TeenAgers
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Tutti i personaggi di questa storia appartengono ad
Angele87. Fatti ed eventi sono puramente immaginari, l’autrice, quindi, non si
assume nessuna responsabilità di omonimie e
somiglianza di avvenimenti.
“Ringrazio tutta quella gente meravigliosa che mi ha
ispirato personaggi altrettanto stupendi, e una riconoscenza, ancora più
particolare, a tutti coloro che me ne hanno suggeriti
degli altri drasticamente negativi.”
Un grazie enorme a quelle grandi persone che sono le
mie amiche, le prime a cui ho parlato di questo
progetto.
AngéleJ
Tolsi quelle
odiose scarpe col tacco. Abbandonate sulla sabbia bianca,
della spiaggia poco distante dal porto, erano un’immagine molto triste.
Ero seduta su
un tronco che era stato portato lì dal mare. Le braccia strette intorno al mio
petto, per cercare un po’ di riparo da quel vento freddo che soffiava
dispettoso trai miei capelli, portando con sé il
melanconico odore dell’estate ormai passata. Di solito, mi piaceva restare
sulla battigia a guardare l’immensità oscura, a sentire quello scroscio
rilassante e meravigliarsi del luccichio della pallida
luna. Quella sera, però, ero troppo impegnata ad essere infuriata senza una
ragione con quel deficiente di Axios. Fortunatamente,
le lacrime erano cessate, ma quella sensazione di malessere no.
-Non puoi
prenderti un malanno all’inizio della scuola.-
Sentii una
voce gentile, dal tratto carezzevole, arrivarmi alle orecchie, ormai abituate
al silenzio. Mi passai una mano sulla faccia, per cancellare completamente le
tracce di pianto.
-Sono forte e
non mi ammalo.- gli risposi, prima di avvertire
qualcosa di caldo posarsi sulle mie spalle. Non era la mia giacca: era troppo
grande. Sentii quel profumo pungente e pulito e capii che doveva trattarsi
della giacca a zip di Daniel.
-Forte quanto
vuoi, ma copriti.- si sedette a cavalcioni sul legno,
scrutando il mio profilo.
-Senti non ho
bisogno di consolazione, perché non c’è nulla per cui
io debba essere consolata.- sibilai con acidità, indurendo il mio sguardo.
Dan si strinse
nelle spalle, allungando le gambe sulla sabbia. Aveva il volto rilassato e quei
capelli corti scompigliati appena dalla brezza notturna. Non si scompose minimante a sentire il mio tono pungente, si limitò
ad annuire e continuare a guardare il mare nero.
-Non sono qui
per consolarti. Semplicemente mi piace il posto dove hai deciso di riflettere.-
mi rispose con naturalezza, spiazzandomi.
Inghiottii il
vuoto, sperando che la luna non illuminasse le mie guance ormai rosse. Quel suo
profumo delicato aleggiava intorno a me, stordendomi.
-E’ stato un cafone!- esclamai improvvisamente, stringendo i pugni sulle
ginocchia. –Come si è permesso?-
Dan annuì,
iniziando a giocare con la sabbia. –Non ne ho idea.-
-Un rozzo,
villano ed anche maleducato!- continuavo a ripetere. Non ricordo per quanto
sono andata avanti, parlando del mio migliore amico e dei suoi difetti. Mi
sentivo tranquilla a sfogarmi con lui, sembrava come se solo lui riuscisse a
capirmi. Dan si limitava ad annuire e fare qualche battutina per farmi ridere.
-Insomma è un
rozzo.-
-Questo l’hai già detto.- mi riprese.
-Ma io voglio ribadire il concetto.- spiegai, sentendomi improvvisamente
meno arrabbiata di prima. –Non è stato carino comportarsi a quel modo. Lui sa
quanto io mi senta inferiore alle altre ragazze per…
per, insomma, il mio aspetto… So benissimo anch’io che nessuno mi avrebbe
baciato in quella stanza, nemmeno mio fratello.-
-Io l’avrei
fatto.-
All’inizio, il
concetto espresso da quella semplicissima frase non mi fu chiaro. In fin dei
conti, quanti significati potevano assumere tre parole messe in fila? Rimasi
con la bocca aperta, rossa come mai nella mia vita. Il cuore aveva avuto uno
strano battito, non accelerato, quello lo conoscevo.
Era un battito diverso, quasi, orgoglioso. Sentivo il cuore
bombare nel petto e per la prima volta nella mia vita non mi sentii
inferiore a nessuno.
-Come scusa?- chiesi incredula, girandomi verso di lui. Una ciocca
mi scivolò sugli occhi.
Dan sorrise,
afferrando i miei capelli. Li risistemò dietro l’orecchio e, con una voce che
avrebbe fatto rabbrividire persino un uomo, mi disse.
-Io ti avrei
baciato molto volentieri, Elizabeth Cancer.-
Arrossii ed
anche tanto. Mi voltai per guardarlo e vidi che lui scrutava il mare con
insistenza. Non riuscivo a capire se quello che avevo sentito era stato uno
scherzo del vento che in quel momento si era alzato più forte o era stato
pronunciato davvero.
-Come scusa?- domandai, cercando di darmi un contegno.
Dan sorrise,
issandosi in piedi e porgendomi una mano. –Andiamo. Quando sono svanito tuo
fratello stava per strangolare Axios.-
Rimasi un po’
delusa dal suo glissare la domanda. Non lo feci notare, però. Afferrai la mano
che lui mi porgeva ed arrossii, quando riconobbi la mia piccola e morbida rispetto
alla sua.
-Giocherai
nella squadra di mio fratello?- chiesi dopo un attimo di silenzio. Mi ero stretta nella sua
giacca per percepire meglio quel profumo incredibilmente buono.
-Se tu verrai
a fare il tifo, allora entrerò volentieri…-
Un’altra volta
la sua frase rimase sospesa e quel modo strano d’ignorarmi mi
fece rabbrividire. Mi fermai ad ammirarlo e, prima che potessi fare
qualcosa, scoppiai a ridere.
Dan mise le
mani nelle tasche e si voltò a guardarmi. Vidi la luna riflettersi nei suoi
occhi ed un leggero rossore ricoprirgli la guance.
Aveva un profilo bellissimo: i tratti regolari e fanciulleschi, le labbra
carnose e dall’aspetto molto morbido.
Fissò quelle
sue pozze chiarissime nelle mie verdi e trattenni il fiato. Mi guardò con tanta
intensità e serietà che sentii un fischio trapassarmi
le orecchie, per l’agitazione.
Lo vidi
avvicinarsi con lentezza ed un sorriso tranquillo. Era a pochi centimetri dal
mio viso, quando alzò una mano per sfiorarmi i capelli, che dispettosamente
scendevano sui miei occhi.
-Sei bella,
sai?- mi disse ed io rimasi senza ossigeno al
cervello. Mi tolse le ciocche dal viso per poi incamminarsi di nuovo,
ignorandomi.
Nel mio petto
il cuore sembrava aver cessato di battere. Forse andava troppo veloce e non
riuscivo a percepirlo.
Lo fissai
allontanarsi verso le scalette che ti riportavano sulla strada.
…Strada…
Mi
riscossi, ricordando finalmente di aver lasciato le mie scarpe sulla sabbia. Corsi di nuovo vicino al tronco e le trovai dove le avevo lasciate. Le afferrai senza troppa
gentilezza e, ancora correndo, raggiunsi Daniel che nel frattempo era scoppiato
a ridere.
-Sei uno
spasso…- si complimentò, quando mi sedetti per cercare
d’infilarmi le scarpe. Erano dei sandali strani: avevano due lunghi lacci che
dovevano essere legati attorno la polpaccio per
fermare la scarpa.
-Come diavolo
si mettono ‘sti cosi…- dissi
sottovoce, ingarbugliandomi da sola.
Dan rise,
chinandosi alla mia altezza.
Arrossii
quando lo vidi di nuovo a pochi centimetri da me. Bello, profumato, gentile,
strano… Ci avevo proprio perso la testa.
-Tu sapresti fare di meglio?- gli domandai scocciata,
rifiutandomi di continuare a fare magre figure.
Dan annuì.
–Posso provarci.-
Afferrò con
delicatezza la mia caviglia, facendomi rabbrividire: era così dolce.
Tirò su il jeans fino al ginocchio, sfiorandomi impercettibilmente
la pelle.
-Devi…-
incominciò, facendo
il primo rombo con i due lacci. –Solo fare…- continuò, accarezzandomi il
polpaccio. –Fare una serie d’incroci.- terminò, assicurandomi il tutto con un
piccolo nodo.
Si staccò ed
alzò lo sguardo, per incrociare i miei occhi timidi. Lo vidi trattenere il
respiro ed io feci lo stesso. Immediatamente, tutto quello che era successo di
brutto nella serata scomparve. C’eravamo solo io e lui,
la brezza, le stelle, la luna e quelle stupide scarpe.
Lo vidi
inumidirsi le labbra e per poco non ebbi un collasso.
Si schiarì la
voce, facendomi un sorriso. -Non è difficile…-
Annuii,
incapace di fare altro.
-Se vuoi, però, posso farlo sempre io…-
-Credo che le
scarpe se le sappia allacciare da sola. Ha anche 17
anni…-
Una voce ci
fece sobbalzare. Dan alzò lo sguardo mentre io mi voltai.
Axios era in
piedi a pochi metri da noi. Aveva il collo rosso e le braccia incrociate sul
petto.
Non riuscii
subito a ricordarmi di essere terribilmente arrabbiata con lui. Così, non gli
risposi lì per lì in malo modo.
-Muoviti,
Elizabeth. Tuo fratello sta andando via.- disse ancora, avvicinandosi e
prendendomi da un braccio. Mi sollevò quasi di peso, facendomi male.
-Ma sei scemo!- esplosi, cercando di
divincolarmi.
Al contrario,
Axios aumentò la presa.
–Devo ancora
infilarmi l’altra scarpa. Vuoi aspettare, cafone?!-
Feci appena in
tempo a farmi due giri con i lacci, come mi aveva fatto vedere Dan, che Axios
mi riprese il braccio.
-Ci vediamo, Dan!- disse con uno strano accento nella voce.
Sembrava infuriato.
Mi trascinò
verso l’uscita della spiaggia dalla parte opposta al porto.
Feci un
piccolo cenno di saluto al ragazzo e fui strattonata di nuovo.
Axios mi
trascinava con tanta lena che, per seguirlo, inciampavo nei miei stessi piedi.
-Ti vuoi
fermare?!- esclamai, quando presi la terza storta.
Sentivo che presto la mia faccia e l’asfalto avrebbero formato una cosa
sola.
Infatti, non mi sbagliavo. Qualche secondo
dopo, inciampai in una pietra leggermente più sollevata del lungomare e
ruzzolai al suolo.
Sentii un
dolore tremendo al ginocchio e solo allora quel deficiente si fermò.
-Sei uno
stupido!- gridai, scoppiando in lacrime.
Il jeans si era strappato all’altezza del
ginocchio sul quale troneggiava un bella sbucciatura. Mi faceva male e mi
bruciava.
Axios si
fermò, il fiatone e lo sguardo dispiaciuto.
-SCEMO!-
gridai ancora, cercando di sollevarmi in piedi. –Ti odio. Come fai ad essere sempre così cavernicolo senza cervello!-
Vidi il mio
amico cambiare espressione ed assumere un cipiglio rabbioso:le
labbra serrate ed i pugni stretti lungo i fianchi.
-SCEMA SARAI TU!- scoppiò, facendo un passo verso di me. –Guardare
quel mezzo cretino con gli occhi da cerbiatta! COSA
AVEVI INTENZIONE DI FARE? Volevi un bacio da lui?!-
Sentii i miei
occhi pungere come non mai. Il fiato in gola era diventato corto. Al cervello
era arrivato il sangue che all’istante mi aveva oscurato
la vista.
-ED ANCHE SE FOSSE?!- chiesi rabbiosa, rimettendomi in piedi. –Non devo
dare certo conto a te! TU NON SEI IL MIO RAGAZZO! E
nemmeno un mio parente e, da oggi in poi, non sarai neppure il mio migliore
amico!-
Sentivo il
cuore battere nel mio petto con una velocità tale da farmi male. Sembrava
andasse ad urtare contro la gabbia toracica. Lo fissai negli occhi, sfidandolo
a ribattere.
-Sai che c’è?
Sono felicissimo di non essere più il migliore amico di un maschiaccio senza
cervello che adesso ha imparato a fare le moine!- disse
con calma, senza alterarsi di più.
Le sue parole
mi ferirono, furono come uno schiaffo su una ferita
ancora sanguinante.
-Io sono
felice di essermi liberata di te. Non sei in grado di trovarti una ragazza che abbia un’intelligenza che non eguagli quella di un
cucchiaino…forse perché anche la tua non è molto distante da quella.- divenni
cattiva come non lo ero mai stata.
Ma non ero ancora stata ferita. Non in
profondità, non nella maniera più dolorosa che io
conoscessi.
-Almeno lei è
bella, sexy e ti fa venire una voglia incredibile di baciare… di te non posso dire lo stesso.-
Magari è solo
una sciocchezza, per tanti altri lo sarà, ma per me fu
come una bomba nucleare.
Zoppicando, mi
avvicinai a lui e, senza preavviso, lo schiaffeggiai.
Gli diedi un
ceffone davvero forte sulla guancia destra. Fu abbastanza potente da fargli
girare la testa.
Rimasi a
fissarlo con odio.
-Io e te non
ci siamo mai conosciuti…- sibilai con la voce
incrinata dalla voglia di piangere e, prima che lui avesse il tempo di
replicare, corsi via.
Senza voltarmi
indietro.
Non era la
prima volta che litigavo con Axios ma lui non era mai stato così cattivo con
me. In quel momento, non riuscivo a badare al dolore alla gamba. Volevo solo
arrivare a casa e nascondere la faccia nel mio cuscino. Solo lì avrei potuto
soffocare quel dolore sordo che sentivo all’altezza
dello sterno, quella voglia matta di non sentirmi divisa a metà, quel desiderio
di cancellare la terribile sensazione di vuoto lasciata da un pezzo che è stato
portato via con la forza.
Ma grazie a tutti per le bellissime
parole che avete avuto nei commenti. Davvero sono commossa.
Non pensavo potesse piacere questa storia. Bene i chaps di transizione sono ormai passati dal prossimo inizia la storia. Spero che fino a questo momento io sia stata abbastanza chiara
nella descrizione di tutto, dai luoghi
ai personaggi. Fatemi sapere che ne pensate di questo.
Baci,
Angéle
Thanks
to
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