13.
Una donna per una donna
«Allora, di che si tratta?» Nicholas Owen,
seduto alla sua scrivania, sfogliava un plico di documenti che sembravano
interessarlo decisamente più di Cora. Non la degnava
neppure di uno sguardo, come se doverla ascoltare fosse per lui un fatto del
tutto meccanico.
Cafone.
«Sono qui per parlarle di Lakeisha.»
Non appena sentì quel nome, Owen distolse
l’attenzione dai fogli che aveva in mano e finalmente puntò lo sguardo su Cora. Sembrava sorpreso.
«Lakeisha, hai detto?»
«Signor Owen, quella creatura sta ingannando
lei, l’intera scuola e tutte le persone che l’hanno vista in televisione. Tutto
quello che ha detto…»
«Ti rendi conto della gravità della tua accusa?»
Owen la interruppe, freddo. Il suo sguardo imperscrutabile la mise in
soggezione, e Cora ebbe l’impressione che non sarebbe
stato affatto semplice convincere quell’uomo della bontà delle sue parole.
«Me ne rendo conto signore, ma capisco anche
quanto sia grave ciò che sta facendo quella creatura» replicò Cora con urgenza, il tono fermo e sicuro. «Quello che ha
detto in televisione, quello che ha raccontato in aula magna…
Tutto ciò che è uscito dalla sua bocca è una bugia.»
«Per quale motivo ci avrebbe raccontato una
menzogna, allora?» Owen appoggiò il mento sul dorso delle mani intrecciate. La
guardava con leggerezza, come se la bugiarda in tutta quella situazione fosse
proprio Cora.
Dio, ti
prego, devi credermi!
La sensazione di aver perso quella partita fin
dai primi istanti di gioco la colpì alle spalle, minando la sua incrollabile
sicurezza: non c’era nulla nello sguardo di quell’uomo che le suggerisse
comprensione. Probabilmente non la stava neppure ascoltando con serietà, come
se non fosse affatto interessato alle accuse che lei stava sostenendo. Era come
se l’avesse etichettata come bugiarda nel momento in cui aveva cominciato a
parlare, per partito preso.
Lo riconobbe all’istante nel momento in cui lo
sentì insinuarsi in lei, infido: panico. Subdolo, pericoloso.
Non
cedere, Cora!
«Perché vuole mettere l’intero paese contro Axel! Vuole scatenare una guerra!» esclamò, incontrando
dall’altra parte nient’altro che composta freddezza. Si impose di continuare,
di sostenere la propria causa con determinazione. Parlò con lucidità,
nonostante si sentisse sempre più disperata. «Lakeisha
è un lupo travestito da agnello. Se l’Ordine si dichiarerà ostile ad Axel e agli Eraclea, perderemo l’unico alleato valido e saremo carne da
macello, signore.»
Owen accennò una vaga espressione sorpresa. Non
una piega della bocca, non una risata. «Carne
da macello?»
Cora fece per replicare, ma un
rumore alla porta glielo impedì: due colpi leggeri, attutiti. Qualcuno aveva
appena bussato.
«Sì?» Nicholas tornò a sfogliare i documenti
che aveva tra le mani, ma li lasciò immediatamente da parte non appena Lakeisha entrò nell’ufficio.
Bella da far male, decisamente più affascinante
di quanto non apparisse attraverso l’immagine artificiosa della telecamera;
elegante, raffinata, resa superiore
per mano di Dio. Cora rimase freddata, paralizzata
dal panico improvviso, resa pallida dalla paura.
Ottimo
tempismo, non c’è che dire.
«Stavamo parlando proprio di te, Lakeisha. La signorina sostiene che il tuo sia un
complotto. Un inganno ai danni di Axel, degli Eraclea e del
genere umano» concluse Owen guardando Cora negli
occhi, cercando in lei un cenno di conferma che l’avrebbe inevitabilmente messa
con le spalle al muro. Fu più che sufficiente per farla sprofondare nel
terrore. Non riuscì a pensare a nulla, impotente. Tradita. Sola.
«Un complotto…» Lakeisha si lasciò sfuggire una risata leggera, quasi
divertita. Studiava Cora come avesse davanti a sé un
ostacolo da rimuovere, neppure troppo impegnativo. Un insetto semplice da
schiacciare. Un animale facilmente addomesticabile. «Un’accusa come questa non
mi stupisce affatto e sono certa che non sarà l’ultima. È evidente che Axel sta cercando di raggirare la situazione a suo favore,
mandando questa complice.»
Il cuore di Cora
cominciò a battere in maniera irregolare, sincopata. La situazione le stava
sfuggendo di mano, verso una drammatica direzione che lei non poteva né
desiderava prevedere. La soffocante sensazione di essere in trappola la fece
sentire perduta come mai lo era stata prima.
«Non sono la complice di nessuno! Axel è una brava persona, non è il mostro che state
dipingendo!» cominciò ad agitarsi sul serio. Nel momento in cui il signor Owen
si alzò, scrutandola impassibile, Cora seppe che per
lei non c’era più speranza. Ma continuò, perseverando nella propria disperata
convinzione. «Per favore, deve credermi. Non può fidarsi di Lakeisha,
non può!»
«Per quel che mi riguarda, ho visto abbastanza»
dichiarò Owen, rassettandosi la giacca come un uomo d’affari. «In quanto
cacciatrice dovrebbe essere l’Ordine ad occuparsi del caso, ma posso chiudere
un occhio e lasciare la ragazza al tuo giudizio, Lakeisha.»
La vampira sorrise accomodante, melliflua. Furba. Era evidente che a comandare
tra i due fosse lei, ma far credere a Nicholas di possedere il comando faceva
parte del gioco. Peccato che lui non se ne rendesse conto.
«Lo apprezzerei molto.»
*
La portarono via come una condannata senza futuro, ammanettata e circondata da
un manipolo di uomini, probabilmente vampiri. La scortarono alla macchina, tra
il brusio incredulo della folla che si era radunata lungo la strada non appena
la notizia del suo arresto si era diffusa per tutta la scuola. C’erano mormorii
increduli, borbottii di condanna; un abisso di moralità a separarla dalle
persone che fino a pochi minuti prima erano stati suoi compagni.
Guardava smarrita quei volti, uno per uno, ma
in ogni sguardo leggeva sempre la stessa cosa: biasimo, colpevolezza, vergogna.
Era diventata improvvisamente lo zimbello dell’intero Ordine; qualcosa di cui
vergognarsi, qualcosa da relegare in un angolo della memoria a marcire.
Improvvisamente era diventata una traditrice, una donna venduta, un nemico.
Poi, in mezzo a quei volti ostili che
continuavano ad accusarla, lo vide: il viso familiare di Ice,
suo fratello. Era sconvolto, letteralmente perduto - come un bambino che ha
smarrito la strada di casa- e non poteva fare altro che rimanere intrappolato
tra la folla a guardarla sparire. A vederla salire in una mercedes
nera, sequestrata dalle stesse persone di cui si era ingenuamente fidata.
Cora non distolse mai lo sguardo
da quello di suo fratello. Anche quando le spinsero la testa dentro
l’abitacolo, anche quando chiusero la portiera; continuò a guardare Ice cercando di non farsi vedere sconfitta, di non lasciar
trasparire la disperazione feroce che la dilaniava. Voleva che pensasse che non
aveva paura, che era forte, che sapeva che non l’avrebbe lasciata nelle mani
dei Sangre.
Ma, nonostante tutto, in cuor suo ne era certa:
non avrebbe mai più rivisto suo fratello.
*
Ice si precipitò a casa di Axel sfidando il traffico, la velocità, persino la sorte.
Aveva il cuore in gola, e un nodo fastidioso gli premeva sullo stomaco. Stava
fisicamente male, e provava la paura sorda e logorante di essere smarrito. Di
non essere abbastanza tempestivo. Di perdere tutto ciò che d’importante gli
rimaneva.
Cora…
Anche quando arrivò davanti alla porta d’ingresso, picchiando contro il
legno senza alcuna riserva, quel peso che lo logorava e lo faceva affondare
nella disperazione era ancora lì, radicato nel suo cuore.
«Aprite!»
«Arrivo, arrivo…» la
voce di Emma, dall’altra parte della porta, sembrava quasi scocciata. Quando
aprì la porta, però, la sua espressione irritata –sicuramente era pronta a rimbeccare
Ice con qualche battuta riguardo alla sua insistenza-
si sciolse come neve al sole di fronte allo sguardo stravolto del ragazzo.
«Che è successo?»
«Cristo, è un casino…
Cora…» balbettò lui senza coerenza. Improvvisamente
scoprì che organizzare i pensieri gli risultava difficile: l’ansia
anestetizzava la sua mente, rendendola fallace.
«Entra» Emma lo prese per un braccio, delicata
ma volitiva. Aveva sicuramente intuito che c’era qualcosa che non andava,
qualcosa che rendeva Ice estremamente agitato.
Sembrava quasi preoccupata: un’espressione che la rendeva decisamente umana.
«Che cos’è successo?»
«Lakeisha… Cora ha voluto fare di testa sua» Ice
scosse la testa, perduto. Cominciò a camminare a vuoto, le mani ora sulla
testa, ora sugli occhi. Avrebbe dovuto mantenere la calma e il controllo che
l’Ordine predicava con tanta assiduità, avrebbe dovuto essere lucido abbastanza
per prendere una decisione su come agire… Eppure non
riusciva a far nulla, se non sentirsi immensamente perduto. «Le avevo detto di
non fare di testa sua… Glielo avevo detto!»
Se non fosse stato così concentrato sul
pensiero martellante di Cora, probabilmente si
sarebbe accorto del mutamento nello sguardo di Emma: avrebbe visto il
cambiamento nei suoi occhi; quella preoccupazione diventare allarmismo.
Invece non vide nulla.
«WILL, AXEL!» la vampira chiamò i nomi dei due Eraclea senza
distogliere lo sguardo da Ice. «Perché tua sorella
non è con te?»
Il ragazzo fece per rispondere, ma dei rumori
sempre più vicini lo fermarono. Passi.
Neppure vedere William e Axel
fare capolino in entrata riuscì a sciogliere il nodo che chiudeva la gola di Ice, né poté dargli un po’ di sollievo. Cercò di respirare
in maniera regolare e controllata, ma scoprì che l’aria sembrava non bastargli
mai.
«Ha cercato di raccontare ad Owen come stanno
davvero le cose, ma suppongo che non le abbia creduto» rispose con voce
strozzata. Poi guardò Axel, lo sguardo puntato sul
suo, come se lo stesse accusando. «Lakeisha l’ha
portata via. Dovete aiutarla.»
*
Annoiato a morte, prigioniero del nulla più
completo: ecco in che situazione si trovava Santiago. Privato di qualunque
mezzo con cui ingannare il tempo, l’unica cosa che gli rimaneva era ascoltare:
la casa, ogni singolo rumore che le fondamenta gli riportavano, ogni brusìo,
ogni mormorio… Era in ascolto anche quando l’umano –Ice lo chiamavano- piombò in casa blaterando di ciò che Lakeisha aveva fatto a Cora.
Dovete
aiutarla, lo
sentì dire e a Santiago venne da ridere.
«Questi umani…»
Non c’era limite alla stupidità di quelle
creature, ne era profondamente convinto. Chiunque, a patto che fosse dotato di
un po’ di intuito, avrebbe capito che riferire la verità nel frangente in cui
si trovava Cora non avrebbe portato a nulla di buono.
Eppure lei aveva agito lo stesso, finendo per trovarsi prigioniera della stessa
creatura contro cui aveva alzato il dito.
Se non è
stupidità questa…
Poi, all’improvviso, silenzio. Nessuna voce,
nessun bisbiglio. Era quasi certo che fossero usciti di casa, quando sentì dei
passi proprio sopra la sua testa. E ancora, ancora, ancora…
Qualcuno stava scendendo le scale per raggiungere lo scantinato.
Esattamente dove si trovava lui.
Si alzò in piedi, e l’istante successivo la
lampadina appesa al soffitto diffuse una luce fioca: Axel
era a pochi metri dalla sua cella, e sembrava davvero contrariato.
«Finalmente un po’ di compagnia…»
sbuffò Santiago, adagiandosi alle sbarre con indolenza. C’era qualcosa in Axel che stuzzicava il suo sarcasmo. Qualcosa che lo
fomentava e gli rendeva impossibile tacere, soprattutto dopo tutte quelle ore
trascorse a fissare il muro della cella senza poter fare altro.
Si guardò attorno con fare critico. Poi
sospirò, scuotendo la testa. Commediante, come sempre. «Migliorerei un po’ i
comfort, se fossi in te.»
«Non sono qua per farti dare aria alla bocca,
Santiago» Axel fremette, le mani tremanti e gli occhi
furenti: dettagli che catturarono tutta l’attenzione del vampiro prigioniero.
«Tutti i tuoi compagni sono in casa, sani e
salvi. Dovresti essere il ritratto della serenità…»
Santiago scrutò Axel con attenzione, cercando nei
suoi occhi violacei qualche indizio che potesse dargli qualche suggerimento. Ed
eccola, nascosta dietro l’ostilità che accendeva lo sguardo dell’Eraclea:
preoccupazione.
«… Cos’è, il rapimento della ragazza ti
disturba così tanto?» domandò accennando un sorrisetto sottile, sicuro di aver
colto appieno ciò che Axel provava. La smorfia
irritata che deformò il viso del vampiro fu la prova di ciò che per Santiago
era rimasto fino a quel momento solamente un sospetto.
«Perché Lakeisha sta
facendo tutto questo?» la voce di Axel era ridotta ad
un sibilo controllato, testimone dello sforzo che l’Eraclea stava facendo per
mantenere la calma. Santiago fece spallucce con sufficienza, come se la
risposta fosse una cosa ovvia.
«Te l’ho detto, lei è fedele al suo Sire.»
«Il suo Sire non esiste più» la replica sicura
di Axel era un’affermazione che non ammetteva obiezioni.
«Lei non la pensa allo stesso modo…» Santiago sogghignò, enigmatico. Le sue parole
avevano raggiunto Axel, muovendo qualche corda in
lui: glielo diceva il suo sguardo, che negava eppure chiedeva di conoscere più.
Come se non volesse credere alle parole di Santiago, ma nonostante tutto ne fosse
inevitabilmente colpito.
«Cosa intendi dire? Perché sta aizzando
l’umanità contro gli Eraclea?»
«Sta cercando di mandarti un messaggio»
Santiago sospirò, allontanandosi dalle sbarre. A volte Axel
poteva essere davvero ottuso…
«Vuole farti capire che per te c’è solo lei.
Sterminerà il tuo clan e tutti i vampiri che mantengono il mondo sotto una
campana di vetro, proprio come fai tu. E quando sarai rimasto solo come un
cane, ti costringerà a rinunciare al tuo Io fasullo e a tornare accanto a lei.»
«E come intenderebbe farlo?»
«Ti sto dando un po’ troppe informazioni senza
ricevere nulla in cambio…»
«Santiago…» Axel sibilò; nel suo
sguardo era leggibile un’ammonizione tagliente che profumava di minaccia.
Santiago, però, non ne rimase affatto impressionato: rimase fermo nelle proprie
convinzioni, lo sguardo serio di chi non cambierà idea.
«Sai quali sono le mie condizioni, Axel.»
«Non sono disposto a darti Cloe.»
«Una donna per una donna. Se mi dai Cloe, ti porterò da Lakeisha e
potrai riprenderti l’umana» Santiago si concesse un momento per bearsi del
dilemma che leggeva nello sguardo di Axel. Quella
prospettiva lo metteva in difficoltà, era evidente. Sorrise, ormai sicuro di
essere vicino alla vittoria. «Pensavo che la volessi…»
La risposta di Axel
fu tagliente, e cancellò in un istante l’ambivalenza che rendeva indeciso il
suo sguardo. «Non posso fidarmi di te.»
«In realtà non c’è nulla che ti impedisca di
farlo. Il problema è che non vuoi
fidarti di me» ribatté Santiago con naturalezza, ormai certo di avere la
situazione in pungo. Un incentivo: ecco ciò di cui Axel
aveva bisogno.
Il vampiro non aveva altra scelta se non
accettare le condizioni di Santiago perché, per un bizzarro caso del destino,
non aveva altre possibilità. Non poteva rifiutare l’aiuto che lui poteva offrirgli:
Santiago conosceva cose di cui Axel non poteva fare a
meno. Cose che riguardavano Lakeisha e le sue
intenzioni. Cose che Axel non avrebbe ottenuto in
nessun altro modo che non fosse il Sangre. Aveva solamente bisogno di capirlo attraverso un
incentivo, un piccolo dono che Santiago era disposto a concedergli.
Tutto, pur di uscire da quella situazione di
apatia che lo stava uccidendo.
«Non puoi permetterti di essere indeciso. Non
c’è solo la vita della ragazza in gioco: Lakeisha è
sempre più vicina ai rituali di Sumadra» Santiago
osservò Axel con curiosità, sulle labbra un
sorrisetto mellifluo che divenne un ghigno quando l’Eraclea s’irrigidì. «Sai a che
cosa mi riferisco, vero?»
«Perché dovrei crederti?» il volto di Axel era una maschera contratta dalla rabbia, dall’ansia e
dall’impotenza.
«Perché non hai alternative: sai perfettamente
che, se Lakeisha entrerà in possesso di quei rituali,
per te non ci sarà scampo.»
«E tu ovviamente sai dove si trovano?»
«Ho le mie fonti…»
Santiago sorrise, un’espressione sottile che, confondendosi con le ombre sulle
pareti, faceva sembrare il volto del vampiro una maschera grottesca. «Mi
riferisco ad Adam, ovviamente. A proposito di Adam, anche lui sembra non averti mai dimenticato, proprio
come Lakeisha. Ma, diamine, è così rancoroso…»
«Che Adam voglia
uccidermi non è certo una novità. Dimmi dove si trovano i rituali e facciamola
finita» la voce di Axel era ferma, dura,
irremovibile. Peccato che Santiago fosse certo che ci fosse qualche crepa nel
muro della sua risolutezza, qualche punto debole su cui far leva per spezzare
l’intero complesso.
Ed era proprio lì, sotto i suoi occhi. Sotto le
sue mani, che avevano ordito l’intera trama della trappola: sarebbe bastato
tirare un semplice filo per far capitolare Axel, proprio
come aveva previsto.
«Non sei coerente. Mi chiedi informazioni
nonostante tu abbia appena dichiarato che non puoi fidarti di me…» Santiago scosse la testa, voltando le spalle alle
sbarre. Non poteva vedere il vampiro, ma poteva sentire il silenzio assordante
dei suoi pensieri, poteva immaginare il suo sguardo indeciso, rabbioso,
impotente. Aveva capito di non avere altra scelta, Santiago ne era certo.
«Lo sai, no? Le mie condizioni…»
Silenzio, di nuovo. Poi…
«Che cosa vuoi in cambio?»
Era fatta. Santiago sorrise, vittorioso.
«Voglio che Cloe
diventi il mio Ghoul.»
L’angolo
dell’autrice
Lo so, sono imperdonabile. Sono trascorsi due
mesi dall’ultimo aggiornamento, e me ne dispiaccio davvero. Penso di dovervi
delle spiegazioni, ve lo meritate vista l’assiduità con cui continuate a
leggere la mia storia. L’unica cosa che posso dire è che ho avuto un brutale
calo d’ispirazione che mi ha spinta verso altri fandom.
Se avete qualcosa da dire –qualunque cosa,
commenti, complimenti, osservazioni, critiche- vi prego di scrivermele perché
si sa, una recensione –anche se breve- è la migliore medicina contro la
mancanza d’ispirazione.
Dal canto mio vi rinnovo la promessa di non
abbandonare questa storia, a costo di farmi violenza e di costringermi a
produrre anche contro voglia.
Dunque, come sempre un grazie a chi ha inserito
Slayer’s tra i preferiti:
sharry
letizia_ama_rob
Grifondor
attenomis
Avanit92
E grazie anche a chi l’ha inserita tra le
storie seguite:
Rosa Blu
Grifondor
SaphiraLearqueen
fefigna
clodio82
E veniamo alla mia parte preferita, i commenti:
Atina: grazie ancora, spero che continuerai a seguirmi e a farmi sapere
le tue impressioni!
Avanit92: una lettrice di Obsession, ma che gioia! *__* E devo ammettere che il tuo
commento è stato provvidenziale per carburare con il capitolo, sai? :D Spero
che continuerai a seguirmi!
Prima di lasciarvi, una piccola comunicazione
di servizio: ho creato un blog che penso potrebbe interessarvi, dedicato alle
mie storie. Potrete trovarci piccole curiosità sui personaggi, forse
addirittura qualche piccolo spoiler di tanto in tanto. Pensavo addirittura di
pubblicare sul suddetto blog qualche piccolo stralcio divertente della versione
di Slayer’s precedente a questa. Ma, soprattutto,
troverete notizie sullo stato dei capitoli in fase di scrittura. Insomma, un
mezzo per comunicare più velocemente con voi, che ne dite? :D
Il link è:
http://questioniscrittevoli.splinder.com
Spero di vedervi anche lì, di tanto in tanto.
Ci leggiamo nel prossimo capitolo!
Brin