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Autore: Ataraxia Diagrams    21/03/2010    6 recensioni
Si avvicinò ancora con il suo passo aristocratico, ma improvvisamente sparì dalla mia visuale. Il mio cuore perse uno...due..tre e forse quattro battiti quando scomparve lasciando un raggelante senso di vuoto.
-Tana per Emy- sobbalzai gridando e mi riotrovai con la schiena pigiata contro il finestrino mentre sul suo volto perfetto si dipingeva un sorriso sadico che non mi rassicurava affatto.
-C...chi sei!?-
-Tipica domanda da copione di film horror...mi aspettavo qualcosa di meglio da te, Vichbourg...- il suo volto era maledettamente vicino al mio e potevo sentire il suo fiato...il suo fiato inesistente che nella mia immaginazione, mi sfiorava il volto madido di sudore. Non respirava...non ne aveva bisogno.
-I...io voglio solo...solo tornare a casa mia...dalla mia famiglia...- mormorai terrorizzata. Mi vergognavo del mio tono implorante e patetico...ma non era il momento per l'orgoglio.
-Oh...ma ci tornerai, piccolina...ci tornerai eccome...lascia che ti accompagni io- il ghigno sadico si trasformò in un sorriso pericoloso e letale che non preannunciava nulla di buono e gridai quando la sua mano, curata e affusolata, mi afferrò con forza il polso attirandomi bruscamente a sè. Le mie urla cessarono di colpo quando mi ritrovai lì, "al sicuro" contro il suo petto, stretta dalle sue braccia che corsero a tenermi la schiena e le gambe sollevandomi da terra.
Era così freddo...
-No! Dove...dove cazzo mi stai portando!?-
-Bhè...se te lo dicessi...che razza di rapimento sarebbe?-
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Note dell’Autore: Eccolo! Il nuovo capitolo prima di partire per la Provenza. Rileggendolo, devo ammettere che mi piace parecchio. Sarà che Evan mi è venuto fo**utamente figo anche quando fa il bastardo. Ringrazio tutti quelli che mi sostengono, e perdonatemi se ne dimentico qualcuno: Lebron; caludina cullen; Artemis Lover; chyo; Kahoko; FullmoonDarkangel.
 
~~~
 
Sentivo lo stomaco chiuso. Dei servi avevano portato in camera un delizioso carrello degno d'un Re, eppure tutte quelle pietanze mie erano sembrate insopportabili come sabbia nella bocca. Era il terrore, l'ansia?
-Non è di tuo gradimento?- la sua voce delicata tornò a riecheggiare nella camera, mentre con una smorfia allontanavo il piatto.
-Non ho fame- risposi secca, con tono acido, provocandogli soltanto una scrollata di spalle indifferenti. Quel ragazzino viziato era insopportabile.
Mi presi le gambe tra le braccia, poggiandomi alla spalliera del grande letto. Evan se ne stava pacato sulla poltrona, leggendo un vecchio libro, lanciandomi di tanto in tanto qualche sguardo di nascosto. Durante quelle occhiate, mi pareva che mi stesse studiando, tenendo sott'occhio come si fa con un animale in gabbia.
Il silenzio era interrotto dallo scoppiettare del camino in fondo alla stanza, dove un fuoco leggero riscaldava l'atmosfera. Avevo insistito a lungo perché lo accendesse, dato che stavo congelando. Con ogni probabilità la sua razza non era sensibile alle temperature esterne. Un tocco leggero giunse da dietro la porta, seguito dalla voce femminile che avevo udito appena svegliatami.
-Vieni pure...- rispose il giovane, senza staccare gli occhi dalle pagine consunte del libricino. Per istinto mi raggomitolai maggiormente, impaurita, sentendo i nervi a fior di pelle. Fece il suo ingresso una ragazza sui vent'anni dai lunghi capelli mori. Le ricadevano lisci attorno al volto cereo, incorniciano le labbra ramate e piene. I suoi occhi smeraldini si posarono sul suo Sovrano, balenando poi repentini su di me per lambirmi appena, tornando a fissare densi d'ammirazione Evan. Aveva il fisico simile ad un giunco, delicato ed esile, fasciato in un abitino talmente niveo da sfiorare quasi il candore della sua pelle.
-La cena, Signore-
Da dietro il libro, il ragazzo fece un sorrisetto divertito, continuando però a leggere.
-Quante volte devo ripeterti di non chiamarmi in quel modo, Selìn?- nel sentire il proprio nome, la ragazza sembrò sussultare, mentre le gote si coloravano di un grazioso tono rosato.
-Mi sono curata di sceglierla io stessa...-
-Sangue?- chiese senza troppo interesse, sfogliando con le dita affusolate un'altra pagina-
-B Negativo, Evan-
Alzò finalmente lo sguardo dal libro, chiudendolo con cura e lasciandolo cadere su di un comodino adiacente. Ad un cenno del suo capo, Selìn strattonò dentro quella che aveva tutta l'aria di essere una Comune. Piuttosto giovane, forse sulla quindicina, si guardava attorno spaventata, ma allo stesso tempo irrimediabilmente attratta dalla bellezza disarmante dei due Vampiri.
-Carina...puoi andare Selìn, grazie- e la giovane s'inchinò appena, chiudendosi alle spalle la porta, mentre la Comune giaceva a terra singhiozzante, gli occhi colmi di paura.
-Che intenzioni hai?- sibilai, riscuotendomi dal momentaneo shock in cui ero precipitata.
-Il fatto che tu non abbia fame, non implica che anche io non debba averne- mi rispose semplicemente, alzandosi dalla poltrona, camminando con lentezza esasperante verso la ragazza. A quelle parole un brivido mi fece scattare dal letto, ed in un attimo mi gettai di fronte a quella, aprendo le braccia a mo’ di scudo. Non sapevo bene che cosa speravo di risolvere, ma non potevo lasciargli fare una cosa simile. Evan, dal canto suo, mi sorrise divertito, lasciandosi fuggire una risatina di scherno.
-Sono affamato, Emy...e quando sono affamato tendo ad essere...come dire...piuttosto irascibile!- mi minacciò, piegandosi su di noi. Il capo castano della ragazzina era poggiato contro la mia schiena, la sentivo tremare in preda agli spasmi, afferrarsi a me con le piccola dite ossute e disperate. Gli fissai uno sguardo indignato in quegli occhi crudeli e tempestosi, serrando istintivamente i denti.
-Non ti lascerò scannare quest'innocente di fronte ai miei occhi!- gridai indignata, senza accennare a desistere.
-E allora perchè non esci a farti un giro per la Residenza?- mi schernì, facendo un altro passo avanti. Era troppo vicino ora, ma probabilmente a qualcosa gli servivo, ergo non mi avrebbe dovuta attaccare.
-Non scherzare, lurido bastar...- ma le parole mi si fermarono in gola quando, afferratami per il collo, mi sollevò a metà aria, mentre le mie dita si stringevano debolmente attorno alla sua mano.
Sentivo il respiro farsi rado, mentre i polmoni invocavano ossigeno che non riuscivo ad inspirare. Aprì la porta, scaraventandomi crudelmente sul pianerottolo. Caddi con un tonfo, accompagnando la caduta rovinosa con un grido straziato. Quando aprii gli occhi, il suo volto corrugato dal furore mi ammoniva dallo spiraglio della porta, mentre la richiudeva con forza.
-No! Evan apri questa porta!- gridai gettandomi addosso alla candida lastra di legno intarsiato. Vi battei i pugni, graffiandola come una belva.
-Apri questa cazzo di porta! Evan! Evan ti prego!- la mia voce era ridotta ad un grido senza vita, mentre alle mie urla si univano improvvisamente quelle strazianti e dilaniate della ragazza. Ed io non potevo fare nulla. Inutile. Impotente di fronte ad un massacro. Per la prima volta in vita mia, mi sentii debole, assolutamente incapace di evitare che accadesse un abominio simile. La giovane vittima smise di urlare dopo poco, forse durò qualche secondo appena, ma mi sembrò un lasso di tempo maledettamente interminabile. Poi un tonfo muto accompagnò il sospiro di quel mostro.
-...ti prego...- mormorai ancora, ora con un fil di voce, lambendo con le dita il legno della porta, inginocchiata stancamente a terra. Gli occhi mi bruciavano, sentivo le lacrime scendere lungo le gote, colarmi tra le labbra.
Sentii i passi di Selìn passarmi oltre, entrare nella stanza. Probabilmente quello che stava trascinando via era il cadavere, ma nonostante avessi gli occhi sbarrati, non riuscivo a vedere nulla. Ero semplicemente assorta in un modo di delirio e terrore. Quando la porta si riaprì, scattai indietro in preda al panico, strisciando con la schiena contro la ringhiera del pianerottolo. Evan mi fissava dall'alto della sua postura, gli occhi plumbei scintillavano d'eccitazione. Sembrava che le mie lacrime gli dessero un perverso appagamento, come se il suo animo buio sfociasse in un mare di sadismo capace di esaltarlo. Mi sentii afferrare per un braccio dalla sua gelida mancina, trascinandomi con forza e decisione all'interno di quella stanza. Il camino era spento e nell'aria aleggiava il terribile odore del fuoco spento e della morte. Mi gettò sul letto, come un oggetto di poco conto. I miei occhi balenarono sul suo volto. Era rilassato. Della rabbia vista poco fa, non v'era più neanche l'ombra, eppure la sua fredda indifferenza mi fece ancor più male. Ai lati della bocca sensuale, dei rivoli sinuosi di sangue scendevano sul mento. Li ripulì passandovi sopra l'indice, per poi assaporarlo con gusto. Una sensazione sconosciuta mi ribolliva nello stomaco.
Il modo in cui si leccava le dita; la camicia bianca macchiata di sangue che s'apriva sul petto niveo; i capelli scompigliati e la lingua che guizzava a ripulire i polpastrelli di quel perverso nutrimento.
Mi sembrava tutto stranamente eccitante. Provai disgusto per me stessa, perché nonostante avessi trovato immondo ciò che era appena accaduto, Evan in quelle condizioni sembrava esercitare su di me un'attrazione fatale, perversa, folle.
-La prossima volta che cercherai di proteggere una mia vittima, non sarò tanto clemente da sbatterti fuori. - Sibilò, e la sua voce di seta apparve dura e spigolosa, tanto autoritaria da spaventarmi. Rimasi in silenzio, mordendomi le labbra per la rabbia, serrando convulsamente i pugni attorno alla coperta rossa.
-Sei solamente un mostro...- gli sputai quelle parole con veleno, marcando eccessivamente l'ultima. Il suo sguardo s'irradiò per un attimo di una luce folle.
-Un mostro, dici?- si avvicinò velocemente, bloccandomi distesa al letto, serrandomi i polsi sopra il capo.
-Quanti Licantropi hai ucciso, eh Vichbourg? A quanti roghi di donne senza colpa hai contribuito con il tuo ramoscello infuocato?- la sua voce era bassa, inalterata. Mi sfiorava il volto calda, mentre il suo corpo aderiva al mio, infossandolo nel materasso.
Abbassai gli occhi indignata, mugolando un gemito sordo, fissando irritata quel sorriso che s'apriva sulle sue labbra fine. Sapeva di aver ragione, sapeva di avermi messa alle strette, e questo gli procurava un piacere indescrivibile.
-Dunque, prima di darmi del mostro, pensa bene che io lo faccio per pura necessità. Tu, al contrario, sei macchiata dell'ipocrisia del tuo popolo. Sei falsa Emy...lo sei fin nelle ossa- Ma prima che potessi ribattere, mi catturò il fiato con le sue labbra, dividendole con la punta della lingua, violando la mia bocca. Non riuscivo a ragionare né a divincolarmi. Ero vittima di quel bacio spietato, di quell'attacco a tradimento. Mi lasciai trasportare stupidamente, assecondando i movimenti fluidi della sua lingua, gemendo di piacere ogni volta che i suoi incisivi si stringevano sadicamente attorno al mio labbro inferiore. Quando si divise, il sorriso era ancor più vittorioso. Si alzò, lasciandomi respirare affannosamente sul letto. Il cuore mi batteva impazzito. Camminò per la stanza, dandomi le spalle, per poi gettarmi vicino una veste da notte di seta azzurrina. Poi, prima di uscire dalla porta, rimase a fissarmi con quei suoi occhi crudeli.
-Vedi, fosse per me ti avrei uccisa prima...ma tu, piccola, hai qualcosa che m'interessa particolarmente. Ma bada bene a non approfittare di questo...potrei fregarmene e straziarti come quella Comune-

   
 
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