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Autore: Morna    26/07/2005    1 recensioni
Da anni i McDiarmid si impegnano per sterminare la razza dei Vampiri che minacciano l'umanità ma se un giorno Huna McDiarmid scoprisse che pure loro possiedono un'anima?
Una piccola saga che spero vi piaccia!
Genere: Dark, Fantasy, Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4 -“Caro sei certo che sia una buona idea?” La moglie del capo dei McDiarmid era seduta al lungo tavolo da pranzo, intenta a consumare la propria cena con aria contrariata. Stavano discutendo animatamente da un paio di minuti e sembravano vicini a un litigio. -“Io so quello che faccio. Ruira deve dare assieme ad Huna un degno erede.” -“Ma possono esserci rischi! Non desidero nel nostro clan dei mongoloidi!” -“Non ce ne saranno. Abbiamo già contattato un’anziana Wicca che faccia un incantesimo contro tale possibilità in cambio di un permesso di passare la frontiera senza essere braccata.” -“E se non avesse poteri come quella disgraziata di nostra nipote?” -“Il rischio è comunque minimo. È un peccato per Ruira, era l’unico figlio di mio fratello veramente degno di portare il nome del nostra dinastia, ma è inevitabile che muoia. Non ci sono cure, abbiamo ritardato il suo deterioramento ma non si può arrestare. Quando sarà all’ultimo stadio dovrà morire e questo lui lo sa bene.” -“E Huna?” -“Huna?” Il marito la fissò come se non fosse minimamente importante:-“Lei si limiterà a portare in grembo il feto fino a partorire, dopodichè la toglierò di mezzo, sarà semplice spacciarlo per un dissanguamento durante il parto.” Stese il suo contorto piano come se fosse la cosa più naturale del mondo.:-“Siamo già in pochi e non voglio che la stirpe dei devastanti si estingua, perciò dobbiamo avere solo i soggetti migliori.” -“Allora non avresti mai dovuto fare ciò che hai compiuto in passato!” Sbottò la donna. -“Mia cara se ai tempi non avessi istigato quei vampiri tramite una spia, tu ora non saresti qui. IO dovevo essere a capo del clan sin dalla mia nascita, non quel rammollito di mio fratello! Cercava la diplomazia tra i redivivi e i lupi mannari con stupidi trattati di pace quando è totalmente inutile! Il nostro compito è di eliminarli non di fraternizzare con loro! Se lo avessi lasciato fare saremmo stati spazzati via anni fa! IO ho mandato avanti il clan, IO sono quello che tuttora lo fa!” Aveva alzato la voce, infervorandosi, ma all’espressione spaventata della moglie si dominò:-“Ora mangiamo cara o si raffredda tutto…” Disse tagliando con le posate d’argento una succulenta bistecca al sangue. Non notarono un ombra scivolare furtiva dall’angolo dove si era trovata fino ad allora. Ruira aveva sentito abbastanza. Ora gli divenne chiaro tutto. L’improvviso attacco da parte dei vampiri, quel matrimonio assurdo. Lentamente volse gli occhi sul bracciale vodoo, placido circondava il suo polso come a rassicurarlo ma lui sapeva che era solamente questione di tempo prima che la magia del wandalà perdesse il suo potere, come eco ai suoi timori il braccio cominciò a bruciare terribilmente mentre il marchio si estendeva, digrignando i denti per non gemere e farsi scoprire così dai due coniugi si accasciò contro il muro accasciandosi, sapeva che ciò che stava per fare sarebbe stato molto rischioso ma non aveva alternative. Avrebbe cercato Huna, a qualsiasi costo, e doveva farlo di nascosto. Sorrise tra sé, in passato non gli sarebbe mai passata per l’anticamera del cervello l’idea di ribellarsi al clan ma adesso finalmente aveva aperto gli occhi, ora sapeva come stavano le cose. Era stato uno sciocco a non ascoltare sua sorella, lei che lo aveva avvertito così tante volte sullo zio. Trattenne la sua ira che sembrava voler straripare ma diventava ogni volta sempre più faticoso controllarlo, un giorno sarebbe venuto fuori con tutto l’odio e la frustrazione che aveva accumulato durante tutti quegli anni e poi la fine. Lentamente il suo respiro tornò regolare e la rabbia scemò, anche il braccio ora era tornato alle condizioni normali, ne fu sollevato. Lanciò un’ultima occhiata al capo clan, se qualcuno lo avesse visto in quell’istante si sarebbe spaventato, l’iride si era ristretta e nel suo sguardo si leggevano brame sanguinarie. Non era lui a fissarli ma vi era affacciato il gramo. Uccidere, squarta, squarta! Allora sì che il sangue scorrerà…Morte, morte e sangue… Sibilava dentro di lui premendo per uscire. Capì allora che con le sue sole forze non sarebbe mai riuscito a fuggire, era giunto il momento di affrontarlo, esalò un sospiro e si abbandonò contro il muro incosciente. Lo vide. Era là, una chiazza scura come un’ombra sfocata dalla quale era sempre fuggito nei suoi incubi. Gli occhi rossi rilucevano nell’oscurità beffardi, ma non poteva fargli nulla, non ancora. Sigillato dietro al cerchio del wandalà lo fissava. Non sei umano ma nemmeno una divinità…La tua volontà è più ferrea di un comune mortale ma io sono perenne e lo sappiamo entrambi…Uscirò e poi ci saranno versamenti di sangue, sì, sì! Oh come godrò sì…Per millenni mi hanno tenuto nel mondo degli spiriti ove ero solo una vaga forma ma tornerò, oh se tornerò e poi distruggerò tutti i discendenti di coloro che mi hanno chiuso, sì, sì… Ruira fece fatica a capire le sue parole perché sembrava piuttosto un rauco brontolio ma l’aura del mostro faceva intendere più del dovuto. -“Tu non farai nulla. Perché mi ucciderò ancor prima che tu possa uscire!” Mosse un passo verso la fonte dei suoi timori più nascosti. La belva si mosse preoccupata. Ma lui non può farlo, non ne’ troverà il coraggio è solo un misero mortale, no, no…Prenderò il suo corpo… Il brontolio divenne più acuto e veloce. Ruira sorrise tra sé, funzionava! Prese coraggio:-“Io non ne sarei molto sicuro al tuo posto Gramo! E se non mi toglierò la vita sarà il clan a togliermi di mezzo!” Il mortale dice la verità, cosa fare? Non può, non può! Il demone emise un verso stridulo ansioso. -“Ti propongo un patto Gramo! Vuoi sentire le mia condizioni?” Ci fu un lungo silenzio interrotto solamente dallo sfrigolare dell’aura che avvolgeva il gramo come se fosse fatto di fumo. Alla fine l’essere rispose. Sentiamo il mezzo umano, sentiamo cosa ha da dire… Concesse con un mezzo schiocco delle mascelle. -“Io devo trovare mia sorella, ma da solo non ce la farei mai, in quanto non so nemmeno da che parte cercarla anche se ho il vago sospetto di dove si possa trova…ma il clan mi rintraccerebbe subito. Ho bisogno del tuo aiuto.” Il mortale ha bisogno di aiuto! Il Gramo mostrò una fila di zanne acuminate, era un sorriso veramente grottesco. Cosa darà in cambio? Prometterà di lasciare libero il Gramo? -“Lo farò ma ad un’altra condizione…” Non è corretto, due per uno, due per uno…Non è corretto…schioccò agitato. -“Obbedirai a mia sorella e ai suoi discendenti che verranno. Non le farai alcun male e ogni sua parola sarà un ordine per te.” A quelle parole la bestia emise un ringhio acuto e spiccò un balzo. Ruira indietreggiò proteggendosi il viso con un gomito ma l’essere non riuscì a raggiungerlo. La barriera sfrigolò al contatto fisico con il mostro che volò all’indietro, atterrando in piedi si mise a gironzolare in ampi cerchi, il mezzo umano vuole che lo aiuti nella sua ricerca e pretende che obbedisca a una consanguinea, due per uno, non è corretto, può esaudire uno solo… -“Allora puoi dire addio al mondo!” Lo minacciò Ruira incrociando le braccia. Ma se lo farà se lui prendesse in considerazione l’idea…Manterrà il mortale la parola data? -“Lo farò, seduta stante se rispetterai il patto.” Assicurò incrociando le braccia. Due per uno…Due per uno…Il Gramo continuò a camminare brontolando e emettendo brevi ringhi, sapeva che non avrebbe avuto altre occasioni di uscire dalla sua prigionia e chissà quanto avrebbe dovuto ancora attendere di essere nuovamente richiamato, quella era un’occasione imperdibile, questo lo sapeva, ma quella sua consanguinea alla quale lui sembrava tenerci così tanto poteva decidere di imprigionarlo e questo non doveva accadere, tutto ma non il regno degli spiriti... Alla fine, dopo l’ennesimo cerchio si bloccò mentre la sua enorme testa da semi felino si voltava lentamente verso Ruira, socchiuse gli occhi. Lo farà, liberalo e lo farà se poi solo la consanguinea non lo sigillerà -“Non ti sigillerà.” A quelle ultime parole ci fu un soffio e Ruira venne buttato fuori dal cerchio di luce nel quale si era trovato fino ad allora, poi ci fu il buio. -“Ah…”Gemette scuotendo il capo. Si trovava ancora nell’angolo buio dove si era nascosto, gli zii stavano ancora consumando la loro cena, in silenzio. Dando una rapida occhiata al pendolo di fronte comprese che non erano passati nemmeno molti minuti dal suo stato di incoscienza. Non si sorprese, evidentemente nella dimensione dove si trovava prima il tempo aveva un corso distorto. Si sentiva debole ma orgoglioso. Aveva vinto con la bestia e il patto era stato stipulato, ma ora doveva mantenere la parola data. Il suo sguardo cadde sul braccialetto ancora attorno al suo polso. Lentamente se lo sfilò. * * * Di questo io lo seppi molto più tardi perché in quel momento ero molto lontana da dove si svolgevano i fatti. * * * Lo so che è un capitolo piuttosto breve ma è ciò che sono riuscita a frullare dal mio cervello…*ride*. Grazie a Dalila che mi ha dato consigli preziosi. Spero di non averti deluso! E grazie anche a tutti coloro che hanno solo letto! Un bacione e vi auguro buone vacanze per chi non fosse ancora partito!
  
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