Phoenix’s flames
“E fu guardando quel fagottino dai
capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.
Capitolo 4: Paura
Lily si
svegliò quella mattina di ottobre avvolta dalle braccia di James, quella notte
erano stati di pattuglia a Diagon Alley e come ogni volta che i due avevano il
turno notturno, il ragazzo si era fermato a dormire a Faulkbourne Hall. Lily
osservò la sua faccia beata, sorrise appena accoccolandosi meglio
nell’abbraccio del ragazzo, lo sentì mugolare qualcosa, voltò la testa, ma il
ragazzo sembrava ancora addormentato. Lei lo stava ancora guardando con un
sorriso stampato in volto quando James aprì gli occhi.
“È
bellissimo…” disse lui con voce un po’ impastata.
“Cosa?”
“Svegliarsi
nella luce del tuo sorriso…”
“Quanto ci
hai pensato per dire questa frase?”
“Ok,
beccato non è del tutto spontanea ma è ciò che rende meglio l’idea di come mi
sento quando ti ho qui con me…” disse stringendola un po’ di più.
Lei
ridacchiò dandogli un leggero bacio sul naso. Lui sorrise accarezzandole la
guancia.
“Dio
ringrazi il sabato…” mormorò lui prima di baciarla, la sentì ridacchiare sulle
sue labbra.
“Che c’è?”
“C’è che è domenica,
James…”
Quando
decisero che era meglio alzarsi, il maniero appariva vuoto e silenzioso,
arrivati in cucina trovarono un biglietto di Enif.
“Sono andata a prendere il regalo
per Sirius, poi sono di pattuglia…
Ci vediamo questo pomeriggio…
Fate i bravi!
Enif “
“Troppo
tardi per fare i bravi, oserei dire…” disse James che aveva letto il biglietto
da sopra la spalla di Lily.
“Già…”
annuì lei maliziosa. Il ragazzo la prese per la vita facendola voltare,
baciandola lentamente.
“Non
dovremmo fare i bravi?” chiese divertita lei.
“Ti ricordo
che sono un Malandrino.” Sorrise malizioso Prongs catturando di nuovo le sue
labbra.
▀■▪■▀
Enif entrò
nell’ennesimo negozio, non aveva la più pallida idea di cosa comprare a Sirius,
aveva provato a chiedere consiglio a James ma quando lui le aveva risposto un
collare antipulci, aveva capito che doveva arrangiarsi.
Esasperata
la ragazza si lasciò Diagon Alley alle spalle, decisa ad andare a cercare
qualcosa nel mondo Babbano, quando, immersa nei suoi pensieri andò a sbattere
su una persona.
“Mi
perdoni, non l’aveva vista!” si scusò in fretta prima di alzare lo sguardo e
rimanere senza fiato: la persona su cui si era schiantata era Rabastan
Lastrange, che avvolto nel suo mantello stava entrando al Paiolo Magico.
“Icecrow è
da tanto che non ti si vede…”
“Già
Lastrange…” avrebbe voluto prendere la bacchetta e puntargliela alla gola,
Rabastan era uno di quelli che era chiaro come l’aria che fossero Mangiamorte
ma per il loro lignaggio erano pressoché intoccabili se non colti sul
fatto. La ragazza fece per andarsene, ma
Rabastan la trattenne per un braccio.
“Si dice
che tuo padre se la sia squagliata tra i monti del Galles per paura…”
“Si dice
anche che tu sia un Mangiamorte…” sibilò Enif toccata sul vivo, nessuno poteva
insultare suo padre.
“Allora non
dovresti giocare con il fuoco…” ghignò lui.
Enif
strattonò il braccio liberandolo dalla presa dell’uomo.
“Resterei
qui a chiacchierare ma ora devo andare, alla prossima Rabastan…” disse con una
cortesia talmente falsa da essere tagliente.
“Sì, alla
prossima Icecrow…” le disse mentre lei si allontanava velocemente tra le strade
Babbane.
Dopo
l’incontro, o meglio, lo scontro con Rabastan, Enif aveva vagato nelle strade Babbane
più affollate, attenta a non essere seguita.
Ad un
tratto la vetrina di un negozio di motociclette attirò la sua attenzione: una
giacca di pelle vi stava esposta, sotto di lei la scritta personalizzazioni. La
ragazza sorrise entrando nel negozio.
Ne uscì
quasi un’ora dopo, stringendo raggiante quello che sapeva essere un regalo che
Sirius avrebbe davvero apprezzato, così persa nei suoi pensieri, cercò un
vicolo da cui smaterializzarsi.
Era appena
entrata in un vicolo buio quando una voce la fece sobbalzare.
“Pensavo
che l’avvertimento di Capodanno fosse bastato agli Icecrow…” si voltò estraendo
la bacchetta, nonostante la maschera scheletrica in volto, Enif aveva
riconosciuto la voce di Rabastan.
Fu un
attimo, la maledizione di lui la sfiorò di poco mentre Enif si lanciava dietro
ad un bidone, il pacco che aveva in mano cadde in mezzo al vicolo.
“Pensavo
gli Icecrow fossero nobili e non si nascondessero dietro ai bidoni dell’immondizia,
ma forse frequentare Babbani vi ha reso immondizia come loro…”
“Conosci la
nostra storia? Siamo nati per proteggere i Babbani…” disse in tutta risposta
lei, orgogliosa, guardandosi attorno alla ricerca di una via di fuga.
“Proteggere
i Babbani, non farmi ridere!” con un rapido colpo di bacchetta fece saltare il
bidone, Enif rotolò un paio di metri, rialzandosi e puntando contro Rabastan la
bacchetta.
“Che cosa
vuoi?” chiese “Vuoi uccidermi?”
“Sarebbe
uno spreco…” rispose lui gelido.
“Cosa
vuoi?”
“Hai paura
Icecrow? Perché non mi uccidi?”
“Io non
sono un’assassina come voi…” indietreggiò un paio di metri, quando si rese
conto con orrore di essersi lanciata in un vicolo cieco.
Rabastan
sbuffò “Siete solo dei codardi… Expelliarmus!”
“Protego! Stupeficium!” Lui schivò abilmente.
“Abile
ragazzina ma non abbastanza… Stupeficium!”
“Protego!”
“Impedimenta!” questa volta la fattura
colpì Enif, si sentì bloccata, come se tutti i suoi sensi fossero rallentati,
troppo lenti per reagire, troppo lenti per scappare… puntò la bacchetta su
Rabastan la punta si illuminò di rosso ma l’effetto dell’incantesimo di
Rabastan la ostacolava.
“Expelliarmus…” disse annoiato lui, la
bacchetta di lei le scivolò di mano nel
momento in cui l’incantesimo della ragazza sarebbe finalmente partito.
Rabastan
sorrise mentre si avvicinava, Enif tentò di allontanarsi ma spalle al muro,
disarmata e con quell’incantesimo che le impediva di muoversi come voleva la
cosa risultava piuttosto complicata.
Rabastan si
inginocchiò davanti a lei, prendendole il volto tra le mani.
“Proprio un
vero peccato che gli Icecrow abbiano scelto la parte sbagliata…”
Enif lo
guardò con fierezza, non era un’ottima duellante ma senza dubbio non si sarebbe
fatta uccidere con la paura impressa sul suo volto, non gli avrebbe dato quella
soddisfazione.
“Stupida
proprio come un Grifondoro…” commentò lui, mentre senza un attimo di esitazione
le sferrava un pugno sul volto, Enif ingoiò il suo sangue imponendosi di non
gemere o gridare. Rabastan si alzò in piedi sovrastandola.
“Neanche un
lamento, onorevole… voglio proprio vedere quanto resisti a questo… Crucio…”
▀■▪■▀
Sirius si
smaterializzò a Faulkbourne Hall, cogliendo James e Lily abbracciati sul
divano.
“Ricomponetevi
per Diana!”
“Sir, che
ci fai qui?”
“Sono
venuto a prendere Enif… a mezzogiorno dobbiamo essere all’incrocio di Shaftesbury
Ave subito fuori Diagon Alley per dare il cambio a Benji e Remus… “
Lily e
James si guardarono non capendo.
“Enif è
andata a fare alcune commissioni per poi andare alla ronda…”
“Strano mi
aveva detto che mi avvertiva se non aveva ancora finito… perciò credevo…” la
voce si Sirius si spense tremolante.
“Beh… vado
a Londra… magari è già lì ed ho capito male io…”
Lily si
alzò in piedi mettendosi apposto il maglione.
“Se vuoi
vengo anch’io…” disse dissimulando la preoccupazione, mentre anche James si
rialzava.
Stavano per
uscire in fretta e furia quando un rospo argentato apparve davanti a loro.
“E’ il
Patronus di Benji!” esclamò sorpresa Lily sentendo l’apparizione parlare con la
voce del pozionista.
“Sirius,
vieni nel vicolo dietro al negozio di vestiti a Tower Street, hanno attaccato
Enif”
Il ragazzo
sentì il cuore fermarsi, Lily lo strattonò per un braccio.
“Non c’è
tempo per restare shockati!” disse agitata “Andiamo!”
▀■▪■▀
Remus e
Benji camminavano nella Londra babbana appena usciti dal Paiolo Magico. La
pattuglia era stata abbastanza tranquilla, non c’erano stati attacchi ne
irruzioni dei Mangiamorte o almeno non Mangiamorte vestiti come tali, fino a
poco prima avevano pedinato Rabastan Lastrange lunga tutta Knockturn Alley per
poi vederlo smaterializzarsi all’improvviso.
“Forse era
solo in giro a fare spese…” disse per tranquillizzarsi Benji grattandosi la
barba rossa.
“Può
darsi…” rispose in automatico Remus mentre raggiungevano Shaftesbury Ave con un
quarto d’ora di anticipo.
Il ragazzo
si guardò distrattamente attorno, ad una prima occhiata gli sembrò tutto
normale, ma poi qualcosa attirò la sua attenzione: una donna stava correndo da
quella parte o meglio stava raggiungendo un poliziotto fermo all’angolo lì
accanto.
“Signor
agente! Signor agente!” L’uomo la guardò.
“Mi dica
signora…”
“Lì nel
vicolo a Tower Street c’è una ragazza, sta gridando… sembra abbia un attacco
epilettico o qualcosa di simile… ma l’uomo davanti a lei mi inquietava…
sembrava avesse un costume di Halloween addosso… con quella maschera
scheletrica.
Benji e
Remus si scambiarono un’occhiata preoccupata. Il pozionista si lanciò verso
Tower Street mentre Remus nascondendo la bacchetta nella giacca obliava sia la
signora che il poliziotto.
L’ultima
cosa che sentì dire ai due mentre camminava velocemente verso Tower Street fu:
“Aveva
qualcosa da dirmi, signora?”
“Emh… no…
io, no mi scusi…”
A Tower
Street un gruppo di curiosi stava cominciando ad affacciarsi al vicolo da cui
provenivano le grida della donna.
“Troppa
gente, brutta faccenda…” commentò Benji.
Remus
scansò un paio di persone riuscendo ad arrivare all’imboccatura del vicolo, in
fondo il Mangiamorte stava in piedi davanti alla donna che gridava sotto
l’effetto della cruciatus.
“Benji fa
andare via questa gente!” disse Remus prima di camminare lentamente nel vicolo.
Il Mangiamorte gli dava le spalle, rideva.
“Expelliarmus!” la bacchetta del mago
oscuro volò di qualche metro e le grida della donna cessarono subito.
“Voltati
lentamente…” intimò Remus, tenendo la bacchetta puntata sull’uomo.
“Ti è
andata bene ragazza… “ mormorò il Mangiamorte voltandosi lentamente, fu in quel
momento che Remus riuscì a vedere il volto della donna a terra.
“Enif…” abbassò la bacchetta.
“Remus!
Dovevi aspettarmi!” Benji sopraggiunse in quell’istante. Rabastan vide la sua
unica opportunità si gettò sulla sua bacchetta per materializzarsi un secondo
dopo.
“Ehi, che
ti prende, l’hai lasciato anda…” la voce di Benji si spense guardando la
ragazza stesa a terra, Remus le si inginocchiò affianco. Un rivolo di sangue le
colorava le labbra, la prese dolcemente per le spalle.
“Enif…” la
scosse appena, era viva vedeva la giugulare pulsare velocemente, a causa della
tortura prolungata.
“Enif, mi
senti? Rispondimi, ti prego…” continuò a chiamarla senza risposta mentre Benji avvertiva
prima Silente e poi Sirius.
“Eny, ti
prego… Sirius mi ammazza se non ti svegli, hai capito?” continuò a dirle Remus.
“Remus, adesso
arriva Silente, ha detto di non portarla al San Mungo…” Remus fulminò con lo
sguardo Benji.
“Non
portarla al San Mungo?! Ma sta scherzando? Silente questa volta si è davvero
fritto il…” Benji guardò sorpreso Remus, quel ragazzo non perdeva mai la calma,
eppure in quel momento era tutto fuorché calmo.
“Non penso
di essermi ancora fritto il cervello, Remus…” Silente si avvicinò loro,
prendendo Enif dalle braccia di Remus.
“Credo
semplicemente sia più sicuro portarla ad Hogwarts… se Poppy lo riterrà necessario
la porteremo al San Mungo… non voglio lasciare un altro membro dell’Ordine tra
le mani di persone di cui non mi fido…”
Remus si
calmò all’istante, era la prima volta che sentiva Silente parlare di persone di
cui non fidarsi.
“Capisco…
io… mi scusi…”
“Non
preoccuparti Remus, mi sarei preoccupato di più se tu fossi rimasto calmo… immagino Sirius stia venendo qui… vi aspetterò
ad Hogwarts…” detto questo il mago si smaterializzò con la ragazza tra le
braccia.
Remus
guardò Benji.
“Scusa se
non ti ho aspettato…”
“Figurati
sulle cruciatus un solo minuto può fare la differenza… speriamo tu sia riuscito
a prenderlo quel minuto…” sorrise appena cercando di incoraggiare il ragazzo.
“Enif è una
sorella per me… la gente all’imbocco del vicolo?”
“Gli ho confusi…”
“REMUS!” la
voce di Sirius lo fece voltare di scatto. Padfoot gli stava venendo incontro ,
lo prese per le spalle.
“Dov’è?
Dov’è la mia Enif?”
“Silente
l’ha portata ad Hogwarts…” disse appena Remus, mentre anche Lily e James
sopraggiungevano. “Scusa Sirius, se fossi arrivato prima…” disse abbassano lo
sguardo e notando un pacco regalo abbandonato a terra.
“Non dire
stronzate! Le avevo detto di non muoversi da sola accidenti! L’avrei
accompagnata, ma cosa diavolo doveva fare da sola!” esclamò Sirius passandosi
nervosamente una mano tra i capelli.
“Era venuta
a prendere il tuo regalo…” disse appena Lily… Sirius si morse le labbra.
“Vado ad
Hogwarts!” disse poi prima di smaterializzasi in fretta.
Remus si
chinò raccogliendo il pacco.
“Chiamiamo
Peter e andiamo anche noi…”
▀■▪■▀
Amava
osservare le cose dall’alto e amava l’aria aperta, era quello che aveva portato
Taliesin Icecrow a salire sulla torre di Astronomia quella mattina, in modo di
trovare un posto dove poter studiare in pace, lontano dalla confusione della
Sala Comune.
Era
appoggiato sul parapetto, una fetta di pane stretta fra i denti, i capelli
castani vennero un po’ mossi dal vento, Taliesin seguì quella scia invisibile
notando una persona risalire in fretta il sentiero che da Hogsmeade portava al
castello. Osservò un po’ la figura, si sporse incredulo sul parapetto.
“Sirius?”
mormorò, ingoiò il pezzo di pane, raccogliendo i suoi libri e inforcando le
scale di corsa. Si chiese cosa ci facesse Sirius ad Hogwarts.
Arrivò
all’ingresso senza incontrarlo, il ché era alquanto strano: se Sirius era
venuto ad Hogwarts avrebbe dovuto parlare con Silente; si guardò attorno
pensoso, in quel momento sentì un risolino alle sue spalle. Tre ragazze del
Grifondoro stavano scendendo dal primo piano.
“Hai visto?
È ancora più bello dell’anno scorso…” disse quella con i capelli biondi che
sembrava essere del settimo anno.
“Lucy! Cosa
pensi direbbe Samuel se ti sentisse!” la riprese una ragazza dai capelli
castani.
“Chissà
perché è qui…” chiese infine l’ultima.
Taliesin le
fissò, che stessero parlando di Sirius? Ingoiò a vuoto prendendo coraggio.
“Scusate…”
chiese titubante.
Le tre lo
guardarono incuriosite, Taliesin notò come la più grande portasse la spilla di
Capitano.
“Che c’è?
Ti sei perso?” chiese Lucy guardandolo comprensiva.
Taliesin
mosse nervosamente un piede…
“No… no…
io… avete visto per caso Sirius Black?” chiese velocemente, le tre si
scambiarono un’occhiata.
“Sì, ci
stavamo giusto chiedendo cosa ci facesse qui… era al primo piano, assieme alla
McGrannit sul corridoio che porta all’infermeria…”
“Grazie!”
esclamò il ragazzino prima di scappare nella direzione da loro indicatagli.
“Vuoi che
ti accompagniamo?” chiese una di loro.
“No,
grazie!” sorrise Taliesin allontanandosi velocemente.
“Peccato,
Susy… ci hai provato…”
▀■▪■▀
Sirius
camminava velocemente, la McGrannit qualche passo dietro di lui.
“Black, un
po’ di contegno…” cercò di calmarlo la McGrannit. Sirius era sordo a quei
richiami, come poteva esser calmo? Non l’aveva ancora vista, non sapeva se
stava bene.
“Sirius, ti
prego calmati…” Sirius si voltò nel sentirsi chiamato per nome dalla
professoressa.
“Mi scusi,
professoressa, io…”
“Lo so
caro… ma agitarsi non cambierà nulla…”
“SIRIUS!”
il giovane guardò alle spalle della professoressa, Taliesin Icecrow stava
correndo da quella parte, fermandosi a prendere fiato non appena li raggiunse.
“Sapevo…che..eri
tu…” ansimò il bambino.
“Signor
Icecrow, non dovrebbe essere a pranzo?” chiese la McGrannit, Taliesin sbiancò…
“Io… avevo
visto Sirius e quindi…” tentò di giustificarsi il bambino.
Sirius lo
guardò, sembrava più grande dell’ultima volta in cui lo aveva visto, aveva i
capelli un po’ più lunghi e la divisa di Corvonero gli stava bene, doveva
ammettere Sirius.
“Taliesin è stato smistato a
Corvonero, ma avrebbe voluto essere a Grifondoro” si ricordò le parole di Enif e si
rese conto di come il bambino volesse assomigliargli. Sorrise appena.
“Non ti ho
ancora fatto le mie congratulazioni per essere un Corvonero!” Sirius vede il
volto del bambino accendersi in un sorriso.
“Grazie!”
il bambino restò un attimo in silenzio “Sirius, che ci fai qui?”
Sirius
guardò la McGrannit, indeciso se avvertire o meno dell’attacco ad Enif il
bambino.
“Devo
andare a trovare una persona in infermeria…” disse “tu non fare tardi a lezione
mi raccomando! Zia Rhodelia potrebbe strozzarmi se sapesse che ti ho fatto
saltare le lezioni!” disse Sirius fintamente allegro, scompigliando i capelli
al ragazzo.
Taliesin
osservò Sirius e la McGrannit allontanarsi verso l’infermeria, c’era qualcosa
che non tornava, Sirius doveva essere davvero preoccupato dato che aveva
dimenticato che fosse domenica.
▀■▪■▀
“Non ha
subito grosse ferite fisiche, per fortuna…” stava dicendo Madama Chips “ma lo
shock psicologico causato dalla cruciatus non è da prendere sottogamba, finché
non si sveglia non so dire con certezza se la maledizione non ha causato danni
a livello psicologico…”
“Sta
dicendo che Enif potrebbe impazzire?”
“Impazzire,
perdere l’uso della parola, soffrire di fobie… ma dato il tempo in cui ha
subito la maledizione non penso che i danni siano molto gravi… ma come ho detto
signor Black, non posso esserne certa finché la signorina Icecrow non si
risveglierà…”
“E quando
dovrebbe svegliarsi?”
“Potrebbero
volerci un paio d’ore o un paio di mesi…” Sirius osservò sbalordito la donna.
“Un paio di
mesi?”
“La nostra
mente è complicata signor Black, tutto sta in quanto Enif voglia svegliarsi…”
Sirius
osservò la ragazza distesa sul letto poco lontano.
“Posso?”
“Restare?
Certo che sì, l’importante è che non disturbi nessuno…” Sirius annuì
leggermente, prima di avvicinarsi al letto di Enif, prese una sedia sedendosi
al suo fianco. Prese la mano della ragazza tra le sue.
“Ti prego, piccola…
svegliati…”
▀■▪■▀
Taliesin si
era nascosto dietro l’arazzo davanti all’ingresso dell’infermeria, aveva deciso
di aspettare che Sirius uscisse per poi chiedergli cos’era successo.
Vide uscire
la McGrannit, ma di Sirius nessuna traccia, aspettò ancora un po’ e vide il
Professor Silente avvicinarsi a grandi passi all’infermeria.
“Professore!”
qualcuno lo chiamò e lui attese, Taliesin lo vide venir raggiunto da quattro
ragazzi, non portavano le divise della scuola e il bambino era sicuro che la
ragazza che in quel momento stava parlando a Silente fosse un’amica di Enif,
aveva visto una foto di loro due assieme quando Enif stava al Picco.
L’undicenne
tese le orecchie.
“Professore,
Enif come sta?”
“Poppy ha
detto che è fuori pericolo, ora l’importante è che si svegli…”
Taliesin
sgranò gli occhi. Sua cugina? Sua cugina era in infermeria? Cosa le era
successo? Perché l’avevano portata lì? Non potevano portarla al San Mungo? La
testa del bambino era carica di domande, si sporse ancora un po’ per vedere
meglio i ragazzi all’ingresso.
Fu certo di
veder Silente guardare nella sua direzione e perciò si nascose meglio dietro
l’arazzo. Ad un tratto vide l’arazzo spostarsi, Silente lo osservò divertito.
“Penso che
se sei preoccupato per Enif, dovresti entrare, Taliesin…”
“Vuol dire
che non mi mette in punizione?” chiese sorpreso il bambino, Silente sorrise
appena annuendo.
“Sono certo
che quando Enif si risveglierà sarà felice di vederti…”
Il preside
scortò il bambino in infermeria, Taliesin si fermò un attimo sulla porta, per poi
raggiungere Sirius accanto ad Enif.
Sirius lo
guardò appena. Taliesin guardò Enif.
“Si
sveglierà vero?” chiese. Lily guardò il bambino, si chinò affianco a lui
passandogli una mano tra i capelli castani.
“Enif è
forte, si sveglierà…” disse convincendo non solo il bambino ma anche se stessa.
▀■▪■▀
Sirius
rimase al castello, vegliò Enif per tutta la notte addormentandosi alle prime
luci dell’alba, appoggiato al fianco della ragazza.
Lily passò
poco prima dell’inizio delle lezioni, prima di andare a lavoro e trovandolo
addormentato gli passò una coperta sulle spalle per poi scoccare un bacio sulla
fronte ad Enif.
“Svegliati
presto, mi raccomando, io vado ma ti lascio in buone mani…” mormorò
all’orecchio dell’amica, stando attenta a non svegliare Sirius.
Prima di
uscire Lily incrociò Taliesin, il bambino aveva in mano un paio di grosse
ciotole di budino.
“Per Sirius
e Enif…” disse facendole scivolare sul comodino. Lily lo vide guardare prima
Sirius e poi Enif. Taliesin guardò l’orologio appeso alla parete, sobbalzando.
“Sei in
ritardo…” sorrise Lily.
“Già… vado
a trasfigurazione, ciao!” salutò uscendo. Lily lo guardò allontanarsi uscì poi
dopo aver lanciato un ultimo sguardo ad Enif e Sirius.
Nel
silenzio passò perciò lunedì.
Martedì
venne assieme ad una pesante nebbia.
La porta
dell’infermeria si aprì e si richiuse riscuotendo Sirius dal torpore erano
quasi le sette di mattina, quando vide entrare Remus.
“Ehi…”
salutò.
“Buon
compleanno Sirius…” disse Remus mogio avvicinandosi.
“Bel
compleanno…” mormorò il ragazzo passandosi una mano tra i capelli.
“Scusa se
non sono passato ieri…”
“Non
preoccuparti, James e Lily mi hanno detto che ti hanno dato anche i miei turni
di pattuglia…”
“Scusa…”
“Rem…”
Sirius guardò Remus.
“Di non
essere arrivato prima… se non avessimo perso Lastrange a Knockturn Alley…”
Sirius
scosse la testa.
“Non dirlo
neanche per scherzo Moony, anzi dovrei chiederti io scusa… non ti ho neanche
ringraziato… se tu non fossi intervenuto Enif potrebbe essere morta…”
Remus
sospirò e porse un pacco sgualcito a Sirius. Il moro inarcò le sopraciglia.
“È il
regalo che Enif era andata a prenderti…” Sirius prese tra le mani il pacco,
incerto.
“Si
sveglierà vedrai…” disse Remus appoggiando la mano sulla spalla dell’amico.
“Lo spero…
lo spero…” mormorò Sirius.
“Ora devo
andare… Devo essere a Edimburgo tra qualche minuto, o Moody e buono di farmi
saltare la testa…”
Sirius
annuì ascoltando l’amico uscire.
Restò
immobile accarezzando appena il pacco che Remus gli aveva messo tra le mani.
Lo scartò
lentamente, vedendone uscire un giacca in pelle, quelle da motociclista, sulla
schiena erano pirografate delle piume infiammate, piume di fenice, pensò Sirius,
e sotto in corsivo c’era una scritta: Hope, speranza.
Sirius si
passò una mano sugli occhi cercando di trattenere le lacrime.
“Sei tu la
mia speranza… ti prego svegliati…” Sirius si portò la mano di Enif al volto
bagnandola con quella lacrima solitaria che non era riuscito a reprimere.
Rimase
immobile in quella posizione finché non sentì un tocco leggere tra i suoi
capelli, alzò lo sguardo: Enif aveva gli occhi stanchi, ma erano aperti, le
labbra tese in un sorriso.
“Buon
compleanno Sirius…”
Il ragazzo
fu certo che il suo cuore avesse saltato qualche battito, l’abbracciò di
slancio baciandola.
“Non farmi
più uno scherzo simile, siamo intesi?” le intimò con un sorriso sulle labbra.
Scusate il mega ritardo di cui mi sono macchiata ma
davvero l’università mi sta togliendo la vita!!! (Dieci ore in facoltà e a casa
lavorare ç_ç voglio le vacanzeeeeeeeee!!!!!)
Spero il capitolo vi sia piaciuto ^^
Alla prossima, presto spero… o casomai ci sentiamo in giugno… anche se
spero di pubblicare prima qualcosa…
E Adesso
sotto con le recensioni!!!!!
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