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Autore: _LaUra    01/02/2010    2 recensioni
Darleen, Medison e Alice le protagoniste di questa storia. Tutte e tre hanno avuto dei gravi incidenti dai quali si riprenderanno grazie all'aiuto di un bellissimo dottore. Ma il Dottor Nicols chi sceglierà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 CIAO A TUTTI!
PRIMA DI COMINCIARE IL CAPITOLO VOLEVO RINGRAZIARE PER AVER RECENSITO

SassyBaby :  Era proprio quello che volevo, far apparire il Dottor Nicols il tipico " s*****o ", perchè ne ho conosciuti tanti di ragazzi così,
visto che ormai battono quelli che invece sono dolci e romantici ho pensato che bisognasse scrivere anche di loro!
Grazie x la tua recensione! mi è piaciuta!

Nina95:  Allora, allora Elly...forse nn si capiva tanto bene, ma la prima parte dedicata a Medison è girata dopo che il Dottore e Alice escono, la seconda invece è girata prima, infatti quando il dottore dice " Arrivo!" sta parlando al telefono con Medison. Comunque ora mi rendo conto che potevo metterle in ordine cronologico, sarebbe stato più chiaro.
Grazie di continuare a seguire le mie storie! Per me è importante!

E ORA BUONA LETTURA!



Alice

Quando mi svegliai il sole doveva ancora sorgere e il traffico mattutino era appena cominciato.
Oggi avrei ricominciato scuola.
Le poche settimane di recupero a casa erano passate molto velocemente, tanto che non mi sentivo ancora pronta a riprendere gli studi.
Frequentavo il liceo linguistico più famoso della città, la fortuna era che a causa del grandissimo numero di studenti nessuno si accorgeva quando qualcuno mancava.
Almeno ritornando non avrei dato nell'occhio.
" Alice! Datti una mossa o faremo tardi!" urlò mia madre dalla cucina.
" Calma, calma non agitarti..." le dissi irritata.
Lei, al contrario del dottor Nicols, riusciva sempre a mettermi in agitazione.
Partimmo con cinque minuti di ritardo e così dovetti ricevere i rimproveri di mia madre per tutto il tragitto fino a scuola.
Appena scesi scoprii che la mia idea " tanti studenti, nessuno si accorge di me" era del tutto sbagliata.
Infatti quando mi madre mi passò le stampelle sembrò che tutti si fossero fermati a guardarmi.
Arrossii, come facevo ogni volta che mi sentivo a disagio.
Percorsi velocemente i corridoi e le varie stanze per raggiungere la mia classe.
" Ehi Al!" mi sentivo dire, " Ciao!" dicevano alcuni che non avevo mai visto.
Possibile che dopo un incidente con la moto tutti si ricordassero di me?
Non ero certo la prima studentessa a farsi male, spero.
" Al!" sentii urlare dietro di me.
Riconobbi all'istante quella voce.
Mi girai con il sorriso stampato in viso.
Jack, da quanto tempo non lo vedevo.
" Oh cielo! Stai bene?" disse col fiatone quando mi ebbe raggiunta.
Sorrisi.
Non era cambiato affatto dall'ultima volta che l'avevo visto.
Il solito ciuffo nero che gli copriva l'occhio sinistro e il solito pizzetto che io odiavo tanto.
" Mai stata meglio! Ma quando penserai di radertelo questo?" chiesi indicandolo e cominciando a ridere.
Scoppiò in una sonora risata.
Già, dimenticavo che lui era l'amico dalla risata contagiosa.
" Sembri in forma!" disse lui sollevato.
" Si, si..mi sono ripresa in fretta!" gli risposi per non preoccuparlo.
" Sei mancata..." disse lui abbassando lo sguardo.
" Oh Jack!" dissi e lo abbracciai tenendolo stretto.
" Ma guardali!" esclamò Sharon arrivando.
" Shari!" esclamai liberando Jack dalla stretta.
" Tutto bene?" chiese puntando gli occhi alle stampelle.
" Senza di queste ancora non riesco a camminare...però faccio tutto da sola!" dissi tranquillizzando anche lei.
" Oddio sei tornata!" disse una voce alle mie spalle.
Era sicuramente Rosalie.
" Rose!" dissi abbracciandola.
" Finalmente ci siamo riuniti tutti!" disse lei soddisfatta.
" Già!" dissi allegra.
Avevo dimenticato come si stava in compagnia degli amici.
In un liceo tra tutti quegli studenti io avevo scelto loro.
Jack, Sharon e la migliore Rosalie.
I miei occhi brillarono di gioa. Mi ero commossa.
" Andiamo in classe!" proposi girandomi di scatto.
Nessuno doveva vedere quanto ero sensibile.
Passai tutta la mattina a salutare persone, a spiegare come mi ero fatta male, a raccontare quanto bene si stava a casa da scuola.
Poi quando l'ultima ora di lezione finì uscii dalla classe con la mia compagnia.
" Devo ancora farmi perdonare.." disse Jack quando Shari e Rose ci lasciarono.
" E per cosa?" chiesi facendo finta di non sapere di cosa stava parlando.
" Alla fine è colpa mia se cammini solo con le stampelle.." disse assumendo un tono di voce pieno di dolore.
Io non pensavo che fosse colpa sua, anche se effettivamene lo era.
Era stato un incidente, la colpa era di tutti noi che invece di limitarci a rimanere sotto il ventilatore di casa avevamo voluto sentire il vento sbattere in faccia.
" Non è colpa tua.." dissi scandendo bene le parole.
Doveva capirlo.
" Beh! Voglio farmi perdonare lo stesso.." disse più testardo che mai.
" Sentiamo.. che hai in mente per farti perdonare?" chiesi con voce scocciata.
" Pensavo di invitarti ad uscire..stasera.." disse guardando altrove.
" Va bene..usciamo per un gelato?" proposi contenta di passare un pò di tempo con lui.
" Perfetto! Passo a prenderti alle nove e mezza.." disse entrando nel vialetto di casa sua.
Proseguii dritta e quando arrivai a casa corsi a prepararmi per andare alla clinica, dovevo essere perfetta agli occhi del dottor Nicols

Darleen

Ero arrivata alla clinica accompagnata dalla mia sorellona.
Alice, la giovane ragazza che faceva palestra nel mio stesso orario era già arrivata e come al solito stava facendo gli occhioni dolci al dottor Nicols.
" Possibile che ci sia sempre qualcuno tra i piedi?" borbottai irritata tra me e me.
" Ti riferisci alla ragazzina con i capelli biondi?" mi chiese Eva.
" Proprio quella.." dissi sentendo nella
mia voce une leggera invidia.
" È una bambina! Tu sei una donna giovane e matura, tu sei la donna giusta per lui!" mi incoraggiò lei.
" Ora devo entrare.. Non rimanere qui, mamma potrebbe arrivare da un momento all'altro!" le consigliai.
Lei prese la borsa e uscì velocemente. L'ultima cosa che voleva era ritrovarsi nostra madre davanti.
Entrai in palestra e mi tolsi la felpa per mettere in mostra il mio corpo, come mi aveva consigliato la mia sorellona.
Poi raggiunsi il dottore con aria indifferente aspettando che mi assegnasse un esercizio.
" Buongiorno Darleen!" disse con la sua solita voce melodiosa.
" Buongiorno!" risposi.
" Cominciamo con un pò di camminata sul tappeto.." disse indicandomi il tapiroulant.
Andai verso il macchinario, lo accesi e cominciai a camminare.
Il dottore intanto seguiva tutti gli esercizi della bella diciassettenne che sembrava aver adottato la mia stessa tattica.
Indossava infatti una canottierina aderente e un paio di shorts che mettevano in mostra le gambe lunghe e magre.
" Bene così Alice!" diceva il dottore mentre lei alzava dei pesetti con la gamba.
Continuare così sarebbe stato inutile, dovevo farmi notare in qualche modo.
" Dottor Nicols.." lo chiamai con la mia voce più dolce.
" Dimmi Darleen!" disse lui avvicinandosi.
" Volevo chiederle se è normale sentire dolore dopo gli esercizi.." inventai solamente per aprire una conversazione.
" Provi dolore quando torni a casa?" chiese facendosi pensieroso.
" Un pochino.." dissi imitando gli occhioni dolci di Alice.
" Allora rallenteremo il programma in modo da non affaticare troppo la tua schiena.."
disse con tono molto professionale.
" Va bene, sono contenta già così, perchè ho ricominciato a camminare..." dissi guardando il mio passo che di giorno in giorno ritornava sempre più veloce.
" Ti sei ripresa molto velocemente..." disse lui soddisfatto.
" Senta dottore... le andrebbe di uscire a prendere qualcosa da bere dopo l'allenamento?" chiesi con aria indifferente dopo qualche minuto di silenzio.
Lui sorrise, si scompigliò i capelli e poi posò lo sguardo su Alice.
Quella ragazzina non poteva importargli tanto.
" Scusami un secondo..." disse tornando dalla giovane per correggerle la posizione.
Li vidi parlare. Dentro di me sentii un misto di rabbia e invidia.
Che si dovevano dire? Si frequentavano?.
Quante domande a cui non potevo dare risposta.
Decisi che avrei fatto conoscenza con quella ragazzina e forse diventanto mia amica mi avrebbe confidato qualcosa.
" Sono libero quando tu finisci l'allenamento, possiamo uscire subito appena ti sei cambiata" propose.
" Perfetto!" dissi eccitata.
Avvisai mia madre di non venire a prendermi e chiamai Eva perchè venisse ad aiutarmi ad essere perfetta per la serata.
Finito l'allenamento corsi nello spogliatoio femminile e trovai la mia sorellona già li.
" Hai visto?! Ce l'hai fatta!" disse dimostrando di aver sempre avuto ragione.
" Si! E ora sono agitatissima!" dissi cominciando a saltellare per smaltire l'agitazione.
Mia sorella tirò fuori da una borsa un bellissimo abito color blu notte con qualche brillantino argento qua e la, il vestito mi lasciava scoperta una spalla e sembrava fatto apposta per me.
" Stai d'incanto!" disse mia sorella guardandomi.
Poi passammo al trucco, lei comportandosi da esperta iniziò ad armeggiare con matita, ombretti e rossetto sul mio viso e a lavoro finito, specchiandomi quasi non mi riconobbi.
Un filo di trucco può renderti davvero così bella?.
" Wow.." esclamai rimanendo a bocca aperta.
" Questa sei tu... se fossi così tutti i giorni avresti un sacco di pretendenti!" disse scherzando Eva.
Quando finalmente fui pronta andai nella sala d'attesa della clinica e mi ritrovai davanti al Dottor Nicols che mi osservava stupefatto.
" Sei davvero bellissima!" disse sorpreso di vedermi così agghindata.
Mi guardai attorno, la segretaria se ne era andata, la palestra era vuota, nella clinica eravamo rimasti solamente io e lui.
" Andiamo?" disse prendendomi la mano.
Salimmo nella sua auto grigio metallizzato.
Ci fermammo in un parcheggio di un bar in cui non ci andavo da molto tempo.
" Ci sono già stata!" dissi cercando di scambiare due parole.
" Davvero? Io vengo qui perchè fanno degli ottimi apertivi.." disse con voce dolce.
" Già.." risposi io felicissima di essere li accanto a lui.
Ci sedemmo su uno dei tanti tavolini all'aperto del bar e iniziammo a parlare del più e del meno.
" Quindi lavori in ambito telefonico..." disse lui pensieroso.
" Si.. non è quello che ho sempre sognato fare..." risposi guardando altrove.
Ogni volta che si toccava l'argomento " lavoro" mi sentivo una fallita.
Finita l'università di lingue ero decisa di diventare una traduttrice di libri importanti, ed invece mi sono ritrovata a tradurre le istruzioni per i telefonini.
Spiegai tutto questo a Eric.
" Capisco.. non è facile vedere non realizzato un proprio progetto.." ammise facendosi serio.
Mangiammo un panino e bevemmo qualcosa.
Tra di noi però non c'era l'atmosfera dell'appuntamento romanico, piuttosto quella di un ritrovo tra amici.
Non mi andava che la serata continuasse così.
" Facciamo due passi?" proposi sperando in una risposta positiva.
" Volentieri!" disse lui alzandosi dal tavolino.
Pagammo e iniziammo  passeggiare lungo un ampio viale.
Mi prese la mano.
" Stai bene vestita così elegante..." disse guardandomi dolcemente.
" Grazie!" risposi con un sorriso.
Mentre passavamo davanti ad una gelateria una voglia improvvisa di gelato mi prese.
" Ho voglia di gelato, tu no?" chiesi ad Eric.
" Si dai!" disse e mi trascinò davanti la vetrina per scegliere il gusto.
" Un cono alla fragola.." dissi al gestore.
" Per me uno al cioccolato" disse il dottore.
Rimanemmo sotto il porticato della gelateria.
" Fammi assaggiare!" disse con un sorriso.
Avvicinai alle sue labbra il cono.
" Voglio assaggiare anch'io!" dissi col tono tipico dei bambini.
Si mise a ridere e fece come avevo fatto io poco prima.
" Chissà come sono i due gusti assieme!" disse sfoderando il suo sorriso sghembo.
" Mmh.. bisognerebbe provare!" dissi facendomi pensierosa.
Poi si sporse verso di me, spostò una mia ciocca di capelli neri e sfiorò delicatamente le mia labbra con le sue.
" Buonissimo.." sussurrò.
Sorrisi.
Girai la testa d'un lato, non riuscivo a reggere il suo sguardo così intenso.
Non dovevo farlo.
Dall'altra parte della strada seduta su una panchina c'era Alice.
Le lacrime scorrevano veloci sul suo viso.
In quel momento trovai risposta alle mie mille domande, in quel momento mi sentii la donna più crudele e insensibile dell'intero universo.










  
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