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Autore: OnlyHope    23/03/2010    10 recensioni
Per Sanae tutto iniziava davanti ad una fermata d'autobus, quello stesso giorno Tsubasa partiva per il viaggio che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. E mentre Sanae cercava la sua strada in Giappone, Tsubasa inseguiva con caparbietà il suo sogno in Brasile. Ma anche questa è la storia di un ragazzo che ama incondizionatamente una ragazza. Perché questa è la storia di Tsubasa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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FLY AWAY (Butterfly reprise)

Capitolo 7

Fulmine a ciel sereno












Perplesso.
Aggrotto le sopracciglia, gli occhi fissi sullo schermo ora prendono a risalire la mail di Ishizaki, per arrivare giusto qualche riga più su.
Rileggo la frase, un periodo composto da una manciata di parole ma che lascia una nota stonata, in quello che è il solito raccontare divertito del mio vecchio amico.
“Un’ultima cosa! C’è un tizio che si sta appiccicando a Sanae come una cozza, per il momento sembra inoffensivo, ma non ti preoccupare, ci sono io a tenerlo d’occhio!”
Involontariamente il mio naso si arriccia in un’espressione contrariata e i miei occhi tornano a leggere quel punto della mail di nuovo, un paio di volte, come per capacitarmi realmente di che cosa si stia parlando.
Poggio la schiena alla spalliera della sedia, le mie braccia s’incrociano sul petto, mentre il mio cervello incomincia a elaborare l’informazione ricevuta.
“Mmm…” mugugno sentendomi ormai infastidito, ma cercando comunque di razionalizzare il tutto.
Sanae è una ragazza molto carina, non dovrei quindi stupirmi che qualcun altro s’interessi a lei.
Ma già solo formularla questa ipotesi, mi innervosisce e mi ribello, perché no, nessuno dovrebbe nemmeno prenderla in considerazione come ragazza.
Ok così non va però!
Cercando di ignorare il mio stato d’animo, che in questo momento non mi lascia riflettere lucidamente, torno a valutare la cosa per quella che semplicemente è: a un ragazzo, a un altro ragazzo, forse piace Sanae.
La mia Sanae.
Ma per quanto mi stia sforzando di vedere la questione oggettivamente, proprio non riesco a prenderla bene o perlomeno credo sia normale, che la cosa non mi vada a genio.
Com’è normale però, tento di ripetermi, che qualcuno si sia accorto di lei, visto che Sanae non vive in un eremo o rinchiusa in una torre e che questo qualcuno veda, almeno superficialmente, quello che io conosco di lei, ma nel profondo.
Poi dovrei pur saperlo che Ishizaki tende a esagerare a volte, un po’ come quando prende di mira qualcuno per le sue battute.
E’ molto probabile che una semplicissima conoscenza possa passare, ai suoi occhi, come un approccio a qualcosa di più, perché lui è il classico uomo d’onore in questi casi e la sua lealtà, nei miei confronti, l’ha portato, forse, a vedere più di quello che c’è in realtà.
Di certo non posso biasimarlo per questo, anzi mi ritrovo a essere felice nel costatare che la sua amicizia, nonostante la distanza, sia ancora così salda e sincera.
Devo solo ricordarmi, ogni tanto, che è un tipo un po’ teatrale, cui piace tanto aprire la bocca, non dico a vanvera, ma troppo.
Come mi deve entrare in testa, che sia normale che una ragazza carina abbia degli ammiratori.
Tutti finiscono per piacere a qualcuno, chi più e chi meno.
Jun Misugi non aveva già il suo fan club di ragazzine adoranti, quando eravamo solo alle elementari?
E anch’io, nel mio piccolo, non ho dovuto rifiutare la dichiarazione di Kumi?
Ma il primo si è poi innamorato di Yayoi Aoba ed io lo ero già di Sanae.
Ed è qui che sta la differenza.
Quindi non mi resta che esortare il mio cervello, e non solo, a farsi una ragione di questo spasimante sconosciuto e pretendere che questa notizia non rovini troppo il mio umore o le giornate.
Basta rimuginare!
Chiudo la mail e spengo il computer, tralasciando così di rispondere subito al mio amico, per non dover affrontare ancora il problema, proprio adesso che sono riuscito ad arginarlo.
Uno sguardo distratto al DVD che volevo vedere stasera, poggiato sopra il televisore e decido di lasciar perdere, ormai mi è proprio passata la voglia.
Credo che mi metterò semplicemente a dormire.
M’infilo sotto le lenzuola, rigirandomi poi di fianco e m’impongo di far diventare il pensiero degli allenamenti di domani, l’unica riflessione concessa, prima di chiudere gli occhi.





“Merda!” esclamo scocciato, vedendo la palla che sfiora la traversa, oltrepassando la porta.

Pepe mi guarda indicando la sua posizione, io mi scuso, con un gesto rapido della mano, per non averlo notato in tempo.
Retrocedo di qualche metro mentre il secondo portiere rinvia il pallone, calciando lungo, oltre il centrocampo.
Oggi le gambe non mi tirano proprio, sarà che ho riposato malissimo, ma stamani mi sento come se avessi attaccate alle caviglie, non una, ma ben due palle di ferro, come quelle dei carcerati costretti ai lavori forzati, nei vecchi film occidentali.
Un cerchio alla testa poi, dovuto sempre al mancato sonno, mi opprime le tempie e lo sento stringere come una morsa all’altezza degli occhi.
E per completare il mio pessimo stato sono anche nervoso, stranamente, perché è difficile davvero che mi senta così.
E non mi piace per niente sapere che non lo sono solo per via della mia brutta nottata, che poi è una conseguenza dei pensieri che mi turbano da ieri.
Ma la distanza mina un po’ la mia sicurezza ora, me ne rendo conto e non mi riesce essere distaccato come vorrei.
Più ripenso a quella frase nella mail di Ishizaki, buttata così, senza una parola in più o in meno su cui riflettere, su cui poter contare per capire meglio e più mi sento disturbato.
Che poi, cos’è che dovrei capire, oltre all’essenziale concetto, che c’è uno che va dietro alla mia ragazza?
Rimproverandomi, tento di rimettere le idee in carreggiata per riuscire ad allenarmi seriamente e possibilmente, raggiungere qualche buon risultato.
L’azione ora si svolge a centrocampo, con decisione corro verso Nuno, che gestisce il pallone poco lontano da me.
Quando gli sono davanti, non si scompone e simula un paio di finte, che nonostante oggi non sia in piena forma, non riescono comunque a sorprendermi.
All’improvviso però mi scarta agilmente, sorpassandomi sulla sinistra.
Spazientito, mi volto per inseguirlo, un paio di metri ed entro in scivolata decisa su di lui.
Ma manco completamente la palla, piantando i miei tacchetti sul suo polpaccio semicoperto dal parastinchi.
Nuno rotola sull’erba mentre pronuncio il mio secondo, irritato “Merda!” della giornata.
Mi avvicino a lui e tendendo la mano l’aiuto ad alzarsi, scusandomi.
“Eh niente! Ma vacci piano Tsubasa!”
Borbotto altre scuse, lo sguardo torvo rivolto di lato mentre viene decretata una punizione a suo favore, che rischia di farmi imprecare ancora.
Roberto ne approfitta per proporre momentaneamente il mio cambio, scocciato, mi avvicino a bordo campo e afferrando una bottiglietta d’acqua, mi siedo mollemente a terra, rimanendo in silenzio.
Ma perché questa storia mi deve dare così noia?
Sposto gli occhi sull’azione che intanto è ripresa, ma mi rendo conto subito, di non riuscire a prestarci veramente attenzione.
Non sono mai stato geloso, nemmeno una volta, forse per superficialità o troppa sicurezza, ma ora mi sembra di provare, in minima parte, questo sentimento, che è davvero completamente irrazionale.
Perché non ho nulla di cui dubitare, Sanae è la ragazza più incredibile e bella della Terra e se ne possono accorgere in migliaia, ma ama me e nulla più scalfire l’incrollabile fiducia che nutro nei suoi confronti, perché so, che in questo, siamo fatti della stessa pasta.
Ma allo stesso tempo non riesco a non sentirmi infastidito da questo ragazzo, che sembra avere interesse per lei e a provare nei suoi confronti, una smisurata curiosità.
Mi chiedo chi sia e come abbia conosciuto Sanae.
Se riesca a passare del tempo con lei e come sia fisicamente.
Con eccessiva forza, stappo la bottiglietta d’acqua e ne bevo a grandi sorsate, nel frattempo Pepe, che ha ceduto il posto anche lui a un compagno, si siede accanto a me sull’erba.
Rimango in silenzio a fissare il campo, fin quando non sento la pesantezza del suo sguardo sul mio collo, che mi costringe a guardarlo.
“Che cavolo ti prende oggi?” mi chiede, aggrottando le sopracciglia scure con aria perplessa.
Gli rispondo limitandomi a scrollare le spalle, piegando il labbro inferiore all’ingiù.
“Cazzo Tsubasa! Non eri così nervoso nemmeno quando ci scannavamo con gli altri per un posto in squadra e ti ricordo che in quel periodo, mi stavi bellamente sulle palle!”
Oddio, oggi proprio non ce la faccio ad abbozzarlo…
“Tranquillo Pepe! E’ solo una giornata no, domani sarà di nuovo tutto ok.”
Gli sorrido per rassicurarlo, così che non si senta in dovere di farmi il suo classico terzo grado.
In fondo non ho nulla di cui parlare, o su cui chiedere aiuto, né ho la minima intenzione di sfogarmi.
Sono urtato e basta.
Il mio compagno di squadra annuisce, ancora visibilmente perplesso ma decide, saggiamente, di lasciarmi in pace stavolta, intuendo che forse non sono tanto in vena di giochetti oggi.
Riprendo a seguire l’allenamento, cercando allo stesso tempo il modo di togliermi da questa situazione.
All’improvviso capisco che non ho alternative.
E’ proprio il caso di saperne di più e da una persona che abbia un po’ più di sale in zucca di Ishizaki.
E chi può aiutarmi in questo, meglio del mio fidato amico Taro Misaki?
Decido di chiamarlo stasera stessa, al diavolo se mi dovesse costare la paga del mese.
Più sereno, per aver trovato una scappatoia al mio problema, decido di dare un taglio alla mia pessima prestazione di oggi e di mettermi sul serio a lavorare.
Mi alzo così di scatto e rivolgendomi a Roberto, chiedo di poter tornare in campo, per allenarmi ancora.
Con la coda dell’occhio osservo Pepe che, a bocca aperta, mi guarda come se fossi uno psicopatico, soggetto a repentini sbalzi di umore.
Roberto annuisce, chiamando subito un cambio per me, quando riprendo posto sull’erba verde, ritrovo il mio solito spirito agguerrito, che mi esorta a fare del mio meglio e a non sprecare altro tempo prezioso, in stupidi tentennamenti.





“Come si chiama ‘sto tizio?”
Nonostante cerchi di darmi un tono, la mia voce suona leggermente irritata.
Taro sorride, in parte divertito, dalla mia malcelata ansia di sapere.
“Credo di aver capito di chi ti ha parlato Ishizaki. Seii. Takeshi Seii. Si chiama così il tizio.”
Incamero così la prima informazione della lista ma anche la più banale e rimango in silenzio, aspettando che il mio amico aggiunga altre notizie, ben più importanti.
Taro comprende al volo il significato del mio mutismo e si prodiga ad aggiungere subito altro, per aiutarmi a inquadrare il ragazzo, che scodinzola dietro a Sanae.
“Ha la nostra età e frequenta lo stesso club di musica delle ragazze. Molte compagne di scuola lo trovano un bel ragazzo e oggettivamente non si può dargli torto. E’ un bravo musicista, sempre in base alle chiacchiere di corridoio e sembra che abbia un grande talento come compositore. A me sembra un tipo tranquillo a vederlo, di quelli che ti salutano sempre con il sorriso e che non creano problemi.”
“Ok ho capito. Vieni al punto ora!” lo esorto, immagazzinando le ulteriori informazioni appena ricevute e attendo quasi impaziente, che mi venga detto quello che voglio sapere più di tutto.
“Vedi Tsubasa, la gente ama spettegolare! La nostra scuola poi, sembra debba vincere qualche competizione nazionale in merito. Sta di fatto, che questo Seii stava insieme a una ragazza fissa, fin dal primo anno. Quando i due si sono mollati, pochissimo tempo fa, o meglio quando lui ha lasciato lei, tutti hanno preso a confabulare e a fare congetture sulle motivazioni.  La vicinanza con Sanae, a quel punto, è saltata agli occhi e lo sai quanto possono essere maliziose le persone.”
Sospiro meditando sulle sue parole e su quanto effettivamente la gente ami sparlare.
Il comportamento di Ishizaki è un po’ lo specchio di questo modo di fare, seppur il mio amico, sia stato mosso da buone intenzioni.
Ma anche alla luce di questo, non riesco comunque a tranquillizzarmi completamente.
“Ma tu che ne pensi?” chiedo dopo aver schiarito la voce con un colpo di tosse.
Taro rimane in silenzio una manciata di secondi, fin troppi dal mio punto di vista, alimentando così in me, il sospetto che qualcosa di vero ci sia, nella voce che mi è arrivata.
“Tsubasa sarò sincero. Credo che Ishizaki non sia andato lontano dalla verità. Indipendentemente dalle chiacchiere, Seii passa molto più tempo con Sanae ultimamente, l’ho notato anch’io e Yukari non fa che ripetere, che spesso trova dei pretesti per vederla anche fuori dalla scuola. Sanae non credo abbia il minimo sospetto della situazione, lei sembra non badarci proprio, con tutte le altre cose che ha nella testa e si comporta gentilmente come sempre. Ma stai tranquillo, è una cosa che non si spinge oltre a queste scemenze, non credo che ti debba preoccupare.”
“Non sono preoccupato!” mi sbrigo a chiarire, perché non è una questione che si limita a questa sensazione.
“Infastidito sì però e questo è più che normale!” ribatte Taro e lo sento sorridere.
“Sì…” ammetto senza girarci intorno, perché è chiaro che questa telefonata è stata mossa da questo stato d’animo.
Così è tutto vero…
“Ti ringrazio, Taro e scusami se ti ho stressato con questa storia.”
“Ma di che? Non dire idiozie, Tsubasa! Solo molla questo pensiero, non ci badare troppo! Io avevo scelto di non dirti nulla, proprio per questo motivo. E’ una cosa da niente!”
Abbozzo un sorriso prima di dargli ragione e ringraziarlo ancora per il suo buon senso.
“Allora sto tranquillo? Ti lascio sereno?”
Gli rispondo di non preoccuparsi e così ci salutiamo.
Rimasto di nuovo solo con i miei pensieri, cerco subito di assecondare i consigli del mio migliore amico.
Chiuderò l’idea di questo Seii, che ha una cotta per Sanae, in un cassetto remoto della mia testa.
E’ l’unica cosa che posso fare e anche fossi stato in Giappone, mi rendo conto, che sarei dovuto lo stesso limitarmi a questo.
Forse se fossi stato presente però, non si sarebbe nemmeno sognato di avvicinarsi a lei…
Ma con la stessa velocità con cui ho formulato quest’ultimo pensiero, lo allontano di nuovo.
Non devo soffermarmi su certi particolari inutili, con i se non si arriva da nessuna parte e si rischia di rendere inutili anche le poche certezze, che ci sono appena state date da un amico fidato.
Sospiro, sentendomi all’improvviso ancora più stanco.
Mi stendo sul letto e appena il mio corpo si rilassa contro le coperte, un leggero torpore mi fa scoprire che sono esausto.
In pochi secondi le mie palpebre si fanno pesanti per la stanchezza e cado subito addormentato, in un sonno profondo e senza sogni.





Quando tempo fa Sanae mi ha parlato della sua audizione, mi sono sentito davvero felice.
Orgoglioso di lei, ho preso a immaginare tutte le cose belle che sarebbero potute accadere nella sua vita e mi sono stupito dell’imprevedibilità della sorte.
Io sono nato per giocare a pallone, non ho mai visto altro e sapevo fin da piccolo, che la mia passione sarebbe diventata la mia fonte di sostentamento, una volta diventato adulto.
Giocare a calcio è l’unica cosa che avrei potuto e voluto fare nella vita e questa idea è cresciuta con me e mi ha accompagnato, come se fosse una parte del mio essere o un pezzo del mio corpo.
Sanae si divertiva, semplicemente, a cantare al karaoke con gli amici.
La sua voce forte e cristallina strappava applausi entusiasti a chi aveva la fortuna di sentirla e lei sorrideva imbarazzata ringraziando, prima di tornare tranquillamente a sedere.
Ma dopo che me ne sono andato, la musica ha pian piano preso spazio nelle sue giornate, riempiendo forse un po’ del vuoto, che io avevo lasciato alle mie spalle.
E qualcosa nato per gioco è diventato la sua passione e il modo più corretto per esprimere le sue grandi potenzialità.
Riesco a capirlo meglio, ogni qual volta ascolto il cd con la mia canzone.
Lo sento ogni volta che la sua voce sussurra per poi alzarsi, diventando acuta, dando così forma alle sue emozioni.
Tutto questo mi fa sentire che ce la farà, ne sono più che sicuro.
Con una punta di gelosia, ma benevola, penso che presto la mia Sanae non sarà più solo mia e questo pensiero mi strappa un sorriso divertito, perché a volte divento davvero sciocco.
E mi dispiace non aver potuto anticipare il mio rientro in Giappone, mi sarebbe piaciuto accompagnare Sanae all’audizione, soprattutto dopo che per tanti anni, è stata sempre e solo lei, a seguirmi per gli stadi, partita dopo partita.
Ma ora c’è anche dell’altro a farmi rammaricare della mia mancata partenza.
Come accaduto un paio di mesi fa, mi ritrovo di nuovo davanti al computer, a rileggere più volte una mail, ma anche stavolta, non proprio per il piacere di farlo.
Sanae mi avverte che c’è stato un problema con la preparazione dell’audizione, perché il suo professore, che avrebbe dovuto accompagnarla con gli strumenti, si è fatto male a un polso.
Aggiunge poi subito, per non farmi allarmare credo, che fortunatamente, un suo compagno di corso si è gentilmente offerto di sostituirlo e d’imparare tutto il repertorio in una settimana.
Ancora prima di leggerne il nome, sapevo di chi stava parlando.
“Si chiama Seii ed è davvero molto bravo, l’unico che può riuscire nell’impresa, in così poco tempo. Quindi non preoccuparti, è tutto risolto!”
Sanae mi parla di lui con tranquillità, ignara del fatto che ho già avuto il piacere di sentir nominare questo suo compagno di club e forse, ancora inconsapevole dell’interesse di quest’ultimo nei suoi confronti.
Così questo ragazzo torna di nuovo a fare capolino nella mia vita, nonostante io viva in un altro continente e non sappia neppure che faccia abbia.
Ma la sua presenza suscita ugualmente in me un fastidio enorme.
Nonostante i miei buoni propositi, conditi di raziocinio e i consigli rassicuranti dei miei più cari amici, Takeshi Seii rimane una spina nel fianco.
Specialmente se penso che invece di eclissarsi, continua a farsi avanti, importunando la mia ragazza e la mia esistenza, di per sé, già abbastanza complicata.
In questo momento l’unica cosa che riesce a sollevarmi, è il fatto concreto che alla fine del mese tornerò a casa, per via delle eliminatorie per le qualificazioni ai mondiali.
E sono ancora più felice di aver preso la decisione di trattenermi ancora un po’ in Giappone, una volta terminate.
Ho veramente bisogno di un periodo, se pur breve, di riposo e Roberto, fortunatamente, mi ha dato il suo consenso a prolungare la permanenza a casa.
Soprattutto però ho davvero bisogno di stare con Sanae, ma questo l’ho tenuto per me.
E ora, dopo aver letto la sua mail, sono convinto che la mia presenza male non farà, anche a qualcuno, che sta diventando decisamente di troppo.  










Anche in questo capitolo l’azione è davvero poca e prevalgono i pensieri e gli stati d’animo del protagonista.
E’ un capitolo forse un po’ monotono, ma che doveva per forza esserci, perché Tsubasa non arriva in Giappone ignaro dell’esistenza di Seii.
Ho cercato di mettermi nei suoi panni, descrivendo le sue emozioni a riguardo, dimenticando il mio carattere e tenendo sempre bene in mente quello di Tsubasa.
Ringrazio, come sempre, per le recensioni e l’attenzione che mi viene accordata, aver avuto un po’ più di tempo in questo periodo, mi ha permesso di essere più costante nell’aggiornare e mi auguro di poter continuare su questa linea.
Dal prossimo capitolo arriveranno le parti più “succulente”della storia e quelle che credo, stimolino di più la curiosità di chi ha letto B.
Un saluto in particolare alle persone con cui ho avuto il piacere di parlare privatamente!Grazie!
Alla prossima, OnlyHope^^
 







   
 
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