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Autore: XShade_Shinra    30/01/2010    2 recensioni
[ ON HIATUS ]
Benvenuti a NevediNotte, un luogo dove nevica solo dal tramonto all'alba, come se la notte stessa volesse celare qualcosa...
- Tratto dall'ultimo capitolo postato: L'Abbraccio del Gelo - Come un gatto guarì la solitudine di una creatura centenaria. -
[ Raccolta Disomogenea Dark Fantasy. Generi e Avvisi all'interno di ogni Capitolo e nel Capitolo Indice ]
[ Il capitolo "03. Lo Spirito del Villaggio" ha vinto l'Award come Best Song Fiction alla Quinta Edizione dei "Never Ending Story Awards" ]
[ Il capitolo "05. La Cicatrice della Vita" si è classificato 1° e ha vinto i Premi "Giuria", "Miglior Titolo" e "Originalità" al contest "Drabble and flash Collection" indetto da Deidaranna93 sul forum di EFP ]
Genere: Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'NevediNotte'
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- Hellcome to NevediNotte -
 Il Rifugio dei Viaggiatori

Nel bosco c'è una strana casa sull'albero...


Gli anfibioni neri con le zeppe affondavano pesantemente nella neve bianca, la quale scricchiolava sotto il loro peso che la faceva diventare ghiaccio.
Nero su bianco.
Era così che appariva Koori sulla neve, come una goccia d'inchiostro su un foglio.
Al suo seguito, sempre fedele, vi era il suo lupo, Fenrir. Da quando anni prima lo aveva adottato, i due non si erano mai più separati. Adoravano stare in compagnia per il bosco, unico luogo evitato dalla gente e, quindi, silenzioso e quieto, proprio come loro due.
Anche quella sera, il ragazzo aveva deciso di uscire di notte per fare una capatina nel suo posto preferito, ma qualcuno lo stava seguendo.
«Devi tornare a casa, Koori» lo riprese verbalmente, il parroco.
«No» sbuffò l’altro per l'ennesima volta.
«È quasi calato il sole» gli fece notare, mentre uscivano dallo steccato di protezione del villaggio. «È mio dovere riportati a casa. I tuoi genitori sara—» continuò a dire, ma venne interrotto maleducatamente dal ragazzino.
«I miei genitori lo sanno».
Koori non era mai riuscito a legare veramente con nessuno della sua età, preferendo gli anziani del villaggio ai suoi coetanei, ma, nonostante ciò, non vantava un'educazione di prima classe. Anzi, era piuttosto rozzo...
«Sì, e sono molto preoccupati: ecco perché mi hanno chiesto di intervenire. È già da una settimana che...».
«Due» lo corresse telegrafico, cominciando ad addentrarsi nel bosco.
Il prete rimase di stucco a quelle parole, perdendo il passo per poi recuperarlo qualche secondo dopo. Nonostante Koori fosse ancora un ragazzino, aveva il passo da bersagliere!
«Ma ti rendi conto?!» cercò di convincerlo. «I bravi ragazzi non vanno la notte nel bosco!»
«I bravi ragazzi non si vestono nemmeno di nero, né ascoltano metal» gli rinfacciò. «E vanno anche in chiesa. Non sono un bravo ragazzo ai tuoi occhi, prete».
Sin da quando era piccolo, Koori veniva trascinato in chiesa con la forza dai propri genitori, tanto che i segni delle strisciate dei suoi piedini dalla sua casa alla chiesa sembravano impronte di sci. Crescendo, i genitori non l'avevano più costretto e lui si era volontariamente avvicinato a una sorta di laicità, pur rispettando sempre tutto e tutti, soprattutto gli animali e le piante, come aveva dimostrato anni prima, salvando il proprio lupo da un branco di ragazzini. Ma non era solo questo che lo rendeva diverso agli occhi dei compaesani: vestiva praticamente sempre di nero o, perlomeno, con colori scuri, indossava borchie e croci, pur non essendo cristiano, e teneva i suoi capelli lunghi d’ossidiana lunghi fino alla vita, andando fiero della loro bellezza. A causa del suo carattere molto chiuso e discostato, non gli si avvicinava mai nessuno e passava le sue giornate a dormire a scuola, ascoltare musica (il suo buon metal) e imparare dal più anziano del villaggio come si suonasse il violoncello; mentre la notte la trascorreva all'aperto, nel bosco, senza preoccuparsi di ciò che dicevano gli altri a proposito delle creature che ivi abitavano.
«Koori Anchuu» lo chiamò a bassa voce il parroco. «Il tuo nome significa Ghiaccio nell'Oscurità, ma non per questo devi comportarti in modo così freddo e prediligere l'Oscurità alla Luce...» gli sussurrò. «Sto solo cercando di aiutarti.»
A quelle parole, Koori accarezzò il lupo e gli diede un colpetto per farlo andare lontano.
«Allora, se proprio mi vuoi aiutare, lasciami in pace» ringhiò, correndo velocemente appresso al suo fedele compagno.
Non riusciva a sopportare tutti quei discorsi, alle suo orecchie, incoerenti e ipocriti.
«Aspetta, Koori!» urlò il prete, correndogli dietro.
Non poteva permettersi di perderlo di vista. I genitori del ragazzo avevano già provato a parlare al proprio figlio senza riuscire a convincerlo e, quando lo avevano rinchiuso in casa, lo avevano visto fuggire saltando giù dalla finestra della sua stanza, al primo piano. Non sapendo cos'altro fare, avevano chiesto l'intervento del prete del villaggio, un uomo molto buono e che conosceva bene il bosco, per convincerlo a cambiare stile di vita e, soprattutto, di non farlo uscire da NevediNotte dopo il tramonto.
Tutti, perfino Koori stesso, sapevano che il bosco era pericoloso, ma il moretto continuava a contravvenire a quella legge non scritta che vige nel villaggio, tornando ogni mattina soddisfatto e senza nemmeno un graffio, in compagnia di Fenrir.
«Tornatene al villaggio! Le brave persone non escono da là, la notte!» disse di nuovo Koori, prima di sparire tra gli alberi, e il leggero nevischio che si stava creando a preannunciare la nevicata notturna.
Il ragazzino era molto deluso da quella situazione che si era andata a creare. Sapeva bene che c'erano delle bestie, ma sapeva anche di non essere solo in compagnia del suo lupo. Più di una volta aveva visto orsi, alci e altri lupi, ma non lo avevano mai infastidito; l'importante sarebbe stato rispettarli.
"Perché tutti gli esseri umani sono così ciechi e stupidi?" pensò, fermando la sua corsa vicino a un cumulo di neve. "Non c'è nulla nel bosco oltre gli animali... A meno che non abbiano fame o non si sconfini nel loro territorio sono pacifici."
Nonostante tutto quello che la gente del villaggio diceva, Koori non credeva nell'esistenza di fantomatici mostri nascosti lì: in tredici anni non aveva mai visto nulla di strano, a parte il comportamento degli uomini e, a pensarci, una strana figura arboricola... Ma ancora si chiedeva se non fosse stato tutto frutto della sua immaginazione.
«Sono tutte cavolate...» borbottò, facendo per sedersi sul cumulo fresco, quando un urlo disumano gli venne portato alle orecchie dal vento che sibilava tra gli arbusti. Non poteva sbagliarsi: era la voce del parroco. «Che avrà combinato?» sbuffò, rimettendosi in piedi.
Mosso dal rimorso per averlo lasciato solo, richiamò Fenrir e corsero insieme verso quella voce che avevano sentito.
"Spero che sia solo per uno scoiattolo!" pensò, facendo segnale al lupo di avanzare senza attenderlo, visto che il buio e la neve caduca lo rallentavano troppo per riuscire a tenere il quadrupede passo del canide.
Pochi secondi dopo, giunsero alle sue fini orecchie dei rumori di lotta tra bestie e, al suo arrivo, trovò i distintivi segni dell'aggressione sulla neve fresca e candida. Fenrir stava a pelo irto e le orecchie tese all'indietro, digrignando i denti verso un punto non meglio identificato della macchia, facendo da protezione al parroco.
«Koori!» esclamò l'uomo nel vederlo arrivare.
Aveva la schiena contro un albero e sembrava avere appena visto l'Inferno.
«Prete!» lo chiamò anche il ragazzino, andando verso di lui. «Che è successo?» gli chiese, sapendo già che non aveva riportato ferite, visto che il colore che regnava lì era il bianco.
«Era... una di quelle cose per cui ti dico che il bosco è pericoloso...» farfugliò.
«Scommetto che era una volpe bianca...» sbuffò, porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi. «Su, andiamo. Ti riaccompagniamo al villaggio» l'uso del plurale maiestatis, era ad indicare che, in realtà, era sempre Fenrir a ritrovare la strada per casa, visto che il senso dell'orientamento del moro era talmente tanto scarso che si sarebbe perso nella sua stessa camera!
E fu proprio il suo lupo a metterlo nuovamente in guardia, girandosi di scatto verso un'altra direzione, e poi un'altra ancora, continuando a ringhiare e digrignare i denti, pronto all'attacco.
Il giovane ci mise un attimo a capire: erano circondati.
«Merda...» imprecò.
«Koori!» lo sgridò il parroco, mentre si alzava grazie al suo supporto.
«Prete, sai correre?» gli chiese, tenendogli ancora la mano.
«Eh? Sì...» rispose, ancora troppo scosso dall'accaduto per capire dove volesse arrivare il ragazzo.
«Allora corri o torneremo a casa in pezzi!» disse, trascinandolo via. «Fenrir! Alla Treehouse!» ordinò al lupo, che si mosse velocemente, superandoli e aprendo loro la strada.
Koori non sapeva quanto fossero vicini o meno dalla casa sull'albero che aveva trovato pochi giorni prima, ma sapeva di potersi affidare a Fenrir per quelle cose: insieme erano una squadra.
«Ma che succede?!» domandò l'uomo.
«Non l'hai capito? Eravamo circondati! Ma che cavolo hai combinato per far infuriare così tanto delle povere bestie?!» chiese retorico, allungando il passo quanto più potesse.
«Mi ha aggredito!».
«Chi?!» ruggì, sentendo i pesanti passi dei loro inseguitori alle calcagna.
Il parroco non rispose a quell'ennesima domanda sull'accaduto e mise le ali ai piedi pur di raggiungere il prima possibile un riparo per sé e per il ragazzo; sarebbe stato pronto anche a sacrificarsi per la vita di Koori, ma se era possibile salvare ancora capra e cavoli, tanto valeva tentare.
Dopo alcuni minuti di corsa estenuante, Fenrir si fermò alle radici di un grosso albero, senza abbaiare, attendendo il padrone.
«Bravo» lo lodò Koori, spingendo il prete contro l'albero «Sali, presto» gli ordinò.
L'uomo sollevò il volto e vide una sorta di strana casa sull'albero. Ecco cosa voleva intendere il ragazzo.
«Va bene» asserì, vedendo che anche l’altro si stava arrampicando velocemente su per il grosso tronco. Doveva essere veramente pratico di quel posto, perché la scalata era molto difficile, tanto che il ragazzino dovette aiutare il parroco a finire di arrampicarsi fino alla strana impalcatura coperta e circolare attorno al tronco, a diversi metri da terra.
«Aiutami!». Koori lo strattonò per una manica appena arrivarono al riparo, portandolo verso un grosso cesto, che buttò giù dall'albero, tenendolo per una lunga fune.
«Che fai?» chiese il parroco, trovandosi in mano parte del cappio della corda.
«Bauf!» si sentì da sotto.
«Fenrir non riesce ad arrampicarsi fino a qui!» sbraitò. «Tira quella corda. Non pretenderai mica che lo lasci giù! Quelli sono in troppi! Lo sbranerebbero!»
Sorpreso da quanto Koori tenesse al suo "animale da compagnia", il prete lo aiutò a portarlo su, sentendo il lupo ringhiare quando diversi versi giunsero alle loro orecchie.
Le creature erano arrivate e loro avevano fatto giusto in tempo.
Il moro lo incitò a sollevare la cesta più in fretta e il lupo balzò velocemente dentro la casa sull'albero, ancora con il pelo dritto e i muscoli tesi.
«Uff...» sbuffò il ragazzo, sedendosi con la schiena contro il tronco, cercando di tranquillizzare il lupo «A meno che quelli non siano puma, siamo in salvo qui.»
«Non ne sono certo...» rispose il prete, utilizzando quel piccolo momento di calma per pregare.
Koori non osò disturbarlo in quell'atto molto importante e si affacciò dalla balaustra, vedendo delle indistinte figure nere che giravano sotto l'albero. Con la poca luce lunare a disposizione e la neve che continuava a cadere, era abbastanza difficile riuscire a capire bene cosa fossero.
«Koori...» soffiò piano l'uomo, uscendo dal suo raccoglimento spirituale. «Quelli non sono animali, sono demoni. Il bosco ne è pieno».
«Vaccate!» rispose secco e scocciato. «Figurati se il Diavolo si scomoda per mandare i suoi demoni in un posto sperduto come questo!».
Proprio in quel momento, si udirono delle vibrazioni date all'albero e i due giurarono di aver visto delle zampe (o erano mani?) aggrapparsi alla balaustra, per poi ritrarsi con un verso di dolore, e sentire il rumore dei corpi che ricadevano sulla neve, uggiolando.
«Che...?» si chiese Koori «Riescono ad arrivare fino a qui?»
«Non hai visto? Non sono animali!»
«La fame fa diventare demoni» rispose, sollevandosi la sciarpa fino agli zigomi. «Non abbiamo altra scelta, comunque. Se riescono a salire li buttiamo giù.»
Il prete si rinchiuse in un tombale silenzio, camminando per tutta la circonferenza della Threehouse, per controllare che le bestie non provassero a risalire, e, nel frattempo, passò la mano sui paletti di confine, scoprendo che erano tutti intagliati e ricoperti da degli strani simboli, ed ebbe la sensazione di sentirli... caldi.
«Li hai fatti tu?» chiese al ragazzo.
«No, erano già così rovinati» spiegò. «Non ho toccato assolutamente nulla da qui. Ho solo trasportato la cesta per Fenrir» rispose, portandosi le ginocchia al petto. «Se vuoi dormire sto sveglio io» si propose.
«No, semmai sarebbe il contrario» gli fece notare l'uomo.
«Tanto non riesco a dormire di notte» sussurrò, usando il lupo come scaldapiedi. «Ora dobbiamo solo attendere che se ne vadano da soli...».
Nonostante i vari rumori che si susseguivano di continuo sotto l'albero, le urla e i diversi tentativi delle creature di salire fino alla casetta, i due si sentivano al sicuro, riparati da quelle assi, come se si trovassero all'interno di una bolla capace di isolarli dai pericoli della notte.
Passate parecchie ore, dove nessuno dei due aveva chiuso occhio, chi per un motivo, chi per un altro, sembrò quasi che i rumori fossero cessati e che non ci fosse più nessuno lì sotto, ma entrambi concordarono sul fatto che fosse sconsigliato muoversi senza luce.
«Chissà che ore sono...» borbottò il parroco, guardando il cielo nero che ancora veniva spruzzato di neve.
«Non lo so...» rispose il moro. «Brrr... Rimanendo fermi fa ancora più freddo...».
All’improvviso, un botto sul tetto della Treehouse li fece sobbalzare entrambi. Era molto più pesante del classico cumulo di neve che cadeva dai rami più alti.
«Auta i lómë...».
I due sentirono distintamente quelle parole, rimanendo di stucco.
«Eh?» fece il prete, alzandosi in piedi, diretto alla balaustra per sporgersi a verificare chi ci fosse sulle loro teste. «Ma, che...».
«Non affacciarti!» lo sgridò Koori. «Vuoi che quelle bestie saltino e ti afferrino?».
«Voglio vedere cos’è» spiegò, ma il ragazzo lo trattenne ancora.
«Non so chi sia, ma è un amico».
«Come fai a saperlo?» chiese, girandosi verso di lui.
«Perché ha risposto alla nostra domanda: "La notte sta per finire"».
Il parroco rimase sorpreso.  «Hai capito cosa ha detto? Che lingua era?».
«Non lo so» rispose sincero, scotendo la testa. «Ma rimani qui ancora un poco, guarda» disse, indicando verso l’esterno, dove la neve si stava facendo sempre più fina.
«Tra poco vedremo finalmente la luce di Dio che scaccerà i demoni, dissipando le tenebre» sorrise l’uomo, segnandosi.
«Non sono demoni» continuò a sostenere Koori. «Sembrano più animali affamati».
«Tu non sai tutte le leggende di questo posto, e in ogni leggenda c’è un briciolo di verità».
«Prete?» lo chiamò Koori, sollevando appena un sopracciglio. «Ora che ci penso, tu non sei forse anche un esorcista?» domandò, accarezzando il lupo.
«E con ciò?».
«Perché, allora, non li scacci?».
«Non è così semplice» la chiuse lì, continuando a guardare fuori, ad una spanna dalla balaustra. «Dopo stanotte, almeno, non uscirai più dopo il tramonto» rise soddisfatto.
«E perché non dovrei?» chiese il ragazzino, facendo sussultare il parroco, il quale si girò a guardarlo. «La colpa di tutto quello che è successa è a causa della tua presenza».
«Prego?».
«Io li sento tutte le notti annaspare l'aria vicino a me, eppure non mi attaccano mai, infatti Fenrir non si è mai comportato in quel modo» spiegò, grattando il lupo dietro le orecchie. «Quindi lascia perdere la predica» borbottò, alzandosi e scendendo con maestria dall'albero, assieme al lupo.
Il prete li guardò mentre sparivano tra gli alberi e, lentamente, si fece il segno della croce, chiedendo al Signore di proteggere quel ragazzo dagli occhi bicromati.
“Padre, Koori sta solo seguendo il richiamo di questo bosco... Stanotte mi ha dimostrato di essere buono... Non ci sarà più da preoccuparsi: non è dalla parte dei demoni...”.

§Fine§
XShade-Shinra



- Note: “Auta i lómë” - "La notte sta per finire": mi state chiedendo che lingua è? Eh-eh... Se ve lo dicessi, vi rovinerei la sorpresa! XD 
Scusatemi per l'immane ritardo!!! ç*ç I contest mi hanno uccisa! Spero che questo maxi-capitolo sia stato di vostro piacimento! ^^
Vi consiglio di cercare per la rete le immagini delle "Treehouse", nome inglese della casa sull'albero, perché ce ne sono davvero di stupende!
Inoltre, per questo capitolo necessito di una breve nota personale: non tutti i miei personaggi devono abbracciare il mio stesso pensiero religioso e, di certo, non voglio offendere nessuno con alcune parole dette da loro.
In questo corposo capitolo, Koori e il prete hanno un incontro ravvicinato con le creature che vivono nel bosco.
Demoni, animali, mostri?
Questo lo scoprirete solo andando avanti con la lettura... (Io però lo so! Bwahahah! *sclero*)
Alla prossima! ^^

-Disclaimer: Lo scritto ed i personaggi sono interamente di mia proprietà. Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati. 


Risposte alle Recensioni:

x Gaea: *_* Hai un cane? Io li adoro! <3 In effetti volevo rendere un po' di atmosfera natalizia!XD Sono contenta che ve ne sia te accorte! ^^

x KissOfDeath: xD ahah! No, no, l'atmosfera natalizia in realtà c'era! ^^ E scusa ancora per il ritardo di questo capitolo! ç_____ç

x Livin Derevel: Ti ringrazio per i tuoi complimenti, sono sempre bellissimi! *^*  

  
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