.GARDEN DISTRICT.
Ivy
Gray osservava la gente presente nel vasto salone.
Quella
sera il cielo era sereno, il sole non era ancora tramontato e i suoi raggi
illuminavano l’intera stanza. Coppie continuavano ad attraversare l’alta volta posta
all’ingresso, gli strascichi dei vestiti delle donne strisciavano sul pavimento
così lucido in cui ci si poteva specchiare. Tre delle quattro pareti erano
composte da alte vetrate che davano su enormi balconi che davano sul mare.
Ivy
sentì la presenza di suo fratello accanto a lei, ma gli occhi della ragazza
restavano fissi sull’ingresso. La sua ultima speranza era che Shaylee
comparisse e le andasse incontro chiedendole scusa per il suo comportamento.
Sapeva però che l’amica non era quel genere di ragazza, se aveva lasciato la
casa era perché ne era convinta, non le avrebbe mai chiesto scusa.
Forse,
nemmeno sarebbe venuta.
Sfilò
una coppia, marito e moglie, i visi coperti dalle maschere che però non
celavano le rughe della vecchiaia. Dietro di loro, due giovani. Stavano bene
insieme, una a braccetto dell’altro. Lui, alto e ben piazzato, i capelli
corvini disordinati al punto giusto, indossava un abito elegante scuro con una
maschera altrettanto nera. Lei aveva i capelli lunghi di un castano quercia, lisci
come spaghetti, una maschera rossa le copriva il viso bianco come il latte e un
abito in tinta con la maschera, senza maniche e con un piccolo strascico.
Portava dei guanti cremisi lunghi oltre i gomiti.
Per
un istante a Ivy sembrò che la ragazza la stesse guardando, poi riportò la sua
attenzione sul suo cavaliere.
«Quando
sarà abbastanza buio ci sarà una sorpresa per te, sorellina.» disse Douglas.
Ivy
annuì, seguendo con lo sguardo la coppietta che si dirigeva verso i balconi
all’esterno.
«Finora
è andato tutto bene.» sospirò Zane, facendo per togliersi la maschera.
Shaylee
lo fermò, poggiando delicatamente una mano su quella di lui. «Vuoi che Douglas
o qualcun altro ti riconosca?» sussurrò.
Il
ragazzo rinunciò, spostando gli occhi blu sul mare di fronte a loro. Il sole
stava per sparire al di là delle montagne, sull’acqua brillava il riflesso
della luce dorata abbagliante. Non poté fare a meno di pensare che quel colore
assomigliava tanto alle iridi di Shaylee.
Quella
sera si era messa un paio di lenti a contatto nere, così che i suoi occhi
assumessero una tonalità marrone scuro. Non poteva tornare nella villa dei Gray
incautamente: se Douglas, Ivy o Derian si fossero avvicinati a lei e l’avessero
guardata negli occhi, l’avrebbero riconosciuta.
In
un gesto involontario, o forse nemmeno troppo, Zane strinse piano la mano della
ragazza poggiata sulla sua. Lei non si ritrasse, accettò quel contatto.
«Ho
sentito che quando farà buio ci saranno dei fuochi d’artificio. Approfitteremo
di quel momento per allontanarci: io mi recherò in biblioteca per cercare il
libro, tu chiamerai Lance e ti farai dire le combinazioni delle porte.» Lo
guardò. «Pensi di riuscirci?»
Zane
sogghignò. «Stai parlando con Zane Carter, colui che è riuscito a evadere dalle
prigioni del Garden District. Sarà un giochetto da ragazzi, questo.»
Shaylee
annuì poco convinta.
Lance
era già stato di grande aiuto: una sua conoscenza lavorava tra i camerieri di
villa Gray, così l’aveva convinta a fargli un piccolo favore. Le aveva spedito
un pacchetto contenente la chiave, il carillon, e tutto l’occorrente per la
missione dicendole di nasconderli in biblioteca. Shaylee non sapeva cos’avesse
promesso suo cugino per sdebitarsi e preferiva non saperlo.
Un
inserviente venne da loro porgendo un vassoio sul quale c’erano dei bicchieri
di cristallo contenenti spumante. Zane ne prese due, facendo un cenno di
ringraziamento all’uomo che si allontanò. Ne porse poi uno a Shaylee. Il
ragazzo lo sollevò. «Al tuo piano.»
I
loro bicchieri si scontrarono con un debole suono. «Che possa riuscire.»
I
loro sguardi s’incatenarono, ma dopo qualche secondo Shaylee non riuscì a
reggere oltre e spostò le iridi sul mare. «Sai, lo sapevo che mi avresti
aiutata.»
Io so tutto di tutti. «Non ti si può far
sfuggire niente.»
«Proprio
niente no.»
Zane
stava per aprire bocca, quando qualcuno si avvicinò a loro.
«Buonasera.»
Shaylee
cercò di mostrarsi il più naturale possibile mentre si voltava in direzione
della voce che aveva riconosciuto. «Salve, signor
Gray.» salutò.
Zane
Carter squadrò Douglas Gray, che a sua volta squadrava Shaylee. Per un attimo
temette che l’avesse riconosciuta.
Era
un ragazzo della sua età, pochi centimetri in meno di lui, le spalle esili di
chi è abituato al lusso. I capelli biondi erano corti e ben ordinati,
spazzolati da un lato. Indossava un completo bianco, una camicia verde chiaro
che ricordava il colore degli occhi.
«Credo
di non avervi mai visto in giro, posso sapere con chi ho l’onore di parlare?»
chiese Douglas.
Zane
non si scompose. Era tutto programmato, entrambi si erano preparati a una
domanda del genere. «Matt Lorenz, nipote del signor Lorenz, proprietario della
casa edile omonima. Mi sono trasferito qui l’altro giorno per far visita a mio
zio.»
Douglas
sembrava convinto. «Il famoso nipote che Hans non ha mai voluto portare a Nuova
X, è un piacere conoscerti.» gli tese una mano, che Zane strinse
tranquillamente. Douglas tornò a guardare Shaylee. «E questa meraviglia con
te?»
«Cynthia
Seidel, una mia cara amica. Ha voluto accompagnarmi in questo viaggio.»
presentò Zane.
Shaylee
sorrise teatralmente e tese la mano a Douglas, che la prese e se la portò alle
labbra.
«Sono
onorato di ospitarti in casa mia, Cynthia. Visto che sei solo una cara amica di
Matt, potrei rubarti per qualche minuto?» domandò rivolto a Zane, facendo un
cenno all’interno, nel salone, dove la banda aveva iniziato a suonare un tango.
Zane
guardò Shaylee, che dopo aver appoggiato il bicchiere sulla ringhiera di marmo
del balcone, annuì debolmente col capo. «Se Cynthia ha piacere, non voglio
negarglielo.» rispose pacato Zane.
«Sagge
parole. A più tardi, Matt.»
Douglas
si allontanò, porgendo un braccio alla ragazza. Shaylee lo prese, lanciando
un’ultima occhiata a Zane, quasi volesse rassicurarlo. Il ragazzo forzò un
sorriso, mentre fissava Shaylee e Douglas confondersi con la folla.
Nel
tango è compito dell’uomo guidare la donna. I passi erano frutto della loro
improvvisazione, Shaylee seguiva Douglas senza problemi. Una perfetta
sconosciuta forse si sarebbe trovata in difficoltà, ma lei no.
Una
prova che lei non era del tutto una perfetta sconosciuta.
Non
era agitata, non doveva piangere sul latte versato. Douglas avrebbe fatto
qualche battuta se l’avesse dovuta riconoscere.
La
canzone finì, per lasciare il turno ad un valzer.
Qui,
nessuno dei due guidava l’altro, si muovevano come se non fosse la prima volta
che danzavano insieme.
In
effetti, non lo era.
Douglas
la guardò, anche gli occhi di lei guardavano da un’altra parte. Avvicinò il
viso al suo orecchio. «E’ bello rivederti.» le sussurrò.
Sentì
che la schiena della ragazza s’irrigidiva. Non osò voltarsi. «Come hai fatto?»
«Shaylee,
ti conosco da quando hai imparato ad andare sul vasino. Hai pensato davvero di
riuscire a nascondermi la tua vera identità?»
Non
c’era rimprovero nella voce di Douglas, né di rabbia o rancore. Era
perfettamente calmo.
Lui
non sapeva del suo piano, quindi non doveva mostrarsi preoccupata più del
dovuto. Anche se era stata smascherata, non doveva permettere che scoprisse
anche le sue reali intenzioni.
«Perché
sei venuta solo oggi?» chiese Douglas.
«E’
il diciottesimo compleanno di Ivy, no?»
«Sì,
ma perché non vai da lei?»
La
ragazza esitò. Non voleva coinvolgere Ivy. «Non mi sembra giusto. E’ meglio che
sparisca del tutto dalla vostra vita, dopo questa sera non mi vedrete mai più.»
Douglas
sentì l’amarezza nella voce di Shaylee. «Come vuoi. Ma ci manchi tanto,
Shaylee…mi manchi tanto.»
La
ragazza si separò bruscamente da lui. «Mi dispiace, Doug. Lo capisci meglio di me
che non posso rimanere oltre.» Girò sui tacchi e si diresse verso il balcone.
Immaginava
da chi stava andando. Da quell’ipotetico Matt Lorenz, ma a quel punto non
credeva che fosse il vero Matt Lorenz. La sua voce gli ricordava qualcuno,
eppure non riusciva a collegare la voce di quel ragazzo a un volto.
I
suoi pensieri vennero interrotti da una mano che si poggiava sulla sua spalla.
Voltandosi, Douglas si trovò il volto scarno di Derian Cox. «Douglas, gli
uomini addetti ai fuochi d’artificio sono pronti.»
«Chiama
mia sorella e dille di raggiungermi. Poi annuncia a tutti di recarsi sui
balconi per lo spettacolo.» ordinò.
Il
suo ex tutore annuì. «Provvedo subito.»
«Derian.»
«Sì?»
«Lei
è qui.»
L’uomo
assunse un’espressione prima interdetta, poi stupita. «Shaylee?»
«Non
voglio che mia sorella lo sappia, ma che teniate d’occhio il compagno di Lee.»
Derian
cercò la ragazza, e la trovò accanto ad un ragazzo molto più alto di lei, quasi
quanto Douglas. «Il morettino?»
«Dice
di chiamarsi Matt Lorenz, nipote di Hans, ma non è lui. Da quanto so, Matt si è
sposato pochi giorni fa in segreto.»
«Indagheremo.»
«Discrezione,
Derian. Non voglio problemi.»
«Non si preoccupi.» Derian si diresse veloce verso Ivy, accompagnandola dal fratello.
Quando
dagli altoparlanti risuonò la voce dell’uomo che invitava i presenti a uscire,
Douglas cercò di mantenere l’attenzione di Ivy sul mare. Però, quando Douglas
fece andare gli occhi su tutto il balcone, non riuscì a vedere né Shaylee né il
suo misterioso accompagnatore.