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Autore: Niglia    08/04/2010    11 recensioni
{Vecchio titolo: The Wrong Man}
Giulia è una normale ragazza di 18 anni; va a scuola, esce con le amiche e, quando capita, con qualche ragazzo, ma non è certo alla ricerca del Principe Azzurro.
Sembra l'inizio di un'estate come le altre quando, all'improvviso, compare Enrico: l'erede di un impero criminale, bello e affascinante, che si invaghisce di lei e la obbliga, un po' con le buone e un po' con le cattive, a frequentarlo...
"I tuoi amici non sanno dove sei, però loro sono al sicuro." Mormorò, avvicinando le labbra al mio orecchio e facendomi rabbrividire con il suo caldo respiro. "Cerca di fare in modo che rimangano tali... Se mi disobbedisci in qualsiasi modo, farò loro del male, e ti assicuro che sembrerà un incidente."
Parlava come farebbe un amante nell'intimità di una camera da letto, con la stessa voce calda e rassicurante, leggermente roca: eppure le sue parole erano tutto fuorchè rassicuranti. La sua era una minaccia bella e buona...
[dal Capitolo 7]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo XV









Well, it's a marvelous night for a moondance
With the stars up above in your eyes
A fantabulous night to make romance…















Eravamo in macchina da circa cinque minuti; io cercavo di ignorare l’alta velocità tenuta dal mio accompagnatore guardando il paesaggio fuori dal finestrino, eppure non avevo ancora capito il perché del nostro abbigliamento semi-elegante.

Presumo che parte della colpa fosse mia: non avevo nessuna intenzione di scambiare con Enrico più parole dello stretto indispensabile, e da parte sua lui sembrava aver accettato quella mia battaglia silenziosa. Già, perché potevo mostrarmi arrabbiata e nervosa quanto volevo, ma questo non avrebbe cancellato il fatto che, intanto, ero nella sua auto. Il ragionamento non faceva una piega.

Così, Enrico si era limitato ad accendere lo stereo e mettere un cd di musica che avrebbe risparmiato ad entrambi di affrontare inutili discorsi per spezzare il silenzio. A me stava benissimo così. Tuttavia, quando mi accorsi che non eravamo più in paese da un pezzo, mi decisi a rivolgergli la parola.

“Dove stiamo andando?” Chiesi, diretta e concisa. Okay, forse anche un po’ brusca.

Lui distolse lo sguardo dalla strada per una frazione di secondo, rivolgendomi un sorrisetto che non avevo ancora deciso se considerare attraente o indisponente. “Oh, mi sà che hai perso il gioco.” Rispose invece, con una risatina.

Inarcai un sopracciglio, interdetta. “Che cos’è che avrei perso?”

Senza guardarmi annuì, continuando a sorridere. “Sei stata la prima a rompere il silenzio. Dunque, hai perso. Mentre guido penserò ad una penitenza, non preoccuparti.”

Scossi la testa, stupita. “Come vuoi.” Dissi, decidendo di non dargliela vinta. “Ora però mi puoi dire dove stiamo andando?”

“Oh, in un posto che ti piacerà sicuramente, credimi.” Rispose, misterioso. Evidentemente neppure lui voleva cedere, e compresi che non mi avrebbe detto altro fino a quando non fossimo arrivati a destinazione. Perfetto; mi accomodai meglio sul sedile e mi trincerai di nuovo nel mio silenzio, dubitando altamente che mi sarebbe potuto mai piacere qualunque posto avesse in mente.

Ovviamente, così come mi stava accadendo molto spesso in quell’ultimo periodo, mi sbagliavo.

Arrivammo una mezz’ora dopo al ristorante più ricercato dell’isola: Le Fleur-de-Lys. Si trovava su di una piccola altura che sovrastava una scogliera, e che io avevo avuto modo di vedere solo dalla spiaggia sottostante. Aveva le dimensioni di una villa, completamente circondata da alberi, aiuole fiorite e fontane come se fosse uscita da un film, e le macchine parcheggiate lungo il vialetto erano tutte di un certo… stile. Davvero, non osavo neanche immaginare come potesse, un ragazzo di ventiquattro anni, permettersi un posto del genere, e non appena scesi dalla macchina provai un insano istinto di girare i tacchi e correre via, letteralmente.

Tuttavia, come se avesse in qualche modo intuito lo scorrere dei miei pensieri, Enrico mi raggiunse, portandomi un braccio intorno al fianco e attirandomi pericolosamente verso di sé.

“Cosa stai…?” Provai a ribattere, cercando di districarmi dalla sua stretta.

Per tutta risposta lui accentuò la presa, chinando il capo e avvicinando la sua bocca al mio orecchio. “Non essere antipatica, sto solo cercando di comportarmi da gentiluomo.” Replicò con un sorrisetto, facendomi innervosire ancora di più.

“Certo, come no…” Borbottai, decidendo di ignorarlo per rivolgere la mia attenzione al bellissimo – detesto ammetterlo – posto dove mi aveva portato. Mi aveva promesso che sarebbe stato indimenticabile, oh beh… E chi se lo sarebbe scordato?

Percorremmo il vialetto in ghiaia verso il ristorante, e dopo qualche passo traballante dovetti ringraziare silenziosamente Enrico per avermi fatta aggrappare a lui: quei maledetti tacchi scivolavano sulle pietruzze della strada, e sicuramente sarei già finita col sedere per terra se Occhi Belli non mi avesse retto.

Odiavo farmi vedere così in difficoltà, ma dopotutto non c’era altra scelta.

Finalmente arrivammo alla villa, che vista da vicino ricordava le vecchie abitazioni americane delle piantagioni di cotone, con le edere che si arrampicavano sulla balaustra della veranda e i lampioncini che proiettavano la luce dal prato verso la facciata. Davvero molto suggestivo e romantico, se solo avessi avuto un diverso accompagnatore…

Dovette tuttavia accorgersi della mia espressione sorpresa ed incantata, perché il suo sorriso si allargò ancora di più – possibile che fosse lo stesso ragazzo che solo la settimana prima aveva quasi spaccato il labbro di Riccardo? – e si chinò su di me, facendomi agitare per quella continua vicinanza.

“Te l’avevo detto che ti sarebbe piaciuto…”

Mi voltai verso di lui, decidendo per il momento di issare la bandiera bianca. Basta, per quella serata mi sarei arresa. Perciò mi limitai ad annuire, senza nessun accenno del sorriso che forse si aspettava, e sospirai. “Già…”

Incredibilmente, quel monosillabo sembrò bastargli.

Salimmo i gradini in pietra della veranda e, non appena mettemmo piede sulla soglia del ristorante, venimmo affiancati da un cameriere, forse sui quarant’anni o qualcosa di più, a giudicare dalle striature grige dei suoi capelli, vestito con dei pantaloni blu scuro, una semplice camicia bianca e un fiordaliso azzurro appuntato sul petto. Ci sorrise in modo piuttosto professionale ma non potè fare a meno di studiare il mio abbigliamento: okay, stavo iniziando a pentirmi di non aver indossato il vestitino, e allora?

Tuttavia il suo sguardo si spostò su Enrico con molta rapidità, salutandolo con un cenno del capo e un sorriso che mi fece capire che non era la prima volta che frequentava quel posto. Accidenti, doveva essere più ricco di quanto immaginassi…

“Buonasera, signor D’Angelo. Ha prenotato un tavolo, se non sbaglio?”

Enrico salutò ed annuì, accentuando lievemente la presa sul mio fianco. Mio Dio, ma allora era un vizio! Realizzai in ritardo che quella era la prima volta che sentivo il suo vero cognome: per un attimo avevo creduto che si chiamasse Occhi Belli sul serio. Non si finisce mai di imparare.

“Prego allora, da questa parte.” Aggiunse il cameriere, facendoci strada attraverso l’ampio salone pieno di tavoli occupati da persone vestite come alla prima de La Scala. Che esagerazione… In un angolo, sopra una piccola pedana, si trovava addirittura un’orchestra che suonava dal vivo, come nei migliori film. Ma dove caspita ero finita? Forse se avessi guardato bene avrei trovato delle telecamere, magari un film lo stavano girando sul serio. Se l’avessi raccontato ad Alessandra non mi avrebbe mai creduto.

Il cameriere ci portò al secondo piano, che era un po’ più vuoto rispetto al salone; forse era solo una mia impressione, ma lì anche le luci sembravano soffuse. Ci condusse in un angolino appartato, reso ancora più intimo da un elegante paravento nero con dei disegni orientali che separava il nostro tavolo dal resto della sala, rendendoci praticamente invisibili agli altri. Avrei voluto ribattere in qualche modo – non mi ispirava molto l’idea di restare completamente sola con lui – ma poi realizzai che in quel modo avrei finito solo col fare la figura della ragazzina stupida. Così, con un sospiro, mi sedetti.

Non appena sollevai lo sguardo per dare un’occhiata in giro, mi si mozzò il respiro nel notare l’immensa vetrata che troneggiava di fronte al nostro tavolo, e dalla quale si vedeva la spiaggia e il mare dall’alto della scogliera. Non avevo realizzato che ci trovavamo così in alto…

“Volete già ordinare?” Domandò il cameriere, cortese.

Enrico mi rivolse un’occhiata interrogativa, io annuii lievemente e lui prese il menù, sfogliandolo. “Si, dunque…”

Iniziò ad ordinare con nonchalance tanti di quei piatti che mi venne voglia di interromperlo e ricordargli che eravamo solo in due, ma dopotutto se lui c’era già stato doveva sapere che cosa stava facendo. Perciò lo lasciai fare, permettendogli di ordinare anche per me: d’altra parte io non avrei saputo cosa prendere.

“Per finire, potrebbe portarci un Chateau Clinet del 2005?” Concluse, parlando molto probabilmente di un vino; doveva intendersene, per conoscere anche l’annata.

Il cameriere fece un sorriso di compiacimento. “Posso complimentarmi per l’ottima scelta?” Disse, ritirando i due menù. “La cena sarà pronta nel minor tempo possibile. Vi faccio portare subito il vino e qualche antipasto.”

Non appena rimanemmo soli, non potei fare a meno che chinarmi verso di lui e chiedergli, piuttosto preoccupata. “Ma cosa tutto hai ordinato? Siamo solo in due, non in venticinque!”

Come avrei dovuto aspettarmi, lo feci sogghignare. “Tranquilla, il trucco è assaggiare un po’ di tutto.” Rispose, togliendosi la giacca.

Oh, mossa sbagliata… Prima di potermene accorgere mi ritrovai a fissare poco finemente i muscoli che guizzavano al di sotto della camicia, e quando distolsi lo sguardo, pregando che lui non se ne fosse accorto, mi sentii le guance in fiamme. Non potevo continuare così tutta la sera…

All’improvviso si alzò, raggiungendomi e porgendomi una mano. “Vieni, voglio farti vedere una cosa.” Disse, aspettando che accettassi il suo invito.

Malgrado non rientrasse nei miei desideri toccarlo così spontaneamente, la presi lo stesso per non essere maleducata: in fondo non stava facendo nulla di male, no? Deglutii quando la sua mano si richiuse sulla mia ma cercai di ignorarlo, alzandomi e seguendolo docilmente. Ricorda, bandiera bianca, continuavo a ripetere in silenzio tra me.

Come se fosse stato a casa sua Enrico aprì la grande vetrata con noncuranza, portandomi nella terrazza all’aperto, abbellita da vasi di fiori profumati. Una volta fuori la richiuse, ma io non me ne accorsi: raggiunsi invece la balaustra, poggiandomici sopra e guardando lo splendido paesaggio che si ammirava da lassù. Soffiava una leggera brezza che mi scompigliava i capelli e chiusi gli occhi, inspirando il fresco odore del mare che saliva dalla spiaggia. Non ricordavo che quella notte ci sarebbe stata la luna piena, e quando la vidi risplendere come se fosse stata sollevata pochi metri dalla superficie del mare nero, rischiarato dal suo riflesso, non potei trattenere un sospiro. Era tutto così bello… Perché un simile spettacolo doveva essere rovinato dalla minaccia di Enrico che incombeva su di me?

“Bello, vero?” Mormorò alle mie spalle, come se non volesse rovinare quella strana magia.

Annuii, senza voltarmi. “Si…”

Improvvisamente avvertii la sua presenza proprio dietro di me, così vicino che avrebbe potuto toccarmi solo con un respiro più profondo. Rimasi immobile, con tutti i sensi all’erta, tanto che mi sarei accorta anche del battito del suo cuore se fossimo rimasti in silenzio. Il venticello mi portò al naso il profumo frizzante e sensuale del suo dopobarba, e mi ritrovai a cullarmi in quella fragranza come se potesse avvolgermi.

“Sei ancora pentita di essere venuta?” Domandò in un sussurro, chinandosi sulla mia spalla.

Presi un profondo respiro, prima di voltarmi per fronteggiarlo. “Adesso lo sono anche più di prima.” Replicai, incrociando le braccia.

Inarcò un sopracciglio, sorpreso dalla mia brusca risposta. “Come mai? Credevo ti piacesse qui…”

“Non è questo il punto.” Dissi, distogliendo lo sguardo. Non riuscivo a guardarlo per più di pochi secondi senza arrossire o balbettare, perciò tanto valeva ammirare il cielo stellato. “Non aveva senso portarmi qui, Enrico… Come posso spiegartelo? Tra qualche giorno ti sarai già stufato di me, il che è anche normale, dato che avrai altre decine di ragazze disposte a scaldare il tuo letto, e a me non resterà che decidere se esserne contenta o triste, e sarà un qualcosa che mi tormenterà per sempre.”

L’avevo fatta tragica? Si, lo ammetto, ma dato che non sembrava capire il discorso semplice del tu-non-mi-piaci e stammi-lontano, allora dovevo inventarmi qualcos’altro. L’unico problema era che quel discorso mi era uscito più realistico di quanto avessi previsto… Dovevo iniziare a preoccuparmi?

Comunque non credevo di essere riuscita a scalfirlo, come dimostrò la sua risposta.

Mi dedicò un sorriso terribilmente malizioso. “Mio Dio, Giulia… È il primo appuntamento e sei già così gelosa?”

Sgranai gli occhi e fu con un immenso sforzo che non spalancai la bocca, allibita. Ma allora parlare con lui era come parlare al muro! “Ma cosa diavolo dici?!” Ribattei, indietreggiando e sentendo il viso andarmi in fiamme. Maledetto imbarazzo! “Non sono gelosa!”

Rise, avvicinandosi alla balaustra e poggiandosi ad essa con un movimento sinuoso ed elegante. “Lo so, stavo solo scherzando… Ma volevo vedere la tua reazione.” Scrollò le spalle, con un sospiro. “Ad ogni modo… Giulia, tu sei ancora convinta che io ti voglia solo portare a letto, per poi dimenticarmi di te il mattino dopo… Mettiti bene in testa che una cosa del genere non accadrà mai. Cos’altro devo fare per fartelo capire? Io…”

Si portò una mano a sfregarsi il volto, indeciso su cosa aggiungere, e, potrei giurare, anche leggermente imbarazzato. Poi abbassò la mano e mi fissò a lungo negli occhi, facendomi desiderare ardentemente di trovarmi ad una distanza di sicurezza da lui.

“Mi piaci, Giulia.” Sussurrò, semplicemente. “E non farei mai nulla che possa farti star male, perciò… Inoltre cosa ti fa pensare che tra qualche giorno mi sarò stancato di te? Non ti capisco!”

Mi aveva messa con le classiche spalle al muro, dato che quella mezza dichiarazione mi aveva lasciata senza parole: non sapevo nemmeno più cosa pensare. È davvero un bravo attore… Pensai, prima di fare l’errore di ricambiare lo sguardo e perdermi in quegli occhi assurdamente verdi. La parte razionale del mio cervello sembrò aver chiuso i battenti, per dare libero sfogo a quella inconscia che avrebbe desiderato solo poter credere a quelle parole. Ma perché avevo simili pensieri? Avevo l’impressione che dentro di me si stesse svolgendo una di quelle battaglie epiche impossibili da ignorare, ma all’esterno questa si manifestava solo con il solito rossore sulle guance e con un improvviso accelerare della corsa del sangue nelle vene.

Continuai ad osservarlo senza rispondere, e quando mi si avvicinò rimasi immobile, lasciandolo fare. Si chinò lentamente sul mio collo in modo da lasciarmi la libertà di ritrarmi, se avessi voluto, ma la cosa assurda fu che non lo feci: notai appena il suo debole sorriso prima che le sue labbra si avvicinassero al mio orecchio, sussurrando una strana melodia che avevo l’impressione di conoscere.

«Well, it's a marvelous night for a moondance, with the stars up above in your eyes… A fantabulous night to make romance…» Portò una mano a sfiorarmi i capelli, portandomeli dietro l’orecchio così da potersi chinare sul collo ormai nudo per concludere quella dolce nenia, cantata con un sussurro roco che mi fece venire dei pericolosi brividi lungo la schiena.

Sentii le sue labbra bollenti sfiorarmi la pelle delicata dell’incavo della spalla e tremai, temendo e allo stesso tempo aspettando con una sorta di morbosa curiosità quello che sarebbe avvenuto dopo. Ma non ebbi mai l’occasione di saperlo.

La vetrata si aprì e un cameriere si affacciò sul terrazzo, attirando la nostra attenzione con dei colpetti discreti di tosse. «Signori, la cena è servita.»

Senza allontanarsi particolarmente da me, sentii Enrico rispondere. «Grazie, arriviamo subito.»

Il cameriere tornò dentro il ristorante, richiudendo la porta. Ma ormai l’incantesimo che aleggiava su di noi fino a qualche attimo prima si era spezzato, per fotuna – o per sfortuna?

Indietreggiai fino ad essere ad una distanza di sicurezza, prendendo un bel respiro e accorgendomi solo in quel momento di aver trattenuto il fiato per tutta quella breve eternità. «Penso sia meglio andare.» Mormorai, ben consapevole del tremito della mia voce.

Lui annuì, ma non riuscì a cancellare del tutto l’ombra scura che gli aveva invaso lo sguardo. Oh mio Dio… «Si, hai ragione… La cena dovrebbe riuscire a calmarmi.»

Cercai di ignorare il significato volutamente malizioso di quell’ultima affermazione e gli diedi le spalle, correndo quasi verso la vetrata che in quel momento, per me, rappresentava la salvezza o qualcosa del genere. La aprii ed entrai senza controllare che lui mi stesse seguendo, precipitandomi al tavolo ormai colmo di pietanze di ogni genere. Aspettai che si sedesse di fronte a me prima di mangiare, ma la fame mi era ormai passata del tutto: avevo l’impressione di avere un macigno sullo stomaco, e non ne capivo il perché. Se mi avesse fatto quell’effetto tutte le volte non sapevo se sarei riuscita a continuare a vederlo…

Osai sollevare gli occhi con l’intenzione di spiarlo di nascosto, ma ovviamente non fu possibile, dato che anche lui mi stava osservando, invece di mangiare: aveva il mento posato sulla mano e con l’altra tamburellava sul tavolo, al ritmo, forse, della stessa canzone che aveva canticchiato poco prima. Mi sorrise quando si accorse del mio sguardo, ed io lo distolsi nuovamente, in modo piuttosto codardo. Non vedevo l’ora che quella serata terminasse…

Anche se ero quasi certa che, una volta al sicuro in casa mia, ne avrei sentito stranamente la mancanza.

Stupida, io? Oh, si… Immensamente.












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Wao, dicesi aggiornamento lampo xD Non fateci troppo l'abitudine, però u.u
Comunque consideratelo un regalo per le belle recensioni e l'incredibile aumento di preferiti e seguiti... Sono davvero commossa e contenta! Non me l'aspettavo *-*
Allora, QUI trovate la musica e la canzone presente in questo capitolo, trovo che sia splendida (poi, se a cantarla è Jonathan Rhys Meyers, ancora di più ;D )
Bene, e ora passo ai ringraziamenti!

_Aleidita_: Eccoti accontentata! Aggiornamento rapido ^^ grazie mille per i tuoi complimenti, continua a seguirmi <3

lara27: Eeeh, purtroppo non sono autorizzata a divulgare simili spoiler u.u Non vi resta che continuare a leggere! =P comunque, ancora grazie per i complimenti ^^

Ada Wong: Mia cara, ti ho già risposto ma rinnovo i miei grazie ^^ L'utilizzo dei nomi italiani piace molto anche a me, inoltre era un modo come un altro per rendere la storia il più realistica possibile - anche se mi accorgo che, purtroppo (o per fortuna!!) cose del genere non accadono nella vita reale... Inoltre la scrittura in prima persona rende questa immedesimazione più possibile, mi auguro ;) Lieta anche di sentire che ti piacciono tutti i personaggi! Povero Stefano, per ora ha fatto solo una breve apparizione, ma ti assicuro che è felice di avere una fan xD al prossimo capitolo! ^^

prettyvitto: Aggiornato, come promesso ^^

Maka27: Wao, l'hai letta tutta in due giorni?? Vabbè, non è certo quel gran mattone, però ti ringrazio ^^ Sono proprio tanto contenta :') Piaciuto il luogo dell'appuntamento? Spero proprio di si, avercene ragazzi che ci portano in questi posti! ;D

luis: Tranquilla cara, ti sei spiegata benissimo e io ho capito al volo quello che intendevi ^^ Anch'io concordo con te sul fatto che Enrico emani sensualità pura, ma purtroppo quello che fa non è proprio un punto a suo vantaggio, ecco... D'altra parte, io non amo neppure le storie d'amore facili u.u E hai ragione quando dici che ne è attratto in modo ossessivo! Sto cercando di rendere proprio questo aspetto, ma siamo ancora agli inizi ;) Per quanto riguarda il suo punto di vista, al momento non te lo so dire! Chissà, magari riesco a dedicare un qualche capitolo solo a lui in modo da lasciarlo parlare, o forse potrei rifarne un altro con il suo POV... vedremo ^^ Nel frattempo, continua a seguirmi =*

Sfosfy4ever: Ciao nuova fan! ;D grazie mille per i complimenti ^^ Mi è piaciuto quello che hai detto a proposito di Enrico, sul fatto della "doppia personalità"... Sai che non ci avevo proprio pensato? Mi è uscito così, dal cuore! Benedetto inconscio mio =D L'appuntamento comunque non è ancora finito, ce n'è un piccolo pezzo anche nel prossimo capitolo u.u Mi farai sapere che te ne pare di questo, comunque ;)

rodney: Eh, anch'io adoro tantissimo Damon *-* Mi spiace per Stefan, sarà pure lui il buono della situazione.... Ma io voto per Damon +__+ Viva i cattivi! XD Hai ragione a dire che la vedi dura, cavoli, come si fa a restistere?? Eppure si deve u.u Un bacione, al prossimo capitolo ^^

E con questo ho finito! ^^ Grazie mille per aver letto, per aver recensito, per avermi aggiunta tra le preferite (71) e tra le seguite (108)! Grazie, grazie, grazie! Continuate sempre così ;)
Un bacione, al prossimo capitolo!
Smack =*

   
 
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