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Autore: lames76    12/04/2010    3 recensioni
Un ragazzo come tanti altri del XX secolo viene investito da un compito importante, entrare in un'ordine di cavalieri che devono vegliare sul passato. Riuscirà ad adattarsi? Come si comporterà nella sua prima missione?
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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   Giunse pochi istanti piu' tardi alla sua meta. La radura era esattamente come l'aveva lasciata, l'unica differenza era che tutti i funghi erano occupati, ma appena fece un passo verso di loro, Tintinnio lascio' il suo sedile e gli volo' incontro.
"Mi hai fatto preoccupare parecchio!", gli urlo' con la sua vocina di velo, "Se avessi tardato ancora un istante ad usare la Polvere di Fata ti avrebbe preso!", fini' agitando un ditino davanti al suo viso con aria dura.
"Scusa", riusci' solo a dire il ragazzo. Era dispiaciuto ma gli scappava da ridere per l’atteggiamento ‘da mammina’ dell’essere fatato.
"E va bene ti scuso, ma non farmi piu' prendere uno spavento del genere!", lo ammoni' lei.
Lo guido' nuovamente verso il cerchio di funghi.
"Devi sapere che Faerie e' collegato alla Terra sia nello spazio che nel tempo", la sua voce era tornata dolce e calma, "Ogni Cavaliere, nelle sue missioni, potra' agire nel suo tempo o in tempi antecedenti al suo..."
"Un attimo!", la fermo' Menion, "Mi stai dicendo che potrei dover viaggiare indietro nel tempo?", la fata annui' seria, "Ma a cosa servirebbe? Cerchi di dirmi che le forze del male tentano di cambiare la storia?"
"No", rispose pazientemente l'essere fatato, "Non possono cambiare cio' che e' successo nel passato che consoci tu, ma la tua Terra non e' l'unica", fece una pausa ma ricomincio' a parlare prima che lui potesse dire nulla, "Esistono infiniti pianeta Terra, ognuna e' la conseguenza di un'azione fatta o non fatta...", annui', conosceva la teoria degli universi paralleli ma non aveva mai pensato che potessero esistere veramente.
"Vuoi dire che se alla mattina mi alzo e decido di bere il caffe' invece del the, si crea un'altra realta' dove ho bevuto il the?", fu la domanda del ragazzo.
"Si, anche se, per la verita', si crea un'altra realta' solo in determinati momenti", lo corresse Tintinnio, "Quelli in cui e' necessaria la presenza di un Cavaliere di Faerie"
Molte cose gli si chiarirono ma gli vennero anche in mente moltissime domande, "Come faccio a diventare un Cavaliere?"
In effetti si era sempre sentito un cavaliere, almeno di quelli che lasciano il passo alle donne quando devono entrare in qualche posto o che si preoccupano di aiutare le persone anziane a portare la spesa; tutto naturalmente non a scopo di lucro. I suoi amici spesso lo chiamavano ‘l'ultimo cavaliere’ per prenderlo in giro, anche se alcuni di loro l'invidiavano. Ma la sua non era una posa, pensava che quello fosse il modo giusto per comportarsi e cosi' lo faceva.
"Inginocchiati e chiudi gli occhi", gli ordino' la fata e lui le obbedi'.
Senti' una mano che gentilmente gli si posava sul capo. Per un attimo gli venne voglia di guardare chi fosse, anche perche' le dimensioni erano quelle di un umano come lui, ma lascio' perdere per non rompere la sacralita' di quel momento.
"Menion DeVille ti impegni a servire Faerie in ogni momento della tua vita?", la voce aveva posto la domanda era quella di una donna. Si accorse che sembrava quella di Tintinnio, solo piu' forte e meno acuta, come se provenisse da una persona grande come lui.
"Si", rispose lui con calma.
"Ti impegni ad obbedire al codice d'onore dei Cavalieri?", chiese ancora la donna e quando lui annui' continuo', "Ora ripeti con me"
Le parole risuonarono nella radura come se fossero l'unico suono esistente al mondo, come se tutti gli altri si fossero spenti per stare ad ascoltare. Le parole sembrava fossero l'unica cosa importante di tutta Faerie e dell’intero universo. Nel pronunciarle, Menion senti' come se le stesse scolpendo nella sua anima.

"Giuro di vivere nel coraggio,
Giuro di difendere sempre gli innocenti,
La mia spada colpira' il male,
La mia bocca non mentira'.
La mia vita e' donata a Faerie"


Alla fine del giuramento senti' un calore sprigionarsi dalla mano posta sul suo capo e trasmettersi nel suo corpo. Poi, improvvisamente come era comparsa, la sensazione svani' e cosi' anche la pressione della mano sulla testa. Senti' invece che qualcosa veniva adagiata nelle sue braccia.
"Puoi aprire gli occhi ora", la voce di Tintinnio sembrava di nuovo quella iniziale.
Lui obbedi' e vide che in mano teneva una splendida spada in un fodero adornato di rune. Estrasse la lama e scopri' che era perfettamente bilanciata ed adatta alla sua forza. In piu' era come se fosse viva, ogni volta che la muoveva sentiva, attraverso l’impugnatura, come un palpito vitale.
"Quella, sara' la tua arma contro il male", gli spiego' la fata, "Stai tranquillo, puo' ferire solo esseri malvagi. Anche se la usassi contro un essere vivente non gli faresti nulla, la lama diventerebbe inconsistente ed attraverserebbe la sua carne senza procurare alcun danno. E’ un oggetto magico molto potente che potrai usare solo tu"
Improvvisamente lo specchio' emise un bagliore. Sul viso di Tintinnio apparve un’impercettibile ruga. Velocemente volo' verso il suo sedile e si mise ad osservare da vicino la superficie riflettente, ora luminosa.
"Non e' ancora il momento!", urlo' verso l’oggetto con preoccupazione nella voce, "Non e' ancora pronto e non conosce ancora nulla!", ormai il suo era quasi un lamento.
Alla fine sospiro' e si volto' a guardare il ragazzo.
"Devi gia' partire in missione", per la prima volta la sua voce era roca, "Mi dispiace"
"Cosa devo fare?", Menion era invece ansioso, in effetti per lui era quasi un gioco, non ci vedeva nulla di strano ad essere mandato da qualche parte cosi' presto.
La fata gli volo' vicino e gli fece cadere in mano qualcosa. Il ragazzo lo guardo' e scopri' che si trattava di un piccolo specchietto scintillante.
"Non c'e' molto tempo", si affretto' a dirgli, "Attraversa la superficie illuminata posta al centro del cerchio di funghi"
"Ma cosa devo fare?", chiese ancora Menion, adesso un po' preoccupato.
"Appena sorgera' la luna fai riflettere i suoi raggi sulla superficie dello specchio ed io ti potro' parlare", gli spiego' Tintinnio, "Allora ti diro' tutto"
Non ebbe il tempo di chiedere altro perche' la fatina lo spinse dentro il passaggio.
   
 
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