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Autore: _Ly_    28/07/2005    8 recensioni
Un pazzo che cerca di riportare in vita un antico e potente mago, una storia di vendetta e di odio personale, di crescita e di cambiamento il tutto condito con i soliti piccoli problemi personali, le gelosie e le gioie di ognuno... Perchè "tutto continua"... E Harry, Ron, Hermione e Ginny saranno ancora in prima linea ad affrontarlo! [Finalmente sono tornata...,]
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II – Le Nostre Vite

II – Le Nostre Vite

 

 

Is it love tonight

When everyone's dreaming

Of a better life

In this world

Divided by fear

We've gotta believe that

There's a reason we're here

Yeah, there's a reason we're here

 

(The Calling – Our Lives)

 

“Ehi, buongiorno… Finalmente sveglie, eh?” Ron abbozzò un sorriso tenero guardando verso la porta della cucina. Hermione era appena entrata, l’aria ancora decisamente assonnata e una camicia di Ron addosso talmente in disordine da riuscire a tenere testa ai suoi capelli.

“’giorno” sbadigliò di rimando entrando nella stanza luminosa e buttandosi stancamente su una sedia di fianco a lui.

Ron la osservò divertito, vedere Hermione alzarsi tardi e presentarsi a colazione in pigiama era una cosa rara, vederla varcare la soglia della cucina poco prima del mezzogiorno con addosso una sua camicia era probabilmente unica.

“Caffè?” le chiese alzandosi rapidamente e sfiorando con la bacchetta il bricco di vetro pieno di liquido nero da cui salirono immediatamente piccole nuvole di vapore.

“Decisamente sì…” rispose lei, sbadigliando di nuovo.

Ron ridacchiò versandogliene una tazza abbondante “Dormito poco, eh?” ironizzò.

Per tutta risposta la riccia gli rifilò un’occhiata bieca “Bè, di certo non è stata colpa mia se quando sono tornata a notte fonda ho trovato qualcuno sveglio che non mi voleva far dormire…” disse, ma il tono della sua voce dava ad intendere tutto fuorché il minimo risentimento.

Ron non trattenne un sorriso malizioso e divertito e con il dorso delle dita le sfiorò la base del collo, sotto i ricci ribelli, provocandole un piccolo brivido, per poi riprendere posto accanto a lei “Non ho mica fatto tutto da solo, eh?”.

Hermione si voltò leggermente verso il ragazzo che le stava di fianco, sorseggiando il suo caffè amaro e scuotendo la testa con fare rassegnato.

Dopo alcuni attimi di silenzio dette un colpo di tosse “E… come mai ancora a casa stamani? Harry non è già uscito?” domandò cercando un pretesto per agganciare una conversazione.

“Sì, ma doveva fare delle commissioni, oggi è il nostro giorno di riposo” spiegò vagamente.

Hermione annuì passandosi distrattamente una ciocca riccia dietro l’orecchio “Ah, già. Tu non hai nulla da fare?” chiese cercando di mostrare interesse.

“Nulla a parte rilassarmi, oggi.” rispose portando le mani dietro la testa e accomodandosi meglio sulla sedia.

Annuì di nuovo appoggiando delicatamente la sua tazza vuota sulla superficie marmorea del tavolo “Stasera siamo a cena dai tuoi genitori, vero?”

“Già, speriamo sia bel tempo perché mamma ha organizzato una delle sue cene in famiglia nel giardino della Tana…” fece dando un’occhiata al tempo di fuori, che negli ultimi giorni aveva portato un po’ di pioggia.

Gli occhi di Hermione corsero al cielo limpido che si intravedeva dalle tende scostate “Sembra che sia una bella giornata”.

“Bè, stamattina sono uscito un secondo e sembrava calda, sì” aggiunse Ron.

Hermione si alzò dal tavolo per raggiungere la finestra, scivolando attorno a Ron che non la perse di vista un istante. Spalancò i vetri e respirò l’aria tiepida di inizio settembre “Sarà una bella giornata, la cena è salva” decretò sicura.

Questa volta fu Ron ad annuire “Bè, se al massimo finisce a piovere usciamo io e te per una cenetta, ti va? È tanto che non facciamo qualcosa di questo genere…”

Hermione sorrise entusiasta e lo abbracciò alle spalle, sprofondando il viso nel suo collo e dandogli un piccolo bacio “Già, una cena, due chiacchiere, una passeggiata… E’ tanto, sì” constatò.

Ron si voltò verso di lei fino a trovarsela di fronte “E se non riusciremo stasera possiamo sempre fare domani” le propose.

“Mh… Però per domani sera devo finire una relazione e sono un po’ in dietro…” replicò dispiaciuta lei, sedendosi sulle sue gambe.

Ron se la accomodò meglio tirandola a sé “Che relazione?” domandò più per circostanze che per vero interesse.

“Oh, una ricerca che ho svolto per l’ufficio Uso Improprio di Manufatti Babbani. Quella sui computer ipnotici” accennò iniziando a giocare con i capelli rossicci della nuca di lui.

Ron strinse le sue braccia attorno alla vita di Hermione accarezzandole la schiena “Aha”

Hermione annuì distrattamente “E’ stato un caso molto impegnativo, sai? Pensa che questo gruppo di malavitosi faceva commettere atti criminali alle povere persone che ipnotizzava…”

“Mhm… Molto interessante” commentò mentre lasciava che Hermione si sedesse a cavallo delle sue gambe.

“Ron… Non è vero… Ti prego…” commentò inarcando le sopracciglia con fare divertito e avvicinandosi al suo volto.

Lui finse un’aria offesa “Oh, ma invece lo è. Raccontami, dai… Questo compulters…”

Hermione si lasciò sfuggire una risata prima di sussurrargli “Shhh…” all’orecchio, catturagli il viso tra le mani e baciarlo, avvinghiandosi a lui.

Era come se nell’ultimo periodo ogni stante che non passassero stretti l’uno all’altra fosse assolutamente privo di valore e poco interessante. Come due adolescenti, più che come una coppia di giovani maturi, non potevano evitare di baciarsi, toccarsi e fare l’amore ogni volta che si trovavano soli l’uno con l’altra.

Ogni volta che le dita o le labbra di Ron sfioravano anche solo una guancia Hermione provava un brivido insopprimibile e per Ron l’abbraccio di Hermione era diventata una necessità.

In pochi attimi Hermione si ritrovò a cavalcioni sul suo ragazzo seduto sopra il tavolo freddo, intenta a sbottonare la sua camicia con fare decisamente impaziente.

“Herm, la cucina però…” cercò di farle notare Ron un po’ a disagio.

Per tutta risposta lei mise un adorabile broncio e incollò il suo naso a quello di lui “Ehi, non ti basta stare con me?” gli sussurrò a fior di labbra e con un bacio uccise sul nascere la risposta di lui che non ebbe più nulla da obiettare.

Non erano trascorsi cinque minuti che la porta bianca della cucina si spalancò poco delicatamente.

“Oh mio Dio! Ragazzi, il tavolo! E tra poco ci dobbiamo anche pranzare… Hermione! Ron!” Harry si voltò all’istante levando gli occhiali e portando una mano sugli occhi, lasciando cadere a terra il pacco di cartone che teneva per evitare di fissare nella sua memoria quell’immagine imbarazzante.

Ron iniziò a tossire rumorosamente mentre Hermione, imbarazza, si stringeva la camicia semi-sbottonata al petto arrossendo furiosamente.

“Ha-harry! Come… Cosa… Così all’improvviso…” balbettò saltando giù dal tavolo –e da Ron- e ravvivandosi i ricci sciolti.

Harry rimase istupidito a fissarli, passando il suo sguardo da Ron a Hermione, da Hermione a Ron…

“Così all’improvviso? Ma se è ora di pranzo! E poi questa è ancora casa mia… La mia cucina! Oh Dio, avete fatto sesso sul mio tavolo da pranzo!”

Ron tossì ancora più forte mentre Hermione emetteva un sussurro di indignazione “Harry! Non abbiamo fatto… Non abbiamo fatto proprio niente! Ci stavamo solo… dando il buon giorno” terminò guardando altrove.

“Già, sei arrivato troppo presto per permetterci delle evoluzioni, amico…” sussurrò Ron, diversamente da lei divertito dalla situazione.

Harry si lasciò sfuggire una risatina rassegnata mentre Hermione emetteva l’ennesimo sospiro di indignazione cercando inutilmente di tirare la camicia che aveva addosso al di sotto dell’inguine, “Ron” bisbigliò lanciandogli un’occhiataccia.

Il rosso alzò le spalle vago scendendo finalmente dal tavolo e prendendo posto più civilmente su una sedia.

Hermione sgattaiolò fuori dalla cucina, scivolando alle spalle di Harry che ancora non aveva alzato il suo sguardo da terra “Mi vado a… preparare” mormorò sulla porta.

Harry dette una risatina “Hermione, la parola giusta è ‘vestire’…” le suggerì mentre Ron tramutava una risata in un colpo di tosse per non scatenare le ire di Hermione.

Il moro si sedette su uno sgabello di fronte all’amico, inforcando nuovamente gli occhiali “Per Merlino, quasi non fate altro ultimamente!” commentò mezzo divertito e mezzo sconcertato.

Ron alzò le spalle “E’ come se non potessimo farne a meno… Siamo lì, diciamo due parole, ci scambiamo uno sguardo e dopo un attimo siamo lì che stiamo uno addosso all’altra… Harry, Hermione è così… così Hermione che non posso evitare di…”

Ma fu bruscamente interrotto da un gesto spazientito di Harry che allungando un braccio lo mise a tacere prima che potesse concludere “Non mi interessano i particolari della vita sessuale dei miei migliori amici. Se siete felici così mi va anche bene, lo sai. Certo, finchè non coinvolgete il mio tavolo da pranzo nello vostre pratiche perverse…” aggiunse più con divertimento che con vero disappunto.

Ron gli fece un cenno d’assenso con il capo quindi sorrise di nuovo “Stasera cena alla Tana, sei pronto? Mamma è furiosa, dice che non ti fai una cena decente da noi da secoli e vuole assolutamente il suo ottavo figlio acquisito seduto di fronte ad uno dei suoi abbondanti piatti” lo informò.

In effetti era da un po’ che Harry non passava una serata tranquilla a casa Weasley, da quando il giugno precedente lui, Ron ed Hermione erano diventati Auror a tutti gli effetti avevano iniziato con il frenetico rodaggio che toccava ad ogni “novellino”.

“Mi farà piacere mangiare qualcosa di salutare, tra la cucina tua e di Hermione e la mensa del Quartier Generale non so cosa sia peggio…” commentò.

Il rosso di fronte a lui sbuffò contrariato “Eccello in altre cose, io…”

“Uhm, mi domando cosa aspetti ancora a farcele vedere allora…” buttò lì Harry ridendo e trascinando con sé Ron, ben conscio della propria inabilità culinaria.

“Quanto tempo è che non abbiamo una giornata libera?” domandò Ron poco dopo.

“Troppo tempo, mi sa” rispose Harry cercando di fare mente locale ma non riuscendo a ricordare l’ultima volta.

“Guardaci come siamo ridotti… Almeno io ho la ragazza…” commentò Ron alzando il mento e lanciando uno sguardo provocatorio all’amico.

Harry sbuffò, da un po’ di tempo lui ed Hermione si erano messi in testa di trovargli a tutti i costi qualcuna. Una trovata parecchio fastidiosa se si considerava che l’unico motivo per cui non si era trovato una ragazza nell’ultimo periodo era che non se la stava per niente cercando “Di nuovo questa storia? Avete trovato qualche altra giovane damigella da presentarmi per caso?”

Ron grugnì “No, signor non-me-ne-va-bene-nemmeno-una… Te ne avremo presentate a dozzine ma tu le hai liquidate tutte. Senti, non è che stai ancora a pensare a quella storia, Harry? Parliamoci chiaro…” fece diventando serio.

“Se ti riferisci a Chantal, no. Sono stato io a scaricarla, ti ricordo. Non è che mi abbia ferito o cose simili” gli fece notare.

“Mh. Però mi sembra strano che tu l’abbia mollata così di punto in bianco all’inizio dell’estate… Sicuro che non è successo qualcosa? Tu mi nascondi qualche particolare…” e Ron si sporse minacciosamente sul tavolo per scrutarlo più da vicino.

“Nessun particolare. Te l’ho detto mille volte perché, non c’era l’intesa giusta… Non era quella giusta, tutto qui”

Ron continuò a fissarlo scettico cercando di analizzare ogni anche minima reazione, gli occhi blu del ragazzo puntati in quelli verdi dell’amico “Sarà, ma non ne sono convinto…”

Harry sbuffò perdendo la pazienza “Come credi. Basta che tu ed Herm la smettiate con questa storia del presentarmi una ragazza a settimana, ok? Sono capacissimo di trovarmela da sola, se voglio!” gli fece notare con una piccola punta di risentimento.

L’altro annuì più che altro per troncare il discorso e una volta tornata Hermione si dettero da fare per preparare un pranzo decente.

“Cosa pagherei per avere tua sorella al tuo posto, Ron” commentò Harry cercando di tagliare una fetta di arrosto dura come una suola di scarpa.

“A chi lo dici…” gli fece eco Hermione rimpiangendo le abilità culinarie dell’amica.

Harry le lanciò un’occhiataccia “Hermione ce n’è anche per te, sai? Sarai anche la strega più abile del pianeta ma come cuoca sei davvero una frana… Mi dispiace. I vostri figli rischieranno l’avvelenamento perenne…” commentò mescolando la salsa al tonno pastosa e decisamente troppo, troppo salata di Hermione.

“Deve essere una cosa ereditaria, anche mia madre era una frana ai fornelli…” commentò la riccia addentando una fetta di pane.

Ron annuì “Ragazzi, ci rifaremo stasera…”

“Chi me lo fa fare di vivere con voi, io proprio non lo so…” fece Harry ironico.

“Siamo fantastici, non potresti fare a meno di noi, è ovvio!” gli suggerì Ron, spazzando la tovaglia di briciole di pane con la sua bocca piena.

“Ron, sei un animale!”

“Amore mio, questi commenti tieniteli per quando siamo io e te…Potresti mettere a disagio Harry…”

“Rooon!”

“Ragazzi, per favore…”

“Vedi? Che ti dicevo, Herm?”

 

 

Quando Harry varcò la porta di casa Weasley fu investito dal un turbinio di profumi deliziosi. Molly, che aveva momentaneamente lasciato pentole e padelle, lo strinse in un abbraccio materno “Harry caro, quanto tempo che non ti fermi a cena da noi!” commentò baciandolo su una guancia.

“Sono qui per recuperare, Signora Weasley” rispose Harry allegramente sciogliendosi dalla sua stretta per lasciare che salutasse anche Ron ed Hermione.

“Ragazzi miei” fece agli altri due, schiacciandoli in un abbraccio multiplo.

“Buonasera Signora Weasley” salutò cortesemente Hermione.

“Hermione… ti trovo dimagrita… Non è che il lavoro è troppo pesante per te, cara?” domandò analizzandola col suo sguardo esperto.

Hermione scosse il capo ma prima che potesse anche solo spiegare una voce acuta si insinuò nella conversazione, giungendo dalla porta della cucina “Non è che sei inscinta, Hermione? No porchè a me è suscesso esattamonte questo… Prima sono dimagriita e poi… Puff! Questa grosa panscia”

“Ciao Fleur” salutarono i tre mentre la bellissima bionda ancheggiava nella loro direzione, accarezzando fiera la sua grossa, grossa pancia.

“Sembra crescere a vista d’occhio, è bellissima” commentò Hermione accarezzando leggermente il profilo rotondo con una punta d’invidia tutta femminile.

“Il mio primo nipotino…” commentò Molly tutta fiera rivolta alla nuora.

“O la prima nipotina” rispose prontamente Fleur, stringendosi la pancia.

Molly sbuffò leggermente “Da generazioni il primo Weasley è sempre stato un maschio…” le ricordò.

“Lo so bene, ma io dico che sarà una femina, tradisione o non tradisione. E si chiamerà Celèste… Io e Bill abbiamo già scialto il nome” spiegò tutta felice ai tre ragazzi.

La Signora Weasley emise un altro sbuffo, si strofinò le mani nel grembiule e ripartì verso la cucina “Torno ai miei manicaretti” disse senza tante cerimonie allontanandosi, seguita da Fleur.

Ron ridacchiò e Harry gli lanciò uno sguardo interrogativo.

“Da sempre, il primogenito Weasley si dice sia un maschio. Ma Fleur vuole a tutti i costi una femmina e lei e mamma non fanno che litigare, per la gioia di Bill…” spiegò il rosso.

Harry alzò le spalle mentre Hermione evitava, per cortesia, di esternare le proprie considerazioni a riguardo.

Quando si accomodarono al tavolo imbandito sotto il cielo sereno del cortile c’erano ancora due posti vuoti.

“Ginny e Bill?” domandò Hermione guardandosi attorno.

“Bill è molto impegnoto nell’ultimo periodo, sta lavorando sodo per potersi permottere un po’ di ferie più avonti quando nascerà la piccola…” spiegò Fleur, tutta inorgoglita. Il labbro superiore della Signora Weasley si arricciò un poco ma nessuno ci fece caso.

“E Ginny?” domandò curioso Harry.

“Ginny è sempre fuori ultimamente, esce all’alba e torna la sera… Secondo me ha un uomo misterioso…” commentò Fred guadagnandosi un’occhiataccia della madre.

“Già, magari è un poco di buono e non lo vuole portare a casa” rincarò George. Molly Weasley tossì rumorosamente.

Harry ridacchiò dei loro commenti evitando di prenderli sul serio tuttavia la questione di Ginny lo incuriosiva. Chissà che stava combinando?

“Ah, quante sciocchezze. Ginny si sta semplicemente cercando un buon lavoro!” esordì Hermione, abbassando la propria forchetta nel piatto vuoto.

“Un lavoro? E perché mai non dovrebbe parlarcene?” si inserì la Signora Weasley.

Hermione alzò le spalle con un sorriso “La conosciamo, no? E’ cocciuta e non vuole che nessuno la aiuti o le dica cosa fare. Vuole trovarsi una buona strada senza l’aiuto o l’apprensione di nessuno. Credo che sarebbe il massimo per lei tornare a casa una sera e stupirvi con la comunicazione di qualche impiego importante e che le piace”

“Così tipico di Ginny…” commentò Charlie con un sorriso mentre il Signor Weasley annuiva.

Qualche istante dopo Bill fece la sua comparsa scivolando con grazia fuori dal camino e raggiungendoli all’esterno “Buonasera a tutti”

“Bentornato, mon chère,” gli sussurrò Fleur prima di stampargli un grosso bacio sulle labbra e abbracciarlo come se non lo vedesse da giorni.

“Scusate il ritardo ma si sa, se si vuole regalare il meglio a queste due splendide donne…” commentò accarezzando il pancione della moglie.

“Bill!” non riuscì a trattenere la Signora Weasley.

Bill alzò le spalle ignorando l’espressione vittoriosa della propria consorte “Andiamo mamma, lo sai che per me l’unica cosa importante è che sia sano. Lasciatemi fuori dalle vostre diatribe sul sesso… Anche se personalmente anche io desidero una bambina…” ammise alla fine, continuando a carezzare la grossa pancia di Fleur. Molly mormorò tra i denti qualcosa che dovette suonare come un “Certamente anche io desidero solo che sia sano, è ovvio…”

Ron gli sorrise divertito “La cocca di papà, eh?”

“Puoi dirlo forte!” gli rispose il fratello inorgoglito.

 

“Ma Ginny? Non si sta facendo un po’ troppo tardi?” domandò ad un certo punto il Signor Weasley lanciando un’occhiata al loro orologio di famiglia, attraverso la finestra aperta. Tutte le lancette indicavano ‘casa’ ad eccezione di quella con il volto di Ginny, che puntava su ‘lavoro’.

“Oh, guarda… E’ di ritorno proprio ora” fece notare Ron, mentre la lancetta si spostava da ‘in viaggio’ a ‘casa’. E infatti, pochi attimi dopo, una Ginny piuttosto trafelata apparve in veranda, raggiungendo a falcate la tavolata.

“Buonasera Weasley – e non… Oddio, scusate, avevo dimenticato questa cena e sono in tremendo ritardo…” commentò dispiaciuta, cercando di lisciarsi i capelli aggrovigliati.

“Il tuo uomo fuorilegge ti tiene così impegnata?” domandò Fred mentre la più piccola di casa prendeva posto a tavola e Molly le riempiva contrariata il piatto.

“Aha… Mhh, buonissimo ma’!” commentò addentando il manicaretto, decisamente affamata.

“Visto? Un’ammissione, noi lo sapevamo che c’entrava un uomo…” constatò George, lanciando uno sguardo complice al fratello.

“Quando Ginny cova qualcosa c’entra sempre un uomo…” aggiunse l’altro.

“Ehi, ma che storia è questa? Quale uomo e uomo? Ero a…cercare lavoro” spiegò la rossa.

Harry continuò a mangiare silenziosamente lanciando di quando in quando qualche occhiata fugace a Ginny, seduta pochi posti di fronte a lui. Il fatto che non gli avesse accennato minimamente questa storia del lavoro, dopo che avevano sviluppato una così bella amicizia, lo rendeva alquanto di cattivo umore.

“Hai trovato qualcosa di interessante, cara?” domandò sollevata la madre, cambiando improvvisamente umore.

Ginny scosse la testa “No. Quando avrò ottenuto quello che voglio ve lo comunicherò ma prima non fate domande. E’ l’unica cortesia che vi chiedo… Bene, ora possiamo anche cambiare argomento. Come sta la bambina Fleur?”

Fleur intavolò un monologo sugli esiti degli ultimi esami effettuati, sulle proprie speranze, gli ultimi acquisti e il proprio senso materno che sortì l’effetto desiderato, distrarre l’attenzione dei presenti dalla questione ‘lavoro’ di Ginny.

La rossa rimase stranamente taciturna per tutto il resto della serata, cosa piuttosto insolita, mentre Hermione, Ron ed Harry continuarono a domandarsi cosa stesse pianificando.

 

“Ginny, posso parlarti un attimo?” le domandò Harry a fine serata, una volta che tutti i commensali se ne furono andati.

Ginny annuì abbandonando per un attimo i piatti da lavare e asciugandosi le mani nello strofinaccio per poi rivolgere la propria attenzione a Harry.

“Sei un po’… come dire, sfuggente in questo periodo… Tutto bene? Hai problemi con il lavoro?” le domandò sedendosi al tavolo di legno della cucina.

Lei sorrise prendendo posto di vicino a lui “No. Nessun problema. Diciamo solo che non mi va di parlarne finchè non avrò la sicurezza di avere tra le mani quello che veramente voglio. Tutto qui. E se ultimamente sono fuori così spesso è perché, diciamo, mi sto esercitando per ottenerlo.” rispose serena.

Il suo sguardo determinato e quelle parole bastarono a Harry per quella sera, decise che non le avrebbe fatto più domande. In ogni caso per lui era già sufficiente che non c’entrasse nessun uomo poco raccomandabile. O meglio, nessun uomo e basta.

“Come vuoi. Allora, come si dice in questi casi? In bocca al lupo… E buona notte, Ginny”

“Crepi! Buonanotte, Harry. E grazie della fraterna preoccupazione” aggiunse ironica lasciandogli un bacio sulla guancia prima di terminare con i suoi piatti.

Harry annuì sospirando, consapevole che di fraterno, nella propria preoccupazione, non c’era proprio un bel niente.

 

 

La mattina seguente Ginny si svegliò di buon’ora, un po’ in ansia. Quella sarebbe stata la mattina decisiva. Dopo aver presentato la propria domanda, aver preso parte agli esami d’ammissione ed essersi esercitata per superare tutte le prove (fisiche e non) d’ingresso di cui l’ultima proprio lo scorso pomeriggio, finalmente quella mattina avrebbe saputo cosa ne sarebbe stato di lei: sarebbero infatti usciti i risultati d’ammissione all’Accademia Auror del Ministero della Magia.

Si vestì in fretta e uscì di casa senza nemmeno fare colazione, ignorando gli strilli di sua madre, camminò un po’ per le vie di Londra, dopo essersi materializzata nel pressi del Ministero della Magia e, una volta raggiunta la cabina telefonica che permetteva l’accesso ai visitatori incrociò le dita attendendo di essere trasportata fin sotto terra, al Secondo Livello, nel Quartier Generale degli Auror.

Con circospezione raggiunse l’Ufficio Reclute dove un gruppetto di giovani ansiosi si accalcava attorno ad una grossa pergamena svolazzante, qualcuno di loro esultava, qualcun altro si allontanava veloce con la coda fra le gambe. Ginny si domandò quale delle due categorie le fosse stata riservata… Con un po’ di timore avanzò tra la piccola folla, in fondo c’era un solo modo per saperlo. Con le mani tremanti srotolò il fondo delle pergamena alla ricerca del proprio nome. Il suo cuore prese a battere freneticamente mentre stava per scoprire se il suo più grande desiderio avrebbe avuto modo di realizzarsi… Scorse velocemente la lista fin quando lo trovò.

Ginevra Molly Weasley.

Trasse un respiro profondo, chiuse gli occhi e cercò di calmarsi. Quando li riaprì seguì titubante la linea che portava all’altro lato del foglio, alla fine della sua agonia.

Quando lesse “Ammessa” scritto in bella grafia e con l’inchiostro rosso Ginny trattenne il respiro, ricontrollò di nuovo, non si era sbagliata. Improvvisamente sentì un’incredibile eccitazione esploderle addosso, con un grido di vittoria balzò in piedi sbattendo dolorosamente la propria testa contro quella di qualcun altro più in alto, tutti rannicchiati l’uno sopra l’altro com’erano.

Due identici gridolini di dolore risuonarono tra gli altri. E Ginny si ritrovò a fissare, poco più in alto, una ragazza mora che schiacciava prepotentemente le proprie mani su uno zigomo e le rivolgeva occhiate di fuoco.

Le due ragazze si districarono dalla folla circostante raggiungendo un angolo tranquillo.

Ginny si sporse verso la dolorante sconosciuta con un’aria decisamente dispiaciuta. “Oh Merlino, perdonami! Non ho potuto trattenere quel salto quando ho letto di essere stata ammessa!” confessò candidamente.

L’altra si passò una mano tra i corti capelli castani tramutando la propria espressione risentita in un sorriso “Bah, tranquilla. Circa tre secondi prima ho rotto la testa con una gomitata ad un tappetto che stava accanto a me proprio per lo stesso motivo. Un atto di esultanza costa caro a volte…” le rispose quella ormai dimentica del proprio dolore.

“Ammessa anche tu? Complimenti, allora! E scusa ancora, eh” Ginny rispose al sorriso simpatico e spaccone di quella ragazza appena conosciuta.

“Ah, io sono Ginevra Weasley” si presentò allungando una mano con sicurezza.

L’altra annuì stringendola “Klay Ruffingun. Coraggioso per una ragazza tentare la strada dell’Auror” disse ironica.

Ginny scosse la testa “Oh Merlino, non dirmelo che me lo ripeteranno abbastanza i miei sei fratelli quando verranno a conoscenza di tutto questo! Sarà una tortura…” confessò scocciata, sbuffando e cacciando via dagli occhi una ciocca rossa sfuggita alla coda di cavallo.

“Ho la fortuna di essere figlia unica… E non ti invidio per nulla. Che ne dici ora di controllare come ci hanno smistato? Magari ho la fortuna di ritrovarmi in squadra con l’unico essere umano normale che abbia conosciuto qui fino ad ora, tu!” ammise Klay.

Ginny annuì lanciandosi curiosa verso lo sportello poco distante dove una strega annoiata sbadigliava controllando una lista e consegnando al ragazzo di fronte a lei un pacco e diversi fogli.

Quando fu il turno di Ginny la signorina esibì un grosso cartello con scritto “pausa caffè” e scomparve in un attimo dalla propria scrivania, incurante delle proteste della ragazza.

Ginny si voltò sbuffando verso Klay “Oh, direi che iniziamo proprio bene…”. L’altra annuì.

“Tu eri ad Hogwarts, vero? Mi ricordo di te, sei diventata capitano e cercatrice di Grifondoro dopo che Potter se n’è andato…” sbottò improvvisamente la mora, guardandola curiosa.

Ginny annuì “Già. Però non mi ricordo di averti mai vista…” ammise cercando di fare mente locale.

Klay alzò le spalle divertita “Sarà perché ero a Corvonero e passavo quasi tutto il mio tempo libero in punizione… Non mi si vedeva molto in giro per la scuola, a dire il vero, un minuto prima facevo a botte con qualcuno in Sala Comune e un minuto dopo stavo in punizione da qualche parte. Per questo non mi hanno nemmeno mai permesso di essere nella squadra di quidditch, maledetti sorci! Casa di codardi, quella di Corvonero…”

Ginny sorrise di nuovo, quella ragazza doveva essere proprio simpatica. Un po’ strana, ma molto divertente.

Quando finalmente la strega tornò alla scrivania consegnò a Ginny un sacco di fogli da compilare, una tabella oraria –avrebbe iniziato i corsi effettivi con l’inizio della settimana seguente-, il proprio cartellino e un sacchetto con all’interno due divise, una da lezione e una da esercitazioni, rigorosamente blu.

Quando lei e Klay confrontarono la tabella scoprirono non solo di condividere tutte le lezioni ma di far parte anche dello stesso gruppo di esercitazioni, quello assegnato –come era scritto- al Colonnello Timothy Russel.

Ginny non potè trattenere l’ennesimo gridolino di gioia, era in classe con Klay, nel suo stesso gruppo di esercitazione, tutto sarebbe cominciato il lunedì seguente ed era affidata al Colonnello Russel, che poteva ricordare era stato il tutor di Ron, Harry ed Hermione e a giudicare dai lori racconti una forza d’uomo.

Non avrebbe potuto sperare in meglio.

Alle sue spalle Klay emise un grido esasperato, quando si voltò Ginny la vide guardare con rassegnazione la gonna della divisa da lezione “Oh, non ancora gonne… Io detesto queste cose sessiste!” esclamò sbattendo il capo a destra e manca.

Ginny la fissò per un istante poi scoppiò in una sonora risata. Era davvero felice.

 

Harry, Ron ed Hermione arrivarono assieme nel grande Atrio del Ministero, scivolando agilmente fuori da un camino uno dopo l’altro. Il lavoro li attendeva ed erano anche parecchio in ritardo per colpa di Ron che quella mattina aveva combinato un piccolo guaio con la colazione.

Hermione, leggermente furiosa, soffiò via un’ombra di fuliggine dalla propria divisa blu e avanzò a falcate verso l’ascensore che stava per chiudersi.

“Herm! Ehi, Herm!” Ron le corse dietro agguantandola al volo e scoccandole un bacio sulle labbra prima che le porte dell’ascensore gremito si chiudessero.

“A dopo” le sussurrò prima di tornare da Harry.

Hermione guardò Ron scomparire lentamente mentre l’ascensore iniziava a salire e sorrise fra sé e sé di quelle parole. A dopo. In un certo senso poteva già immaginare cosa sarebbe successo ‘dopo’ e sentì lo stomaco contrarsi piacevolmente a quell’idea.

Improvvisamente scosse la testa e arrossì furiosamente schiacciata contro una delle pareti. Come poteva mettersi a pensare a una cosa del genere in un ascensore pieno di gente? Sul posto di lavoro? Bè, era da un po’ che non riusciva a pensare ad altro, si ricordò. Ma poi scacciò con tutte le sue forze quell’idea dalla mente. Era già un po’ in ritardo per il lavoro – o meglio, non era come al solito in anticipo- e una dura giornata di stesura relazioni l’aspettava. Decisamente era il momento meno opportuno per pensare a Ron e a quello che avrebbero fatto insieme, dopo.

 

Sorridendo sornione Ron tornò da Harry.

“Amico mio, sei senza speranza” commentò il moro, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.

“Nah, sono felice. E’ un po’ diverso. E sono innamorato. E attratto da lei… Dio, com’è bella…” mormorò più che altro tra sé e sé.

Harry scosse la testa divertito incamminandosi assieme all’amico. Dopo una rilassante giornata di pausa tornare al lavoro era un po’ duro e quella mattina ancora non riusciva a carburare.

Quando il secondo ascensore si rese disponibile una folla di gente ci si ammassò sopra.

“Sarebbe tutto molto più facile se ci si potesse materializzare qua dentro” commentò Ron sgomitando per non rimanere a terra.

Harry annuì cercando di salire con un po’ meno determinazione, quando l’ascensore fu al completo le porte si chiusero ed Harry rimase nuovamente a terra.

“Ci vediamo in ufficio” gridò a Ron, che per tutta risposta mosse appena la testa che spuntava di una spanna sopra il livello generale d’altezza. Harry pensò che era molto fortunato, in quel modo poteva respirare invece di farsi tutti i piani quasi in apnea come toccava a lui ogni volta. Seppur bello alto Harry era superato di diversi centimetri dall’amico, che era cresciuto a vista d’occhio un paio di anni prima.

Si appoggiò al muro, aspettando che l’ennesimo ascensore giungesse, fissando stancamente le proprie scarpe. I lacci di un anfibio ricadevano mollemente sui lati e Harry si affrettò a legarli stretti con un colpo di bacchetta prima che qualcuno dei suoi superiori più pignoli potesse fargli rapporto per il semplice gusto di torturare gli ultimi arrivati. In special modo lui. Già, perché chiamarsi Harry Potter poteva rappresentare ancora una seccatura per colpa di qualche idiota geloso.

Improvvisamente il luccichio di una zazzera rossa di inconfondibile marca Weasley attirò l’attenzione di Harry sulla folla che si accalcava nell’atrio davanti ai camini. In mezzo alla confusione riuscì a distinguere chiaramente la chioma di Ginny, ormai ne conosceva a memoria quasi ogni riflesso. Ma prima che potesse fare un passo nella sua direzione e soddisfare le propria curiosità Ginny, con una straordinaria espressione di felicità dipinta sul volto lentigginoso, e una sconosciuta assieme a lei sparirono risucchiate su per la cappa per chissà quale ignota destinazione.

Harry si domandò cosa mai facesse Ginny da quelle parti, perché non aveva detto niente a loro, o non li avesse cercati per salutarli e soprattutto come mai sembrava sprizzare felicità da tutti pori e poi improvvisamente si ricordò della sua ricerca di un lavoro. Quindi era riuscita a trovare un lavoro al ministero! Ecco perché non aveva detto nulla a nessuno, perché metà della sua famiglia lavorava lì dentro e voleva ottenere un posto grazie alle sue capacità, perché valeva, non perché qualcuno le aveva dato spinte o aveva delle conoscenze. Era proprio una delle formidabili cose che ci si potevano aspettare da lei.

Era sempre stata così: forte, coraggiosa e leale, la sua Ginny. Peccato che non fosse sua proprio per niente… Aveva avuto la sua occasione Harry, l’aveva avuta per cinque lunghissimi anni e non solo aveva scelto di giocarsela troppo tardi ma anche nel momento sbagliato.

Sospirò incurante dell’ascensore appena sopraggiunto e della gente che calcava per salire a bordo, lui continuava a fissare il punto del camino in cui, fulminea, Ginny era apparsa e poi svanita nel giro di un attimo.

Per tutti i tre anni precedenti aveva avuto modo di pentirsi per non essersi accorto prima di quanto fosse speciale. D’altro canto era consapevole del fatto che lasciarla, allora, era stata la cosa più giusta. Eppure ancora gli si stringeva il cuore al ricordo della brutta litigata che era seguita alla comunicazione della sua decisione di non tornare ad Hogwarts, di cercare Voldemort. Certo, lei aveva capito, ma non aveva accettato così di buon grado il fatto di essere stata tagliata fuori da quella storia. Ma l’ultima cosa che Harry avrebbe voluto era averla lì, costantemente in pericolo come costantemente era rimasta tra i suoi pensieri.

Poi, Voldemort era stato sconfitto, l’incubo era finito. Ginny era stata così dolce con lui quelle settimane che era rimasto in ospedale… Eppure non aveva più ritrovato il coraggio di quella sera di primavera in cui, davanti a tutta la Sala Comune di Grifondoro, l’aveva baciata senza poterlo evitare. Più che altro non riusciva più a sentirsi in diritto di chiederle di tornare a essere la sua ragazza, dopo che l’aveva allontanata così bruscamente da lui. Dopo che per tanto tempo quasi non si erano parlati. E a quel riavvicinamento era seguito lo sbocciare di una stupenda amicizia, di una complicità e di una reciproca comprensione che prima aveva trovato solo in Ron ed Hermione.

E vederla così felice e così fiera della loro bella amicizia lo rendeva orgoglioso e codardo allo stesso tempo. Così non osava, non osava andare oltre quando la vedeva così sicura del loro nuovo rapporto, anche se era ben consapevole che in tutto il resto del mondo non avrebbe mai trovato nessuno così speciale per lui. Anche se lo sapeva bene che era lei quella giusta.

 

Quando varcò la soglia del piccolo ufficio della sua squadra Harry si ritrovò in mezzo alla baraonda.

Tonks, che era tornata al lavoro da poco dopo aver dato alla luce un anno e mezzo prima la piccola Alex e si era vista promossa al titolo di Capitano e affidata la squadra in cui si trovavano Harry e Ron, era intenta a spiegare il nuovo incarico a Laira. Laira Baggins era una sua brillantissima ma soprattutto bellissima compagna di si quadra.

I suoi occhi verdi si allargarono e le sue labbra rosse e carnose si arricciarono mentre una mano passava stancamente tra i lunghi capelli biondo cenere “No! Non un’altra volta!” strillò imbronciata.

“Oh, andiamo, Laira! Nessuno ci riesce come te. E poi la cosa non dipende da me, è inutile protestare. Gli ordini arrivano direttamente dal Generale Nivius, e lo sai che non sta a sentire le lamentele di nessuno…” la informò Tonks.

Harry fissò prima una e poi l’altra, poi lanciò uno sguardo interrogativo a Ron, seduto sulla sua scrivania che leggeva distrattamente un dossier.

“Buongiorno, eh. Che succede?” domandò dopo l’alzata di spalle di Ron.

“Baggins disobbedisce come al solito, Potter” lo informò la voce impostata di Andie Joker, il più serio e riguardoso tra i suoi compagni.

Laira lanciò uno sguardo sprezzante nella sua direzione “Io non disobbedisco proprio niente! Solo non capisco perché ogni volta tocca a me adescare qualche disgustoso criminale!” informò Harry.

Ron lanciò una risatina “Bè, tocca a te perché probabilmente, se io o Harry ci sedessimo di fronte a Preston accavallando sensualmente le gambe non sortiremmo lo stesso effetto…Se lo facesse Andie poi, manderemo a puttane l’intera missione!”. Anche Harry e Tonks risero, facendo infuriare ancora di più Laira.

La bionda sbuffò inferocita “So fare molto altro che sedurre dei criminali per estrapolare informazioni, sapete? Ma a quanto pare nessuno se ne è mai accorto!”

“Eh sì, essere belle è una vera maledizione…” commentò ironico Ron guadagnandosi una nuova occhiataccia furente.

“Oh, ti assicuro di sì! Ti presterei Steave per mezza giornata…” fece lei, incrociando le braccia al petto. “Oh, eccolo che arriva, maledizione…”

Uno stangone muscoloso e dal fascino mediterraneo irruppe nella stanza sbattendo la porta dietro di sé. Quando Harry e Ron avevano saputo che aveva scelto la carriera di auror solo perché gli piaceva come calzava su di lui la divisa erano stati molto combattuti tra il riso e il pianto.

“Capitano Tonks, mi oppongo a questa nuova missione affidata a Laira! Non mi va proprio per niente che quel sudicio di Preston avvicini le sue manacce a lei… Non è una missione adatta ad una donna, quella”

Come per ripicca Laira saltò in piedi e a falcate raggiunse Tonks ancora sconcertata “Capitano, missione accettata. Io e miei compagni metteremo a punto una strategia che vedrà me come raccoglitrice di informazioni. Sedurrò quel Preston e riuscirò a ricavarne le informazioni che ci servono. Appena deciso il tutto la informeremo”

Harry ridacchiò tra i denti. Era così ogni giorno, l’irremovibile Andrew Joker che in barba al suo cognome di divertente non aveva proprio nulla, la bellissima Laira Baggins sempre insoddisfatta e quel bamboccio raccomandato di Stephen Parker attaccato alla sua gonna e perennemente impegnato a sistemarsi i capelli. Ron ed Harry erano convinti di essere capitati nella squadra più male-assortita  di tutto il dipartimento.

Però dovevano ammettere che era divertente. E poi avevano Tonks come capitano, il che aiutava molto.

Quando rimasero solo lui, Ron e Tonks, Harry fu tentato di comunicare agli altri due che aveva appena intravisto Ginny nell’atrio e chiedere se ne sapevano qualcosa. Però si trattenne, in realtà sarebbe stato molto meglio chiederlo a lei, senza contare che avrebbe avuto una buonissima scusa per andare a trovarla.

“Ragazzi, oggi io finisco prima. Devo portare Alex dal guaritore pediatrico per le vaccinazioni” li informò Tonks con un sorriso gioioso.

“Ok, capitano. Ah, mia madre è rimasta molto contrariata per la vostra assenza alla nostra super cena di ieri, sai?” la informò Ron, in tono piuttosto informale.

“Ah, è dispiaciuto tanto anche a noi ma Remus era proprio stanco ieri… Sapete, c’è stata l’ultima prova per la selezione dell’accademia Auror ed è durata fino a tardi.” Si giustificò sistemando un paio di fogli in diverse cartellette.

“Ah, è vero! Non ci pensavo più, arriveranno i novellini… Non vedo l’ora di tormentarli un po’ come hanno fatto con noi!” ridacchiò Ron.

“Weasley, farò finta di non aver sentito quello che ha appena detto!” tuonò Tonks più divertita che infuriata.

Ron scattò sull’attenti “Scusi Capitano!” rispose. Poi tutti e tre scoppiarono in una sonora risata.

Tonks riservò loro uno sguardo enigmatico “Sarete sorpresi di vedere chi c’è tra quelli che definite ‘novellini’…” quindi con un gesto di saluto lasciò Harry e Ron a rivolgersi uno sguardo interrogativo.

 

 

“E così ancora non sapete chi c’è? Deve essere qualcuno di inaspettato se ha detto così…” constatò Hermione, dopo che Harry le ebbe riferito, a cena, le parole di Tonks.

“Non abbiamo avuto tempo di passare a controllare le ammissioni, anzi io ad un certo punto me ne sono proprio dimenticato…” ammise Ron, tagliando una fetta della sua pizza consegnata a domicilio solo pochi minuti prima.

“Anche io…” confessò Harry a cui, in fin dei conti, la questione delle due ammissioni interessava relativamente.

“Ah Harry, poco prima che tornaste è arrivato un gufo per te, sembra arrivare da Hogwarts…” si ricordò improvvisamente Hermione.

Harry afferrò la pergamena arrotolata che gli stava porgendo la riccia e la lesse velocemente.

“E’ di Neville, dice che la cattedra di Erbologia è la cosa più bella che gli potesse capitare anche se ha un piccolo problema: ogni volta che entra in Sala Grande d’istinto si siete al tavolo dei Grifondoro invece che a quello dei professori!” tutti e tre risero delle notizie di Neville. Avevano festeggiato con lui quando, meno di un mese prima, la Mc Granitt lo aveva ufficialmente chiamato a sostituire la Professoressa Sprite che era bella e pronta per la pensione. Neville non avrebbe potuto avere un’occasione migliore ed erano stati felici per lui. Era così fiero di essere il più giovane professore nella storia di Hogwarts!

“Ce lo vedo proprio Neville girare per i corridoi e salutare ‘buongiorno professoressa Mc Granitt, buongiorno professor Vitius’… ah ah ah! E arrossire tutto sentendo gli studenti chiamarlo professore!” commentò divertito Harry.

Immaginando la scena Ron quasi si strozzò quando un funghetto gli finì di traverso.

“Bè, sono contento per lui… E sono contento per noi!” aggiunse una volta terminato di tossire.

Gli altri due annuirono, Hermione gli accarezzò delicatamente una mano fissandolo intensamente negli occhi.

Passarono il dopocena a ridere e chiacchierare e quando Harry vide Ron ed Hermione scambiarsi sguardi languidi capì che era giunto per lui il momento di levare le tende, anche perché effettivamente la stanchezza iniziava a farsi sentire e il giorno seguente avrebbe preso servizio con il primo turno, pressappoco all’alba.

“Ragazzi, io vi lascio alle vostre smancerie e me ne vado a letto… Buonanotte” disse alzandosi dal comodo e grosso divano del salotto e puntando le scale che portavano al piano notte con uno sbadiglio.

Quando rimasero soli tra Hermione e Ron calò il silenzio. Lei si accoccolò meglio tra le braccia di lui lasciando che le accarezzasse i capelli e le spalle senza dire una sola parola, il viso affondato nel suo petto.

“Sono stanchissimo, gli allenamenti di oggi sono stati particolarmente massacranti, io ero in coppia con Laira e sembrava indemoniata…” commentò.

Hermione si tirò su di colpo, non le era proprio mai piaciuta quella biondina seducente che se ne andava in giro per tutto il Quartier Generale sventolando a destra e a manca i suoi lunghi capelli d’argento. “Oh” commentò solo, un po’ inacidita.

Ron ridacchiò sotto i baffi sentendo i muscoli delle sue spalle sottili tendersi. Avvicinò il viso al suo collo e dopo averlo accarezzato lo baciò delicatamente “Che scema che sei…”, le disse in un sussurro.

Hermione sbuffò un po’ contrariata “Certo, certo…” rispose, cercando di non lasciarsi persuadere dal tocco gentile delle labbra del suo ragazzo.

Ron le accarezzò la schiena calda, sotto la maglietta, provocandole un brivido “Dai, lo sai che… Che sei bellissima” le disse piano, affondando il viso nei suoi capelli morbidi e profumati.

Hermione sorrise chiudendo gli occhi. Impossibile tenergli un broncio. Lo abbracciò forte salendo a cavalcioni sulle sue gambe incrociate e avvinghiandosi a lui.

“Ti amo…” gli sussurrò in un orecchio un attimo prima di baciarlo.

Quando lasciò le sue labbra Ron le rivolse un sorriso sincero, di quelli semplicemente bellissimi e disarmanti di cui era in grado solo lui “Io di più…”.

Hermione scostò una ciocca di capelli rossi dalla sua fronte, con un tocco delicato “E ora, direi che è abbastanza dopo…” gli ricordò prendendolo per mano e trascinandolo a suon di baci fin nella sua camera da letto.

 

 

Continua

 

 

Buona sera a tutti! Come vedete, non ci ho messo la mia solita eternità per aggiornare questa storia, cosa starà mai succedendo? Un miracolo!!! No, è che questa volta prima di scrivere mi sono proprio organizzata, eh eh! Appuntandomi su un quadernino tutte le duemila cose che avevo in mente e organizzandole per bene…

Spero che questo primo capitolo vi piaccia, non succede certo granchè ma è ovviamente un primo capitolo introduttivo… Ly vi sarà tanto grata se cliccando la scrittine qui sotto le lascerete un commentino… ^^

E intanto ringrazio davvero tantissimo chi ha recensito il primo capitolo:

Vale: tesorina mia, grazie!! Grazie per la fiducia che mi dai sempre e per tutti i complimenti che mi fai… Lo sai che il giudizio di un’amica e di un’autrice eccezionale come te per me è oro colato! Controlla la posta che c’è della robina per te ^o-  Ti voglio benissimo!!!

Sunny: Oh divina, collega sbavatrice, insuperabile artista, non sai che gioia mi ha dato trovare un tuo commento al mio primo capitolino… Spero che anche questo possa piacerti quando lo leggerai tornata dalle tue interminabili vacanze! Un bacio gradissimo love! Ti voglio beneeee! E buone vacanze, girolona!

Anduril: Piaciuta la scena con Voldemort? Mi fa piacere! Hai proprio ragione quando dici che la luce non durerà per molto, sai? ^^ Oh, quanti casini succederanno!!! ^^ Continua a farmi sapere che ne pensi, eh! *Questo è un ricatto*. Un bacio =)

Sonnie: Grazie! Sono contenta che ti sia piaciuto, ed ecco l’aggiornamento fresco fresco e rapido! ^^

AvaNa Kedavra: Carissima! Grazie per la recensione, come puoi vedere il tuo Harry sta benissimo (per ora, sgh sgh sgh sgh…). E spero che anche queste premesse vere e proprie alla storia che sarà ti risultino interessanti. Fammi sapere, eh! Un baciotto grande grande!

Hermy88: Ciao cara! Grazie per i complimenti, sono felicissima ti sia piaciuta, eh! ^^ Anche tu hai divorato il 6° libro appena uscito direttamente in inglese, eh? Ah, che bellissimo bellissimissimo!! ^^ Bè, fammi sapere se ti piacerà anche la mia storia e grazie per gli in bocca al lupo. Un baciottissimo ^x^

Ale: Piccina, sei tu!! (Vai a dare un’occhiata ai commenti alla tua fic, eh…) Me felice di trovare una tua recensione, e soprattutto una tua recensione positiva! ^^ Mi raccomando, fatti sentire che io te e la Vale ci dobbiamo organizzare qualche altro giretto milanese, eh! ^^ Un bacio forte forte. ^^

 

Bene carissimi, grazie ancora di aver letto la mia storia; un bacio grandissimo a tutti e mi raccomando, lasciate un commentino se volete…

*Oh, sì che volete…

*Lo volete tantissimo…

*Non potete evitare di ciccare qui sotto, lo so…

*Bravissimi, avete appena posizionato il mouse… cliccate… commentate…

 

Ly

 

  
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