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Autore: lete89    13/01/2010    8 recensioni
SUF: Sito Ufficiale di Fanfictions.
E’ il portare italiano di fanfics più ampio del web.
Glielo ha indicato Bea.
Scorre la pagina mentre si gratta un occhio. Cacchio, ci ha messo troppa matita, prude da cani. Chiederà a mamma una goccia di collirio dopo.
Oh, eccolo lì.
Categoria: Harry Potter.
Di certo è la zona più frequentata del sito. Infatti.
Fanfics pubblicate: 20.897.
Lily1013 beta e co-autrice.
Genere: Avventura, Comico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un buon libro è il migliore degli amici, oggi come per sempre

Un buon libro è il migliore degli amici, oggi come per sempre.

(Martin Tupper)

 

 

 

Teresina chiude il libro, lo rimette sullo scaffale, sospira.

Prende lo strofinaccio e lucida il bancone del negozio.

Del suo negozio.

Sorride alla vecchia signora che è appena entrata, chiede se ha bisogno di aiuto.

Beh, sì, suo, ma senza mamma, papà e Tatore non lo avrebbe mai comprato.

Terè ha deciso di non finire le superiori. No, non facevano proprio per lei.

Era stata bocciata al primo anno, si era trasferita nella scuola di Blood dove le cose sì, andavano meglio, ma era tempo perso.

Certe cose non le avrebbe mai capite.

Non si impegnava, non c’era verso di farle imparare nulla.

Però aveva deciso di lavorare.

Voleva un negozio. Voleva aprire un negozio.

Ma non uno qualunque.

Una libreria.

Sì, perché dopo quell’avventura aveva imparato ad apprezzare la letteratura.

Era stato Blood a prestarle i primi libri, a consigliarle cosa leggere, a spingerla a leggerne ancora.

Si trovavano spesso a confrontare i testi che avevano letto, a cercare di indovinare chi fosse l’Essenza.

E poi Blood le aveva anche insegnato l’italiano.

Adesso usava il congiuntivo correttamente, non faceva più errori grammaticali e accentava le parole dove necessario.

… ok, non sempre, però era decisamente migliorata.

Si era anche iscritta a A pain in the neck, con un nuovo nick, ovviamente.

Aveva cancellato le storie precedenti, ne aveva scritte altre.

Una da sola, con la betatura di Blood, e due a quattro mani, con un’altra ragazza del forum.

Teresina mostra alla donna qualche libro, lancia un’occhiata attenta nella zona bambini, prende un altro libro.

La signora sembra dubbiosa.

Orgoglio e pregiudizio o Cime Tempestose?

Deve fare un regalo alla nipote e non sa proprio cosa regalarle.

Teresina sorride fra sé e sé, pensa a quando Blood l’ha chiamata per dirle che aveva capito chi fosse l’Essenza in quelle storie.

Lady Catherine De Bourgh e Mr Lockwood.

Già, era probabile.

Lo credeva anche lei.

Il campanello d’ingresso trilla, Teresina vede Gennaro salutarla caloroso con una mano.

Gli sorride, gli fa cenno che arriva subito.

Gennaro, sempre gentile, dice che non ha fretta, va nel reparto bambini intanto, faccia pure con calma.

Terè osserva il saio sparire dietro la libreria, sospira.

Eh già, alla fine è diventato davvero prete.

Don Pasquale.

Ma per lei rimarrà sempre Gennaro.

Lo sente ridere.

E’ stato davvero gentile con lei.

Un vero aiuto.

All’inizio gli affari non andavano tanto bene.

Tatore e Mariarca avevano ipotecato la casa, Renato aveva esaurito il suo conto in banca per permetterle di aprire quel negozio.

Blood l’aiutava come poteva, gli ultimi anni, nonostante l’università –Lettere Moderne, per la gioia della Nobili-, passava sempre in libreria a riordinare, a fare da commesso, a fare qualsiasi cosa.

Ma le entrate all’inizio erano poche e farsi conoscere quasi impossibile.

Per due anni il negozietto era stato nettamente in perdita.

Allora era intervenuto Gennaro.

Aveva convinto i suoi “colleghi” a comprare da lei i libri per le missioni, aveva diffuso la voce fra i parrocchiani, aveva ordinato da lei i libri di catechismo e di preghiera per la sua piccola chiesetta.

Poi era intervenuto Blood che, dopo aver rintracciato a fatica Filch, si era fatto mettere in contatto con la Rowling.

Le aveva spiegato la storia, l’aveva convinta ad aiutarli.

E adesso le foto di quella visita tappezzavano i muri della libreria.

Un evento unico, una pubblicità fantastica.

Teneva le copie dei libri di Harry Potter in una teca di plastica, in vista, aperti sulla dedica e sull’autografo.

Certo era tutta una commedia, lei e Blood lo sapevano bene, ma da quella visita il negozio si era fatto un piccolo nome e, poco alla volta, aveva iniziato a dare qualche frutto.

Non guadagnava tanto, certo, però quanto bastava.

Teresina finisce il pacchetto regalo- li ha comprati tutti e due alla fine!-, ringrazia, accompagna la vecchietta alla porta.

Gennaro le si avvicina, incominciano a parlare del più e del meno.

Terè prende un paio di libri, chiede all’amico quale vuole che legga domani ai bambini ricoverati in ospedale.

Ebbene sì. Lavora, sa l’italiano, ha imparato ad apprezzare la lettura… ma non tutto è cambiato.

Adora i trucchi, invidia la magrezza delle modelle, adora la buona cucina.

Si era messa seriamente a dieta, era riuscita a perdere peso fino ad arrivare solo dieci chili sopra il suo peso corretto.

Poi era rimasta incinta.

E, ovviamente, aveva recuperato il doppio di quanto aveva perso.

Lancia un’occhiata di controllo alla figlia che, tranquilla, sfoglia un Piccoli Brividi sul tappeto della sezione bambini.

No, non è stato bello avere una figlia a vent’anni.

Le nausee sono insopportabili, la depressione forte, la paura del parto assoluta.

Mentre le cugine la sera uscivano, incontravano ragazzi, andavano al cinema lei doveva stare a casa ad allattare la piccola, a spalmarsi la crema contro le smagliature, a cambiare pannolini.

Fortuna che i suoi le sono stati vicini.

Renato soprattutto è risorto da quando è nata la piccola.

Ha comprato l’appartamento di nonna Crocifissa quando è morta, si è trasferito lì per poter alternarsi con Mariarca e Tatore nel gestire la bambina.

La porta all’asilo, la va a riprendere, non passa giorno che non la vizi con qualche dolcetto o sorpresa.

Mariarca le è stato di un aiuto costante, un sostegno materiale e psicologico fortissimo mentre Tatore paziente, discreto ma sempre presente.

Certo, sono stati tutti e tre fantastici, ma Teresina non dimenticherà mai quella notte.

Ricorda di aver sbirciato in soggiorno, di averli visti tutti e tre chini su fogli e calcolatrici.

C’era il mutuo da estinguere, finire di pagare la libreria, le spese, i costi…

Renato era andato in pensione dopo aver avuto un piccolo infarto, adesso poteva contare solo sulla pensione minima, Mariarca continuava il suo lavoro di segretaria mentre Tatore aveva venduto la sua adorata gioielleria per andare in fabbrica dove, a conti fatti, avrebbe guadagnato di più.

Adesso l’arrivo di una neonata avrebbe comportato molte nuove spese.

Stavano controllando i conti, stabilivano un budget per il cibo, limitavano l’uso dei condizionatori solo ad alcune ore.

Teresina si era sentita terribilmente in colpa quella volta. E stupida.

Blood le era stato vicino come mai prima, facendo una gara di solidarietà con le gemelle per procurarle vestitini e giochini per la piccola.

Sì, Teresina, in fondo, era rimasta la stessa.

Stupida, imbranata, solo con la passione della lettura in più.

Sente la figlia chiamarla, correrle incontro, consegnarle il giornale finito.

-Amò, ti è piaciuto il libricino, sì?-

La piccola annuisce convinta.

-Sì mamma. Alla fine sono morti tutti.

La piccola si gira, saltella allegra, prende un altro libro della stessa collana e inizia ad analizzare appassionata quei disegni truculenti.

Gennaro ride, abituato al gusto del macabro della piccola.

Adesso che ha iniziato le elementari va sempre in oratorio al pomeriggio, mentre mamma lavora al negozio. Spesso è Renato a portarcela e a rimanere comunque lì, a sorvegliarle sull’incolumità della sua adorata nipotina.

Certo ha fatto tanti sacrifici, ha avuto molti sensi di colpa, ha pianto.

Zio Carlo è morto quando lei aveva diciassette anni, all’improvviso. Due anni dopo anche suo padre ha avuto l’infarto, anche se lieve, mentre l’anno dopo è stata nonna Crocifissa a lasciarli.

Certo, sono successe anche molte cose belle.

Come la nascita della piccolina, ad esempio, l’inaugurazione della libreria, il primo esame universitario che Blood ha superato…

Semplicemente, è andata avanti.

Nel bene e nel male.

Gennaro la saluta cordiale, fa una carezza alla bambina, esce lentamente dal negozio.

Teresina inizia a spegnere le luci, chiude la cassa, prende le chiavi e chiama la figlia che, saltellante, la raggiunge reggendo in mano Harry Potter e il Calice di Fuoco.

Le legge un capitolo della saga ogni sera.

Almeno, fino al sesto libro.

Già, perché non ha mai avuto il coraggio di finire la lettura del settimo. Si blocca sempre quando legge di Piton che scappa dalla finestra.

E’ più forte di lei.

Blood diceva che era una cazzata immane e che lei non…

Già, Blood.

Accarezza la sua sedia, il suo blocco per gli appunti.

E’ morto da sei mesi, ormai.

Si morde un labbro, richiama la bambina, chiude a chiave il negozio e inserisce l’antifurto.

Dopo l’incontro con Bellatrix e Severus aveva cercato di guarire.

Aveva cercato di farsi forza.

Aveva cercato di convincersi che valeva qualcosa, che sapeva fare qualcosa.

Si era iscritto all’università con tante speranze, aveva iniziato ad appuntare sul suo quadernetto degli appunti sull’esperienza straordinaria che lui e Teresina avevano vissuto. Si era convinto che ci fosse un modo per rivederli, si era posto l’obiettivo di riuscirci.

Teresina cercava di farlo mangiare, di infondergli coraggio, di aumentare la sua autostima, di convincerlo a non tagliarsi più, di andare a tutti gli incontri con lo psicologo. Lo aveva detto che in realtà la Nobil gli voleva molto bene, anche se non lo dimostrava, che suo padre non se n’era andato di casa per colpa sua dopo che aveva scoperto di aver un figlio “frocio”, che lui, anche se non riusciva a trovare il modo per rincontrare Snape e Bellatrix era comunque in gamba…

E Blood qualche volta ascoltava, qualche volta scappava, qualche volta ignorava.

Finché non è stato troppo tardi.

Teresina si ferma al semaforo, si asciuga gli occhi.

Blood le manca tantissimo.

Era il suo migliore amico, la persona che più di tutte le altre riusciva a metterle il buon umore, a sorreggerla.

-Mamma, è diventato verde. Aspettiamo che diventi rosso così le macchine possono investirci e perdiamo sangue?-

Terè la guarda male.

-Amò, sai che non mi piacciono questi discorsi… su, andiamo!-

Sempre catastrofica la sua bambina.

Con “zio” Blood poi andava d’amore e d’accordo.

Beh, chi non andava d’accordo con Blood?

Dio, credeva di aver metabolizzato quella perdita, e invece…

Si stropiccia gli occhi, giocherella con la catenina che porta al collo.

E’ il suo piercing.

Era stufa di averlo al labbro e allora, sia lei che Blood, avevano decido di portarli tipo catenine.

Blood lo ha ancora al collo.

E anche lei.

Come ricordo.

-Mamma, sei triste?-

-No amò, solo un moscerino…-

La piccola sbuffa, delusa.

Le tira la mano, la strattona lungo la strada verso casa.

Teresina si sistema meglio il giaccone.

Sono passati dodici anni da quando ha incontrato Snape.

Adesso ha ventisei anni, una bambina, una libreria e un amico in meno.

Eppure pensa ancora spesso all’arcigno professore.

Un po’ con rabbia, un po’ con malinconia.

Blood non passava giorno senza nominare lui o Bellatrix, a sognare di rincontrarli, a sperimentare modi per poter andare nel loro mondo, continuava a cercare di mettersi in contatto con loro.

Aveva scritto decine di lettere, pagato Filch perché le consegnasse, ma mai una risposta.

-Sev, aspetta un attimo…-

Severina si ferma, torna indietro, lascia che la mamma le sistemi la sciarpa.

Era stato Blood a suggerirle quel nome, per ricordare il loro salvatore.

Terè non ne era del tutto convinta, quindi ha deciso di mettere alla piccola un altro nome, Shakira, secondo lei più adatto.

La piccola saltella, sbuffa, corre verso il portone di casa, abbraccia nonno Renato e gli racconta di aver visto ben due gatti morti oggi per strada.

Renato ride, scuote la testa, saluta distrattamente Teresina e rientra veloce in casa per non far prendere freddo alla bambina.

Teresina si siede sui gradini, si accende una sigaretta, giocherella con la collana.

Sfoglia il libro che le ha lasciato Severina.

 

"Può anche darsi che tu continui a coltivare l'illusione di aver catturato l'interesse di tutto quanto il mondo della magia" continuò Piton, così piano che nessun altro poteva sentirlo, "ma a me non importa quante volte la tua foto compare sui giornali. Per me, Potter, non sei altro che un ragazzino odioso che si considera al di sopra delle regole".(1)

 

Sorride.

Chissà come se la passa adesso, lui.

Voglia di rivederlo?

Da quando Blood è morto sì, tanta.

E’ come se le avesse lasciato il compito di cercarlo, di trovarlo.

Forse ha solo bisogno di una di quelle sue frasi ciniche e indifferenti per poter trovare il coraggio di reagire a quel lutto.

Abbraccia il libro.

Sembra di avere Blood più vicino, così.

Sembra di sentire anche Piton che la minaccia, così.

Sorride di nuovo, scuote la testa, spegne la sigaretta con il piede.

Leggere l’aiuta ad estraniarsi dal mondo, a dimenticare la realtà.

Ad avvicinarsi al mondo che Blood le ha fatto scoprire e in cui Piton l’ha trascinata a forza.

Si alza, sente la voce di Mariarca che la chiama, Addolorata che si lamenta del suo ragazzo salendo le scale, Immaccolata che la sfotte e trattiene una bestemmia perché ha versato un po’ di pasta, zia Rosaria che prende in braccio Severina e sale le scale, Tatore e Renato che apparecchiano rumorosi.

E’ felice?

Sì.

Ama sua figlia, adora la sua famiglia, è soddisfatta del suo lavoro.

No.

Soffre per Blood, si sente in colpa con i suoi genitori, le manca Piton.

Il suo non è un lieto fine pensa, chiudendo il portone d’ingresso e salendo i gradini.

No.

E’ solo un finale meno peggiore degli altri.

Ridacchia.

Le mancano i suoi amici.

Abbraccia di nuovo il libro, apre la porta di casa, viene investita da una Severina estasiata all’idea di vedere zia Rosaria cucinare un pollo morto.

Teresina sorride, le accarezza la testa.

Leggere, in fondo, è tutto ciò che le rimane di loro.

E continuerà a farlo, per continuare a ricordarsi di loro, per continuare a cercarli dentro le righe dei libri, per continuare a sentirli vicini.

Ma la vita continua.

In fondo l’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte. (2)

 

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(1)da Harry Potter e il Calice di Fuoco.

(2)da Harry Potter e i Doni della Morte.

   
 
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