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Autore: Alchimista    16/04/2010    12 recensioni
Erano da poco passate le 4:00 quando uno dei ragazzi, James Potter, aprì gli occhi con aria seria, concentrata… non da lui. Rimase a guardare il soffitto del sul letto a baldacchino per alcuni minuti, arrovellandosi per chissà quale pensiero, poi, non avendone trovato la soluzione, scese e si accostò a Remus che sembrava dormire fin troppo tranquillamente considerando che la Luna piena c’era stata solo la notte prima. Piccola ff dedicata a MissProngs
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cento motivi per essere James

«A me ne basta uno».

 

 

 

Il cielo dell’abituale tinta scura della notte avvolgeva Hogwarts in un silenzioso sonno e in una calma quasi irreale se messa a confronto col fracasso che alunni e professori generavano quando a regnare era il sole.

Nei dormitori delle varie case tutti dormivano: le chiacchiere delle ragazze si erano spente, così come i giochi a cui partecipavano i giovani e anche i più temerari, quelli che, per troppo studio o troppo poco erano ancora chini su libri e pergamene, erano ormai chini con la testa sul banco a stesi per terra, cullati da Morfeo e ignari dei problemi che li avrebbero travolti una volta svegliati, quando si sarebbero resi conto che le pergamene non si erano di certo scritte da sole durante il loro riposino notturno.

Nel dormitorio dei Grifondoro, nella stanza di quelli che ormai tutta la scuola conosceva come “I Malandrini”, la pace regnava come in tutti gli altri ambienti, ma forse con qualche soddisfazione in più: era raro associarla, infatti, a quei quattro ragazzi.

Erano da poco passate le 4:00 quando uno dei ragazzi, James Potter, aprì gli occhi con aria seria, concentrata… non da lui. Rimase a guardare il soffitto del sul letto a baldacchino per alcuni minuti, arrovellandosi per chissà quale pensiero, poi, non avendone trovato la soluzione, scese e si accostò a Remus che sembrava dormire fin troppo tranquillamente considerando che la Luna piena c’era stata solo la notte prima. In effetti da quando il giovane Lupin aveva preso a frequentare Potter, Black e Minus era migliorato sotto molti punti di vista.

Il malandrino si fece coraggio – non che gliene volesse molto: in fondo non si era mai fatto scrupoli del genere – e scosse Remus, chiamandolo per nome finché il giovane Grifondoro non ebbe aperto i suoi occhi ambra e visualizzato il compagno.

«Mmh… James.. bisogna alzarsi…? Ma…ma è notte! Perché mi hai svegliato?» chiese con la voce ancora impastata dal sonno e James si stupì di quanto fosse lucido anche appena svegliato; poco male: era ciò di cui aveva bisogno.

«Devo darti una domanda importantissima» fece con tono serio ed occhi scintillanti e dopo che ebbe attirato l’attenzione dell’amico si preparò – sempre con fare serio, quasi solenne – a porre la questione «Remus, perché sono James?»

Remus corrugò la fronte, convinto di aver capito male, che il sonno gli annebbiava ancora la mente o che era stordito per una qualsiasi altra cosa: James non aveva potuto fargli una domanda del genere alle… - guardò l’orologio - …alle 4:10 di mattina!

«Prego?» chiese.

«Perché sono James?» ripeté lui con lo stesso tono da domanda di vitale importanza.

«James, per favore… sono le 4:10 di mattina, sono stanco… e tu mi vieni a chiedere “Perché sono James?”… Ma che domanda è?»

Il giovane Potter fece una faccia offesa ed incrociò le braccia al petto.

«Lunastorta! Mi deludi! Possibile che tu non abbia capito la mia domanda? Ma che secchione sei?! Intendevo» e qui scandì le parole come se Remus fosse duro  di  comprendonio «Cosa mi caratterizza come James? Quali sono i punti che mi distinguono dal resto della marmaglia di studenti di Hogwarts?»

Remus si mise a sedere: la domanda si rivelava più intelligente e complessa del previsto. Cosa aveva spinto James a chiedersi una cosa simile – a parte il suo smisurato ego? E soprattutto perché lo stava chiedendo proprio a lui?

«James… perché stai facendo proprio a me questa domanda? Insomma Sirius ti conosce così bene e… penso che sia la persona più adatta per questo genere di domande…»

«Ma io voglio saperlo da te! Sirius mi prenderebbe in giro e poi… di te mi fido…»

Remus fece un’enorme fatica a trattenersi dall’abbracciare il Grifondoro, ma un calore che non aveva mai provato in vita sua si impadronì del suo petto e gli occhi gli luccicarono.

Valeva la pena essere svegliati in quel modo; avrebbe potuto anche rimanere sveglio per due mesi: ne valeva la pena!

Dopo i primi attimi di splendido intontimento, sul volto del giovane mannaro tornò il classico cipiglio concentrato. James, di fronte a lui, teneva lo sguardo puntato sul suo volto stranamente illuminato dai raggi della Luna.

«Egocentrico» esclamò all’improvviso Remus «Sei… molto egocentrico: dopotutto il pormi questa domanda ne è la prova…»

Potter parve soppesare la risposta del compagno indeciso se prenderlo come un’offesa o un complimento; alla fine si arrese al fatto che era la pura verità.

«E poi?» fece con più brama di prima, suscitando il riso del Mannaro.

«Mmh… poi… sei… Furbo, subdolamente furbo…»

«Si… diciamo che faccio del mio meglio…» asserì lui ripensando a tutti gli scherzi che aveva attuato attraverso i suoi geniali e furbi piani.

«E vanitoso… esasperatamente vanitoso!» continuò Remus, che ora ci stava veramente prendendo gusto nel fare quella divertente descrizione.

«Vanitoso? Tu dici?» e con finta modestia si voltò verso lo specchio della stanza ammirando la sua immagine riflesse e impreziosita dalla luce della Luna.

«Dico e ribadisco!» confermò l’altro e i due scoppiarono a ridere senza curarsi del fatto che non erano soli nella stanza; fortunatamente quella notte Sirius e Peter avevano il sonno pensante.

Quando si furono ripresi e ricomposti, James lanciò un altro sguardo indagatore sul compagno chiedendogli di continuare.

«Sei il trascinatore del gruppo: in alcuni casi la tua assenza si sente molto nel gruppo…»

«Dici?» chiese lui stavolta realmente sorpreso.

«Certo! Sei un punto di rifermento e quando manchi si nota moltissimo l’assenza, credimi…» confermò lui ed un nuovo sorriso – vanitoso, ma anche genuinamente felice – comparve sul volto di Ramoso.

Andarono avanti così fino alle 5:00 ed uscirono caratteristiche come orgoglioso, strafottente, simpatico, ancora vanitoso, geniale, ancora vanitoso e – e qui Remus ci tenne a sottolineare in modo particolare la cosa – fissato con la Evans.

«E quella sarebbe una caratteristica?»

«Certo! Quella che ti contraddistingue dal resto della marmaglia di studenti di Hogwarts… Dove lo troviamo un altro fissato a tal punto da chiedere anche 3 volte al giorno di uscire alla stessa persona? Sei il solo… fortunatamente per Lily!»

«In effetti… non unico anche sotto questo punto di vista»

Ecco. Bisognava ancora ribadire il “vanitoso”? Probabilmente sì…

Remus cominciava a chiedersi come potesse essere il cervo l’animale in cui si era trasformato James: ci vedeva così bene un pavone…

«Penso che possa bastare…» disse ad un tratto Potter soddisfatto «Penso che bisognerebbe stilare un bell’elenco… così magari lo si continua a mente fresca senza dimenticare i punti già marcati» propose.

L’ha presa proprio sul serio, eh? pensò il mannaro scuotendo la testa con un sorriso.

«E sentiamo quale sarebbe il titolo della pergamena? “Cento motivi per essere James?» scherzò.

«Ma… ma è perfetto! Remus, sei un genio! Ovviamente non al mio livello, ma sei sulla buona strada: ti basterebbe qualche lezioncina… e potresti ottenere degli ottimi risultati!»

Ok, questo era il colmo: vedere fino a che punto James potesse gonfiarsi – e non solo in senso metaforico, visto che il suo petto si era realmente ingrossato – era una delle aspirazioni a cui Lupin propri non puntava.

«Va bene professor Potter, ora però torni nel suo letto:  alla lezione e la pergamena da compilare ci penseremo domani, ok?»

L’altro annuì fin troppo convinto e tornò nel suo letto, mentre Remus pregava – in realtà già rassegnato – che domani il ragazzo avesse dimenticato tutto.

 

Sono in ritardo, sono in ritardo, sono in ritardo! Maledetto Potter e le sue domande notturne di vitale importanza! Se salto la colazione, giuro che lui non la vedrà per un mese!

Remus correva per i corridoi con il colletto della camicia tutti stropicciato e la cravatta ancora in una mano: dopo la chiacchierata notturna con James, il sonno l’aveva preso immediatamente e, complice la scorsa notte passata a girare nella Foresta Proibita, quando si era svegliato si era accorto di essere in netto ritardo e che in più i suoi compagni non l’avevano svegliato, ma si erano limitati a lasciargli un biglietto in cui dicevano di essersi presi la premura di non svegliarlo perché dormiva troppo bene, accollandosi inoltre la responsabilità di giustificarlo con i professori della prime ore che sicuramente lo avrebbero compreso.

Ramoso non sapeva averla stanotte la premura di non svegliarmi?! Si chiese irritato mentre correva lungo il corridoio del primo piano.

Mentre correva urtò con la spalla uno studente che giungeva da un corridoio laterale e che per poco non cadde a terra per l’urto. Rem si fermò per vedere quanti danni avesse fatto la sua corsa.

«Mi spiace, tutto ok?» chiese prima di accorgersi chi aveva urtato.

«Benissimo, Lupin… prima di incontrare te!»

Davanti al Grifondoro c’era un Severus con il suo solito colorito olivastro ed i capelli unticci che lo guardava biecamente. In breve gli si avvicinarono tre compagni del suo stesso anni, anch’essi Serpeverde.

«Scusa Piton, andavo di fretta: sono in ritardo per la colazione» fece lui cercando di ignorare la tensione che stava cominciando ad avvolgere l’aria.

«Oh! Il caro, piccolo Lupin è in ritardo! Prendi nota Wilshare: sarà la prima volta da quando è qui!» ridacchiò il Serpeverde «Ma visto che ci sei e che ormai sei in ritardo, perché non facciamo un bel discorsetto?» chiese sempre con quel ghigno maligno sul volto.

Remus parve titubante: conosceva tutto l’odio che Piton provava nei loro confronti, soprattutto verso James e Sirius e aveva la netta sensazione che quella chiacchierata si sarebbe trasformata in una specie di vendetta.

«Di che vuoi parlare?» chiese sulla difensiva.

«Di questo!» e con un cenno Piton diede ordine a due dei Serpeverde che erano con lui di afferrargli le braccia.

In poco Remus, nonostante la forza del Mannaro, si ritrovò in ginocchio; Severus gli era di fronte, nello sguardo una gioia perversa che gli fece venire i brividi: il Serpeverde stava per ottenere la sua vendetta.

Il pugno arrivò con tutta la sua forza, dritto nello stomaco proprio nel punto in cui ancora li doleva uno dei, fortunatamente pochi, lividi della precedente Luna. La testa gli girò all’improvviso e suo malgrado, sarebbe sbattuto a terra se a sorreggerlo non ci fossero stati i due grossi amici di Piton.

«Questo è per tutto ciò che i tuoi cari amici mi fanno sopportare ogni giorno!» gli urlò contro, quasi folle mentre gli mollava un altro pugno, stavolta diretto al volto.

Remus sentì l’abituale sapore metallico del ferro in bocca: con molta probabilità gli si era spaccato il labbro.

Fantastico rifletté stranamente distaccato a tutte le ferite che non mi sono procurato durante la trasformazione, sta pensando il caro Sev!

«Io vi odio! Vi odio!» ripeteva Piton, colpendo il corpo del mannaro con dei calci.

«Viscida serpe! Giù le mani dal nostro Lunastorta!» gridò una voce dal fondo del corridoio e in un attimo a sostenere il Mannaro non erano più due Serpeverdi, bensì Peter e Sirius, mentre James guardava con aria torva la combriccola a cui capo faceva Mocciosus.

«Codardo! Te la sai prendere solo con chi sai che non alzerebbe mai un dito su di te?!» gli urlò contro livido di rabbia.

«E in più eravate 4 contro uno…» continuò Sirius, mentre risollevava Rem «Siete la vera e propria feccia magica!»

I Serpeverde rimasero in silenzio, mentre Lupin rassicurava Minus sulle sue condizione e con gli occhi cercava di placare gli istinti omicidi di Potter e Black; quest’ultimo però scattò in avanti facendo fare un passo indietro agli avversari.

«Mocciosus, tu il conto ce l’hai in sospeso con me e con James… non ti azzardare mai più a toccare Remus, chiaro?»

«Altrimenti?» ebbe il coraggio di chiedere Piton.

«Beh, prenota già una camera al San Mungo!» controbatté Black, al limite.

Potter gli posò una mano sulla spalla, accogliendo, finalmente le mute richieste di Remus di bloccarlo.

«Vuoi saperla una cosa, Piton? La tua è tutta invidia!» disse serio come in pochissime altre occasioni.

I Serpeverde lo guardarono come se fosse impazzito.

«Invidia» ripeté sicuro quello «Perché voi non sarete mai puri e semplici come Remus, neanche se nasceste di nuovo! C’è qualcosa in lui che voi non avrete mai! E ha imparato cose lui, che voi non saprete, mai; portategli rispetto!» gridò e nessuno osò fiatare stavolta «Ora sparite: la vostra vista mi disgusta!»

I quattro ragazzi, nonostante fosse un duro colpo per il loro orgoglio, dovettero fuggire via: un James Potter così non l’avevano mai visto… e – dura da ammettere – faceva davvero paura.

Da parte sua Remus si sentì gonfiare il petto dall’orgoglio proprio come il giovane Potter quella notte; era come se tutte le ferite si fossero risanate in una sola volta, grazie al suo intervento.

«Stai bene?» chiese improvvisamente preoccupato.

«Ora sì…» rispose lui con un sorriso.

«Allora andiamo: ci aspetta la colazione!» gridò allegro Peter e tutti scoppiarono a ridere.

«Ah, James?» chiamò il Mannaro mentre scendevano le scale «Per quanto riguarda il discorso di stanotte… potrei anche dimenticare i cento motivi per essere James… a me ne basta uno: questo!»

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LO SPAZIO DELL’AUTRICE

 

Ennesima One-Shot che scrivo su questo fandom… Ma questa ha un importanza tutta sua! Perché è scritta per il compleanno (anche se la pubblico con un giorno di ritardo) della mia sorellina malandrina, MissProngs… e quindi chi poteva avere come protagonista se non James, in tutto il suo splendore???

Devo dire che quest’idea è nata in un modo del tutto particolare: infatti, uno di questo giorni, MissProngs mi ha davvero fatto la domanda che James porge a Remus nella storia, o meglio, mi ha chiesto in che cosa lei somiglia al caro Potter ed io (da perfetta Moony del gruppo), dopo qualche secondo di smarrimento, ho cominciato a fare tutto un elenco di aggettivi… Per questo quando la Felpato del gruppo mi ha detto che sarebbe stato carino allegare al regalo una ff scritta da me, mi si è accesa subito una lampadina… ululante XD

Questo è il – credo pessimo – risultato della mia genialità… Che ve ne pare??

Ringrazio in anticipo i temerari che la leggeranno e quelli ancora più coraggiosi che recensiranno o metteranno fra preferite/ricordate…

Un bacione a tutti… alla prossima (“a mai più!” nt d lettori)

 

La vostra Alchimista <3<3

 

 

 

   
 
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