Storie originali > Noir
Segui la storia  |       
Autore: kannuki    01/07/2005    4 recensioni
Ford Shelton, un private eye di pochissimo rispetto. Non è proprio quello che si dice un brav’uomo: maleducato e scontroso, gioca d’azzardo e finisce spesso le serate fra risse e gare di bevute.
Max Gershow, giornalista, golden boy e scapolo tossico a tratti mortale. Narcisistico, vanitoso e dannatamente sicuro di se, latitante per i troppi debiti e deciso a sfuggire alla ex moglie e alla fidanzata assillante.
Infine c'è Jordan, ancora innamorata di Ford che a sua volta non l'ha mai dimenticata, Natalie che continua a scappare di casa, Andrea che 'simpatizza' per Max e una vicenda che ruota attorno ad un mucchio di soldi scomparsi e un cadavere scomodo.
Genere: Avventura, Dark, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scaricai Gershow in una stanza attigua alla mia, nel motel in cui mi ero fermato la sera prima e lo chiusi a chiave dentro

Scaricai Gershow in una stanza attigua alla mia, nel motel in cui mi ero fermato la sera prima e lo chiusi a chiave dentro. L’unica porta che poteva dargli la libertà, era quella comunicante col mio appartamento. Eravamo al terzo piano, quindi non si sarebbe buttato di sotto.

Mi feci una doccia rimuginando sul dolore e sulla faccia gonfia e non mi sembrò vero di gettarmi per un po’ sul letto. 

Silenzio…pace…mhh… devo tornare a casa e mettermi a cercare Natalie…un’altra volta. Beh, sempre meglio di quel barbone di la.

 

Dormii per qualche ora, anestetizzato dall’antidolorifico e quando mi svegliai era notte fonda. Schizzai in piedi un po’ traballante e ancora nudo come un verme, mi affacciai a controllare il mio ospite. Era nella stessa identica posizione in cui l’avevo lasciato, quindi richiusi la porta e mi sdraiai sul letto, indeciso se rimettermi a dormire o andarmene a mangiare in qualche buon ristorante.

Se chiudevo gli occhi e mi addormentavo avrei sicuramente sognato Jordan e quella era una spina nel cuore che non voleva sapere proprio di togliersi di li.

“Fanculo” sibilai afferrando i vestiti. In quel momento la porta si aprì e Gershow restò a fissarmi con la faccia truce e svaporata “tu chi sei? Dove mi hai portato?” borbottò traballante sulle gambe. “Perché la porta della mia camera è chiusa a chiave?”

 

Poi sgranò gli occhi e mi fissò con ribrezzo “Ehi ehi! Stiamo calmi, che cazzo hai fatto mentre dormivo?!” esclamò indietreggiando e con una faccia da far spavento.

“Ma vaffanculo!” esclamai incazzato, infilandomi i jeans “sono un detective privato e mi hanno ingaggiato le tue ex per ritrovarti, coglione.”

Lui mi guardò e annuì improvvisamente calmo. “Il culo non mi fa male”

“Ti farà male a forza di calci, se provi anche solo a ripensare una cosa del genere!” gridai rabbrividendo ”ma pensa te!”

 

Gershow mugugnò qualcosa e si appoggiò allo stipite della porta. “Un detective per trovarmi…tanto non ho una lira per pagare gli alimenti e non ho nessun motivo per tornare a casa.”

Scivolò fino a terra e si sedette con un sospiro. Era il ritratto della depressione e mi faceva un po’ pena.

“Come ti chiami?”

Shelton

“Nome”

“Quanti cazzi…Ford” mugugnai finendo di infilarmi le scarpe sportive.

Max alzò lo sguardo con una supplica non certo velata “non potresti lasciami andare?”

“Scordatelo. Non voglio stare a sentire quelle due galline ancora una volta. Mi cascano le palle ogni volta che aprono bocca e hanno la mania di telefonare continuamente per avere notizie. Ma non la pagano la bolletta, quelle?”

Gershow  ridacchiò liberamente per un po’ e restai a guardarlo. Mi faceva una pena terribile, quel poveraccio!

“Senti coso… rimettiti in forma e andiamocene a mangiare a spese della tua ex moglie” gli proposi dandogli una mano ad alzarsi. Lui annuì e sbuffò “mi metterà sul conto anche questo”

 

La cosa peggiore che può capitare ad un uomo, è andarsene al ristorante con un amico a fare la coppietta gay. Max doveva essere del mio avviso perché guardò storto ogni singolo cameriere che ci servì.

“Datti una rilassata, in questo posto difficilmente ci tornerai” gli suggerii benché desse disturbo anche a me.

“Finisciti quella bistecca e andiamocene da sto posto.” Mi ordinò nervoso come una verginella la prima notte di nozze.

“Calma, amico. Un uomo sicuro della propria virilità non si cura di queste cazzate” affermai schiattando dalle risate alla sua faccia.

“Non sono nervoso per questo. Il tuo vocabolario scadente e rozzo ci sta facendo fare una figura pessima!” affermò puntando un dito sul tavolo.

 

Tacqui immediatamente e lo fissai innervosito: sta storia l’aveva già sentita.

E più di una volta.

“D’accordo, principino” sogghignai un po’ amareggiato. “Vuoi sentire qualcosa da far girare davvero tutto il ristorante?”

Sono maleducato e attaccabrighe e sono anche idiota… è genetico.

 

“Ti prego, abbi pietà.” M’implorò a mezza bocca. 

 

Quando uscimmo, penso di aver sentito tre quarti del ristorante tirare un sospiro di sollievo.

 

C’imboscammo in un bar decente, con tanto di tavolo da biliardo e ballerine con tette vere sul palco e sorrisi felice. Adesso sì che si ragionava!

“Principino, non è che mi svieni se quella ti sventola sotto gli occhi la mercanzia?” lo presi in giro in tempo per farmi lanciare un’occhiata rovente di sdegno dalla cameriera.

“Tu non hai la donna, vero?”

“No”

“Chissà come mai” sibilò abbozzando un sorriso di scuse alla ragazza.

“Fai poco sarcasmo, amico” borbottai appoggiandomi di schianto contro lo schienale.

“E’ una constatazione pura e semplice.” Affermò ordinando da bere anche per me “tanto paga Justine, no?”

“Già.”

E allora offriamo da bere a tutto il locale!” mi propose con un sorrisetto bastardo che lo risollevò di parecchi punti sulla tabella.

 

Quella novità piacque all’intera popolazione del bar e ci piovvero sulla testa un sacco di amici nuovi e un sacco di ragazze.

CioèGershow ne aveva una per ginocchio: le signorine si limitavano ad allungarmi un’occhiata e tornavano ai propri affari. 

Seccante a dir poco.

 

Mi osservai allo specchio appannato poco distante. Quella maledetta cicatrice mi dava i nervi ogni volta che la guardavo. Mi spezzava a metà un sopracciglio e si perdeva fino a scomparire sulla fronte e la palpebra…per poco non mi è partito un occhio, quando Durque mi ha sfregiato!

Quello era stato il motivo del furto perpetrato ai danni dei Jordan: mi ero messo in un brutto pasticcio e non sapevo come uscire.

Quando si è giovani si fanno un sacco di cazzate, frequenti la gente sbagliata, i posti sbagliati… a me sembra di non essere mai stato giovane…

 

La tocco con un certo fastidio, seguendola mentre si perde fin nei capelli. Non faccio una bella impressione alla gente con quel taglio in faccia. Soprattutto non alle ragazze.

Solo Natalie non si è mai spaventata. Mi ha chiesto educatamente cosa mi fosse successo e quando le ho risposto ‘un incidente’ mi ha lanciato uno sguardo derisorio.

 

Mi rendo conto di tacere da un po’ troppo tempo. Muovo le labbra soprappensiero...devo andarla a cercare, potrebbe essere in un pasticcio…

 

“Chi è Natalie?”

 

Sobbalzo e mi giro verso Max che si è liberato delle ragazze con un sorrisetto e una frase carina che pronunciata dal sottoscritto avrebbe fatto ridere i polli per eoni.

“Una ragazza che devo cercare” rispondo distratto passandogli una birra “e le tue fans?”

 

Gershow alza le spalle divertito “ne posso avere quante ne voglio, migliori di quelle” ridacchia facendomi ammutolire.

Questo se lo sente bello caldo! Beh, beato lui, mai avuta così tanta fiducia in me stesso.

 

Guardammo insieme lo spettacolo, roba già vista, trita e ritrita, finchè non ce ne tornammo al motel per una robusta dormita, ubriachi persi.

 

La mattina dopo mi prese un colpo quando lo ritrovai nel mio letto ma ero troppo derelitto per incazzarmi con lui per bene e gettarlo a calci nella sua stanza, così chiusi gli occhi e restai in un dormiveglia appiccicoso ma liberatorio…avevo sognato un’altra volta Jordan e dubitavo fortemente che sarei mai riuscito a liberarmi di quel pensiero ricorrente e fastidioso come un sassolino nello scarpone da montagna.

 

“Oh”

Percepii la voce di Max provenire dall’oltretomba degli alcolisti anonimi e biascicai una domanda.

Che vuoi?”

 

Lo sentii muoversi ma non mi girai verso di lui. Mi scoppiava la testa per la ciucca bestiale che ci eravamo presi quando lo spettacolo era diventato così penoso da indurti al suicidio alcolico o fisico. 

 

“Chi è Jordan?”

Ma che cazzo te ne frega…” sussurrai portandomi un braccio sugli occhi.

“Era per parlare” mugugnò gettandosi il cuscino in testa.

“Parla con il cartello stradale che ti sei portato via. Non parlo quando mi fa male la testa”

 

A quelle parole, Gershow si sollevò a sedere e io aprii un occhio. Si guardò attorno ancora assonnato e quando notò il cartello, una risata tremolò dalle labbra e scoppiò in un singhiozzo isterico. “Questo non lo facevo dal liceo!”

Ma pensa te” mugugnai sentendolo risvenire di botto sul letto. “Non lo reggi, l’alcool?”

“Non a dosi massicce”

“Femminuccia…” apro un occhio e mi tiro a sedere un po’ sbattuto “ma non c’era una donna? Mi è sembrato di vederla...in un momento non precisato della notte”

“C’è…sta dormendo nella mia stanza”

E tu che cazzo ci fai qui?” lo interrogo un bel po’ sorpreso. Scherza scherza, avesse tendenze omosex?

Gershow non mi risponde, semi cadavere sul letto “pretendeva le coccole…mi sa che si droga”

 

Lo guardo aggrottando la fronte: ho sicuramente capito male “hai rinunciato ad una scopata per non farle due coccole?”

“No…prima me la sono fatta…poi mi sono defilato con una scusa” mugugna affondando la faccia nel materasso “voleva fare una cosa a tre”

E con chi?” domandò non riuscendo a credere a quello che mi stava dicendo. Ma come, ieri sera faceva tutto il principino…e adesso…

“Con te…mi fai un pò senso, scusa la franchezza”

“Figurati, la cosa è reciproca”

 

Chiudo gli occhi, prendendomi la testa fra le mani...questo qua ha problemi e mi sta anche un po’ sul cazzo a dirla tutta!

“Porta una di quelle due e poi se ne riparla” mugugna dietro di me.

“Chi…”

Lo vedo strusciarsi una mano sotto la maglietta e fare una smorfia di disgusto mentre controlla l’alito che deve essere ridotto come il mio ad una cloaca intasata da cinque anni “quella Jordan…o quella Natalie…parli nel sonno”

“Piuttosto ti sparo alle palle” rispondo innervosito e col mal di testa che preme sempre di più.

 

E’ l’ultima cosa che riesco a dire, prima che qualcosa di molto pesante mi colpisca sulla testa facendomi svenire. 

 

Quando mi riprendo, bestemmiando tutto il calendario in ordine alfabetico, non mi stupisco di non trovarlo più nella camera. Apro il portafoglio e sorrido un bel pò incazzato: mi ha fregato tutti i soldi e …la macchina! Figlio di puttana, quella macchina è un gioellino!

Il bigliettino di scuse...tesoooro, il bigliettino di scuse..

Lo appallottolo con violenza gettandolo in terra, ma poi lo raccolgo ficcandolo in tasca e decidendo di farglielo mangiare a forza quando l’avrò nuovamente sotto le mani.

A parte più seccante è dover tornare a casa, prendere un’altra macchina e farmi una chiacchierata con quelle due. Prendo il cartello stradale ed esco dalla stanza a passo di carica...ma che cazzo ci devo fare con quel cartello?! Non lo so, però me lo tengo e quando ce l’avrò sotto mano, glielo sbatterò così tante volte in testa da abbassarlo di 20 centimetri!

 

*°*°*°*

 

In una città lontana, c’è un appartamento simile a tanti altri. La gente va e viene, i vicini si amano e si odiano come in qualunque altro condomino e i cani ti abbaiano contro per gioco o per stupidità.

 

Se guardate bene, c’è una porta contrassegnata 12D al secondo piano dell’anonimo palazzo.

È una bella porta blindata, legno satinato e serratura anti - scasso. Nell’appartamento vivono due donne, in un curioso connubio di pelle lattea e crema al cacao. 

Donne normali, con vite più o meno normali.

Una delle due, la bella meticcia dalla pelle color cioccolato,  sta pasticciando in cucina, intenta nell’ennesimo esperimento culinario.

L’altra, una bianca dagli occhi duri e poca voglia di scherzare di prima mattina,  sta mettendo a posto la propria camera, anticipando la mutazione dei vestiti in esseri inanimati che si trascinano da soli fino alla lavatrice del bagno.

Il telefono squilla e la meticcia sbuffa, pulendosi velocemente le mani che odorano di cipolla. Afferra la cornetta soffiando un pronto che risulta abbastanza scocciato.

Le due donne lavorano di notte e la mattina hanno bisogno di dormire; tutti i  loro amici lo sanno e si guardano bene dal chiamarle.

Scocciatore o compagnia telefonica con l’ennesima offerta risparmio? Si domanda un secondo prima di tirare su la cornetta.

Qualche istante dopo, rotea gli occhi al cielo e posa il telefono sulla credenza alzando le spalle. Aspettasse per un po’.

Quando stabilisce che il tipo ha atteso quel tanto che basta da far perdere la pazienza a chiunque, si decide ad avvertire la sua coinquilina che annaspa nel cassetto alla ricerca di un reggiseno scomparso, domandandosi se non l’ha lasciato a casa di qualche ex o sul sedile posteriore dell’auto.

Si, ma di quale auto?

 

“Jodie, c’è il tuo ex al telefonoooo

La donna si blocca con un paio di slip amaranto in mano, fratellino scompagnato del reggiseno, e guarda inferocita il corridoio “quale ex?” domanda incuriosita e allo stesso tempo timorosa.

Nicky

“Mandalo al diavolo da parte mia!” urlò sospirando per lo scampato pericolo. Almeno non era Claude. Quello era una brutta gatta da pelare e piuttosto violento…e non si accontentava di unno, grazie’

Simonne, la bella mulatta con cui divideva l’appartamento, si affacciò con il cordless in mano, indicandolo con le unghie decorate, frutto della paziente opera di Lureeka del Nails Bar.

“Dice che se non torni con lui, si suicida e che stavolta fa sul serio.

La donna cantilenò la solita solfa che non cambiava mai e Jordan le strappò la cornetta infuriata. “Sei ancora vivo? Suicidati, fa del bene al mondo” esclamò attaccando con violenza e gettando il cordless sul letto.

Ma come fai a ridurli tutti così?” le domandò sentendola grugnire contro la stupidità maschile.

“Vorrei saperlo anche io! Attiro dei veri e propri coglioni. Ho il radar piazzato sulla testa: se c’è un idiota nel raggio di dieci chilometri, si precipita da me”

 

La mulatta si sedette sul letto sfatto, in bilico su un cuscino “gli lasci fare castelli in aria, per forza credono chissà che, poi”

Jordan sollevò le spalle fregandosene “fanno tutto da soli. Io metto subito in chiaro la faccenda: niente legami sentimentali e niente scenette strappacuore” le ricordò con un luccichio di disprezzo negli occhi “se ci vai a letto una volta, credono di poterti comandare a bacchetta. Credono di poterti impedire di svolgere il tuo lavoro al meglio e sono convinti che per loro lascerai la carriera per rinchiuderti in cucina a farli diventare dei grassoni obesi!” continuò mentre Simonne scuoteva la testa perché quel discorso l’aveva già sentito.

Se lo scordano, non avranno niente di tutto questo da me”

 

L’amica annuì giocando col boa di struzzo fucsia che le aveva regalato per gioco, morbidamente ammonticchiato in un angolo. “Ma Ford era un’altra cosa…” sibilò ironica facendola bloccare di colpo.

Jordan tacque e chiuse le labbra rosate con una smorfia “Simonne, non ricominciare con questa storia. Per favore. Dove cavolo è, quel reggiseno?!”

Quella non era un’implorazione ma un ordine vero e proprio e la mulatta sorrise ancora di più “ti piace ancora”

“Non è vero” affermò con durezza, spostando il costume da scena ridottissimo. “Ti ho prestato il mio reggiseno amaranto?

Si che è vero. Ce l’hai ancora in testa, infilato come una biglia fra le assi disconnesse di un pavimento di legno…e no, abbiamo due taglie diverse”

Jordan sospirò silenziosamente crollando sulla sedia da camera nuova nuova “ma non potevo avere una cameriera o una negoziante come coinquilina? Proprio una poetessa doveva capitarmi?!”

 

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Noir / Vai alla pagina dell'autore: kannuki