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Autore: OnlyHope    18/04/2010    10 recensioni
Per Sanae tutto iniziava davanti ad una fermata d'autobus, quello stesso giorno Tsubasa partiva per il viaggio che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. E mentre Sanae cercava la sua strada in Giappone, Tsubasa inseguiva con caparbietà il suo sogno in Brasile. Ma anche questa è la storia di un ragazzo che ama incondizionatamente una ragazza. Perché questa è la storia di Tsubasa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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FLY AWAY (Butterfly reprise)

Capitolo 9

Sotto la pioggia










Il rumore della pioggia scrosciante, che cadendo batte ritmica sul tetto di plastica della pensilina nella fermata dell’autobus.
I fulmini che rischiarano l’aria, per poi esplodere nel fragore assordante che rimbomba nelle orecchie.
Sono bagnato da testa a piedi, anche Sanae al mio fianco sembra appena uscita dalla doccia.
E pensare che era già da un po’ che brontolava per via dei nuvoloni neri sopra le nostre teste, forse avrei dovuto darle retta e tornare indietro prima che ci si rovesciasse addosso il finimondo.
“Mi sa che avevi ragione tu, Sanae!” esclamo memore anche della nostra recente litigata.
Non mi va proprio d’indispettirla ancora, fosse anche solo per cretinate.
“Come mi sa?! Guarda in che stato siamo! E non accenna minimamente a smettere!” mi risponde ridendo mentre allungando un braccio, tende il palmo della mano oltre il nostro riparo.
Osservo le gocce d’acqua rincorrersi sulla sua mano aperta, poi il mio sguardo sale fino a raggiungere il suo corpo, messo in evidenza dagli indumenti bagnati.
Posso chiaramente distinguere le rotondità del suo petto, stretto nelle coppe chiare del reggiseno.
“Già…” mormoro quasi inconsciamente, continuando a fissarla in quel punto.
Sanae si volta a guardarmi e mi risveglio dal mio semi stato di trance.
Imbarazzatissimo per essermi fatto beccare a sbirciare, distolgo lo sguardo fissando un punto lontano all’orizzonte, mentre sento che sto arrossendo vistosamente.
Con la coda dell’occhio colgo la sua espressione perplessa poi il suo viso si abbassa per osservare la sua maglietta bagnata, terribilmente aderente.
Pochi istanti e le sue braccia s’incrociano velocemente sul petto.
Distolgo di nuovo completamente lo sguardo, sentendomi ancora più imbarazzato.
Un fulmine rischiara per un attimo il cielo poi il rombo del tuono, ancora più forte dei precedenti.
Sanae starnutisce rumorosamente ed è chiaro che, zuppi come siamo, rischieremo sicuramente di prenderci un malanno se non ci muoviamo da qui.
Calcolo velocemente dove ci convenga rifugiarci per asciugarci e aspettare che spiova.
Casa mia è abbastanza vicina, così propongo a Sanae di raggiungerla e prendendola per mano, dimentico dell’imbarazzo di poco prima, la trascino di nuovo sotto la pioggia, cercando di fare il prima possibile.
Corriamo alzando schizzi d’acqua dalle pozzanghere e percorriamo ogni scorciatoia mi venga in mente, soprattutto perché Sanae mi sembra piuttosto affaticata, oltre che completamente bagnata.
Quando raggiungiamo l’ingresso di casa mia, tiro un sospiro di sollievo mentre la mia ragazza respira affannosamente tenendo una mano sul petto.
Suono il campanello prolungatamente e attendo che ci vengano ad aprire.
Non ricevendo una risposta repentina, premo ancora il pulsante bianco insistentemente, mentre Sanae mi ricorda, rimproverandomi, che Daichi potrebbe dormire a quest’ora.
Ancora silenzio oltre la porta e ora le lamentele della mia ragazza sono tornate sull’assurdità della scelta di essere venuta a correre con me.
Spazientito dall’inutile attesa, mi ricordo che dovrei aver preso le chiavi di casa stamattina e mi metto a cercarle nelle tasche della tuta.
Quando le trovo, le faccio dondolare davanti al suo viso, che s’illumina di felicità.
Velocemente le infilo nella serratura e apro la porta.
Entro togliendomi rapidamente le scarpe con la punta dei piedi, mollandole sul pianerottolo sbadatamente e mi affaccio in cucina per vedere se ci sono messaggi di mia madre.
Quando abitavo ancora in Giappone, ne lasciava sempre attaccati al frigo, quando usciva senza avvertirmi.
Stacco un foglietto color caramello, indirizzato appunto a me, dall’elettrodomestico, spostando la calamita a forma di pallone e leggo il breve messaggio che mi avverte che la mamma e il mio fratellino sono da una zia e che non rientreranno prima di cena.
Appena letta l’ultima parola scritta sull’appunto, una sorta di fibrillazione prende a torturare piacevolmente il mio cuore, perché questo vuol dire che Sanae ed io saremo soli per tutto la giornata.
Soli con la casa tutta per noi.
Istantaneamente mi tornano in mente le supposizioni di Taro sulla cena saltata a casa della mia ragazza, solo qualche giorno fa e su quello che sarebbe potuto accadere.
“Tutto ok?” mi chiede Sanae appoggiandosi allo stipite della porta, la osservo per un attimo mentre stringe ancora le braccia sul petto, forse involontariamente.
“Sono fuori.” rispondo sorridendole e la invito ad andare di sopra, per cambiarci.
Mentre saliamo le scale, non riesco a non pensare che saremo soli per molto tempo e mi chiedo ripetutamente come ci si dovrebbe comportare in questi casi.
Sono innamorato di lei e fisicamente mi piace da morire, sono dati di fatto, ma ciò non basta a suggerirmi che pesci prendere.
Poi le braccia incrociate ancora sul seno, mi sembra possano essere un chiaro segnale da parte sua, o forse è stata davvero solo una casualità.
Sono confuso.
Entriamo in camera mia e Sanae si mette a gironzolare per la stanza, osservando attentamente ogni particolare, un po’ come se fosse la prima volta che ci entra.
La seguo con lo sguardo, i miei occhi si posano istintivamente sul suo sedere e sull’allacciatura del reggiseno, che spicca sulla sua schiena, sotto il cotone bianco della maglia.
Imbarazzato, apro rapidamente l’armadio e mi nascondo dietro all’anta, cercando così anche il cambio per entrambi.
Ma che diavolo mi prende?! Calmo, cerca di calmarti!
Afferro un paio di T-shirt e dei pantaloni e riemergo dal mobile cercando di recuperare un po’ di lucidità.
Quando incrocio il suo sguardo, sento però che sto vacillando ancora.
Sono troppo confuso se c’è lei, così capisco che mi ci vuole un attimo di riflessione tra me e me, per schiarirmi bene le idee e tornare a più miti consigli, visto che il mio cervello, e non solo, sembra essersi inspiegabilmente fissato su un certo punto.
“Aspettami, vado a prendere degli asciugamani!” esclamo sorridendo, facendo finta di niente e in meno di un secondo sono in corridoio e poi in bagno.
Mi tolgo la maglietta bagnata lanciandola in un angolo e mi appoggio al lavandino, sostenendo il mio peso con le braccia.
Mi guardo allo specchio per cercare un briciolo di sicurezza e decisione, che in questo frangente farebbero proprio al caso mio, ma nel riflesso vedo solo un ragazzino agitato, che respira affannosamente.
Che cosa dovrei fare ora?
Andare di là e…
Siamo seri, non so nemmeno da dove cominciare e poi chi mi dice che anche lei abbia i miei stessi desideri?
Si aspetta forse qualcosa da me? Ora?
Il discorso di Taro sull’invito di Sanae a casa sua non fa una piega, ma in fondo non è detto che sia necessariamente quello il senso della serata che aveva organizzato.
E se fosse stata solo una cenetta romantica e stop?
E se andassi di là e ci provassi, iniziando da dove, proprio non si sa e sbagliassi tutto?
Non voglio offenderla, non voglio che se la prenda ancora con me.
Come non voglio ferire la sua sensibilità, facendo cavolate in un frangente così delicato.
Non fare cazzate, Tsubasa!
Mi fisso allo specchio, come se stessi ammonendo un mio amico, cercando in tutti i modi di mettermi l’anima in pace.
Devo solo ignorare che ci sia l’occasione, lo spazio e i tempi giusti per farlo e comportarmi con lei come sempre, come il solito Tsubasa.
Afferro un asciugamano e inizio a strofinarmi i capelli bagnati, credendo di aver ritrovato almeno un briciolo di normalità, poi ne prendo un altro per Sanae e mi sbrigo a raggiungerla, visto che mi sta aspettando con ancora i vestiti zuppi addosso.
Entro di nuovo in camera mia e deciso a non voler assecondare i miei sensi ma la ragione, lancio l’asciugamano destinato a Sanae nella sua direzione.
Sorpresa, lo riceve in faccia con scarsi riflessi.
“Che grazia, Tsubasa! Mica sono un tuo compagno di squadra!” esclama imbronciata incominciando a passare la spugna sui capelli bagnati.
Rido allegro avvicinandomi instintivamente a lei.
“Hai ragione! Un mio compagno non sarebbe mai stato lento come te a correre!” rispondo divertito quando sono a un passo da Sanae, che mi osserva sbuffando da sotto l’asciugamano.
E qui la mia volontà vacilla ancora e il mio istinto la prevarica, anche se di poco, con un gesto di per sé semplice, ma che in questo momento, vale quanto un guinness dei primati.
Le tolgo la spugna dalle mani e prendo a massaggiarle le tempie e poi la nuca.
Con delicatezza, come se avessi tra le mani della porcellana antichissima e preziosa, che desideravo da tanto toccare con mano.
Chiude gli occhi e non riesco a distogliere lo sguardo dai lineamenti del suo viso.
Le ciglia lunghe e nere curvate perfettamente e la bocca morbida e rosa, protesa verso di me, come un invito sottinteso.
Deglutisco poggiando l’asciugamano intorno al suo collo, Sanae apre gli occhi piano, come se stesse svegliandosi ora da un sonno prolungato.
Ci fissiamo senza battere ciglia, per secondi così lunghi che posso sentirli scorrere intorno a me.
E il mio respiro riprende a essere irregolare, dopo che avevo tanto cercato di calmarlo.
Vorrei baciarla, come non ho mai desiderato e potrei anche farlo, non è qualcosa di sconosciuto che non ho mai affrontato.
Baciarla andrà più che bene, sì.
Ma poi…
Facendo forza incredibilmente su me stesso, mi ripeto che ho promesso che non avrei più fatto nulla di sbagliato con lei e che devo rimettermi alle decisioni prese in bagno, solo qualche minuto fa.
Distolgo lo sguardo fissando la finestra rigata dalla pioggia, che sferza rumorosa contro il vetro e deglutisco nel tentativo estremo di ignorare l’attrazione e l’eccitazione, che scorrono tra Sanae e me.
“Esco un attimo, così puoi metterti i vestiti asciutti…” mormoro con un filo di voce per mantenere i miei buoni propositi, ma quando incrocio di nuovo il suo sguardo, dubito di riuscire a essere credibile e coerente con quanto è appena uscito dalla mia bocca.
Sanae rimane in silenzio, qualcosa d’indefinito nei suoi occhi.
Con un gesto lento tira l’asciugamano ancora intorno al suo collo, facendolo scorrere di lato, poi me lo porge.
Prendo la spugna dalle sue mani con un gesto meccanico, non riuscendo a staccare i miei occhi dai suoi, attratto da quell’incognita nel suo sguardo.
Poi accade quello che non mi sarei mai e poi mai aspettato.
Le sue braccia s’incrociano sulla vita e con delicatezza le sue mani tirano i lembi della sua maglietta, che alzandosi, scopre man mano centimetri di pelle nuda.
Il ventre piatto e morbido, poi il reggiseno color pesca che costringe il seno rotondo in una bellissima morsa.
Rimango imbambolato a guardarla, dimenticando completamente nell’arco di pochi secondi, ogni dubbio, indecisione e contorto ragionamento, che hanno affollato la mia mente nell’ultima mezz’ora.
Continuo a fissare la curva dei seni che si alza e si abbassa per colpa del respiro irregolare e non mi ricordo di aver mai visto nulla di più attraente, di più bello.
Vorrei anche sentire oltre che vedere.
Mi faccio scudo con l’asciugamano, viziato da un ultimo briciolo di timidezza, come se avessi ancora bisogno di un pretesto per arrivare a lei, al suo corpo.
Esitante avvicino la spugna sotto il suo collo e la paura è solo un ricordo, ora che con decisione la lascio scivolare fino a raggiungere il suo seno.
Ed è bellissima ora che la sfioro, ora che sto per baciarla abbandonando per sempre la mia innocenza di ragazzino.
Quando le mie dita sfiorano i suoi capelli e la nuca, avverto la più potente elettricità mai sentita, attraversare come una scossa i miei polpastrelli per accendere poi tutto il mio corpo.
E il piacere del sapore della sua bocca ora so che è solo l’inizio del mio amore con lei.






Sanae è morbida.
Sanae è calda.
Sanae è come velluto accogliente.
Sanae profuma.
Sanae ha mille sapori.
Sanae è fatta per me.
Io sono fatto per lei.
Mi stringe, la stringo.
Mi muovo, si muove.
Contro, insieme e sopra di lei.
Sanae mi accoglie, mi perdo in lei.
E lei si fonde in me.
Niente separazioni, niente distanze.
Lei ed io.
Profumo di pioggia, di pelle, di lei.
I fianchi, il seno e il sapore della pioggia.
Gli occhi socchiusi, il sorriso di miele dalle labbra morbide e turgide, divorato dai baci che proprio non so smettere.
Sanae è amore.
Sanae ama me.
Ed io amo lei.
Con il cuore.
Fisicamente.
Incondizionatamente.






Una luce chiara filtra dalla finestra, il cinguettio degli uccelli ha preso il posto del rumore ripetuto della pioggia.
Mi stringo di più alle sue spalle, cingendo con più decisione intorno al suo seno, le sue braccia intrecciate alle mie.
Guardo il fascio di luce che si proietta sul soffitto, sorridendo inebetito, incredulo che questo pomeriggio sia già trascorso.
Stamattina dovevo semplicemente andare a correre con Sanae, stasera mi ritrovo ad aver passato la giornata con lei nel mio letto.
A fare l’amore.
Solo a pensarlo il mio sorriso si distende ulteriormente, non mi sembra ancora possibile che sia accaduto sul serio, che l’abbiamo fatto.
E rifatto un’altra volta.
Con un sospiro, chiudo gli occhi inspirando il suo profumo attraverso l’incavatura del suo collo.
Sanae ride, solleticata dal mio respiro sulla pelle, d’istinto le poso un bacio sonoro sulla guancia.
“Devo andare ora…” mormora poi voltandosi, allentando la mia presa le permetto di girarsi più facilmente verso di me.
Ha i capelli arruffati dalla pioggia e dalla permanenza prolungata a letto, ma non l’ho mai vista così bella come ora.
Mi sorride e le sue gote s’imporporano così armoniosamente con il suo viso, da farmi sentire la voglia di baciarla ancora.
“Di già?” chiedo scansandole i capelli da una spalla e portandoli sulla sua schiena, il lenzuolo appena appoggiato sul suo petto, mi permette di intravedere ancora la curva morbida del suo seno.
“Due ore fa andava bene un di già! E’ tardi davvero, tra un po’ tornerà tua madre e miei mi avranno già data per dispersa!”
“Uh…” non mi va proprio che se ne vada, ma in fondo ha ragione lei, a malincuore la devo lasciare andare.
Mi sorride prima di tirarsi su, un braccio a tenere fermo il lenzuolo sul torace prima di scorgere gli indumenti puliti e asciutti abbandonati sulla mia scrivania.
Fa per alzarsi, portandosi dietro le lenzuola, quando si volta verso di me, imbarazzata perché consapevole che in questo modo, finirà col lasciarmi a letto completamente nudo.
“Se vuoi te li prendo io…”
Sanae annuisce sorridendomi, ma quando faccio per alzarmi, sono colto dal suo stesso imbarazzo.
E mi viene proprio da sorridere, perché abbiamo passato il pomeriggio nudi, pelle a pelle, a letto e non è possibile che possiamo vergognarci di nuovo, arrivati al momento di rivestirci.  
Sanae ride divertita, probabilmente presa dallo stesso pensiero assurdo e un po’ ridicolo.
“Ci penso io!” esclama, piegandosi oltre il bordo del letto e risalendo con uno dei due asciugamani, abbandonati a terra, stretto in mano.
“Tieni!” e me lo passa con un sorriso incoraggiante, alzandomi, lo lego veloce sui fianchi.
Sanae piega le gambe, circondandole con le braccia e appoggia il mento alle ginocchia, mentre mi osserva prendere i vestiti dalla scrivania e inginocchiarmi a raccogliere la sua biancheria intima.
M’inchino davanti a lei per porgerle il fagotto d’indumenti, mi ringrazia con un altro bel sorriso e un bacio a fior di labbra, che mi fa maledire di nuovo lo scorrere del tempo che la costringe ad andarsene.
Girando intorno al letto mi distendo di nuovo al mio posto, per farla rivestire tranquillamente.
Sanae scivola fuori dalle lenzuola, posando i piedi nudi a terra e dandomi la schiena nuda.
Arrossendo, ma non per l’imbarazzo stavolta, seguo con lo sguardo la linea della colonna vertebrale che sale dalla rotondità dei suoi fianchi fino alle scapole sfiorate dai capelli scuri.
Quando le sue braccia si alzano, intravedo la curva del seno e non so cosa mi trattenga dal trascinarla di nuovo sotto di me.
Il pensiero di mia madre che entra in camera con in braccio Daichi proprio sul più bello, è sufficiente però a tenere a bada i miei istinti.
Prima che la sua meravigliosa schiena mi venga di nuovo celata dalla maglietta, non resisto comunque dallo sfiorarla con la punta delle dita, accarezzando poi un fianco con il dorso della mano.
Sanae si volta appena e mi sorride.
Bellissima…
Veloce mi rivesto anch’io, o meglio, m’infilo semplicemente i pantaloni asciutti e sono in piedi quando lei si volta, un po’ infagottata nei vestiti decisamente abbondanti.
Mette le mani in tasca e poi le allontana con i pugni chiusi dai fianchi, i pantaloni sono enormi e le coprono completamente i piedi.
Ride felice mentre finge di camminare come un pinguino, rido anch’io vedendola fare certe mosse buffe.
Mi avvicino a lei e inginocchiandomi, arrotolo un po’ di stoffa fino a scoprirle i polpacci leggermente dorati dall’abbronzatura estiva.
“Così va meglio no?” le chiedo alzandomi di nuovo e trovandomi così vicinissimo a lei.
“Perfetto!” esclama felice mettendosi sulle punte e poi circondando il mio collo con le braccia.
D’istinto le cingo la vita attirandola un po’ di più a me.
“Finisco di vestirmi e ti accompagno a casa…” mormoro sfiorando il suo naso con il mio, tentato di baciarla ancora.
Sanae arcua le sopracciglia poi inclina la testa leggermente, voltandosi verso il letto sfatto.
“Credo che sia meglio che tu rimanga qui a mettere in ordine e a occultare le prove!”
Non mi lascia il tempo di ribattere, confondendomi con un bacio.
Si separa dalle mie labbra con uno schiocco, mi prende per mano invitandomi a seguirla al piano di sotto e quando varchiamo la porta di camera mia, mi sembra proprio un’ingiustizia doverci separare.
La osservo in silenzio mentre si rimette le scarpe, poi le porgo il fagotto con i suoi vestiti umidi.
“Altre prove!” esclamo sorridendo, Sanae scoppia proprio a ridere divertita invece.
Apre la porta di casa ed esce sul pianerottolo, un raggio di sole rosso come il tramonto la illumina e a me sembra che sia appena uscita da un sogno.
“Allora a domani!” e mi saluta con un cenno della mano, poi il suo sorriso si distende dolcemente come a sottintendere ogni emozione provata in questo pomeriggio.
Faccio altrettanto, sempre senza accorgermene mentre sento che vorrei che rimanesse qui con me.
Perché sarà irripetibile questa giornata, perché chissà se avremo ancora modo di stare di nuovo insieme come oggi.
Ma non voglio rovinare il giorno in cui siamo diventati adulti insieme, con pensieri come questi.
Abbiamo fatto l’amore ed è semplicemente fantastico.
“Scappo!” esclama voltandosi e allontanandosi di qualche passo.
“Sanae!” la chiamo, costringendola a fermarsi poi la raggiungo e la sorprendo con l’ennesimo bacio.
“Vediamoci anche stasera…” sussurro vicinissimo alle sue labbra.
Sanae mi sorride e mi sembra di scorgere nei suoi occhi il riflesso dell’arcobaleno.










Come promesso eccomi qua!^^
Premetto che mi sento come i personaggi dello spot della Costa Crociere, se penso che domani si torna al lavoro… ^^’ Vabbè questa è una mia inutile divagazione. xD
Ringrazio come sempre i lettori silenziosi e ovviamente quelli che si fanno sentire.^^
Alla prossima settimana, OnlyHope
   
 
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