Capitolo
24
Dopo quel giorno tra i due giovani
si instaurò come
una corrente d’amore che li faceva vivere in
un’atmosfera quasi irreale. Oramai
Robert non vedeva l’ora di ritornare a casa per ritrovare la
sua donna e questa
lo aspettava ansiosa perché desiderava i suoi sguardi
affettuosi, il suo
sorriso dolce e perché no, le carezze furtive che pure la
facevano rabbrividire
benché tanto innocenti.
Entrambi avevano capito di amarsi e
sapevano che presto
sarebbero finiti l’uno tra le braccia dell’altra,
ma stranamente non avevano
nessuna fretta che ciò avvenisse. Si stavano godendo quel
periodo così bello e
magico in cui pian piano si avvicinavano l’uno
all’altra.
Barbara non era mai stata
corteggiata in vita sua se
non da Leonard, ma nella sua saggezza, aveva subito capito che il
giovanotto lo
faceva per diletto e non certo per un sincero interesse nei suoi
confronti. Se
aveva accettato le sue galanterie, era stato solo perché le
era parso più
dignitoso fingere di gradirle e tenerlo nello stesso tempo a debita
distanza piuttosto
che mostrarsene indignata, rischiando anche di compromettere i
già precari
rapporti con la famiglia di sir Paul. Ora però era Robert a
riempirla di attenzioni
e sapeva farlo con tanta tenera maestria che lei se ne sentiva
inebriata e lo
ricambiava con dolcezza, riempiendolo di premure.
Erano così felici adesso
da emanare come una luce che non
sfuggì a nessuno, né a Giovanna, che oramai aveva
preso il posto di amica appartenuto
una volta a Grazia, né a Leonard o a lady Margaret, che
commentarono con ironia
malevola lo strano comportamento dei coniugi Forrest, tantomeno a Kate
la quale
non disse nulla, ma dentro di sé tirò un sospiro
di sollievo in quanto aveva intuito
bene l’esistenza di qualche precedente problema
tra i due giovani. Però chi fu più
contenta di tutti della ritrovata armonia, fu senz’altro
Nunzietta. Lei aveva
vissuto insieme a loro il periodo più buio ed ora, vedendoli
sorridere spesso e
scambiarsi tante tenerezze, si sentiva felice nel più
profondo del cuore perché
così sarebbe stata più tranquilla quando se ne
sarebbe andata.
Aveva deciso infatti di accettare
la proposta di
matrimonio di Luigi e tra pochi giorni avrebbe raggiunto i genitori di
lui al
loro paese dove sarebbero andati a vivere dopo le nozze. Lasciare
Barbara,
Robert ed i bambini sarebbe stato comunque un grosso dolore
così come lo era
per i Forrest vederla andar via. Però la incoraggiarono in
tutti i modi e le
promisero di andarla a trovare molto spesso.
Anche in previsione della prossima
partenza di Nunzia,
le tre donne si stavano dedicando insieme a mettere da parte le
provviste per
l’inverno.
Era il primo venerdì di
ottobre, un giorno soleggiato
ed ancora caldo anche se ventoso. Erano tutte in cucina occupate a
preparare la
conserva di pomodoro cercando di affrettarsi perché era
già mezzodì e bisognava
pensare al pranzo quando apparve Luigi che si fermò fuori
dalla porta a vetri
con il cappello in mano senza osare entrare.
- C’è il tuo
innamorato – disse Barbara rivolta alla
ragazza - il
poverino non ce la fa
proprio più ad aspettare, oramai, ha bisogno di vederti a
tutte le ore! Su, vai
a vedere cosa vuole – scherzò di buonumore
com’era sempre in quegli ultimi
tempi.
Nunzia non se lo fece ripetere e
corse fuori dal
fidanzato.
Attraverso i vetri Barbara li vide
parlare
concitatamente e fu impressionata dal fatto che la ragazza si fosse
portata le
mani al viso in un gesto di orrore. Buttando sul tavolo lo strofinaccio
che
stava usando, si affrettò a raggiungerli.
- Che c’è?
– chiese preoccupata. Nel vedere i due
ragazzi guardarla
sgomenti senza
proferire parola, impallidì ancora di più.
- Mi dite cosa è
successo!?
Aveva urlato e la suocera si era
affrettata ad uscire anch’essa
per capire cosa stesse accadendo.
- Signora – disse
finalmente il ragazzo – c’è stato un
incidente al pozzo di Bardu ed una squadra di minatori è
rimasta intrappolata
da una perdita d’acqua.
- Mio Dio! –
mormorò la donna inorridita ma dalla
faccia di Luigi capì che le cattive notizie non erano finite
lì, infatti
l’altro proseguì:
- L’ingegnere Forrest,
Gaetano Spalice ed altri due
soccorritori sono
scesi anche loro
attraverso un altro percorso per vedere di trarli in salvo. Solo che
sono più
di quattro ore e non sono risaliti ancora …
A questo punto la donna si
strappò il grembiule e lo
gettò per terra.
- Andiamo, portami immediatamente
al pozzo.
La povera Kate non aveva capito
ciò che il giovane
aveva detto alla nuora perché aveva parlato in italiano
però intuì che fosse
successo qualcosa di grave. Afferrò Barbara per un braccio
implorandola di
raccontarle l’accaduto.
- Un incidente alla miniera, ci
sono dei minatori
intrappolati in una galleria – le spiegò questa
senza dirle altro perché vide
l’anziana donna farsi bianca in volto.
- Per Robert non
c’è pericolo, non è vero? Lui fa il direttore
lì, non il minatore! – le
disse concitata.
In quelle poche parole
c’era tutta la storia della
misera Kate che aveva vissuto tante privazioni pur di consentire al suo
unico
figlio maschio di non affrontare la stessa vita di pericoli che le
aveva
strappato l’uomo amato. Il sapere
Robert ugualmente
in fondo ad una
galleria a rischiare di morire egli stesso le avrebbe spezzato il cuore
per cui
Barbara cercò di farsi forza e, con un sorriso dolce,
provò a mostrarsi
tranquilla.
- Naturalmente – le disse
– però io vado lo stesso
perché voglio essere accanto a mio marito. Badate voi ai
bambini, per favore?
Mi sento tranquilla a saperli con voi.
La signora Forrest annuì
con il capo, non del tutto
rasserenata. Mentre saliva sul calesse accanto a Luigi dopo averlo invitato a fare in fretta,
la nuora sussurrò a
Nunzia:
- Falle compagnia tu e cerca di non
farle capire
niente. Povera vecchia, non se la merita una simile ansia.
Davanti allo scavo di Bardu
c’era una confusione
incredibile perché il lavoro si era fermato dappertutto ed
erano venute anche
molte persone dal paese. C’era don Giustino e
c’erano i medici dell’ospedale ed
in mezzo a loro sir Paul Bradley ed il nipote. Barbara, vestita
così come stava
per casa, suscitò l’attenzione di tutti quando
arrivò insieme a Luigi. Qualcuno
avrebbe voluto dirle qualche parola sapendo che il marito era sceso
lì sotto
per cercare di trarre in salvo i suoi uomini, ma lei si
divincolò da tutti e si
recò dritta da Leonard, con il volto in fiamme e gli occhi
che lampeggiavano
sdegnati. Appena gli fu vicino, lo assalì:
- Sei contento adesso? Hai visto
cosa sei stato capace
di combinare? Per colpa tua tante persone stanno rischiando la vita.
- Sono cose che succedono
– si giustificò l’altro,
irritato dalla sua veemenza.
- Non è vero. Erano mesi
che Robert ti stava parlando
dei pericoli di infiltrazioni d’acqua in questo pozzo, ma tu
non facevi altro
che accusarlo di essere un vigliacco ed un incompetente. Mi sa che
l’incompetente sei tu!
- Barbara, per favore, state calma
– intervenne sir
Paul cercando di blandirla, ma oramai la donna era fuori di
sé e si rivolse
anche a lui con durezza.
- lo avete lasciato solo anche voi.
Come avete potuto?
Come avete fatto a non dare ascolto ad un ingegnere serio e preparato
com’è mio
marito per stare a sentire uno stupido novellino pieno di boria.
- Per tua norma e regola
anch’io sono un ingegnere
minerario – le rispose il giovane, molto adirato.
- Tu? Chissà come te la
sei presa la laurea, forse te
l’hanno data per i nobili natali!
- Si può sapere che vuoi
da me? Non ho chiesto io a
quello stupido di scendere là sotto a fare l’eroe.
- Eppure è sceso, forse
perché contrariamente a te che
ti permettevi anche di accusarlo di essere un pavido, è un
uomo davvero
coraggioso e sa rischiare la vita per gli altri!
- Io non sono un minatore come lui.
Lo sai, in fondo è
sempre rimasto tale e
se farà una brutta
fine in una galleria, rassegnati, si vede che questo era il suo destino! –
dichiarò sprezzante il giovane.
Barbara non ci vide più
dallo sdegno e gli si sarebbe
addirittura avventata contro se don Giustino non l’avesse
afferrata per le
spalle traendola a sé. Si fece trascinare via quasi a forza,
ma non rinunciò a
dire rivolta ai due gentiluomini:
- Ve lo giuro su quanto ho di
più caro: se succede
qualcosa a Robert me la pagherete!
Sir Paul abbassò gli
occhi mortificato, ma il nipote
le lanciò uno sguardo cattivo, poi girò la testa
ostentando indifferenza per
quelle stupide minacce.
Intanto il buon sacerdote, che come
la maggioranza
degli astanti non aveva capito neanche una parola del discorso in
inglese
svoltosi tra di loro ma che come tutti ne aveva afferrato
l’animosità, cercava
di tranquillizzarla.
- Adesso basta, signora Forrest,
cercate di calmarvi,
venite a sedervi un po’ qui ed aspettate insieme alle mogli e
alle madri degli altri
minatori che sono là sotto. Vedrete, la Madonna di cui oggi
è la santa festa ci
aiuterà anche questa volta.
La portò accanto a delle
donne che stavano recitando
il Rosario. Barbara guardò i loro visi duri ed invecchiati
precocemente dai
quali non sembravano trasparire emozioni. Nessuna versava una sola
lacrima, ma
si limitavano a recitare come una nenia le Ave Maria
ed i Padrenostro, dondolandosi al ritmo della
preghiera e lasciando scorrere i grani della corona tra le dita. La
ragazza
pensò a tutta la disperazione chiusa nei loro cuori,
all’ansia per i loro cari,
alla vita grama che dovevano condurre ogni giorno ed alla miseria in
cui
sarebbero cadute se i loro uomini non fossero più risaliti
da quel pozzo
infernale. Sentì quasi il cuore spezzarsi di compassione ma
poi il pensiero
che il loro grande
dolore era anche il
suo perché anche il
suo uomo era lì a
rischiare la vita, la fece rabbrividire di orrore. Si sentì
quasi sconvolta
all’idea che Robert potesse rimanere intrappolato sotto
terra, tremò alla spaventosa
visione dei suoi occhi chiari che si velavano mentre perdevano ogni
coscienza,
delle sue robuste braccia che non avevano più la forza di
difendersi dalla terra
che lo soffocava, del suo corpo seppellito dalla fanghiglia nera.
Lacrime
irrefrenabili le rigarono il volto
e si
morse una mano cercando
di soffocare il grido disperato che
le saliva dal petto.
Il vecchio sacerdote se ne accorse
e la strinse più
forte, cercando di darle conforto. Così la giovane si
abbandonò al pianto,
posando la testa sulla sua spalla scarna mentre tanti occhi la
guardavano,
pietosi e compassionevoli. A poco a poco si calmò,
imponendosi di scacciare
quegli orribili pensieri di morte. Suo marito sarebbe tornato ed
avrebbe ancora
potuto baciare il suo viso, carezzarlo, dargli l’amore enorme
che si sentiva dentro
e vivere con lui e con i loro bambini. Cercò di concentrarsi
sulla voce delle
donne che pregavano e lasciare che le loro parole fossero tutto quanto
c’era in
quel momento, senza più pensieri, né sentimenti,
né emozioni…
“….Padre
Nostro che sei nei cieli, sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo
regno, sia
fatta la Tua volontà come in cielo così in terra
….”
Cominciò a ripetere
anche lei le parole dolci della
preghiera insieme alle altre…
Oramai aveva perso la cognizione
del tempo. Dovevano
essere passate molte ore perché era arrivato il crepuscolo e
già si accendevano
delle lampade e dei fuochi qui e lì. Giovanna era accorsa al
suo fianco e
l’aveva avvolta in un caldo scialle di lana perché
la sera si stava facendo
fredda e la giovane indossava soltanto il vestito leggero da casa.
Qualcun
altro invece le aveva portato qualcosa da mangiare, ma con lo stomaco
chiuso
dall’angoscia non aveva potuto ingurgitare niente ed aveva
accettato soltanto
qualche tazzina di caffè che ogni tanto un’anima
buona si prendeva la briga di
distribuire alle donne sedute una accanto all’altra, unite
tutte da un’ansia
terribile.
Dopo tante ore si erano stancate di
pregare e se ne
erano rimaste in silenzio, poi una di esse, la più anziana,
aveva cominciato a
parlare di suo figlio dopodiché ognuna di loro aveva voluto
parlare del marito,
del fratello, del padre. A poco a poco quegli uomini intrappolati nella
miniera
avevano cominciato a riprendere la loro fisionomia ed avevano di nuovo
fatto
sentire la loro presenza, ognuno con i suoi pregi ed i suoi difetti,
con le sue
particolarità, le sue abitudini.
Barbara stava in silenzio ad
ascoltare ed a volte
doveva fare anche uno sforzo perché le donne parlavano in
campidanese, dialetto
che lei, essendo cresciuta ad Alghero dove si parlava addirittura il
catalano,
stentava a capire. Qualcosa però l’afferrava ed
allora sorrideva a sentire di
Giovanni che si era fatto cucire il vestito nuovo o di Salvatore che
stava
mettendo da parte i soldi per maritare la figlia. Un soffio di vita e
di
speranza sembrò aleggiare di nuovo ed anche lei
pensò al suo Robert. Lo rivide
giocare con Charles o cantare le sue canzoncine alla loro piccola Neve
e per un
lungo momento fu sicura che presto sarebbero stati di nuovo insieme.
Poi però trascorse altro
tempo, ritornarono il
silenzio e la paura e di nuovo ci fu la disperazione a tenere loro
compagnia.
Stava già salendo la
luna in cielo quando,
nel silenzio quasi irreale sceso
tra tutte le persone sedute lì, si udì
una voce gioiosa prorompere in sardo:
- Funti
atziendi!
Funti atziendi!
Stanno risalendo! Stanno risalendo!
Immediatamente si
fece una confusione
pazzesca e tutti si
precipitarono verso l’uscita del pozzo dove due minatori
erano scesi a dare una
mano agli sfortunati compagni che stavano tornando in superficie.
Ognuno
cercava di farsi strada per poter vedere, c’era chi urlava,
chi piangeva di
gioia, chi temeva che la persona tanto attesa non sarebbe stata tra
coloro che
incominciavano ad apparire, chi si raccomandava alla Madonna. Gli
uomini del
servizio d’ordine dovettero fare uno sforzo enorme per non
lasciarli avvicinare
tutti, però Barbara era la moglie dell’ingegnere
sceso a salvare i suoi uomini
e non ebbe difficoltà ad avvicinarsi. In prima fila
poté vedere riemergere
tra le braccia dei soccorritori il
primo minatore: era Giovanni, un giovane di nemmeno
vent’anni. Era pallido come
un morto e svenuto. A quella visione un silenzio terrorizzato
calò sugli
astanti. Il dottor O’Connor si precipitò verso di
lui e lo visitò stesso per
terra laddove lo avevano appoggiato gli uomini prima di ridiscendere a
prendere
qualcun altro. Per rassicurare la madre che poco più in
là si torceva le mani
dalla disperazione senza osare avvicinarsi, il medico fece un segno con
il capo
per indicare che era ancora vivo. Allora il
silenzio si tramutò subito in un’ovazione
gioiosa anche perché dal pozzo continuavano ad uscire gli
altri minatori,
qualcuno sorridente, qualcuno ancora spaventato, molti feriti,
più o meno
lievemente.
Barbara li aveva contati tutti ed
erano otto. Oramai
si sentiva scossa da un tremito convulso e se non fosse stato per
Giovanna che
la teneva stretta, si sarebbe accasciata tanta era l’ansia
provata.
Quando lo vide, il suo cuore ebbe
un balzo tale che
sembrò volesse scapparle dal petto. Robert era lì
anche lui, vivo, forte come
sempre. Aveva i vestiti completamente laceri e zuppi di acqua ed il
viso
talmente sporco di fango che gli occhi azzurri risaltavano ancora
più limpidi e
belli. Era felice, si vedeva, e le grida di gratitudine
che lo accolsero lo fecero addirittura
sorridere. Un po’ stordito cercò tra la folla che
gli si stringeva intorno
finché non la vide, pallida come una morta, tremante, mentre
lo guardava
intensamente. Fu solo un istante perché sua moglie gli si
gettò tra le braccia
ed incurante di sporcarsi, gli si strinse contro abbracciandolo con
amore.
- Perché,
perché? – gli chiedeva soltanto, senza avere
la forza di dire nient’altro.
- Perché ero
l’unico che potesse farlo. Avevo studiato
quelle gallerie ed ero sicuro che di là si potesse passare.
Ed ho avuto ragione,
per fortuna.
- Vostro marito è stato
grande, signora – testimoniò
Gaetano Spalice – se non era per lui tutti questi uomini non
avrebbero avuto
scampo e probabilmente neanche noi. Dovete esserne fiera!
- Infatti lo sono –
mormorò Barbara e guardò Robert con
immenso affetto – Aspetta, tu sanguini dalla fronte, ti sei
fatto male! -
aggiunse spaventata nel vederlo ferito.
Il dottor Vargas che era
lì vicino a controllare i
minatori, la udì e si avvicinò subito a loro.
- Non è niente dottore,
è solo un graffio. Piuttosto
come sta Giovanni? Ed Alfonso? – chiese lui, preoccupato solo
dei suoi uomini.
- Non hanno niente di grave, li
stiamo portando in
ospedale per controllarli e medicarli, ma stanno bene.
- Meno male, l’acqua
aveva già quasi riempito la
galleria quando siamo arrivati e mezz’ora dopo sarebbe stato
troppo tardi. Se
non fosse stato per la maledetta roccia che abbiamo incontrato ad un
certo
punto, avremmo fatto molto prima, non è vero Gaetano?
- Certo ingegnere, però
ce la siamo vista brutta anche
noi.
- Venite anche voi due in ospedale,
voglio
controllarvi per vedere come state.
- Io sto benone, ho solo bisogno di
farmi una bella
bevuta – dichiarò il caposquadra facendo un
po’ il gradasso.
Il giovane ingegnere non gli fu da
meno anche se si
sentiva tutto il corpo dolere.
- Tu? – disse - Perché io no?
Prima però voglio farmi un bel
bagno e una bella mangiata. A proposito signora Forrest, cosa hai
preparato per
cena?
La donna lo guardò
confusa e vedendolo sorridere
divertito, gli sorrise anche lei mentre il giovane continuava a
scherzare.
- Ho capito, te ne sei stata tutto
il giorno a far
nulla senza neanche preparare una gustosa cenetta al tuo maritino che
sarebbe
tornato dal lavoro affamato! Andiamo a casa adesso, donna, e datti da
fare!
Scherzosamente la prese per un
braccio e a chi cercava
di trattenerlo diceva ridendo che la signora Forrest aveva fretta di
rincasare.
Luigi li stava aspettando con una carrozzella e senza dir nulla tese la
mano al
Direttore. I due uomini si scambiarono solo una stretta calorosa poi,
insieme a
Barbara ancora tutta imbambolata, si affrettarono a tornare a Villa
Bianca.
Appena li udirono arrivare, Kate e
Nunzia si
precipitarono fuori. L’anziana signora aveva gli occhi rossi
di pianto.
Nonostante la buona servetta avesse sempre negato qualsiasi
coinvolgimento del
figlio nell’incidente, aveva
intuito la
verità e la visione del suo ragazzo infangato e ferito, fu
l’ulteriore conferma
della sua supposizione. Però non disse nulla. Quando Robert
l’abbracciò, se lo
strinse forte, trattenendo le lacrime, poi gli carezzò il
viso sporco.
- Tuo padre era orgoglioso di te,
ma dopo ciò che hai
fatto oggi, lo sarebbe stato ancora di più – gli
disse.
Era il più bel complimento che avesse potuto fargli e il giovane se ne sentì davvero contento. Appena aveva saputo degli uomini intrappolati dall’acqua nella galleria di Bardu, aveva avuto un attimo di esitazione perché conosceva bene i rischi di una sua eventuale scelta, ma poi proprio il ricordo di suo padre lo aveva spinto a scendere in quell’inferno per cercare di soccorrere i malcapitati. Laggiù, insieme agli altri minatori, era come se ci fosse stato anche lui. Simbolicamente era come se avesse avuto una nuova opportunità per salvarlo. Non poteva rinunciare, non se lo sarebbe più perdonato per tutto il resto della vita.
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Lo so che vi
ho fatto trepidare insieme a Barbara per la sorte di Robert però mi sembra
che ne sia valsa la pena perché
credo, e spero di non sbagliarmi, che
questo sia uno dei capitoli che mi è riuscito meglio. D’altronde stare
sempre e solo a parlare di amore
mi pareva un po’ noioso e poi ritengo che
l’incidente in miniera abbia aggiunto
un nuovo tassello al profilo caratteriale dei miei protagonisti ed al
sentimento profondo che è nato tra loro.
Prima di
cominciare con i ringraziamenti
AUGURISSIMI DI BUON COMPLEANNO , MIA
DOLCE NANETTA
(ma quale delle
due, Lucy o Vale? Non lo specificate)! Purtroppo, e mi dispiace tanto,
non posso regalarti la
scena po-porno perché questo romanzo è
già scritto da tempo (non penserete mica
che sia tanto brava da buttare giù un capitolo al giorno!
Ecchecavolo, per chi
mi avreste preso, per Isabel Allende? E neanche!) Per questo motivo
devo
seguire per forza la stesura originale e dovrete (dovranno) soffrire
ancora un po’. D’altra
parte, come ha fatto ben notare Mirya, stiamo parlando sempre del
secolo scorso
dove il sesso persino tra marito e moglie era di sicuro meno facile.
Anzi, per
quello che ne so, già Barbara era piuttosto
all’avanguardia nell’avere almeno
la consapevolezza della propria sessualità, prerogativa
riservata alle poco di
buono ed alle donne perdute, non certo alle brave mogli. Mi ha fatto
anche un
enorme piacere che Mirya abbia rilevato quella frase che sembrava
buttata lì
per caso in cui Barbara paragona Sean al padre in quanto era una chiave
per
definire la sua infatuazione.
In quanto a
Faith ha perfettamente spiegato cosa volesse dire il dono della fede
sarda. In
effetti è proprio di un nuovo matrimonio che si tratta,
senza prete o invitati,
senza feste né bomboniere, ma un matrimonio vero che nasce
dallo scambiarsi una
promessa d’amore a cui si
ha tutta l’intenzione
di tener fede, anche se ciò comporta qualche sacrificio.
Ed il primo
lo fa proprio Barbara a mettersi a cucinare la zuppa di pesce alle
sette di
sera quando aveva già pronti i fagiolini (anche se oramai
Cricri manco questo
le riconosce)! Sto
scherzando, mia
piccola amica, e ti ringrazio tanto per le tue recensioni
così puntuali e
gradite. Comunque credo che, almeno in questo capitolo, il caratterino
della
mia protagonista che quando è arrabbiata non la ferma
nessuno dal dire pane al pane e vino al vino, tantomeno sir
Paul o quell’antipatico di Leonard, possa riabilitarla almeno
un po’.
E proprio
mentre stavo per postare il nuovo capitolo e questi
ringraziamenti mi è arrivata, ulteriore
regalo, anche la bella recensione di Arte che, come al solito, riesce a
cogliere in pieno ciò che volevo dire. Mi fa piacere sapere
che nella scenetta
di Charles con i genitori abbia visto rispecchiata la sua famiglia
così come Cricri
abbia visto la quotidianità della carezza “al
fagiolino” (mi accorgo che non
glielo avevo detto) perché non voglio scrivere cose non
aderenti alla vita
reale ed è bello che abbiate apprezzato questi piccoli
tocchi di studiata
autenticità.