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Autore: Will Turner    27/04/2010    4 recensioni
Cosa succede quando una ragazza scopre la verità che rischia di distruggere la storia d'amore attesa da una vita? Da quando ha incontrato Max, Faith ha imparato a sognare: il suo tormentato passato sembra ormai superato per sempre, ma un tremendo segreto incombe su di lei senza lasciarle alcuna possibilità di fuga e mettendole davanti la scelta più difficile. Un racconto d'amore fatto di romanticismo, passioni, tormenti e lacrime che riuscirà a strappare anche qualche risata.
Aggiornamento periodico mensile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le Ragioni Del Cuore BN
RISPOSTA ALLE RECENSIONI

Stavolta inizierò dalla mia beta. Fantastica, come sempre, Mozzi84! Sono contento che ti sia piaciuto il biglietto di Max, significa che stavolta “abbiamo” fatto centro! Mi auguro davvero che tu lo trovi uno come lui, sei brava come il sole ;)
Nana_86, eccoti un nuovo capitolo che sono sicuro ti piacerà davvero tanto. Questa volta mi permetto di fare il modesto! Vai tranquilla sui commenti riguardo Max, ormai ne ha collezionati a bizzeffe e non credo che qualche complimento in più gli darà fastidio :D
Saty, ben felice che anche con questo capitolo ho saputo catturare il tuo parere super positivo! Il gioco ad occhi chiusi lo trovo molto affascinante e sembra che ti permetta di percepire meglio ogni sensazione. Non che io l'abbia provato, però... Però... :D

Ringrazio anche Akane25, che probabilmente è stata rinchiusa dentro ad una botte e lanciata in mare da un gruppetto di pirati, dato che questa volta non mi ha neppure mandato una cartolina.... Sto scherzando, ovviamente!!
Anche Chiarascimmia, comunque, dev'essere stata rinchiusa da qualche parte... At voi tant ben!

Visto che ancora non l'ho fatto, voglio approfittarne per ringraziare tutte le persone che hanno inserito la mia storia tra le loro preferite e seguite. Grazie di cuore!

Nel corso del capitolo “Un'amara scoperta” troverete due canzoni che vi suggerisco di ascoltare durante la lettura. La prima è “I could not ask for more” di Edwin McCain; la seconda è “Home” di Michael Bublé. Spero siano di vostro gradimento!

11. U N'AMARA SCOPERTA

    Un sabato pomeriggio di aprile, Faith decise di tornare in carcere per far visita a suo padre.
    Ormai rimandare non aveva più senso. Era passato troppo tempo e la curiosità di sapere perché fosse finito in un posto simile era aumentata fino a diventare una vera e propria ossessione.
    Max si era offerto di accompagnarla, ma lei aveva preferito andare da sola: voleva concentrarsi pienamente sulla situazione e con il suo ragazzo intorno non sarebbe riuscita a farlo. Talmente ne era innamorata, avrebbe rappresentato la sua più bella distrazione.
    Gli aveva soffiato un bacio con la mano mentre lui la osservava uscire dal vialetto di casa a bordo della sua auto e il suo sguardo le aveva trasmesso tutto il coraggio di cui avrebbe avuto bisogno.
    Malgrado fosse una giornata di sole, il carcere manteneva il suo solito aspetto austero, freddo e anonimo, tanto da indurla a chiedersi cosa la costringesse ad entrarci.
    Appena varcò la soglia le si avvicinò un inserviente di mezz'età.
- Buon pomeriggio, signorina. Con chi desidera parlare?-
- Brian Harrington, per favore.-
- Allora si accomodi pure nella sala a sinistra. Potrà parlare con lui tra pochi minuti.-
    Faith annuì e lo ringraziò, seguendo le sue indicazioni.
    La grande stanza appariva squallida ed appena illuminata dai coni di luce che filtravano dalle piccole finestrelle quadrate dotate di sbarre vicine al soffitto. Inoltre si respirava un insopportabile odore di fumo che si amalgamava all'aroma del caffè preparato dalla macchinetta automatica, sistemata in un angolo a fianco del distributore di bibite in lattine.
    C'erano diverse persone che parlavano a tavolino con i carcerati e un leggero brusio rompeva un continuo e incombente silenzio.
    Passarono un paio di minuti prima che Faith vedesse comparire suo padre sulla soglia della porta della stanza.
- Faith!- La salutò, sorpreso - Non mi aspettavo di vederti.-
    La ragazza tentennò un poco prima di parlare.
- Io... non so nemmeno perché sono qui.-
- Però ci sei- La incalzò suo padre - ed io sono molto contento di vederti.-
- Io invece no.- Ribatté Faith - Nonostante sia qui non sono contenta di esserci.-
    Brian comprese cosa gli stava dicendo e, imbarazzato, fece correre lo sguardo sulle persone intorno a loro.
- Ti sei comportato male, papà. Nei miei confronti, specialmente. Questo è giusto che tu lo sappia.-
- Tua madre mi tradiva. Ha tradito tutti noi.-
- Smettila!- Faith si alzò di scatto, ma tornò a sedersi quando si rese conto di essersi attirata l'attenzione di tutti - Smetti di dare le colpe alla mamma.- Sibilò - Proprio non vuoi prenderti le tue responsabilità!-
- Faith, non è così facile come puoi pensare.-
    Faith sbuffò e si lasciò andare sulla sedia, con le braccia conserte.
- E come la posso pensare, papà? Spiegamelo, perché non riesco a capirlo.-
- Il fatto che me ne sia andato non significa che mi sia dimenticato di te.- Rispose Brian allungando una mano sul tavolo per tentare di accarezzare Faith - Sei la persona che occupa tutti i pensieri della mia mente quando non penso a ciò che ho fatto in passato per finire qui dentro, Faith. Darei tutto quel poco che ho per riconquistare il tuo rispetto e per fare in modo che tu possa tornare ad essere orgogliosa di me.-
    Una lacrima disegnò una sottile striscia argentata sul viso di Faith.
- E allora perché? Dimmi perché sei finito in galera.- Lo supplicò afferrando entrambe le sue mani.
Brian abbassò lo sguardo e le sue labbra si contrassero in un sorriso stanco e pieno di amarezza.
- Quando tua madre uscì dalla nostra vita cominciai a bere e finii per perdere il lavoro. Diventavo sempre più pericoloso ogni giorno che passava, finché la zia Becky riuscì a convincermi ad entrare in un centro di disintossicazione. Dapprima non ne volevo sapere, ma una mattina capii per quale motivo avrei dovuto iniziare la cura. E quel motivo eri tu, Faith. Il tuo sguardo che non aveva bisogno di essere spiegato, il tuo sorriso che iniziava a spegnersi quando sapevi che ti stavo guardando. Compresi che ti stavo già facendo del male. Se fossi rimasto avrei distrutto la tua vita più di quanto non avessi già fatto.-
    Faith lo ascoltava con attenzione e con gli occhi lucidi chiedendosi se suo padre fosse davvero cambiato, ma si ricordò che, se si trovava in carcere, doveva aver compiuto qualcosa di veramente grave.
    Brian sospirò.
- Faith, ho ucciso una persona tanto tempo fa.-
    La ragazza sgranò gli occhi portandosi d'istinto una mano davanti alla bocca.
- Ma ti assicuro che è stato soltanto un terribile incidente.-
- Non è mai un incidente, papà! Oh mio Dio, cos'hai fatto? COS'HAI FATTO?!- Faith era sconvolta e si sforzava di convincersi di aver frainteso tutto.
- Faith, ascoltami per favore. Ascoltami.- La implorò lui.
    La ragazza si alzò in piedi e fece per andarsene.
- Faith, tesoro! Ti giuro che se potessi tornare indietro...-
- Non si torna indietro, papà. Rassegnati. Questa è la vita.- Disse con un'alzata di spalle fermandosi sulla  soglia senza voltarsi - E, in quanto a me - Continuò - ho fatto a meno del tuo amore per molto tempo. Posso farlo ancora.-
- Faith...- Sussurrò suo padre mentre la vedeva sparire oltre la porta.

    Il cielo era diventato rosso e Faith si soffermò qualche minuto ad osservare alcune nuvole blu rincorrersi fino ad unirsi a formare il profilo di un castello.
    Sorrise, triste.
    Quello lassù doveva essere davvero un mondo fantastico, pensò.
    Un mondo che non aveva mai visitato. Una zona neutrale dove non esisteva il bene perché non esisteva il male.
    Un mondo dove le persone si amano e vivono di sentimenti che non hanno bisogno di essere spiegati.
    Un mondo lontano da lei milioni di anni luce.
- Perché è una cosa orribile il solo credere di non amare più mio padre.- Disse tra sé.

Edwin McCain “I could not ask for more”
    Faith tornò a casa poco prima delle sei ed entrando in cucina chiese a zia Becky dove si trovasse il suo ragazzo.
- Mi ha detto che avrebbe fatto una passeggiata sulla spiaggia.- Le rispose - Com'è andata con tuo padre?-
    La ragazza la guardò un istante negli occhi prima di esprimersi.
- Mi credi se ti dico che non lo so?-
    Zia Becky poggiò una pila di piatti sulla tavola e si asciugò le mani nel grembiule.
- Ti credo.- Annuì - Max ti sta aspettando.-
- Vado.- Sospirò piegando leggermente la testa di lato.
    Il sole arancione stava tramontando per lasciare il posto ad una fresca serata che stendeva pigramente un velo viola e bluastro punteggiato da decine di stelle.
    Vicino al bagnasciuga colorato d'oro alcune starne si posavano sulle massicce travi di legno del pontile per poi volare via, spaventate dall'infrangersi delle onde, mentre le foglie affusolate delle palme vibravano leggere al soffio del vento che spirava da nord-est.
    Max era seduto sulla sabbia accanto ad un piccolo falò, intento ad ammirare l'oceano e la ricca varietà di colori che rispecchiava.
- Ehi, straniero.- Lo richiamò Faith - Ha per caso visto passare di qua un ragazzo piuttosto attraente, dallo sguardo tipico di un attore e dalla voce incredibilmente calda?-
    Max si voltò a guardarla e, con un indice, le indicò un punto non ben definito oltre gli scogli.
- Non che io sia attratto da questi particolari quando incontro una persona di sesso maschile, ma credo che chiunque lei stia cercando sia andato in quella direzione.-
    Faith lo fissò negli occhi e avvertì un brivido partire da sotto la nuca.
- Pazienza.- Sospirò accomodandosi al suo fianco - Vorrà dire che lo aspetterò qui. Non le dispiace, vero?-
- Tantissimo, invece.- Rispose lui serio chiudendo gli occhi ed avvicinandosi per baciarla. Il vento tiepido soffiò i capelli di Faith sul suo viso.
    Faith posò le mani sulle sue guance per impedirgli di allontanarsi.
- Capito.- Disse riprendendo a baciarlo - Forse è meglio che vada a cercarlo.-
- Già, lo penso anch'io.-
    Bacio.
- Smetta di baciarmi, allora.-
    Bacio.
- E' lei, signorina, che non mi lascia andare-
    Bacio.
- Mi scusi, ma i suoi baci hanno un buon sapore.-
    Max scoppiò a ridere.
- Sei una brava attrice, sai?-
- Grazie.- Fece lei posando la testa sulla sua spalla.
- Sei riuscita a parlare con tuo padre?- Le chiese.
- Si, ma... non mi va di discuterne. Almeno per ora. Scusa.-
- Stai tranquilla.- La confortò Max.
    Le passò un braccio attorno alle spalle e restarono a lungo a fissare in silenzio il fuoco che scoppiettava rilasciando nell'aria innumerevoli  faville arancioni.
- Il fuoco ha sempre avuto quello strano potere di rendere tutto più... magico.- Osservò Faith.
- Dobbiamo esserne grati a Prometeo.- Affermò Max. Lei gli lanciò uno sguardo interrogativo.
- Secondo la mitologia greca - Iniziò a spiegare il ragazzo - il Dio Vulcano offrì Pandora in sposa al gigante Prometeo.-
- Pandora non è la ragazza del famoso vaso?- Lo interruppe Faith.
- Esatto. Ma Prometeo, sapendo a cosa andava incontro, rifiutò l'offerta e il Dio Vulcano la offrì quindi al fratello Epimeteo che, essendo molto meno scaltro, accettò senza pensarci. Fu lui, infatti, ad aprire il vaso, non Pandora, come tutti credono.-
- Ma questo cos'ha a che fare con il fuoco?-
- Gli Dei dell'Olimpo decisero di non punirlo per aver aperto il vaso. Anzi, gli affidarono un incarico ben più gravoso: distribuire le facoltà naturali a tutti gli esseri viventi con lo scopo di assicurarne la sopravvivenza. Ma lui le sparse distrattamente per la terra e, quando venne il turno dell'uomo, Epimeteo non aveva più nulla da donargli. Così suo fratello Prometeo tentò di riparare il danno rubando il fuoco agli Dei ed offrendolo agli uomini, insieme al sapere tecnico, all'intelligenza ed alla cultura. Naturalmente tutte queste virtù venivano considerate cause e stimoli di ogni progresso, così, per il suo gesto, il gigante fu incatenato ad una roccia sul Càucaso, dove un'aquila divorava il suo fegato ogni giorno. Divenne il simbolo dell'eterna sfida dell'uomo alle divinità.-
    Faith rimase sbigottita.
- Non mi sembra giusto: ad Epimeteo è stata concessa una seconda opportunità.-
- Epimeteo era uno stupido che non si preoccupava delle conseguenze delle sue azioni. Prometeo era più prevenuto e già lo diceva il suo nome. Ma l'affetto che provava verso il fratello era più potente di qualsiasi cosa, tanto da volerlo proteggere dall'ira degli Dei. Venne punito proprio perché sapeva bene cosa avrebbe scatenato rubando loro il fuoco.-
- E tu da quando ti interessi di mitologia greca?- Gli domandò Faith divertita.
- Mia madre era insegnante di letteratura e tra i suoi argomenti rientrava anche la mitologia. Quando ero piccolo mi piaceva ascoltare questo genere di storie. Avevano qualcosa di romantico e leggendario che mi ha sempre affascinato.- Spiegò Max.
    Lei gli passò le dita tra i capelli spettinandolo.
- Tua madre si meriterebbe un premio.-
    Max le lanciò un'occhiata torva.
- Perché?-
- Perché sei un secchione.-
    Lui rise sarcastico.
- E perché, insieme a tuo padre, ha cresciuto un figlio perfetto.- Aggiunse la ragazza.
- Non mi pare.- Si schernì.
- Si, invece. Ed io ci credo davvero.-
    Max la baciò teneramente per qualche secondo e poi si staccò improvvisamente da lei passandosi una mano sulle labbra e guardando nella direzione opposta.
- Che c'è?- Domandò Faith perplessa.
- Guarda alle tue spalle. Sta arrivando il tuo ragazzo. Quello che cercavi poco fa.-
    D'istinto, Faith si voltò un istante, ma comprese immediatamente di essere caduta in pieno nel tranello di Max.
- Brutto imbroglione!- Esclamò dandogli una leggera gomitata.
- AHI!- Gemette lui fingendo di provare dolore.
- Dovresti rinnovare l'abbonamento alla palestra perché non mi va di essere fidanzata con un ragazzo di cristallo.- Scherzò lei.
- Che spirito! Se vuoi ti presento un mio amico, un certo vampiro...-
- C'è il rischio che diventi la sua cena.- Realizzò Faith, più divertita che preoccupata.
- Però i vampiri sono tutti bellissimi e fortissimi.-
- Beh, se poco fa non ti ho fatto male, perché avere un vampiro quando posso avere te? Bellissimo e fortissimo.-
    Max ci pensò un po'.
- Sono d'accordo... fammi sentire che sapore hai!- Esclamò baciandole l'incavo del collo.
    Il suono allegro delle loro risate saliva in cielo accompagnato dalle ultime scintille del fuoco che si spegneva lentamente, mentre l'orizzonte si tingeva di blu e nell'aria si respirava il profumo salmastro dell'oceano Pacifico.

    Erano da poco passate le due di notte quando Faith si svegliò di soprassalto con la fronte imperlata di sudore.
    Pioveva abbondantemente da un'ora e la sua stanza veniva ripetutamente rischiarata dai lampi cinerei.
    L'incontro del pomeriggio con suo padre l'aveva profondamente scossa, più di quanto credesse, e tentava inutilmente di cacciare dalla sua testa quelle inquietanti parole che gli aveva sentito dire “HO UCCISO UNA PERSONA”.
    Sapeva che Brian aveva deciso di farsi aiutare in un centro di disintossicazione, ma era completamente all'oscuro del fatto che avesse commesso un reato così grave da finire in carcere.
    Cercò invano di distrarsi osservando le ombre degli alberi del giardino danzare sulla parete, agitati dal vento, ma non funzionò e decise di andare in cucina per prepararsi un the caldo.
    Max dormiva nella stanza a fianco alla sua e le avrebbe fatto piacere se le avesse tenuto compagnia per un po', però ritenne più corretto non svegliarlo. Lavorava intensamente tutta la settimana e affrontava ore di aereo per poterla vedere anche solo per un paio di giorni.
    Da tempo Faith meditava di sistemare un letto a due piazze, ma le dimensioni della sua stanza non glielo permettevano. Inoltre si trattava della casa di sua zia e, nonostante vivesse con lei da molti anni, non voleva imporsi più di tanto.
    Un giorno, quando sarebbe andata a vivere per conto suo, avrebbe fatto ciò che più desiderava.
    Non che zia Becky fosse contraria, lei stessa aveva proposto a Faith di acquistare un letto matrimoniale, ma si trattava del principio, e la ragazza intendeva rispettarlo.
    Si ricordava ancora bene della prima volta che parlò a Max di questa cosa.

Michael Bublé “Home”
    La notte di Capodanno, di ritorno dalla festa sulla spiaggia, ancora prima di entrare in casa, Max aveva iniziato a baciarla appassionatamente davanti all'ingresso sotto il porticato.
- A cosa devo questo bacio?- Gli chiese.
- Beh, sopra a questa porta è appeso un rametto di vischio. E a me piace rispettare le tradizioni.-     Spiegò lui.
- Allora preparati perché dentro casa ci sarà un rametto appeso sopra ad ogni porta. Spero che non ti dia fastidio, ma zia Becky lo ha sistemato anche sopra l'ingresso della tua stanza.-
    Max la guardò perplesso.
- La mia stanza?- Chiese.
- Sì, la tua stanza.- Ripeté lei con maggior enfasi intuendo dove lui intendesse arrivare - Ma se vuoi posso toglierlo immediatamente!- Esclamò voltandosi per infilare la chiave nella serratura.
- Ma... la mia stanza non è la tua?- Sussurrò. Si avvicinò all'orecchio sinistro di Faith per poi baciarla sul collo. Faith rise e si voltò verso di lui.
- Purtroppo le stanze da letto non sono molto grandi in questa casa.-
    Max la baciò di nuovo sulle labbra, lentamente e con gli occhi chiusi, per tentare di sedurla.
- Ti prometto che non russerò, non darò calci e non canterò nel sonno.-
La guardò facendo gli occhi dolci.
- È pressoché inutile che cerchi di incantarmi con quello sguardo, Max.-
    Il ragazzo assunse l'espressione imbronciata dei bambini.
- Anche se volessi non ci sarebbe abbastanza spazio per tutti e due. I letti sono da una piazza e inoltre - Spiegò scostandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio - Non voglio cambiare niente in casa di mia zia. È una questione di principio.-
- D'accordo.- Concluse Max ricomponendosi con le mani nelle tasche dei jeans.
- D'accordo?- Ripeté lei analizzando la sua espressione.
- Sì. Se questa è la tua decisione, io intendo rispettarla.-
- Tu non sei di questo mondo.- Elaborò Faith scuotendo la testa.
- Che vuoi dire?-
- Sei così... perfetto. Un romantico. Un gentiluomo che proviene da un'altra epoca.-
- Non è colpa mia.- Spiegò stringendosi nelle spalle - È che mi disegnano così.-
    Faith scoppiò in una risata portandosi successivamente una mano davanti alla bocca.
- Sveglieremo zia Becky se continuerai a fare lo stupido.- Lo rimproverò bonariamente.
    Girò la chiave nella toppa e, con un rumore metallico, la porta si aprì.
- Potremmo stringerci forte nel letto.- Suggerì ancora Max.
- OK, ma non farci l'abitudine.- Lo stuzzicò.

    Il fischio della teiera riportò Faith al presente. Stava sorridendo.
    Per qualche minuto non aveva pensato a suo padre.
    Si versò un po' di the in una grande tazza da portarsi in camera chiedendosi se zia Becky fosse a conoscenza del fatto che aveva coinvolto Brian. In fondo si trattava di suo fratello e proprio per questo avrebbe dovuto difenderlo a spada tratta nonostante avesse cacciato sua madre da casa.     Eppure, per un qualche motivo, non l'aveva fatto.
    Tuttavia si ricordò che lei non ne aveva più voluto sapere da quando era andato a disintossicarsi. L'ultima discussione che avevano avuto era finita con uno schiaffo da parte di suo padre e ci mancò poco che zia Becky lo denunciasse. Non lo fece perché capì che era sotto l'effetto dell'alcol.
- Non ne parlerò con nessuno, almeno finché non saprò tutta la verità. - Affermò a voce alta, quasi a volersi convincere meglio.
    Ma non sapeva che, così facendo, avrebbe dato origine a seri problemi.

    Il temporale cessò, ma si poteva ancora udire il rombo violento dei tuoni diminuire d'intensità man mano che si allontanava.
    Quando Faith terminò il suo the si alzò dal letto e dalla libreria sfilò un volume con una spessa copertina rosa: si trattava dell'album di fotografie che lei tanto amava sfogliare quando non riusciva ad addormentarsi o quando voleva scappare dalle decisioni difficili che le si presentavano. O ancora quando provava semplicemente nostalgia delle persone che desiderava vicine, ma che non poteva avere.
    Ogni volta che lo sfogliava le tornavano alla mente milioni di ricordi.
    I suoi compleanni passati, le feste di Natale e quelle di Ringraziamento. Quelli erano momenti in cui si sentiva bene e la spensieratezza dell'infanzia ignorava ogni tipo di problema.
    La maggior parte delle fotografie la ritraevano con sua madre.
    Si domandava spesso dove fosse e, soprattutto, perché non fosse mai tornata a cercarla.
    Le voleva bene nonostante se ne fosse andata? Pensava a lei qualche volta?
    Le risultava impossibile darsi delle risposte. E nel contempo le sembrava impossibile che avesse cercato la compagnia di un uomo che non era suo padre. Non c'era niente che la faceva sospettare di un suo tradimento.
    Ma di una cosa era certa. In quei primi anni della sua vita, Faith aveva ricevuto tutte le attenzioni possibili che una madre potesse offrire al proprio figlio, e di questo ne andava fiera.
    Zia Becky le diceva sempre che non esistono al mondo sentimenti più forti dell'amore che lega una madre ai propri figli.
    Quello è un amore completo, puro ed eterno, che nessuno può distruggere o sostituire.
    La mamma è quella persona che ci conosce meglio di chiunque altro. Quella persona che ci aiuta a rialzarci quando cadiamo e che ci rimprovera all'occorrenza. È quella persona che ci asciuga le lacrime quando siamo tristi e che ci consola quando la vita ci dà le delusioni. È quella persona che ci ascolta e ci consiglia, perché lei vorrebbe sempre il meglio per noi.
    E, in cambio di tutto questo, non pretende soldi, fiori o regali. Desidera soltanto il nostro affetto.
    La zia le ripeteva queste parole come una filastrocca e, grazie a lei, Faith poteva sentirsi un po' più vicina a sua madre.
  
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