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Autore: domaris    09/01/2010    3 recensioni
"Non ho nessuna intenzione di adottare un cane."
Un insolito primo incontro tra Gibbs e DiNozzo.
La storia è pre-serie e pre-slash a parte l'epilogo che è ambientato durante la settima stagione e fa riferimento alla puntata di Natale (7x10 Faith)
Genere: Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Nota: in fondo al capitolo le risposte alle recensioni.

Capitolo 3

Il terzo giorno il cielo di Baltimora era ancora plumbeo e minaccioso e Gibbs si svegliò con la fastidiosa impressione che qualcosa sarebbe andato storto. Una volta sceso nella saletta della colazione si disse che doveva essere colpa del pessimo caffè che circolava in città.
“La prossima volta che vado in trasferta mi porto il mio”, decise facendo una smorfia dopo aver inghiottito un altro sorso della brodaglia che aveva nella tazza. Stava per alzarsi con l'intenzione di risolvere il caso il più in fretta possibile, quando una voce dal tono vivace lo fece voltare verso la porta.
- Buongiorno agente Gibbs, - esclamò DiNozzo, avanzando speditamente nella sua direzione, un sorriso sul volto.
Prima che l'ex marine riuscisse ad esprimere la propria disapprovazione, il detective si accomodò sulla sedia accanto a lui, aprì il portatile che aveva sottobraccio, sparpagliando sul tavolo dei fogli e cominciando ad esporgli quanto aveva scoperto la sera prima. Quando gli squillò il cellulare, lo zittì con un'occhiataccia e si apprestò ad ascoltare il rapporto di Ducky. Mentre l'anziano patologo si perdeva in una delle sue solite storie, Gibbs osservò il giovane.
Nonostante l'irritante entusiasmo da novellino, il ragazzo cominciava a piacergli. Se non altro aveva spirito di iniziativa, lavorava sodo ed aveva un buon intuito anche se era troppo inesperto per fare i giusti collegamenti.
Guardò l'ora e spazientito chiese a Ducky di arrivare al punto. Ottenuto quello che voleva, chiuse la comunicazione e si alzò risolutamente.
- Andiamo DiNozzo, le indagini non si svolgono da sole.
- Arrivo capo! - rispose Tony affrettandosi a raccogliere tutte le sue carte.
Gibbs gli lanciò un'occhiata penetrante. Se fosse stato davvero il suo capo gli avrebbe fatto passare lui la voglia di sorridere in continuazione, anche se aveva l'impressione che non fosse un'impresa facile.
Per prima cosa andarono alla scientifica dove Gibbs ottenne un rapporto preliminare sul ritrovamento del giorno prima e richiese l'invio delle prove al laboratorio dell'NCIS, poi Tony chiese di passare dal suo ufficio a controllare le segnalazioni della mattina, spiegando che il capitano faceva inserire i dati nell'archivio online soltanto a fine giornata.
L'ex marine scrollò il capo, infastidito. Capiva benissimo l'antipatia per le nuove tecnologie, lui stesso meno aveva a che fare con quegli aggeggi più contento era, ma non sfruttare adeguatamente chi sapeva usare quelle risorse era uno spreco di tempo ed energie.
Alla centrale DiNozzo gli consegnò metà dei documenti e sorprese l'agente mettendosi un paio di occhiali che gli davano l'aspetto di un ragazzino, prima di immergersi nella lettura.
Gibbs lo osservava con la coda dell'occhio tra un foglio e l'altro, fu per questo che notò il breve lampo di esasperazione quando venne apostrofato dai colleghi.
- Hey DiNozzo, non ti sei ancora stancato di giocare al poliziotto? - disse ridendo uno dei nuovi venuti.
- Lascialo stare Martin, - disse un altro prima di ridere ancora più forte ed aggiungere:
- Almeno non tocca a noi intrattenere rapporti con i federali.
Il giovane non alzò nemmeno lo sguardo e poco dopo saltò su dalla sedia.
- Gibbs, l'ho trovato! - esclamò mostrandogli il fascicolo che aveva in mano.
L'agente diede un'occhiata annuendo, poi guardò Tony dritto negli occhi, vedendo che attendeva da lui un riconoscimento di qualche tipo.
- Che aspetti? Andiamo a prenderlo, - disse sbrigativamente. Il suo ex capo gli aveva insegnato a complimentarsi con i sottoposti solo quando era necessario.
Gibbs partì dal parcheggio sgommando e si immerse nel traffico incurante degli altri automobilisti a cui aveva tagliato la strada. Subito dopo prese il telefono e fece una chiamata.
Tony sentiva solo una parte della conversazione ma era evidente che l'agente dell'NCIS stesse parlando con un qualche tecnico forense della sua agenzia.
- Perché far rifare i test? - chiese più tardi.
- Non credere a quello che ti dicono, controlla sempre. E io mi fido solo dei risultati di Abby, - rispose Gibbs mentre pigiava sull'acceleratore dell'auto.
- Abby? - chiese il giovane prima di trattenere il fiato durante l'azzardato sorpasso di un bus.
Gibbs non rispose e lui si immerse nei propri pensieri. Non aveva idea di come sarebbero andate le cose ma in un modo o nell'altro non sarebbe rimasto a lungo a Baltimora. Si volse a guardare l'uomo al volante. Gibbs era il tipo che si focalizzava su un obbiettivo e non si fermava fino a quando non aveva ottenuto il suo scopo, brusco e di poche parole ma era impossibile ignorare la sua presenza autoritaria e quei suoi occhi azzurri e penetranti. La sera prima aveva fatto una veloce indagine ma aveva scoperto ben poco. Nato in una cittadina mineraria della Pennsylvania, Leroy Jethro Gibbs era stato sergente nei Marines e tiratore scelto fino al '91 quando era diventato un agente federale della marina. Non c'erano dettagli sulla vita privata fino a dopo il '91, da allora si era sposato e aveva divorziato per ben tre volte. Tony lanciò un'altra occhiata all'uomo al volante e sospirò chiedendosi perché la sua vita doveva essere così complicata. Non era per niente convinto che rivelare i propri segreti a Gibbs non sarebbe stato un suicidio nonostante le rassicurazioni di Zara. Sorrise ricordando la conversazione della notte prima.
“Tre ex mogli in così breve tempo sono tutt'altro che una brutta notizia. Vuol dire che il tuo agente Gibbs non sa scegliere o non è compatibile con le donne”, gli aveva detto prima di aggiungere maliziosamente: “sono certa che dopo averti conosciuto meglio non avrà dubbi sulle sue preferenze.”
- Se hai finito di sognare ad occhi aperti potresti renderti utile, - disse freddamente Gibbs mentre frenava bruscamente all'incrocio evitando per un pelo di farsi investire da un TIR.
- Scusa capo! - rispose istintivamente il giovane, cercando tra le carte che aveva in mano la cartina e indicandogli di svoltare a destra.
- Non scusarti mai, DiNozzo, è segno di debolezza, - decretò l'ex marine mentre ripartiva.
Poco dopo frenava bruscamente di fronte ad una casa di periferia e scesi dall'auto si avvicinavano con circospezione alla porta.

Gibbs odiava aspettare nelle salette d'attesa di un pronto soccorso. Il caffè era talmente imbevibile che lo aveva buttato dopo il primo sorso e nessuno voleva dirgli come stava DiNozzo. Strinse i pugni ripensando all'accaduto e una coppia seduta vicino alla finestra lo guardò allarmata. Tutto era avvenuto talmente in fretta che non era riuscito ad impedire al detective di mettersi in mezzo e di conseguenza il loro sospettato era riuscito a fuggire mentre lui si accertava che il giovane fosse ferito solo superficialmente. A meno che non ci fosse qualcosa di cui non si era accorto, era ormai più di mezzora che lo avevano portato dentro a fare chissà cosa.
Le porte dell'area riservata si aprirono per l'ennesima volta tanto che quasi Gibbs non ci fece caso. Una seconda occhiata gli fece riconoscere il giovane che si avvicinava con un braccio al collo. Era pallido ma sembrava non aver perso il sorriso mentre parlava con il dottore che lo accompagnava. Gibbs si accorse con una certa sorpresa che DiNozzo stava flirtando apertamente con il medico ma decise che al momento non era importante.
- Allora? - chiese più bruscamente del solito, avendo ormai esaurito la pazienza.
Tony si volse verso di lui con gli occhi che brillavano di eccitazione.
- Hey, agente Gibbs! Era solo un graffio, Josh ha fatto un così bel lavoro che probabilmente non resterà alcun segno, - rispose il giovane gesticolando vistosamente.
Il dottore arrossì leggermente, prima di intervenire.
- Gli abbiamo dato un forte antidolorifico e apparentemente il detective DiNozzo ha una lieve reazione allergica a questo tipo di farmaco. Ad ogni modo gli abbiamo dato alcuni punti e a patto che tenga il braccio a riposo per le prossime ventiquattro ore non dovrebbe esserci nessuna conseguenza.
- Può tornare al lavoro? - chiese Gibbs sbrigativamente osservando con sospetto il giovane che sembrava affascinato dalla propria mano.
- Sarebbe meglio se lasciasse passare l'effetto dell'antidolorifico fino a domattina, - replicò il medico.
L'ex marine annuì e prese il giovane detective per il braccio sano.
- Andiamo DiNozzo, a quanto pare devo portarti a letto prima di poter tornare alle mie indagini.
Più tardi si disse che se il sorriso del giovane si era allargato a dismisura era solo a causa delle medicine che aveva in circolo e che l'espressione delusa quando lo aveva lasciato davanti al suo appartamento era dovuta allo stesso motivo.
Il resto della giornata per Gibbs era trascorso senza incidenti, tuttavia l'assenza del poliziotto si era fatta sentire, soprattutto quando si era trovato a districarsi contro l'aperta ostilità del capitano e la scarsa, se non quasi nulla, collaborazione dei colleghi di DiNozzo. Era estremamente frustrato e cominciava a chiedersi come il giovane potesse lavorare in un ambiente simile. Ripensò alla discussione che aveva avuto con il direttore poco prima della partenza, alle qualità che aveva notato nel detective e al modo in cui, incurante della propria incolumità, si era fatto avanti quella mattina, rimanendo ferito al posto suo. Un mezzo sorriso gli increspò le labbra. Generalmente avrebbe preferito degli agenti esperti per il proprio team ma avvertiva in DiNozzo una grande potenzialità che non avrebbe mai potuto sviluppare se fosse rimasto dove si trovava ora. Se il suo intuito si fosse rivelato corretto alla fine della trasferta avrebbe avuto più di un caso risolto da portare a Washington. Nel frattempo però aveva bisogno di un caffè decente e conosceva un solo posto in città che ne facesse uno degno di essere bevuto.

Mezzora più tardi il tintinnio del campanello dello Zara's Corner annunciò il suo arrivo. Gibbs rimase un attimo sulla porta, sconcertato. La proprietaria del locale era seduta sul divano, il giovane labrador accucciato con la testa sulle sue gambe e quella che sospettava essere una frittella tra i denti, mentre l'altro animale stava sulla soglia del retrobottega con aria minacciosa ed esprimeva il proprio disappunto con un ringhio basso. Nell'aria, invece dell'invitante profumo di dolci, avvertiva odore di bruciato.
Tutti si volsero verso di lui e per un attimo parvero indecisi su come accoglierlo. Il cane lasciò cadere il resto del dolce e cercò di nascondere il muso contro il fianco della donna mentre il lupacchiotto avanzò verso di lui, mostrando i denti.
- Logan! - intervenne Zara con un tono che non ammetteva repliche.
Poi si rivolse a Gibbs.
- E' un piacere rivederla, agente. Non faccia caso a lui, - aggiunse indicando il lupacchiotto. E proseguì: - E' geloso delle attenzioni che non gli vengono rivolte.
Gibbs avanzò nella stanza, senza però perdere di vista l'animale. Quando Logan rivolse la propria attenzione alla donna, lui fece altrettanto.
- Speravo che l'offerta di una tazza del suo ottimo caffè fosse ancora valida, - disse sfoggiando il sorriso che usava nelle rare occasioni in cui gli interessava fare una buona impressione.
Zara allontanò gentilmente il muso del cane da sé e si alzò.
- Certamente! Si metta comodo mentre lo preparo e guardo se si è salvato qualcosa dall'ultima infornata. Era una vita che non mi succedeva di bruciare qualcosa, - dichiarò con costernazione, mentre si dirigeva verso l'altra stanza continuando a parlare, seguita dal lupacchiotto.
L'ex marine ascoltava solo in parte, per niente interessato all'argomento e avanzò verso il divano, incuriosito dal fatto che il cane in tutto quel tempo non si era mosso. Solo quando gli fu vicino Gibbs notò che aveva una fasciatura sulla zampa sinistra e sembrava che cercasse di nasconderlo.
- Hey, che hai combinato? - chiese con tono leggero, allungando una mano per accarezzarlo, sorpreso dell'espressione intimorita del cucciolo.
Sedette accanto a lui e gentilmente lo accarezzò dietro le orecchie, fino a quando non lo sentì rilassarsi.
Zara tornò in quel momento con due tazze fumanti e un piatto di frittelle calde e profumate che attirarono immediatamente l'attenzione del cane.
Il giovane labrador si mise faticosamente in piedi e cercò di sporgersi verso i dolci.
Gibbs rise, allontanando il piatto dalla sua portata, guadagnandosi un'occhiata sbieca da parte di quei brillanti occhi verdi.
- Non dovrebbe mangiare dolci, - disse l'agente con tono severo, smentito dall'azione successiva.
Il caffè in una mano e una frittella nell'altra, sembrava che l'agente Gibbs non avesse alcuna preoccupazione al mondo se non quella di starsene seduto lì a offrire l'invitante dolce al cane che, dopo avergli leccato le dita, si accomodò soddisfatto contro di lui.
Zara osservava attentamente l'interazione tra i due, sorridendo del modo aperto in cui Tony dimostrava il proprio affetto quando era libero dalla sua forma umana. Era quasi tentata di lasciarli soli ma sapeva che il giovane non era ancora pronto a rivelare la sua natura a Gibbs, così aspettò pazientemente.
Tuttavia non era sicura di aver fatto la scelta migliore quando l'uomo alzò uno sguardo freddo su di lei e le chiese a bruciapelo: - Come si è ferito?
- E' impulsivo, agente Gibbs e non sempre fa quello che sarebbe più sicuro per lui. Ma starà di nuovo bene in brevissimo tempo, - rispose dopo una breve esitazione. Non le piaceva essere accusata ingiustamente ma per il momento non poteva fare altro che mordersi la lingua.
Gibbs continuò ad osservarla per alcuni estenuanti secondi prima di fare un leggero cenno di assenso, riprendere a bere il suo caffè e riportare la propria attenzione al giovane labrador.
- Sei proprio come il detective DiNozzo, vero? Anche lui è impulsivo e si caccia nei guai senza pensare alle conseguenze. Ma è in gamba, come sospetto sia tu, - disse a bassa voce accarezzandolo.

Note: il quarto capitolo sarà pubblicato lunedì.

Risposte ai commenti:

Fange69: lieta di sapere che continua a piacerti ^__^

Ametista: la reazione di Tony al paragone tra lui e il labrador l'avremo nel prossimo capitolo, spero di non deluderti.

jaspe: ti ringrazio per i complimenti (in entrambe le recensioni) e sono lieta che tu sia riuscita a superare le perplessità riguardo la parte "sovrannaturale" della storia. Personalmente non ci avrei mai pensato senza aver letto diverse fan fictions in inglese sui "shapeshifters" (mutaforma) o le storie di Akane che girano attorno al "fedele san bernardo". Ma una volta che l'idea ha preso piede mi sono trovata a portarla avanti entusiasticamente.Ti rispondo qui anche riguardo Almost Without Notice. La serie, come tutti gli altri progetti in corso, non è abbandonata ma in attesa di ispirazione. Purtroppo sono molto lenta nello scrivere e quando non riesco a proseguire un progetto mi butto su un altro per non perdere "il vizio". Ma ho tutta l'intenzione di lavorarci entro i prossimi mesi.

   
 
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