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Autore: Usagi Kou    12/04/2010    39 recensioni
“E dai, piantala! Da quello che hai detto ieri solamente tu, lui e forse Carlisle non si sono realmente resi conto dei tuoi sentimenti” sbuffò lei “Tu perché eri in piena crisi mistica, Ed perché è un coglione e Carlisle, beh, per il semplice fatto che tu sei la sua preziosa bambina”. […] “E comunque sia, Bellina, non aspettarti vita facile con Eddy. Ti sei scelto uno tanto bello quanto pieno di psicologiche turbe”
“Non hai visto che hai fatto a Carlisle, all’arrivo di Eleazar? L’hai pugnalato, Isabella: hai preferito credere subito che fosse lui il bugiardo, il cattivo, piuttosto che fidarti del suo affetto!”
“Abbi il fegato di dirlo, Isabella. Abbi il fegato, per una volta in vita tua, di esprimere il tuo cazzo di punto di vista!” mi urlò contro Rose, acquattandosi leggermente.
“… Una parte di me prova gusto, nell’uccidere. Gode della sofferenza altrui. Ama essere vampira. E io l’ho rifiutato per paura! E allora vi ho osservato, e lì ho capito cosa vedesse Aro di minaccioso in voi! Ma… ma… Ma io non tollero di essere un mostro come tutti voi, siate Volturi, Denali o Cullen!”
“Sono una codarda, Rose”
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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bella's vampire 28

RadioCarlisleOne esclusiva: Il ritorno di Usagi su EFP
Carlisle:
Buona sera. Fonti confermate annunciano il tanto attesso ritorno i Marzia su questa pagina con il suo successo SOLO GRAZIE A TE. Ma sentiamo i commenti dell’autrice. I nostri inviati.
Jasper: Ci dica, signorina, come mai questo imperdonabile ritardo?
Marzia: ^^,, Beh, dovevo rendervi perfetti e… il pc ha fatto bum!
Emmett: Scs, stai insinuando che non siamo perfetti?
Marzia: ^///^,,, No, no, no
Jasper: Per disguidi formali, restituiamo la linea allo studio.
Carlisle: Come vedete il terzetto ci ha abbandonato, ma l’importante è che la storia continui. Sono ventisei pg di colpi di scena che la scrittrice spera vengano apprezzati dal pubblico. E ora passiamo alle previsioni del tempo.
Alice: si prevede freddo ma soleggiato su Parigi, nella quale l’autrice si rifugerà per 5 giorni grazie al Programma Protezione Camposcuola per fuggire dall’ira delle fan che vorranno linciarla dopo questo. A te la linea, papy!
Carlisle: per ora è tutto e vi lasciamo alla storia. Arrivederci!

A presto, besitos!




The Denalis.

Bella’s Pov.

“Stavolta non c’è veramente niente da fare…”
“È lui, me lo sento!”
“Ma sei matto, Jazz? Stai proprio fuori?”
“Assolutamente no, Alice!”
“Emmett, ragiona: siamo sotto di tre punti e mancano cinque minuti alla fine. A meno che non accada un miracolo, ci siamo giocati la classificazione ai quarti di finale”
“Secondo me per Bella ci vuole qualcosa di più… eccentrico. Per una volta tanto facciamo come dico io”
“Uomo di poca fede! Scommetto tremila dollari e il prossimo grizzly arrabbiato che Chicago Bulls batteranno i tuoi patetici Detroit Pistons”
“Stavolta hai scelto il viso, io le mani. Quindi farò la manicure come dico io!”
“Affare fatto!”
“Uffa però!”
Tesi confermata. Era impossibile, controproducente e assolutamente dannoso per la propria salute mentale tentare di seguire discorsi differenti tra i membri della famiglia Cullen.
Il mio mal di testa me lo avrebbe ricordato a vita, poco ma sicuro.
Chiusi gli occhi sospirando, senza però riuscire a trattenere un sorriso davanti a quella situazione così “tipicamente alla Cullen”.
Era la sera del “Quarti di Finale in Kimono Party”. Traduzione? Sia i ragazzi che le ragazze avevano prenotato il salone, finendo poi col doverci coabitare.
Emmett e Jasper, spaparanzati sul divano, si godevano gli ultimi, intensi momenti della loro partita di basket di cui si erano guadagnati la visione con sangue, sudore e lacrime, aggiungerei, poiché, proprio per quella sera, Alice e Rose avevano organizzato il Kimono Party nel salotto, di cui io ero la vittima sacrificale.
Da qui i pretesti per una cruenta lotta per il possesso del territorio. Le mie sorelle non erano assolutamente disposte a cedere mezzo millimetro del salone, e i miei fratelli non erano minimamente intenzionati a perdersi la loro adorata partita.
“Questione di principio” mi aveva spiegato frettolosamente Jasper prima di ringhiare contro Rosalie.
Come aveva fatto la casa a rimanere in piedi? Semplice, erano intervenuti i due capi supremi.
Carlisle ed Esme, con una pacata, fredda e terribile ira funesta, spiegarono con apparente calma che non avevano la minima voglia di ristrutturare un’altra casa (per lo più questa casa, sottolineò la signora) ancora una volta, e, testuali parole, Dio solo poteva sapere cosa sarebbe successo ai loro corpi e ai loro oggetti se avessero sentito una parola di protesta.
Rabbrividii. Carlisle ed Esme potevano fare davvero tanta, tanta paura.
La minaccia aveva sortito l’effetto sperato, in ogni modo. E ora, mentre i due fratelli si gustavano la partita io mi trovavo nelle grinfie del piccolo Satana formato da viaggio e della sua versione da esposizione, anche note come “Le Estetiste Folli”, di cui la più piccola, avvolta in un kimono rosa, volteggiava intorno a me come un’inquietante nuvola, finendo di stropicciarmi i capelli, mentre la più alta, dalla veste color verde acqua, finiva di scegliere i malefici smalti per la mia manicure.
Edward e Esme, invece, erano usciti fuori a caccia, e poi successivamente sarebbero passati in città per fare la spesa. Ovviamente, non erano potuti uscire prima che Esme puntasse i suoi quotidiani 3.000 dollari sui Bulls.
Eh, sì. La dolce, amorevole, pura mamma Cullen scommetteva, e anche forte, con i suoi figli. La prima volta che l’avevo vista in azione mi ero strozzata con il mio gelato. Meno male che Alice era lì a giocare con i miei capelli.
Esme, invece, aveva riso e mi aveva fotto l’occhiolino. “Tesoro, non fare così!” mi aveva detto accarezzandomi la guancia “Dovresti provarci anche tu, sai? È eccitante!”
E se n’era andata con la sua camminata angelica.
Incredibile. Una madre che non solo giocava d’azzardo, ma incoraggiava i suoi stessi figli a fare altrettanto! Incredibile.
Ma Esme aveva un suo degno consorte al fianco.
Il brillante dottor Carlisle Cullen, pilastro della straordinaria famiglia che portava con onore il suo cognome, modello di rispetto e virtù si trasformava in un qualsiasi tifoso stra-pompato ed stra-esaltato,  quando giocavano le sue squadre del cuore.
E ci poteva anche stare. Ma vederlo in piedi sul divano, sgridato da sua moglie perché vi era salito con le scarpe, mentre insieme ad Emmett intonava cori da stadio con la faccia dipinta dei colori dei Red Sox, intento a sventolare una bandiera 70x50 con tutto l’ardore di cui era capace beh, non ci stava per niente.
“Car… Car…” avevo balbettato sconvolta guardandolo stralunata, mentre Edward mi chiudeva la bocca con un sorriso.
“Carlisle” aveva sorriso Esme “E se ti sorprendi per lui, dovresti vedere in cosa si trasforma il nostro distinto Edward quando giocano i Chicago”. Non volli indagare.
Mi guardai attorno, sospirando sconsolata per la sua assenza. Perché Edward si stesse perdendo la partita della sua squadra del cuore per fare la spesa per me rimaneva un mistero.

“Uffa però” sbuffò Emmett mentre i commentatori ciarlavano “Volevo che il Perfettino e Papo-papozzo vedessero con noi la partita. Mi devo accontentare di Jasperino, uffa!”.
Il crac successivo fu la sua mandibola. Ahia. Jasper faceva male.
“Non costringetemi a scendere!” li avvertì Carlisle dal suo studio, nel quale si era rifugiato sommerso da una pila inquietante di fascicoli che gli erano stati affidati da colleghi invidiosi, malvagi e assolutamente inetti, a detta di Emmett.
I due fratelli deglutirono. “Sì, papà” pigolarono.
Il tamburellare della pioggia tornò a fare da sottofondo alla nostra serata e i due fratelli tornarono a concentrarsi sullo schermo. Io, invece, tornai a soffrire
Promemoria per me: comprare a Rosalie e Alice una bambola a grandezza naturale per Natale, mi appuntai mentalmente mentre Alice liberava l’ultima ciocca magicamente trasformata in morbido boccolo.
Et voilà! Ce magnifique!” disse Alice con un perfetto accento francese, ergendosi in mezzo al salone in tutto il suo metro e cinquanta d’altezza. Poi, storse la bocca in un’adorabile smorfietta contrariata. “Rose, ma le vuoi fare veramente un semplicissimo french? Neanche un qualche smalto blu elettrico a decori gialli?”
“Che vuoi mettere sulle mie unghie, nana?” chiese preoccupata, stringendomi le mani al petto per proteggerle.
“Sta tranquilla, Bella. Non lo permetterò” mi rassicurò Rosalie posando una mano sulla mia spalla. Squadrò poi la sorella accigliata. “Oggi manicure e pedicure toccano a me. Tu hai scelto di occuparti del viso. Quindi, taci”
“Però secondo me sarebbe meglio blu elettrico, uffa…” mormorò.
Fece una giravolta e si diresse in cucina. “Ti prendo la pizza, Bells” gridò.
Jasper si voltò per fissare intensamente sua moglie allontanarsi. “Amore, non lo buttare quel kimono” disse poi “Mi piace proprio”
Alice rise maliziosa. “D’accordo!” trillò.
“Ti piacerà toglierlo, vorrai dire” replicò Emmett “Ma per una volta concordo con te. Rose, mio splendido fiore di campo, sei semplicemente divina con quella veste. Dammi l’onore di togliertelo, dopo, in camera”.
Rose rise. “Uhm... chissà! Forse” rispose. “Per ora salirò in camera solo per prendere gli smalti per Bella. Uhm... e se provassimo a usare il rosso, visto che starebbe bene con le tue guancie, in questo momento?”
E sghignazzando si alzò leggiadra e sparì in di sopra, lasciandomi sola, imbarazzata e indifesa con Koda e  Kenai. Neanche li avessi chiamati, visto che stavo facendo di tutto pur di evitare di guardarli, mi volarono al mio fianco.
“Naturalmente anche tu stai benissimo, Bella!” disse Emmett prendendomi il mento tra l’indice e il pollice e voltandomi verso di lui “Sei un incanto, un fiore!”
“Davvero?” biascicai.
“Già, sei straordinariamente graziosa!” continuò Jasper afferrano il polso di Emmett e voltandomi verso di lui, provocandomi una torsione del collo che difficilmente avrebbe smesso di dolermi presto “Sei una splendida donna, che fa girare la testa a tutti gli uomini che ti incontrano sul loro cammino!”
“Ah si?”. Ma io?
“Ma certo! Sei una splendida, meravigliosa ragazza che si merita il meglio del meglio!” poseguì Emmett (sempre a danno del mio collo!) “E non temere, ci penseremo noi a toglierti i molestatori di torno!”
“Concordo con Orsetto Lavatore” disse Jasper (ormai ne ero certa: il mio collo si sarebbe svitato da un momento all’altro) “Ci saremo noi a proteggerti. Non sai quanti imbecilli hanno scelto una morte dolorosa e lunga, permettendosi di avere pensieri malevoli su di te. Ma per fortuna...”
“Hai due splendidi angeli custodi pronti a prendere le tue difese!” esclamarono in coro illuminandosi con un sorriso raggiante.
“Non ti conviene, Bella” disse Alice portandomi la cena “Non sono gran ché come supereroi”
“Grazie, tesoro!” sibilò Jasper scurendosi in volto “Prego, continua a farci una buona pubblicità”
“Non darle ascolto, sorellina!” disse Emmett abbracciandomi, o meglio, stritolandomi tra le sue braccia “Che vuoi che ne capisca di eroismo una che passa il suo tempo tra inutili stoffe colorate?”
Alice gli ringhiò contro, afferrandolo per l’orecchio. “Ehi, prova un po’ a ridire qualcosa contro i miei abiti, se sei un uomo”
Emmett si divincolò con un gemito e balzò, con tutta me in braccio, di fronte al divano. Poi, mi sollevò dal pavimento tenendomi da sotto le ascelle e mi puntò contro Alice, come se fossi un peluche o un arma! Ma dico!
“Ma che sai facendo?” esclamai allibita.
“Vai Bellina! Distruggila! Ringhiale contro!” mi incitò Emmett continuando a usarmi per minacciare la sorella.
Alice mi fissò un secondo sconvolta quasi quanto me. Jasper, invece, si era nascosto il volto tra le mani e continuava a ripetere qualcosa che suonava vagamente a “Ma tutte a me… che cosa ho fatto di male…”
Alice continuò a studiarmi senza dare apparenti segni di vita.
“Visto? Bella, l’hai terrorizzata!” esclamò esultante Emmett, sballottandomi di qua e di là.
“Ma certo! Le ciglia finte!” esclamò invece Alice battendo le mani e intrecciandole sopra il cuore “Oh, ti staranno benissimo quelle belle ciglia verdi che ti ho comprato… Rooose!”. E scappò al piano superiore.
“Grazie, Emmett” sibilai, tentando di voltarmi per  fulminarlo con gli occhi.
“Ops. Sorry, my cute sister” disse posandomi a terra “Ho toppato!”
“Già. Hai toppato alla grande!” sbottai arrabbiata. Altre torture estetiche, no! Ma perché?
“Ora ti toccherà pagare pegno, fratellino” suggerì Jasper ghignando malvagio “Bella, perché non fai provare a lui le ciglia fine?”
“Perché altrimenti tu ti ritroverai a cantare nel coro delle voci bianche della parrocchia!” ringhiò Emmett
“Uh-uh, e io dovrei aver paura di uno che si sta nascondendo dietro a una donna?” lo sbeffeggiò Jasper fissandolo ghignante, le braccia incrociate al petto.
“Bellina, sta’ dietro di me” mi ordinò Emmett posandomi a terra e ergendosi in tutta la sua (notevole) statura. Fece scrocchiare le dita della sua mano destra e disse “Non vorrei che il tuo bell’abito bianco venisse macchiato con il sangue indegno di questo damerino biondo”
Jasper si accucciò, ringhiando. “Fatti sotto” sputò.
“Prima le signore” replicò Emmett.
E ecco che la partita riprende, dopo questo lungo time-out richiesto dall’allenatore dei Detroit…
E in meno di un decimo di secondo mi ritrovai compressa tra i due che fissavano eccitati come non mai lo schermo, dimentichi del loro combattimento.
Un sorriso timido mi nacque in volto, mentre i commenti dei ragazzi risuonavano per il salone.
A dir la verità, era dalla fatidica giornata di sole che miei fratelli si comportavano in maniera più, beh… più strana e appiccicosa del solito.
Rosalie e Alice erano praticamente la mia ombra: non si allontanavano mai più di cinque metri da me, tentando di distrarmi in qualsiasi modo, organizzando sfilate, giochi e tea party – non indosserò mai, e giuro, mai più un abito di pizzo e guanti bianchi. Che bisogno c’era per bere una semplice tazzina di tè? – pur di torturarmi in maniera positiva.
E se non potevano farlo in coppia, lo facevano singolarmente. Come Rose, che si era intestardita a volermi insegnare la meccanica.
Già scoprire che Rosalie, quella Rosalie, si occupasse di motori era stata una sorpresa, ma che poi volesse insegnare proprio a me, l’imbranata per antonomasia, a prendermi cura delle automobili… bah. Quasi, quasi la preferivo quando si dedicava al mio aspetto.
Mia sorella tentava di spiegarmi ogni cosa con tutta la calma e la gentilezza possibili, ma niente, non mi rimaneva nulla. Ma lei, anche se con qualche sospiro sconsolato, non si arrendeva e ricominciava da capo.
Mentre l’hobby di Alice era il golf.
Mi aveva confessato, durante la nostra prima partita (partita… io ero andata un paio di volte, da umana, al minigolf. Era inutile anche solo dire che mi aveva stracciato alla grande!), che si era avvicinata a questo sport per i graziosi completini, ma che poi l’aveva talmente presa che aveva iniziato a frequenta il club, attirando su di sé l’invidia degli altri membri. Aveva infine aggiunto che era, però, completamente incapace di giocare a minigolf. Ora, il principio di base non era lo stesso in tutti e due i giochi? Colpire con una mazza di ferro una pallina e mandarla in buca? Come faceva ad essere una campionessa in uno e una schiappa nell’altro?
Ma mi dovetti ricredere dopo averla vista giocare. Un disastro. Mi veniva da piangere.
Ma se le mie due sorelle mi strapazzavano con sport improbabili, motori e lezioni di stile, i loro mariti non erano da meno.
Emmett e Jasper (quando ovviamente non ero ostaggio delle due pazze) mi svolazzavano intorno come due falene attirate dalla luce delle lampade, inventandosi altri numerosi passatempi per stare in mia compagnia.
Jasper aveva iniziato a darmi lezioni private di storia.
Ogni pomeriggio ci rinchiudevamo nello studio al pian terreno e, armati di cartine, massicci volumi e un pregiato mappamondo del XVIII secolo ci sedevamo al tavolo e davamo inizio alla lezione; nessuno poteva riuscire a distrarci, anche perché la prima volta che ci aveva provato Edward per poco Jasper non gli staccava una gamba.
Ma a parte questo suo lato irascibile, Jazz aveva la predisposizione all’insegnamento. Era paziente, preciso e curato in ogni singola sillaba che pronunciava, e non gli pesava minimamente rispondere alle mie infinite domande, anche se questo molto spesso ci portava decisamente fuori tema. Aveva programmato anche un ciclo intensivo di lezioni di scacchi, cosicché un giorno molto lontano io potessi arrivare ai suoi livelli attuali.
Sbruffone, come tutti gli uomini.
Ah, e giocavamo a risiko. Ore e ore passate a conquistare il mondo, lottando di solito contro Esme e Edward, o Carlisle e Rose. E avevo finalmente capito il perché Carlisle dovesse stare a minimo tre chilometri da qualsiasi gioco di società.
Emmett invece pretendeva di trascorrere le sue consuete due ore con me “e nessun altro” ogni singolo giorno della settimana dalle due alle quattro del pomeriggio, o, nei festivi, della mattina.
Il nostro passatempo era il disegno.
A discapito dell’atteggiamento frivolo e giocoso, era un artista senza pari. Era il re del carboncino e il signore del bicromatico. Questa passione, mi aveva spiegato, glie l’aveva trasmessa Esme; erano splendidi da vedere insieme nei pomeriggio caldi seduti sotto il gazebo a ritrarre il paesaggio, l’espressione concentrata sul volto di entrambi.
Scoperta il mio minimo talento del disegno, non ero riuscita a scampare al loro attacco. Mi sequestravano, mi legavano e mi istruivano sull’arte del colore, della forma, della luce… o del black-jack. Ho già narrato della passione di mamma Cullen per le scommesse, vero? Beh, da quando Carlisle, per il loro ventitreesimo anniversario di matrimonio, l’ha portata a Las Vegas (un viaggio di cui i figli non sanno – o ricordano – nulla; ma come si dice, quel che succede a Las Vegas, rimane a Las Vegas), Esme si è innamorata di Ventuno. Dopo la visione dell’omonimo film, poi, non c’è stato verso di farla smettere.
E dulcis in fundo, tutti, senza eccezione, partecipavamo poi alla Giornata della Famiglia, il sabato.
Un incubo.
Le attività demenziali e inimmaginabili di quei pazzoidi, ed è il caso di dirlo, peggioravano di weekend in weekend.  Come quella volta che Emmett  ci aveva fatto vestire da monaci buddisti e aveva organizzato una specie di lezione in giardino con tutta la famiglia per imparare a suonare la campana tibetana. Oppure quando Alice e Jasper si erano procurati una bottiglietta da mezzo litro di “vera”  (secondo il tizio losco che glie l’aveva venduta) acqua santa e avevano chiesto a Carlisle di eseguire un esorcismo. Lui si era rifiutato con una faccia metà tra il disgustato e il depresso, prima che Alice decidesse di fare l’autodidatta, purificando casa Cullen. Aveva indossato un saio nero, aveva aspettato che Edward entrasse in salotto e, con l’acqua nella ciotola del pesto e il relativo mortaio in legno aveva iniziato a schizzarlo urlando “Io ti libero, spirito maligno! Lascia questo corpo, bestia immonda!”. Si era anche imbronciata visto che Edward, che non l’aveva presa molto bene, si era anche arrabbiato parecchio, oltre a non sciogliersi.
Sospirai, la mente molto lontana dal salotto in cui mi trovavo.
Edward…
Da quel giorno nella radura le cose sono andate sempre meglio, con lui.
Se possibile i nostri rapporti sono migliorati ancora di più. Non c’è praticamente un secondo in cui non godiamo della reciproca compagnia. Infatti, dimostrando un livello di masochismo molto al di sopra della media, Edward partecipava con me a tutti i corsi intensivi della Cullen University.
Non mi lasciava un secondo da sola, tranne ovviamente la notte, quando ho, purtroppo, bisogno di riposare.
Era sempre attento ai miei bisogni, ad un mio minimo sospiro; a volte riusciva a comprendere le mie necessità anche prima di me.
Era... dolce.
L’averlo sempre accanto, il sapere di essere sempre protetta da lui... il solo pensiero mi scaldava il cuore. Sapere di contare qualcosa per lui, di essere importante per quel angelo straordinario era per me fonte di gioia.
Perché per me Edward era diventato vitale.
Come l’aria per gli umani, il sole per le piante o l’acqua per i pesci, io non potevo fare a meno di lui.
Vivevo per vederlo felice, esistevo solo per vederlo ridere, per osservare quegli occhi meravigliosi illuminarsi di gioia, di allegria, di felicità. Sarei stata ore e ore seduta a guardarlo svolgere le più svagate attività solo per potermi beare delle numerose espressioni che si alternavano sul suo viso: la totale concentrazione e la completa beatitudine quando suonava il pianoforte, sfiorandolo così delicatamente che i suoi tocchi sembravano soffi di vento leggero... la ruga di concentrazione che si formava sulla sua fronte quando prestava la massima attenzione alle discussioni a cui partecipava... la maniera dolcissima in cui storceva il naso di fronte ai folli ed esasperanti piani dei suoi fratelli, borbottando lamentele per poi parteciparvi con entusiasmo...
Lo adoravo. Indiscutibilmente, sopra ogni cosa, lo adoravo come un fedele fa con il proprio dio. E non riuscivo, maledizione, non riuscivo a stargli lontana.
E questo era un male.
Per lui, per la sua famiglia, per la sua vita.
Io non potevo, non dovevo, io...
Nonostante glie l’avessi promesso io non potevo assolutamente illudermi, e soprattutto non dovevo illudere lui. Avrei continuato a fingermi allegra, tranquilla, in pace come me stessa, solo per farlo contento. Ma non avrei permesso che lui si affezionasse troppo a me.
Quello che era accaduto nella radura aveva dimostrato quanto la mia presenza fosse stata dannosa per lui. Si stava facendo coinvolgere troppo. E questo, nonostante mi facesse enormemente piacere, non era affatto positivo.
Non potevo permetterglielo. Non dovevo diventare indispensabile per Edward.
Se ciò fosse accaduto, avrebbe segnato la sua condanna.
Per me ormai non c’era più speranza.
Io, per Edward...
“E tu, Bells?” domandò Emmett, distogliendomi dai miei pensieri.
“Eh?” chiesi trasalendo.
“Hai voglia di scommettere?” mi domandò Jasper “Su chi punti? Chicago o Detroit?”
Osservai un attimo lo schermo, pensierosa. “Concordo con Emmett. È molto più probabile che i Chicago schiaccino i Detroit che il contrario” conclusi.
“Grande sister! Facciamogliela vedere a questo falso biondo!” disse Emmett dandomi il cinque.
“Vedremo, cari miei, vedremo” replicò lui fissando lo schermo.
“Rosicare ti fa male…” cantilenò Emmett.
Addentai il mio trancio di pizza mentre la partita riprendeva, abbandonando quei pensieri troppo bui e complessi. Li richiusi nel loro cassetto, incapace di ragionarvi sopra.
“No, no, no! Ma che accidenti fai, imbecille!” urlò Jasper comprendoni il viso con le mani e spingendosi all’indietro, sollevando le gambe da terra.
“Dai che buona, dai che è buona, dai che… SI’! ABBIAMO VINTO! QUA LA MANO, SOCIA!” urlò Emmett scattando in piedi e tirandomi su con lui. Per fortuna Jasper, ripresosi dalla sua depressione, afferrò la mia cena prima che si schiantasse sul tappeto.
“Siamo i migliori! Ce l’abbiam fatta! Siamo i migliori! Abbiamo vinto!” cantò Emmett facendomi volteggiare per il salone, contagiandomi con la sua euforia.
“Bella, coi soldi di Jasperino porto te e Rose a cena fuori” mi promise.
Risi. “D’accordo!”
“Oh, piantatela!” sbuffò Jasper, incrociando le braccia al petto “Siete solamente…”
“I vincenti!” lo bloccai con un sorriso, arrampicandomi sulla schiena del mio fratellone.
We are the champions, we are the champions…” iniziò a cantare Emmett allungando le braccia stile gabbiamo e iniziando a volteggiare per tutto il salone. Certo che esagerava in quanto a festeggiamenti. Ma chi ero io per impedirlo?
Così, reggendomi a lui solo con le gambe intrecciate alla sua vita, stesi le mie braccia e cantai con lui sotto lo sguardo divertito di Jasper, che si stava beando della nostra allegria.
“Ah, grazie papi!”
Alzammo tutti e tre la testa sentendo quello strano urlo euforico proveniente dal piano di sopra.
Successivamente, Carlisle scese le scale con le braccia arpionate dalle sue due figlie, che strusciavano la guancia su di esse strillacchiando ringraziamenti su ringraziamenti su ringraziamenti.
“Ah, dovete aver vinto, uhm?” disse rivolgendo un enorme sorriso a me e ad Emmett.
Annuimmo. “Jasperino è stato umiliato, battuto e depredato di ogni suo credo” disse Emmett solenne.
“Addirittura?” rise Carlisle.
“Stanno esagerando” replicò Jasper
“Noi abbiamo vinto, quindi possiamo permettercelo. Vero Bells?” disse Emmett facendomi scendere.
“Certo. Tanto poi Jasper ci perdona, vero?” sorrisi.
Jasper annuì. “Solamente te, però” precisò.
“Papi, papi, papi, glie lo dici ora?” disse Rose saltellando ancorata al braccio di Carlisle.
“Si, un attimo” sospirò lui con un sorriso “Che dite, mi lasciate la braccia o le volete per ricordo?”
“No, te le lasciamo” rispose Rose.
“Sennò poi come ci abbracci?” continuò Alice stringe dosi a lui.
Carlisle sorrise loro e le strinse a sé, mentre tornava a fissarci.
“Ho appena terminato di parlare con Carmen” spiegò “Dopodomani il clan Denali verrà da noi per trascorrere il ringraziamenti tutti insieme”
“Davvero?” esclamarono entusiasti i fratelli Cullen “Ma è fantastico!”
“Uh?” dissi all’indirizzo di Carlisle, ma prima che potesse risponderle i gridolini entusiastici delle ragazze ci resero inutilizzabile il nostro senso dell’udito.
“Che bello, ci divertiremo un mondo!” urlarono prendendosi le mani e fissandosi negli occhi.
“Sinceramente ero ansioso di rivederli” disse Jasper “Dobbiamo ancora concludere la nostra partita di hokey su ghiaccio… papà, tu sei dei nostri?”
“Ovviamente” rispose lui. Poi fulminò Emmett con lo sguardo “Certo, spero che questa volta tu e Laurent decidiate di fare a botte fuori dal campo. L’altra volta avete rotto il ghiaccio. E non ci tengo a farmi un altro bagno ghiacciato, Emmett”
Il gigante chinò la testa sporgendo il labbro inferiore in fuori. “Ma non è stata solo colpa nostra… anche Garrett e Edward hanno contribuito”
Sbattei un paio di volte le ciglia, osservando meravigliata i cinque vampiri davanti a me parlare con entusiasmo di sport invernali e saldi natalizi. Sembravano sotto effetto di qualche sostanza eccitante, tanto erano euforici.
“Scusate se vi interrompo” dissi timidamente, facendo sì che concentrassero la loro attenzione su di me “Ma… di cosa, o meglio, chi state parlando? Chi arriva?”
E da una semplice domanda innocente iniziarono i miei guai.
Gli occhi dei quattro “fanciulli” di casa Cullen si accesero di una scintilla davvero molto preoccupante; mi parve anche di avvertire come sottofondo la musica di Psycho. Inquietante.
“Ah, è vero” disse Rose “Lei”
“Ancora” disse Alice.
“Non” proseguì Jasper
“Sa” concluse Emmett.
Ecco, quando iniziavano a concludere l’uno le frasi dell’altro era il momento di darsela a gambe. Il più in fretta possibile. Ma ahimè, fui troppo lenta. Riuscii solo a fare un timido passetto indietro prima che Alice e Rose mi afferrassero per le braccia con un sorriso da psicopatiche sul volto.
“Vieni con noi, cara” ghignarono trascinandomi verso il salone.
Mi voltai a cercare disperata l’aiuto di Carlisle, che immolandosi per salvarmi fece un passo avanti. Peccato che Emmett e Jasper gli sbarrarono il cammino, come due perfetti buttafuori dei night esclusivi.
“Mi dispiace, papo, ma questa è una riunione privata” disse Emmett “Solo i ragazzi Cullen possono parteciparvi”
“A me piuttosto sembra un sequestro di persona” replicò Carlisle.
“Bella battuta, papà. Ma, sul serio, devi andartene” disse Jasper.
“Ma…”
“Mi dispiace, i genitori sono tassativamente esclusi. Adios!” disse Emmett chiudendo le porte del salone.
Mi raggomitolai tremante al centro del divano, conscia del fatto che non sarei riuscita a scappare.
Forse però, se correvo velocemente e saltavo in braccio a Carlisle... no, avrebbero ucciso il loro stesso padre pur di divertirsi.
Magari sfondando la finestra e... no, Esme ci teneva particolarmente.
Spruzzarli di benzina e appiccar loro fuoco? No, non sapevo dove trovarle le taniche.
Oppure... certo, era u po’ difficile pensare a piani di fuga geniali con le risate di Alice come sottofondo!
“Ah, è vero! Tu vedi il futuro!” ricordai, accusandola. Lei annuì, ridendo entusiasta.
“Relax, Bella. Noi siamo con te, ti vogliamo bene” disse Emmett.
“E io dovrei crederti perché...?” dissi abbracciandomi le ginocchia.
“Perché sono simpatico, carino e dico sempre la verità”
Scoppiammo tutti e cinque a ridere dopo la sua affermazione.
“Mi arrendo, avete vinto!” sbottai accasciandomi sul divano “Qualsiasi cosa volete fare, fatela! Tanto non posso fuggire...”
I quattro dell’apocalisse si diedero il cinque raggianti, prima di sedersi ai piedi del divano e fissarmi euforici.
“Allora, vuoi sapere chi verrà a trovarci?” chiese Rose. Annuii, curiosa.
“Sono i vampiri del clan Denali” disse Jasper “Una sorta di cugini, per noi”
“I Denali sono vampiri vegetariani come noi. Anzi, gli unici oltre a noi che seguono questa particolare dieta” iniziò Alice “Siamo molto legati a loro. Formiamo una bella famiglia allargata, tutti insieme”.
“Li ha conosciuti Carlisle, quando i suoi vagabondaggi lo portarono a nord, in Canada” continuò Rose.
Alzai un sopracciglio; non riuscivo a figurarmi Carlisle come un nomade.
“Si, lo so. Papi non ha l’aspetto di un girovago della vasta Terra, ma a suo tempo ne ha vissute di avventure” mi assicurò Emmett rispondendo alla mia occhiata persa. “Comunque, viaggiando fino in Alaska insieme a due suoi compagni, si imbatté in un clan di vampire che, come lui, covavano il sogno di mantenere integra la loro anima”
“Erano in tre” continuò Rose “Irina, Kate e Tanya, sorelle di morso, create da una certa Sasha”
“Passarono parecchio tempo insieme” disse Jasper “Fino a che Carlisle non decise di tornare negli Stati Uniti, sopratutto perché iniziavano a dare troppo nell’occhio. I suoi due compagni di viaggio, invece, decisero di restare con le ragazze per fornire loro quelle figure genitoriali che erano sempre mancate alle ragazze”
“Già, Carmen e Eleazar sono due genitori perfetti per loro” asserì Alice.
Una fitta mi trapassò il cervello al suono di quei nomi. Mi portai le mani alle tempie, dolorante. Cosa...?
“Un momento, non avevate detto che avevano una creatrice?” dissi tentando di distrarmi dal dolore.
Una smorfia dolente attraverso il loro volto.
“Si. Avevano” mormorò Rose desolata.
“Fu uccisa dai Volturi perché colpevole di aver creato un bambino immortale” disse Jasper.
“Cosa?!” esclamai scattando “State scherzando, vero?”
I ragazzi scossero il capo, scuri in volto. Io scivolai sul divano, priva di forze.
“Ma che amici avete... soldati del sud, bambini immortali... si può sapere che razza di persone frequentate?” mormorai stanca “I pilastri della nostra razza gettati al vento…”
Emmett fece un breve sorriso, per poi tornare serio. “Erano molto affezionate alla loro creatrice” spiegò “E si sono sentite tradite quando, per un futile (a loro avviso) capriccio, la madre ha voluto creare un bambino immortale. Non riuscirono mai a capire il perché di quel folle gesto”. Lentamente, intrecciò la sua mano con quella di Rose, che glie la strinse piano.
“Sasha fu abile nel nascondere loro la presenza di questa creatura” continuò Jasper senza particolare espressione “Così, quando arrivarono i Volturi per porvi fine, le ragazze ne uscirono pulite. Purtroppo, però, Sasha non tentò nemmeno di negare il suo coinvolgimento. Amava troppo la sua creatura, e preferì bruciare con il bambino piuttosto che vivere senza. Certo, non credo che i Volturi l’avrebbero risparmiata”
“Ma complici anche della presenza di Carmen, Eleazar e Carlisle le tre ragazze riuscirono a riemergere dal periodo buio che avevano passato dopo la sua morte, e riuscirono a ritrovare la loro serenità” disse Rose riprendendosi.
“Già, la presenza del nostra papi aiuta” disse Emmett “Sarà che lui ha l’indole del salvatore di anime, ma qualsiasi cosa fa porta sempre pace e calma al prossimo”
“Io glie l’ho detto che dovrebbe mollare l’ospedale e andare a lavorare al telefono amico” disse Alice.
“Anche Laurent glie lo dice sempre. Peccato che a lui piaccia lo smanettare con gli organi altrui…” disse Rose.
“Rosalie!” la richiamò Carlisle. Aveva sentito.
“Ops. Scusa papà. Sai che ti adoro!”
“Laurent?” domandai.
“Il compagno di Irina” spiegò Rose.
“Ma quanti sono?” chiesi.
“Allora, Eleazar e Carmen, i due genitori. Irina, Kate e Tanya, le tre sorelle. E Garrett e Laurent, rispettivamente i consorti di Kate e Irina”
“Oh, Bella, sono certa che le adorerai!” esclamò Alice abbracciandomi di slancio “Sono così simpatiche!”
Emmett e Jasper scoppiarono risero, e le loro risate fecero tremare le vetrate.
“Oh, sì, senza alcun dubbio!” tentò di dire Jasper tra ansiti e ridarella “Se taceremo sugli scheletri nell’armadio, andranno a braccetto!”
“Eh?”
“Già me le vedo, lei e Tanya a passeggiare per il giardino!” disse Emmett “Tutte pace e amore, sweet friend e tutto il resto”
“Smettetela. Smettetela subito” ordinò Rose perentoria “Non prendetele in giro. Non è detto che debba andare per forza come volete voi. Io sono certa che diverranno ottime amiche. Di sicuro hanno parecchio in comune”
“E poi dovremmo cercare di vedere il lato positivo della cosa” disse Alice saccente “Anche se non fosse tutto miele e zucchero, potremmo finalmente scoprire se Mozart risorto è veramente gay o meno!”
A questo punto fermare le risate dei quattro fu impossibile. Se si trattava di sbeffeggiare Edward, soprattutto sulla sua vita sentimentale, quei tre erano capace di passare anni e anni a ridere senza mai stancarsi. Povero Edward!
Continuai a osservarli confusa, fino a che, alla prima pausa di cui potei approfittare, feci la fatidica domanda.
“Perché mai io e Tanya non dovremmo andare d’accordo?”
Zin, zin, zin, zin. Di nuovo la colonna sonora di Psycho.
“Oh, scusate. Il mio cellulare” disse Rose prendendolo “È solo il mio gestore telefonico. Riprendiamo”
“Perché hai Psycho sul telefono?” chiese Jasper. Poi scosse il capo e chiuse gli occhi. “Non rispondere, non ne vale la pena”
“Vedi, Bella, Tanyuccia…” iniziò Emmett, ma venne bloccato prontamente da Alice che gli tappò la bocca.
“Taci, tu, che rischi di combinare un casino!” ringhiò “La questione va affrontata con delicatezza e tatto”
“Deve spiegarglielo Carlisle?” disse Jasper.
Alice lo colpì in testa, abbastanza forte da fargli dire “ouch”. Poi si alzò e lentamente, con una serietà mai vista sul suo volto prima d’ora; si avvicinò a me e mi posò le mani sulle spalle.
“Bella, dovrai usare tutte le armi del tuo arsenale, tutte le tattiche più corrette e scorrette che conosci per conquistare il tuo obbiettivo” disse seria “Tanya è un’avversaria fortissima. Mi dispiace comunicarti che, se non ti impegnerei al massimo, potresti anche perdere”
“Mi dovrei impegnare per cosa?” chiesi iniziando a sudare freddo.
“Per Eddino” disse Emmett “Tanya è innamorata di lui.”
Un fulmine a ciel sereno.
Tanya. È. Innamorata. Di. Lui.
L’aria sembrò congelarsi nei miei polmoni, mentre una dolorosa morsa mi attanagliava lo stomaco.
Una vampira… una splendida, bellissima vampira innamorata di Edward. Una vampira che lo conosceva da decenni, che da decenni lo osservava, ci parlava, ci provava… che lo conosceva meglio di me, che sapeva cose di cui io non ero a conoscenza, che… che poteva stargli accanto tranquillamente, senza la paura di renderlo schiavo, senza dover stare attenta a non esagerare, a non strafare, senza doversi sempre controllare per tutto.
Una vampira libera di amare Edward come meritava.
Sentii una fitta al petto a quel pensiero.
Una vampira libera di amarlo…
Già… fino ad adesso non ci avevo mai pensato realmente.
Era comprensibile che Edward non gradisse le attenzione degli umani, ma era impensabile che non fosse lui stesso oggetto di desideri per i nostri simili. Già, chissà quante altre vampire saranno rimaste incantate da lui.
Io in primis, ammisi a me stessa con un sorriso amaro.
“Ma noi combatteremo!” esclamarono Alice e Rose riportandomi a terra.
“Ehm… due cose” mi intromisi timidamente “Primo: perché noi?”
“Perché noi siamo al tuo fianco” replicarono.
“Questo fa sorgere il punto uno bis: perché state dalla mia parte?” continuai, ma prima che mi potessero controbattere alzai la mano e parlai di nuovo “E secondo: perché mai dovrei mettermi tra vostro fratello e Tanya?”
Mi fissarono scioccati, come se avessi appena comunicato loro il decesso di Babbo Natale.
“Voglio dire” mi affrettai a spiegare “Edward è libero di frequentare chi più lo aggrada. Non vedo perché mai io dovrei mettermi tra lui e Tanya, se lui nutre interesse nei suoi confronti. Non ho intenzione né di fare il terzo incomodo, né di rovinare qualcosa che potrebbe nascere tra loro o altro. Anche perché, sinceramente, non ho proprio intenzione di immischiarmi in questioni amorose, rapporti sentimentali o ragazzi!”
Ma se ti conficcavi un paletto nel cuore non facevi prima?, commentò acida la mia coscienza.
Ma era la… verità. Credo.
Io non potevo far nulla se i miei sentimenti per Edward non venivano corrisposti, né in realtà avrei mai potuto semplicemente esprimerglieli. Che cosa potevo offrirgli? Un bel soggiorno eterno nelle prigioni di Volterra, con tanto di torture e missive in nome di Aro?
No. No, mai gli avrei fatto fare una simile fine. Bastavo io.
A me importava solamente che lui fosse felice, al sicuro, e libero.
E per esserlo doveva stare il più lontano possibile da me,
Quindi se… Tanya… fosse stata il suo futuro…. Se avesse saputo renderlo veramente felice… io non mi sarei opposta.
Se fosse stato felice con lei, sarei stata felice anche io.
A me sarebbe bastato sapere questo, e avrei convissuto volentieri con il suo ricordo per l’eternità. Bastava che Edward fosse felice.
“Che mi tocca sentire…” disse Emmett scuotendo la testa imitato dai fratelli.
Si alzò e si sedette accanto a me, prendendomi per le spalle. “Bellina! Alzati e combatti! Non far vincere il nemico!” esclamò sbatacchiandomi di qua e di là, provocandomi la nausea.
“Emmett, così l’ammazzi!” esclamarono Alice e Rose, liberandomi.
“Grazie…” biascicai accasciandomi tra le braccia di Rosalie.
“E comunque è Edward che dovrebbe reagire, non lei” disse Jasper con ovvietà “Insomma, quel ragazzo non è normale. Non riesco proprio a capacitarmi di come sia potuto rimanere impassibile alle avances di Tanya. Non si può proprio dire che sia brutta, anzi, è molto, molto attraente”
“E con questo che cosa intendi dire, amore?!” sibilò Alice arrivandogli a un centimetro dal volto e soffiandogli contro.
Jasper sorrise e le baciò le labbra. “Nulla, luce mia. Niente potrebbe distogliermi da te, lo sai” le disse tenero “Dicevo solo che Tanya è una bellissima donna, ne converrai anche tu. Non come te, Rose o Bella, ma ha il suo fascino”
“Già, in effetti è vero. È proprio bella” concordò Alice.
“L’unico a non essersene accorto dev’essere Edward” disse Rose.
“E quando mai si accorge di qualcosa, quell’imbecille?” disse Emmett.
Ok, avevo raggiunto il compromesso con la mia coscienza che avrei voluto solo la felicità di Edward e mi sarei messa da parte. Ma impedire alla mia gelosia di divampare e straziarmi l’anima, beh, per questo non potevo farci nulla!
Ma chi era questa?! Avances?! Gran fascino?! Ehi! Pronto?! Come potete difendere questa tipa?! Se Edward le ha già dato picche ancora insiste? Non le è chiaro il messaggio? Se volete glie lo spiego io, magari strappandole i capelli uno per uno… o dandole fuoco…
Insomma, si può sapere dove sono le taniche di benzina quando servono?!
Alice sogghignò. “In garage, nell’armadio, in basso” disse.
Avvampai. “M-ma… Edward l’ha rifiutata?” chiesi.
“Oh, si” ghignò Emmett “E non so se esserne fiero o meno”
“Perché?”
“Beh, insomma, Bella! Per me o Jasper sarebbe facilissimo rifiutare il corteggiamento di qualsivoglia donna poiché abbiamo sposato questi due meravigliosi angeli del cielo” disse Emmett baciando la mano di Rose.
“Ma non è comprensibile come abbia fatto Edward a non lasciarsi ammaliare da Tanya” continuò Jasper scuotendo il capo. “Soprattutto dopo che si è fatta trovare in quelle condizioni”
“Quali condizioni?!” esclamai quasi ringhiando.
“Oh, beh, sai…” disse Jasper facendo un cenno vago della mano “Quando le belle parole non sortiscono l’effetto desiderato bisogna passare al lato pratico”
“Intendi fisico” sogghignò Emmett.
“Smettetela!” esclamò Rose “Bella potrebbe fraintendere le vostre parole!”
“Beh” si intromise Alice “Tanya si è fatta trovare nuda in camera di Edward. Più fraintendibile di così…”
Sentii l’aria svanirmi dai polmoni. Tanya… con Edward… nuda… nella sua stanza…
“Non era proprio nuda” precisò Rose “Era in baby-doll”
“Ah, già quello carino di Victoria’s Secret, trasparente…” disse Alice.
“E dov’è la differenza?”
Le loro voci giungevano ovattate alle mie orecchie.
Perché nonostante tutte le mie belle parole e i miei bei proposito, non potevo sopportare che qualcun’altra divenisse la compagna di Edward. E sapere che “l’amica di famiglia” aveva dimostrato apertamente le sue intenzioni…
Pensare che se non lei un’altra avrebbe potuto conquistare il suo cuore…
Faceva male. Molto, troppo male.
Mi portai una mano sullo sterno, dolorante. Di nuovo quella fitta al petto, la stessa che aveva sentito alla festa di Halloween.
Il mio cuore che si spezzava, lasciando dietro di sé una voragine incolmabile.
Ma il suono di un paio di gomme che lanciano strazianti stridii giunse da fuori, distraendoci.
Neanche due secondi dopo le porte del salone si spalancarono con violenza e un Edward alquanto furioso comparve sulla soglia, gli occhi neri e lucidi per la rabbia e un ringhio sordo a rimbombare nel suo petto.

 
Edward’s pov.

Tamburellavo con le mani sul volante, fischiettando allegro.
Sorpassai una macchina e accelerai ancora, spostandomi contemporaneamente sul sedile.
“Che dici, riesci a stare fermo almeno mentre guidi, o ti devo incollare al sedile con lo scotch?” ridacchiò Esme fissandomi.
Mi sentii arrossire e tornai a fissare la strada, immobilizzandomi. Esme scoppiò a ridere, dandomi un buffetto sulla guancia.
Oh, bambino mio, pensò estasiata con il pensiero, Ti dovresti vedere.
Come se non fossi a conoscenza del mio comportamento. Non mi riconoscevo neanche più.
Ero su di giri, iperattivo. Sentivo un’energia sconosciuta scorrere impetuosa dentro me che mi spingeva a voler compiere le imprese più folli e disperate. Come prima, quando durante la caccia avevo adocchiato un eroico gruppetto di fiori che ancora, imperterriti, resistevano al freddo dell’inverno, e mi ero accinto a raccoglierli per regalarli a mia madre. Scalando mezzo monte e appendendomi a testa in giù, per poi saltare direttamente su quel piccolo spuntone di roccia per raccoglierli, e tornare giù lasciandomi cadere nel vuoto per poi afferrare un ramo a cinquanta piedi dal suolo.
Inutile dire che Esme si era preoccupata; pur essendo indistruttibile, rimanevo il suo bambino.
Ma mi sentivo incredibilmente potente, in grado di compiere qualsiasi impresa.
Per la prima nella mia non-esistenza, mi sentii vivo.
“Ti si staccherà la mascella, se continui a sorridere così” mi riprese bonariamente Esme portandosi al naso i fiori.
Mi il broncio. “Uffa, mamma!” brontolai, scatenando la sua risata cristallina. “Che ci posso fare se sono felice?”
Continua a sorridere, Edward, pensò rilassandosi contro lo schienale, Continua a essere felice. A me basta solo questo.

Le presi la mano e glie la strinsi forte. La mia mamma, la mia cara, dolce Esme…
“Ecco, io… Esme, c’è una cosa che…” iniziai, sciogliendo la nostra stretta e tornando con entrambe le mani sul volante, tentando vanamente di contenere l’imbarazzo. “Io vorrei, ehm… insomma…”
Esme inclinò il viso, studiandomi curiosa. “Ti turba qualcosa, Edward?” mi chiese.
“Io… volevo chiederti scusa” mormorai poi pentito.
“Per cosa?” mi chiese lei gentile “Non hai niente da farti perdonare”
“Non è vero” sussurrai. Poi la guardai negli occhi “Le mie scuse si riferivano a quell’episodio… quando tu eri…beh, appena entrata nella nostra famiglia. Quando ti mancai di rispetto e non credetti alle tue parole… fui sgarbato, e ti chiedo scusa”
Mi fissò in silenzio per alcuni secondi, senza lasciar trasparire nulla né dal suo volo ne dai suoi pensieri. Sapevo però che aveva capito a cosa mi riferivo.
Io tenevo lo sguardo fisso sulla strada, tentando di concentrarmi, mentre gli occhi di Esme mi studiavano leggendomi l’anima.
“Sei felice, Edward?” mi chiese calma.
La fissai sorpreso per uh attimo, aprendo e chiudendo la bocca un paio di volte, pensando ai significati impliciti e non di quella domanda.
“Non lo so” ammisi “Molto probabilmente. Sì. Sì, credo di essere felice. Forse”
Esme sorrise comprensiva. “Rispondi a questo, allora. Vorresti tornare alla vita di un anno fa?”
Potevo vivere di nuovo nelle tenebre? Potevo rinunciare a tutto quello splendore che avevo scoperto?
La risposta mi sembrò talmente scontata che non meritava neppure una risposta.
“Mai. Non cambierei niente, e per nulla al mondo vorrei non aver vissuto questo periodo” risposi sicuro.
Il periodo più bello della mia vita. Il periodo in cui avevo conosciuto la mia Isabella.
Esme sorrise. “In questo caso, le tue scuse sono inutili” disse Esme.
“Ma…”
“Edward, no.” mi interruppe “Non devi. Tu non puoi capire, perché non sei un genitore, ma per me questi ultimi mesi sono stati… diciamo il coronamento di un sogno. Il tuo ritorno, l’arrivo di Isabella… Vorrei che tu potessi per un attimo vivere questi momenti come li ho vissuti, e li sto tutt’ora vivendo, io. La serenità ritrovata, la famiglia che è tornata unita come un tempo…”. Chiuse per un attimo gli occhi, sognante, poi continuò. “L’armonia che regna tra noi è palpabile, eternamente presente. Abbiamo ritrovato quella nostra umanità che credevamo perduta. Ognuno di voi sta affrontano delle piccole o grandi battaglie interiori che, invece di disgregare la famiglia, la sta ricostruendo più forte che mai. Vedere come… come affrontate la vita, con gioia e serenità, e non più con noia e ritrosia… vedere come i vostri rapporti stiano rifiorendo… per un genitore, anzi, per una madre, non può esistere regalo più grande”.
Mi guardò raggiante, negli occhi d’oro una fiamma di ardente orgoglio. “Vorrei che potessi provare la felicità che provo io nel vedervi crescere” disse “Non puoi capire quanto siate maturati in questi ultimi mesi. Quanto tu, soprattutto, sia cresciuto”
Con amore mi spostò una ciocca dalla fronte, per poi continuare. “Ti eri chiuso in te stesso, Edward, isolato e sordo a tutti gli stimoli del mondo” disse malinconica “E il sapere di non poterti aiutare mi stava facendo impazzire, a me come agli altri del resto. E invece, ora… sei tornato Edward. Il mio Edward”
I suoi occhi si fecero più lucidi man mano che le parole venivano pronunciate.
E per la prima volta in vita mia mi resi conto di quanto dolore avevo causato ai miei genitori, a lei, con quel comportamento.
Nell’ultimo ventennio mi ero lasciato nuovamente da quei pensieri copi e lugubri che avevo pensato di essermi lasciato alle spalle.
La realtà della mia natura demoniaca era esplosa dinnanzi ai miei occhi come una bomba, facendo sì che in un secondo tutti gli sforzi degli ultimi anni per rendermi una persona migliore andassero in fumo. Malinconia, desolazione, tristezza e soprattutto un enorme disgusto per me stesso erano tornati a tormentarmi come spettri, senza che io potessi (o volessi) fare nulla per combatterli o sconfiggerli.
Avevo pensato e ripensato a tutti gli enormi svantaggi dell’essere un vampiro. Ciò che non possiamo dare, le grazie di cui siamo privati…
Sopraffatto da tutto ciò, avevo finito per dimenticarmi di tutti gli insegnamenti che la mia famiglia mi aveva donato, rendendomi cieco e sordo al mondo, rifiutandomi di osservare, di capire, di provare a utilizzare un’altra ottica per riflettere sulla mia esistenza. Mi ero rifiutato di vivere.
A nulla erano valsi i tentativi dei miei familiari. Ero diventato apatico. E da ciò, anche i miei fratelli avevano lasciato che i brutti ricordi tornassero a influenzare le loro vite.
Mutismo, scontrosità, rabbia vigevano tra noi. Ci stavamo allontanando sempre di più l’uno dall’altro. Non ci parlavamo più, non uscivamo più insieme, a malapena riuscivamo a sopportare la reciproca presenza. Tutti e cinque troppo presi dal dolore, tutti e cinque presi solo da noi stessi…
I miei genitori erano disperati. Non sapevano più cosa fare, come comportarsi, come poterci aiutare. Vedere la famiglia disgregarsi dinnanzi ai loro occhi senza poter far nulla era dilaniante. E per me e Jasper era una sofferenza immane ascoltare il loro dolore.
Sembrò che quella dovesse essere la fine della famiglia Cullen.
Carlisle iniziò a dubitare persino dei suoi stessi principi; si ripeteva che forse la vita che ci aveva offerto, l’illusione di una famiglia non potesse ripagarci di ciò che ci aveva tolto. Forse i vampiri non erano portati a rapporti affettivi così veri, ma solo a stretti legami di potere e sangue.
Esme era disperata, invece. La paura e il dolore di perdere un altri, per non dire tutti, i suoi figli, i suoi bambini, le dilaniava il cure. Non passava giorno in cui non piangesse a causa nostra.
Decidemmo di separarci per un breve periodo.
Partimmo, tutti. Prendemmo strade diverse.
Chi andò da amici, chi da parenti, chi viaggiò in solitaria… per cinque anni i membri della famiglia Cullen non ebbero più contatti, se non gli auguri scambiati per sms o brevi chiamate nelle festività più importanti.
Per nostra fortuna, l’amore e l’amicizia che ci legavano erano più forti dei nostri demoni interiori: ben presto capimmo che non potevamo vivere lontani, e ritornammo sui nostri passi.
Per primi tornarono Jasper e Alice. Giunsero nella nostra vecchia casa ad Itacha in un nuvoloso pomeriggio di febbraio, stanchi e distrutti come gli altri da quella lontananza forzata di due anni. Poi fu la volta di Rose e Emmett, che si fecero vivi verso l’inizio di agosto.
Io ci misi un po’ di più. Dopo altri cinque anni lontano da casa, lontani dalla mia famiglia, riuscii a tornare.
Di certo non avevo risolto tutti i miei dubbi, o trovato una risposta ai miei perché, ma avevo capito una cosa.
Non potevo andare avanti senza la mia famiglia. Senza il loro appoggio, il loro amore, la loro comprensione non avrei saputo affrontare un altro giorno.
Sospirai, posando il capo su quello di Esme. Lei si avvicinò appoggiando la tempia alla mia spalla.
“Ti voglio bene, mamma” dissi.
“Anche io, tesoro mio, anche io” rispose.
Restammo in silenzio per un attimo, godendoci il silenzio dell’abitacolo.
“Sai, Edward…” esordì poi Esme con un sorriso biricchino “Non mi hai raccontato nulla”
“Di cosa?” dissi.
“Com’è andato l’appuntamento con Bella?” chiese maliziosa.
Sterzai bruscamente uscendo fuori dalla carreggiata. “M-MA QUALE APPUTAMENTO?!” urlai imbarazzato.
Esme scoppiò a ridere divertita. “Dai!” disse fissandomi “Raccontami qualcosa in proposito”
“N-non c’è niente da raccontare” mi giustificai, improvvisamente molto concentrato sulle manovre per entrare nel vialetto che portava a casa nostra.
“Edward, sono stata una ragazza anche io” continuò maliziosa “Non venirmi a dire che non è successo nulla”
“Ma è la verità!” esclamai rifiutandomi di guardarla.
“Certo. E allora come mai vai in giro a fare strane domande sulle antiche leggende e non riesci a separarti da Bella nemmeno la notte?”
“I-io… mi sto solo documentando sulla nostra mitologia?” borbottai, anche se più che un’affermazione sembrava una domanda.
“E la notte?”
“Esco a fare due passi, o mi dedico alla lettura. L’aria notturna mi concilia sia le capacità fisiche che quelle motorie” mi giustificai. Mentendo.
Per la verità, uscivo sì dalla casa, ma solo per salire sul comodo abete e contemplare da lontano con meraviglia e tenerezza la piccola bella persa nei meandri dei suoi sogni.
Vederla muoversi leggermente, bearmi delle sue smorfiette che di tanto in tanto le increspavano i tratti dolci era uno splendido modo per trascorrere le mie notti. E poco importava che dovessi trascorrerle appollaiato su un ramo, spiandola di nascosto e fingendo di concentrarmi su un buon libro o una nuova canzone quando i miei famigliari si impensierivano del mio comportamento. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di osservarla dormire, soprattutto ora che gli incubi che, molto spesso, avevano tormentato le sue notti da quattro mesi a questa parte sembravano averle dato tregua.
“Ti credo” concesse Esme.
“Grazie”
“E dimmi, Bella preferisce dormire con il volto rivolto verso la porta o verso la finestra?”
“Di solito si addormenta fissando le vetrate, ma tanto non importa, perché finisce sempre per ritrovarsi in posizioni assur… MAMMA!” esclamai rendendomi conto di aver parlato troppo. Esme scoppiò a ridere, entusiasta.
“Non ci si prende gioco così del proprio figlio!” esclamai piccato.
“S-scusa Edward!” rise coprendosi la bocca con la mano.
Ma la protesta che mi bruciava in gola non riuscì ad essere espressa quando, ormai di fronte alla casa, i pensieri dei miei quattro presto TOTALMENTE e DEFINITIVAMENTE defunti fratelli mi arrivarono.
Un ringhio prepotente mi salì dal profonde del petto, allarmando la mia passeggera.
Feci appena in tempo a entrare in garage che aprii lo sportello e mi fiondai fuori diretto in soggiorno. Per la salvezza della mia povera Sophie (la mia macchina) Esme si ricordò di tirare il freno a mano, altrimenti la mia piccolina avrebbe avuto un incontro ravvicinato dell’ultimo tipo con il muro.
“Edward…” mi riprese, ma io ormai ero già dentro.
Come una furia spalancai le porte del soggiorno, senza più frenare il ringhio che mi bruciava la gola.
Ed eccoli là, i quattro debosciati, tre dei quali seduti sul tappeto di fronte al divano e l’altra sopra esso, intenti a ricamare particolari su particolari di una storia che non li riguardava. Sentendomi arrivare si erano voltati del tutto insofferenti di fronte alla mia (giusta) furia, per poi rivolgermi solamente un’occhiata di sufficienza.
“Eccolo qui, il Don Giovanni dei poveri!” iniziò Emmett “Stavamo iniziando ad annoiarci senza di te”
“Già, aspettavamo la tua versione dei fatti” aggiunse Jasper “Non vorremmo mai intrometterci in qualcosa che non ci riguarda. Giusto ragazzi?”
“Assolutamente” concordò Rose “Spero solo che ci perdonerai se abbiano dato una priva versione dei fatti a Bella sulle vicende che hanno coinvolto la nostra famiglia e quella di Denali”
“Ma sono certa che tu le possa fornire molti più precisi dettagli sulle nostre adorabili cugine” continuò Alice “Sai che domani arriveranno qui per festeggiare il Ringraziamento? Non sarà piacevole essere tutti sotto lo stesso tetto?”
Stavano trattenendo le risate a stento. Io a stento mi frenavo dal saltargli alla gola.
Ora esplode, pensò Jasper che mentalmente rideva a più non posso, Questa è la volta buona che tira giù la casa.
È inutile che fai l’arrabbiato, Eddy-Ed
, mi chiamò Alice con l’orribile soprannome che mi aveva dato Irina, Noi ci siamo limitati a riportare i fatti così come sono accaduti.
“I fatti così come sono accaduti, eh?” ringhiai facendo un passo avanti.
“Niente di più, niente di meno” esclamarono in coro serafici.
“Ma con quale coraggio dite ciò?!” esclamai scoppiano “Parlate di fatti che riguardano me in prima persona come se fossero vostre questioni private, esprimendo giudizi favorevoli o meno e facendo sì che chi ascolta possa crearsi un’idea totalmente errata!”
“Tu stai negando che Tanya nutra una certa preferenza nei tuoi confronti?” chiese Jasper malizioso.
Raccolsi un profondo respiro per non balzargli alla gola, poi lo squadrai con occhi di fuoco. “Non posso negare che le… premure che mi riserva sono piuttosto insistenti, ma...”
“Insomma, ci prova ma tu non afferri i messaggi” semplificò Rosalie voltandosi verso Bella “Lo vedi, sister? È la prova della sua stupidità”
“Ribadisco il mio punto di vista: sei un imbecille, visto ciò che è avvenuto tra voi” disse Emmett con ovvietà.
Non ci vidi più. L’imbarazzo e l’ira si gonfiarono nel mio petto come una gigantesca bolla, ed esplosero. Ma si può sapere cosa avevano raccontato a Bella?
“Tra me e Tanya non c’è stato niente!” ringhiai “Niente!”
“Da parte tua forse, ma dalla sua c’è stato eccome!” replicò Alice.
“Piantatela immediatamente!” ringhiai “Ciò che è avvenuto in passato non ha nessuna importanza!”
“Per te forse no, ma credo che Tanya ti aspetti ancora a… braccia aperte!” disse Rose, e inevitabilmente l’eccesso di risate si fece sentire.
Quella era l’ultima goccia. Mi accucciai, pronto a saltare alle loro gole.
“Che sta succedendo qui?” esclamò Carlisle entrando con Esme, entrambi carichi di buste della spesa. I loro occhi si alternarono da me, con lo sguardo nero fisso sulle mie prossime vittime, ai quattro troppo intenti a ridere per rispondere, ed infine a Bella, che assisteva alla scena allibita, più pallida del solito.
“Niente” dissi, rimettendomi in posizione eretta e riacquistano un minimo di calma “Solo una… leggera discussione”
Avanzai verso il divano e presi la mano di Isabella, facendola alzare. “Forza, Bella. Andiamocene” dissi secco, trascinandola verso le scale.
“Eh? Ah… buonanotte!” esclamò frettolosamente, mentre affrettava il passo per starmi dietro.
Salimmo le scale molto velocemente e la costrinsi a entrare in camera sua, richiudendomi la porta alle spalle. Facendo una lieve pressione sul suo polso la spinsi con la schiena contro la parete, poggiando poi i palmi contro il muro ai lati della sua testa.
Mi osservava sorpresa, quasi sconvolta, gli occhini grandi e lucidi e le guance accese dal rossore.
Tentò di dire qualcosa ma la interruppi. “Quello che quei… quattro” ringhiai ancora alterato, fissando i suoi piedini scalzi “Ti hanno detto… non è vero. Non devi crederci”
Tornai a guardarla deciso, sebbene nella mia mente pregassi come un disperato affinché mi credesse.
Dopo un minuto di silenzio, in cui le mie angosce crebbero a dismisura, Isabella distolse lo sguardo dal mio, mordendosi il labbro inferiore.
“Edward” iniziò titubante “Quello che… i tuoi fratelli mi hanno riferito riguardo l’arrivo dei clan Denali… Voglio dire, tua cugina Tanya sembra molto presa da te, da come me l’hanno descritta. E se… certe circostanze, ecco…”. Le sue guance si imporporavano sempre di più ad ogni parola pronunciata. Ma infine si fece coraggio e disse, con occhi tristi. “Sembra che lei sia particolarmente interessata alle tue attenzione. E secondo me, forse, dovresti darle una possibilità. Potreste anche scoprire sentimenti molto profondi l’un per l’altra. Chissà, magari è lei la tua anima gemella…”
La guardai allibito. Non potevo credere a ciò che aveva appena detto.
Lei pensava davvero che Tanya fosse la compagna adatta a me? Tutto per un pensiero errano che si era fatta sulla base di dicerie gonfiata di quei quattro sciocchi?
Le alzai il volto con un mano e la fissa trattenendo a fatica l’incredulità e l’irritazione dei miei toni. “Tu davvero credi che Tanya possa interessarmi più che come amica?”
Le sue guance avvamparono. “B-beh… insomma! Io non lo so! Non posso sapere che cosa ti passa per la testa!” esclamò sulla difensiva “Non leggo nella mente, io! Potresti anche trovarla attraente; in fondo, mi hanno detto che ha una bellezza invidiabile. E… e poi lei ti consoce meglio di me! Avrete sicuramente molte cose in comune! Sono certa che conoscerà di te ogni minima casa. Ogni più piccola espressione o  ogni tua passione, se il suo interesse è uguale a come l’hanno descritto i ragazzi…”
La osserva meravigliato, mentre nelle sue iridi di alternavano rabbia, tristezza, irritazione e… gelosia?
Possibile che Isabella fosse gelosa delle attenzioni di Tanya nei mie confronti?
“Ti preoccupa questo?” le chiesi, con un tono più sollevato, che rasentava quasi la felicità.
Arrossì, ma riuscì ugualmente a trafiggermi con lo sguardo. Io scoppiai a ridere, profondamente divertito.
Isabella gonfiò le guance e fece per allontanarsi da me, ma le presi il volto tra le mani e la costrinsi a guardarmi. “Isabella, l’unica emozione che provo nei confronti di Tanya è un sincero affetto fraterno” le dissi sorridendo “La conosco da molto, e credimi, sebbene ne stimi l’intelligenza e la grazia, non nutro per lei altro. Lodo le sue qualità e biasimo i suoi vizzi come farei con Alice o Rose, e di certo non saprei proprio che giudizi esprimere sulla sua bellezza”
Isabella mi rivolse un’occhiata scettica, alzando un delicato sopracciglio. “Edward” mi chiamò “L’hai vista praticamente nuda e non puoi esprimere un giudizio?”
Mi sentii arrossire, mentre tossicchiando distoglievo lo sguardo dal suo.
Come spiegarle che l’attacco improvviso di Tanya aveva causato più danni che altro?
Isabella sospirò. “Ehi, guarda che a me lo puoi dire se ti piace Tanya” disse fissando il pavimento, desolata “Insomma, sono tua sorella, ma non della stessa pasta di quelle altre due”
La rabbia, ancora vivida in me, scoppiò ancora. Sbattei una mano al lato del suo viso, facendola sussultare. “Tu non…” ringhiai, per poi fermarmi. Lei non era mia sorella. Non volevo che lo fosse.
Io volevo che appartenesse a me, che fosse il mio completamento; desideravo essere la sua ossessione, l’aria senza la quale non poteva vivere, il motivo per cui trovava la forza di svegliarsi ogni giorno. Volevo essere la sua felicità, il suo primo pensiero. Volevo che diventasse tutto questo, perché era ciò che lei era per me.
La vuoi come compagna, Edward?
Mi morsi il labbro e poi ripresi, accalorato. “Perché non mi credi?” sibilai, arrabbiato e ansioso “Se Tanya si mostra interessata a me, non dev’essere per forza l’opposto! Non credere alle menzogne che ti hanno riferito i miei fratelli! Io non provo nulla per lei se non amicizia; non è la donna che desidero al mio fianco. Non lo è né lo sarà mai! Certo, è vero, può sapere alcune cose che ancora a te non ho rivelato, ma è solo perché la conosco da più anni! Non hai niente da temere da lei!”
La fissai leggermente ansante, e non potei non ammirarne la bellezza. I capelli che le incorniciavano il viso dolce, gli occhi così espressivi, il rosso tenue che le colorava la carnagione, la bocca rossa e carnosa, il collo bianco, da cigno… il suo profumo che mi attirava, così buono, così suo…
Continuai a guardarla, avvicinandomi per poter apprezzare quella delicata essenza.
Provai una strana sensazione di stordimento, quasi fossi ebbro della sua essenza. E il ricordo della morbidezza e del calore di quelle labbra rosse come il peccato tornò vivido in me, facendomi desiderare di potermene beare ancora, e ancora.
Come se mi fossi trovato sotto ipnosi, senza staccare gli occhi da lei  feci scivolare lentamente la mia mano sinistra sulla sua guancia, fino a portarla giù lungo il colle e la sua spalla nuda… nuda?
Chinai il capo e osservai il suo vestiario. Un semplice, corto kimono bianco e nero, che le lasciava scoperte le gambe bianche, e che si era allentato fino a scoprirle la spalla, lasciando intravedere l’incavo tra i seni.
Isabella dovette seguire lo stesso percorso del mio sguardo poiché la sentii irridi gire e trattenere il fiato.“Ehm…” iniziò imbarazzata “Forse è il caso che mi… sistemi”
Annuii senza fiato, liberandola, voltando il capo verso la porta. Isabella sfuggì dalla mia presa e, recuperato il suo pigiama da sotto il cuscino volò in bagno, rinchiudendosi dentro.
Sospirai, stanco, andando a sedermi sul suo letto. Mi presi il volto tra le mani, chiudendo gli occhi per tentare di mettere un freno a tutta quella confusione che sentivo in petto, imponendomi di non seguire Isabella dentro il bagno.
“Saranno davvero tre lungi giorni” mormorai stancamente.

*

 Bella’s pov.

Esme finì di lisciare il copriletto, soddisfatta, mentre io sistemavo i cuscini.
“Grazie per l’aiuto, Isabella” disse con un sorriso.
“Ma figurati” risposi. Mi guardai attorno. “Questa sarà la camera dei signori Denali?”
“Esattamente” rispose Esme avviandosi verso la porta “Tanya, Irina e Kate useranno la loro, proprio in fondo al corridoio”
“Vengono spesso qui” constatai con una certa amarezza.
Esme trattene a stento un sorriso. “Non proprio così spesso” precisò “Ma di solito soggiornano da noi per qualche settimana, soprattutto nel mese di Luglio. Mi dispiace che non possano fermarsi di più, questa volta; ma sono certa che la loro compagnia gioverà a questa casa”
Mi morsi le labbra, pensierosa: persino Esme mostrava una gioia profonda al pensiero di rivederle. Dovevano essere straordinarie.
Scendemmo le scale in silenzio. Tra qualche ora i Denali sarebbero arrivati.
Vuoi dire Tanya.
Già. Lei sarebbe arrivata. Qui. Nella nostra casa. E probabilmente avrebbe trascorso tutto il suo tempo in compagnia di Edward. Gli sarebbe stata appiccicata. Avrebbero chiacchierato di ricordi, avrebbero passeggiato in luoghi solo a loro noti, lontani dalla compagnia di noi altri, rinchiusi in un mondo tutto loro. Chissà che cosa avrebbero fatto...
“Ah devo smettere di fare certi pensieri!” mi rimproverai dandomi un pugno in testa.
“Uhm?” chiese Esme fissandomi.
“Ehm, niente, niente!” esclamai con una risatina nervosa “Devo solo prendere, ehm… un bicchier d’acqua!”
Scappai in cucina per nascondere il mio imbarazzo, scorgendo però lo sguardo malizioso di Esme.
Feci scorrere l’acqua con un sospiro. “Perché tutte a me...” mormorai portandomi il bicchiere alle labbra.
“Nervosa?”
“AH!” esclamai lasciando cadere il bicchiere, che prontamente Carlisle afferrò. Mi sorrise, colpevole, posandolo poi sul lavello.
“Carlisle” sospirai portandomi una mano al cuore “Per favore, mettiti un sonaglio alla caviglia, almeno ti sento arrivare”
Trattenne una risata allegra, per poi appoggiarsi al tavolo e fissarmi a braccia conserte. “Mi sembri un pochino agitata, Bella” disse trattenendo a stento un sorriso “C’è qualcosa che ti turba?”
Chinai lo sguardo per un momento. Potevo mentire a Carlisle? No, certo che no. Era un’eresia solo pensarlo. Optai per una mezza verità.
“Non proprio. Beh, forse sì” mormorai guardandolo “Cioè, per me... oggi sarebbe la prima volta che...”
“Che?” mi incoraggiò gentilmente.
“Che incontro altri vampiri” ammisi. Lo vidi immobilizzarsi, sorpreso, così mi affrettai a spiegarmi meglio “Non fraintendermi, Carlisle, non sto pensando che tu mi abbia tratto in inganno o meno, però... oltre a voi e a... a loro... non ho mai avuto contatti con altri della nostra razza. E non so cosa aspettarmi, ecco”
Le sue braccia mi avvolsero prima che io potessi rendermene contro. Dopo un attimo, anche io strinsi le mie dietro la sua schiena, immergendo il viso nel suo petto. Era una bella sensazione; l’abbraccio di Carlisle trasmetteva calma, tepore. Era una sensazione molto dolce. Mi sembrava di essere abbracciata a mio padre. Beh, in effetti, ormai io lo consideravo tale.
Mi lasciai cullare, in balìa del suo odore, di quella pace che riusciva a trasmettermi.
“Mi dispiace, Bella” disse poi mortificato “Non ho pensato a un tuo possibile disagio, quando mi hanno comunicato il loro arrivo. Non volevo metterti in difficoltà. Se vuoi…”
Risi divertita, scostandomi di un poco per poterlo guardare in volto. “Non preoccuparti, Carlisle” dissi allegra “Non mi farò problemi. Dopotutto, questa è casa tua. Puoi invitare chiunque tu voglia”
Mi sorrise, prendendomi il viso tra le mani. “Non se ciò comporta il disagio dei miei figli, Bella” replicò, gli occhi d’oro caldi come il sole “Se non te la senti, o se hai qualsiasi altro problema, non fa nulla. Possiamo andare da qualche parte per questi tre giorni, se hai un qualsiasi timore riguardo all’incontro con i Denali”
“Io e te?” chiesi, sorpresa.
Rise, annuendo. “Se vuoi ti porto a pescare, o a far trekking” propose allegro “Oppure potremmo andare a Seattle, a visitare quell’enorme libreria che hanno aperto la settimana scorsa”
“Davvero lo faresti?”
Annuì ancora, accecandomi con il suo sorriso dolce. “Tutto per la mia bambina” rispose.
Sorrisi, entusiasta e stupita, e lo abbracciai di slancio con una breve risata. Era… era un pensiero dolcissimo. Carlisle era nato per fare il padre: sapeva quali tasti era giusto toccare, ascoltava sempre con la massima attenzione ciò che si aveva da dire e dava dei responsi quasi sempre esatti con la più grande calma; amava prendersi cura delle persone a lui care, e non avrebbe esitato un istante a sacrificarsi per esse. Era meraviglioso.
Ancora persa in quell’abbraccio, iniziai a chiedermi come facesse. Come trovasse il coraggio di essere così. Di rifiutare la sua condizione, di voltare le spalle a la natura stessa del suo essere, di trovare la forza e la volontà per diffondere le proprie idee senza mai disperarsi davanti al fallimento.
Carlisle era... Carlisle. Non sapevo in quale altro modo potevo definire un tale esempio di forza d’animo.
“Credo di sapere perché Esme e i ragazzi ti adorino in modo così appassionato” mormorai contro la sua giacca “Sei… incredibile. Un modello di virtù e tenacia”
“Ah sì? E io che speravo fosse per il mio umorismo e il mio charm” borbottò fingendosi offeso, carezzandomi i capelli.
Risi. “Anche per quello!” aggiunsi.
Mi sorrise. “Sono riuscito ad ammaliare anche te?”
Arrossii. “Un pochino” ammisi nascondendomi ancora una volta nel suo petto.
Soffiò tra i miei capelli una risata, per poi baciarmi il capo. “Allora dovrò impegnarmi di più!” esclamò giocoso.
“Auguri” replicai con una linguaccia “Guarda che è difficile conquistarmi. Fossi in te mi accontenterei dell’ammirazione che mi hai già suscitato!”
Scoppiò a ridere forte, e io con lui; mi piaceva la sua risata, era profonda e ilare.
“Carlisle” lo chiamai “Un giorno, ecco… vorrei ascoltare la tua storia, se mai volessi narrarmela”
Il suo sorriso si ampliò. “Sarò onorato di farlo, Bella” disse.
Mi guardò con affetto, per poi posarmi una mano sui capelli e scompigliarmeli. “Io, invece” disse allegro “Vorrei tanto conquistarti a tal punto da potermi sentire chiamare papà da te”
Lo fissai ad occhi sgranati, meravigliata, mentre lui continuava a tenere la sua mano sulla mia testa e a sorridermi con calore.
“Ma guardali, non sono adorabili?”
“Un quadretto famigliare molto tenero, non c’è dubbio”
Jasper e Emmett ci fissavano maliziosi addossati alla porta, ghignando.
“Edward, hai perso il tuo posto!” urlò Jasper voltandosi verso il salone “Ora è Bella la preferita di papà!”
La musica proveniente dal salone si interruppe, e anche il mio angelo comparve sulla porta, tra i due ragazzi.“Devo essere geloso?” chiese con un sorriso.
“E noi niente, uffa!” si lamentò Emmett “Non guardi nemmeno una partita con noi, mentre ti spupazzi Bella in ogni momento disponibile”
“Se tu ti decidessi a entrare nel mondo del lavoro, sapresti cosa significa trascorrere intere serate a compilare cartelle su cartelle” replicò Carlisle cingendomi le spalle.
“Sarà” replicò Jasper “Ma ci devi una serata padre-figlio, sappilo”
Carlisle sospirò divertito. “Potremmo utilizzare il campo da calcio che sta verso Goats Rocks, questo weekend” propose.
“Perché, abbiamo un campo da calcio?” chiesero loro sorpresi.
Carlisle si strinse nelle spalle. “Ho visto che vi stavate interessando a questo sport” rispose semplicemente “Volevo farvi una sorpresa”
Tu ci hai costruito un campo da calcio?!” ripeterono loro sempre più strabiliati.
“Se volete ve lo ripeto in armeno” li prese in giro. O almeno tentò, visto che quei tre ragazzi troppo cresciuti lo raggiunsero di corsa, sommergendolo di pacche sulle spalle, pronostici sui risultati e ringraziamenti a non finire.
Io sorrisi e li lasciai da soli, dirigendomi in salotto dove Esme si era seduta a ricamare mentre le ragazze sfogliavano due riviste di moda.
“I maschi sono proprio dei bambinoni” disse Alice “Oh, mamy! Guarda che belle scarpe! Posso comprarle?”
“Alice, hai tre armadi piedi di scarpe, per non parlare delle scatole in cantina” sospirò Esme.
“Ma queste non sono per me! Sono per Bella!” protestò lei.
“Come mai metà della roba che compri Bella non l’ha mai vista, e l’altra non l’ha indosserà mai?”
“Oh, Bella mi ubbidirà per il resto della vita” sogghignò. Si voltò trafiggendomi con lo sguardo “Non è così, sorellina?”
Accidenti. Non si era dimenticata del paio di scarpe che avevo abbandonato.
Prima che potessi replicare, gli occhi di Alice si fecero vitrei, e sul suo viso sbocciò un’espressione entusiasta. “Sono arrivati!” esclamò balzando in piedi “Stanno per entrare nel vialetto!”
Alice si alzò e, peso per mano il suo ragazzo uscì fuori in giardino ad attenderli. Emmett e Rosalie li seguirono con lo stesso malcelato entusiasmo, e anche Esme e Carlisle si accodarono ai figli, seguiti da Edward, che aveva un gran sorriso stampato in volto.
Io rimasi ferma al centro del salotto, immobile.
Erano qui. Erano già qui. Accidenti, non ero psicologicamente pronta per questo!
All’improvviso, ebbi paura. Paura di sbagliare, di far fare ai Cullen una figuraccia, di…
Di non reggere il confronto, bimba. E credo che per una volta tanto tu abbia pienamente ragione.
“Bella, tutto ok?”. Rialzai il volto e incrociai gli occhi di un preoccupato Edward.
Mi affrettai a fingere un sorriso e a scuotere il capo. “No, no, non temere” risposi avvicinandomi “Stavo solo… tergiversando”
Ignorai la sua occhiata scettica e feci per sorpassarlo, quando la sua mano si strinse attorno al mio polso. Tornai a guardarlo e Edward mi rivolse un sorriso tenero, prima di baciarmi la fronte.
“Sta tranquilla. Ci sono io, con te” mormorò dandomi un buffetto, per poi intrecciare le dita con le mie e trascinarmi fuori allegro.
Ci schierammo al lato di Rose appena in tempo per vedere due meravigliose macchine uscire dal tracciato boschivo, diretta verso il garage.
E i possessori di quei due bolidi non potevano che classificarsi come dei dèi pagani.
Dall’auto d’argento uscirono due donne e due uomini. Tutti e quattro dovevano avere all’incirca venticinque anni (il ragazzo più grande, almeno, li dimostrava), ed erano di una bellezza sconvolgente, quasi dolorosa.
La prima a uscire fu la donna seduta davanti: aveva i capelli tagliati corti, in un comodo e pratico caschetto liscio color biondo pallido, il volto dai tratti gentili e graziosi; abbracciò per la vita il vampiro seduto al posto di guida, che ricambiò il gesto cingendogli le spalle. Questo era alto, slanciato, con dei capelli biondo cenere raccolti con un laccetto di pelle dall’aria consumata, il volto dai tratti virili sormontato da due occhi vispi e intelligenti.
La coppia che li seguì si teneva per mano, riempiendo l’aria di delle loro deliziose risate. La femmina, anche lei dai capelli color platino (ma cos’era,  il raduno delle bionde?), aveva tratti aggraziati quasi quanto quelli della sorella (o della madre?), ma era leggermente più piccola della prima. Il suo compagno, invece, di corporatura media, piuttosto muscolosa, aveva i capelli neri tagliati in un’acconciatura moderna, che gli donava. La sua pelle, alabastrina come la nostra, mostrava però sfumature olivastre.
Inutile sottolineare i loro splendenti occhi d’orati.
“Katie! Irina!” cinguettarono Alice e Rose, scagliandosi verso le due vampire.
“AliceC! RosieC!” trillarono loro, lasciando i compagni per gettarsi in un affettuoso abbraccio di gruppo.
“È passato troppo tempo dall’ultima volta che ci siamo viste!” esclamò la prima bionda, Kate.
“Non troppo per far riprendere la mia carta di credito” sospirò divertito uno dei due ragazzi.
“Oh, Laurent, non stare sempre a lamentarti!” sbuffò Alice dandogli un colpetto sul petto.
“Già, dovresti essere felice di vedermi elice, amore” disse Irina rimproverandolo.
“Ma siamo felici. Non lo siamo quando dobbiamo riguadagnare ciò che voi spendete!” sbuffò l’altro, Garrett.
“Ah, noi siamo d’accordo con i nostri cugini!” dissero Emmett e Jasper, andando incontro ai ragazzi per stringergli la mano. Lanciai un’occhiata a Edward, e poi lo spintonai verso di loro con un sorriso.
Lui mi guardò sorpreso e io gli feci l’occhiolino.
“Edward! Compagni di bravate, che fai, non ci saluti?” chiesero i ragazzi al suo indirizzo, e lui si affretto a raggiungerli con una risata e un allegro, “Non potrei mai, soci!”
“Come potete dire una cosa tanto crudele e poi scordarvene così facilmente?” piagnucolarono le ragazze in lacrime.
“Li sentite, zii? Sentite come ci trattano questi due bruti?” piagnucolarono le due nuove volando a stringere Esme e Carlisle, che ricambiarono con altrettanto calore.
“Ci siete mancate molto, ragazze” disse Esme affettuosamente.
“Ma diteci, i vostri genitori dove sono?” chiese Carlisle.
“Oh, ci raggiungeranno nel pomeriggio. Gli sembrava scortese presentarsi senza nemmeno un paio di decine di regali”
La voce musicale che aveva pronunciato quelle parole poteva paragonarsi al canto di un angelo.
Mi voltai con un tuffo al cuore per vedere la regina dei miei ultimi incubi materializzarsi dinnanzi ai miei occhi.
La bocca mi si seccò e un crampo allo stomaco si fece sentire. Era… perfetta.
Biondi capelli biondo-rossicci che ricadevano come una morbida cascata lungo tutta la schiena, fisico asciutto e snello che avrebbe fatto impazzire ogni componente del genere maschile, volto angelico caratterizzato da due espressivi occhi d’oro da gatta e due labbra rosse carnose, sensuali.
Era… era… perfetta.
Perfettamente bella. Perfettamente bionda. Perfettamente perfetta per Edward.
“Quante volte glie l’ho detto a quei due disgraziati di non portarci nulla?” sospirò stancamente Carlisle distogliendomi dalle mie dolorose constatazioni.
“Ma anche voi portate sempre dei doni, quando venite a trovarci” replicò Garrett, avvicinandosi per abbracciare la zia.
“Dai, zia!” disse Tanya fissandola con gli occhi lucidi “Ti prego! So che non sono regali belli come i vostri, però vengono dal cuore!”
“Tanya, piantala! Lo sai che odio che si spenda qualcosa per noi! Siamo una famiglia, non c’è bisogno di tutto questo” replicò Esme sorridendo.
“Allora voi piantatela di farci regali” disse Laurent.
“Questo no. Siamo i vostri zii, dobbiamo viziarvi” disse Carlisle.
“Ehi, anche noi vogliamo degli zii che ci viziano!” sbuffarono i ragazzi Cullen.
“Silenzio, voi!” li zittirono Esme e Carlisle, facendo ridere i nuovi arrivati.
Osservai quella deliziosa scena di famiglia sentendomi un po’ sola, ma felice di vedere la mia famiglia raggiante di ebra allegria. Per quanto il loro arrivo mi causasse non pochi disagi, ero contenta di vederli così sereni.
Poi, gli occhi di Tanya guizzarono per un secondo nella mia direzione, per poi tornare a fissarmi illuminandosi di sincero stupore.
Si staccò da Carlisle e venne vicino a me, senza togliermi gli occhi di dosso, mentre anche gli altri nuovi arrivati iniziavano a osservarmi, curiosi. Sentendomi come sotto esame, non potei evitare di arrossire, e ciò non fece che aumentare la loro meraviglia.
Edward, a breve distanza seguito da Alice e Rose, volò al mio fianco posandomi una mano sulla spalla.
“Ragazzi, permettetemi di presentarvi Isabella, la nostra nuova bambina” disse Carlisle con orgoglio.
“Una nuova cugina?” esclamò Irina affiancando la sorella, che non aveva smesso di guardarmi.
“Beh, devo dire che è un onore avere come cugina una creatura dalla straordinaria avvenenza come te, Isabella” disse Laurent con un sorriso cordiale.

“Bella” lo corresse Edward, rafforzando la presa sulla mia spalla “Preferisce essere chiamata Bella”
“Bella” ripeté Garrett “Mio fratello ha ragione. Sarà meraviglioso trascorrere l’eternità insieme, d’ora in poi. Sembri una vampira molto interessante, grazie ad alcune peculiarità invidiate dalla nostra razza”
Vago accenno al rossore delle mie guance. A salvarmi dall’imbarazzo ci pensò Irina, che tirò loro le scarpe.
“Piantatela di fare gli, imbecilli! La state mettendo in imbarazzo!” li fece tacere Kate con un piccolo ringhio, per poi tornare a me “Non dargli retta, Isabella. Hanno l’enorme difetto di essere nati con il cromosoma Y”
“No, cioè, scusa. Ora che cos’hai contro gli uomini?” chiesero tutti i soggetti di tal sesso presenti.
“Non fa niente” intervenni con un piccolo sorriso “Sembrano simpatici!”
“Grazie” risposero quelli con un enorme sorriso.
“Che bella voce”.
Osservai Tanya, da cui era arrivato il complimento. Mi fissava compiaciuta, in qualche modo soddisfatta, molto, da qualcosa che avevo fatto. Edward, di fronte a me, allentò di poco la presa sulla mia spalla.
“E sei anche molto, molto bella” continuò con un sorriso “Rosalie, finalmente hai trovato qualcuno che ti batte!”
“Beh, sai, è stancante essere sempre la numero uno. Devo passare lo scettro” sghignazzò lei passandosi una mano tra i capelli.
“Che bei capelli!” esclamò Irina “Perché sono nata bionda? Io volevo essere mora!”
“Ragazze, piantatela!” le rimproverò Kate “Non è un cucciolo”
“N-no, no, s-sono abituata a Rose e Alice…” dissi, per poi mordermi la lingua e girarmi verso di loro, avvampando “C-cioè, io non volevo offendervi, solo…”
“Ah, ma che carina!” cinguettarono estasiate le tre ragazze Denali, stritolandomi in una morsa soffocante.
Ok, non avrei mai pensato di poter scatenare in loro una simile reazione. Pensavo che le donne urlassero in maniera quasi isterica solo di fronte a un neonato, un cucciolo o un paio di scarpe scontate del 70%.
“Vero, Vero? Non è adorabile?” cinguettarono Alice e Rose unendosi a loro.
Stavo soffocando, ma non sapevo come liberarmi dalla loro presa. Per fortuna un paio di braccia forti mi afferrarono per la vita e mi trascinarono fuori da quel miscuglio di corpi, gridolini e moine.
Mi ritrovai a mezz’aria, sopra la testa di Garrett. “Grazie” sospirai sollevata. Mi fece l’occhiolino.
“Ehi, ridaccela!” ringhiarono le ragazze “È nostra!”
“Laurent, tutta tua!” disse quello,  voltandosi.
“Oh no, no, no... noooo!” urlai quando mi lanciò verso il fratello, che mi afferrò al volo.
“Sei consapevole di essere diventata il loro nuovo giocattolo?” mi disse con un sorriso “Meglio che rimani vicino ai tuoi fratelli, se non vuoi finire nelle loro grinfie”
Mi riposò a terra e mi spinse verso Jasper e Emmett, ghignanti, che mi fecero scudo con i loro corpi come perfetti bodyguard.
Ma dico, pensavano tutti che non mi sapessi difendere?! Che non lo facessi era un conto, ma anche io conoscevo un paio di mosse!
Prima che la situazione potesse degenerale, Esme ci riportò tutti all’ordine. “Perché non continuiamo la conversazione in casa? propose “Come persone civili ed educate, magari”
Un coro di mesti “Sì mamma!” e “Sì zia!” si levò da tutti noi.
“E vorrei ricordarvi” aggiunse Carlisle “Che Bella non è né una bambola, né una palla! Mostratele un po’ di rispetto, invece di farvi riconoscere come ogni volta”

 
Compressa tra Tanya e Kate sul divano del salotto, con Irina che mi intrecciava i capelli e Alice e Rose sedute ai  miei piedi, mi stavo godendo tutto il calore che proveniva da quella sala.
Una serenità differente, colorata da un chiacchiericcio più vivace del solito regnava sulla casa. Nuove e vecchie voci miste a risate squillante aleggiavano nell’aria, mentre le mura della casa si impregnavano di altri profumi.
La scena era… piacevole. A dispetto di tutte le mie previsioni nefaste e di tutti i possibili cupi scenari che mi ero immaginata durante il sonno, la mattinata e la prima parte del pomeriggio trascorsero in perfetta armonia.
Era strano. Il calore di quella famiglia allargata mi penetrava nelle ossa e mi riscaldava il cuore. Non avrei mai pensato che i rapporti tra differenti comunità di vampiri potessero essere così affettuosi. Ero cresciuta nella consapevolezza che l’incontro tra il… clan a cui appartenevo e un altro si sarebbe concluso in un massacro.
I Volturi non hanno amici. Loro erano la legge, i tiranni del nostro mondo, e non potevano costruire i loro rapporti che con la violenza e la paura. Inoltre, Chelsea era in grado di spezzare qualsiasi legame che unisse due o più persone.
Non potei evitare di chiedermi se anche i nastri che univano i Denali e i Cullen sarebbero svaniti sotto la forza del suo potere. Sembrava impossibile. Da come parlavano, da come ridevano, da come brillavano loro gli occhi, avrei detto che niente e nessuno avrebbe potuto distruggere la loro amicizia.
I ragazzi erano riuniti tutti sul divano opposto al nostro, che ridevano e scherzavano di vecchie bravate e antichi ricordi. Osservai gli occhi di Jasper e Emmett illuminarsi durante il resoconto di una non chiara fuga da parte di Garrett e Laurent da un centro benessere sconosciuto. Carlisle e Edward, invece, erano piegati in due dalle risate.
Mi scappò un sorriso di fronte all’allegria di Edward. Sembrava davvero un ragazzo di soli diciassette anni che rideva e scherzava con gli amici.
Avevo scoperto che Garrett era stato un rivoluzionario che aveva combattuto nella Rivoluzione Americana. Avevo colto, a prima vista, una scintilla luminosa, una fiamma nascosta che aspettava solo un minuscolo preteso per divampare in un indomabile fuoco. Aveva un senso di cioè che era giusto e ciò che era sbagliato molto forte, e una passione illimitata per la libertà e l’avventura. Amava le sfide e le nuove scoperte, ed era sempre pronto a mettersi in gioco per raggiungere nuovi traguardi.
Laurent, invece, era  più posato rispetto a lui. era l’ultimo acquisto del Denali, sebbene fosse uno tra i più grandi per età. Aveva vissuto come nomade a lungo, viaggiando ora in Europa ora In America, studiando le differenze etniche di ogni paese in cui arrivava. Amava la solitudine e il silenzio, e aveva sempre preferito vivere nella pace assoluta, lontano da tutti, magari in un bosco, almeno fino a che non era capitolato di fronte a un paio di meravigliosi occhi d’oro, ovvero quelli di Irina.
Queste frugali informazioni erano state dette tra una tortura e l’altra a cui ero sottoposta.
Ero diventata, infatti, la bimba (per la mia “GIOVANE” età) delle ragazze Denali. Per la prima parte della giornata non fecero altro che coccolarmi, viziarmi, stringermi e strapazzarmi in tutte le maniere possibili, spalleggiate da due esagitate Rose e Alice, fino a che i miei genitori non vennero a salvarmi. Da lì, instaurammo un rapporto civile e iniziarono a raccontare la loro storia e come si erano incontrate le due famiglie.
Le sorelle Denali, venni a sapere, non avevano sempre seguito la dieta vegetariana, anzi: erano state per lungo tempo tre Succubi, dette “Angeli del Buio” nel luogo dove esercitavano, divertendosi ad ammaliare uomini e a nutrirsi di loro. Non era difficile immaginarsi con quanta facilità ci riuscissero.
Ma una volta stufe di tutta quella tiritera, dopo un periodo di profonda riflessione (imaginai fosse a sefuito della morte della madre, ma non indagai. Loro tacquero e io rispettai la loro scelta) provarono a cercare un’alta via per la loro alimentazione.
Ascoltai rapita le loro storie, mentre sentivo gli occhi della maggiore delle tre fissi sulla mia figura.
Tanya mi studiò per tutto il tempo. Era strano il modo in cui lo faceva: mi fissava assorta, con una malcelata soddisfazione a stento contenuta nelle iridi dorate, e non smetteva di rivolgermi sorrisi. Mi sentivo come se fossi riuscita a superare un qualche test molto difficile.
“Sai, credo che tu ti sia guadagnata il rispetto eterno di Carlisle ed Esme” disse ad un certo punto “Sei riuscita a salvare questa congrega di strampalati allo sbaraglio”
La fissai arrossendo lievemente. “Ma io non ho fatto niente” mormorai.
“Hai ragione, Tanya. Bella è stata una benedizione per noi” concordò Esme fissandomi con uno sguardo amorevole “Chissà come avremo fatto senza di lei”
Abbassai lo sguardo sulle mie ginocchia, lusingata.
“Solo una ragazza speciale come te poteva riuscirci” aggiunse Tanya con una risata “Ma dicci un po’: qual è la tua storia? Sei l’unica ad averla taciuta, fin’ora”
La fissai in difficoltà, non volendo ripensare al mio passato. Mi morsi il labbro inferiore, pensando a qualcosa da dirle.
“Bella, ti ho preparato una cosa” mi venne in soccorso Rose “È in cucina, sul tavolo”
“Ah, grazie” sospirai “Scusatimi, torno immediatamente”.
Corsi in cucina e mi appoggiai al tavolo, rilasciando un flebile sospiro. Poi passai una mano tra i capelli e poi andai ad aprire il frigo, per bere un sorso di Coca.
Per quanto siano adorabili, parlavano veramente tanto, pensai.
“Allora? Le prime impressioni?”
Mi voltai con un sorriso verso Edward, che mi fissava con un sorriso caloroso.
“Ti ho vista chiacchierare animatamente con le ragazze “ disse avvicinandosi.
“Si. Sono molto simpatiche” risposi sincera ricambiando il sorriso “Mi hanno chiesto di trascorrere un periodo di tempo con loro, ovviamente sempre che Esme, Carlisle e i signori Denali siano d’accordo”
L’allegria nei suoi occhi svanì per un secondo. “E tu vuoi andare?” chiese serio.
“Beh…” mi posai un dito all’angolo della bocca, pensandoci “Non saprei. Anche perché si sono messe in testa di fare di me una Succube, e non è che la cosa mi entusiasmi tanto”
“Vogliono fare cosa?!” esclamò decisamente arrabbiato, faticando a controllare un tono basso.
“Bellina, ho sentito bene? Vuoi lasciarci per andare a caccia di miseri umani?” chiese Emmett comparendo al mio fianco, poi seguito da tutti gli altri “Non andare! Tanto non troverai mai nessuno più bello di me!”
Ma hai visto tuo fratello?
“Oh, dai!” sbuffò Irina “Emmett, Bella sarebbe una perfetta mangia-uomini! Lasciacela due settimane, bastano per farne una pantera”
“Credo che nessun uomo si avvicinerà a mia figlia con queste intenzioni prima di due o tre, beh, millenni” disse Carlisle “Queste due altre birbone mi hanno lasciato troppo presto per altri uomini, anzi, una mi è arrivata già impegnata. Ho intenzione di viziare Bella per parecchio tempo”
Arrossii, fissandomi i piedi mentre le proteste delle due ragazze si facevano sentire.
“E poi, Bella non lascerà questa casa tanto facilmente” disse Jasper posandomi una mano sulla spalla.
“Già. Ci siamo noi a controllarla” aggiunse Emmett toccandomi l’altra.
Le braccia di Edward mi cinsero invece la vita, mentre si chinava verso il mio orecchio.
“Sei mia prigioniera” sussurrò solleticandomi la pelle con il fiato, in modo tale che lo sentissi solo io.
Avvampai, voltandomi a fissarlo stupefatta mentre lui mi rivolgeva un sorriso angelico.
Ok, se me l’avesse ridetto con quel tono, niente mi avrebbe impedito di sbatterlo sull’isola della cucina e violentarlo. Ma come può dire una cosa del genere di fronte a tutti i suoi parenti?!
La sua melodica risata mi distrasse e in un secondo mi ritrovai in giardino tra le sue baraccia, mentre tre cuscini colpivano Jasper e Emmett. Poi, Tanya si affacciò alla finestra e la scavalcò, ringhiando giocosa.
“Vergognati, rosso!” disse saltando sull’erba “Come puoi essere così arrogante da voler tenere Bella solo con te? Guarda che lei è mia cugina!”
“Prova a riprendertela, se ci riesci!” gli fece la linguaccia lui.
“Ma io non ho voce in capitolo?” chiesi divertita.
“Assolutamente no!” risposero in coro.
“Preparati, roscio, che adesso ti affetto” disse Tanya chinandosi e contraendo i muscoli per balzare.
Ma in quell’istante preciso un’auto blu scuro fece il suo ingresso nel giardino.
“Oh, mamy e papy!” esclamò Tanya dirigendosi verso di loro, seguita poi da tutti gli altri. Edward mi rimise giù e mi prese la mano, incamminandosi verso di noi.
“Carmen, che piacere!” disse Esme abbracciando una donna dai capelli neri.
“Il piacere è mio, mi querida Esme!” disse con calore in un melodico spagnolo “È passato troppo tempo dall’ultima volta”
“Mia moglie ha ragione. Ormai sono quasi tre anni che non riusciamo a vederci”
Mi bloccai paralizzata al suono di quella voce.
Terrore. Puro e semplice terrore mi attanagliò il cuore.
Perché io conoscevo quella voce… sapevo chi era quell’uomo… quel vampiro…


 “Molto probabilmente è ciò che cercate”
“Se proprio volete trasformatela… al limite avrete guadagnato un altro elemento”

“Ti prego!” gli avevo urlato, implorandolo.
“Non posso fare nulla. Rassegnati” 

“Isabella!” mi chiamò Edward preoccupato, tentando di farmi girare verso di lui.
Ma il mio corpo era bloccato, raggelato sul posto mentre gli occhi d’oro di Eleazar ricambiavano il mio sguardo stupefatti.
“Isabella?” soffiò meravigliato.
Tremai. Il mio nome pronunciato dalle sue labbra mi suonava come una condanna. Come quella che aveva emesso tre anni fa…
“Sei tu, non è così?” chiese ancora ignorando le domande degli altri “Sei Isabella Swan”
Fece un passo verso di me, lo sguardo tormentato. Io ne feci due indietro, le lacrime che iniziarono a
scendermi sulle guance. La mano di Edward mi strinse il polso.
Lo fissai terrorizzata, mentre un cipiglio serio gli compariva in volto. La sua presa aumentò.
No….
Non era possibile….
Anche lui era con loro…
Che stupida, e io che mi ero anche…
“Si può sapere che accidenti sta succedendo?” chiese Tanya arrabbiata.
Puntai gli occhi in quelli di Edward sconvolta, senza riuscire a calmarmi.
“Mi hai tradito” mormorai atona, non riuscendo a fermare le lacrime “Mi hai sempre raccontato bugie…”
“Cosa?” chiese, sconvolto.
Guardai anche gli altri Cullen, la morte nel cuore e la delusione nello sguardo. “E anche voi.. voi, tutti voi, mi avete raccontato solo menzogne…”
“Ma che accidenti dici?” chiese Emmett piccato.
Tutte quelle belle parole, il voler fare di me una loro prigioniera, il volermi controllare e non farmi andare via… Loro non volevano un’altra figlia, volevano solo l’arma dei Volturi. Che stupida, e io che mi ero fidata di loro! Avevano solo tentato una strada differente per utilizzarmi per i loro scopi!
“Isabella, per favore” mi chiamò Eleazar angosciato “Ti scongiuro, devi ascoltarmi!”
“No!” urlai piangendo.
“Se solo mi seguissi un attimo!” riprovò lui.
Di nuovo il terrore alle sue parole. Mi voleva portare via… era venuto soltanto per portarmi a Volterra…
“Non è come credi!” ritentò, provando ad avvicinarmi “Non sono qui per riportarti da Aro! Devi credermi!”
“Ma di che diavolo stai parlando, Eleazar?” intervenne Carlisle alterato.
Ma lui lo ignorò e si avvicinò ancora “Ti prego, posso spiegarti perché mi hai visto lì! Ascoltami solo per…”
“No! No, non voglio ascoltarti, basta!” urali piangendo e divincolandomi dalla presa di Edward, che però non demordeva. “Mentiresti! Mentiresti ancora, come avete fatto tutti fino ad ora! Tanto, a che mi serve conoscere la verità! Io a che servo se non come arma?!”
“Ma che cosa stai dicendo?” esclamò Alice sconvolta”Noi non ti abbiamo mentito!”
Bugiarda… solo una bugiarda….
“Isabella, non puoi non fidarti dei Cullen!” intervenne Eleazar “Non sarebbero mai capaci di mentirti…”
“E io dovrei credere a te?” gli urlai “Proprio a te, che sei il colpevole della mia dannazione? Proprio a te dovrei dare ascolto? Sai a cosa mi hai condannato, in questi tre anni!”
“Se solo mi lasciassi spiegare…”
“Non voglio ascoltarti! Non voglio ascoltare più bugie!” piansi.
“Se solo…”
“Non mi ripeterai a Volterra!” gridai.
“E TU LASCIAMI!” urlai a Edward.
 Non avevo calcolato, però, che la violenza intrinseca nelle mie emozioni avrebbe risvegliato i miei poteri.
Infatti, al mio urlo angosciato si generò lo scudo fisico, l’unico potere che non riuscivo a controllare.
Una bolla blu mi circondò il corpo e cozzò contro Edward, facendolo volare all’indietro verso la sua famiglia. Per fortuna invece di atterrare di schiena fece una capriola e atterrò in piedi, guardandomi strabiliato e sofferente.
Li guardai terrorizzata, le lacrime che mi scendevano dinnanzi agli occhi, un po’ per la paura, un po’ per il dolore che mi provocavano i loro occhi.
Dovevo andarmene. Dovevo fuggire.
Vidi lo sguardo di Alice farsi vitreo un attimo prima di voltarmi e correre in direzione del bosco. ma ben presto fui bloccata dalle braccia forti di Carlisle, che mi impedirono di saltare oltre il fiume.
“Lasciami!” urlai disperata “Mi hai mentito! Mi hai mentito! Tu vuoi solo usarmi, come Aro! Invece di picchiarmi hai preferito illudermi! Lasciami, lasciami! Sei un bugiardo, un bugiardo! Ti odio, Carlisle, ti odio!”
Caddi in ginocchio in preda ai singhiozzi, stanca di tutto quel dolore, di tutte quelle menzogne, di tutta quella realtà.
Stanca di tutto.






L'angolino che vorrei:
Beh, se siete giunte fin qui, è andata. Spero Bene.

1.        Bella_Cullen_1987: ciao! Grazie per i complimenti. Sì, Bells, si è addormentata, perché il vero bacio non sarà ora, ma un po’ più in là. In quanto ai guai di Tanya, beh… non è lei la Denali che porterà scompiglio…
2.        RenEsmee_Carlie_Cullen: Welcome in our bug crazy family! Grazie infinite, spero anche questo ti conquisti!
3.         aLbICoCCaCiDa: carissima! Tra me e te è un bel concorso in fatto di ritardi, eh? XD però sono ritornata! Sono contenta che il capitolo sia piaciuto così tanto, perché sinceramente è uno dei miei preferiti. Comunque hai indovinato, i guai li porterà Eleazar! Per Tanya, invece…
4.        Finleyna 4 Ever: la mia Prezzemolina adorata! Y.Y Mi perdoni il ritardo? Non è stato a causa mia, eh! È il mio pc, è in combutta contro di me! Visto, sister? Edward sta tornando fuori un po’ d’amore! A me personalmente è piaciuta più la parte tragica, però anche il miele che ha trasudato non era male… più che Aston e Volvo, io preferirei una bella Lamborghini… ah! Magica! Magari con Tyalor, robert e Kellan dentro… XD Un bacio!
5.        valinacullen89: Ciao carissima! Mi merito tutti i rimproveri possibili! Almeno però si sono dati una mossa, suvvia! Non essere troppo in collera!  Mi rifarò prestissimo! XD 
.        Imaginary82: mia cara Michela, quanto tempo è passato! Sono felicissima che nonostante tutto ti diletti ancora alla lettura della mia storia, e continui anche a commentare! Non me lo meriterei. Perdonami per il carattere, ma sono stata molto felice di averti tenuto con il fiato sospeso per tutto il tempo. Era quello il mio scopo. Sono felice che il flash-back ti abbia impressionato, perché sinceramente è il mio pezzo preferito. Anche se Edwardino piccino si sta svegliando, ed è molto carino anche descrivere lui… miro proprio, come hai giustamente osservato, a creare una Bella che sia al tempo stesso una bambina e un mostro senz’anima, anche se per ora prevale la bimba… poi si vedrà!  Grazie mille del tuo sostegno, se mai vedessi un mio plagio segnalano, per cortesia. Io REPELLO TOTALMENTE il plagio. È abominevole. E grazie anche per avermi regalato il mio Seiyuccio! XED un bacione.

7.         _zafry_: ciao silvia! Grazie mille, sinceramente in questi tre capitolo ci sto mettendo l’anima! Siamo proprio nel vivo della storia, ora! Comunque si, sono tre mesi che questi dormono in piedi sognandosi l’un l’altra! Per Tanya… beh, starà al sicuro, credimi!
8.         Costance_Fry: welcome in our big crazy family! Benvenuta Nadia, e grazie per I complimenti e l’appoggio. Spero che con la lettura il la tua paura si sia disciolta! Un litigio ci sarà, per forza! Era in programma praticamente dalla prima parola scritta! Le tue ipotesi mi hanno fatto sorridere, perché più o meno ti sei avvicinata alla realtà! Spero di non averti delusa! Un bacio, alla prossima! 
9.        ColeiCheAmaEdward: viviana, eccomi! Dopo averti risposto ho anche aggiornato, visto! Meno male che ti è piaciuto! Tengo particolarmente al tuo giudizio, e ci tenevo a far bella figura.  Per quanto riguarda questo capitolo, beh… fammi sapere! Un bacio!
10.     mylifeabeautifullie : sister! Sono ritroanta anche io, visto! Con un capitolo bomba, aggiungerei! Ccome sempre leggere i tuoi commenti è una gioia per i mie piccoli occhi stanchi! Come farei senza di te? Si, sinceramente è un periodo che leggendo e scrivendo qst capitoli mi commuovo anche io per le traggggggedie di bellina… sarà la luna, bah! Spero che le pazzie dei fratelli Cullen ti facciano divertire anche qui! Un bacio, alla prox!
11.     Elfa sognatrice: grazie infinite! Per una volta un capitolo mi è uscito correttamente!^^ era proprio come me l’ero immaginato, e si è scritto anche abbastanza facilmente – tranne l’ultima parte, ma va beh. Finalmente Edward si è svegliato! Che bello, era ora, vero? Per fortuna sono riuscita a emozionarti così tanto. Un bacio. Elfa sognatrice: grazie infinite! Per una volta un capitolo mi è uscito correttamente!^^ era proprio come me l’ero immaginato, e si è scritto anche abbastanza facilmente – tranne l’ultima parte, ma va beh. Finalmente Edward si è svegliato! Che bello, era ora, vero? Per fortuna sono riuscita a emozionarti così tanto. Un bacio.
12.     Kaida Seleny: welcome in our big crazy family! Sono contenta di averti regalato delle emozioni così intense, era quello il mio scopo. E sono felice di trovare anche un tuo commento, è stato un bellissimo regalo. Spero che ti emozioni tnt qst capitolo da farti lasciare un altro parere. A presto!
13.      ross_ana: ciao! Sono contenta che ti sia piaciuto tutto! Personalmente è uno dei miei preferiti! Fammi sapere cosa ne pensi di questo.
14.       titty88 : carissima! Addirittura estasiata? XD sono contenta che tu abbia adorato praticamente ogni virgola, sto gongolando di gioia… soprattutto Edward, anche se sinceramente pensavo di aver strafatto con lui. bah! Vediamo se anche questo suo ultimo pov ti piacerà.. un bacio
15.     piccolinainnamora: welcome in our big crazy family! In ritarderrimo, ma sono tornata! Sì, ammetto di essermi procurata il diabete con l’ultima parte del capitolo, ma è venuta bene, no? ^O^ spero t piaccia anche questa!
16.      bigia: ciao tesoro! Un bel mix di emozioni provenienti dal cuore, eh? Ma mi sentivo poetica in quel tempo… no, non è vero, lo richiedeva la sceneggiatura XD. No, comunque mi sono divertita a scriverlo. E poi, Edward non è stato il principino perfettivo di sempre, no? Ho dato una svolta al suo io! ;)
17.      Fc27: sempre più in ritardo, ma eccomi qui! Per fortuna ho creato il giusto mix di emozioni senza incasinare tutto.. pensavo di aver fatto troppo, però. Ma è venuto molto bene, senza dubbi! Mi piace mostrare il lato umano della famiglia Cullen, che tra paren tesi è troppo poco sviluppato. Vedrai qui! Un bacio, a presto!
18.      Lily Evans 93: grazie Giuls!  La leggenda sui cuori è stata un’illuminazione dell’ultimo secondo, avevo temuto di strafare… eppure invece si è rivelata azzeccata! Er i Volturi, beh…. Li ho immaginati più crudeli di quanto avevo descritto fin ora, è il gioco è fatto!  Per quanto riguarda il compito, è andato benissimo, un bell’8!
19.       Musa_Talia: io amo le tue recensioni! Sono sempre così lunghe e corpose, piene di complimenti… ti adoro! O.O Hai ballato il tango! Wuuw, billo! Mi piacerebbe fare un bello spettacolino anche a me, un bel musical… (non HIGH SCHOOL, perché non lo reggo!).. ^O^ Immagino tu sia molto aggraziata, per aver avuto una parte come quella della voce di Dio, una parte così eterea e incorporea… ma tornando alla storia, spero che il mio spoiler non ti abbia terrorizzato troppo. Alla fine, è andata come è andata, no? Per le dinamiche sulla trasformazione di Bella, ecco… il tutto sarà chiarito nel prox capitolo. Per le violenze psicologiche, mi sono accorta di aver descritto poco e niente su di esse, mentre invece sono proprio le basi su cui si fondano le paure e le ansie di Bella. Anche io sto sviluppando un amore insano per i Volturi, soprattutto per Demetri e Alec. Un abbraccio, e grazie per ave4rmi fornito delucidazioni sulla filosofia, che, a proposito, amo sempre più!
20.       Giulia miao: ciao giluietta! Beh, insieme e felici no, anzi, diciamo che entrano proprio nel periodo della prima crisi della storia. In questi capitoli se ne diranno, di cose, i piccioncini…
21.      mistica88: grazie infinite per la tua disponibilità. Io sono contro ogni forma di plagio, perché alla fine chi ci rimette sono sempre gli autori e i loro lettori. Non a caso, ora, un’altra grande scrittrice si è presa un periodo di pausa dopo una cosa del genere!
22.       vitti: bello, lungo e tutto? Spero che questo non ti faccia collassare, allora! Sono ventisei pagine di tutto e di più! Edward finalmente si scioglie un po’, ma cosa succederà con l’arrivo delle cugine? Eh, eh… la felicità è passeggera, e volubile, soprattutto…
 Wind: carissima!  Finalmente il mio ritorno su efp, eh?

23.     La scena della radura è stata difficile da descrivere, sia emotivamente che scenograficamente, mentre mi è stato più facile immedesimarmi in Bella, al tempo delle torture. Avevo la mente un po’ triste in quel periodo… comunque, sono soddisfattissima del risultato , acnhe se preferisco quest’ultimo capitolo. Fammi sapere il tuo parere!  Spero di ritrovare un altro capitolo delle tue storie molto presto!
24.      Fin Fish: ciao maestra! Per la canzone l’ho ascoltate e sinceramente mi è piaciuta moltissimo! L’ho utilizzata per scrivere un altro pezzo, ma questo non è molto rilevante! Grazie infinite per i bei complimenti! Adoro il fatto che Alice se ne inventi sempre di tutti i colori!  Mentre il resto del capitolo, beh… più che altro o adorato la parte triste,. Sarà che io il romanticismo lo mastico poco, però… XD Un bacio, alla prossima!
25.       MimiMiaotwilight4e: Stella! ^//^ i tuoi commenti mi mandano in visibilio! Sono contenta dfi riuscire a emozionarti così tanto” dici che ho esagerato riguardo ai Volturi? Il fatto è che se anche Aro non le legge nella mente riesce a capire bella e sa i suoi punti deboli… ergo per cui i bambini. Ebbene, che te ne parte dell’arrivo dei Denali?  Fammi sapere, un bacio!
26.      Silver_Alchemist: cara, che bello ritrovarti! Sono contenta che i miei sforzi siano stati notati, perché questi capitoli sono i più importanti! Questa terzina sarà fondamentale per capire Bella. Fin’ora è sempre stata lei a capire gli altri, ora tocca ai Cullen!
27.      Momoka chan: stella, bentornata! Non ti preoccupare, spero che il capitolo non ti abbia deluso – dallo spoiler magari avevi pensato ad altro. Comunque, il tuo diavoletto è stato bravo, eh? Ho scritto bene, per una volta. Addirittura i brividi? XD Per la danza grazie della tua spiegazione, vedrò di guardarmi intorno! Bacio!
28.      lady_black_94: welcome in our big crazy family! Grazie, spero ti piacciaanche questo!
29.      A l y s s a: Ale, che bello ritrovarti! ^O^ ti ho fatto addirittura tremare? Accidenti, devo aver superato m stessa! Spero che questo capitolo abbia sortito lo stesso effetto! Grazie mille per i bellissimi complimenti, non si quanto riesci a rendermi felice. Eh, tesoro, magari fossi già scrittrice! Ma sono bel lunghi dall’esserne anche lontanamente vicina… grazie mille per le bellissime parole, a presto!
30.     vannyp1987: welcome in our big crazy family!  Sono felicissima che ti sia appassionata alla storia così velocemente, e spero di trovare altri tuoi commmenti! A presto!
31.      smanukil: welcome in our big crazy! Emanuele, giusto? Per prima csa perdonami se non ho risposto alla tua precedente recensione, ma rimedio subito. Sono contenta di aver scelto un giorno che sia importante per te – puoi accettarlo come regalo di compleanno in ritardo, se vuoi  XD – e sono molto felice del fatto che apprezzi molto la modernizzazione di Jasper e Emmett, più vicini alla loro adolescenza e quindi più ragazzini, più liberi, se vogliamo. Per quanto riguarda le tue cor4rezioni di inglese ti ringrazio di cuore: non sono proprio una studentessa modello in quella materia, e provvederò a cambiare il titolo il più presto possibile. Per quanto riguarda le dichiarazioni e le confessioni, tempo che ci vorrà un po’ di più. Purtroppo ambedue le parti, ma soprattutto da parte di Bella, c’ una certa resistenza a lasciarsi andare. Il problema, o i problemi, sorgeranno da questo capitolo in poi, che spero tu abbia la pazienza di leggere. Sei un fan di King? Io volevo iniziare a leggere qualcosa di suo, sapresti consigliarmi? Grazie ancora, a presto.
32.      hale1843: ciao tesoro! Hai visto? Il mondo è pieno di ladri infami! Possibile che due autrici così talentuose siano state danneggiate in questo modo! Ma passiamo al capitolo, perché ho già atto una lunga polemica con loro, e non mi va di replicare. Sono felicissima che ti sia piaciuto tanto questo capitolo. ^^ Hai ragione, Edward fa un casino ogni volta che apre bocca. Ma lo fa inconsapevolmente. Almeno si sono chiariti, no? Alice è e rimarrà sempre Alice, no? Per i Denali.. sono stati così come te li sei immaginati, ho ti ho sorpreso ancora? A presto gioia, ci sentiamo al prox capitolo!
33.      WhiteRose: ho reso bene il capitolo? Grazie mille! Vediamo se riesco a farti piacere anche questo!
34.      animemanga: Welcome in oour big crazy family! Sono felice che ti piaccia la mia storia, e soprattutto che ti appassioni nelle sue varie sfaccettature! Spero di continuare a farti sognare!
35.      googletta: welcome in our big crazy family! Sono contenta del tuo entusiasmo e spero di non averti deluso. Scusa il ritardo e dimmi csa ne pensi di questo!
36.       memo : welcome in our big crazy family! Non temere, sara, per quanto non aggiorni sono non la lascerò in sospeso. Stavo solo rendendo il capitolo perfetto (evviva la modestia) . ti lascio alle ventisei pg di capitolo, un bacio!
37.     Mr Darcy: desiderio esaudito! Eccomi qua con l’aggiornamento! Sono contenta per i complimenti, e in quanto al compito, beh… prova a far leggere questo all’insegnate: magari si commuove e ti mette 30 sulla fiducia. No, scherzo. Sono onorata per la tua predilezione della mia storia allo studio, e mi scuso per averti ossessionato in qusto tempo. Un bacio


I coraggiosi che mi hanno messo tra i preferiti, i nuovi arrivati e quelli che resistono: Grazie. Grazie, grazie, grazie infinite, miei splendidi angeli, ormai saliti a 387; che la vostra luce continui a farmi da guida.
Le stelle che seguono e vegliano costantemente su di me: silenziose, dolci e indispensabili anche se intangibili, mille grazie a voi, 196 stelline mie.

I supereroi che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
I gentilissimi 11 che
hanno deciso di ricordarsi di me, grazie mille.
I tantissimi che continuano a seguirmi in silenzio, come Protettori.
E a tutti quelli che mi mandano mail, e a cui chiedo di avere pazienza, perché non sono proprio un fulmine nel rispondere.

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[…] “Aro, non puoi! È poco più che una bambina!” […]
[… ] E scappai via, come un codardo, lasciando Isabella al suo destino […]
[…] “I-io vorrrei solo la libertà. Ma nessuno me la potrà mai dare […]
[…] “Fungo da esca in questa casa, Eleazar. Fungo da esca per attirare i Cullen nelle schiere di Volterra […]
[…] “Bene, fa pure! Vai a morire! Ma non ti aspettare che pianga per te, dopo!” [….]




  
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