Sono tornata ci credete???
Ragazze/i scusate, scusate per la lunga attesa, ma questo capitolo mi ha mandato completamente in crisi. Non sapevo come e cosa scrivere, effettivamente ci ho messo (mi vergogno a dirlo) 3 mesi.
Dai non pensiamo al passato ^^
Eccovi il capitolo. Spero di non deludervi e che susciti ancora il vostro interesse. Mi hanno scritto in questi mesi chiedendomi le mie intenzioni.
Ripeto non ho intenzione di abbandonare nessuna storia. Le voglio finire. Ho già nuove idee per altre. L'unica cosa che mi manca è il tempo materiale e delle volte l'ispirazione.
Questa storia è complessa, ma ho già la trama tutta in testa. Spero vivamente che superato questo scoglio ( ed è stata dura giuro!) le cose riprendano con un ritmo migliore. Non vi do giorni di aggiornamento perché non ne ho idea, non riesco a programmarmi, almeno per ora.
Vi do invece un consiglio. Controllate il blog. Lì c'è tutto.
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Bacioni Lisa
Cap. 43 Il nuovo patto.
Il consiglio mi aveva accordato l’udienza. Nessuno volle dirmi come si era svolta la riunione, ne a che conclusioni erano arrivati o in cosa consistesse il patto.
Jacob mi disse di andare a dormire e che il giorno dopo mi avrebbero condotta da Ateara.
Leah non era tornata, lo fece probabilmente quando io ero già addormenta visto che la mattina dopo era nel suo letto.
Mi preparai e scesi per preparare la colazione, Jacob era già ai fornelli e mi rivolse un sorriso dolce. << Appena finiamo di fare colazione ti porto da Ateara >> disse senza guardarmi. Io annuii e apparecchiai la tavola. La colazione si svolse nel più assoluto silenzio. Avevo capito che Jake non mi avrebbe detto nulla di ciò che mi attendeva, ma prima di uscire mi disse qualcosa che mi fece tremare.
<< Bella so che tu vuoi rivedere Edward, ma da quello che Seth ha visto credo che sia oltremodo pericoloso per te. Ha perso il controllo e questo non puoi negarlo. Non posso permettere che succeda nuovamente >> disse serio.
<< Non mi farebbe mai del male >> mormorai convinta.
<< Non puoi saperlo Bella. Rimane un vampiro e tu non lo sei più. >> disse serafico.
<< Io devo vederlo Jake >> mormorai affranta, ricevendo solo una scrollata di spalle.
Non era concepibile per me. Non potevo stare un mese intero senza vederlo.
Finii di prepararmi e mandai un messaggio ad Edward informandolo dell'imminente incontro, ma sorvolai sulla discussione con Jacob.
Quando lo raggiunsi, non disse nulla, aprì la porta e mi fece segno di seguirlo, cosa che prontamente feci. Ora dovevo pensare solo al mio bambino; alla situazione che si era venuta a creare ed alla diffidenza di Jacob avrei pensato in seguito.
Il salotto di casa Ateara era piccolo, le pareti coperta di librerie contenenti libri dall’aspetto antico. Il vecchio Quileute era seduto sul divano. Non accennò a muoversi al mio ingresso, congedò Jacob prima di indicarmi una poltrona poco lontana da lui. Silenziosamente presi posto e attesi che parlasse.
<< Il consiglio ha stabilito che sarò io a rispondere alle tue domande ed a formulare con te un nuovo patto. Questo patto sarà vincolante per tutta la tua famiglia e se riterremo che non viene rispettato alla lettera sarà la guerra. Sono stato chiaro? >> chiese guardandomi duramente.
Io non riuscii a fare altro che annuire.
<< Se non ti dispiace partirei dal patto. >> aggiunse visto che io non mi decidevo a parlare.
<< Ho la possibilità di esporlo alla mia famiglia prima di darle una risposta? >> chiesi ritrovando un minimo di coraggio.
Non potevo scegliere per tutti, anche se non sapevo cosa avrebbe comportato questo nuovo patto, non mi sembrava giusto.
<< No >> rispose semplicemente e io mi trovai nuovamente ad annuire.
Non avevo scelta in pratica. Loro dettavano le regole del gioco e io dovevo giocare.
Deglutii a vuoto conscia della mia totale impotenza, ero io quella che aveva bisogno e loro magnanimamente mi stavano dando il loro aiuto. Alle loro condizioni, ovviamente.
Che altro potevo fare?
Mi ero messa io in quella condizione, io avevo chiesto il loro aiuto. Io volevo il loro aiuto. Mi serviva, era indispensabile, per mio figlio. Quell’unica considerazione mi diede tutta la forza necessaria. Avrei lottato per lui, mi sarei piegata per lui. Tutto purché lui stesse bene, perché avesse un futuro.
Annuii impercettibilmente.
<< In cosa consiste il nuovo patto ? >> chiesi con una tranquillità che non mi apparteneva.
<< Nulla di nuovo. Il patto di base rimane lo stesso. Non potete mordere gli umani, né per trasformare né per nutrirvi. Siete banditi dalle nostre terre e tenuti a rispettarne i confini. Ogni infrazione a queste regole porterà alla guerra contro i Quileute. >>
A quel punto fece una pausa, consentendomi di annuire e confermare che quello era il patto tutt’ora in vigore.
<< Per quanto riguarda ciò che porti nel tuo ventre – Lo guardai truce a quell’affermazione, certo non l’aveva chiamato abominio, quindi mi dovevo accontentare. – Non solo dovrà rispettare lo stesso patto fin da subito, ma si impegnerà formalmente così come tutta la tua famiglia, a rispettare la razza umana. A fare di essa tesoro e a proteggerla da qualsiasi creatura possa minacciarla, ma soprattutto da se stesso. Se lui per primo dovesse infrangere tale patto sarete voi stessi ad eliminarlo, dopo di che vi consegnerete a noi che provvederemo alla vostra condanna. La morte. >> concluse la sua arringa fissandomi duramente.
Un solo errore e della famiglia Cullen non sarebbe rimasto nulla, nemmeno il ricordo.
Un solo errore e loro pretendevano che io uccidessi il mio stesso figlio.
Potevo prendermi una responsabilità tale? Per tutti? Senza consultarli?
Mi stava chiedendo di sancire il volontario sterminio nella mia famiglia al primo errore commesso da un bambino che ancora doveva nascere.
<< E’ negoziabile? >> chiesi pur sapendo che la risposta non sarebbe stata positiva.
<< No >> mi rispose come previsto.
<< Mi consegnerò io stessa in caso di errore da parte di mio figlio, ma non potete pretendere che tutta la famiglia … >> cercai ugualmente di negoziare, di salvare almeno una parte della mia famiglia.
<< Possiamo e lo facciamo >> mi rispose lui duro. << Tu non hai idea di cosa hai scatenato! Pensi che sarai in grado di fermarlo? Di controllarlo? Guardati sei solo una ragazzina spaventata. Tu non sai cosa hai messo in moto, tu non sai nulla! >> il tono si alzava man mano, finché il vecchio Ateara si alzò incombendo su di me con tutta la sua mole.
Per un attimo tremai, ma si sbagliava, io non ero affatto una ragazzina spaventata.
Alzandomi a mia volta fu il mio momento di urlare.
<< E allora spiegatemelo! Non è a caso se ho chiesto il vostro aiuto! Io sono pronta ad ascoltare e seguire ogni vostro consiglio, ma come potete pretendere che sacrifichi la mia stessa famiglia. Come potete accusarmi di non sapere a cosa vado incontro se voi stessi vi rifiutate di aiutarmi a capire? Non sono una ragazzina. So che sarà difficile. So che ho bisogno di informazioni per poter provvedere alle esigenze di mio figlio. Per farlo crescere, per farlo diventare consapevole. Ho bisogno di voi, non delle vostre accuse. >> Urlai a mia volta.
Restammo un attimo fermi in quella empasse.
Ognuno fermo sulle proprie parole, sulla propria convinzioni.
Ma ero io che avevo bisogno di loro e questa consapevolezza schiacciò il mio orgoglio.
<< Signor Ateara, la prego, io le prometto che farò ogni cosa in mio potere per controllare mio figlio e così anche il mio compagno e la mia famiglia. Ma non può chiedermi di sacrificarli tutti al primo errore >> mormorai chinando il capo << Non senza darmi almeno qualche informazione su come sarà mio figlio, sulle sue esigenze. Su ciò che voi sapete e noi ignoriamo… >> ormai la mia voce era un flebile sussurro, gli occhi pieni di lacrime.
Tenevo la testa bassa incapace di incontrare quegli occhi così carichi d’odio.
Odio contro chi doveva ancora nascere, contro chi non aveva colpe se non quella di essere il frutto dell’amore dei propri genitori e di una insulsa leggenda.
La rassegnazione si fece largo in me.
Non mi avrebbero
aiutato. Cercavano solo un pretesto per eliminarci.
<< Noi non siamo mostri – pigolai – non lo siamo e non vogliamo diventarlo. Voglio solo il mio bambino, voglio una vita tranquilla con lui e con la mia famiglia. Non voglio altro solo un esistenza pacifica. >> continuavo la mia arringa inutile e senza sbocchi.
Che sciocca ero stata, mi ero fidata di loro, della loro saggezza e mi ero infilata a testa bassa in una trappola. A nulla erano valsi gli avvertimenti di Edward e la sua istintiva sfiducia verso i nemici di sempre.
Non mi avrebbero
aiutato. Cercavano solo un pretesto per eliminarci.
Avevo voluto credere che si potessero superare i pregiudizi, che andando da loro a chiedere consiglio avrei dimostrato che noi eravamo diversi dai freddi delle loro leggende. Avevo veramente sperato che mi aiutassero, che mettessero da parte l’odio e vedessero me. Isabella. Semplicemente. Una madre bisognosa di aiuto per il proprio figlio.
Non mi avrebbero
aiutato. Cercavano solo un pretesto per eliminarci.
Ormai il mio viso era coperto di lacrime, singhiozzavo senza ritegno. Era stato tutto inutile, ogni speranza infranta, saremmo sopravvissuti ai Volturi forse, ma non ai Quileute.
Lui restava fermo, mi fissava e non parlava.
In quel momento lo odiai come non avevo mai fatto con nessuno in tutta la mia esistenza. Mi aveva solo illuso. Senza sapere cosa stavo facendo mi scagliai contro di lui. Riversando su quel vecchio tutta la mia frustrazione, battendo i pugni sul suo petto, come se fosse lui la causa di ogni mio male. Piangevo e lo aggredivo, completamente fuori controllo.
Non so per quanto si lasciò colpire, non so se gli feci realmente male o se semplicemente anche le mie forze erano stato annientate dalla disperazione.
Ad un certo punto però lo sentii stringermi a se. Mi immobilizzai non aspettandomi quella reazione da qualcuno che a rigor di logica doveva odiarmi, che mi stava mentendo, che mi aveva attirato in una trappola.
<< Calma ragazza, non risolverai i tuoi problemi piangendoti addosso. >> disse il vecchio allontanandomi lievemente e guardandomi negli occhi per poi farmi nuovamente sedere e prendere posto di fronte a me.
Lo vidi farsi serio e non capii il perché di quei repentini cambi di umore.
<< Devi essere forte hai capito? Quello che ti aspetta è qualcosa di grosso, di più grande di te, di me e dell’intero popolo dei Quileute. Non puoi arrenderti adesso. Hai dimostrato coraggio a venire qui e devo ammettere che mi hai stupito. Il tuo attaccamento alla tua famiglia e al … bambino … è notevole per la vostra razza almeno. Però non puoi arrenderti adesso. Lo so che ti chiedo molto, ma non possiamo permettere che accada quello che dicono le nostre leggende >> concluse in tono serio.
Feci per replicare, ma me lo impedì con un gesto. Poi mi sorrise, un sorriso vero, quasi da nonno. Non potei che rispondere con un sorriso tirato. Mi stava aiutando, voleva aiutarmi.
<< Le nostre leggende ammoniscono i Quileute contro le creature nate dalla Leggenda dell'Antidoto, è un antica leggenda, nota solo in parte al nostro popolo. Sappiamo che i bambini nati da due vampiri sono vampiri puri, con poteri immensi e per questo destinati a stravolgere il mondo come lo conosciamo. Sono mostri assetati di sangue e potere >> io tremai a quell'affermazione, ma imperterrito il vecchio indiano continuò ad esporre la sua leggenda.
<< Sono ingovernabili e invincibili, non per la loro forza, ma per i loro poteri. Come ti ho detto il suo potere sarà la combinazione dei vostri e, purtroppo per noi, la vostra è la peggiore combinazione possibile. La sua mente sarà una fortezza inespugnabile per gli altri, ma per lui non esisteranno barriere. Potrà proiettare i propri pensieri e voleri nelle menti altrui oltre a sentire pensieri e voleri degli altri, potrà condizionare e governare ogni creatura a suo piacimento. Potrà mettere in comunicazione tra loro più menti. E volendo potrà soggiogare interi popoli al suo volere. Capisci il potenziale distruttivo che avrà tuo figlio? Capisci perché per i nostri canoni non dovrebbe sopravvivere? Non dovrebbe esistere? >> io tremavo e piangevo. Il mio bambino, il mio piccolo amatissimo bambino era una macchina per uccidere e soggiogare il mondo. Lui continuò incurante del mio dolore.
<< Capisci che se Jacob non avesse imposto il suo volere di Alfa e capo tribù tu non saresti qui ora e lui non esisterebbe, non possiamo correre il rischio che il mondo venga soggiogato al volere dei vampiri. Questo va oltre ogni nostra più fosca previsione per il futuro. Noi siamo i difensori della razza umana. Un'antica magia ci ha fatto trasformare in lupi per evitare che i vampiri sterminassero gli umani. Questo bambino è una minaccia troppo grande. E tu … >> alzai il viso sentendo la sua voce spegnersi.
<< Io cosa? >> chiesi tra le lacrime.
<< Tu non sopravviverai abbastanza per poter impedire a tuo figlio di distruggere la razza umana >> disse contrito.
No! Io sarei sopravvissuta, io mi sarei presa cura di lui. Io lo avrei educato.
Scossi la testa e mi armai di una nuova consapevolezza. Avevo bisogno di loro e non avrei esitato a chiedere, nulla era troppo se in palio c'era la vita di mio figlio.
<< Io capisco, capisco il vostro timore, ma proprio
dal gesto di Jacob si può partire per costruire un futuro diverso. Se mio
figlio finisse tra le mani dei Volturi le vostre previsioni sarebbero
confermate, di questo sono sicura. Ma se saremo noi a crescerlo. La famiglia
Cullen e i lupi di
Lo vidi riflettere, era molto quanto gli chiedevo e ne ero consapevole, ma questa era l'unica speranza.
Le leggende forse erano vere, come lo era stata quella che mi coinvolgeva, ma alcune erano viziate dall'odio e dalla mancanza di conoscenza. Loro ci consideravano esseri senza coscienza né sentimenti, ma io sapevo che non era così. Noi non eravamo così. Safrina aveva ragione a dire che forse non esisteva posto più giusto per mio figlio che qui, con la mia famiglia e con il branco dei lupi, forse era l'unica condizione che poteva smentire le leggende indiane.
<< E' un impegno quello che mi chiedi ragazza? >> chiese il vecchio Ateara fissandomi.
<< Si è un impegno, un impegno che voi vi siete assunti da tempo, quello di preservare la vita >> dissi convinta.
<< Devo riflettere e parlare con il consiglio, non posso impegnarmi senza aver ponderato la cosa >> aggiunse accendendosi la pipa.
<< E sia, io riferirò alla mia famiglia. Quando tutti avremo valutato le nostre posizioni sanciremo un nuovo patto alla presenza di mio padre >> avevo bisogno di Carlisle, della sua saggezza e del suo consiglio. Non potevo essere io a prendere decisioni così grandi per tutti.
<< E sia. Ti comunicherò la nostra decisione il prima possibile e fisseremo un incontro in territorio neutro. Ma questo non è un si, sono stato chiaro? >> aggiunse appena vide un sorriso sul mio volto.
<< Cristallino >> risposi. Non era un si, ma almeno avrebbero riflettuto sulle mie parole, era già una vittoria per me.
Detto questo mi congedai, dovevo aggiornare la mia famiglia.
My space:
ALLORA? PIACIUTO? Spero che non vi siate pentiti di aver aspettato 3 mesi per questo ^^.
Bacioni a tutti !!!!
------ Rispostine ------- (SPERO DI NON AVER DIMENTICATO NESSUNO)
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Aspetto chiaramente il vostro parere e se volte anche i vostri consigli.
BACIONI LISA
PICCOLO SPAZIO PUBBLICITÀ': Incredibilmente Noi 'Rincontrarsi'
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.