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Autore: lames76    07/04/2010    2 recensioni
Un ragazzo come tanti altri del XX secolo viene investito da un compito importante, entrare in un'ordine di cavalieri che devono vegliare sul passato. Riuscirà ad adattarsi? Come si comporterà nella sua prima missione?
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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   Menion apri' gli occhi e si ritrovo', con sorpresa, in una radura vicino ad una strada asfaltata. Il posto l'aveva visto quando era arrivato al villaggio il giorno prima. Era ancora incredulo su cio' che gli era capitano ma sentiva dentro di se', come una voce, che gli diceva che era tutto vero. Si strinse il giaccone proteggendosi dall'aria fredda del pomeriggio e si diresse verso la locanda, dove avrebbe trovato il telefono. Era pomeriggio inoltrato ed il sole spuntava timido da dietro le nuvole.
Giunse alla taverna e vi entro'. Si stupi' della folla che c'era all'interno, per quell'ora si era aspettato di non trovare nessuno ma poi ricordo' che quel giorno si svolgeva una qualche festa locale. Con passo sicuro s’infilo' nella piccola cabina telefonica sul fondo del locale. Per un attimo guardo' gli altri clienti, poi compose il numero e chiese di effettuare una telefonata a carico dal destinatario. Poco dopo gli diedero la linea.
Passo' i primi minuti della comunicazione con sua madre a cercare di trovare una scusa buona per non tornare a casa e limitandosi a descrivere il villaggio, poi gli venne l'idea.
"Sai una cosa grandiosa? Ho trovato un lavoro!", cerco' di mantenere la sua voce il piu' possibile entusiasta, "Partecipero' a degli scavi vicino a Stonehenge con degli archeologi affermati", aspetto' il commento della madre poi la incalzo', "Mi pagano bene e comincero' oggi stesso, ma purtroppo saremo un po’ fuori mano e non potro' telefonarti spesso...", un brivido gli corse lungo la schiena. Dapprima penso' si trattasse di uno spiffero ma poi capi' che non era cosi'. Si volto' verso l'ingresso ed ammutoli'. Sulla soglia stava una figura da incubo.
Sullo sfondo illuminato dalla luce del giorno, la creatura pareva fatta di un fumo nero che sembrava assorbire la luce, facendola scomparire dentro di se' stesso. Aveva una parvenza umanoide, con braccia e gambe lunghissime e magre e due occhi rossi, brillanti privi di pupilla. Sembrava non possedere una bocca.
Il cuore del francese comincio' a battere all'impazzata per la paura. Riusci' a stento a finire la conversazione con la madre, chiedendole di salutare anche il padre e riaggancio' la cornetta con le mani che gli tremavano.
L'essere d'ombra intanto si stava spostando verso di lui. Non camminava, sembrava scivolare nell'aria. Gli altri avventori del locale non sembravano accorgersi della sua presenza anche se si scostavano con un brivido al suo passaggio.
Menion senti' le gambe cedergli e, con le dita che a stento si muovevano, raggiunse il fagotto che Tintinnio gli aveva consegnato. Tremando come una foglia fini' seduto per terra, dentro la cabina. Il Segugio era ormai a pochi metri da lui e, nonostante l’assenza della bocca, sembrava sogghignare di piacere.
In pochi istanti, che a lui pero' sembrarono eterni, svolse il legaccio del sacchettino e si verso' sul capo la polvere, poi chiuse gli occhi come gli aveva detto di fare la fata.
Senti' come un silenzioso ruggito d'odio e frustrazione provenire dal Segugio, poi la polverina gli fini' nel naso e lui starnuti'.

Anche se sentiva sul suo viso il caldo abbraccio del sole ed avvertiva i rumori di un bosco, non smise subito di tremare. Prima di decidersi ad aprire gli occhi passarono diversi minuti.
Alla fine, dopo un grande respiro, si guardo' intorno e capi' di essere apparso di nuovo dove l'aveva svegliato la fata il giorno prima.
Al sicuro.
A Faerie.
Si alzo' e guardo' la valle sottostante; gli unicorni c’erano sempre, anche se si erano spostati un po’ piu' lontano di prima.
Sorrise prima di avviarsi per raggiungere la radura dove aveva lasciato Tintinnio. Dopo pochi passi nel bosco, pero' capi' che si era perso. Aveva ancora il torrente alla sua destra ma il sentiero che aveva preso la prima volta era scomparso. Si fermo' a guardarsi intorno indeciso sul da farsi.
"Hai bisogno di una mano?", a chiedere era stata una strana voce gorgogliante.
Menion impiego' parecchio tempo a capire chi gli aveva parlato, poi noto' che dal torrente, una carpa argentata lo guardava tenendo la testa fuori dall'acqua facendo tremare i suoi barbigli.
Lui la guardo' e poi oso' porre la domanda: "Sei stato tu a parlare?", si senti' incredibilmente stupido a fare una cosa del genere.
"Certo!", gli rispose con voce burbera il pesce, "E mi dia del lei, io sono il Signor Flush!"
La sua voce sembrava filtrata da un velo d’acqua, se non fosse ancora shockato dal fatto che una carpa potesse parlare avrebbe sorriso per il divertimento.
"Mi scusi...", riusci' a balbettare il ragazzo preso completamente alla sprovvista, "Mi saprebbe dire come posso raggiungere la radura in cui stanno le fate chiamate Voce dei Cavalieri?"
"Si vede che sei foresto!", fu la brusca risposta del pesce, "Ti basta chiedere alle piante!", rimase un attimo in silenzio come se ascoltasse qualcosa, "Mi scusi, ma ora devo andare, mia moglie mi sta chiamando, arrivederci", e con un guizzo s’inabisso' nel fiumiciattolo.
Menion rimase per parecchio tempo con lo sguardo perso nel vuoto completamente incapace di fare nulla. Aveva accettato l’esistenza delle fate, degli unicorni, d’esseri infernali che volevano solo ucciderlo. Era riuscito ad accettare anche che un pesce gli potesse dare delle indicazioni per trovare la strada. Ma parlare con delle piante! Quella era stata la classica goccia che faceva traboccare il vaso.
Alla fine trovo' il coraggio di fare la prova. Si mise di fronte ad un albero e chiese, cautamente, se poteva indicargli dove fosse la radura che cercava. Incredibilmente, le piante si scostarono e rivelarono un sentiero, lo stesso che aveva percorso con Tintinnio sulla spalla.
Lui sia avvio', ma non prima pero', di aver ringraziato il vegetale!
   
 
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