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Autore: _LaUra    19/01/2010    2 recensioni
Darleen, Medison e Alice le protagoniste di questa storia. Tutte e tre hanno avuto dei gravi incidenti dai quali si riprenderanno grazie all'aiuto di un bellissimo dottore. Ma il Dottor Nicols chi sceglierà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 ECCOLA QUI LA SECONDA FF CREATA DALLA MIA MENTE INTRICATA! xD * risata malefica*
SPERO CHE VI PIACCIA E CHE FACCIA " SUCCESSO", SE COSì SI PUò DIRE, COME L'ALTRA..
BENE, ORA VI AUGURO BUONA LETTURA..
E RICORDATEVI DI FARMI SAPERE COME AVETE TROVATO IL CAPITOLO!




DARLEEN, MEDISON e ALICE


Darleen

Non sono mai stata una tipa atletica.
Quelle poche volte che tentavo di fare un pò di attività fisica riuscivo solo a farmi del male, rischiando sempre gravi incidenti.
Questa volta però mi ero fatta qualcosa di più grave del solito.
Avevo passato in ospedale più o meno due settimane.
Quando uscii giurai che non avrei più fatto sport per tutta la mia vita e di conseguenza non avrei più messo piede dentro un ospedale.
" Hai voluto provare l'arrampicata e guarda come sei messa ora!" urlò mia madre appena ritornai a casa.
" Ero stanca di stare sempre davanti al computer per lavoro!" ribattei sapendo che lei avrebbe sostenuto di avere ragione.
Se io non uscivo mai di casa ero una fanullona, se invece di punto in bianco decidevo di partire per un escursione in montagna allora ero una pazza scatenata.
" Di pure quello che vuoi! Per me sei un'irresponsabile Darleen!" disse prima di uscire da camera mia.
Mi guardai attorno. Le tende bianche della mia stanza lasciavano entrare le prime luci dell'alba.
La abatjour era accesa e illuminava una piccola parte della mia stanza.
La stanza in cui dormivo da quando ero nata.
Perchè non me ne ero ancora andata dalla casa dei miei genitori?.
Semplice. Avevo un lavoro come "traduttrice di guide per telefonini" che mi consentiva a mala pena di pagarmi una settimana di vacanza.
I miei genitori erano decisi a tenermi con loro dopo quello che aveva fatto mia sorella Eva.
Lei aveva cinque anni in più di me, un lavoro migliore e aveva trovato un uomo che sembrava amarla.
Appena riuscì a raccimolare un bel pò di soldi scappò via con il suo futuro marito e non tornò più a trovarci.
Solo io sapevo dove abitava e così quando finalmente presi la patente decisi che sarei andata a trovarla una volta al mese, dicendo a mia madre che sarei stata fuori città per lavoro.
Mia madre aveva il terrore di perdere anche me e così mi teneva sempre sotto controllo.
" Ho fissato un appuntamento dal dottor Nicols per la settimana prossima.." disse entrando nuovamente nella mia stanza.
" E perchè?" chiesi trasalendo alla parola " dottor".
Dottore voleva dire ospedale, e ospedale voleva dire flebo, punture e medicine disgustose.
" Per la riabilitazione tesoro!" rispose mia madre facendola sembrare una cosa ovvia.
" Non posso riabilitarmi da sola?" chiesi con voce tremante.
La sua risposta fu una sonora risata. Non ne ricevetti un'altra, dovetti arrendermi a quello che era il mio destino, sarei ritornata in ospedale.
Addio giuramento, l'avrei infranto per colpa di mia madre.


Medison

" Quanto manca Josh?!" chiedevo al mio ragazzo mentre pedalavamo velocemente sulle nostre biciclette da corsa.
" Qualche chilometro amore! Resisti!" disse lui col fiatone.
Mi ero distratta, avevo guardato l'orologio invece della strada e non mi ero accorta del sasso che Josh, attento, aveva agilmente schivato.
Ci passai sopra e fu un attimo perdere il controllo della bicicletta.
Quando riaprii gli occhi sentii una fitta pazzesca al ginocchio destro e mi alzai sui gomiti per vedere meglio per quale motivo sentivo tutto quel dolore.
Non ricordavo nulla.
" Amore! Finalmente ti sei svegliata! Come stai?!" mi chiese il mio ragazzo saltando in piedi dalla poltrona dove fino a qualche secondo prima era seduto.
" C..che male.." dissi indicando il ginocchio gonfio e rosso.
" Sei caduta dalla bicicletta due giorni fa.." disse con gli occhi pieni di preoccupazione.
" B..bicicletta?" chiesi stupita.
Non ricordavo di essere caduta da nessuna bicicletta.
" Eravamo andati a fare la nostra solita biciclettata di fine settimana, eri stanca, distratta, non hai visto un sasso e sei caduta.." disse lui spiegandomi cos'era successo.
" Non ricordo.." dissi portandomi una mano alla testa.
Un'altra fitta.
" Ohi!" dissi massaggiandomi delicatamente il punto da dove proveniva il dolore.
" Ah! già..hai sbattuto la testa, per quello hai dormito per due giorni..il medico ha detto che la possibiltà che tu non avresti ricordato quello che è successo non era da escludere..." disse cercando di sembrare tranquillo.
Da tutti i macchinari che mi circondavano, dal dolore che sentivo in corpo e dal fatto che non ricordavo nulla, però mi sembrava di essermi fatta veramente qualcosa di grave.
" Stai tranquilla amore mio! Uscirai da qui tra pochi giorni e comincerai subito la riabilitazione per il tuo ginocchio..tornerai a pedalare veloce come prima.." disse e poi mi baciò delicatamente la fronte.
Sembrava leggermi nel pensiero, mi tranquillizzai e mi addormentai pochi minuti dopo.


Alice

Era un sabato pomeriggio d'estate, l'aria era afosa e il caldo insopportabile.
Come al solito decisi di uscire con la mia compagnia. A casa non riuscivo a stare.
" Andiamo sul lungomare con i motorini e creeremo noi il vento dato che oggi non vuole farsi sentire" disse la mia amica Sharon.
" Sicura che non sia pericoloso?" chiese titubante Rosalie.
" Smettila fifona!" la rimproverò il mio amico Jack.
" Zitti.. se lei non vuole rischiare rimarrà a guardarci.." dissi difendendola.
Rosalie era la mia migliore amica nonostante il suo carattere strano e anticonformista.
Lei si distingueva dalla massa per il suo modo di fare, pensare, parlare e addirittura di vestire. Era diversa, per alcuni strana.
Per me invece era perfetta.
" Grazie Al!" mi disse mollandomi una pacca sulla spalla.
" Figurati Rose!".
Salimmo sui nostri motorini e ci dirigemmo verso la spiaggia.
" Qui c'è già più vento" commentò aprendo le braccia Jack.
" Beh! Io il vento lo voglio sentire sbattere sulla pelle!" disse Sharon.
La mia amica era una temeraria, nulla le faceva paura.
Aveva camminato sopra i carboni ardenti, nuotato tra le meduse quando il mare ne era pieno e si era fatta mettere un ragno tra i capelli durante una sagra del paese. Lei non era normale.
Pazza. Voleva sentirsi al confine : vita da una parte, morte dall'altra.
Questa era una delle sue tante pazzie a cui noi dovevamo ovviamente partecipare.
" Sicura di volerlo fare Shari?!" chiesi preoccupata.
" Certo! Non dirmi che hai paura!?" disse prendendomi in giro.
" Ma figurati!" le dissi salendo sul mio motorino e mettendolo in moto.
" Dimostramelo.." disse fingendo un ghigno.
" Subito!" le dissi.
Partii ad una velocità a cui mai mi sarei sognata di arrivare.
Con la coda dell'occhio avevo visto le mani Rose avvicinarsi alla sua bocca.
E se fossi morta?.
Diciasette anni. Ero troppo giovane per lasciare questo mondo.
Non mi fermai. Continuavo a correre a massima velocità.
Sentii che Sharon e Jack mi avevano raggiunta.
Poi successe la tragedia.
La strada del lungo mare finì e io mi preparai a tornare indietro.
Jack non aveva calcolato bene la sua velocità, andava ancora troppo veloce.
Curvò comunque e mi colpì in pieno facendomi volare via dal motorino.
Caddi sul pavimento di piastrelle del marciapiede.
" Aliceeeee!" sentii urlare da lontano. Un grido disperato.
Rosalie aveva visto tutto e in lacrime mi era corsa incontro.
" Jack! Sei impazzito!" strillò istericamente Sharon.
" S..scusa.. ho perso il controllo.." mormorò lui.
Poi lo sentii scappare via, prendere il suo motorino ammaccato e andarsene.
" Chiama un ambulanza!" urlò Rose.
" È in un lago di sangue!" disse Shari al telefono.
Davvero?. Non sentivo dolore.
Ma poi quando vidi i miei shorts bianchi inzuppati di rosso dovetti ricredermi.
Svenni per l'improvviso dolore e per il tanto, troppo sangue che mi circondava.
Ma, dentro di me sentivo che era troppo presto per andarmene. Diciasette anni, non era ancora il mio momento.







  
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