Ciao a tutti, amanti dell’avventura e dei Malandrini in
particolare.
Scusate l’estenuante attesa, ma ora sono qui,
perciò… che si aprano le danze!
Ehm, perdonatemi, sono un tantino sovraeccitata.
“Lezioni di seduzione” ha
raggiunto un bel numero fra preferiti e seguite, perciò da un po’
di giorni giro con un sorriso a duemila denti. ^_^
Spero che anche “L’ultimo quarto di luna” abbia
altrettanto successo,
malgrado il target
decisamente più basso e i capitoli decisamente più lunghi.
A questo proposito mi sto adoperando ad
una frammentazione decisa, di capitoli che in origine erano veramente
chilometrici, unita ad una maggiore fluidità della narrazione.
Spero in questo modo di agevolarvi la lettura e rendere la storia
più piacevole.
E ora, la parola ai Malandrini.
(Sklupin s’inchina e sparisce in
uno sbuffo di fumo)
LEZIONI,
ESERCITAZIONI E… SUPPOSIZIONI.
La
lezione di difesa contro le arti oscure passò senza incidenti. Anzi, fu
persino proficua.
Da
quando era iniziata la scuola, James e Sirius si erano distinti per la loro particolare
abilità negli incantesimi di attacco e di difesa.
Apprendevano
istintivamente l'incanto e reagivano con prontezza di riflessi. Fra di loro la differenza era minima, se non per una lieve
predisposizione di James verso l'Expelliarmus e di Sirius per il Pietrificus Totalus.
La
professoressa Efesia era estasiata quando li vedeva all'opera e approfittava di
ogni nuovo argomento per usarli come dimostranti.
-Ragazzi,
oggi vedremo come proteggerci da una magia offensiva-
esordì l’insegnante, scostando la sua lunga chioma color miele.
Gli
studenti si disposero in cerchio, come da prassi.
-Benissimo,
ora mi servono due volontari. James e Sirius venite
voi?- chiese con un luminoso sorriso, che faceva imbambolare molti ragazzi e
disgustare altrettante ragazze.
I
due erano già pronti, bacchetta alla mano.
Remus bisbigliò un "che vinca il
migliore" e loro gli fecero l'ok prendendo posto
uno di fronte all'altro. Erano entrambi sicuri di sé e determinati a
vincere.
Benché
amici, durante i duelli dimostrativi, ci tenevano a
non sfigurare e si impegnavano a fondo.
-Allora,
il signor Potter attaccherà e lei signor Black dovrà difendersi creando uno scudo magico
dinanzi a sé, in questo modo- e così dicendo alzò la
bacchetta e pronunciò: -Protego!-.
Dinanzi
alla professoressa si stagliò una sorta di schermo giallo ocra, luminoso e cangiante nella forma. Con un gesto della
bacchetta, l’Efesia lo fece scomparire.
-Pensa
di aver capito?-
-Credo
di sì, professoressa.- affermò Sirius,
guardando James in segno di sfida, che l'altro ricambiò altrettanto
deciso.
-Benissimo.
Iniziate!-
I
due si fecero l'inchino, si voltarono e contarono mentalmente dieci passi.
Al
decimo James gridò: -Expelliarmus!- puntando
la bacchetta contro quella dell'avversario.
Sirius schivò il colpo balzando lateralmente,
gli occhi chiusi per la concenrazione.
Non
doveva essere facile imparare un incantesimo nuovo sotto attacco.
Remus ammirò il sangue freddo
dell’amico.
James
non si demoralizzò e proseguì lanciando un Pietrificus
Totalus.
Sirius aprì gli occhi grigi e sorrise appena
prima di enunciare: -Protego!-.
Un
fiotto di luce d'orata fuoriuscì dalla sua bacchetta, formando un globo
del tutto simile ad un piccolo sole, che si interpose
tra lui e l'incantesimo di James, annullandolo.
Entrambi
abbassarono le bacchette e si salutarono con un inchino.
-Bellissima
dimostrazione ragazzi, 20 punti a testa per l'ottima
esecuzione degli incanti!- esclamò la professoressa Efesia deliziata.
Un
applauso si levò dai Grifondoro, e alcuni
complimenti dai compagni Tassorosso.
James
e Sirius accettarono di buon grado, esibendo luminosi
sorrisi, in particolare alle ragazze. Remus
roteò gli occhi divertito pensando tra
sé " I soliti esibizionisti".
-Il Protego eseguito dal
signor Black era ottimo non c'è che dire, ma
ricordate che in una vera battaglia avete poco tempo per concentrarvi;
perciò è consigliabile la forma più rapida che si limita
ad un piccolo scudo trasparente che scompare immediatamente, dandovi subito la
possibilità di contrattaccare. La forma completa di questo incantesimo
è meglio utilizzarla solo contro attacchi particolarmente potenti, come
ad esempio uno schiantesimo. Ma
di questo parleremo più avanti, adesso esercitatevi tra voi a coppie-
concluse la professoressa con un sorrisino civettuolo, le unghie smaltate di
rosa.
Remus dovette ammettere che la professoressa Efesia
spiegava bene, nonostante a prima vista apparisse
più un esperta in incantesimi di trucco e messa in piega.
Tuttavia
malgrado le ottime spiegazioni, Remus
non riusciva a migliorare.
Era
l'unica materia in cui aveva a malapena la sufficienza.
Lui
ce la metteva tutta, ma proprio non azzeccava nemmeno un attacco e in difesa
scarseggiava.
E
anche questa volta fu lo stesso.
Si
trovò in coppia con Isidora Green, una fragile
ragazzina di Tassorosso, che lo mise al tappeto con
un solo Impedimenta, per poi scusarsi dispiaciuta.
Remus si rialzò e la rassicurò di non
essersi fatto nulla, affermando di essere scivolato lui per sbaglio.
La
lezione terminò, con grande sollievo per un allievo in particolare,
ormai un tutt'uno col pavimento.
Uscendo
fu trattenuto dalla Efesia.
Remus si sentiva già abbastanza abbattuto e
ammaccato, senza contare che l'odore di sterco di drago si sentiva ancora
nonostante si fosse cambiato i vestiti. Ci mancava solo un'altra ramanzina per concludere in bellezza la giornata.
-Dunque,
signor Lupin, sarò franca con lei. Guardarla
duellare è davvero una pena-
-Grazie,
fin qui ci ero arrivato anch'io professoressa.-
-Non
mi fraintenda, non sto dicendo che è negato. L’ho osservata in
queste settimane e credo di aver individuato il suo problema. Ha poca
combattività!-
Remus alzò le sopracciglia.
-Mi
scusi, ma non ho afferrato il concetto-
La
professoressa sfoderò uno dei suoi sorrisi abbaglianti.
-La combattività, caro. Tu non la usi. O
meglio, la tieni a freno. Pensi troppo, che di per sé è
una qualità, ma durante un combattimento ci vuole anche un
po’ d’istinto figliolo. Tira fuori la belva che è in te!-
declamò con enfasi, sbattendo le ciglia come ventagli.
Considerò
un passo avanti il fatto che fosse passata dal lei al
tu.
"La
belva eh...se lo dice lei...forse vale la pena
tentare" rifletté toccandosi il mento.
-Ragazzo
mi stai ascoltando?- domandò, lievemente
indispettita per la scarsa attenzione ricevuta.
-Ah…
Sì, certo ho capito. Cercherò di seguire
il suo consiglio signora, grazie tante!- rispose Remus
con entusiasmo, senza notare l'espressione offesa della Efesia
per essere stata chiamata signora. Uscì fuori dall'aula, venne tirato per la manica da James.
-Allora
che ti ha detto l’Efesia? Vuole darti ripetizioni?- scherzò
beffardo.
-No,
niente ripetizioni.... Non nel senso classico del
termine almeno- rispose Remus sorridendo.
-Intendi
con noi? Per me va bene- accettò prontamente James.
-Conta
su di me amico- rispose Sirius strizzando l'occhio.
-Magnifico,
faremo una lezione pratica di ripasso oggi pomeriggio. Lily e Sev non si tireranno certo indietro-
Dopo
aver trascorso le ultime due ore con l'insegnante di babbanologia,
alle prese con lo spiegare il meccanismo del traffico babbano
e i significati dei cartelli stradali, arrivò l'ora di pranzo.
Nella
Sala Grande correvano i pettegolezzi della giornata e il più gettonato
era la famigerata presa al collo di Remus all'algido
biondino Serpeverde.
Remus, abituato a passare inosservato per tutta
l'infanzia, fece fatica a mantenere un comportamento naturale, sentendosi
sempre osservato.
Fortunatamente
Frank attaccò con uno dei suoi noiosissimi monologhi di Erbologia, e Remus colse
l'occasione per distrarsi dal chiacchiericcio, concentrandosi sulla
coltivazione delle mandragole in Etiopia.
Sirius finse un terribile mal di stomaco, James e Remus si offrirono di accompagnarlo da Madama Chips. Uscendo Remus fece un
cenno col capo a Sev che recepì
subito il messaggio.
I
compagni si trovarono al solito pozzo abbandonato nel cortile.
-Che
si fa oggi?- domandò Lily, un libro piuttosto voluminoso fra le braccia.
-Di
sicuro non ho intenzione di leggere quello…- commentò James
indicando il tomo e Lily per tutta risposta gli fece la linguaccia.
-Avrei
una proposta da farvi… Anzi un favore da chiedervi- iniziò Remus titubante.
-Deciditi
Lupin o facciamo notte, e stasera c’è luna piena- osservò Sev con uno sguardo eloquente.
Remus rimase spiazzato dall’intervento
dell’amico.
“Lui
sa…” pensò con timore frammisto a speranza.
In
un istante decise di cogliere la palla al balzo e confidarsi con i suoi amici,
in fondo gli avevano dimostrato più di una volta di essere dalla sua
parte.
-Remus… Ci sei?- lo chiamò Sirius.
-Ah…
Sì scusate, stavo pensando. Prima di chiedervi quel favore, mi sono reso
conto che devo dire delle cose, a tutti voi- e
così dicendo passò in rassegna i volti seri dei suoi amici.
-Spara-
lo incoraggiò James.
-Aspetta,
spostiamoci da qui, inizia a esserci troppa gente- consigliò Sirius indicando un gruppetto di ragazze di Corvonero ridacchiare poco distanti.
Raggiunta
la cima della collina dove avevano giocato l’ultima volta, riprese il
discorso.
-So
che da tempo avete capito che c’è
qualcosa in me che non va. E non fate quelle facce dispiaciute, non è il
caso. Dalla notte alla Foresta Proibita ho sperimentato diverse sensazioni
strane, fra queste un’insolita passione per la carne, olfatto, udito e
vista centuplicati, specialmente al buio. E poi oggi con Malfoy…
Insomma c’eravate anche voi, lo sapete com’è andata-
I
ragazzi annuivano e Lily lo ascoltava con estrema attenzione.
Remus proseguì.
-Quello
che non sapete è che mia madre mi ha dato un ciondolo prima di partire,
dicendomi che era una specie di portafortuna di famiglia e di non toglierlo
mai. Ebbene da quella famosa notte, ogni volta che quelle strane sensazioni
mi-mi invadono… Beh ecco, il medaglione si riscalda fino a bruciarmi la
pelle- dicendo questo mostrò loro il medaglione,
e il segno che gli aveva lasciato sul petto.
Lily
si portò le mani alla bocca, mentre James e Sirius
strabuzzarono gli occhi.
Solo
Sev rimase imperturbabile, come Remus
si aspettava.
-Tu
sai dirmi niente Sev?- chiese infine Remus guardandolo in tralice.
Lily
si voltò di scatto verso il migliore amico accigliata.
-So
quello che ho letto sui lupi mannari. Mi sono documentato in biblioteca, un
giorno che non sapevo che fare…- proferì Sev
con nonchalance.
Lily
roteò gli occhi dietro di lui, e una risata trattenuta uscì dalla
bocca di James.
Sev lo guardò torvo, ma si
riconcentrò su Remus.
-I lupi mannari sono creature delle tenebre,
dall’indole feroce e fiera. Generalmente agiscono guidati dal puro
istinto, anche se pare abbiano un certo rispetto per gli elementi del loro
branco. La parte più interessante comunque, era
quella che parlava degli incontri fra umani e lupi mannari. E’ stato constatato che un morso di queste creature induce
nell’uomo una trasformazione genetica, e che ad ogni luna piena questi
diventa un lupo mannaro a tutti gli effetti, perdendo totalmente la sua
coscienza umana- spiegò Sev atono.
-E
questo che c’entra? Remus non è stato
morso da un lupo mannaro… O, sì?- chiese James.
-Certo
che no! Me lo ricorderei… Non credo sia un’esperienza piacevole!-
rispose Remus seccato.
-Sei
sicuro? Potresti aver rimosso il ricordo perché troppo scioccante…
Ho sentito di casi del genere- ipotizzò Sirius
serio.
Remus cominciava a vacillare. L’ipotesi
però era troppo orribile per accettarla.
-Sono
sicuro! E poi mi sarebbe rimasto il segno del morso da qualche parte e non mi
pare di averne notati, o devo spogliarmi per dimostrarlo?!-
ribatté infervorato.
-Non
ci tengo allo spettacolo, grazie- negò James con una smorfia, e Sirius partì col suo latrato.
Remus li fulminò con lo sguardo, mentre Lily
incrociò le braccia in segno di disappunto.
Un
breve ma sonoro colpo di tosse li fece voltare verso Sev, che sorrise
leggermente, contento di aver riottenuto l’attenzione.
-C’è
un dettaglio che però cambia le cose. Il medaglione. Dalle scarse
informazioni sui testi che ho letto, ho saputo che fra i vari metodi per
sigillare o assopire il gene licantropo, c’era appunto un complesso
incantesimo posto dentro un oggetto simbolico, che veniva
appunto affidato al malcapitato di turno. Direi che è il tuo caso- concluse Sev indicando il
medaglione dorato.
Remus sentì che Sev
aveva colpito nel segno, la testa cominciò a pulsargli.
Il
pensiero di essere una specie di gabbia per una belva inferocita era
terrificante, oltre che terribilmente avvilente. Si sentiva svalutato, come
persona… Come mago.
Lily
lo riscosse dalle sue preoccupazioni.
-Ci
sono dei dettagli che non coincidono però. Che
senso avrebbe dare un sigillo a Remus, se non ha mai
avuto nessun contatto con i lupi mannari? Come può avere il gene
licantropo dentro di sé?- fece notare Lily con la sua perspicacia.
Uno
spiraglio di luce raggiunse il cuore di Remus.
In effetti il ragionamento filava alla perfezione.
-Resta il fatto che ha tutti i sintomi, e
il medaglione che brucia non è un buon segno- perseverò Sev guardando Lily negli occhi, lei ricambiò con
un’espressione di sfida.
-Secondo
me dobbiamo indagare per saperne di più, voglio
dire: abbiamo dei pezzi della storia, ma non sappiamo come collegarli insieme. Ci
vogliono altri indizi- propose James con finta innocenza, la mente proiettata
in superlative avventure future.
“Ci
risiamo, fantastico” pensò Remus per
nulla contento all’idea di un’altra nottata di terrore.
-Sono
d’accordo con James, è inutile stare a fare
ipotesi senza altre prove concrete in mano- confermò Sirius.
Remus alzò lo sguardo al cielo.
-Va
bene, va bene… Dobbiamo saperne di più, ma
questa volta le indagini le dirigerò io e partiremo da qualcosa di
banale, come la biblioteca o l’archivio della scuola. Niente uscite
notturne a farci sbranare dai miei amichetti zannu- intimò, smorzando l’entusiasmo dei due grifoni,
che sbuffarono in segno di protesta.
Accordatisi
per il prossimo appuntamento in biblioteca, i cinque iniziarono un torneo di
mini duelli, per aiutare Remus con la sua unica
sufficienza.
Si
scoprì che Lily era abile almeno quanto James e Sirius,
mentre Sev aveva una certa predilezione per le
fatture particolarmente schifose. Specialmente quando duellava con James.
Remus si impegnò al
massimo, ma dopo un paio di ore non ottenne i risultati sperati, salvo un lieve
miglioramento nello schivare gli attacchi.
Il
sole stava tramontando quando tornarono al castello per cena. Erano stanchi
morti e decisamente affamati, perciò dopo un
saluto con la mano, Grifondoro e Serpeverde
si diressero ai rispettivi tavoli, incuranti di certi sguardi poco amichevoli
che saettarono per