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Autore: mamma Kellina    18/03/2010    6 recensioni
Nei primi anni del Novecento, Robert, un giovane ingegnere minerario vedovo e con un figlio piccolo e Barbara, una ragazza sarda con un triste passato che la condannava a restare zitella, hanno deciso di sposarsi solo per reciproca convenienza. Ben presto però i sentimenti e l’attrazione fisica hanno trasformato il loro patto in una situazione molto difficile da sopportare soprattutto perché nessuno dei due vuole accettare che, malgrado tutto, l’amore sta entrando a poco a poco nelle loro esistenze.
Eccovi dunque la seconda parte di questa vicenda che si svolge nelle miniere della Sardegna sud occidentale. Spero che chi ha già seguito la prima parte avrà piacere di vedere come si conclude il romanzo ma non dispero nemmeno di trovare ancora nuovi lettori. A tutti prometto una storia vivace, intrigante, meno drammatica di quella narrata finora, ma che, mi auguro, saprà ugualmente emozionare e coinvolgere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Capitolo 24

 

 

Dopo quel giorno tra i due giovani si instaurò come una corrente d’amore che li faceva vivere in un’atmosfera quasi irreale. Oramai Robert non vedeva l’ora di ritornare a casa per ritrovare la sua donna e questa lo aspettava ansiosa perché desiderava i suoi sguardi affettuosi, il suo sorriso dolce e perché no, le carezze furtive che pure la facevano rabbrividire benché tanto innocenti.

Entrambi avevano capito di amarsi e sapevano che presto sarebbero finiti l’uno tra le braccia dell’altra, ma stranamente non avevano nessuna fretta che ciò avvenisse. Si stavano godendo quel periodo così bello e magico in cui pian piano si avvicinavano l’uno all’altra.

Barbara non era mai stata corteggiata in vita sua se non da Leonard, ma nella sua saggezza, aveva subito capito che il giovanotto lo faceva per diletto e non certo per un sincero interesse nei suoi confronti. Se aveva accettato le sue galanterie, era stato solo perché le era parso più dignitoso fingere di gradirle e tenerlo nello stesso tempo a debita distanza piuttosto che mostrarsene indignata, rischiando anche di compromettere i già precari rapporti con la famiglia di sir Paul. Ora però era Robert a riempirla di attenzioni e sapeva farlo con tanta tenera maestria che lei se ne sentiva inebriata e lo ricambiava con dolcezza, riempiendolo di premure.

Erano così felici adesso da emanare come una luce che non sfuggì a nessuno, né a Giovanna, che oramai aveva preso il posto di amica appartenuto una volta a Grazia, né a Leonard o a lady Margaret, che commentarono con ironia malevola lo strano comportamento dei coniugi Forrest, tantomeno a Kate la quale non disse nulla, ma dentro di sé tirò un sospiro di sollievo in quanto aveva intuito bene l’esistenza di qualche precedente  problema tra i due giovani. Però chi fu più contenta di tutti della ritrovata armonia, fu senz’altro Nunzietta. Lei aveva vissuto insieme a loro il periodo più buio ed ora, vedendoli sorridere spesso e scambiarsi tante tenerezze, si sentiva felice nel più profondo del cuore perché così sarebbe stata più tranquilla quando se ne sarebbe andata.

Aveva deciso infatti di accettare la proposta di matrimonio di Luigi e tra pochi giorni avrebbe raggiunto i genitori di lui al loro paese dove sarebbero andati a vivere dopo le nozze. Lasciare Barbara, Robert ed i bambini sarebbe stato comunque un grosso dolore così come lo era per i Forrest vederla andar via. Però la incoraggiarono in tutti i modi e le promisero di andarla a trovare molto spesso.

 

 

Anche in previsione della prossima partenza di Nunzia, le tre donne si stavano dedicando insieme a mettere da parte le provviste per l’inverno.

Era il primo venerdì di ottobre, un giorno soleggiato ed ancora caldo anche se ventoso. Erano tutte in cucina occupate a preparare la conserva di pomodoro cercando di affrettarsi perché era già mezzodì e bisognava pensare al pranzo quando apparve Luigi che si fermò fuori dalla porta a vetri con il cappello in mano senza osare entrare.

- C’è il tuo innamorato – disse Barbara rivolta alla ragazza  - il poverino non ce la fa proprio più ad aspettare, oramai, ha bisogno di vederti a tutte le ore! Su, vai a vedere cosa vuole – scherzò di buonumore com’era sempre in quegli ultimi tempi.

Nunzia non se lo fece ripetere e corse fuori dal fidanzato.

Attraverso i vetri Barbara li vide parlare concitatamente e fu impressionata dal fatto che la ragazza si fosse portata le mani al viso in un gesto di orrore. Buttando sul tavolo lo strofinaccio che stava usando, si affrettò a raggiungerli.

- Che c’è? – chiese preoccupata. Nel vedere i due ragazzi  guardarla sgomenti senza proferire parola, impallidì ancora di più.

- Mi dite cosa è successo!?

Aveva urlato e la suocera si era affrettata ad uscire anch’essa per capire cosa stesse accadendo.

- Signora – disse finalmente il ragazzo – c’è stato un incidente al pozzo di Bardu ed una squadra di minatori è rimasta intrappolata da una perdita d’acqua.

- Mio Dio! – mormorò la donna inorridita ma dalla faccia di Luigi capì che le cattive notizie non erano finite lì, infatti l’altro proseguì:

- L’ingegnere Forrest, Gaetano Spalice ed altri due soccorritori  sono scesi anche loro attraverso un altro percorso per vedere di trarli in salvo. Solo che sono più di quattro ore e non sono risaliti ancora …

A questo punto la donna si strappò il grembiule e lo gettò per terra.

- Andiamo, portami immediatamente al pozzo.

La povera Kate non aveva capito ciò che il giovane aveva detto alla nuora perché aveva parlato in italiano però intuì che fosse successo qualcosa di grave. Afferrò Barbara per un braccio implorandola di raccontarle l’accaduto.

- Un incidente alla miniera, ci sono dei minatori intrappolati in una galleria – le spiegò questa senza dirle altro perché vide l’anziana donna farsi bianca in volto.

- Per Robert non c’è pericolo, non è vero?  Lui fa il direttore lì, non il minatore! – le disse concitata.

In quelle poche parole c’era tutta la storia della misera Kate che aveva vissuto tante privazioni pur di consentire al suo unico figlio maschio di non affrontare la stessa vita di pericoli che le aveva strappato l’uomo amato. Il sapere  Robert  ugualmente in fondo ad una galleria a rischiare di morire egli stesso le avrebbe spezzato il cuore per cui Barbara cercò di farsi forza e, con un sorriso dolce, provò a mostrarsi tranquilla.

- Naturalmente – le disse – però io vado lo stesso perché voglio essere accanto a mio marito. Badate voi ai bambini, per favore? Mi sento tranquilla a saperli con voi.

La signora Forrest annuì con il capo, non del tutto rasserenata. Mentre saliva sul calesse accanto a Luigi dopo averlo  invitato a fare in fretta, la nuora sussurrò a Nunzia:

- Falle compagnia tu e cerca di non farle capire niente. Povera vecchia, non se la merita una simile ansia.

 

Davanti allo scavo di Bardu c’era una confusione incredibile perché il lavoro si era fermato dappertutto ed erano venute anche molte persone dal paese. C’era don Giustino e c’erano i medici dell’ospedale ed in mezzo a loro sir Paul Bradley ed il nipote. Barbara, vestita così come stava per casa, suscitò l’attenzione di tutti quando arrivò insieme a Luigi. Qualcuno avrebbe voluto dirle qualche parola sapendo che il marito era sceso lì sotto per cercare di trarre in salvo i suoi uomini, ma lei si divincolò da tutti e si recò dritta da Leonard, con il volto in fiamme e gli occhi che lampeggiavano sdegnati. Appena gli fu vicino, lo assalì:

- Sei contento adesso? Hai visto cosa sei stato capace di combinare? Per colpa tua tante persone stanno rischiando la vita.

- Sono cose che succedono – si giustificò l’altro, irritato dalla sua veemenza.

- Non è vero. Erano mesi che Robert ti stava parlando dei pericoli di infiltrazioni d’acqua in questo pozzo, ma tu non facevi altro che accusarlo di essere un vigliacco ed un incompetente. Mi sa che l’incompetente sei tu!

- Barbara, per favore, state calma – intervenne sir Paul cercando di blandirla, ma oramai la donna era fuori di sé e si rivolse anche a lui con durezza.

- lo avete lasciato solo anche voi. Come avete potuto? Come avete fatto a non dare ascolto ad un ingegnere serio e preparato com’è mio marito per stare a sentire uno stupido novellino pieno di boria.

- Per tua norma e regola anch’io sono un ingegnere minerario – le rispose il giovane, molto adirato.

- Tu? Chissà come te la sei presa la laurea, forse te l’hanno data per i nobili natali!

- Si può sapere che vuoi da me? Non ho chiesto io a quello stupido di scendere là sotto a fare l’eroe.

- Eppure è sceso, forse perché contrariamente a te che ti permettevi anche di accusarlo di essere un pavido, è un uomo davvero coraggioso e sa rischiare la vita per gli altri!

- Io non sono un minatore come lui. Lo sai, in fondo è sempre rimasto tale  e se farà una brutta fine in una galleria, rassegnati, si vede che questo era il suo destino!  – dichiarò sprezzante il giovane.

Barbara non ci vide più dallo sdegno e gli si sarebbe addirittura avventata contro se don Giustino non l’avesse afferrata per le spalle traendola a sé. Si fece trascinare via quasi a forza, ma non rinunciò a dire rivolta ai due gentiluomini:

- Ve lo giuro su quanto ho di più caro: se succede qualcosa a Robert me la pagherete!

Sir Paul abbassò gli occhi mortificato, ma il nipote le lanciò uno sguardo cattivo, poi girò la testa ostentando indifferenza per quelle stupide minacce.

Intanto il buon sacerdote, che come la maggioranza degli astanti non aveva capito neanche una parola del discorso in inglese svoltosi tra di loro ma che come tutti ne aveva afferrato l’animosità, cercava di tranquillizzarla.

- Adesso basta, signora Forrest, cercate di calmarvi, venite a sedervi un po’ qui ed aspettate insieme alle mogli e alle madri degli altri minatori che sono là sotto. Vedrete, la Madonna di cui oggi è la santa festa ci aiuterà anche questa volta.

La portò accanto a delle donne che stavano recitando il Rosario. Barbara guardò i loro visi duri ed invecchiati precocemente dai quali non sembravano trasparire emozioni. Nessuna versava una sola lacrima, ma si limitavano a recitare come una nenia le Ave Maria  ed i Padrenostro, dondolandosi al ritmo della preghiera e lasciando scorrere i grani della corona tra le dita. La ragazza pensò a tutta la disperazione chiusa nei loro cuori, all’ansia per i loro cari, alla vita grama che dovevano condurre ogni giorno ed alla miseria in cui sarebbero cadute se i loro uomini non fossero più risaliti da quel pozzo infernale. Sentì quasi il cuore spezzarsi di compassione ma poi il pensiero che  il loro grande dolore era anche il suo perché anche  il suo uomo era lì a rischiare la vita, la fece rabbrividire di orrore. Si sentì quasi sconvolta all’idea che Robert potesse rimanere intrappolato sotto terra, tremò alla spaventosa visione dei suoi occhi chiari che si velavano mentre perdevano ogni coscienza, delle sue robuste braccia che non avevano più la forza di difendersi dalla terra che lo soffocava, del suo corpo seppellito dalla fanghiglia nera. Lacrime irrefrenabili le rigarono il volto  e  si morse una mano  cercando di soffocare il grido disperato che le saliva dal petto.

Il vecchio sacerdote se ne accorse e la strinse più forte, cercando di darle conforto. Così la giovane si abbandonò al pianto, posando la testa sulla sua spalla scarna mentre tanti occhi la guardavano, pietosi e compassionevoli. A poco a poco si calmò, imponendosi di scacciare quegli orribili pensieri di morte. Suo marito sarebbe tornato ed avrebbe ancora potuto baciare il suo viso, carezzarlo, dargli l’amore enorme che si sentiva dentro e vivere con lui e con i loro bambini. Cercò di concentrarsi sulla voce delle donne che pregavano e lasciare che le loro parole fossero tutto quanto c’era in quel momento, senza più pensieri, né sentimenti, né emozioni…

“….Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra ….”

Cominciò a ripetere anche lei le parole dolci della preghiera insieme alle altre…

 

Oramai aveva perso la cognizione del tempo. Dovevano essere passate molte ore perché era arrivato il crepuscolo e già si accendevano delle lampade e dei fuochi qui e lì. Giovanna era accorsa al suo fianco e l’aveva avvolta in un caldo scialle di lana perché la sera si stava facendo fredda e la giovane indossava soltanto il vestito leggero da casa. Qualcun altro invece le aveva portato qualcosa da mangiare, ma con lo stomaco chiuso dall’angoscia non aveva potuto ingurgitare niente ed aveva accettato soltanto qualche tazzina di caffè che ogni tanto un’anima buona si prendeva la briga di distribuire alle donne sedute una accanto all’altra, unite tutte da un’ansia terribile.

Dopo tante ore si erano stancate di pregare e se ne erano rimaste in silenzio, poi una di esse, la più anziana, aveva cominciato a parlare di suo figlio dopodiché ognuna di loro aveva voluto parlare del marito, del fratello, del padre. A poco a poco quegli uomini intrappolati nella miniera avevano cominciato a riprendere la loro fisionomia ed avevano di nuovo fatto sentire la loro presenza, ognuno con i suoi pregi ed i suoi difetti, con le sue particolarità, le sue abitudini.

Barbara stava in silenzio ad ascoltare ed a volte doveva fare anche uno sforzo perché le donne parlavano in campidanese, dialetto che lei, essendo cresciuta ad Alghero dove si parlava addirittura il catalano, stentava a capire. Qualcosa però l’afferrava ed allora sorrideva a sentire di Giovanni che si era fatto cucire il vestito nuovo o di Salvatore che stava mettendo da parte i soldi per maritare la figlia. Un soffio di vita e di speranza sembrò aleggiare di nuovo ed anche lei pensò al suo Robert. Lo rivide giocare con Charles o cantare le sue canzoncine alla loro piccola Neve e per un lungo momento fu sicura che presto sarebbero stati di nuovo insieme.

Poi però trascorse altro tempo, ritornarono il silenzio e la paura e di nuovo ci fu la disperazione a tenere loro compagnia.

 

Stava già salendo la luna in cielo  quando, nel silenzio quasi irreale  sceso tra tutte le persone sedute lì, si udì una voce gioiosa prorompere in sardo:

- Funti atziendi! Funti atziendi!

Stanno risalendo! Stanno risalendo! Immediatamente si fece una  confusione pazzesca e tutti si precipitarono verso l’uscita del pozzo dove due minatori erano scesi a dare una mano agli sfortunati compagni che stavano tornando in superficie. Ognuno cercava di farsi strada per poter vedere, c’era chi urlava, chi piangeva di gioia, chi temeva che la persona tanto attesa non sarebbe stata tra coloro che incominciavano ad apparire, chi si raccomandava alla Madonna. Gli uomini del servizio d’ordine dovettero fare uno sforzo enorme per non lasciarli avvicinare tutti, però Barbara era la moglie dell’ingegnere sceso a salvare i suoi uomini e non ebbe difficoltà ad avvicinarsi. In prima fila poté vedere  riemergere tra le braccia dei soccorritori il primo minatore: era Giovanni, un giovane di nemmeno vent’anni. Era pallido come un morto e svenuto. A quella visione un silenzio terrorizzato calò sugli astanti. Il dottor O’Connor si precipitò verso di lui e lo visitò stesso per terra laddove lo avevano appoggiato gli uomini prima di ridiscendere a prendere qualcun altro. Per rassicurare la madre che poco più in là si torceva le mani dalla disperazione senza osare avvicinarsi, il medico fece un segno con il capo per indicare che era ancora vivo. Allora  il silenzio si tramutò subito in un’ovazione gioiosa anche perché dal pozzo continuavano ad uscire gli altri minatori, qualcuno sorridente, qualcuno ancora spaventato, molti feriti, più o meno lievemente.

Barbara li aveva contati tutti ed erano otto. Oramai si sentiva scossa da un tremito convulso e se non fosse stato per Giovanna che la teneva stretta, si sarebbe accasciata tanta era l’ansia provata.

Quando lo vide, il suo cuore ebbe un balzo tale che sembrò volesse scapparle dal petto. Robert era lì anche lui, vivo, forte come sempre. Aveva i vestiti completamente laceri e zuppi di acqua ed il viso talmente sporco di fango che gli occhi azzurri risaltavano ancora più limpidi e belli. Era felice, si vedeva, e le grida di gratitudine  che lo accolsero lo fecero addirittura sorridere. Un po’ stordito cercò tra la folla che gli si stringeva intorno finché non la vide, pallida come una morta, tremante, mentre lo guardava intensamente. Fu solo un istante perché sua moglie gli si gettò tra le braccia ed incurante di sporcarsi, gli si strinse contro abbracciandolo con amore.

- Perché, perché? – gli chiedeva soltanto, senza avere la forza di dire nient’altro.

- Perché ero l’unico che potesse farlo. Avevo studiato quelle gallerie ed ero sicuro che di là si potesse passare. Ed ho avuto ragione, per fortuna.

- Vostro marito è stato grande, signora – testimoniò Gaetano Spalice – se non era per lui tutti questi uomini non avrebbero avuto scampo e probabilmente neanche noi. Dovete esserne fiera!

- Infatti lo sono – mormorò Barbara e guardò Robert con immenso affetto – Aspetta, tu sanguini dalla fronte, ti sei fatto male!  - aggiunse spaventata nel vederlo ferito.

Il dottor Vargas che era lì vicino a controllare i minatori, la udì e si avvicinò subito a loro.

- Non è niente dottore, è solo un graffio. Piuttosto come sta Giovanni? Ed Alfonso? – chiese lui, preoccupato solo dei suoi uomini.

- Non hanno niente di grave, li stiamo portando in ospedale per controllarli e medicarli, ma stanno bene.

- Meno male, l’acqua aveva già quasi riempito la galleria quando siamo arrivati e mezz’ora dopo sarebbe stato troppo tardi. Se non fosse stato per la maledetta roccia che abbiamo incontrato ad un certo punto, avremmo fatto molto prima, non è vero Gaetano?

- Certo ingegnere, però ce la siamo vista brutta anche noi.

- Venite anche voi due in ospedale, voglio controllarvi per vedere come state.

- Io sto benone, ho solo bisogno di farmi una bella bevuta – dichiarò il caposquadra facendo un po’ il gradasso.

Il giovane ingegnere non gli fu da meno anche se si sentiva tutto il corpo dolere.

- Tu? – disse -  Perché io no? Prima però voglio farmi un bel bagno e una bella mangiata. A proposito signora Forrest, cosa hai preparato per cena?

La donna lo guardò confusa e vedendolo sorridere divertito, gli sorrise anche lei mentre il giovane continuava a scherzare.

- Ho capito, te ne sei stata tutto il giorno a far nulla senza neanche preparare una gustosa cenetta al tuo maritino che sarebbe tornato dal lavoro affamato! Andiamo a casa adesso, donna, e datti da fare!

Scherzosamente la prese per un braccio e a chi cercava di trattenerlo diceva ridendo che la signora Forrest aveva fretta di rincasare. Luigi li stava aspettando con una carrozzella e senza dir nulla tese la mano al Direttore. I due uomini si scambiarono solo una stretta calorosa poi, insieme a Barbara ancora tutta imbambolata, si affrettarono a tornare a Villa Bianca.  

Appena li udirono arrivare, Kate e Nunzia si precipitarono fuori. L’anziana signora aveva gli occhi rossi di pianto. Nonostante la buona servetta avesse sempre negato qualsiasi coinvolgimento del figlio nell’incidente,  aveva intuito la verità e la visione del suo ragazzo infangato e ferito, fu l’ulteriore conferma della sua supposizione. Però non disse nulla. Quando Robert l’abbracciò, se lo strinse forte, trattenendo le lacrime, poi gli carezzò il viso sporco.

- Tuo padre era orgoglioso di te, ma dopo ciò che hai fatto oggi, lo sarebbe stato ancora di più – gli disse.

Era il più bel complimento che avesse potuto fargli e il giovane se ne sentì davvero contento. Appena aveva saputo degli uomini intrappolati dall’acqua nella galleria di Bardu, aveva avuto un attimo di esitazione perché conosceva  bene i rischi di una sua eventuale scelta, ma poi proprio il ricordo di suo padre lo aveva spinto a scendere in quell’inferno per cercare di soccorrere i malcapitati. Laggiù, insieme agli altri minatori, era come se ci fosse stato anche  lui. Simbolicamente era come se avesse avuto una nuova opportunità per salvarlo. Non poteva rinunciare, non se lo sarebbe più perdonato per tutto il resto della vita.

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Lo so che vi ho fatto trepidare insieme a Barbara per la sorte di Robert  però mi sembra che ne sia valsa la pena perché credo, e spero di non sbagliarmi,  che questo sia uno dei capitoli che mi è riuscito meglio.  D’altronde stare sempre e solo a parlare di amore mi pareva un po’ noioso e poi ritengo che l’incidente in miniera abbia aggiunto un nuovo tassello al profilo caratteriale dei miei protagonisti ed al sentimento profondo che è nato tra loro.

Prima di cominciare con i ringraziamenti

AUGURISSIMI  DI BUON COMPLEANNO , MIA DOLCE NANETTA

(ma quale delle due, Lucy o Vale? Non lo specificate)! Purtroppo, e mi dispiace tanto, non posso regalarti la scena po-porno perché questo romanzo è già scritto da tempo (non penserete mica che sia tanto brava da buttare giù un capitolo al giorno! Ecchecavolo, per chi mi avreste preso, per Isabel Allende? E neanche!) Per questo motivo devo seguire per forza la stesura originale e dovrete (dovranno) soffrire ancora un po’. D’altra parte, come ha fatto ben notare Mirya, stiamo parlando sempre del secolo scorso dove il sesso persino tra marito e moglie era di sicuro meno facile. Anzi, per quello che ne so, già Barbara era piuttosto all’avanguardia nell’avere almeno la consapevolezza della propria sessualità, prerogativa riservata alle poco di buono ed alle donne perdute, non certo alle brave mogli. Mi ha fatto anche un enorme piacere che Mirya abbia rilevato quella frase che sembrava buttata lì per caso in cui Barbara paragona Sean al padre in quanto era una chiave per definire la sua infatuazione.

In quanto a Faith ha perfettamente spiegato cosa volesse dire il dono della fede sarda. In effetti è proprio di un nuovo matrimonio che si tratta, senza prete o invitati, senza feste né bomboniere, ma un matrimonio vero che nasce dallo scambiarsi una promessa d’amore a cui  si ha tutta l’intenzione di tener fede, anche se ciò comporta qualche sacrificio.

Ed il primo lo fa proprio Barbara a mettersi a cucinare la zuppa di pesce alle sette di sera quando aveva già pronti i fagiolini (anche se oramai Cricri manco questo le riconosce)!  Sto scherzando, mia piccola amica, e ti ringrazio tanto per le tue recensioni così puntuali e gradite. Comunque credo che, almeno in questo capitolo, il caratterino della mia protagonista che quando è arrabbiata non la ferma nessuno dal dire pane al pane e vino al vino, tantomeno sir Paul o quell’antipatico di Leonard, possa riabilitarla almeno un po’.

E proprio mentre stavo per postare il nuovo capitolo e questi  ringraziamenti mi è arrivata, ulteriore regalo, anche la bella recensione di Arte che, come al solito, riesce a cogliere in pieno ciò che volevo dire. Mi fa piacere sapere che nella scenetta di Charles con i genitori abbia visto rispecchiata la sua famiglia così come Cricri abbia visto la quotidianità della carezza “al fagiolino” (mi accorgo che non glielo avevo detto) perché non voglio scrivere cose non aderenti alla vita reale ed è bello che abbiate apprezzato questi piccoli tocchi di studiata autenticità.

Buona lettura e a domani

   
 
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