When he became a vampire
“Put me to sleep, evil angel
Open your wings, evil angel
Fly over me, evil angel
Why can't I breathe, evil angel”
(Breaking Benjamin – Evil Angel )
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Correva a perdifiato tra la
boscaglia, ma gli sembrava che i suoi inseguitori si avvicinassero sempre di
più. Piangeva e correva, l'orrore visto tra le mura di casa sua lo avrebbe perseguitato per sempre.
Forse si sarebbe ucciso, ma certamente non si
sarebbe fatto mangiare da quei maledetti essere demoniaci.
Marie.. la sua bella moglie, dissanguata
a morte.... Lucille, la piccola adorata Lucille... che orrore, che orrore.
David si fermò un attimo con
l'intento di respirare, invece come cercò di riempire i polmoni, vomitò cadendo
sulle proprie ginocchia. Faceva freddo, era pieno inverno nella campagna
bretone del sedicesimo secolo, stava scendendo la notte ma
non doveva fermarsi, non poteva fermarsi. Desiderava la morte ma non per mano di quei
diavoli. Non si sarebbero nutriti del suo sangue come aveva fatto con la sua
famiglia.... non avrebbe alimentato la loro incessante
bramosia di sangue, preferiva farsi sbranare dai lupi inferociti che talvolta
si aggiravano nei dintorni facendo strage di pecore e capre..
Riprese a correre, con la speranza di
raggiungere presto la casa del suo vicino, Etienne, lì
avrebbe trovato aiuto.
Raggiunse la modesta casupola quando il sole già si era nascosto dietro le
colline, bussò freneticamente alla porta urlando il nome del capofamiglia. Ma non ebbe risposta, nessuno andò ad aprirgli. Si guardò
intorno pensando che fossero fuori e che sarebbero tornati a breve con
l'appressarsi delle tenebre.
Ma tutto era
silenzio, tutto era desolazione. Anche gli animali tacevano, e fu allora che
notò il piccolo corpo del fedele bastardino che
giaceva accanto la propria cuccia. Anche se era ormai
buio, notò l'ammasso sanguinolento....
Represse un altro conato di vomito
e si appoggiò alla porta, che si aprì sotto il suo peso
poiché era stata solo socchiusa. Entrò cautamente e l'odore del sangue
lo investì in pieno.
Urlò di terrore
quando vide lo scempio di quei corpi e corse fuori, riprendendo la sua
folle corsa senza meta tra alberi e spine. Non sapeva dove andare, cosa fare,
la prossima casa era lontana e... temeva di ritrovarsi di fronte nuovamente
quell'orrore e quella morte. I vampiri esistevano, esistevano!
Non erano stupide leggende, quei mostri spietati esistevano!
E avevano sterminato la sua famiglia mentre egli era
lontano, e lo stesso avevano fatto con Etienne e i suoi cari...
Piangeva e le lacrime gli annebbiavano
la vista, si sentiva esplodere
il cuore e i polmoni, e non sapeva cosa fare. Mise un piede in fallo e
precipitò a terra, tentò di non urlare ma il dolore
era grande. Gli ci volle poco per capire perché sentiva quel dolore così acuto
e diffuso.
Cadendo, un vecchio ramo spezzato
l'aveva ferito ad un fianco, e ora il sangue scorreva copiosamente. Si premette
la mano sulla ferita, ma il sangue filtrava dalle dita senza tregua. Sarebbe
morto così, nel bosco, braccato da quelle bestie e con l'orrore negli occhi...
Si sentiva sempre più debole,
aveva sempre più freddo..
Anche la vista si
indeboliva, giocandogli brutti scherzi. Vide una figura alta avvicinarsi
a lui.. dannazione era uno di loro! Con l'ultime forze rimaste, si armò della prima pietra che gli capitò
sotto mano e la lanciò in direzione dell'ombra nera davanti a lui.
“Sta' lontano da me!” urlò con
tutta la forza che gli era rimasta. Pochissima, vale a dire.
La figura nera e alta si chinò su
di lui mormorando qualcosa che a David, sul punto di abbandonare la vita,
sembrò essere qualcosa tipo...
“Non ti lascerò morire così.. tu continuerai dopo di me...”
Poi il buio e il sapore del sangue
in bocca, ferroso e aspro..... e poi di nuovo vita.
Questa fu la notte in cui David
divenne vampiro.
“Ehi Dave. Sveglia su, bell'addormentata.”
La voce di George gli arrivava lontana, come facente parte del sogno e
non della realtà.
David aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che vide fu il volto
sorridente e furbo del giovane George, il figlio maggiore di Charlie.
“Alla buon'ora, fratello!” commentò
divertito “Su, alzati, hai fatto il pieno alle tue vene, ti ho portato qualcosa
per fare il pieno al tuo stomaco.”
Ancora intontito dal tranquillante e dal solito, maledetto incubo,
David si mise lentamente seduto, mentre Charlie silenzioso gli toglieva l'ago
dal braccio.
“Mi sono lamentato nel sonno, eh?” domandò al medico.
Lui annuì. “Già, come ogni volta. Urla e affanni. Dovresti andare
dallo psicologo.”
David ridacchiò ma senza divertimento. “Oh certo, vado a raccontargli
di come cinquecento anni fa dei figli di puttana hanno ammazzato la mia
famiglia e poi mi hanno vampirizzato. Dopo avrebbe bisogno lui di uno
psicologo, ma un luminare!”
“Tieni, cacciatore, ti ho portato un
hamburger. Gli ho raccomandato caldamente di farlo ben cotto, visto che la
carne al sangue ti fa schifo.” gli
disse George lanciandogli il panino avvolto in un sacchetto di carta.
David lo prese al volo e lo scartò,
addentandolo voracemente.
Ringraziando Dio, adorava ancora il normale cibo umano.
“Certo che un vampiro che mangia hamburger... è strano!” chiosò il
giovane.
David inghiottì prima di parlare. “Perché, un vampiro di per se è normale? Ringrazia piuttosto del fatto che io mi
nutra come un essere umano, altrimenti ti avrei mangiato
anni fa!”
“Avresti voluto mangiarmi?” domandò alzando un sopracciglio “Uhm...
pensavo fossi etero... invece sei
attratto da me!”
Charlie scoppiò a ridere mentre a David andò
di traverso un boccone.
“Fottiti George” lo
apostrofò corredando l'insulto con un eloquente gesto della mano “non
illuderti, non sei proprio il mio tipo!”
Il giovane figlio di Charlie era la cosa più vicina ad un fratello che David avesse mai avuto, anche durante la sua prima vita.
Era nato figlio unico, non aveva avuto fratelli.
E George dal canto suo, era affezionato al vampiro
cacciatore. Se lui era nato, era merito suo.
David aveva salvato Charlie quando
quest'ultimo era solo un adolescente, e quella stessa notte aveva salvato anche
sua madre Vera. Sì, gli doveva davvero molto.
“Come stai?” si informò il giovane umano
tornando serio.
Il vampiro sospirò. “Almeno non sento bisogno di sangue...
ma tu lo sai. Non sto mai davvero bene.” confessò
accartocciando il sacchetto ormai vuoto dell'hamburger.
“E grazie del panino, era fantastico!
Apprezzo molto che tu sia venuto qui a quest'ora a
portarmelo.”
“Ma smettila, per un panino?” rispose George “Il
vecchietto qui mi ha telefonato dicendomi che ti eri accasciato al suolo e che
stavi facendo il pieno... e che al risveglio sicuramente avresti avuto bisogno
di cibo solido. Ed eccomi qua, col panino in mano.”
“Vecchietto a chi?” si risentì Charlie mentre
sistemava il suo ambulatorio.
David accennò un sorriso divertito e scese dal lettino, gli girava un
po’ la testa ma fisicamente stava piuttosto bene.
“Grazie ad entrambi, ragazzi” disse guardandoli “senza di voi…”
“Saresti perduto!” concluse Charlie per lui.
“Esatto.”
Indossò la sua giacca e prese gli occhiali da sole. Era notte fonda ma il neon gli dava fastidio agli occhi.
“Vado via giovanotti, grazie ancora e per qualsiasi problema… non
esitate a chiamarmi.” raccomandò
calorosamente.
“Oh puoi contarci” gli assicurò George “ricordi
quando sei venuto a scuola e hai mostrato i denti ai bulli che mi
picchiavano? Io ancora ho la scena davanti agli occhi… non
finirò mai di ringraziarti!”
David scoppiò a ridere, anche se un po’ si vergognava di quell’episodio.
“Sì lo ricordo benissimo….. ma ora sei
cresciuto, e se ti metti nei guai per stronzate… non è detto che io venga in
tuo aiuto. Quindi, occhio…”
George storse il naso. “Okay.. lo terrò a
mente…”
“Sta’ attento tu, David” intervenne Charlie “ultimamente arrivi qui
più morto che vivo… fatti vedere più spesso.”
L’apparentemente giovane vampiro annuì e sospirò
profondamente.
“Hai ragione… lo farò.”
Salutò di nuovo i due uomini e uscì dall’ambulatorio.
Salì sulla sua auto, imprecando quando si
accorse di aver lasciato le luci accese.
“Speriamo che la batteria non sia andata a farsi benedire.” mormorò irritato.
Fortunatamente, il motore partì al primo colpo, strappandogli un
sorriso.
Partì velocemente alla volta di casa propria, aveva bisogno di dormire ancora un po’.
Lui, dormiva di notte.