Riassunto delle puntate precedenti.
Giulia è una ragazza di diciassette anni come tante, con un solo problema: è diventata la nuova preda di Enrico Occhi Belli, il giovane figlio del boss locale che gestisce i vari traffici di armi e droghe dei dintorni, incutendo timore in chiunque senta anche solo il suo nome. Giulia è appena venuta a conoscenza dei trascorsi del ragazzo dall'ex compare di quest'ultimo, Riccardo, nuova fiamma della migliore amica della nostra protagonista. Enrico ha detto chiaro e tondo che se Giulia non accetterà di uscire con lui, lui non esiterà a far del male ai suoi amici... Come si evolverà la situazione?
Fine del riassunto.
Buona Lettura ^^
Capitolo XIII
“Giulia,
stiamo uscendo! Ti serve
qualcosa?”
“No,
mamma!”
“Allora
a più tardi, tieni la porta aperta così se
squilla il
telefono è la volta che forse lo senti!”
“Okay,
ciao!”
Tornai
con calma in camera mia, massaggiandomi la gola
indolenzita. Non capivo perché ogni
volta
che dovevano uscire avevano il bisogno di urlarmi raccomandazioni dal
piano di
sotto... Ad ogni modo, attesi di sentire la macchina di mio padre
accendersi e
scendere nel vialetto di casa, e solo dopo essermi accertata che
fossero usciti
mi rimisi le cuffie del mio fidato Ipod.
Canzoni
tristi e angoscianti, ovviamente, visto che ero
solita ascoltare la musica a seconda del mio stato d’animo: e
non si poteva
certo dire che in quel momento fossi serena e tranquilla. E
d’altra parte, come
avrei potuto esserlo? Solo due giorni prima Riccardo mi aveva
raccontato delle
cose inenarrabili, che in passato non avrei nemmeno lontanamente
immaginato, e
che invece per lui erano state all’ordine del giorno.
Che
Enrico fosse in un brutto giro si sapeva, come si è certi
del sorgere e del tramontare del sole. Ma che la situazione fosse così grave, mio Dio... Si
parlava di
armi, omicidi... No, anche il solo pensarci mi metteva i brividi;
sarebbe stato
indubbiamente più semplice fingere che la storia di Riccardo
fosse stata
inventata di sana pianta in modo da spaventarci e spingerci a stare
lontano da
lui, eppure c’erano cose, troppe cose che coincidevano...
Avevo fatto alcuni
calcoli, e il giorno seguente alle rivelazioni di Riccardo mi ero
rimboccata le
maniche per documentarmi meglio sulla faccenda. Avevo cercato in
Internet tutte
le notizie e gli articoli di giornale che risalivano a sei anni prima,
e quello
che avevo trovato mi aveva fatto letteralmente rizzare i capelli.
L’ennesima
tragedia si è consumata, ieri notte, nel lussuoso Hotel ***,
dove uno dei
clienti più abbienti e affezionati è rimasto
ucciso in uno scontro a fuoco
insieme a due delle sue guardie del corpo...
Seguiva
una lunga e accurata descrizione della scena del
crimine, e il commento del giornalista che ammetteva che non erano
state
trovate impronte digitali per risalire agli assassini, di cui si
pensava che
potessero essere un gruppo di ragazzi non meglio identificati dalla
receptionist. E poi, ancora, mentre scorrevo i vari articoli, le
notizie si
susseguivano in un crescendo di dati, nomi, cifre e foto...
...Uno
dei
cadaveri è stato riconosciuto come il Russo, un noto
trafficante di armi e
droga di San Pietroburgo che da qualche tempo aveva spostato il suo
giro di
affari nei nostri territori... un pareggiamento di conti?... Il Russo,
così
come anche i suoi due uomini trovati morti con lui, era sempre riuscito
a
scampare alla giustizia, malgrado gravasse sulla sua testa una pesante
condanna
di quattro ergastoli, trent’anni per evasione fiscale e venti
per violenza
sessuale...
Ad
un certo punto avevo dovuto smettere di leggere, perché
più cose scoprivo di quel fatto meno voglia mi veniva di
uscire di casa con il
pericolo di incontrare Enrico. Che cosa ne sapevo io, infatti, se anche
su di
lui gravavano di condanne come quelle? Anche se non aveva alzato un
dito su di
me, chi mi assicurava che non l’avrebbe fatto la prossima
volta, se mai ce ne
fosse stata una? Certo, l’idea di trascorrere tutta
l’estate chiusa in casa non
era molto allettante, ma di sicuro era preferibile alla prospettiva di
venire
nuovamente rapita.
Tuttavia,
non ero sicura di voler paragonare Enrico ad un
individuo come il Russo, mi
sembrava
un confronto azzardato e senza fondamenta. Forse Occhi Belli padre ne
sarebbe
stato anche all’altezza, ma il figlio... No, non potevo
capacitarmi del fatto
che un ragazzo appena più grande di me potesse essere capace
di simili cose. Okay,
aveva ventiquattro anni, ma sinceramente non riuscivo ad immaginarmelo
mentre
impugnava una pistola e faceva fuoco, checché ne dicesse
Riccardo. E, se è per
questo, non riuscivo a immaginarmi nessuno dei due in una simile
situazione.
Ma
dopotutto, io ancora non li conoscevo...
Sbuffando
mi gettai sopra il letto, nascondendo il viso nel
cuscino. Come sarebbe stato bello premere un pulsante per riavvolgere
le ultime
settimane della mia vita e cancellarle definitivamente! Mi avrebbe
fatto
davvero molto comodo... E invece, niente. Dovevo arrendermi
all’idea che adesso
mi trovavo letteralmente nei casini fino al collo, e sarei anche
affogata senza
che nessuno potesse fare qualcosa. Parlarne con mia madre era fuori
questione,
no... Anzi, dovevo fare in modo che i miei genitori non venissero mai a
saperlo. E se avessero davvero coinvolto i carabinieri, la polizia?
Enrico
poteva prendersela con chiunque di loro...
No,
no, dovevo smetterla di pensarci. E soprattutto di vedere
certi film. A furia di guardare quei thriller da cardiopalma tipici dei
miei
genitori stavo diventando paranoica e ansiosa. Anche se, accidenti, con
quello
che stavo passando...
Con
un gesto arrabbiato mi strappai le cuffie dell’Ipod dalle
orecchie, gettandolo dall’altra parte del letto:
un’altra canzone del genere e
mi sarei buttata dalla finestra! Avevo bisogno di riposare... Mi
strinsi il
cuscino al petto e chiusi gli occhi, aspettando che giungesse un bel
sonno
ristoratore e pregando che non portasse con sé altri incubi.
Non
sono sicura di essermi effettivamente addormentata, quel
pomeriggio, ma probabilmente non ne ebbi il tempo materiale. Dopo
neanche una
decina di minuti che ero a letto, sentii dei rumori provenire dal piano
di
sotto, leggermente attutiti a causa della porta chiusa. Ovviamente non
mi
preoccupai, o almeno non subito, dato che è da quando ero
bambina che sento
tutti i rumori e gli scricchiolii di casa mia quando rimango sola a
casa: certe
cose non si perdono con l’età. Comunque, quella
volta ero certa che non si
trattasse né del mio cane, né tantomeno dei
gatti... E dubitavo fortemente che
si potesse trattare anche dei miei genitori, visto che non avevo
sentito la
macchina.
Perciò,
iniziai a preoccuparmi seriamente.
Mi
alzai cauta dal letto, decidendo che, se davvero si trattava
di un ladro, avrei dovuto fare molta attenzione: non potevo sapere se
era
armato, infatti. Sfortunatamente l’unica arma di difesa
presente in camera mia
era un ombrello, ma lo afferrai lo stesso, brandendolo come se fosse
stata una
mazza da baseball. Avrei riso davvero tanto se avessi scoperto che il
rumore
era causato solo dai miei gatti che giocavano in cortile, ma nel
frattempo era
meglio essere cauti. Aprii lentamente la porta della mia stanza,
rimanendo
seminascosta dietro la parete, e solo dopo aver preso dei profondi
respiri
decisi di affacciarmi fuori.
A
quel punto non potei davvero trattenere un urlo spaventato.
Cercai di richiudere velocemente la porta per blindarmi al suo interno
e
telefonare ai miei genitori, ma l’intruso riuscì a
bloccarla facendo
semplicemente forza con le braccia, come se non fosse pesante da tenere
con una
sola mano. Alla fine lasciai andare la maniglia e indietreggiai fino
all’interno della camera, continuando a brandire
l’ombrello.
La
sua risata mi fece venire voglia di ucciderlo.
“Andiamo,
Giulia... È così che si accolgono gli
ospiti?”
“Non
fare un altro passo, Enrico!” Replicai, cercando di non
perdere di vista il suo più minimo movimento.
“Cosa diavolo ci fai in casa mia?
Come accidenti hai fatto ad entrare?!”
Lui
sorrise, divertito. “Se mi fai accomodare gentilmente,
magari posso anche risponderti.” Disse, incrociando le
braccia.
Sbuffai.
“Non sono per niente in vena di scherzare con te,
Enrico. Non è il momento. Parla e smettila di sparare tutte
queste stronzate.”
Il
suo sorriso si allargò, mentre sollevava le mani in segno
di resa e mi osservava gentile. “Va bene, come vuoi. Ammetto
che hai ragione.
Come sono entrato?” Sospirò, come se la cosa fosse
del tutto scontata. “Ho
aspettato che i tuoi genitori uscissero di casa e poi sono passato dal
cancello
prima che si richiudesse... Nulla di così difficile.
Inoltre, la porta era
aperta.”
Avrei
voluto prenderlo a schiaffi. Ma come si permetteva? Non
bastava tormentarmi in discoteca e rapirmi, adesso veniva anche a casa
mia?
Credeva di poter fare quello che voleva solo perché era un
Occhi Belli?
“A
proposito... Sai che tua sorella è proprio una bella
bambina?”
Non
ci vidi più; lasciai cadere a terra l’ombrello e
mi
precipitai verso di lui, sollevando una mano con l’intenzione
di
schiaffeggiarlo. Sfortunatamente lui comprese le mie intenzioni
perché mi
bloccò il braccio a mezz’aria, con
un’aria non più tanto divertita. Meno male,
mi ero stancata del suo sorrisetto arrogante.
“Che
ti prende?” Sibilò, leggermente arrabbiato.
Al
contrario, io ero del tutto furiosa. “Lascia stare mia
sorella!” Esclamai, tremante. “Lascia la mia
famiglia fuori da questa storia,
non provare ad avvicinarti a loro nemmeno per sbaglio!”
“Credi
che se avessi voluto far loro del male non l’avrei
già
fatto?” Ribattè, stringendo la presa sui miei
polsi e strappandomi un gemito di
dolore. “Mi sembra di averti dimostrato di rispettarti
più di una volta.”
Non
potei trattenermi dallo sbuffare. “Certo, come no!
Perché
magari l’essere entrato di nascosto, come un ladro, in casa
mia è un segno del
tuo rispetto, vero? E anche rapirmi è sempre segno di
rispetto? Abbiamo proprio
delle concezioni diverse su questi termini, Enrico.”
Improvvisamente
mi lasciò andare, facendomi barcollare e
indietreggiare prudentemente.
“Sono
solo venuto a portarti la roba che hai dimenticato a
casa mia.” Disse con voce neutra, gettando una borsa sul mio
letto. “C’è anche
il tuo cellulare, pensavo ti servisse.”
Non
potei impedirmi di usare un tono grondante sarcasmo. “Oh,
davvero molto gentile da parte tua. Dovrei anche fare qualcosa per
ringraziarti?”
Questo
mi fece guadagnare un’occhiataccia da parte sua, che
però si trasformò in uno sguardo malizioso che
non mi piacque per niente. Ed
ero di nuovo sola con lui…
“Faresti
bene a non tentarmi con simili proposte, Giulia, perché
potrei anche approfittarne…” Mormorò,
avanzando di qualche passo.
“Ti
ho già detto di starmi lontano,” ripetei, non
troppo
convinta. Il ricordo delle sue labbra bollenti sul mio collo era ancora
troppo
vivido e recente, e decisamente non volevo che ricapitasse una cosa
simile. Più
manteneva le distanze meglio era.
Come
se avesse intuito lo scorrere dei miei pensieri,
sorrise. “Non ti ho mai costretto a fare qualcosa contro la
tua volontà,
Giulia…” Sussurrò facendosi
più vicino, riuscendo a farmi indietreggiare fino
alla parete. Oh no, merda, non di nuovo…
“Beh, sei venuto a
riportarmi le mie cose, giusto? Ora te ne puoi anche
andare…” Dissi,
sforzandomi di sembrare tranquilla come se avessi avuto tutto sotto
controllo. Si,
come no…
Ridacchiò
piano, come se fosse stato contento di avermi
intrappolata un’altra volta. “Andiamo, Giulia, mi
mandi via così? Senza neppure
ringraziarmi? Non è molto corretto da parte
tua…”
Deglutii,
chiudendo gli occhi per dimenticare la sua terribile
vicinanza. “Accidenti, Enrico, cosa diavolo vuoi da
me?”
Sentii
il suo respiro sul collo mentre mi rispondeva,
parlando a bassa voce. “Mi sembra di avertelo
detto… Permettimi di invitarti ad
uscire, qualche volta… Ti prometto che mi
comporterò bene…”
Mentalmente
gli diedi del pazzo. “Spiegami perché dovrei
fidarmi di te! Dimmi perché dovrei dirigermi di mia
spontanea volontà tra le
fauci del leone!” Esclamai, osando finalmente aprendo gli
occhi per guardarlo.
Lui
aveva di nuovo quell’irritante sorriso. “Mi piace
come
immagine, sai?” Poi dovette accorgersi della mia espressione
nervosa e
arrabbiata perché si affrettò ad aggiungere,
sempre con il medesimo sorriso:
“Ma ti assicuro che le mie intenzioni sono più che
onorevoli. Ti puoi fidare di
me, dico sul serio.”
Sospirai,
distogliendo lo sguardo da lui. Avevo altre
alternative, dopotutto? Anzi, magari se avessi accettato di uscire con
lui per
un po’ lo avrebbe fatto felice, e quando si sarebbe stancato
di me io sarei
sparita dalla sua vista come se non fossi mai esistita, e tutto sarebbe
tornato
normale sia per me che per lui, per quanto mi potesse interessare.
E
di sicuro io non avrei fatto menzione di quello che sapevo
grazie alle rivelazioni di Riccardo, perché ancora non ero
tanto stupida da
tirarmi la zappa sui piedi per il semplice gusto di farlo. Avrei
cercato di
trattarlo come un comune ragazzo al pari di Federico o Matteo, senza
pensare al
fatto che possedeva una pistola – sperando che non ne avesse
altre – e che
probabilmente la usava spesso. Ma al di là di questo, cosa
c’era che poteva
impedirmi di accontentarlo per un po’? D’altronde
non stavo firmando nessun
patto col diavolo. O almeno questo era quello di cui stavo cercando di
convincermi.
“Va
bene, facciamo come vuoi tu, allora.” Mormorai alla fine,
senza volergli dare la soddisfazione di dirlo ad alta voce.
“Oh,
perfetto! Era questo che volevo sentire.” Esclamò
con un
sorriso se possibile ancora più largo, puntando le mani
contro il muro e
avvicinando pericolosamente il volto al mio. “Sei davvero una
ragazza
giudiziosa, Giulia.”
Deglutii,
distogliendo lo sguardo da lui e facendolo scorrere
sul resto della stanza che intravedevo da dietro le sue spalle; era
incredibilmente alto, tremai al pensiero di quello che avrebbe potuto
fare se…
Oh Dio, perché devo terrorizzarmi da sola? Io e le mie manie
di protagonismo…
“Okay,
hai ottenuto quello che volevi, Enrico. Perché adesso
non te ne vai? Avrei da studiare.”
Che
scusa patetica! Era ovvio che a luglio non avessi nessun
genere di compiti da fare, ma questo di certo non volevo che lui lo
sapesse. E
cacciarlo in malo modo dopo essere uscita palesemente sconfitta da
quella
battaglia, beh… Non mi sembrava né molto
onorevole né tantomeno intelligente.
Mi
sembrava già di vedere i titoli del giornale del giorno
dopo… Ragazza trovata priva di
vita nella
sua camera da letto, con brutali segni di violenza sul corpo. La
polizia
brancola nel buio…
Si
beh… Magari stavo un po’ esagerando, e forse il
fatto di
non aver ancora visto ‘la vita passarmi davanti agli
occhi’ avrebbe dovuto
tranquillizzarmi, ma… Ero con le spalle al muro, da sola in casa, con la sola – e
poco confortevole – figura di Enrico
a tenermi compagnia! Davvero una bella mossa.
Tornai
sulla terra quando lo sentii ridacchiare, scuotendo la
testa. I miei occhi tornarono inevitabilmente su di lui, dato che era
sempre
meglio tenerlo sotto controllo.
“Proprio
non riesci a sopportare la mia presenza, eh?”
Mormorò, sfiorandomi una guancia con la punta delle dita.
Perché prima non mi
ero resa conto di quanto fosse delicato il suo tocco?
Sospirai,
sentendo i brividi che quella breve carezza mi
aveva procurato. “Diciamo che quello che è
successo l’altro giorno mi ha un po’
spaventata…”
Mezza
bugia: se stavo tremando era per la maggior parte a
causa delle rivelazioni di Riccardo, e non tanto per il rapimento, che
avevo
ormai archiviato sotto il nome di ‘Esperienza
vissuta’. Piuttosto mi era
difficile accettare che le stesse mani che mi stavano accarezzando in
quel modo
fossero in realtà sporche di sangue… Ed io ero a
conoscenza solo di una
millesima parte della sua vita, dato che Riccardo se ne è
allontanato prima che
fosse davvero troppo tardi.
Si,
avevo paura. Non mi dava fastidio ammetterlo, ma mi
irritava che lui lo capisse.
“Oh,
non preoccuparti. D’ora in avanti, non ci sarà
bisogno
di ricorrere a simili mezzi per stare insieme…”
Sussurrò, dolce come il miele e
pericoloso come un’ape.
Avrei
voluto ribattere con un ‘Sei davvero convinto che io voglia stare con te?’ Ma per
fortuna
stavo diventando abbastanza saggia da capire che quello era il momento
per
mordermi la lingua.
Coraggio,
Giulia,
stringi i denti e resisti. Tanto, quanto potrà mai durare il
suo interesse nei
tuoi confronti? La settimana prossima si sarà già
dimenticato di te,
pensai, con un invidiabile ottimismo.
Oh…
Non mi ero mai sbagliata tanto in vita mia.
______________________________________________________________________________________
Note dell'Autrice:
Accidenti, quanto tempo... L'ultimo capitolo l'avevo pubblicato a novembre... Novembre! Sono passati secoli =O Perdonatemi per l'attesa - ho visto che alcuni dei miei lettori assidui ci hanno rinunciato e mi hanno dato per dispersa - ma avete ragione. E' stato - ed è ancora! - un periodo piuttosto incasinato a scuola, ormai scrivo proprio pochissimo... Diciamo che l'unica cosa che scrivo sono gli appunti in classe... =( Ma mi dispiacerebbe davvero tanto non riuscire a terminare e portare avanti questa storia, mi ci sono affezionata!
Cercherò di aggiornare in tempi meno apocalittici, promesso ^^ Magari ogni due settimane... Studio permettendo!
Intanto ringrazio tutti voi che continuate a seguirmi: Grazie, Thank you, Danke schön, Merci beaucoup, Muchas Gracias!! XD
Alla prossima puntata (a proposito: il riassunto iniziale era d'obbligo, dato che dopo quasi 4 mesi senza storia anch'io mi ero quasi dimenticata ciò che stava succedendo ^_^; ) Un bacione!
Auf wiedersehen =*