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Autore: Brin    07/03/2010    6 recensioni
In un mondo in cui i vampiri sono la razza dominante e l’umanità è il loro territorio di caccia, la vendetta spinge Cora verso le braccia delle stesse creature che lei e il resto degli esseri umani uccidono per difesa. Una storia di faide antiche, legami ossessivi, tradizioni sanguinarie, passioni, desideri, vendette e tormenti.
[STORIA SOSPESA!]
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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13.

Una donna per una donna

 

 

 

 

«Allora, di che si tratta?» Nicholas Owen, seduto alla sua scrivania, sfogliava un plico di documenti che sembravano interessarlo decisamente più di Cora. Non la degnava neppure di uno sguardo, come se doverla ascoltare fosse per lui un fatto del tutto meccanico.

Cafone.

«Sono qui per parlarle di Lakeisha

Non appena sentì quel nome, Owen distolse l’attenzione dai fogli che aveva in mano e finalmente puntò lo sguardo su Cora. Sembrava sorpreso.

«Lakeisha, hai detto?»

«Signor Owen, quella creatura sta ingannando lei, l’intera scuola e tutte le persone che l’hanno vista in televisione. Tutto quello che ha detto…»

«Ti rendi conto della gravità della tua accusa?» Owen la interruppe, freddo. Il suo sguardo imperscrutabile la mise in soggezione, e Cora ebbe l’impressione che non sarebbe stato affatto semplice convincere quell’uomo della bontà delle sue parole.

«Me ne rendo conto signore, ma capisco anche quanto sia grave ciò che sta facendo quella creatura» replicò Cora con urgenza, il tono fermo e sicuro. «Quello che ha detto in televisione, quello che ha raccontato in aula magna… Tutto ciò che è uscito dalla sua bocca è una bugia.»

«Per quale motivo ci avrebbe raccontato una menzogna, allora?» Owen appoggiò il mento sul dorso delle mani intrecciate. La guardava con leggerezza, come se la bugiarda in tutta quella situazione fosse proprio Cora.

Dio, ti prego, devi credermi!

La sensazione di aver perso quella partita fin dai primi istanti di gioco la colpì alle spalle, minando la sua incrollabile sicurezza: non c’era nulla nello sguardo di quell’uomo che le suggerisse comprensione. Probabilmente non la stava neppure ascoltando con serietà, come se non fosse affatto interessato alle accuse che lei stava sostenendo. Era come se l’avesse etichettata come bugiarda nel momento in cui aveva cominciato a parlare, per partito preso.

Lo riconobbe all’istante nel momento in cui lo sentì insinuarsi in lei, infido: panico. Subdolo, pericoloso.

Non cedere, Cora!

«Perché vuole mettere l’intero paese contro Axel! Vuole scatenare una guerra!» esclamò, incontrando dall’altra parte nient’altro che composta freddezza. Si impose di continuare, di sostenere la propria causa con determinazione. Parlò con lucidità, nonostante si sentisse sempre più disperata. «Lakeisha è un lupo travestito da agnello. Se l’Ordine si dichiarerà ostile ad Axel e agli Eraclea, perderemo l’unico alleato valido e saremo carne da macello, signore.»

Owen accennò una vaga espressione sorpresa. Non una piega della bocca, non una risata. «Carne da macello?»

Cora fece per replicare, ma un rumore alla porta glielo impedì: due colpi leggeri, attutiti. Qualcuno aveva appena bussato.

«Sì?» Nicholas tornò a sfogliare i documenti che aveva tra le mani, ma li lasciò immediatamente da parte non appena Lakeisha entrò nell’ufficio.

Bella da far male, decisamente più affascinante di quanto non apparisse attraverso l’immagine artificiosa della telecamera; elegante, raffinata, resa superiore per mano di Dio. Cora rimase freddata, paralizzata dal panico improvviso, resa pallida dalla paura.

Ottimo tempismo, non c’è che dire.

«Stavamo parlando proprio di te, Lakeisha. La signorina sostiene che il tuo sia un complotto. Un inganno ai danni di Axel, degli Eraclea e del genere umano» concluse Owen guardando Cora negli occhi, cercando in lei un cenno di conferma che l’avrebbe inevitabilmente messa con le spalle al muro. Fu più che sufficiente per farla sprofondare nel terrore. Non riuscì a pensare a nulla, impotente. Tradita. Sola.

«Un complotto…» Lakeisha si lasciò sfuggire una risata leggera, quasi divertita. Studiava Cora come avesse davanti a sé un ostacolo da rimuovere, neppure troppo impegnativo. Un insetto semplice da schiacciare. Un animale facilmente addomesticabile. «Un’accusa come questa non mi stupisce affatto e sono certa che non sarà l’ultima. È evidente che Axel sta cercando di raggirare la situazione a suo favore, mandando questa complice

Il cuore di Cora cominciò a battere in maniera irregolare, sincopata. La situazione le stava sfuggendo di mano, verso una drammatica direzione che lei non poteva né desiderava prevedere. La soffocante sensazione di essere in trappola la fece sentire perduta come mai lo era stata prima.

«Non sono la complice di nessuno! Axel è una brava persona, non è il mostro che state dipingendo!» cominciò ad agitarsi sul serio. Nel momento in cui il signor Owen si alzò, scrutandola impassibile, Cora seppe che per lei non c’era più speranza. Ma continuò, perseverando nella propria disperata convinzione. «Per favore, deve credermi. Non può fidarsi di Lakeisha, non può!»

«Per quel che mi riguarda, ho visto abbastanza» dichiarò Owen, rassettandosi la giacca come un uomo d’affari. «In quanto cacciatrice dovrebbe essere l’Ordine ad occuparsi del caso, ma posso chiudere un occhio e lasciare la ragazza al tuo giudizio, Lakeisha
La vampira sorrise accomodante, melliflua. Furba. Era evidente che a comandare tra i due fosse lei, ma far credere a Nicholas di possedere il comando faceva parte del gioco. Peccato che lui non se ne rendesse conto.

«Lo apprezzerei molto.»



                                                                    *


La portarono via come una condannata senza futuro, ammanettata e circondata da un manipolo di uomini, probabilmente vampiri. La scortarono alla macchina, tra il brusio incredulo della folla che si era radunata lungo la strada non appena la notizia del suo arresto si era diffusa per tutta la scuola. C’erano mormorii increduli, borbottii di condanna; un abisso di moralità a separarla dalle persone che fino a pochi minuti prima erano stati suoi compagni.

Guardava smarrita quei volti, uno per uno, ma in ogni sguardo leggeva sempre la stessa cosa: biasimo, colpevolezza, vergogna. Era diventata improvvisamente lo zimbello dell’intero Ordine; qualcosa di cui vergognarsi, qualcosa da relegare in un angolo della memoria a marcire. Improvvisamente era diventata una traditrice, una donna venduta, un nemico.

Poi, in mezzo a quei volti ostili che continuavano ad accusarla, lo vide: il viso familiare di Ice, suo fratello. Era sconvolto, letteralmente perduto - come un bambino che ha smarrito la strada di casa- e non poteva fare altro che rimanere intrappolato tra la folla a guardarla sparire. A vederla salire in una mercedes nera, sequestrata dalle stesse persone di cui si era ingenuamente fidata.

Cora non distolse mai lo sguardo da quello di suo fratello. Anche quando le spinsero la testa dentro l’abitacolo, anche quando chiusero la portiera; continuò a guardare Ice cercando di non farsi vedere sconfitta, di non lasciar trasparire la disperazione feroce che la dilaniava. Voleva che pensasse che non aveva paura, che era forte, che sapeva che non l’avrebbe lasciata nelle mani dei Sangre.

Ma, nonostante tutto, in cuor suo ne era certa: non avrebbe mai più rivisto suo fratello.


*


Ice si precipitò a casa di Axel sfidando il traffico, la velocità, persino la sorte. Aveva il cuore in gola, e un nodo fastidioso gli premeva sullo stomaco. Stava fisicamente male, e provava la paura sorda e logorante di essere smarrito. Di non essere abbastanza tempestivo. Di perdere tutto ciò che d’importante gli rimaneva.
Cora…
Anche quando arrivò davanti alla porta d’ingresso, picchiando contro il legno senza alcuna riserva, quel peso che lo logorava e lo faceva affondare nella disperazione era ancora lì, radicato nel suo cuore.

«Aprite!»

«Arrivo, arrivo…» la voce di Emma, dall’altra parte della porta, sembrava quasi scocciata. Quando aprì la porta, però, la sua espressione irritata –sicuramente era pronta a rimbeccare Ice con qualche battuta riguardo alla sua insistenza- si sciolse come neve al sole di fronte allo sguardo stravolto del ragazzo.

«Che è successo?»

«Cristo, è un casino… Cora…» balbettò lui senza coerenza. Improvvisamente scoprì che organizzare i pensieri gli risultava difficile: l’ansia anestetizzava la sua mente, rendendola fallace.

«Entra» Emma lo prese per un braccio, delicata ma volitiva. Aveva sicuramente intuito che c’era qualcosa che non andava, qualcosa che rendeva Ice estremamente agitato. Sembrava quasi preoccupata: un’espressione che la rendeva decisamente umana. «Che cos’è successo?»

«Lakeisha… Cora ha voluto fare di testa sua» Ice scosse la testa, perduto. Cominciò a camminare a vuoto, le mani ora sulla testa, ora sugli occhi. Avrebbe dovuto mantenere la calma e il controllo che l’Ordine predicava con tanta assiduità, avrebbe dovuto essere lucido abbastanza per prendere una decisione su come agire… Eppure non riusciva a far nulla, se non sentirsi immensamente perduto. «Le avevo detto di non fare di testa sua… Glielo avevo detto!»

Se non fosse stato così concentrato sul pensiero martellante di Cora, probabilmente si sarebbe accorto del mutamento nello sguardo di Emma: avrebbe visto il cambiamento nei suoi occhi; quella preoccupazione diventare allarmismo.

Invece non vide nulla.

«WILL, AXEL!» la vampira chiamò i nomi dei due Eraclea senza distogliere lo sguardo da Ice. «Perché tua sorella non è con te?»

Il ragazzo fece per rispondere, ma dei rumori sempre più vicini lo fermarono. Passi.

Neppure vedere William e Axel fare capolino in entrata riuscì a sciogliere il nodo che chiudeva la gola di Ice, né poté dargli un po’ di sollievo. Cercò di respirare in maniera regolare e controllata, ma scoprì che l’aria sembrava non bastargli mai.

«Ha cercato di raccontare ad Owen come stanno davvero le cose, ma suppongo che non le abbia creduto» rispose con voce strozzata. Poi guardò Axel, lo sguardo puntato sul suo, come se lo stesse accusando. «Lakeisha l’ha portata via. Dovete aiutarla.»

 

                   

*

 

 

Annoiato a morte, prigioniero del nulla più completo: ecco in che situazione si trovava Santiago. Privato di qualunque mezzo con cui ingannare il tempo, l’unica cosa che gli rimaneva era ascoltare: la casa, ogni singolo rumore che le fondamenta gli riportavano, ogni brusìo, ogni mormorio… Era in ascolto anche quando l’umano –Ice lo chiamavano- piombò in casa blaterando di ciò che Lakeisha aveva fatto a Cora.

Dovete aiutarla, lo sentì dire e a Santiago venne da ridere.

«Questi umani…»

Non c’era limite alla stupidità di quelle creature, ne era profondamente convinto. Chiunque, a patto che fosse dotato di un po’ di intuito, avrebbe capito che riferire la verità nel frangente in cui si trovava Cora non avrebbe portato a nulla di buono. Eppure lei aveva agito lo stesso, finendo per trovarsi prigioniera della stessa creatura contro cui aveva alzato il dito.

Se non è stupidità questa…

Poi, all’improvviso, silenzio. Nessuna voce, nessun bisbiglio. Era quasi certo che fossero usciti di casa, quando sentì dei passi proprio sopra la sua testa. E ancora, ancora, ancora… Qualcuno stava scendendo le scale per raggiungere lo scantinato.

Esattamente dove si trovava lui.

Si alzò in piedi, e l’istante successivo la lampadina appesa al soffitto diffuse una luce fioca: Axel era a pochi metri dalla sua cella, e sembrava davvero contrariato.

«Finalmente un po’ di compagnia…» sbuffò Santiago, adagiandosi alle sbarre con indolenza. C’era qualcosa in Axel che stuzzicava il suo sarcasmo. Qualcosa che lo fomentava e gli rendeva impossibile tacere, soprattutto dopo tutte quelle ore trascorse a fissare il muro della cella senza poter fare altro.

Si guardò attorno con fare critico. Poi sospirò, scuotendo la testa. Commediante, come sempre. «Migliorerei un po’ i comfort, se fossi in te.»

«Non sono qua per farti dare aria alla bocca, Santiago» Axel fremette, le mani tremanti e gli occhi furenti: dettagli che catturarono tutta l’attenzione del vampiro prigioniero.

«Tutti i tuoi compagni sono in casa, sani e salvi. Dovresti essere il ritratto della serenità…» Santiago scrutò Axel con attenzione, cercando nei suoi occhi violacei qualche indizio che potesse dargli qualche suggerimento. Ed eccola, nascosta dietro l’ostilità che accendeva lo sguardo dell’Eraclea: preoccupazione.

«… Cos’è, il rapimento della ragazza ti disturba così tanto?» domandò accennando un sorrisetto sottile, sicuro di aver colto appieno ciò che Axel provava. La smorfia irritata che deformò il viso del vampiro fu la prova di ciò che per Santiago era rimasto fino a quel momento solamente un sospetto.

«Perché Lakeisha sta facendo tutto questo?» la voce di Axel era ridotta ad un sibilo controllato, testimone dello sforzo che l’Eraclea stava facendo per mantenere la calma. Santiago fece spallucce con sufficienza, come se la risposta fosse una cosa ovvia.

«Te l’ho detto, lei è fedele al suo Sire.»

«Il suo Sire non esiste più» la replica sicura di Axel era un’affermazione che non ammetteva obiezioni.

«Lei non la pensa allo stesso modo…» Santiago sogghignò, enigmatico. Le sue parole avevano raggiunto Axel, muovendo qualche corda in lui: glielo diceva il suo sguardo, che negava eppure chiedeva di conoscere più. Come se non volesse credere alle parole di Santiago, ma nonostante tutto ne fosse inevitabilmente colpito.

«Cosa intendi dire? Perché sta aizzando l’umanità contro gli Eraclea

«Sta cercando di mandarti un messaggio» Santiago sospirò, allontanandosi dalle sbarre. A volte Axel poteva essere davvero ottuso…

«Vuole farti capire che per te c’è solo lei. Sterminerà il tuo clan e tutti i vampiri che mantengono il mondo sotto una campana di vetro, proprio come fai tu. E quando sarai rimasto solo come un cane, ti costringerà a rinunciare al tuo Io fasullo e a tornare accanto a lei.»

«E come intenderebbe farlo?»

«Ti sto dando un po’ troppe informazioni senza ricevere nulla in cambio…»

«Santiago» Axel sibilò; nel suo sguardo era leggibile un’ammonizione tagliente che profumava di minaccia. Santiago, però, non ne rimase affatto impressionato: rimase fermo nelle proprie convinzioni, lo sguardo serio di chi non cambierà idea.

«Sai quali sono le mie condizioni, Axel

«Non sono disposto a darti Cloe

«Una donna per una donna. Se mi dai Cloe, ti porterò da Lakeisha e potrai riprenderti l’umana» Santiago si concesse un momento per bearsi del dilemma che leggeva nello sguardo di Axel. Quella prospettiva lo metteva in difficoltà, era evidente. Sorrise, ormai sicuro di essere vicino alla vittoria. «Pensavo che la volessi…»

La risposta di Axel fu tagliente, e cancellò in un istante l’ambivalenza che rendeva indeciso il suo sguardo. «Non posso fidarmi di te.»

«In realtà non c’è nulla che ti impedisca di farlo. Il problema è che non vuoi fidarti di me» ribatté Santiago con naturalezza, ormai certo di avere la situazione in pungo. Un incentivo: ecco ciò di cui Axel aveva bisogno.

Il vampiro non aveva altra scelta se non accettare le condizioni di Santiago perché, per un bizzarro caso del destino, non aveva altre possibilità. Non poteva rifiutare l’aiuto che lui poteva offrirgli: Santiago conosceva cose di cui Axel non poteva fare a meno. Cose che riguardavano Lakeisha e le sue intenzioni. Cose che Axel non avrebbe ottenuto in nessun altro modo che non fosse il Sangre. Aveva solamente bisogno di capirlo attraverso un incentivo, un piccolo dono che Santiago era disposto a concedergli.

Tutto, pur di uscire da quella situazione di apatia che lo stava uccidendo.

«Non puoi permetterti di essere indeciso. Non c’è solo la vita della ragazza in gioco: Lakeisha è sempre più vicina ai rituali di Sumadra» Santiago osservò Axel con curiosità, sulle labbra un sorrisetto mellifluo che divenne un ghigno quando l’Eraclea s’irrigidì. «Sai a che cosa mi riferisco, vero?»

«Perché dovrei crederti?» il volto di Axel era una maschera contratta dalla rabbia, dall’ansia e dall’impotenza.

«Perché non hai alternative: sai perfettamente che, se Lakeisha entrerà in possesso di quei rituali, per te non ci sarà scampo.»

«E tu ovviamente sai dove si trovano?»

«Ho le mie fonti…» Santiago sorrise, un’espressione sottile che, confondendosi con le ombre sulle pareti, faceva sembrare il volto del vampiro una maschera grottesca. «Mi riferisco ad Adam, ovviamente. A proposito di Adam, anche lui sembra non averti mai dimenticato, proprio come Lakeisha. Ma, diamine, è così rancoroso»

«Che Adam voglia uccidermi non è certo una novità. Dimmi dove si trovano i rituali e facciamola finita» la voce di Axel era ferma, dura, irremovibile. Peccato che Santiago fosse certo che ci fosse qualche crepa nel muro della sua risolutezza, qualche punto debole su cui far leva per spezzare l’intero complesso.

Ed era proprio lì, sotto i suoi occhi. Sotto le sue mani, che avevano ordito l’intera trama della trappola: sarebbe bastato tirare un semplice filo per far capitolare Axel, proprio come aveva previsto.

«Non sei coerente. Mi chiedi informazioni nonostante tu abbia appena dichiarato che non puoi fidarti di me…» Santiago scosse la testa, voltando le spalle alle sbarre. Non poteva vedere il vampiro, ma poteva sentire il silenzio assordante dei suoi pensieri, poteva immaginare il suo sguardo indeciso, rabbioso, impotente. Aveva capito di non avere altra scelta, Santiago ne era certo.

«Lo sai, no? Le mie condizioni…»

Silenzio, di nuovo. Poi…

«Che cosa vuoi in cambio?»

Era fatta. Santiago sorrise, vittorioso.

«Voglio che Cloe diventi il mio Ghoul

 

 

L’angolo dell’autrice

 

 

Lo so, sono imperdonabile. Sono trascorsi due mesi dall’ultimo aggiornamento, e me ne dispiaccio davvero. Penso di dovervi delle spiegazioni, ve lo meritate vista l’assiduità con cui continuate a leggere la mia storia. L’unica cosa che posso dire è che ho avuto un brutale calo d’ispirazione che mi ha spinta verso altri fandom.

Se avete qualcosa da dire –qualunque cosa, commenti, complimenti, osservazioni, critiche- vi prego di scrivermele perché si sa, una recensione –anche se breve- è la migliore medicina contro la mancanza d’ispirazione.

Dal canto mio vi rinnovo la promessa di non abbandonare questa storia, a costo di farmi violenza e di costringermi a produrre anche contro voglia.

 

Dunque, come sempre un grazie a chi ha inserito Slayer’s tra i preferiti:

 

sharry

letizia_ama_rob

Grifondor

attenomis

Avanit92

 

E grazie anche a chi l’ha inserita tra le storie seguite:

 

Rosa Blu

Grifondor

SaphiraLearqueen

fefigna

clodio82

 

E veniamo alla mia parte preferita, i commenti:

 

Atina: grazie ancora, spero che continuerai a seguirmi e a farmi sapere le tue impressioni!

 

Avanit92: una lettrice di Obsession, ma che gioia! *__* E devo ammettere che il tuo commento è stato provvidenziale per carburare con il capitolo, sai? :D Spero che continuerai a seguirmi!

 

Prima di lasciarvi, una piccola comunicazione di servizio: ho creato un blog che penso potrebbe interessarvi, dedicato alle mie storie. Potrete trovarci piccole curiosità sui personaggi, forse addirittura qualche piccolo spoiler di tanto in tanto. Pensavo addirittura di pubblicare sul suddetto blog qualche piccolo stralcio divertente della versione di Slayer’s precedente a questa. Ma, soprattutto, troverete notizie sullo stato dei capitoli in fase di scrittura. Insomma, un mezzo per comunicare più velocemente con voi, che ne dite? :D

Il link è:

http://questioniscrittevoli.splinder.com

Spero di vedervi anche lì, di tanto in tanto.

Ci leggiamo nel prossimo capitolo!

 

Brin

 

 

   
 
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