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Autore: Niglia    10/03/2010    6 recensioni
{Vecchio titolo: The Wrong Man}
Giulia è una normale ragazza di 18 anni; va a scuola, esce con le amiche e, quando capita, con qualche ragazzo, ma non è certo alla ricerca del Principe Azzurro.
Sembra l'inizio di un'estate come le altre quando, all'improvviso, compare Enrico: l'erede di un impero criminale, bello e affascinante, che si invaghisce di lei e la obbliga, un po' con le buone e un po' con le cattive, a frequentarlo...
"I tuoi amici non sanno dove sei, però loro sono al sicuro." Mormorò, avvicinando le labbra al mio orecchio e facendomi rabbrividire con il suo caldo respiro. "Cerca di fare in modo che rimangano tali... Se mi disobbedisci in qualsiasi modo, farò loro del male, e ti assicuro che sembrerà un incidente."
Parlava come farebbe un amante nell'intimità di una camera da letto, con la stessa voce calda e rassicurante, leggermente roca: eppure le sue parole erano tutto fuorchè rassicuranti. La sua era una minaccia bella e buona...
[dal Capitolo 7]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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...

Riassunto delle puntate precedenti.

Giulia è una ragazza di diciassette anni come tante, con un solo problema: è diventata la nuova preda di Enrico Occhi Belli, il giovane figlio del boss locale che gestisce i vari traffici di armi e droghe dei dintorni, incutendo timore in chiunque senta anche solo il suo nome. Giulia è appena venuta a conoscenza dei trascorsi del ragazzo dall'ex compare di quest'ultimo, Riccardo, nuova fiamma della migliore amica della nostra protagonista. Enrico ha detto chiaro e tondo che se Giulia non accetterà di uscire con lui, lui non esiterà a far del male ai suoi amici... Come si evolverà la situazione?

Fine del riassunto.

Buona Lettura ^^





Capitolo XIII
















“Giulia, stiamo uscendo! Ti serve qualcosa?”

“No, mamma!”

“Allora a più tardi, tieni la porta aperta così se squilla il telefono è la volta che forse lo senti!”

“Okay, ciao!”

Tornai con calma in camera mia, massaggiandomi la gola indolenzita. Non capivo perché ogni volta che dovevano uscire avevano il bisogno di urlarmi raccomandazioni dal piano di sotto... Ad ogni modo, attesi di sentire la macchina di mio padre accendersi e scendere nel vialetto di casa, e solo dopo essermi accertata che fossero usciti mi rimisi le cuffie del mio fidato Ipod.

Canzoni tristi e angoscianti, ovviamente, visto che ero solita ascoltare la musica a seconda del mio stato d’animo: e non si poteva certo dire che in quel momento fossi serena e tranquilla. E d’altra parte, come avrei potuto esserlo? Solo due giorni prima Riccardo mi aveva raccontato delle cose inenarrabili, che in passato non avrei nemmeno lontanamente immaginato, e che invece per lui erano state all’ordine del giorno.

Che Enrico fosse in un brutto giro si sapeva, come si è certi del sorgere e del tramontare del sole. Ma che la situazione fosse così grave, mio Dio... Si parlava di armi, omicidi... No, anche il solo pensarci mi metteva i brividi; sarebbe stato indubbiamente più semplice fingere che la storia di Riccardo fosse stata inventata di sana pianta in modo da spaventarci e spingerci a stare lontano da lui, eppure c’erano cose, troppe cose che coincidevano... Avevo fatto alcuni calcoli, e il giorno seguente alle rivelazioni di Riccardo mi ero rimboccata le maniche per documentarmi meglio sulla faccenda. Avevo cercato in Internet tutte le notizie e gli articoli di giornale che risalivano a sei anni prima, e quello che avevo trovato mi aveva fatto letteralmente rizzare i capelli.

L’ennesima tragedia si è consumata, ieri notte, nel lussuoso Hotel ***, dove uno dei clienti più abbienti e affezionati è rimasto ucciso in uno scontro a fuoco insieme a due delle sue guardie del corpo...

Seguiva una lunga e accurata descrizione della scena del crimine, e il commento del giornalista che ammetteva che non erano state trovate impronte digitali per risalire agli assassini, di cui si pensava che potessero essere un gruppo di ragazzi non meglio identificati dalla receptionist. E poi, ancora, mentre scorrevo i vari articoli, le notizie si susseguivano in un crescendo di dati, nomi, cifre e foto...

...Uno dei cadaveri è stato riconosciuto come il Russo, un noto trafficante di armi e droga di San Pietroburgo che da qualche tempo aveva spostato il suo giro di affari nei nostri territori... un pareggiamento di conti?... Il Russo, così come anche i suoi due uomini trovati morti con lui, era sempre riuscito a scampare alla giustizia, malgrado gravasse sulla sua testa una pesante condanna di quattro ergastoli, trent’anni per evasione fiscale e venti per violenza sessuale...

Ad un certo punto avevo dovuto smettere di leggere, perché più cose scoprivo di quel fatto meno voglia mi veniva di uscire di casa con il pericolo di incontrare Enrico. Che cosa ne sapevo io, infatti, se anche su di lui gravavano di condanne come quelle? Anche se non aveva alzato un dito su di me, chi mi assicurava che non l’avrebbe fatto la prossima volta, se mai ce ne fosse stata una? Certo, l’idea di trascorrere tutta l’estate chiusa in casa non era molto allettante, ma di sicuro era preferibile alla prospettiva di venire nuovamente rapita.

Tuttavia, non ero sicura di voler paragonare Enrico ad un individuo come il Russo, mi sembrava un confronto azzardato e senza fondamenta. Forse Occhi Belli padre ne sarebbe stato anche all’altezza, ma il figlio... No, non potevo capacitarmi del fatto che un ragazzo appena più grande di me potesse essere capace di simili cose. Okay, aveva ventiquattro anni, ma sinceramente non riuscivo ad immaginarmelo mentre impugnava una pistola e faceva fuoco, checché ne dicesse Riccardo. E, se è per questo, non riuscivo a immaginarmi nessuno dei due in una simile situazione.

Ma dopotutto, io ancora non li conoscevo...

Sbuffando mi gettai sopra il letto, nascondendo il viso nel cuscino. Come sarebbe stato bello premere un pulsante per riavvolgere le ultime settimane della mia vita e cancellarle definitivamente! Mi avrebbe fatto davvero molto comodo... E invece, niente. Dovevo arrendermi all’idea che adesso mi trovavo letteralmente nei casini fino al collo, e sarei anche affogata senza che nessuno potesse fare qualcosa. Parlarne con mia madre era fuori questione, no... Anzi, dovevo fare in modo che i miei genitori non venissero mai a saperlo. E se avessero davvero coinvolto i carabinieri, la polizia? Enrico poteva prendersela con chiunque di loro...

No, no, dovevo smetterla di pensarci. E soprattutto di vedere certi film. A furia di guardare quei thriller da cardiopalma tipici dei miei genitori stavo diventando paranoica e ansiosa. Anche se, accidenti, con quello che stavo passando...

Con un gesto arrabbiato mi strappai le cuffie dell’Ipod dalle orecchie, gettandolo dall’altra parte del letto: un’altra canzone del genere e mi sarei buttata dalla finestra! Avevo bisogno di riposare... Mi strinsi il cuscino al petto e chiusi gli occhi, aspettando che giungesse un bel sonno ristoratore e pregando che non portasse con sé altri incubi.

Non sono sicura di essermi effettivamente addormentata, quel pomeriggio, ma probabilmente non ne ebbi il tempo materiale. Dopo neanche una decina di minuti che ero a letto, sentii dei rumori provenire dal piano di sotto, leggermente attutiti a causa della porta chiusa. Ovviamente non mi preoccupai, o almeno non subito, dato che è da quando ero bambina che sento tutti i rumori e gli scricchiolii di casa mia quando rimango sola a casa: certe cose non si perdono con l’età. Comunque, quella volta ero certa che non si trattasse né del mio cane, né tantomeno dei gatti... E dubitavo fortemente che si potesse trattare anche dei miei genitori, visto che non avevo sentito la macchina.

Perciò, iniziai a preoccuparmi seriamente.

Mi alzai cauta dal letto, decidendo che, se davvero si trattava di un ladro, avrei dovuto fare molta attenzione: non potevo sapere se era armato, infatti. Sfortunatamente l’unica arma di difesa presente in camera mia era un ombrello, ma lo afferrai lo stesso, brandendolo come se fosse stata una mazza da baseball. Avrei riso davvero tanto se avessi scoperto che il rumore era causato solo dai miei gatti che giocavano in cortile, ma nel frattempo era meglio essere cauti. Aprii lentamente la porta della mia stanza, rimanendo seminascosta dietro la parete, e solo dopo aver preso dei profondi respiri decisi di affacciarmi fuori.

A quel punto non potei davvero trattenere un urlo spaventato. Cercai di richiudere velocemente la porta per blindarmi al suo interno e telefonare ai miei genitori, ma l’intruso riuscì a bloccarla facendo semplicemente forza con le braccia, come se non fosse pesante da tenere con una sola mano. Alla fine lasciai andare la maniglia e indietreggiai fino all’interno della camera, continuando a brandire l’ombrello.

La sua risata mi fece venire voglia di ucciderlo.

“Andiamo, Giulia... È così che si accolgono gli ospiti?”

“Non fare un altro passo, Enrico!” Replicai, cercando di non perdere di vista il suo più minimo movimento. “Cosa diavolo ci fai in casa mia? Come accidenti hai fatto ad entrare?!”

Lui sorrise, divertito. “Se mi fai accomodare gentilmente, magari posso anche risponderti.” Disse, incrociando le braccia.

Sbuffai. “Non sono per niente in vena di scherzare con te, Enrico. Non è il momento. Parla e smettila di sparare tutte queste stronzate.”

Il suo sorriso si allargò, mentre sollevava le mani in segno di resa e mi osservava gentile. “Va bene, come vuoi. Ammetto che hai ragione. Come sono entrato?” Sospirò, come se la cosa fosse del tutto scontata. “Ho aspettato che i tuoi genitori uscissero di casa e poi sono passato dal cancello prima che si richiudesse... Nulla di così difficile. Inoltre, la porta era aperta.”

Avrei voluto prenderlo a schiaffi. Ma come si permetteva? Non bastava tormentarmi in discoteca e rapirmi, adesso veniva anche a casa mia? Credeva di poter fare quello che voleva solo perché era un Occhi Belli?

“A proposito... Sai che tua sorella è proprio una bella bambina?”

Non ci vidi più; lasciai cadere a terra l’ombrello e mi precipitai verso di lui, sollevando una mano con l’intenzione di schiaffeggiarlo. Sfortunatamente lui comprese le mie intenzioni perché mi bloccò il braccio a mezz’aria, con un’aria non più tanto divertita. Meno male, mi ero stancata del suo sorrisetto arrogante.

“Che ti prende?” Sibilò, leggermente arrabbiato.

Al contrario, io ero del tutto furiosa. “Lascia stare mia sorella!” Esclamai, tremante. “Lascia la mia famiglia fuori da questa storia, non provare ad avvicinarti a loro nemmeno per sbaglio!”

“Credi che se avessi voluto far loro del male non l’avrei già fatto?” Ribattè, stringendo la presa sui miei polsi e strappandomi un gemito di dolore. “Mi sembra di averti dimostrato di rispettarti più di una volta.”

Non potei trattenermi dallo sbuffare. “Certo, come no! Perché magari l’essere entrato di nascosto, come un ladro, in casa mia è un segno del tuo rispetto, vero? E anche rapirmi è sempre segno di rispetto? Abbiamo proprio delle concezioni diverse su questi termini, Enrico.”

Improvvisamente mi lasciò andare, facendomi barcollare e indietreggiare prudentemente.

“Sono solo venuto a portarti la roba che hai dimenticato a casa mia.” Disse con voce neutra, gettando una borsa sul mio letto. “C’è anche il tuo cellulare, pensavo ti servisse.”

Non potei impedirmi di usare un tono grondante sarcasmo. “Oh, davvero molto gentile da parte tua. Dovrei anche fare qualcosa per ringraziarti?”

Questo mi fece guadagnare un’occhiataccia da parte sua, che però si trasformò in uno sguardo malizioso che non mi piacque per niente. Ed ero di nuovo sola con lui…

“Faresti bene a non tentarmi con simili proposte, Giulia, perché potrei anche approfittarne…” Mormorò, avanzando di qualche passo.

“Ti ho già detto di starmi lontano,” ripetei, non troppo convinta. Il ricordo delle sue labbra bollenti sul mio collo era ancora troppo vivido e recente, e decisamente non volevo che ricapitasse una cosa simile. Più manteneva le distanze meglio era.

Come se avesse intuito lo scorrere dei miei pensieri, sorrise. “Non ti ho mai costretto a fare qualcosa contro la tua volontà, Giulia…” Sussurrò facendosi più vicino, riuscendo a farmi indietreggiare fino alla parete. Oh no, merda, non di nuovo

“Beh, sei venuto a riportarmi le mie cose, giusto? Ora te ne puoi anche andare…” Dissi, sforzandomi di sembrare tranquilla come se avessi avuto tutto sotto controllo. Si, come no…

Ridacchiò piano, come se fosse stato contento di avermi intrappolata un’altra volta. “Andiamo, Giulia, mi mandi via così? Senza neppure ringraziarmi? Non è molto corretto da parte tua…”

Deglutii, chiudendo gli occhi per dimenticare la sua terribile vicinanza. “Accidenti, Enrico, cosa diavolo vuoi da me?”

Sentii il suo respiro sul collo mentre mi rispondeva, parlando a bassa voce. “Mi sembra di avertelo detto… Permettimi di invitarti ad uscire, qualche volta… Ti prometto che mi comporterò bene…”

Mentalmente gli diedi del pazzo. “Spiegami perché dovrei fidarmi di te! Dimmi perché dovrei dirigermi di mia spontanea volontà tra le fauci del leone!” Esclamai, osando finalmente aprendo gli occhi per guardarlo.

Lui aveva di nuovo quell’irritante sorriso. “Mi piace come immagine, sai?” Poi dovette accorgersi della mia espressione nervosa e arrabbiata perché si affrettò ad aggiungere, sempre con il medesimo sorriso: “Ma ti assicuro che le mie intenzioni sono più che onorevoli. Ti puoi fidare di me, dico sul serio.”

Sospirai, distogliendo lo sguardo da lui. Avevo altre alternative, dopotutto? Anzi, magari se avessi accettato di uscire con lui per un po’ lo avrebbe fatto felice, e quando si sarebbe stancato di me io sarei sparita dalla sua vista come se non fossi mai esistita, e tutto sarebbe tornato normale sia per me che per lui, per quanto mi potesse interessare.

E di sicuro io non avrei fatto menzione di quello che sapevo grazie alle rivelazioni di Riccardo, perché ancora non ero tanto stupida da tirarmi la zappa sui piedi per il semplice gusto di farlo. Avrei cercato di trattarlo come un comune ragazzo al pari di Federico o Matteo, senza pensare al fatto che possedeva una pistola – sperando che non ne avesse altre – e che probabilmente la usava spesso. Ma al di là di questo, cosa c’era che poteva impedirmi di accontentarlo per un po’? D’altronde non stavo firmando nessun patto col diavolo. O almeno questo era quello di cui stavo cercando di convincermi.

“Va bene, facciamo come vuoi tu, allora.” Mormorai alla fine, senza volergli dare la soddisfazione di dirlo ad alta voce.

“Oh, perfetto! Era questo che volevo sentire.” Esclamò con un sorriso se possibile ancora più largo, puntando le mani contro il muro e avvicinando pericolosamente il volto al mio. “Sei davvero una ragazza giudiziosa, Giulia.”

Deglutii, distogliendo lo sguardo da lui e facendolo scorrere sul resto della stanza che intravedevo da dietro le sue spalle; era incredibilmente alto, tremai al pensiero di quello che avrebbe potuto fare se… Oh Dio, perché devo terrorizzarmi da sola? Io e le mie manie di protagonismo…

“Okay, hai ottenuto quello che volevi, Enrico. Perché adesso non te ne vai? Avrei da studiare.”

Che scusa patetica! Era ovvio che a luglio non avessi nessun genere di compiti da fare, ma questo di certo non volevo che lui lo sapesse. E cacciarlo in malo modo dopo essere uscita palesemente sconfitta da quella battaglia, beh… Non mi sembrava né molto onorevole né tantomeno intelligente.

Mi sembrava già di vedere i titoli del giornale del giorno dopo… Ragazza trovata priva di vita nella sua camera da letto, con brutali segni di violenza sul corpo. La polizia brancola nel buio…

Si beh… Magari stavo un po’ esagerando, e forse il fatto di non aver ancora visto ‘la vita passarmi davanti agli occhi’ avrebbe dovuto tranquillizzarmi, ma… Ero con le spalle al muro, da sola in casa, con la sola – e poco confortevole – figura di Enrico a tenermi compagnia! Davvero una bella mossa.

Tornai sulla terra quando lo sentii ridacchiare, scuotendo la testa. I miei occhi tornarono inevitabilmente su di lui, dato che era sempre meglio tenerlo sotto controllo.

“Proprio non riesci a sopportare la mia presenza, eh?” Mormorò, sfiorandomi una guancia con la punta delle dita. Perché prima non mi ero resa conto di quanto fosse delicato il suo tocco?

Sospirai, sentendo i brividi che quella breve carezza mi aveva procurato. “Diciamo che quello che è successo l’altro giorno mi ha un po’ spaventata…”

Mezza bugia: se stavo tremando era per la maggior parte a causa delle rivelazioni di Riccardo, e non tanto per il rapimento, che avevo ormai archiviato sotto il nome di ‘Esperienza vissuta’. Piuttosto mi era difficile accettare che le stesse mani che mi stavano accarezzando in quel modo fossero in realtà sporche di sangue… Ed io ero a conoscenza solo di una millesima parte della sua vita, dato che Riccardo se ne è allontanato prima che fosse davvero troppo tardi.

Si, avevo paura. Non mi dava fastidio ammetterlo, ma mi irritava che lui lo capisse.

“Oh, non preoccuparti. D’ora in avanti, non ci sarà bisogno di ricorrere a simili mezzi per stare insieme…” Sussurrò, dolce come il miele e pericoloso come un’ape.

Avrei voluto ribattere con un ‘Sei davvero convinto che io voglia stare con te?’ Ma per fortuna stavo diventando abbastanza saggia da capire che quello era il momento per mordermi la lingua.

Coraggio, Giulia, stringi i denti e resisti. Tanto, quanto potrà mai durare il suo interesse nei tuoi confronti? La settimana prossima si sarà già dimenticato di te, pensai, con un invidiabile ottimismo.

Oh…

Non mi ero mai sbagliata tanto in vita mia.







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Note dell'Autrice:

Accidenti, quanto tempo... L'ultimo capitolo l'avevo pubblicato a novembre... Novembre! Sono passati secoli =O Perdonatemi per l'attesa - ho visto che alcuni dei miei lettori assidui ci hanno rinunciato e mi hanno dato per dispersa - ma avete ragione. E' stato - ed è ancora! - un periodo piuttosto incasinato a scuola, ormai scrivo proprio pochissimo... Diciamo che l'unica cosa che scrivo sono gli appunti in classe... =( Ma mi dispiacerebbe davvero tanto non riuscire a terminare e portare avanti questa storia, mi ci sono affezionata!

Cercherò di aggiornare in tempi meno apocalittici, promesso ^^ Magari ogni due settimane... Studio permettendo!

Intanto ringrazio tutti voi che continuate a seguirmi: Grazie, Thank you, Danke schön, Merci beaucoup, Muchas Gracias!! XD

Alla prossima puntata (a proposito: il riassunto iniziale era d'obbligo, dato che dopo quasi 4 mesi senza storia anch'io mi ero quasi dimenticata ciò che stava succedendo ^_^; ) Un bacione!

Auf wiedersehen =*

   
 
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