Questo è il posto
Lo aveva trovato. Accarezzava dolcemente i capelli precocemente ingrigiti e guardava incantata il volto sereno, nonostante i segni della malattia. Le lacrime tuttavia scendevano incessanti sul suo viso, perché non poteva incontrare il suo sguardo, sguardo di occhi ora chiusi per sempre.
Un altro soffermava il suo sguardo su di lei, durante quell'ultimo gesto di tenerezza. Ninfadora Tonks alzò il volto e trovo su di sé lo sguardo di occhi azzurri che era abituata ad associare ad un'espressione serena e determinata. Occhi che invece erano allarmati e incerti. Non era lo sguardo di Albus Silente a posarsi su di lei, era quello di suo fratello Aberforth.
« Lo hanno beccato. » commentò, « Mi dispiace, Tonks ».
La giovane donna si sollevò su ginocchia tremanti. La lunga scalinata accanto a lei e nessuna delle altre centoquarantuno scalinate del castello di Hogwarts, le erano costate la medesima fatica di quel singolo movimento.
Lo stretto corridoio che terminava ai piedi della scalinata era scosso di tanto in tanto da un boato.
« Sono vicini. » aggiunse Aberforth, « Li abbiamo fatti arretrare di nuovo verso il bastione a nord. Ma non possiamo respingerli oltre, con i giganti di Tu-Sai-Chi là fuori ».
Tonks sospirò.
« Vorrei restare un altro istante con Remus. » disse.
Aberforth si lisciò la barba grigia. Annuì gravemente, poi si volse verso il fondo del corridoio, dove si scorgevano lampi di luce rossi e verdi.
« Qui o qualche metro più avanti non credo che faccia differenza, in questo momento. »
Quindi, con uno scatto sorprendente per un anziano, l'uomo si allontanò verso l'altra parte del corridoio. Tonks si voltò a considerare le sorti della battaglia. I Mangiamorte venivano respinti con costanza dai difensori di Hogwarts. Riparati nelle aule che si affacciavano sul corridoio, gli studenti lanciavano Schiantesimi verso gli aggressori. La pioggia di Maledizioni senza Perdono scagliata dagli assalitori non riusciva comunque ad aprire loro la strada.
Prima che la figura di Aberforth svanisse al riparo oltre la porta di una delle aule, Tonks vide due ragazze venire verso di lei. Una aveva una brutta ustione su metà del viso e l'altra la sosteneva passandole dietro la schiena il braccio sinistro, mentre il destro pendeva inerme.
« La porto io sopra le scale. » si offrì Tonks, raggiungendo le due.
Si accostò all'altro fianco della ragazza che veniva sorretta e, dalla sua smorfia di dolore, capì che aveva ustioni anche sul corpo. La ragazza dal braccio inerte si spostò e sussurrò un ringraziamento, mentre Tonks si avviava su per la scalinata.
« Mettetevi al riparo, ora. » si raccomandò Tonks alle due studentesse quando raggiunsero la cima della scalinata, « Nessuna di voi due è in grado di combattere ».
Le ragazze annuirono e Tonks discese di nuovo la scalinata. Passò accanto ad alcuni studenti, che in pochi minuti erano arretrati fino a cercare riparo dietro al parapetto, continuando a lanciare Schiantesimi verso i Mangiamorte.
I cappucci dei sostenitori di Lord Voldemort erano ben visibili ora. Spuntavano spesso dalle aule in cui si rifugiavano per evitare a loro volta gli incantesimi indirizzati ad essi. All'apparizione di ogni cappuccio seguiva sempre il raggio di luce verde che accompagnava l'Anatema che Uccide.
Mentre si avvicinava alla base delle scale, Tonks prese la mira e centrò uno dei più vicini. Vide di nuovo Remus, coricato nel suo sonno eterno.
Accanto a lui il piccolo professor Vitious agitava con rapidità e precisione la bacchetta. Quando ebbe formulato l'incantesimo, quattro Mangiamorte uscirono in fretta da un'aula. Si lanciarono immediatamente ciascuno verso un riparo, ma un paio furono centrati dagli Schiantesimi degli studenti.
Vitious si accorse della presenza di Tonks. Aprì la bocca, ma poi si interruppe. Volse leggermente il capo verso il corpo di Remus.
Tonks trattenne le lacrime.
« L'ho visto. » spiegò semplicemente. « Che cosa sta succedendo, ora? »
« Sono arrivati i loro rinforzi. » spiegò il professore, « Non credo che potremo rallentarli a lungo. Abbiamo avuto anche dei feriti ».
« Possiamo bloccarli mentre salgono la scalinata. » propose Tonks.
Il professore fece un cenno d'assenso.
« Aberforth è rimasto con la retroguardia. » aggiunse, « Terrà la posizione il più a lungo possibile ».
Trascorsero appena un paio di minuti prima che tre studenti trafelati li superassero risalendo le scale. Tonks notò che due di essi erano anche privi di bacchetta.
I difensori rimasti nel corridoio si spostavano verso le scale in piccoli gruppi, correndo per evitare gli anatemi lanciati con sempre maggiore precisione. Con l'arrivo dei rinforzi, Dolohov sembrava essere riuscito ad infondere nuovo vigore nelle truppe del Signore Oscuro che combattevano con disperata determinazione.
Aberforth scattò per il corridoio tra un pioggia di incantesimi, voltandosi un paio di volte per rispondere emettendo un raggio rosso dalla punta della bacchetta.
Finalmente al riparo sotto alla scalinata, il vecchio fece un cenno a Vitious che partì con il suo piccolo passo su per la scala.
Un incantesimo giunse a pochi centimetri dalla sua schiena, accompagnato da una folle risata euforica. Fu allora che Tonks capì.
Non era più il pur temibile Dolohov a guidare l'assalto dei Mangiamorte. Ai rinforzi si era aggiunta la più fedele di tutti i sostenitori di Tu-Sai-Chi, Bellatrix Lestrange.
Nonostante le letali maledizioni della donna, che accompagnava ciascuna di esse con una risata, nonostante Vitious schivasse con crescente difficoltà ognuno dei suoi attacchi, il professore raggiunse la cima delle scale e di lì cercò di replicare con i suoi incantesimi per permettere anche ad Aberforth di salire al sicuro.
Ma Bellatrix non indirizzò i suoi incantesimi al vecchio. Si fece avanti, calando il cappuccio della sua tunica da Mangiamorte. Uno studente particolarmente audace si sporse quello che bastava per prenderla di mira.
« Crucio! » ruggì Bellatrix e la bacchetta dello studente cadde nel corridoio, mentre da sopra alle scale venne un urlo di dolore.
Tonks colse immediatamente le intenzioni della donna. Come sapeva ormai da diversi mesi, Bellatrix la voleva morta. Avanzava decisa, non per sfidare i difensori del castello, ma unicamente per lei. Avanzava determinata ad annientare la figlia della sua sorella rinnegata, la sposa di un licantropo.
Sottrarsi alla sfida. Una parte di se stessa non chiedeva altro, con urgenza.
Esitò. Un'esitazione fatale. Bellatrix era giunta a pochi metri da lei. Abbastanza vicina da impedirle la fuga.
Tonks percepì un senso di smarrimento, sentendosi in trappola. Ma durò appena un istante, sostituito dalla consapevolezza di quello che stava facendo.
Aveva affrontato la donna che la odiava in luglio, per permettere ad Harry Potter di sfuggire all'accerchiamento di Private Drive. Come allora, le circostanze le imponevano di misurarsi con lei. Questa volta per proteggere non solo Harry, ma tutti gli occupanti di Hogwarts ed il futuro di suo figlio. Tonks si scosse pensando che avrebbe sottratto a Bellatrix minuti preziosi, avrebbe evitato dei morti prolungando il loro scontro, avrebbe potuto volgere le sorti dell'intera guerra a loro favore. La professoressa McGranitt aveva spiegato chiaramente che il motivo per cui Harry non fuggiva da Hogwarts era completare un cruciale incarico assegnatogli da Albus Silente.
Il primo raggio che partì dalla bacchetta di Bellatrix sfiorò Tonks ad una spalla. Ne seguì un secondo diretto esattamente al suo petto, che la donna evitò chinandosi dal lato opposto.
Bellatrix rise, divertita. « Hai i riflessi pronti, ragazzina! »
Rise nuovamente mentre dirigeva uno Schiantesimo su Tonks che la prevenne bloccandolo con uno Scudo.
« Conosco anche la magia, zietta. » la ammonì, « Vedrai tu stessa ».
Tonks avrebbe voluto avere la baldanza che mostrava. Invece lottava con tutta se stessa per non pensare al marito che giaceva a pochi passi da lei, per non rammentare la fama e la ferocia della sua avversaria. Un duello di magia era una questione di nervi. Concentrazione e determinazione. Un'esitazione nel recitare una formula difensiva o nell'allontanarsi dalla traiettoria di un raggio poteva essere fatale. Mostrare le proprie paure e infondere sicurezza nell'avversario avrebbe favorito la sconfitta.
« Come mai non sei a casa con il mostro che hai partorito? » berciò Bellatrix con un sorriso malvagio.
« Teddy è con tua sorella, Bellatrix. » replicò Tonks, respingendo la rabbia che le stava togliendo lucidità. « Il mio posto è questo. » aggiunse.
« Hai deciso di morire qui, vuoi dire? » la schernì l'altra.
« Ho deciso di rischiare la vita qui, zia. » precisò. « Perché qui c'è quello che per me vale la mia vita. E tu? »
« Nulla vale quanto l'onore che si ottiene nel servire il Signore Oscuro. » disse Bellatrix, « La vita di chi lo rinneghi vale meno di niente ».
« Onore? » ribatté Tonks, « Credevo che ti interessasse il potere. »
« Chi appartiene alla nobiltà magica possiede entrambe le cose. » chiosò Bellatrix.
« Quindi ti schieri con il più potente. » le rinfacciò Tonks, « Rimani con il più forte per non mettere a rischio la tua vita ed il tuo prezioso purissimo sangue ».
« Ciò che è puro va raffinato. » le ricordò Bellatrix, « Ogni pietra pregiata va raffinata e le scorie vengono gettate. Scorie come quel pezzente che hai voluto per marito e che ha avuto la sorte che gli spettava ».
« Con un cuore marcio come il tuo, come può il sangue restare puro? » ringhiò Tonks, il furore trasformato in una controllata e temibile collera.
Bellatrix sembrò intuire che il duello verbale si stava risolvendo a suo svantaggio e tacque.
I minuti passavano lenti, mentre le due donne si fronteggiavano muovendosi a piccoli passi, descrivendo brevi semicerchi, prima in un senso e poi nell'altro. L'una determinata ad uccidere, l'altra cercando il punto dove uno Schiantesimo avrebbe potuto mettere fuori combattimento l'altra per il resto della giornata.
Frattanto la battaglia continuava.
Su ogni Mangiamorte che si avvicinava alla scalinata venivano diretti gli incantesimi dei difensori di Hogwarts. I più tornavano sui loro passi. Talvolta un raggio andava a segno e il mago incappucciato crollava al pavimento per rialzarsi parecchi secondi dopo ed arretrare barcollando, spesso privo di bacchetta.
I muscoli tesi nello sforzo di mantenere la posizione di guardia, gli occhi fissi sulla sua avversaria, Tonks restava salda in prima linea ed accanto a Remus. Difendendo ogni parte vulnerabile del suo corpo dagli attacchi di Bellatrix, difendeva la stessa Hogwarts.
Ma frattanto i Mangiamorte continuavano ad aumentare.
Tonks tentò di ignorare una fitta di dolore quando distinse la figura di Dolohov, che sentiva essere stato l'assassino di Remus. Di nuovo, lasciò che tutta se stessa fosse concentrata sulla posizione del suo corpo, sulla linea descritta dalla sua bacchetta in direzione di Bellatrix.
Dolohov aveva tolto il cappuccio per rendersi riconoscibile ai suoi e tuonava imprecazioni ai Mangiamorte che non riuscivano ad avanzare. Poi chiamò tre maghi e ordinò loro di prendere di mira i difensori che avevano preso posizione sopra le scale.
Minacciati da mortali raggi verdi, Aberforth, Vitious e gli studenti avevano molte più difficoltà ad impedire l'avanzata degli assalitori. Tonks vide due Mangiamorte passarle a lato e salire per le scale.
Di nuovo, fece lo sforzo di ignorare la realtà attorno a lei. Ignorare i nemici che affrontavano i suoi compagni. Colse il ghigno di Bellatrix. La strega sembrava essersi accorta dei suoi timori sulle sorti della battaglia.
Uno dei Mangiamorte fu colpito in pieno e cadde all'indietro ruzzolando per le scale. Tonks spostò l'attenzione per una frazione secondo su di esso, Bellatrix se ne accorse e lanciò verso la ragazza l'Anatema che Uccide. Il raggio verde non andò a segno, anzi Tonks fu lesta a schivarlo ed a replicare con uno Schiantesimo.
Bellatrix non era in guardia. Per evitare l'attacco si gettò di lato, parando la caduta con un braccio e trattenendo la bacchetta tra le dita. Tonks non le diede tregua e cercò ancora di colpirla. Bellatrix fece perno sul braccio per togliersi dalla traiettoria dell'incantesimo, il suo volto era contratto dallo sdegno e dal furore.
Tonks lanciò di nuovo uno Schiantesimo mirando al petto di Bellatrix, questa volta l'incantesimo andò a segno.
Non fu Bellatrix tuttavia ad essere colpita, ma il volto di una giovane Mangiamorte dalla pelle diafana a cui la forza dell'incantesimo strappò il cappuccio. Tonks rimase interdetta, poi capì che Bellatrix aveva utilizzato un incantesimo di Appello per ripararsi. Aveva imposto di subire il suo attacco ad una persona delle sue schiere.
Bellatrix si era velocemente rialzata ed attendeva i nuovi attacchi di Tonks con la bacchetta alzata. Ripresero a muoversi in semicerchi.
Tonks si rese conto che le doleva camminare. Nel replicare in fretta alla Maledizione Senza Perdono di Bellatrix, aveva dovuto sostenere su un lato del piede tutto il suo peso. I suoi passi erano diventati lenti e l'avversaria se ne rese presto conto, cambiando tattica.
La Mangiamorte indietreggiò lentamente. Ignorò il gemito soffocato della ragazza che era stata colpita al suo posto. Si fermò dopo alcuni metri. Offriva un bersaglio più difficile ed a sua volta avrebbe colpito Tonks con minore facilità. Invece restare in guardia, però, Bellatrix si muoveva velocemente e mirava verso Tonks ora da un lato ora dall'altro. Tonks tentò di imitarla e sentì il dolore aumentare.
Diede uno sguardo alla posizione che occupavano i difensori. I Mangiamorte guidati da Dolohov li tenevano in scacco e Tonks capì che da loro non le sarebbe venuto aiuto.
Non poteva correre e sfuggire a Bellatrix con il piede in quelle condizioni. D'altronde era certa di essere al posto giusto, dalla parte giusta. Non si diede per vinta. Era decisa a tenere testa a Bellatrix, sapendo che ogni istante rendeva più difficile il confronto e sapendo che ogni istante poteva essere quello risolutivo, determinante alla difesa del castello.
« Questo è il mio posto. » si disse.
Cercò di resistere muovendosi il meno possibile. Fece ricorso alla sua determinazione per ripararsi con ripetuti sortilegi Scudo, su cui la potenza degli incantesimi di Bellatrix cozzavano con violenza, senza che Tonks arretrasse di un centimetro.
« Resto al mio posto. » si ripeté.
Bellatrix urlava di rabbia, di frustrazione, di euforia. Era certa della sua superiorità, di quella che pretendeva di avere e di quella che aveva acquisito nel volgere dello scontro. Eppure Tonks le resisteva.
« Quaggiù è il mio posto. »
Poi un raggio stava per cogliere la sua spalla destra e Tonks si spostò velocemente. Il piede cedette e finì in ginocchio.
« Sono al mio posto. »
Udì la risata trionfante di Bellatrix e fu consapevole del mortale raggio verde diretto su di lei. Ma lasciò che il suo ultimo sguardo fosse per Remus che andava a raggiungere.