con inviti improponibili o uscite pazzesche.

A scherzare su i suoi modi  diligenti e Babbani  -come amava ripetere- di affrontare lo studio o i vari argomenti sui cui sempre divergevano…

Non sembrava più volerla, come dire… adulare furbescamente,  con quel fascinoso savoir-faire che contraddistingueva un po’ tutti i Serpeverde.

 

Ma perché lei  ci stava…  male?

In teoria doveva provare  indifferenza,  anzi forse doveva esserne addirittura  sollevata e contenta.

 

La confusione crebbe nella sua testa,  già abbastanza affollata di pensieri.

Malgrado tutto si fece forza,  e ritornando sui suoi passi,  si affiancò al ragazzo che pareva attenderla con inaudita pazienza.

 

- Hai maledettamente ragione,  Malfoy!  Sono stata una sciocca a confidarmi con te e cercare una volta tanto di instaurare uno straccio di  discorso. A quanto pare ti basterà finire questa schifosissima pozione, magari evitando anche di parlare, bene sono d’accordo! Ci risparmierà un sacco di arrabbiature.  

 

Detto questo non attese la replica del Serpeverde e prese a marciare spedita su e giù per il corridoio sotto  i suoi  occhi imperscrutabili.

 

Non gliene fregava più niente di niente a quel punto.  Non ci capiva più niente nemmeno di se stessa,  dei suoi sentimenti e di cosa desiderasse davvero.

 

Men che meno gli fregava di quella maledetta porta che non voleva rivelarsi.

 

Aveva solo bisogno di… solo bisogno di…

 

Come d’incanto la porta si materializzò proprio nel mezzo del muro spoglio;  alta, imponente,  con la sua maniglia lucida e dorata.

 

Malfoy batté pigramente le mani. – Brava … Weasley,  era ora…

 

***

 

Herm  raggiunse la sala comune nel primo pomeriggio.

 

C’erano già parecchi studenti,  tutti intenti a bisbigliare dell’imminente festa.

 

Urtata da tanta superficialità si diresse impettita verso l’enorme finestra che dominava la grande Torre di Grifondoro,  sbirciandovi  con aria stanca.

 

Fuori nevicava copiosamente e quello spettacolo le fece rammentare all’improvviso il primo anno in cui era arrivata ad Hogwarts ed aveva fatto amicizia con Harry e Ron…

Ricordò della prima nevicata che avevano visto al Castello e di  come erano riusciti a  sgattaiolati fuori in cortile per  giocare a palle di neve.

Come si erano divertiti,  inzuppati e  bombardati!  E quanto avevano riso

Ma quelli erano altri tempi,  era forse un’altra vita… senza le stupide complicazioni degli affari di cuore!

 

Sospirando sconsolata s’allontanò dalla finestra,  lasciandosi  cadere sui morbidi cuscini del  grosso divano di fronte al camino.

 

Contrariamente ai suoi soliti comportamenti,  se ne fregò dello sguardo incuriosito di due ragazzine del secondo anno che erano sedute poco distanti,  e bisbigliando fra loro la stavano indicando con evidenti  cenni del capo.

 

Inconsciamente cercò con lo sguardo Ginny,  per comunicargli  l’eclatante novità del ballo… -se non l’avesse già scoperto da sola-  in verità per sfogarsi un po’ con lei dopo la furiosa litigata con Ron della mattina,   ma non la vide.

 

Forse era scesa a mangiare in ritardo o forse era a qualche lezione… Che strano non l’aveva vista per tutto il giorno.

 

Ormai era abituata alle stranezze di Ginny e cercava  in tutte le maniere di stargli addosso,  ma era impossibile!

Quella ragazzina svicolava sempre in qualche modo e lei non riusciva a stargli dietro come avrebbe voluto!

Weasley! Tutti uguali! Ah… se potessi… uhm… se potessi stringere fra le mani il collo di quel maledetto rosso… che nervi!  Ron… sei proprio uno stronzo!

 

- Hermione!?

 

La ragazza si voltò incuriosita verso la fonte di quella voce.  Non le era sembrata affatto famigliare.

Si ritrovò, difatti,  davanti la stramba amica di stanza di Ginny:  Jill.

 

- Ehi, Jill, come va?   -

La sua replica voleva essere cordiale, ma la voce le uscì stonata…  che diavolo voleva,  quella,  da lei ?  Non gli era mai stata particolarmente simpatica,  e  dopo che l’aveva vista ridere con Ron qualche giorno prima

 

La voce della ragazza,  noiosa e petulante,  spezzò con un colpo secco i suoi pensieri. - Non è che,  per caso,  hai visto Ginny ? –

 

Hermione la fissò interdetta. -  No,   scusa… non è che, per caso,  frequentate gli stessi corsi e siete in stanza insieme ? Dovresti vederla più tu di  me…

 

La bionda mozzafiato la scrutò con più attenzione,  come se volesse studiarla accuratamente.

-  Bhe, cara,  mica siamo legate a doppio filo…  E comunque io intendevo dire a pranzo…  tu, lei  e gli altri due siete sempre insieme.

 

-  Gli altri due hanno un nome… - 

Hermione era chiaramente innervosita dai continui litigi con il suo ragazzo  e non aveva nessuna intenzione di mascherarlo quel giorno, né essere indulgente.

 

- Ops… scusami,   non volevo scocciarti così tanto,  Granger.   Beh,  io la cercavo solo per dirgli del ballo, se la vedi… salutamela.

 

Si allontanò impettita  mentre Hermione se ne restò corrucciata ed innervosita sul divano della Sala Comune.

 

Non era da lei essere così scortese,  si sentiva una perfetta idiota ed era davvero una brutta sensazione  a maggior ragione adesso che si apprestavano ad andare in vacanza per il Natale…

 

Oh, Ron…  ti prego …ti prego non rovinarmi il Natale… non rovinarmi il ballo…

 

Si sorprese a pensare,  forse a pregare fra se e se disperatamente. 

Ron era l’unica persona che riusciva a farla stare  così  maledettamente male…

 

****

 

 

Malfoy precedette Ginny nella Stanza delle Necessità.  Aprì nervosamente la grossa porta di legno intarsiato,  entrando poi nell’ampio locale con passo nervoso.

 

Una volta accanto al grosso tavolo di lavoro che campeggiava nel bel mezzo della stanza illuminata a giorno da lampade magiche,  si mise a trafficare con rabbia con alcuni piccoli attrezzi.

 

All’improvviso,  compiendo un plateale  gesto  con la  mano,  fece come a delineare un’ampia zona attorno a lui e sul tavolo.  - Questo è il mio spazio, Weasley,  gradirei che tu non ci entrassi,  né toccassi nulla,  grazie.

 

Ginny  sbuffò contrariata. -  Ma certo… proprio nel perfetto spirito di cooperazione che ci ha detto di tenere quel geniaccio malefico di Piton…

 

-  Non insultare il miglior professore della scuola,  Weasley.

 

Preferendo non replicare la rossa s’avvicinò contrariata al grande tavolo stracolmo di alambicchi e strumenti,  fornelli e paioli,  mestoli e misurini.

 

Diede una rapita occhiata alla poltiglia che ribolliva pigramente nel grosso pentolone, constatando che ancora una volta nulla era mutato…

Desiderò con tutta se stessa che l’aggiunta della Barba di Giove potesse mutare quella insostenibile situazione di stallo.

 

Sentiva la presenza di Malfoy al suo fianco,  vedeva con la coda dell’occhio i suoi movimenti rapidi e decisi, nell’afferrare quel contenitore o quel bicchiere,  nel mescolare quel liquido all’altro prima di aggiungerlo nel pentolone ribollente,  con la dovuta accortezza.

Sentiva di detestarlo come mai prima gli era capitato…

 

- Weasley,  prendi quel sacchetto sull’altra mensola,  c’è dentro la Barba di Giove,  bisogna aggiungerla subito;    svelta  dobbiamo spezzettarla con quel coltellino d’argento.

 

- Ehi,  non ti scaldare… l’ho già fatto io…

 

Il giovane s’immobilizzò spostando su di lei uno sguardo sconcertato. 

Per un  folle momento,  Ginny credette che il bicchiere che reggeva, potesse cadergli di mano,  finendo inopportunamente dentro la  schifosa pozione.

 

-  E quando l’avresti fatto,  Weasley,  se non hai neppure l’erba magica !?

 

-  Sbagliato,  Malfoy. Anch’io sono andata a raccogliere quell’ erbaccia, la scorsa settimana.  E l’ho preparata prima di venire qui  Forza,  dammi  la provetta…

 

Ma  il ragazzo pareva attonito e  bloccato in una innaturale posa, come se fosse stato folgorato.

Nei suoi occhi misteriosi Ginny lesse uno strano miscuglio di sentimenti.

 

- Ehi,  ti senti…bene?  Ho solo detto che l’ho presa anch’io la pianta,  so riconoscerla sai…

 

Malfoy posò il bicchiere sul tavolo con inaudita lentezza e si girò verso di lei con fare minaccioso, parlando e scandendo le parole che pronunciava, come se si rivolgesse ad una bambinetta dell’asilo.    Quando-saresti-andata-Weasley?

 

Anche lei  a quel punto,  lasciò perdere quel che faceva,   affrontandolo senza remore. -  Che diavolo te ne frega,  Malfoy?  Sono andata al momento opportuno  e la luna era piena!

 

- E ci sei andata da sola?  Hai preferito affrontare la Foresta Proibita,  in solitudine,  piuttosto che farti accompagnare da me?

 

Ginny gli si fece più sotto,  senza l’ombra di quella assurda soggezione che nutriva nei suoi confronti solo pochi mesi prima. -  Ma cosa credi,  che io abbia paura di tutto??  Sei proprio uno stupido, e non mi conosci affatto,  serpe!

 

Malfoy pareva fuori di sé dalla rabbia,  Ginny non ricordava di averlo visto così innervosito, in altre occasioni.   -  Ma certo che ti conosco!  - Sbottò con ira.  - Scommetto che avevi una guardia del corpo… uhm… fammi indovinare,   Blaise Zabini ?  Non credo che quel codardo di Thomas si sia lasciato convincere ad accompagnarti!

 

A  quel punto… cosa serviva tenere appiccicata addosso la solita maschera di perbenismo e correttezza? 

Ginny la fece cadere senza troppi indugi. -  Ma piantala!  Ero da sola  cosa che non si può dire altrettanto di te,  Malfoy…   ti ho visto,  sai,  mentre ti rotolavi con quella sciacquetta sul prato infangato del Bosco…  spero vivamente  che abbiate calpestato ortica magica!

 

Dal viso del ragazzo la rabbia scomparve,  sostituendosi in fretta a perplessità… come se lui  faticasse a ricordare;   poi,  una volta elaborata l’informazione si sciolse,  gettando indietro la testa e  ridendo  di gusto.

- Accidenti,  Weasley… mi hai visto?  Meglio,  magari hai imparato qualcosa!

 

Ginny invece s’irrigidì ancora di più.  Prese una manciata dell’erba che aveva tagliato e la gettò sul tavolo desiderando enormemente poterla sbattere in faccia a lui.

 

- Va a fatti fottere, Malfoy! Ah,  e già che ci sei finisci pure la pozione…  da solo,  perché io me ne vado. Dillo anche  a Piton, e me ne frego se ci darà un Inclassificabile!

 

Corse verso la porta che chiuse fragorosamente alle sue spalle…

All’interno Draco Malfoy rimase attonito e pensieroso davanti al grosso tavolo di lavoro…

 

***

 

L’unico rumore che aleggiava nella stanza  vuota,  era il sobbollire lento e  ritmato della pozione nel grosso paiolo davanti a me.

 

Ma che cazzo ci facevo ancora li?

Quella stronza della Parkinson...  mi aveva visto con quella stronza di cui non me ne fregava niente… e quella cosa insignificante stava mandando tutto all’aria??? Non potevo crederci…

 

Improvvisamente mi prese la voglia di spaccare tutto… Già,   perché non farlo subito?

 

Affondai la mano nella tasca posteriore del pantalone afferrando con decisione la bacchetta.

La impugnai con una violenza tale  da farla vibrare pericolosamente fra le dita contratte.

Poi pensai… Pensai ad una fattura distruttiva…a …a…

Invece…

Mi appoggiai al tavolo con entrambe le mani a capo chino… A cosa sarebbe servito spaccare tutto?

 

Non è da te,  Draco Malfoy…  non è da te…

Sussurrai cercando di calmarmi…

 

Ma che mi stava facendo quella strega della Weasley?  Perché stavo così male?

Perché non riuscivo a concludere ciò che sulla carta,  e parlando con mio padre,  mi era parso tanto facile?  

 

Forse avrei dovuto desistere!   Forse… avrei dovuto arrendermi!

Per la prima volta in vita mia qualcuno mi aveva battuto,  superato,   affondato. 

E questo qualcuno doveva  proprio essere una stupida, insignificante,  inutile  Weasley…  Il massimo della sconfitta,  il massimo della pena!

 

Già,  proprio  questo meritavo:  una giusta pena,  una sonora punizione da parte di mio padre per  l’infame abbandono che stavo progettando di attuare.

Rimisi via la bacchetta,  lisciandomi i capelli già perfettamente pettinati.

Mi assestai la divisa sulle spalle,  strinsi appena un poco  la cravatta dal nodo impeccabile ed uscii  composto dalla Stanza delle Necessità. 

 

La porta magica si dissimulò istantaneamente non appena misi un piede nel corridoio deserto. 

Avevo appena preso la mia decisione;   avrei confessato tutto a mio padre in concomitanza delle prossime feste di Natale!

 

*****

 

 

   
 
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