01-LA
META’ PERFETTA DI UNA MELA
“Ognuno di noi ha un’anima gemella, nascosta
da qualche parte del mondo. Sta a noi trovarla per unirsi a lei e creare un
insieme perfetto di due metà.
La mia la sto ancora cercando. Chissà, forse è
morta ed io, ignara di questo fatto terribile, me ne sto qui, a scrivere su
questo diario ed a continuare, invano, la mia ricerca.
Forse è giunto il momento di rinunciare
ai miei sogni e alle mie speranze, di dire addio a queste stupide
fantasie e rassegnarsi all’idea di non poter trovare una persona che mi
completi.
Ho davvero paura che la mia anima gemella sia
proprio morta…”
Rachel chiuse il diario e appoggiò la penna
sulla scrivania.
Era da qualche mese, ormai, che aveva iniziato
a scrivere tutto quello che le veniva in mente su quel quadernetto. Le
piaceva leggere e rileggere quelle parole all’infinito, senza mai
stancarsi, sia che indicassero momenti tristi o felici, che fossero
pensieri poetici o deprimenti... era indifferente, lei adorava scriverli e
ricordarli tutti, in questo modo, per tenerli sempre con sè e non dimenticare
nessun momento della sua vita, significativo o meno che fosse.
Questo, che aveva appena terminato di
scrivere, lo avrebbe classificato nei poetici, ne era certa...Le piaceva il modo
in cui l’aveva composto.
L’anima gemella. Una persona che riesca a
completarti, la metà perfetta di una mela, così la vedeva lei.
Subito un’altra idea le balenò in mente e,
afferrata la penna con l'inchiostro blu, riaprì il quadernetto e riprese a
scrivere, sotto la debole luce della lampada che rischiarava a malapena la sua
camera da letto.
“O, forse, è ancora là fuori che aspetta solo
di essere trovata da me.
Chissà com’è?… Come si chiama?… Dove vive?…”
Scarabocchiò delle linee orizzontali sulle
ultime 3 domande. Non andavano bene scritte così! Dovevano essere più
poetiche!
Appoggiò la punta della penna sulla carta
bianca, ma non sapeva come andare avanti: le era passata l’ispirazione.
“Accidenti!…” disse, seccata; allontanò
la mano dal foglio e si appoggiò pesantemente contro lo schienale
della sedia, guardando il soffitto con aria amareggiata. Le era sembrata
un’idea così bella! Come poteva continuare?
Ripose lo sguardo su quelle parole bluastre
che coloravano il foglio bianco e le rilesse.
“Forse è ancora là fuori, nascosta da qualche
parte ad aspettarmi…” in un secondo sentì di nuovo l’ispirazione e riprese a
scrivere, gli occhi scuri illuminati da quella luce di fantasia che le si
accendeva sempre in quei momenti.
“..Alla fine ci ritroviamo sempre allo stesso
punto. Tocca sempre a noi darci da fare per trovarla e, se ci arrendiamo,
perderemo per sempre la possibilità di ricongiungerci a lei. Non dobbiamo mai
perdere la speranza perché, anche se piccola ed invisibile, lei ci sarà sempre
e non ci abbandonerà mai. Dobbiamo continuare ad alimentare la nostra fantasia
ed i nostri sogni in tutti i modi e non permettere mai alla nostra anima
gemella di morire o di lasciarci, così, senza poter vivere insieme alla
nostra metà perfetta. Si, non ho più dubbi ormai: la mia è ancora là fuori che
mi aspetta, con pazienza, e, quando la guarderò fissa negli occhi, la saprò
riconoscere, perché in quel momento i suoi saranno felici come i miei e
brilleranno dalla gioia per avermi, finalmente, trovata.”
Si fermò e rilesse, soddisfatta di sé, ciò che
aveva appena finito di scrivere.
Chiuse il diario, appoggiò la penna sulla
scrivania e, spenta la luce della lampada, si buttò sul letto, sprofondando
nelle soffici coperte.
Lì, chiusi gli occhi, cercò di addormentarsi,
ma inutilmente, poiché subito un ricordo le sfiorò i pensieri e questo bastò
per farla tremare e piangere silenziosamente.
Purtroppo le frasi che scriveva non le
servivano a niente; era inutile continuare a sperare di ritrovare la sua anima
gemella, dato che, la sua, l’aveva già perduta da tempo, ormai.
La sua se n'era già andata e
niente avrebbe potuto riportarla indietro.
Non avrebbe più potuto rivedere il
suo dolce viso, i suoi occhi blu come il mare, il suo sorriso così bello e
perfetto da far saltare, ogni volta, un battito del suo cuore.
Si era sentita morire ogni istante che aveva
passato con lui, ma questo non le era mai dispiaciuto perché quei momenti le
erano sempre sembrati indolori e meravigliosi.
Ma quando lui era scomparso dalla sua vita, quando
tutte quelle sensazioni se n'erano andate, il dolore era sopraggiunto e, da
allora, l'aveva sempre dilaniata nel profondo.
Lo sentiva mancare, dentro di sé, come una
droga, come una parte importante del proprio corpo. E quella era proprio una
triste, dolorosa ed infinita fine.
Per quanto sarebbe riuscita a sopportarlo,
ancora non lo sapeva, ma doveva resistere.
A volte, si pentiva di avergli giurato che
qualunque cosa fosse successo all’altro, avrebbero continuato a vivere le loro
vite, senza rimpianti.
Perché aveva giurato? Che gesto stupido…
Ora era costretta a vivere nel dolore ed a
soffrire per una morte lenta ed insopportabile.
Il ricordo dei suoi capelli dorati
e della sua pelle morbida, le diedero una fitta terribile al petto, nel
punto dove il suo cuore, ormai da tempo, faticava a battere.
Si raggomitolò, stringendo le braccia intorno
al suo stesso corpo, mentre, con gli occhi chiusi, rivedeva ancora una volta il
suo viso, luminoso e sorridente, e, mentre le lacrime le rigavano il volto, si
rigettava nei suoi occhi azzurri come il cielo, immensi come il mare e
silenziosi come il battito d’ali di una farfalla.
Pronunciare anche solo il suo nome la faceva
morire, ma come rinunciare alla sensazione di poterlo sentire ancora lì,
accanto a lei?
“Samuel…”
Nessuna risposta la raggiunse, ma, in fondo,
era come se quel silenzio la cullasse tra le sue braccia, come faceva
sempre lui quando qualcosa la preoccupava.
In qualche modo lo sentiva ancora lì, sentiva
il suo respiro e le sue braccia che la stringevano forte a sé.
Si addormentò piano, subito dopo aver rivolto
un ultimo sguardo a quel quaderno che stava sulla scrivania. Non aveva mai
sentito il bisogno di scrivere le sensazioni che la tormentavano quando
ripensava a lui, forse semplicemente perché non voleva conservare dei ricordi
così dolorosi.
Quel diario era inutile. Quell’abitudine era
inutile. Era tutto inutile. Aveva deciso che, il giorno dopo,
l’avrebbe stracciato.
Ragazzi…Scusate!!
Davvero mi inginocchio a terra!!!
Non uccidetemi ma
con la storia de “IL CUORE DI HEAVEN PARK” mi sono completamente bloccata…cioè
so cosa scrivere, ma non so come!! (si, in effetti è un po’ complicato…) e
piuttosto che rovinare quella storia preferisco aspettare…
Intanto mi è
venuta in mente questa…penso sia abbastanza originale, forse no..(semmai
ditemelo…)…anche se adesso non voglio proprio svelare tutta la trama…preferisco
che si scopra man mano si vada avanti…=)
Vi prego di avere
un po’ di pazienza per chi segue l’altra (Grazie Laban per i tuoi commenti!! =P)…fatemi
sapere che ne pensate di questa storia!! A differenza dell’altra questa è meno
drammatica ed avrà un finale positivo!!
P.s: volevo
avvisarvi inoltre che il titolo di questo libro non è sicuro al 100%!!!
CIAO!!!
=Sony=