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Autore: alida    30/03/2010    4 recensioni
Chi insegna cosa è giusto e cosa è sbagliato? Chi sa cosa è giusto e cosa è sbagliato? Chi non ha risposte può guidare e comandare? E qual è il destino di chi obbedisce? I personaggi sono di J.K.Rowling, la ff non ha scopo di lucro. DEDICATA A ELFOSNAPE!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAP 29

La sala comune dei Grifondoro era molto affollata quel pomeriggio e il motivo era di pubblico dominio: i gemelli Weasley dovevano intrattenere i loro compagni di casa con uno spettacolo pirotecnico. Naturalmente, dato il luogo in cui si sarebbe svolto, era stato consentito loro di fare scoppiare solo piccoli botti ma questo non aveva ridotto il numero degli spettatori. Se si trattava di uno dei prodotti Weasley sarebbe valsa sicuramente la pena vederlo.

Fu proprio quel giorno che Ron ed Hermione decisero di agire mentre i loro compagni del primo anno assistevano allo spettacolo per non dare nell’occhio.

Il dormitorio maschile era come Hermione l’aveva sempre immaginato: disordinato!

“Ma voi maschi non mettete mai in ordine?”.

“Certo, abbiamo sistemato tutto ieri!”.

“Ah, vedo!” disse con tono sarcastico l’amica. “E di preciso cosa staremo cercando?”.

Ron la guardò con fare serio e facendo molta attenzione disse: “E’ una pergamena piegata.  Si chiama Mappa del Malandrino, me l’hanno mostrata Fred e George quest’estate. E’ la Mappa di Hogwarts, su di essa puoi vedere e leggere gli spostamenti delle persone all’interno del castello”.

“Fantastico! Ma che bisogno avevi di me? Non potevi prenderla tu?”.

“Non è così semplice! Non è facilmente riconoscibile. A prima vista non c’è scritto niente sopra. Perché possa essere utile devi puntarci sopra la bacchetta e affermare –Giuro solennemente di avere cattive intenzioni- e solo in seguito appare la mappa. Però …”.

“Però?”.

“Però io quest’estate ho provato e riprovato ma non è mai comparso niente e perciò sarai tu a pronunciare l’incantesimo”.

Hermione non credeva alle sue orecchie, Ron non era così scarso da non riuscire in un semplice incantesimo. “Ron quest’estate non avevi le conoscenze che hai ora. Sono sicura che ci riusciresti anche tu”.

“Grazie” rispose incoraggiato Ron “Ma non voglio commettere errori e penso sia meglio non rischiare anche perché i miei fratelli non daranno tanti spettacoli come oggi”.

“Hai ragione” confermò Hermione “Allora da dove iniziamo?”.

“Da qui” risposte Ron indicando la porta della camera dei gemelli. “Sono sicuro che la tengono in camera loro”.

Senza pensarci sopra i due amici entrarono nella camera, che dava l’aria di aver saltato il giorno settimanale di pulizia. Ron si accorse della faccia schifata di Hermione e con una smorfia di comprensione disse: “Ti posso assicurare che a casa non sono così … così …”.

“Ti credo! Qualsiasi termine trovassi adatto, ti crederei!” affermò lei.

“Mia madre ne sarebbe sconvolta, è peggio, molto peggio, di una camera abbandonata per più di un mese!”.

Hermione rise. “Anche per più di un anno!”.

“Bene. Adesso arriviamo al dunque. Come possiamo trovare la pergamena?” domandò a voce alta Ron.

“Tentiamo con il più semplice?” domandò Hermione.

“Tentiamo” approvò Ron.

Hermione puntò la bacchetta in aria e disse: “Accio Mappa del malandrino!”.

Ma niente si mosse. “Forse dovremmo provare con qualcosa di più generale”.

Ron tentò: “Accio pergamena piegata”.

Una serie di pergamene piegate saettò vicino alla testa dei due amici per posarsi di seguito ai loro piedi. Hermione e Ron si inginocchiarono e cominciarono ad aprire le pergamene. Alcuni erano compiti di Pozioni, altri di Trasfigurazione, in alcuni c’erano disegni e infine c’erano tre pergamene bianche.

Ron le passò all’amica. “Dai, spetta a te”.

Hermione prese la prima pergamena, l’aprì e pronunciò l’incantesimo. “Giuro solennemente di avere cattive intenzioni!”. La pergamena rimase pulita.

Prese la seconda pergamena e ripetè l’incantesimo. Su di essa comparve una scritta: “I signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso, consiglieri e alleati dei magici malfattori sono fieri di presentarvi: La mappa del Malandrino”*.

“Ci sei riuscita! Lo sapevo che ci  saresti riuscita” disse Ron abbracciando istintivamente Hermione e poi lasciandola andare tutto rosso in viso. Hermione sorrise e i due con la Mappa in mano uscirono di corsa dal luogo del misfatto per dirigersi alla sala comune.

Quando arrivarono i compagni poterono leggere sui loro visi sorridenti la riuscita della prima fase del piano che li avrebbe portati in breve a quello che loro pensavano essere il luogo più intrigante di Hogwarts: lo studio di Silente.

 

Lasny e Snyla trascorrevano  la maggior parte del loro tempo a saltellare tra i fiori cantando allegre canzoncine, alle volte si nascondevano dietro ad una foglia, altre volte sotto un sasso. La loro voce era melodica ma sapevano emettere anche suoni poco piacevoli per far spaventare gli umani.

Spesso si divertivano a fare dispetti come per esempio mangiare un pollo già cucinato. Il giorno in cui erano entrati a casa di Severus ed Harry, erano rimasti di stucco nel vedere Jiulius, non tanto perché fosse supino sul tavolo e non riuscisse a reggersi in piedi a causa della pancia gonfia che aveva, quanto per il fatto che un drago così piccolo davvero non lo avevano mai visto.

In realtà i due folletti credevano di essere gli esseri magici più piccoli sulla faccia della terra, e vedere un draghetto di quelle dimensioni li aveva proprio stupiti. Subito dopo avevano visto il pollo, sul quale si erano tuffati divorandolo.

Poi però avevano sentito un’esplosione provenire dal soggiorno e pensando che il botto, ovunque fosse avvenuto, non presagisse niente di buono, fuggirono senza neanche provare a nascondere il misfatto.

Lasny indossava sempre un cappello giallo e Snyla uno turchese. Come tutti i Folletti Flowers non erano né maschi, né femmine, erano semplicemente folletti. Nascevano dai mughetti magici. Dentro il fiore del mughetto non cresceva una campanella ma il folletto che in un paio di giorni si formava del tutto e poi cadendo dal fiore iniziava la sua vita.

Lasny e Snyla però erano due folletti particolari, infatti non avevano poteri magici perché alla loro nascita aveva assistito un umano: una bambina di nome Cindy che ormai era diventata una donna anziana e per tutta la sua vita era stata considerata “la scema del villaggio” perché solo una poco intelligente avrebbe potuto trascorrere 70 anni raccontando in giro di aver visto nascere dei folletti dai mughetti che crescevano nella collinetta accanto alla scogliera.

Lasny e Snyla erano stati gli unici amici di Cindy, e lei l’unica amica dei due folletti, che proprio perché erano senza poteri magici erano stati allontanati dalla loro comunità. Più volte Cindy, durante l’infanzia e l’adolescenza, aveva condotto delle amiche alla scogliera per far conoscere loro i folletti, ma questi non si erano mai mostrati agli occhi di qualcuno che non fosse la stessa Cindy.

Lasny e Snyla pur non avendo poteri magici potevano riconoscere il mondo attorno a loro per quello che era. Guardavano Cindy e in lei vedevano una donna incompresa, guardavano Jiulius e vedevano un Drago Miniaturis Miniato.

Perciò quando videro Harry riconobbero subito che si trattava di un mago. Ogni giorno lo osservavano uscire dalla casetta, invisibile agli umani ma non a loro, e dirigersi verso la spiaggia o verso la scogliera. Alle volte al suo seguito c’era un altro mago, Severus, che si guardava sempre attorno come se intuisse che qualcuno li stava osservando.

Ma  i due folletti erano molto abili a nascondersi e Severus non poteva far altro che stare attento e andare oltre. Quel pomeriggio Harry era molto nervoso. Suo padre lo lasciava sempre libero la mattina e le lezioni di Magia Oscura avvenivano sempre nel tardo pomeriggio perché erano molto stressanti e Severus preferiva che il figlio dopo le lezioni riposasse.

La lezione che aspettava Harry riguardava Le maledizioni senza perdono e Severus gli aveva detto di non trattenersi troppo in spiaggia. Harry perciò aveva ben pensato di non andarci proprio ma di fermarsi sulla scogliera. Era dunque uscito di casa, aveva attraversato il boschetto di mughetti e infine era giunto a destinazione.

Lì, dopo un po’ che stava seduto a osservare il mare calmo e limpido, aveva sentito una voce. Non era una voce limpida, sembrava rauca e stanca. Parlava lentamente e di tanto in tanto rideva. Allora Harry si era alzato ed si era diretto verso il punto dal quale arrivava la voce.

Ciò che vide lo stupì ma non esageratamente, oramai aveva visto tante cose nei suoi undici anni di vita. Una signora anziana parlava con due esseri piccoli. Quando Lasny e Snyla si accorsero che Harry li stava osservando, immediatamente sparirono.

Cindy si voltò e vide Harry. Un lampo di pura gioia le illuminò il viso. Finalmente qualcuno aveva visto i due folletti e poteva andare in paese assieme a lei e dire a tutti che sì, Cindy la scema non era scema!  -Un testimone!- pensò Cindy –Quando meno te lo aspetti il mondo ti sorride. Almeno prima di morire il mondo intero conoscerà la verità!-.

“Buon pomeriggio” salutò Harry credendo di trovarsi di fronte una strega.

“Ciao!” rispose felice lei. “Gli hai visti? Gli hai visti anche tu i due folletti?”.

“Sì, certo. Però non sapevo fossero folletti. Insomma non ho mai studiato niente che li riguardasse, le lezioni di Creature magiche iniziano al terzo anno”.

“Lezioni di creature magiche!” esclamò infastidita Cindy pensando che Harry la stesse prendendo in giro. “Non credi che dovresti portare un po’ più di rispetto. Non fosse altro perché sono anziana”.

“Mi dispiace signora, le chiedo scusa” rispose Harry senza sapere di cosa si stesse scusando.

“Voi ragazzini non imparerete mai. Non che gli adulti siano meglio, ma voi ragazzini siete anche peggiori. Adesso che anche tu hai visto i folletti come farai? Adesso anche tu conosci la verità, e sai che io non ho mai mentito, che non mi sono inventata niente. Cosa farai continuerai ad andare in giro a chiamarmi -Cindy la scema-?”.

Harry era titubante, probabilmente Cindy non era una strega e lui doveva riuscire a sganciarsi da quella signora che poteva diventare un problema molto serio. “Le chiedo ancora scusa, signora, non volevo offenderla in alcun modo. Adesso però devo andare via, mio padre mi aspetta a casa”.

Fu allora che Cindy lo guardò in faccia e si rese conto di non aver mai visto quel bambino prima d’allora. Sicuramente non era del paese, altrimenti lo avrebbe riconosciuto, lì conosceva tutti i monellacci di Malsebourgh, e questo bambino non era uno di loro.

“E dimmi un po’, caro, come si chiama tuo padre? Sai, io sono anziana, e alle volte mi dimentico delle persone. Mi sembra di non riconoscerti”.

“Oh, non mi conosce perché non sono di queste parti, sono venuto in vacanza” rispose Harry pensando di essere stato sufficientemente esaustivo.

“E dove vivi?” domandò ancora Cindy sempre più interessata.

“Qua vicino”.

“Non è vero!” gridò lei come fanno gli anziani quando pensano che qualcuno si vuole prendere gioco di loro. “Conosco tutta la zona e non ci sono case sparse qua vicino. C’è solo il paese a cinque  chilometri da qui”.

Harry entrò nel pallone: “Mi dispiace ma adesso devo andare” rispose e iniziò a correre via.

Cindy naturalmente non poté seguirlo di corsa ma non lo mollò neanche un attimo con la vista, e alla fine poteva giurare che il bambino dopo aver attraversato il boschetto di mughetti aveva continuato a correre per poi sparire all’improvviso come ingoiato dal nulla.

L’incontro sarebbe iniziato alle 16:00 ma Sirius aveva preso l’abitudine di arrivare un’ora prima per chiacchierare con Jerry. La conversazione quel pomeriggio iniziò in modo insolito.

“Ciao, Jerry”.

“Ciao” rispose lui “Passata la nausea?”.

Sirius ebbe un crollo psicologico immediato, come faceva Jerry a sapere che era lui ad aver avuto la nausea se aveva il viso uguale ad altre 40 persone?

“Io non avevo  la nausea” mentì.

“Scusa” rispose Jerry sapendo comunque di essere nel giusto “Mi sembravi proprio tu. Stesso passo, stesso modo di muovere le braccia salutandomi. Comunque se non sei tu mi sarò sbagliato io. No problem!”.

“Comunque se fossi stato io ad avere avuto la nausea, ti direi grazie per l’interessamento” affermò educatamente Sirius.

“E io accetterei i tuoi ringraziamenti” rispose Jerry , poi cambiando argomento continuò: “Oggi il vostro incontro si svolgerà nello studio 25”.

“Come fai a sapere che dovrei andare lì se non sai chi sono?” domandò sospettoso Sirius.

Le braccia di Jerry caddero a terra e lui con la voce stanca e scocciata rispose: “Perché tutti quelli che hanno il volto del signor Mckey devono andare nello studio 25”.

Sirius chinò lo sguardo a terra imbarazzato: “Bene, allora … grazie ancora”.

“Di niente” disse Jerry scuotendo la testa.

Sirius si diresse verso lo studio, anche altre persone avevano preso l’abitudine di arrivare prima del dovuto, così chiacchieravano tra loro senza il Guardiano, così infatti chiamavano chi dirigeva l’incontro.

“Ciao”.

“Ciao”.

“Tu sei quello della settimana scorsa?” gli chiese un'altra persona.

Sirius ebbe un momento di stordimento.

Essendo tutti esteriormente uguali nessuno poteva sapere se  la persona che aveva di fronte era quella con cui aveva parlato la volta precedente, se da una parte era positivo dall’altra limitava la possibilità di fare amicizie, di entrare in confidenza  e lasciarsi andare veramente.

Certamente l’anonimato permetteva di raccontare tutto di se stessi ma a patto di non essere più se stessi, si diventava il signor Nessuno e questo a Sirius dava un po’ fastidio, perché nel bene o nel male lui era sempre stato Sirius Black.

Sempre, instancabilmente.

Non era un Serpeverde,  ma era Sirius Black.

Non era ciò che i suoi genitori e suo fratello desideravano, ma era Sirius Black.

Non era uno studente modello, ma era Sirius Black.

Era un bel ragazzo ed era Sirius Black.

Era stato una persona affidabile, non sempre certo, ma era restato Sirius Black.

E Sirius Black era un uomo che aveva sbagliato, che non era stato perfetto, che non aveva saputo gestire la propria sofferenza, adirato con se stesso e con il mondo intera  ma era un buon uomo. In fondo era un buon uomo.

Qui invece  era Nessuno, non era neanche Sirius Black e Sirius Black era l’unica cosa buona che aveva saputo essere. Quella domanda: “Tu sei la stessa persona della settimana scorsa?” gli fece capire che No, non era la stessa persona della settimana precedente.

Era una persona diversa, che non voleva rinunciare ad essere ciò che era sempre stato, voleva ancora essere Sirius Black, perché il signor Nessuno non poteva essere migliore di  quel Sirius Black che aveva accolto un lupo mannaro nel suo cuore quando nessuno lo aveva fatto.

Che aveva amato il suo migliore amico e desiderato di morire al suo posto. Forse solo una persona al mondo poteva essere migliore del Sirius Black del passato, e quella persona era il Sirius Black del futuro.

“Harry? Sei tu?”.

“Sì, papà. Sono rientrato presto come mi avevi chiesto”.

“Bene” fece Severus “Oggi non faremo lezione dentro casa, andremo alle grotte”.

“Le grotte? Dove sono? Io non le ho mai viste” rispose Harry.

Severus aveva preparato una sacca, naturalmente nera, e mettendosela sulle spalle rispose: “E’ difficile da spiegare. Dovremo attraversare il boschetto  di mughetti, salire sulla scogliera e poi scendere dall’altra parte”.

“Ma papà, quelle scogliere sono a picco sul mare”.

“Lo so, ma noi staremo attenti”.

“Ma potrebbe essere pericoloso …”.

“Non preoccuparti, non è la prima volta che ci vado”.

“Potremo incontrare gente poco affidabile …”.

“Harry, vuoi dirmi qualcosa?” domandò Severus insospettito dallo strano comportamento del bambino.

“No, signore!”.

-No, signore- pensò Severus –Allora mi vuole dire qualcosa-.

“Hai ancora paura di imparare le arti oscure?” domandò al figlio.

“No, non ho più paura”.

“Allora hai paura di cadere dalle scogliere?”.

“No, e poi potremo usare le scope volanti per scendere, o no?”.

Un guizzo di gioia comparì negli occhi verdi di Harry. –E’ arrivato il momento- pensò Severus –Cogli l’attimo-.

“Potremo certo, ma prima devi dirmi cosa stai cercando di nascondermi” affermò pacatamente.

Harry non poteva sapere che reazione avrebbe avuto  il padre e perciò cominciò da lontano.

“Oggi non sono andato in spiaggia, sono salito sulla scogliera”.

“Bene” fece lui, “Allora ti sarai reso conto che non ci vuole un genio per riuscirci”.

“Grazie del complimento, papà” fece il bambino acidamente.

“Calmo. Non sto dicendo che tu non sia intelligente, solo che … che non serve un atleta per andare sulle rocce”.

“Va meglio, grazie” riprese Harry.

“E dunque?”.

“Ho visto una persona”.

“Chi? Dove? Quando?” chiese agitato il pozionista.

“Papà, stai tranquillo. Oggi, di pomeriggio, sulla scogliera ho visto una persona: una donna anziana”.

No, non andava per niente bene. Quel luogo era isolato, era completamente isolato. Sì, lì vicino c’era un paese ma nessuno veniva mai da quelle parti perché le scogliere erano molto pericolose e anni prima erano morti due turisti. Inoltre spesso era impossibile visitare le grotte perché l’alta marea le inondava. E il boschetto di mughetti era zona off-limits perché si diceva fosse infestata dagli spiriti.

Chi, dunque, poteva avventurarsi fin lassù?

Severus strinse a sé Harry. Una donna anziana, cioè una vecchia. Ma non c’era bisogno di agitarsi, quante vecchiette c’erano al mondo? Tante, perché avrebbe dovuto preoccuparsi?

“Era da sola?” domandò Severus.

“No” rispose sinceramente Harry “Con lei c’erano due folletti”.

Severus sbiancò.

Anche Harry cominciò ad agitarsi, non sapeva il perché ma se si agitava Severus doveva agitarsi anche lui. “Io però non sapevo fossero dei folletti, me lo ha detto la signora …”.

“Hai parlato con lei? Cosa ti ha detto?” domandò nervosamente Severus che però non ebbe la risposta che si aspettava. Infatti Harry cominciò ad agitarsi e cercò di liberarsi dalla stretta di Severus che senza che lui se ne rendesse conto diventava sempre più forte.

“Non lo so, non mi ricordo. Mi fai male, papà! Lasciami, per favore, papà!”.

Severus puntò il suo sguardo sulle sue mani che imprigionavano le braccia di Harry impedendogli di muoversi. Poi guardò nuovamente Harry: sembrava davvero molto spaventato. Severus alleggerì la presa e si strinse al petto il bambino.

“Papà, cosa sta succedendo? Perché sei così spaventato?”.

Le lunghe dita di Severus accarezzarono lentamente  i capelli disordinati di Harry mentre la voce sottile dell’uomo raccontò: “Harry, tu conosci il modo in cui i tuoi genitori vennero a mancare. Furono uccisi dal mago più malvagio di tutti i tempi. Ecco lui, il signore Oscuro, voleva ucciderti  perché secondo una profezia tu eri l’unico che avrebbe potuto sconfiggerlo. Ma l’Oscuro non era uno sprovveduto e aveva ben pensato di coprirsi le spalle. Io non so per certo cosa accadde ma so che stava cercando un modo per diventare immortale e risorgere dopo morto”.

“E questo cosa c’entra con quello che ti ho appena detto?” domandò confuso Harry.

“E’ importante perché l’Oscuro mi disse che aveva fatto un patto con dei folletti e con una ragazza. Se l’avessero aiutato a risorgere, lui avrebbe dato ai folletti i poteri magici di cui erano sforniti e a lei il potere sulla città”.

“Il potere sulla città? Ma papà quella vecchietta pensa che tutti la considerino una stupida!”.

“Le persone che vengono derise possono diventare molto pericolose. Spesso vivono con un forte desiderio di rivalsa che le spinge a compiere gesti non sempre lodevoli”.

“E secondo te come farebbero a far risorgere questo signore Oscuro?”.

“Non lo so, ma so bene che c’è un elemento essenziale alla base di questo progetto”.

“Qual è?” chiese Harry intuendo la risposta.

“Occorre che tu sia …” Severus non volle finire la frase, era troppo duro da dire a un bambino, ma Harry non ebbe bisogno di ulteriori spiegazioni.

“Occorre che io sia morto” terminò Harry.

“E per questo occorre che tu impari le arti oscure: per sconfiggerle e per proteggerti. E’ anche indispensabile che non trascorra troppo tempo con questa signora. Perciò la prossima volta che la vedi, utilizza tutti i modi che conosci per non farti vedere, per sfuggirle. E non preoccuparti per la legge sull’uso della magia da parte dei minori, ci sto già pensando io”.

“Va bene, papà” rispose preoccupato Harry.

“Adesso” riprese Severus “passiamo alle nuove formule magiche!”.

CIAO A TUTTI.

E’ GIA’ DA UN PO’ CHE MI SENTO IN OBBLIGO DI SCUSARMI CON VOI PER IL RITARDO DEGLI AGGIORNAMENTI ANCOR PRIMA DI PRESENTARVI IL CAPITOLO. SPERO COMUNQUE CHE LA VOSTRA  ATTESA SIA RICOMPENSATA DAL CAPITOLO.

NON PROMETTO NIENTE MA CERCHERò DI POSTARE Più VELOCEMENTE.

GRAZIE A TUTTI COLORO CHE MI STANNO SEGUENDO E MI RACCOMANDO RECENSITE IN TANTI.

BACI, ALIDA

 

 Sonia 1977: ciao carissima. L'idea del cuscino è nata da te, e te ne ringrazio molto (lo avrei dovuto fare nel capitolo precedente ma mi  sono resa conto troppo tardi di non averlo fatto). Non ho voluto utilizzarla per l'Avada Kedrava perchè ho in mente qualcosa di diverso, però mi sembrava simpatico il cuscino esploso e perciò mi sono permessa di sfruttare la tua idea. Nel prossimo capitolo qualcuno, penso un misto tra Serpeverdi e Grifondori, entrerà nell'ufficio di Silente, e vedremo come si comporterà il preside ... spero di trovarti ancora tra i recensori. Baci, Alida

Aloysia Piton: il pollo è stato mangiato da due essereni all'apparenza tanto innocui quanto in realtà molto pericolosi. Sembravano simpatici, vero? Comunque le lezioni di magia oscura andranno avanti, ho già in mente un buon metodo per l'Imperius e per l'Avada ... anche se forse non piacerà a tutti... Baci, Alida

  
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