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Autore: Mikayla    24/02/2010    3 recensioni
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In una Venezia del seicento un nobile si nasconde dietro ad una maschera e un ragazzo di strada sogna di volare in alto, dove nessuno potrà raggiungerlo.
Quanto vale un solo istante, prima che ti venga strappato con forza?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Colomba, sotto l'ala il capo nasconderà le lacrime.



“ Chi ha denari se li spende;
chi non ne ha ne vuol trovar;
e s’impegna, e poi si vende,
per andarsi a sollazzar. ”
(Carlo Goldoni)


Naruto strinse l’occhio con violenza, scostandosi immediatamente da Ino con uno squittio di dolore.
«È solo un occhio nero, quante storie che fai!» lo prese in giro la ragazza, mettendogli dell’altro disinfettante sulla ferita.
Il ragazzo ringhiò appena «La fai facile tu! Non ti sei mai beccato uno dei pugni di Tsunade, sono micidiali!» protestò piccato, cercando di sottrarsi alle cure mediche «E non sono neppure arrivato in ritardo allo spettacolo, cavolo. Non capisco perché se la sia presa così tanto.»
Ino sogghignò, ricordando come Naruto fosse tornato da loro solo due ore dopo la propria esibizione, con lo sguardo perso alla ricerca di qualcosa; non aveva voluto dire nulla su dove fosse stato, né si era scusato d’aver fatto preoccupare Tsunade.
Allora la vecchia aveva perso la pazienza; ad ogni modo l’occhio nero era stato solo una mancanza di coordinamento: Tsunade voleva colpirlo alla testa con uno dei suoi poderosi pugni, ma Naruto si era spostato nel tentativo di salvarsi la pelle. Così facendo aveva però fornito alla donna tutt’altro bersaglio, senza che questa potesse fermarsi.
«Quella vecchiaccia--!»
«Vecchiaccia a chi, moccioso?» lo interruppe Tsunade nel bel mezzo dell'imprecazione, entrando in quel momento nella stanza. Era evidentemente dispiaciuta per averlo ferito, ma in segreto sperava che un po’ di buonsenso si fosse inficcato a forza nella testa dura di quel bambino intrappolato nel corpo di un giovane uomo.
S’avvicinò minacciosa al ragazzo, il quale spavaldamente non si ritrasse; gli scompigliò la zazzera bionda con una brusca manata, più dolce di quanto avesse voluto, zittendolo delle parole che stava per pronunciare.
«Lagnati di meno e guarisci entro due giorni» recuperò il tono duro, mascherando quell’attimo di materna dolcezza. Ino e Naruto sapevano bene che sotto le burbere apparenza si celava un cuore buono, ferito dalla vita e dalla società.
Se non avesse seguito il proprio cuore a quel tempo Tsunade sarebbe nella villa del Doge, non come intrattenitrice, ma come una delle nobili dame per le quali si erano esibiti. Il destino aveva voluto altrimenti, uccidendo l’uomo da lei amato e tutta la sua famiglia, lasciandola sola contro tutto.
Naruto alzò le sopracciglia incuriosito: non avevano nessuno spettacolo in programma quel giorno. C’era il volo dell’Angelo, il pomeriggio di quella giornata, e tutti gli altri spettacoli venivano interrotti per permettere a tutti di partecipare. «Perché?»
Un sorriso si aprì sul volto della donna intenta a porgere una busta di pergamena al ragazzo. Il simbolo di ceralacca che autenticava la pergamenta era stato spezzato a metà, ma era facilmente riconoscibile: era il simbolo del casato Sarutobi, il Doge di Venezia.
Quel pezzo di carta poteva significare una sola cosa, e anche se Naruto non sapeva leggere non era difficile immaginare cosa vi fosse scritto sopra, con una bella calligrafia elegante e sinuosa, magari firmata da Sarutobi Hiruzen in persona.
Gli occhi spalancati risplendettero azzurri verso Tsunade, attendendo conferma alla domanda non posta. La tensione era palpabile, come una coperta avvolgente pronta a calare su di loro a riscaldarli dal freddo.
Sbuffando Ino premette la garza sulla faccia di Naruto, chiudendogli prepotentemente l’occhio sinistro. Il ragazzo, colto di sprovvista, provò a divincolarsi; riuscì solo a peggiorare la propria situazione.
«Devo dirlo io o vi decidete a farlo voi?» domandò sbuffando infastidita. Era fiera di Naruto, ma non aveva mai potuto sopportare a lungo la tensione.
Tsunade alzò le spalle e Naruto rigirò la busta tra le proprie mani «Se sapessi leggere ti direi che c’è scritto» scherzò il ragazzo, ostentando il proprio gongolare.
Ino lo punzecchiò con il dito sul fianco, giusto per rovinargli la festa. «Speriamo solo che non ti capiti di volare giù in Piazza San Marco» lo provocò di proposito, esorcizando la paura.
La risata del ragazzo coinvolse le due donne della sua vita, evitando loro inutili preoccupazioni per la sua incolumità.
Con un balzo fu in piedi, l’occhio bendato di bianco a fare bella mostra di sé sul viso abbronzato. «Per festeggiare vado a fare un giro per la città!» esclamò allegro, afferrando il primo mantello a disposizione per uscire, prima che Tsunade decidesse di fargli fare qualche allenamento inventato sul momento giusto per trattenerlo.


Andando in giro senza maschera, Naruto si sentiva spoglio. Nessuno si rivolgeva più a lui, nessuno più lo salutava.
A Naruto sembrava d’essere tornato indietro nel tempo, prima di venire accolto da Tsunade, quando vagava per le strade da solo, evitato per l’aspetto cencioso e il cattivo odore emanato. Qualche prete poco misericordioso l’aveva allora additato a demonio, e come tale era stato trattato da tutti.
Aveva girovagato per la città tutto il giorno, perdendosi per calli, campi e campielli. A riportarlo sulla giusta strada era stato il clamore della folla e le risa dei giullari. Aveva cercato per tutto il giorno la Bauta incontrata a palazzo, accumulando una serie di maledizioni per ogni maschera strappata alle ignare Baute che avevano avuto la sfortuna d’incrociare il suo cammino.
Erano troppe, però, perché potesse incontrarla per davvero; non sapeva nemmeno quale fosse il suo aspetto. Aveva avuto troppo poco tempo, prima dello spettacolo, per vederlo bene. Era un uomo, questo lo sapeva; un ragazzo della sua età all’incirca.
Per il resto aveva visto solo la sua espressione preoccupata quando era salito sulla corda, invisibile dalla sua posizione. Aveva occhi e capelli scuri, forse, ma nel buio del ballatoio e con la luce puntata negli occhi Naruto poteva aver visto ogni cosa e il suo contrario.
Aveva persino pensato di tornare al palazzo del Doge, fingendo magari d’aver dimenticato qualcosa la sera prima, ma sapeva che nessuno avrebbe dato informazioni ad un semplice funambolo, soprattutto se non aveva idea di chi chiedere.
Seduto più in là di Piazza San Marco, lungo il pontile con i piedi quasi in ammollo, cercava di capire per quale motivo fosse così ossessionato da quel ragazzo che non aveva fatto altro che rispondergli male e accompagnarlo al ballatoio di malavoglia.
Non voleva ringraziarlo; neppure lui capiva perché, ma sentiva la necessità di vederlo ancora una volta, fosse stato anche solo per un momento.
«Perché mi do tanta pena?» mormorò con voce spenta, consapevole che sarebbe dovuto tornare da Tsunade prima del calar della sera, altrimenti come punizione sarebbe benissimo stata in grado di obbligarlo a non volare sulla Piazza.
Talvolta gli sembrava d’essere una preziosa colomba bianca, rinchiusa con le ali tarpate in una gabbia d’oro tempestata di rubini e smeraldi... Stronzate, al massimo poteva sentirsi una colomba più nera che bianca, le ali spezzate per qualche bravata, abbandonata a morire di stenti in qualche angolo buio.
Eppure, quando era su quella corda a metri dal terreno, poteva finalmente volare libero. Allora aveva le ali spalancate e poteva essere solo se stesso. Veniva ammirato per la propria bravura, ma a lui non importava; si metteva alla prova, si allenava per migliorare nella convinzione che, prima o dopo, avrebbe potuto davvero spiccare il volo.
Allora perché era ossessionato da quella Bauta? Perché voleva a tutti i costi rivederlo?
Si alzò per tornare da Tsunade; avrebbe ritentato la fortuna il giorno successivo.
«Stai attento a dove vai!» lo rimproverò una ragazza dai capelli rosa che per distrazione stava per finirgli tra le braccia. Un maggiordomo la aiutò ad allontanarsi da Naruto, il quale si ritrasse a sua volta scusandosi con qualche balbettio: non era intenzionato a mettersi nei guai prima della propria esibizione, Tsunade l’avrebbe ucciso.
La ragazza avanzò di qualche passo, osservandolo con maggiore attenzione «State bene, ragazzino?» domandò cauta, attirata dall’aspetto giovanile rovinato da un viso serio e malinconico. Alzò due dita per sfiorare la garza a coprirgli l’occhio, ma si trattenne all’ultimo, lasciando cadere nel vuoto il gesto gentile.
Naruto ne fu commosso; era la prima volta che un’estranea, una nobile, non fingeva di non vederlo e passava avanti. Sorrise come il suo solito, allargando le labbra al loro massimo «Perfettamente, mia signora» ringraziò con un inchino.
La ragazza sorrise istintivamente in risposta, provando una strana simpatia per il ragazzo. «Cos’è accaduto al vostro occhio?» domandò gentile, stupendo l’uomo che la accompagnava: ella tendeva ad essere particolarmente manesca e scortese.
Naruto sfiorò la benda sull’occhio e ridacchiò «Divergenze artistiche» sogghignò. «Non preoccupatevi, mia signora, una collisione accidentale: più scena che sostanza» la rassicurò subito dopo, notando lo sguardo preoccupato della ragazza.
Portandosi la mano al petto sorrise «Siete un attore, dunque?»
«Appartengo ad un circo, mia signora, un tuttofare» spiegò, piroettando sul posto a riprova delle proprie parole. «Per uno come me è facile ammaccarsi, di tanto in tanto. Ma guarisco in fretta, ve lo assicuro!»
Rassicurata la nobile signora si voltò verso l’accompagnatore «Iruka, potete tornare a casa per favore e avvertire mio marito che tornerò poco più tardi?» domandò affabile, nascondendo dietro il sorriso signorile un ordine ben preciso.
«Certamente, mia signora Sakura» accondiscese Iruka, per nulla desideroso di lasciare la propria padrona nelle mani di un ragazzino sconosciuto.
Sakura voltò lo sguardo su Naruto, sconcertato per quello che stava succedendo davanti a lui. «Il vostro nome?»
«Naruto, mia signora» rispose qualche secondo in ritardo, ancora stordito per quello che, ne era sicuro, non stava accadendo.
«Sakura» ricambiò lei, afferrando il braccio che il ragazzo non le aveva porto «Fatemi il favore di mostrarmi la vostra Venezia, Naruto. Non so perché, ma desidererei passare del tempo con voi» confessò apertamente.
La colomba grigia dalle ali spezzate pigolò, venendo raccolta da mani delicate e gentili, per quanto poco quel contatto sarebbe durato.


«Sakura non torna a cena?» domandò leggermente stupito Itachi, quando Iruka spiegò per quale motivo fosse tornato a casa da solo.
L’uomo abbassò il capo colpevole, raccontando al padrone ciò che era accaduto.
«Com’era, quest’uomo?» il tono cercava di essere tranquillo, ma era evidente che non era affatto contento della situazione. Evidente per suo fratello, almeno.
Ad Iruka il proprio padrone appariva perfettamente controllato, semplicemente incuriosito da quella strana novità. Aveva accolto con la stessa espressione, anni prima, la notizia della morte dei genitori.
Sasuke, sprofondato nella propria poltrona, ghignava mentalmente. Non aveva mai capito perché, ma Itachi teneva molto alla moglie; l’idea che lei fosse da sola con un altro uomo, in giro per la città, lo stava corrodendo dentro. La cosa migliore, però, era che Itachi era a conoscenza del fatto che Sasuke sapesse cosa egli stava provando, e che ne godeva.
«Era un ragazzino, mio signore, di sette o otto anni più giovane della signora padrona» corresse immediatamente Iruka. Il padrone non aveva nulla da temere da un ragazzo di strada di quindici anni. «Appartiene ad un circo, probabilmente in città per il Carnevale» lo informò, cercando d’intuire ciò che Itachi voleva sapere «Poco più alto della padrona, carnagione scura, capelli biondi e corti, l’occhio destro azzurro.»
Itachi alzò la mano, a fermarlo «Occhio destro azzurro?»
Iruka annuì lievemente «Portava una garza sul sinistro, mio signore. La signora padrona si è fermata a parlargli proprio per questo.»
L’uomo si rilassò impercettibilmente, tornando a respirare normalmente. Solo una volta tranquillizzato si rese conto che le posizioni si erano invertite: Sasuke premeva leggermente l’indice destro sul bracciolo della poltrona, lo sguardo fisso davanti a sé. A quanto pareva quella descrizione doveva avergli ricordato qualcosa... ma cosa?
Dalla reazione Itachi poteva solo capire che gli interessasse il giovane sconosciuto, forse per qualche conto in sospeso o una vendetta. Sicuramente parlarne non sarebbe servito: lui e il fratello minore non si rivolgevano più la parola di propria volontà da anni.
«Puoi andare, Iruka. La padrona starà bene, ne sono sicuro.» S’accomiatò dalla stanza con un leggero ghigno rivolto al fratello, rimasto immobile sulla poltrona che occupava. Non avrebbe dovuto impegare molte energie per scoprire quello che gli interessava: al ritorno di Sakura avrebbe solo dovuto domandare.


«Naruto!» la voce di Ino raggiunse Sakura e Naruto al di sopra del chiasso del Carnevale. Colpevole il ragazzo si voltò, vedendo la ragazza correre loro incontro.
Alzò le spalle e si scusò con la nobildonna «Scusatela, Sakura, Ino è latente di buone maniere e per questo non troverà mai marito, ma è un’ottima giocoliera.»
Ino lo afferrò per l’orecchio e lo trascinò verso il basso facendolo squittire per il dolore «Aspetta e vedrai, moccioso! Questo è nulla rispetto a quanto ti farà Tsunade! Oh, Naruto, questa volta di sei messo davvero nei pasticci, i tuoi bei occhioni -ops! Intendevo l’unico occhio che ti è rimasto- non servirà a farti risparmiare la punizione che ti meriti!» lo sgridò minacciosa, ignorando lo sguardo indignato di Sakura.
La nobile era ben abituata a simili situazioni, ma per buona creanza evitava di dimostrarlo, fingendosi la nobile dama che si aspettava lei fosse. Ad ogni modo, dopo aver elargito un debole e poco convinto “lasciatelo”, si trovò davanti a Ino con lo sguardo furente, pronta a passare alle mani.
«Ma che è? Un demonio?» domandò attonita Ino, evitando con maestria lo schiaffo che la nobile aveva provato a darle.
Naruto si mise in mezzo, facendosi pacere tra le due donne «Ino, aspetta! Sakura è una nobile, passeresti dei guai solo perché l’hai guardata storto» spiegò sbrigativamente, senza curarsi di ferire Sakura con le proprie parole «È una ragazza simpatica, credimi, mi ha chiesto di farle compagnia per la serata e la stavo riaccompagnando a casa per tornare da Tsunade… facevo il cavaliere, per una volta, potresti esserne felice!»
Reticente Ino si spostò indietro. «D’accordo, ma ora vieni con me, Naruto. Non peggioriamo le cose con Tsunade.»
Naruto boccheggiò qualche istante, cercando le parole «Ino, non posso lasciare Sakura da sola! Le faranno di certo del male!»
Sakura fece per protestare, dimostrando ai due circensi che non avevano a che fare con una nobildonna indifesa, ma Ino la precedette «D’accordo. Verrà con noi; tu resti, lei sarà accompagnata a casa da Shikamaru» concesse. Quello che Naruto non riusciva a capire era che lei era molto preoccupata per lui: Tsunade versava in uno stato pietoso, convinta da qualche brutto presentimento che il ragazzo che reputava un figlio fosse stato ucciso.
«Sia; non desidero causare troppo disturbo a Naruto.»
Ino non trattenne una smorfia «Ne hai già creato, più di quanto la tua nobile mente possa immaginare» sbottò a mezza voce, desiderosa solo di provocare la spocchiosa ragazzina che aveva davanti.
Naruto sospirò, frapponendosi tra le due con passo svelto. Era sicuro che sarebbero state ottime amiche, se solo si fossero date un’occasione.


«Ben tornata, Sakura» la voce gelida di Sasuke accolse la ragazza appena varcò la soglia di casa. Cosa ci facesse il cognato seduto nell’atrio ad aspettarla, non ne aveva la minima idea.
Decise di posticipare la discussione - la quale, invero, avrebbe dovuto avere con il proprio marito, non con il fratello minore di questi - e sorrise al ragazzo che l'aveva riaccompagnata «Vai pure, Shikamaru, ti ringrazio per avermi accompagnato» lo congedò con un sorriso, voltando le spalle a Sasuke per chiudere la porta.
Il cognato però la fermò, affacciandosi alla porta. Incontrò occhi scuri e capelli scuri raccolti in una strana acconciatura. «Attendete» ordinò senza aspettare risposta, chiudendo la porta dietro di sé.
«Dove sei stata?»
Sakura scrollò le spalle «Non devo rendere conto delle mie azioni a te, Sasuke» rispose con impertinenza. Non amava essere interrogata, ma sopratutto detestava quel comportamento scorbutico che Sasuke mostrava talvolta; e quella sera era una di quelle volte.
Sasuke aprì le braccia in un gesto accomodante, smorzando i toni; gli occhi neri, però, restavano gelidi «Non posso essere preoccupato per mia sorella?»
La ragazza esitò, consapevole che quelle belle parole erano solo finzione, eppure in egual misura riuscivano a ferirla. Sasuke aveva sempre fatto del male alle persone che gli stavano vicino da quando erano morti i genitori.
«Sei gentile a preoccuparti, ma ora sono a casa, sana e salva. Non c’è motivo per temere ancora della mia incolumità.»
Si scambiarono un lungo sguardo, intenso e pericoloso. Nessuno dei due intendeva cedere. «Certamente, Sakura, saperti a casa mi scalda il cuore, e sono certo che Itachi sarà lieto di sapere del tuo ritorno assieme a quell’uomo. Ah, Iruka ci aveva parlato di un ragazzino, però, biondo se non sbaglio… possibile che fosse solo una scusa per incontrarti con altri?»
Il fendente colpì in profondità nonostante la menzogna.
«No, ho passato la serata con Naruto, il ragazzo che ha visto Iruka. È un ragazzo simpatico, fa il funambolo… mi ha riaccompagnato a casa Shikamaru perché la sua padrona, Tsunade, non ha voluto che Naruto uscisse nuovamente. Era preoccupata per il suo ritardo più di quanto voi lo foste per il mio: Naruto ha diciassette anni e si caccia spesso nei pasticci, ed è come un figlio per lei...» confessò infine, contrita.
Sasuke la ignorò, voltandosi alla porta riaprendola. Shikamaru era ancora lì, le braccia incrociate e lo sguardo indifferente, piuttosto sonnacchioso «A Naruto» soffiò con voce leggera imponendo una pergamena tra le sue mani.
Sakura si portò una mano al viso, sfinita. Odiava quei confronti in cui, alla fine, perdeva sempre. Due braccia forti la cinsero da dietro, alla vita, permettendole di appoggiare il capo sul suo petto «Non ero preoccupato come una madre, Sakura, ma come un marito sì» affermò Itachi, baciandole la tempia.
Rassicurata Sakura si strinse nel suo abbraccio, ignorando lo sguardo gelido di Sasuke su di loro. Avrebbe tanto voluto che anche per lui ci potesse essere un attimo di pace, come quelli regalati a lei da Itachi.
Invece Sasuke sembrava rifuggirli in ogni modo.
Ancora una volta, protetta da quell'abbraccio, si chiese per quale motivo Sasuke intendesse legarsi a Karin senza provare nulla per lei. Non si rispose, e sperò che invece ci fosse un sentimento, sotto; qualcosa d'impalpabile e privato, ma che ci fosse.




Solite note della squinternata che scrive:
No, in verità non ho nulla da dire: vi informo solo che mi sono divertita un mondo ad immaginare la scena di Sakura che torna a casa e viene interrogata da Sasuke, invece che dal marito XDD
Risposte:
rayanforever: Spero d'aver soddisfatto la tua curiosità almeno in parte, poi il resto lo saprai nel prossimo e ultimo capitolo, quindi non starai troppo sulle spine ^^ Lo spoiler che mi hai dato lo lessi poco dopo aver scritto la storia e, diciamocelo, ormai non potevo più cambiare quello che avevo scritto xD Però tengo ancora le dita incrociate perché qualcosa vada male xD Ciao ciao! ^^
YUKO CHAN: Ti ringrazio davvero, e sono lieta di sapere che sono riuscita a farti vivere un po' quel Carnevale: mentre lo scrivevo ero proprio a Venezia, durante il Carnevale, e non è stato difficile immaginare quel mondo a tempi passati, più arduo scriverlo su carta (o computer xD). Ancora grazie ^^
kalos: già ti dissi, ma ripeto: ho modificato XD E lo scopo era proprio quello di zittire Karin. ^^ Colomba arrivò, e Sposa seguirà tra non molto, poiché esami incombono, ahinoi! :*
Any Ikisy: Ciao cara! Troppo tempo, lo ammetto, ma come sai lo studio richiede le proprie attenzioni ç____ç Ma come hai fatto a non vedere le Baute a Venezia? O__O Sarà che sapevo cosa cercare, ma tra sabato 13 e domenica 14 ne ho viste almeno una cinquantina! O__O E confesso che volevo smascherarli per sapere se sotto c'erano i due fratelli xDD I paring sono la vera pecca, ma ahimé non potevo fare altrimenti o ci rimettevo in realismo della storia ç___ç però sapere che i ruoli sono azzeccati mi fa un immenso piacere! E sì, Konoha è un covo di matti! XD Non che avessimo dubbi, neh? XD A presto! :3
   
 
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