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Autore: Iulia_    03/04/2010    7 recensioni
WARNING! TITOLO CAMBIATO DA "FOR HER ONLY" IN "BEAUTY AND THE BEAST"
Da un pò di tempo avevo intenzione di scrivere una ff sulla coppia Draco\Hermione ma non avevo idea da che parte cominciare. Sfogliando il settimo volume di HP il caso ha voluto che mi imbattessi nel capitolo "Villa Malfoy". Eureka! Così è nata la mia ff. Mi sono chiesta: cosa sarebbe successo se Draco Malfoy fosse stato innamorato di Hermione Granger e l'avesse vista in casa sua, prigioniera e in pericolo. Che altro aggiungere? Leggete e recensite :)
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Beauty and the Beast saga'
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Eccomi di nuovo qui, mie carissime! Stamattina mi sono alzata e mi sono detta che dovevo assolutamente postare un altro capitolo. Pertanto, dopo il solito the mattutino, mi sono messa davanti la mia scatola infernale e ho terminato quanto avevo iniziato ieri sera.
Prima di tutto vi tolgo la curiosità sull’attore, mettendo il link della foto che ho sempre tenuto davanti agli occhi mentre descrivevo il mio Samuel Blackwood. Sicuramente conoscerete il suo nome^^ Cliccami! Che ne dite? Carino vero? xD
Bene, mi autocensuro o scriverò un poema epico su questa creatura. xD
Che dire di questo capitolozzo? Bah, non saprei…Leggete e fatemi sapere voi se è all’altezza degli altri o se è banale.
Dopo il solito ringraziamento a tutte voi, vi mando un bacio e vi auguro buona Pasqua.
Mena



Non era abituato a camminare nella Londra babbana, anzi di solito la frequentava pochissimo.
Che motivo aveva avuto di passeggiare lì?
Tutti i suoi acquisti li faceva a Diagon Alley e a Nocturn Alley!
Eppure adesso si ritrovava lì, a gironzolare per Londra mescolandosi ai babbani.
Doveva decidere come proseguire, cosa fare, quale strategia adottare per trovare Hermione.
Non aveva idea da dove iniziare a cercarla.
Si maledì mentalmente per non averle chiesto qualcosa riguardo alla missione che aveva intrapreso con Potter e Lenticchia, prima che giungessero a Villa Malfoy.
Che cosa cercavano?
Non lo sapeva, davvero non riusciva nemmeno ad immaginarlo.
Rendendosi conto di essere affamato, prese un hot dog da uno dei venditori ambulanti e si fermò a mangiarlo all’Hide Park.
Si sedette sul prato verde, guardando distrattamente i passanti e pensando solo ad una cosa, anzi ad una persona.
Oh, lo ossessionava!
Doveva trovarla, subito!
Sarebbe impazzito se non l’avesse tenuta fra le sue braccia!
Il desiderio di averla era persino più forte di quanto fosse mai stato nel suo corpo precedente: forse era da attribuire al fatto che in quella forma non possedeva nessun ricordo di lei, materialmente parlando.
Ancora una volta si lasciò vincere dai ricordi, permettendo alla sua mente di tornare indietro, ripensando al primo bacio, a quando l’aveva tenuta stretta a sé, a quando avevano fatto l’amore.
Rivide il vecchio sé, distendersi su di lei e prenderla, procurandole e procurandosi piacere.
Era una follia, ma si rese conto di essere geloso: sì, non riusciva a sopportare il pensiero della sua Hermione con il vecchio Draco.
Rise fra sé come un’idiota.
Merlino, era assurdo!
Eppure…eppure nella sua assurdità aveva un senso.
Tecnicamente il Draco che la aveva posseduta era morto, ridotto in cenere come gli aveva garbatamente annunciato Lancelot.
Adesso doveva rifarla sua.
Doveva averla di nuovo.
Perché quella ragazza gli ispirava certi pensieri animaleschi?
La amava, amava il suo spirito, la sua anima.
Sarebbe potuto rimanere ore e ore immobile e zitto- cosa che aveva fatto- semplicemente guardandola, senza nemmeno sfiorarla.
Ma sentiva anche il primitivo bisogno di possederla, di farla sua.
Era anormale?
Non lo sapeva, e, sinceramente, non gli importava.
Era abituato ad ottenere ciò che voleva ed Hermione non faceva eccezione.
E poi, non erano forse destinati a stare assieme da mille anni?
Non era stato il Re a profetizzarlo?
Ripensò ancora una volta alla storia di Isolde e non potè fare a meno di esserne colpito.
Hermione, la figlia di due semplici dentisti babbani, era l’ultima discendente, insieme a lui, della stirpe del Re.
Era qualcosa di semplicemente incredibile.
Oh, ma in un certo senso l’aveva sempre saputo.
Lei era una principessa, anzi no, una regina.
La sua regina.
Doveva mettersi subito sulle sue tracce.
Andare a Diagon Alley?
Non era proprio una gran idea, anche perché sarebbe sembrato piuttosto sospetto: nel mondo magico, lui non esisteva e, come se ciò non fosse abbastanza, non aveva neppure uno zellino e non c’era modo di accedere al conto di famiglia.
Che poteva fare?
Non conosceva nessuno che potesse aiutarlo.
Trascorse tutto il pomeriggio vagando per Londra, alla disperata ricerca di un segno che gli rivelasse la posizione della donna che amava.
Merlino, avrebbe dato qualsiasi cosa per trovarla!
La cercò in tutti i volti, sperando di scorgerla da qualche parte, ma era tempo sprecato: lei non era lì. Dio non poteva essere semplicemente scomparsa!
Se avesse avuto ancora l’anello avrebbe potuto rintracciarla con estrema facilità!
Un’idea gli attraversò candidamente la mente: e se fosse tornato al castello a recuperarlo?
Certo era rischioso: Lancelot lo aveva avvertito di non provare subito a smateriallizarsi, ma non poteva semplicemente aspettare che Hermione gli cadesse dal cielo!
Certo, c’era anche il considerevole rischio che il castello fosse costantemente sorvegliato, ma non gli importava: sarebbe stato attento e non si sarebbe fatto prendere.
La cosa più importante da fare in quel momento era tentare l’impossibile per ritrovare Hermione.
Ok, ma non poteva semplicemente smaterializzarsi rischiando di perdere per sempre quel corpo al quale si stava velocemente affezionando.
No, doveva agire con calma.
Individuò un ristorante Italiano e, senza pensarci due volte, entrò e si sedette nel tavolo meno in vista, in un angolo lontano.
Era un locale piccolo, in stile antico, illuminato in modo tale da ottenere un effetto più da pub, con delle luci rossastre.
Incontrò il gusto del biondo, che, anche in situazioni estreme, non smetteva di apprezzare l’eleganza.
Dopo pochi attimi saltellò verso di lui la cameriera, una ragazza sui venticinque anni dai capelli biondo platino legati in un’alta coda di cavallo, occhi azzurri e labbra colorate da un rossetto rosa, stesso colore dello smalto che brillava nelle unghie.
Indossava un’aderente camicia bianca che la segnava e una cortissima minigonna nera.
Il tutto coronato da scarpe col tacco a spillo.
Avrebbe potuto essere attraente se non avesse avuto quell’aria da bambola di plastica.
La cosa, però, non importava per niente a Draco: si sarebbe potuta presentare in qualunque modo e non se ne sarebbe curato.
La sola cosa che avrebbe potuto scuoterlo era vedere una ragazza dagli occhi nocciola e i boccoli scuri.
<< Ciao, mi chiamo Chloe e sarò la tua cameriera per stasera. >> Si presentò lei con una voce decisamente squillante. << Cosa ti porto da bere? >>
<< Acqua. >>
Non aveva la minima intenzione di ubriacarsi: doveva assolutamente mantenersi sobrio e vigile, pronto ad ogni evenienza.
Chloe gli sorrise e, dopo avergli messo davanti un Menù, si allontanò ondeggiando sui tacchi.
Draco scosse la testa divertito a quel tentativo di farsi notare.
Povera, non sapeva che non l’avrebbe degnata di nessuna particolare attenzione nemmeno se si fosse spogliata davanti a lui.
I suoi gusti in merito a donne erano decisamente difficili: gli piaceva solo Hermione, tutte le altre erano niente.
Aprì il Menù e cominciò a leggere, facendo, per la prima volta in tutta la sua vita, attenzione ai prezzi.
Optò per una Caprese, una delle cose più economiche e che sembrava comunque appetitosa.
Non appena chiuse il menù, Chloe arrivò come un fulmine sorridendo, e stringendo un taccuino fra le mani e una bottiglia che posò sul tavolo.
<< Cosa ti porto? >>
<< Una caprese, grazie. >>
Lei prese nota e poi lo guardò piegando un po’ la testa.
<< Nient’altro? >>
Sarebbe anche potuto morire dalle risate.
Facendo appello a tutta la sua forza, si trattenne e scosse la testa.
<< No, sono apposto così. >>
Lei sembrò delusa e, dopo aver afferrato con un movimento repentino il menù, girò i tacchi indispettita e si allontanò.
Draco non aveva tempo di occuparsi di una ragazzina ferita perché un ragazzo non voleva filarsela!
Aveva ben altro per la testa.
Accaldato si tolse il cappotto, mettendolo sullo schienale della sedia e, tirò fuori dal portafogli un paio di banconote e monete, scervellandosi nel disperato tentativo di raccogliere la somma necessaria a pagarsi la cena.
Perché non si era mai fatto spiegare qualcosa in più in merito ai babbani?
Almeno avrebbe evitato di fare certe figuracce!
Sembrava un emerito idiota mentre esaminava ad una ad una monete e banconote.
Sicuramente Chloe pensò che fosse pazzo quando gli mise davanti il piatto di caprese: lo squadrò dall’alto in basso, con un’espressione di sconcertato stupore.
Mangiò in pace, gustando la mozzarella e il pomodoro e mordendo il pane morbido.
Era davvero ottimo.
Quando finì l’orologio su una delle pareti segnava le otto e quindici di sera e il locale cominciava a riempirsi di coppiette e famiglie.
Li invidiava tutti, indistintamente perché avevano ciò che a lui mancava.
Innervosito chiese il conto e, dopo aver riflettuto parecchio sulle banconote e sulle monete da lasciare, pagò con un sospiro di sollievo e uscì nella fresca aria serale di Londra.
Quello che gli serviva adesso era un posto dove passare la notte: aveva deciso che sarebbe stato molto più saggio giungere al castello con la luce del giorno, dopo essersi un po’ esercitato con la sua nuova bacchetta e dopo una bella dormita.
Sarebbe stato ben poco utile completamente addormentato e incapace di fare un solo incantesimo.
Passeggiò studiando attentamente i palazzi intorno a lui finchè non individuò quello che faceva al caso suo: era un modesto Bed&Breakfast, pulito e, stando a quel poco che aveva potuto capire e mettendo in relazione con quanto aveva speso quel giorno, non troppo dispendioso.
Non aveva perso il suo atteggiamento da Malfoy, capace di dare ordini senza far discutere e, in meno di cinque minuti, si ritrovò ad aprire la camera che gli era stata riservata al secondo piano.
Era abbastanza grande, con un letto singolo al centro, un mobiletto accanto e una scrivania sulla quale troneggiava una strana scatola nera che non aveva la minima voglia di esaminare.
La sola cosa che desiderava era lanciarsi su quel letto e dormire, ma non poteva, non ancora.
Si tolse il cappotto appendendolo all’armadio davanti la porta e poi si tolse le scarpe e i jeans.
Infine andò in bagno armato di bacchetta, si spogliò completamente e compì il suo primo incantesimo con quella bacchetta nel suo nuovo corpo.
Purtroppo non era niente di eroico, ma un semplicissimo incantesimo per insaponare e lavare i boxer. In ogni caso, funzionò e Draco si sentì fiero di sé stesso.
Lo ripetè per i calzini e la maglietta e, dopo aver pronunziato un altro incantesimo per asciugare tutto, li piegò sul letto e, tornato in bagno si concesse una bella doccia rilassante.
L’acqua calda gli sciolse i muscoli e sentirsela scorrere su tutto il corpo era una vera benedizione. Doveva rilassarsi in previsione dello sforzo che avrebbe dovuto compiere dopo.
Quando uscì, si avvolse nel morbido accappatoio fornito dall’hotel e, se lo tolse solo dopo aver messo i boxer.
A quel punto prese la bacchetta e cominciò a darsi da fare.
Come prima cosa tracciò diversi Incantesimi di Protezione, passando dai più facili a quelli sempre più complessi.
Poi insonorizzò la stanza e cominciò a schiantare più volte il cuscino, con grande successo.
Aveva un controllo perfetto della bacchetta.
Provò molti altri incantesimi di ogni genere, per prepararsi ad ogni evenienza e, ogni volta, riuscì nel suo intento.
Quando si ritenne soddisfatto, l’orologio sul comodino segnava le undici e un quarto.
Adesso veniva la parte più difficile: doveva materializzarsi.
Quello fu decisamente più complicato.
Riuscì a compiere la prima materializzazione dopo mezz’ora e il risultato fu comunque pessimo: si spaccò lasciando dietro di sé un orecchio.
Fortuna che sapeva come riattaccarlo o sarebbe impazzito.
Ripetè l’esperimento più volte, accumulando più fallimenti che successi, arrivando persino a perdere una gamba.
Tentò e ritentò, fino a sfinirsi, ma non mollò finchè non riuscì a materializzarsi alla perfezione in vari punti della stanza, il che avvenne verso le due e mezza.
A quel punto crollò sul letto sfinito e si addormentò.
Naturalmente sovrana assoluta dei suoi sogni fu Hermione: era lì, accanto a lui, nel suo nuovo corpo e lo baciava, lo accarezzava, gli sfiorava la pelle con quelle labbra morbide e calde.
Lo faceva impazzire come solo lei sapeva fare.
Niente di strano, quindi se quando si svegliò era sudato e affaticato come se avesse corso.
La cosa peggiore era però accettare il fatto che Hermione non era lì e che le sue labbra erano al momento irraggiungibili.
Oh, doveva riaverla assolutamente.
Sarebbe impazzito altrimenti, continuando a pensarla e immaginarla.
Con sommo orrore si rese conto che erano le dieci e mezza.
Per Merlino e Morgana era tardissimo!
Si vestì in fretta e furia e, dopo aver tolto ogni incantesimo dalla stanza, scese giù nella hall e saldò il conto. Adesso non gli restava altro da fare se non tornare al castello e riprendere l’anello.
A quel punto avrebbe solo dovuto mettersi in contatto con Hermione.
Londra era un caos di gente e non c’era un posto adatto per materializzarsi.
Infine si inoltrò in un vicolo stretto e, quando fu certo che nessuno lo vedesse, tirò un profondo respiro e, come aveva fatto mille volte la notte prima, si materializzò, lasciandosi alle spalle tutte le ansie e le paure che lo avrebbero fatto fallire.
Ci riuscì.
Avvertì la solita opprimente e soffocante sensazione provocata dalla materializzazione e, quando i suoi piedi toccarono di nuovo terra, riaprì gli occhi e lo vide: il castello, il suo castello, il castello di Hermione.
E chissà dove c’era l’ingresso per l’altro castello ultraterreno, dominio incontrastato di Lancelot e Isolde.
Al momento, però non doveva preoccuparsi di quello.
Doveva sbrigarsi, prendere l’anello e trovare Hermione.
Contrariamente ad ogni sua aspettativa, il castello era completamente privo di protezione: possibile che nessuno se ne preoccupasse?
A quanto pare pareva proprio così perché riuscì a varcare l’enorme portone di ingresso senza nessuna difficoltà, ritrovandosi nell’atrio.
Era proprio strano ritrovarsi lì in quella nuova forma!
Non era comunque il momento di pensarci: aveva fretta e non sapeva dove Hermione avesse nascosto l’anello.
Salì in fretta nella sua stanza e cominciò a cercare in ogni cassetto, e, quando non trovò nulla, esaminò ogni altra camera.
Scese persino in biblioteca ma non ebbe maggiore successo.
Ma dove lo aveva messo?
Improvvisamente l’illuminazione.
La tomba.
La sua tomba, o meglio quella del suo corpo.
Era probabile, se non praticamente certo, che Hermione avesse seppellito lì l’anello!
Euforico e ansioso, si catapultò in giardino e, proprio lì, sulle sponde del lago, vide eretta una pietra tombale.
Doveva mantenere la calma e non farsi prendere dall’isteria.
Lui era vivo, non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Procedendo a passi lenti e misurati, arrivò alla tomba e, quando lesse quanto vi era scritto, il suo cuore perse un colpo.

Draco Malfoy
5 Giugno 1980-31 Marzo 1998
Un angelo morto per amore.
Vita e respiro di Hermione Jean Granger.

<< Amore mio.. >>
Sussurrò quando i suoi occhi incontrarono quel nome che significava tutto per lui.
Lei lo aveva definito “vita e respiro”.
Per lui, lei era anche di più: era tutto.
Il desiderio di trovarla si fece sempre più prepotente e, incapace di voler resistere ancora e ripetendosi che non stava facendo nulla di male, pronunziò un incantesimo che servì a rimuovere la terra al di sotto della pietra tombale.
Si chinò e fece un respiro profondo.
Lì sotto c’era un’urna, contenente le ceneri del suo vecchio corpo.
Non doveva pensarci.
No, doveva lasciar perdere l’urna, dimenticarla completamente.
Non doveva importargliene nulla: lui era vivo e il suo corpo era quello che adesso era lì al Sole piegato. Nell’urna c’erano solo ceneri.
Doveva concentrarsi invece sul pezzetto di stoffa accanto all’urna.
Quello si che doveva essere interessante.
Sì, ne era certo: l’anello era là.
Si sporse per prenderlo ma, fu allora che venne schiantato lontano e finì in mezzo all’acqua.
Rispondendo ad un riflesso incondizionato, si rialzò in fretta in piedi e puntò la bacchetta davanti a sé, pronto a colpire.
Questo finchè i suoi occhi non videro.
A poca distanza da lui, c’era una ragazza vestita di un paio di jeans, una maglietta a maniche corte nera con lo scollo a V, e un paio di ballerine nere.
Nella mano sinistra, sull’anulare, brillava un anello tempestato di smeraldini.
La pelle era chiara, eccetto per le guance, ove era rossissima.
Le labbra erano piccole, rigide e del colore di una delicata rosa pesca.
Il volto perfetto era incorniciato da boccoli scuri che le ricadevano sulla schiena ed era reso luminoso dai grandi occhi scuri che brillavano come gemme preziose.
Il suo cuore perse un colpo e poi cominciò a battere frenetico.
<< Hermione… >>
Mormorò appena.
<< Hermione… >>
Fece più forte e lei, per tutta risposta, lo schiantò di nuovo.
<< Chi sei? >>
Oh, quanto aveva desiderato sentire di nuovo quella voce!
Ma perché aveva quel tono incolore, freddo?
Non si era mai rivolta a lui in quel modo!
Poi ricordò: lei non lo conosceva, o meglio, non conosceva quel corpo.
E lo aveva visto profanare una tomba.
Ancora una volta avevano iniziato col piede sbagliato.
Sollevò le mani sopra la testa, in segno di resa e la guardò.
<< Ok, manteniamo la calma. >> Disse abbastanza forte perché lei potesse sentirlo. << Lascia che ti spieghi… >>
<< Non c’è niente da spiegare. >>
Lo interruppe incolore e gelida.
I suoi occhi, quei bellissimi occhi scuri lo guardavano furiosi.
<< Invece c’è parecchio da spiegare. >>
<< Sei soltanto un basso e volgare ladro di tombe, non c’è niente da spiegare. >>
Draco fece un respiro profondo, mantenendo le mani sopra la testa.
<< Non sono un ladro, credimi. >> Avanzò qualche passo verso di lei, che subito si irrigidì e gli puntò contro la bacchetta.
<< No, stai tranquilla. Non voglio farti del male. >>
Hermione ghignò in modo talmente simile al suo, con tanta perfidia e malizia che ne rimase profondamente colpito.
<< Se c’è qualcuno che rischia seriamente di farsi male, quello sei tu. >>
Oh, la adorava!
Non potè fare a meno di ghignare anche lui, avvicinandosi.
<< Sono contento che tu sia in grado di difenderti, ma ti assicuro che non hai motivo di farlo con me, né tantomeno vorresti farmi del male. >>
Gli occhi di lei si ridusse a due fessure.
<< Questo è ancora da decidere. >>
Draco avanzò lentamente e, sebbene avrebbe voluto più di ogni altra cosa, prenderla fra le braccia e baciarla, si costrinse a fermarsi ad un metro da lei, accontentandosi soltanto di guardarla.
Notò che i capelli erano più lunghi di quando l’aveva vista la prima volta, era più magra e profonde occhiaie le appesantivano le palpebre.
Era stato il perdere lui che l’aveva ridotta così oppure il ritorno alla vita da fuggiasca?
Qualcosa gli suggeriva che la spiegazione era la prima e il cuore gli si strinse nel petto.
C’era qualcosa di terribilmente ingiusto: lui era il ritratto della salute, mentre lei appariva stanca e debilitata.
Eppure rimaneva sempre bellissima.
Anche in quello stato avrebbe vinto qualsiasi altra donna.
La sua bellezza eguagliava quella di Isolde, anzi per lui la superava perché era innamorato di lei.
<< Cosa hai rubato dal castello? >>
Come?
Credeva davvero che fosse un semplice e volgare ladro?
<< Non sono un ladro. >>
Lei, con quella smorfietta che Draco adorava, guardò malissimo il suo cappotto.
Esasperato se lo tolse e lo lasciò cadere ai suoi piedi, con un bel tonfo visto che era completamente bagnato.
<< Se vuoi puoi controllare: non troverai niente di niente. >>
Non si fidava.
Gli si avvicinò e, guardinga, prese il cappotto e cominciò ad esaminare tutte le tasche.
Infine tirò fuori il portafogli e ne inarcò un sopracciglio.
<< Soldi babbani? >>
Draco si limitò a scuotere le spalle, senza proferire parola.
Ora che gli era così vicina poteva studiarla, riempiendosi di lei.
Non gli era mai apparsa più piccola e fragile e ciò era dovuto al fatto che lui torreggiasse su di lei e che il suo fisico fosse molto più possente.
Quelle piccole mani che tante volte lo avevano accarezzato, tirarono fuori il documento e gli occhi lo studiarono.
<< A quanto pare sei Samuel Blackwood. >>
Fece, rialzando lo sguardo.
Lui scosse la testa con un sorriso.
<< No, Hermione. Quello è solo il mio nome. >> Inchiodò i suoi occhi in quelli scuri di lei. << Io sono l’uomo che ami. Sono Draco. >>
   
 
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