Penso a questo mentre me ne sto sdraiato a letto e quel
poveraccio di Gershow è stato preso in custodia dalle due donne. Mancava solo
che lo ammanettassero e si portassero la scorta appresso.
L’hanno ficcato sul sedile posteriore di una macchina,
quella della ex moglie, come fosse un carcerato in
attesa di entrare nel braccio della morte e mentre Fran mi salutava con un
sorriso raggiante, Max mi ha lanciato uno sguardo disperato da cucciolo
smarrito che mi ha fatto sentire un verme per averlo consegnato a quelle due
aguzzine naziste con il frustino in mano.
Poi ho pensato ‘sticazzi, amico. Avessi
io i tuoi problemi’ e mi sono infilato in un bar con Melissa tanto per cambiare
e festeggiare il lauto guadagno, cercando di concentrarmi su una tattica
vincente per trovare Natalie al più presto.
Ho finito la serata fra i portacenere e il cesso del locale,
pestandomi con uno che aveva fatto una battuta pesante sulla mia segretaria,
che sarà una scassacazzi, ma è una gran brava ragazza.
Staranno ancora ridendo, perché quando gli ho ficcato la
tazza nel cesso del bagno delle signore è esploso un boato di
applausi.
Da quanto ho capito il bastardo è recidivo e si diverte a
prendersela con le cameriere e addirittura tampina le ragazzine.
Non pensate che mi diverta a fare l’eroe, non me ne frega un
benamato cazzo di quello che combina il tipo, però se se la prende con le mie
amiche mi fa girare il boccino.
Ma soprattutto…. che
cavolo ci fanno delle mocciose appena maggiorenni in quel localaccio degradato?
A casa, dovrebbero stare e sant’iddio, quelle gonne
inesistenti! Fossi stato il padre, le avrei prese a
ceffoni e via in cucina a lavare i piatti e pelare patate!
Adesso è notte fonda, mi fa male la testa ci vedo doppio e
sento un rigurgito di vomito insistente. Che merda d’uomo!
Mi scappa da pisciare con tutta la birra che ho bevuto e mi
alzo di forza, cercando di non rigettare sul letto. Ficco la testa sotto il
rubinetto aperto e mi do una sciacquata al viso, fracicandomi i capelli che
dovrei veramente spuntare.
Sai quanto cazzo me ne frega della moda…dove sta la
macchinetta?
Dopo dieci minuti, mi ritrovo con un bel capoccione rasato, stile
militare del Kuwait e sorrido sbilenco alla mia espressione da maniaco con il sonno
sul groppone.
Lascio il lavandino pieno di ciocche nere, dicendogli addio
- tanto sono solo capelli e ricrescono – e me ne torno
a letto ripensando alla mia Jordan e alla nostra unica notte di passione.
Quella sì che ci sapeva fare, mi ha letteralmente svuotato i
maroni! Ci ripenso e mi sembra di stare nuovamente sdraiato su quel letto
morbido con la sveglia a forma di pinguino super derformed che mi guarda dal
comodino.
Jodie…Jodie…
Quanto ti ho amato quella notte… ti ho dato tutto quello che
potevo darti e poi te l’ho tolto perché sono un coglione!
Mi rigiro e do un cazzotto al cuscino perché ho fatto veramente
lo stronzo con lei e ha ragione ad avercela ancora con me dopo tre anni. Ripenso
alla sua espressione mentre facevamo l’amore e mi smonto come un idiota, il
ragazzo che s’irrigidisce e mi fa sospirare forte dal naso…
‘Continua Ford… continua’
‘Va bene così?’
‘Si, si..
continua’
La teneva in braccio, le
gambe divaricate attorno al suo bacino e gemeva in quel modo che lo faceva
ribollire e gli squarciava in due la coscienza.
Si era addossato al
cuscino mentre si muoveva insinuandosi come un serpente dentro di lei,
strappandole sospiri e gridolini che lo mandavano in paradiso.
Sola andata.
Non c’era parte del suo
corpo che non aveva sfiorato o baciato e anche in quel momento non riusciva a
smettere di toccarla, spingendosi contro di lei che gli veniva incontro spossata e sul punto di svenire tanto era il
piacere che la pervadeva.
Ripeteva il suo nome
mentre la baciava sulla gola e sul seno variando il ritmo e facendola gridare
di tanto in tanto, intrecciando le mani con le sue e divorandole la bocca che
si apriva ad ogni suo bacio mollemente…aveva le labbra gonfie e calde…
La girò sotto di se e
quel peso improvviso la fece gridare perché acuì la penetrazione e gli tolse il
fiato a sua volta lasciandolo sospeso su di lei, le mani piantate nel materasso
e le braccia rigide, cercando di calmarsi per non arrivare prima di lei e non
deluderla.
‘Fallo ancora!’lo supplicò stringendogli le gambe
attorno alla vita.
Ford ansimò pensando a tutt’
altro ‘Si.. ‘
soffiò con la voce inesistente ‘Jodie…’ uscì da lei piano , facendola mugolare
e affondò di nuovo con forza, strappandole un altro grido e poi un’altro ancora
perchè aveva perso il controllo di se e lei lo incoraggiava a non fermarsi.
Dio…quella bocca…pensava
mentre si strusciava sul letto in preda al ricordo. Abbassò una mano e scavalcò
l’elastico dei boxer, respirando pesantemente.
Quando mi accorgo della minchiata
che sto facendo, dico vaffanculo a tutto e mi alzo, mi vesto e mi butto giù in strada
e faccio una di quelle cose che mi fanno stare di merda il giorno dopo:
rimorchio una puttana e me la porto a casa.
Lei si guarda attorno con aria di sufficienza. Dice di
chiamarsi Andrea…un’altra con un nome da maschio. Però
è bellissima.
Mi sto già pentendo mentre la osservo curiosare nella mia
abitazione.
”Allora? Non ho tutta la notte, amico” mi
dice dura, avvicinandosi decisa a
me e facendomi retrocedere di un passo.
Andrea sorride maliziosa, un po’ stupita “beh? Hai paura di
me”
“Non dire stronzate” borbotto allontanandole le mani che mi
ha infilato nella cintura “senti, scusa c’ho
ripensato.” Le dico vedendola ghignare. “Cosa c’è?” Mi
fa incazzare quel sorrisetto di sufficienza!
Andrea ha i capelli lisci, rossi scuri e lunghi quasi fino alla vita ed è veramente sprecata a fare quel lavoro. Quegli occhi….
“Tu non rimorchi mai le prostitute, vero?”
“Quasi mai” confermo senza guardarla.
“E stasera cosa c’è di diverso?”
La fisso in quell’istante…quegli occhi….e scuoto la testa.
“Stasera ho bisogno di compagnia”
La mia voce è uscita bassa e quasi impercettibile e lei si è
alzata sulle punte dei piedi per abbracciarmi “anche io ho bisogno di
compagnia.” Sussurra invitante, passandomi le mani
addosso “Come ti chiami?”
“Ford”
“Come le macchine” ridacchia divertita e ha una bella
risata, gentile, per nulla volgare a dispetto delle apparenze. “Senti Ford, già
mi piaci perché non sei un bastardo come molti che mi rimorchiano…però se tu
non ti decidi, io sono costretta ad andarmene”
Socchiude le palpebre mentre lo dice, la voce carezzevole e
invitante. Le giro un braccio dietro la schiena e la stringo. La sento ridere
dalla gola, mentre mi bacia la mandibola e sale verso la bocca. Prendo il
fazzoletto che ho nella tasca e glielo passo sulle labbra, togliendo quel
rossetto orrendo che la involgarisce soltanto.
Lei non capisce all’inizio ma mi lascia fare alzando di più il
viso.
“Questo non mi capita spesso” afferma strusciandosi contro
di me. Il ragazzo risponde ma lei non è una di quelle che va
dritta al dunque. Meglio.
“Andrea…”
“Mh?” mugola continuando a baciarmi e a spogliarmi “che cosa
vuoi che faccia per te, Ford?”
Il modo in cui lo dice mi manda il sangue al cervello: la
sollevo contro di me e lei mi passa le gambe attorno alla vita trattenendo il
respiro.
Se ne va dopo un’oretta, dando una bella botta al portafogli
e al sottoscritto che si sente schifosamente meglio, ma che si sta pentendo
anche di essere nato. Favoreggiamento alla prostituzione, sfruttamento di
minore… quella era poco più di una ragazzina anche se non proprio pura come la
Vergine Maria.
Carina, Andrea. Dolce. Il lavoro non l’ha ancora abbruttita.
Ci ho parlato un po’, dopo; sveglia, finita sulla strada chissà per quale
motivo. Se non fossi un investigatore spiantato, le darei volentieri un lavoro
decente.
“Ciao Ford. Se ti senti di nuovo
solo, chiamami” mi fa un cenno con la mano e cammina all’indietro, voltandosi
solo alla fine con un sorriso gentile sulle labbra rosate.
Che schifezza d’uomo.
Può peggiorare la serata?!
……
Sì che può!
Due ore prima…
“Maaaaxx…..”
Dio che palle!
Gershow si strusciò la fronte con una mano prima di
stamparsi in faccia un sorriso tirato che Fran non seppe decifrare.
Ovviamente.
“Che c’è tesoro?”
Adesso era diventata tesoro, perché quello che gli aveva detto
Shelton non era certo argomento su cui sorvolare facilmente.
Lui era in bolletta, lei lo amava ed era ricca….era
conveniente utilizzare un discreto ‘amore’ che ci stava sempre bene!
La ragazza gli si avvicinò ancheggiante contemplandolo con
quel sorrisetto scemo che l’aveva attratto la prima volta: era così diversa da
Justine e così stupida che gli era sembrata un’ottima ‘botta e via’ tanto per
farsi sgamare dalla moglie e farle chiedere il divorzio perché lui proprio non
ce la faceva a lasciarla. E perché no, allora? Facciamoci
trovare con l’amante, magari sul letto
matrimoniale e sulla coperta della trisavola di Justine a cui tiene tanto e
lasciamo che gli eventi si svolgano da se, aveva pensato portandosela a casa e calcolando
al millesimo di secondo gli spostamenti giornalieri
della moglie.
Certo, aveva dovuto faticare un bel po’ dopo, si era preso
tutte le colpe e aveva lasciato con la morte nel cuore l’abitazione
coniugale, rinchiudendosi nell’appartamento da scapolo che aveva sempre
sognato.
Max, golden boy, 35
anni, fa il giornalista (o almeno lo faceva) e ha un bel fisico da nuotatore
professionista, capelli corti e ben tagliati, occhi chiari e sguardo di quello
che sa sempre cosa vuole e come ottenerlo. E’ un narcisistico vanitoso
dannatamente sicuro di se che crede di poter avere tutte le donne ai suoi
piedi. E poiché così è sempre stato, dalla veneranda
età di 15 anni, non si stupisce che Fran sia ancora attratta da lui.
Questo per due ragioni fondamentali: uno, è troppo stupida
per mollarlo, due, ne è innamorata…ma la
terza…ehehehe, Max ridacchia mentre circonda in un abbraccio dolce e falso come
Giuda il corpo scolpito della ragazza. “Sai tesoro, ho sbagliato ad andarmene e
a lasciarti.” Mugugna nel suo orecchio baciandole i capelli
teneramente. Sente che fa resistenza: non è del tutto
convinta del suo ‘ritorno all’ovile.’
Che cosa fa un uomo quando è messo
alle strette?
Mente spudoratamente!
Max si stacca da lei e abbassa lo sguardo, contrito e amareggiato,
cercando di non ridere “scusami Fran…lo so che non vuoi più avere niente a che
fare con me” bisbiglia prendendo il giubbotto che ha posato sulla poltrona
accanto a se.
Cincischia con la stoffa pesante e annuisce, sospirando.
“Forse è meglio che me ne vada...ti faccio solo soffrire in questo modo”
annuncia facendo un sorriso piccolo e dispiaciutissimo “meriti di meglio, non
un disgraziato come me”
Ora…una donna con tutte le cellule cerebrali al posto giusto
– funzionati, soprattutto - ad un discorso
del genere, loop trito e ritrito del pianeta Marte, avrebbe preso il manganello
nascosto sotto il letto e l’avrebbe ridotto ad una poltiglia sanguinolenta e
delirante pietà.
Una donna normale.
Non Fran.
Gershow ha appena messo mano sulla maniglia della porta
quando la ragazza lo richiama con voce spezzata e gli si butta in braccio, supplicandolo
di restare, perdonandogli qualsiasi cosa.
Max molla la giacca in terra con un sorriso scanzonato e la
abbraccia a sua volta, continuando la parte del ‘bastardo
che non la merita e che è troppo buona con lui’
finchè la ragazza non miagola nella sua direzione un perdono che Gershow
sa di non meritare neanche in mille anni di penitenza in ginocchio sul sale
grosso e ciliciate continue sulla schiena.
Due ore dopo….
Uno scampanellare insistente mi fa alzare imprecando. Chi
cazzo è a quest’ora?
Abbrutito dal sonno, rintronato dal sesso e con l’occhio
cerchiato, apro la porta ad un disperatissimo Gershow che mi prega di farlo
nascondere.
Che cazzo ci fa qui?! Come ha trovato
il mio numero?
“Sei sull’elenco, pirla. L’unico
Shelton come investigatore privato e l’unico con un nome da concessionario” mi
dice passandosi una mano fra i capelli “dio, mi hanno fatto impazzire di nuovo!
Protendono cose assurde…”
Si blocca a mezzo metro da me e alza il naso
per aria “sei con una donna?”
“Se n’è andata” affermo senza spiegargli chi fosse la ragazza in questione “e ora vattene anche tu, fuori
dai piedi” gli dico spingendolo verso la porta.
“Aspetta Shelton! Pensa alla tua fortuna!”
Fortuna? Molta poca, in verità. “Che cazzo stai vaneggiando?”
Gershow si sposta dalla porta, infilandosi in cucina e
aprendo il frigo. Stappa una birra e il solo gesto mi fa venire nuovamente da
vomitare. Lui la alza in brindisi immaginario e sorride. “Se
io scappo, tu dovrai cercarmi e di conseguenza farai un sacco di soldi!”
Mica ha tutti torti…”Chi lo dice? Potrebbero anche stufarsi
e decidere di lasciarti perdere” affermo ingozzandomi d’acqua.
“Mh..” Ridacchia scuotendo la testa “non penso proprio…non
Fran!” sghignazzo malizioso e una mezza idea di quello che ha combinato mi
viene in mente. “Hai sparso il seme della regale pannocchia, stronzone?”
“Abbondantemente” afferma ghignando come un porco “con Fran,
perché Justine mi odia…”
“Giusto…e lei è ricca”
“E innamorata” specifica alzando un
dito.
L’ho capito a questo qui!
“E va bene. Resta qui e non
andartene in giro per la città” gli dico girandogli le spalle e tornandomene in
camera e spalancando la finestra all’odore schifoso che si respira.
“E io dove dormo?”
“Per terra” gli urlo pensando che
il mio conto in banca subirà un’impennata…poi impreco perché devo 20.000 bombe
a Jordan e mi do una manata in testa.
“Se occupi abusivamente questo luogo e domattina non ricevo
la visita della tua bella, ti mando a battere sul marciapiede!” gli urlo incazzato e col malumore addosso.
Gershow ride e si affaccia alla porta della mia stanza,
trovandomi in boxer e incazzato “mica male come idea, dovresti farlo anche tu”
Poi mi guarda da capo a piedi e scuote la testa “no, lascia
stare. Lo faccio io. Almeno si mangia qualcosa in questa casa”
Figlio di puttana!
“L’hai chiamata la tipa?”
“No”
“E che cazzo aspetti?”
Già… che cazzo aspetto? Mi domando
incrociando le braccia dietro il collo e guardando la finestra aperta.
Aspetto un intervento divino!
La mattina dopo mi alzo con un mal di testa cronico e
l’umore pessimo. Che è sto rumore, ho qualcuno in
casa? Mi domando prendendo la pistola da sotto il letto. La guardo e la apro.
Scarica. Che idiota!
Nel frattempo ricordo che ho un ospite troppo peloso per i
miei gusti e m’incazzo ancora di più. Getto la pistola sul materasso e mi affaccio
a vedere che casino sta combinando.
Beh, almeno ho il caffè pronto.
“Buon giorno” mi dice tutto festoso alzando gli occhi dal giornale.
Buon giorno un cazzo.
“Mrg” grugnisco perché di mattina sono di poche parole. “Preferivo una bella
donna a te”
“Ma quella di ieri sera?”
“Se n’è andata, coglione” rispondo buttandomi a sedere sulla
prima sedia a portata di culo.
“Ma torna?”
“Solo se pago. Era una puttana”
Gershow mi guarda di traverso e non dice nulla. Quello sguardo…
quanto lo odio! “Senti… mi sento una merda da solo, ma vedi di non rompermi i
maroni. Non ho un surplus di donne che implorano i miei favori sessuali” esclamo
mordendomi la lingua un attimo dopo: più sfigato di
così! “E poi l’ho trattata bene…” mugugno come se
bastasse a scusare il mio comportamento ignobile.
Max mi osserva senza commentare “hai un pezzo
di carta igienica attaccata sotto la scarpa” afferma facendo finta di nulla
e tornando a coprirsi col giornale.
Ma che cazzo…