Phoenix’s flames
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.
Capitolo 3: Quotidianità
Luglio passò lento sfociando in un afoso agosto e poi, inesorabile nel suo manto piovoso, arrivò settembre.
Era un pallido
pomeriggio di metà settembre e Diagon
Alley appariva quieta e silenziosa. Il Ghirigoro era vuoto a
quell’ora, ma se
un cliente fosse entrato avrebbe dovuto cercare il proprietario nel
retrobottega per trovarlo, di fatti era lì che Abel Flourish
stava, fissando
torvo quello che per due mesi a quella parte era stato un ottimo
commesso:
disponibile, gentile e colto, niente di meglio per una libreria.
“Predi
le
tue cose e vattene…” disse l’uomo serio.
“Ma
perché
io non capisco, non credo di aver fatto nulla per essere
licenziato…”
“No,
figuriamoci, non ho mai avuto un commesso così in gamba, ma
qui non puoi
restare, Remus, Blotts non ti vuole vedere domani
mattina…” il ragazzo osservò
il suo oramai ex-principale, com’era possibile avesse
scoperto che era un lupo
mannaro, era stato attento, era andato a lavorare ogni giorno, non era
nemmeno
rimasto a casa il giorno dopo le due lune piene che erano passate,
nonostante
Enif avesse minacciato di affatturarlo se si fosse presentato sul
lavoro.
“Ma
perché…” tentò ancora,
sentiva il cuore accelerare i battiti.
“Remus
parliamoci chiaro, non sono scemo e non sono nato ieri… e ho
letto abbastanza
libri in vita mia per riconoscere cose emh… persone come
te…” sembrava spaventato
ed arrabbiato, avrebbe volentieri cacciato il ragazzo a calci, Remus lo
aveva
ben intuito dalla foga del discorso, ma ne sembrava anche terrorizzato.
“Mi
licenzia perché sono un lupo mannaro?” chiese
serio, fissando l’uomo negli
occhi.
“Sì,
io e
Blotts non possiamo permetterci che un licantropo lavori
qui… e ora vattene
ragazzo…” Remus lo
fissò ancora qualche istante, poi
sospirò voltandosi a
raccogliere le sue cose. Flourish lo osservò, quel ragazzo
gli faceva un po’
pena… sapeva fosse diventato orfano da poco e di certo nella
sua situazione non
avrebbe trovato un lavoro in tutta Diagon Alley… ed era un
vero peccato… con la
media scolastica che aveva racimolato ad Hogwarts avrebbe potuto fare
qualunque
cosa, ma Marlon Blotts, il suo socio era stato irremovibile, non
potevano
permettersi che qualcuno scoprisse che il loro commesso era un lupo
mannaro,
gli affari sarebbero colati a picco senza contare i rischi.
“Ehi
ragazzo…” lo chiamò quando lo vide
andarsene, Remus si voltò, il volto
impassibile, per quanto negli occhi dorati si leggesse un grosso
dispiacere.
“Si?”
“Tieni…
è
la paga di settembre con tutti gli straordinari che hai fatto e i
giorni che
avresti ancora lavorato… non sono tipo da tenersi in
debito…” disse porgendo un
sacchetto a Remus.
“Oh…grazie…
troppo gentile…” Remus prese il denaro evitando di
fissare negli occhi Flourish.
“Come
ha
fatto a capire…”
“Mi
era
apparso strano che un ragazzo in gamba come te, per quanto appassionato
di
libri si accontentasse di lavorare qui… e poi come ti ho
detto ho letto molte
volte dei sintomi…” Remus annuì,
uscendo in silenzio.
Vagabondò
per Diagon Alley prima di abbandonarla alle sue spalle e di concedersi
un
bicchiere di cioccolata calda al Paiolo Magico.
“Giornataccia
ragazzo?” chiese Tom, il barista, che oramai conosceva
abbastanza bene Remus da
capire se c’era qualcosa che lo turbava, infatti i Malandrini
e le ragazze si
ritrovavano a pranzare quasi ogni giorno assieme al Paiolo Magico.
“Mi
hanno
licenziato…” disse appena, mentre l’oste
gli serviva la bevanda.
“Mi
dispiace… vedrai che troverai
qualcos’altro…” disse comprensivo
l’uomo, era una
situazione abbastanza frequente con la guerra: sospetti e paure
facevano
perdere posti di lavoro a moltissima gente.
Osservò
il
nero cioccolato nella tazza, sospirando appena, tutti stavano facendo
qualcosa
mentre lui stava lì a fissare quella tazza piena, dove, come
iceberg, navigavano
pezzi di panna. Sirius e James erano al corso accelerato per Auror, con
il
nuovo anno avrebbero ricevuto la licenza, Moody diceva che era un
omicidio
lasciarli lavorare con sei mesi di corso sulle spalle ma al Ministero
servivano
uomini alla svelta; Lily lavorava al centro di Magia Sperimentale e
doveva
ammettere che la invidiava un po’; Enif era impegnatissima
con il corso da
Guaritore al San Mungo e perfino Peter, per aiutare sua madre, aveva
trovato
lavoro come commesso tra i babbani. Ecco in quel momento si
sentì davvero un
fallito.
“Ehi,
Remus
che ci fai qui?” il ragazzo alzò gli occhi Dorcas
stava davanti a lui, sorridente.
“Ehi…
ciao
Dorcas…”
“Che
muso
lungo, disturbo se mi siedo?”
“Figurati…”
disse appena la ragazza si sedette sorridendo ed ordinando un the
bollente.
“Allora
che
ci fai da queste parti?” chiese lei curiosa.
“Mi
hanno
appena licenziato… tu?” la ragazza si
incupì.
“Oddio…
scusa… mi dispiace che ti abbiano licenziato…
insomma…”
“Non
importa Dorcas, credo sarà una cosa su cui dovrò
farci l’abitudine…” disse
lui tristemente.
“Non
dire
sciocchezze, eri uno dei migliori a scuola!”
“Dimentichi
un particolare problemino di una volta al mese…”
la ragazza lo guardò un attimo
per poi scoppiare a ridere.
“Oh…scusa…
Remus è che come l’hai detto…
ahahaah… sembravi una di quelle ragazze con la
sindrome premestruale…” Remus la guardò
spalancando gli occhi, poi non poté far
altro che mettersi a ridere a sua volta. Ringraziò il caso
che gli aveva fatto
incontrare Dorcas, aveva bisogno di una risata.
“Ricomponiamoci…”
disse lei, serissima. Lui le sorrise riconoscente.
“Non
hai
risposto alla mia domanda comunque…”
“Faccio
una
passeggiata, dato che non ho un lavoro…” disse
facendogli l’occhiolino. Remus
annuì, Dorcas era quindi di pattuglia.
“Vuoi
che
ti accompagni?”
“No
grazie
Remus dovrei trovarmi con Marlene tra un quarto
d’ora”
“Come
mai
così in anticipo?”
“Devo
essere onesta? Volevo passare a salutarti al Ghirigoro… ma
ti ho visto qui e
quindi…” la ragazza mosse leggermente la mano come
a dire un “di conseguenza”.
Remus
sorrise appena.
“Sono
convinta che troverai subito un altro lavoro…”
cercò di incoraggiarlo lei.
“Forse
dovrei andarlo a cercare a Knockturn Alley… forse non
baderebbero alla gente
che assumono…”
“Non
dirlo
nemmeno per scherzo! Con tutta quella gentaglia!” disse
accalorata.
“Ma
io
faccio parte della gentaglia…”
sottolineò appena lui.
“Non
so
perché ma credo che a te piaccia sentirti consolato,
vero?” chiese maliziosa
lei “Ti fa sentire utile e giusto… quello in cui
sbagli è che non dovresti
volerlo sentire… tu sei giusto Remus, non
c’è nulla di sbagliato in
te…” il
ragazzo la fissò ammirato, Dorcas sembrava un po’
maschiaccio e superficiale
eppure in pochi mesi di conoscenza l’aveva capito davvero
bene.
“No,
Dorcas, sono tutti gli altri che sbagliano c’è
qualcosa di grosso e sbagliato
in me…” la ragazza sbuffò.
“Ci
sarà
sempre se sei tu a vederlo…” si
mordicchiò nervosamente un labbro.
“Dorcas!”
Marlene
si fece loro in contro, una busta in mano. Si fermò
osservando Remus.
“Oh,
ciao
Remus!” salutò allegra.
“Ciao
Marlene.”
“Che
sono
questi musi lunghi?” chiese curiosa.
“Mi
hanno appena
licenziato…”
“Oh…
accidenti… mi dispiace Remus…” disse
“Dorcas se arriviamo in ritardo Alastor ci
fa saltare la testa…”
“Già…
mi sa
che dobbiamo andare, non buttarti giù ok Remus?”
Il ragazzo
annuì appena.
“Mhmm,
vuoi
cercare subito un altro lavoro?” chiese Marlene.
“Sì,
l’idea
sarebbe quella…”
“Mio
cognato è un babbano ha un piccolo negozio di
antiquariato… so che gli serve un
aiutante adesso che mia cognata ha avuto un
bambino…” Marlene frugò nella borsa
che portava al fianco scribacchiando un indirizzo su una salvietta. “Digli che ti ho
mandato io… buona serata,
Rem…”
Rimasto
solo il ragazzo fissò l’indirizzo che gli aveva
dato Marlene, si disse che
tentare non costava nulla in fondo… buttò
giù d’un fiato la cioccolata ormai
fredda e decise di tornarsene a casa, stare lì non avrebbe
cambiato nulla.
▀■▪■▀
L’Accademia
degli Auror sorgeva da secoli nella Foresta di Ae, lì
nascosto tra gli alberi
sorgeva una piccola costruzione che ai babbani poteva benissimo
sembrare una
piccola casa di cacciatori, ma al suo interno nascondeva i locali per
l’addestramento Auror, collegati tramite metro polvere
direttamente agli uffici
degli Auror al Ministero. L’Accademia usava poi il centro
della foresta come
campo di addestramento, era in quel cuore di pini, nascosto agli occhi
dei
babbani da mille incantesimi, che le matricole si stavano allenando.
James e
Sirius correvano, la pioggia batteva incessante sulle fronde dei pini,
il
sottobosco era fitto e bloccava le gambe. I due si fermarono le spalle
appoggiate ad un pino.
“Con
questo
tempo non si vede un accidente…”
sussurrò lamentoso Sirius, osservando
l’umidità formare una coltre di nebbia alla base
degli alberi.
“A
chi lo
dici…” rispose James asciugandosi gli occhiali.
“Mettici
un
Impervius su quegli occhiali Jamie…”
“Si
tanto
per farci individuare… sai che la squadra B ha un rilevatore
di magia…” Sirius
sbuffò, poi spalancò gli occhi sorpreso.
“Potremo
farci individuare apposta…” disse con un mezzo
sorriso.
Alice si
muoveva circospetta nella foresta, Frank di fianco a lei, assieme al
resto
della squadra, erano sei in totale.
“Stiamo
vincendo…” sorrise Dawlish, un giovane aspirante
Auror.
“Io
non
canterei vittoria troppo posto… abbiamo sconfitto Hang e
Lippincott solamente
perché la squadra C aveva già decimato la loro
squadra…” disse Frank serio.
“Paciock
di
cosa ti preoccupi?” chiese Liz Cowan sicura di aver la
vittoria in mano.
“Già
la
squadra A è fuori dalla competizione, e della C restano solo Potter e
Black…” disse allegro Robert Lapiz
“noi abbiamo perso solo Matt…”
“È
proprio
il fatto che siano riamasti solo James e Sirius a
preoccuparmi…” mormorò Alice.
“Brand,
non
siamo più a
scuola questa è la vita…”
disse Dawlish sicuro di se.
Alice
guardò Frank… da James e Sirius ci si poteva
aspettare di tutto.
“Fermi!”
disse eccitata Liz “il rilevatore ha segnalato una magia da
quella parte… sembra
che Potter abbia usato un Impervius sugli occhiali, che
scemo…”
La squadra
avanzò convinta, sicura della sua superiorità
numerica. Frank prese Alice per
un braccio.
“Non
mi
fido di James, potrebbe essere una trappola…”
“È
quello
che spero, gli starebbe bene a questi palloni
gonfiati…” disse appena Alice
parlando dei loro compagni di gruppo. Frank annuì,
muovendosi dietro la squadra
circospetto.
Arrivarono
in una radura.
“Che
strano
il rilevatore dice che la magia è stata effettuata
qui…” la nebbia continuava a
salire finché il gruppo si trovò avvolto in
quella spessa coltre.
Un lampo
rosso arrivò da una parte, schiantando Liz, un altro
arrivò subito dopo
dall’altra e Lapiz seguì la sorte della ragazza.
Frank
riuscì a schivare uno schiantesimo semplicemente
perché si era già aspettato un
agguato. Dawlish
cadde a terra come un
sacco di patate, schiantato da un incantesimo silenzioso. Alice
indietreggiò
fino a trovarsi spalla contro spalla con Frank.
“Si
sono nascosti
sugli alberi…” disse appena.
“Già…
avevo
detto io che non bisognava sottovalutare quei
due…” mormorò Frank guardandosi
nervosamente attorno. L’ennesimo lampo rosso
squarciò la nebbia bloccato dal
sortilegio scudo che Alice aveva innalzato su entrambi. Frank
lanciò uno schiantesimo
nella direzione in cui era arrivato quello di James o di Sirius.
“Mancato
per un soffio…” sentirono la voce di Sirius.
Un altro
schiantesimo colpì lo scudo e Frank e Alice indietreggiarono
di poco, nello
stesso istante in cui un altro schiantesimo piombava sullo scudo e
Frank si
sbracciava a lanciarne uno in quella direzione sempre diversa. Un altro
lampo
di luce rossa apparve dal nulla, ma questa volta non si trattava di uno
schiantesimo. L’incantesimo di disarmo colpì la
mano di Alice e la bacchetta
volò di qualche metro scomparendo nella nebbia. Frank
spostò Alice lanciandosi
a terra e schivando di poco la fattura, quando si voltò
trovò James in piedi
sopra di lui, mentre Sirius puntava la bacchetta su Alice che disarmata
lo
guardava.
“Bene,
basta così…” Moody apparve nella
radura, facendo riprendere i sensi a Dawlish,
Liz e Robert, alle sue spalle c’erano gli altri aspiranti
Auror.
James mise
via la bacchetta porgendo la mano a Frank. Sirius raccolse la bacchetta
di
Alice.
“Andiamo
in
un posto più caldo…” disse
l’Auror serio, le matricole lo seguirono fino
all’interno dell’accademia in una piccola aula,
erano fradici e avrebbero
voluto qualcosa di caldo, ma sapevano bene che prima avrebbero dovuto
passarsi
la predica mensile di Moody.
“Siete
migliorati da un mese fa… ciò che mi preoccupa
è che siete già a metà
dell’opera e molti di voi ancora non hanno capito alcune cose
basilari…” guardò
i giovani, il più vecchio era Dawlish e non aveva
più di 25 anni…
“Quando
sarete in missione non sarà un gioco, se non vincete non
vivete… quindi
vigilanza costante… vero Dawlish?!”
Le guance
del giovane si tinsero di rosso.
“Per
quanto
riguarda il resto della squadra B ad eccezione fatta di Brand e Paciock
vale lo
stesso discorso… non bisogna mai pensare che il numero
faccia la differenza che
il nemico si spaventi a causa del nostro numero… se non
può affrontarci a viso
aperto lo farà in altro modo, ed è quello che
hanno fatto Potter e Black,
essendo rimasti soli e in numero minore hanno fatto solo ciò
che chiunque
intenzionato a vivere dovrebbe fare… annullare il vantaggio
del nemico…”
“Brand
e
Paciock, hanno dimostrato un’altra cosa che a qualcuno
è sfuggita… parlo di lei
signor Gilpatrick… mai e dico mai sottovalutare il
nemico… credeva che la
signorina Brandley fosse una preda facile ma non ha fatto altro che far
decimare il suo gruppo per far fuori una sola persona…
“Hang,
Lippincott avete venduto cara la pelle ma per farlo avete abbandonato i
vostri
compagni…
“Dixon
quella doveva essere una manovra diversiva o un suicidio?
“Wynn,
Thompson, O’Byrne… dovete conoscere le armi del
nemico prima di tentare un
attacco… e inoltre non è da codardi
ritirarsi… è portare a casa la pelle, e
conoscere un po’ di più il nemico è
avere un’altra opportunità di batterlo, gli
eroi saranno ricordati solo da morti è vero… ma
quando sono troppi vengono
dimenticati anche loro…
“Non
dico
così solo per umiliarvi… tra poco più
di tre mesi vi troverete là fuori,
possibili prede dei Mangiamorte, non ho intenzione di seppellirne altre
di
reclute… nel complesso è andata bene…
ora potete andare…”
“Nel
complesso è andata uno schifo…”
borbottò Matt Dixon mentre Moody non sentiva.
“Non riusciremo mai a sopravvivere ad un attacco
vero…”
▀■▪■▀
Enif chiuse
l’armadietto abbottonandosi la giacca, era in
ritardo… Lily l’aspettava
all’ingresso glielo aveva detto Nathan.
“A
domani…”
salutò le colleghe uscendo dallo spogliatoio femminile. Al
San Mungo si trovava
bene, la mattina c’erano le lezioni, al pomeriggio aiutavano
i Guaritori. Quel
giorno era stata sul punto di vomitare alla vista di una ustione da
pozione che
aveva generato sul braccio di una vecchia strega un bubbone verde e blu
grande
come una pluffa pieno di muco puzzolente. Tremò appena al
ricordo.
“Scusa
il
ritardo Lily…” sorrise raggiungendola.
“Figurati…”
sorrise la rossa. “Cosa mi racconti dei reparti del San
Mungo?” chiese Lily allegra.
Assieme
uscirono per le strade di Londra fino a raggiungere Diagon Alley, Lily
stava
raccontando allegra della sua giornata.
“Sai
oggi
ho dato una mano a il signor Belby… è
l’esperto di Pozioni del Centro…” disse
Lily sovrappensiero.
“Non
dovrebbe essere tutto topo-secret?” ridacchiò Enif
“Beh…sì…
sai sta cercando di creare una pozione contro la
licantropia…”
“Dici
davvero?”
chiese Enif sorpresa
“Si
ma per
adesso non ha avuto nessun risultato… e il lupo mannaro su
cui l’ha provata è
quasi morto… sono stata ben attenta di non dirgli di
Remus…”
“Hai
fatto
bene… pozioni simili hanno bisogno di tempo per avere
esito…” rimase in
silenzio per alcuni istanti.
“A
proposito, che dici di passare da Remus?”
chiese la bruna, Lily annuì convinta, allegre
si diressero verso la
libreria ma si bloccarono di colpo davanti all’ingresso:
sulla vetrina spiccava
un grosso cartello “cercasi commesso”. Le due si
scambiarono uno sguardo
preoccupato.
“Oh
no…”
mormorò Enif, mentre Lily entrava a passo di carica nel
negozio. Enif guardò
ancora per un istante il cartello, per poi seguire l’amica.
Lily
fronteggiava il signor Blotts, uno dei proprietari, le mani appoggiate
sui
fianchi, ad Enif ricordava molto la posa che Lily utilizzava al quinto
anno
quando esordiva nelle sue sfuriate contro James.
“Non
mi
sembra che il mio amico abbia mai fatto qualcosa di
male…” stava dicendo
furiosa.
“Il
fatto
di essere un mostro mi sembra sia una ragione più che
sufficiente per perdere
il posto…” Lily lo guardò furente.
“Come
si
permette di giudicarlo in questo modo! Se fosse stato un essere umano
qualsiasi
non l’avrebbe mai licenziato!” disse ad alta voce.
Enif fu certa di vedere un
paio di persone fissarla.
“Lily…”
mormorò la bruna… non sarebbe stato il miglior
modo di aiutare Remus quello di
rendere pubblica la sua licantropia. Lily la guardò
rendendosi conto di stare
pressoché gridando.
“Andiamo
Eny!” disse poi uscendo in fretta dal negozio. Enif
lanciò uno sguardo gelido a
Blotts che la fissava con sufficienza.
“Potrà
pensarla come vuole signor Blotts… ma ha cacciato la miglior
persona che potesse
trovare…” disse prima di raggiungere Lily.
▀■▪■▀
Peter
sospirò lanciando a terra lo scatolone vuoto.
“Ehi
Minus!
Hai finito con quei scatoloni?” la voce del padrone del
Minimarket lo riscosse
dai suoi pensieri.
“Si,
signor
Cartwright…”
“Bene,
allora porta il tuo sedere flaccido di qua che stanno arrivando dei
clienti…”.
Sospirando
il ragazzo tornò nella bottega, Cartwright come previsto non
si era spostato
dalla cassa per quanto una vecchina stesse quasi per arrampicarsi su
uno
scaffale per raggiungere un barattolo di mais. Peter la raggiunse
rapidamente,
passandole il barattolo.
“Grazie
giovanotto” lo ringraziò con un sorriso.
“Si
figuri…” sorrise appena. Restò con quel
sorrisetto scemo in volto, fissato in
un punto indeterminato dello scaffale anche dopo che la vecchia se ne
era
andata.
“Mi
scusi
giovanotto…” Peter si disse che non ne poteva
più di essere chiamato giovanotto
“avrei bisogno di un migliore amico, sa dove posso
trovarlo?” Peter si voltò
riconoscendo la voce di Remus.
“Moony!
Che
ci fai qui?!”
“Passavo
da
queste parti… quando stacchi?”
Peter
guardò verso la cassa, Cartwright li stava fissando
“Fra
mezz’ora alle cinque… ma compra qualcosa
sennò pensa che mi metto a
chiacchierare con i clienti…”
“Va
bene,
ti aspetto…” disse a mezzavoce
“Grazie,
penso proprio che prenderò questo tipo di fagioli in
scatola!” disse a voce più
alta con tutta l’intenzione di farsi sentire da Cartwright
mentre prendeva i
fagioli più cari dello scaffale.
Mezz’ora
dopo Peter uscì trafelato dal negozio.
“Scusa
mi
ha già fatto saltare il pranzo e avrebbe voluto che restassi
ancora un’ora… per
Morgana!”
Remus
sorrise gentile.
“Tu
piuttosto, hai finito presto oggi…” disse Peter
mentre cominciavano a
camminare.
“Ho
finito
e basta, Pet… mi hanno licenziato…”
“Come?
Perché?!”
“Blotts
e
Flourish hanno scoperto cosa sono…”
“Ma
sono
passati solo due mesi…”
“Ma
hanno
una libreria piena di libri…” Peter rimase un
attimo in silenzio.
“Mi
dispiace Rem…”
“Figurati…
solo ho paura che non sarà facile trovarne un altro di
lavoro… Marlene mi ha
dato il nome di un negozio babbano dove andare ma non
so…”
“Bhe
i Babbani
non possono scoprire cosa
sei, giusto?
Quindi tentar non nuoce!” sorrise il ragazzo.
“Hai
ragione Peter! Non devo arrendermi subito!” sorrise Remus.
“Vuoi
che
chiamiamo gli altri e andiamo a mangiare qualcosa da qualche
parte?”
“No
grazie
Peter… penso che per qualche tempo non potrò
permettermi il lusso di andare a
mangiare fuori…”
“Oh
suvvia
offro io!” si offrì Peter.
“No
grazie,
davvero…”
“Senti
Rem…
ora dovrò tornare a casa… o mia madre e buona di
venirmi a cercare in negozio…”
“Si,
certo
scusami…” Remus lo vide allontanarsi.
Peter si
guardò alle spalle per essere sicuro che Remus non lo
seguisse, sorrise appena
smaterializzandosi.
▀■▪■▀
Enif e Lily
si materializzarono all’ingresso di Faulkbourne Hall, accolte
dalla solita
dolcezza un po’ petulante di Dix.
“Le
signorine sono tornate! Le signorine stanno bene?”
“Sì,
grazie
Dix…” rispose Enif automaticamente
“c’è posta?”
“Una
lettera del padroncino Taliesin, uno della Padrona e un invito ad un
matrimonio,
padroncina…” disse euforica l’elfa
porgendo ad Enif le buste “…e la signora
Potter ha mandato un dolce…”
“Tua
suocera pensa che mangiamo troppo poco…”
ridacchiò Enif, stuzzicando Lily.
“Che
cosa
dicono le tue lettere?” sviò l’argomento
Lily, un po’ imbarazzata delle
eccessive attenzioni della signora Potter.
“Taliesin
dice che è stato smistato a Corvonero e che entrare nella
torre è
difficilissimo perché l’ingresso ti da un test di
logica ogni volta… ma è
contento…” riassunse rapidamente “mia
madre, chiede come stiamo tutti… le
solite domande… insomma… e questi sono gli inviti
per il matrimonio di Alice e
Frank, come presagito da James e Sirius…”
ridacchiò passando a Lily l’invito.
“Domenica
4
marzo…” lesse la rossa.
Calò
un
attimo di silenzio, in quel momento il camino si accese e uscirono
James e
Sirius.
“Salve
donzelle!” salutò Padfoot schioccando un bacio
sulla guancia a Lily e
raggiungendo Enif.
“Ciao,
Sir…” lo salutò lei abbracciandolo
“Taliesin ti manda i suoi saluti e chiede
quando lo porterai a fare un giro in moto…dice che avrebbe
voluto essere al
Grifondoro come noi…” ridacchiò
osservando la lettera.
“Oh…
mi sa
che lo sto rovinando a quel bambino…” disse appena
il ragazzo.
James
salutò Enif con un sorrisone baciando Lily.
“C’è
qualcosa
che non va però…” notò poi
Potter, “avete delle facce…”
“Remus
è
stato licenziato…”
In quello
stesso istante qualcuno si materializzò nella casa.
“Peter!”
“Mi
hai
fatto prendere un colpo!”
“Scusate…”
disse appena il ragazzo, un po’ mortificato “Avete
sentito di Remus?”
“Sì,
giuro
che avrei affatturato Blotts…” disse Lily
ricordando la faccia per nulla
dispiaciuta dell’uomo.
“Beh…
sentite… io stavo pensando…”
▀■▪■▀
Remus si
era smaterializzato al Golden Cap, a due ore a piedi da
casa… aveva voglia di
camminare, aveva voglia di pensare.
Il mare
scrosciava impetuoso sotto di lui, le onde si scontravano con i massi
ribollendo spumeggianti nella luce che andava man mano a scemando
mentre il
tramonto si avvicinava.
Camminò
per
i sentieri che conosceva a menadito, le fronde degli alberi si
muovevano
appena.
Quando
imboccò la Hell Lane a North Chideock, era ormai scesa la
notte. Nonostante
quel nome terrificante, quella strada scavata tra gli alberi non lo
spaventava,
non lo aveva mai spaventato ci era cresciuto… eppure
c’era stato un periodo in
cui aveva giurato che non l’avrebbe mai percorsa…
che se ne sarebbe sempre
rimasto chiuso nella sua stanza, rinchiudendo il suo mostro.
I campi
erano mezzi arati, aspettando ottobre e la semina del grano,
onestamente Remus
li preferiva così, brulli, infatti il grano maturo che
ondeggiava al vento non
faceva che ricordargli la notte in cui Greyback lo aveva morso in
quegli stessi
campi. Ricordava le spighe ondeggiare, la luna piena e il
lupo… si costrinse a
non pensare era già una brutta giornata di suo senza
aggiungerci questo.
Aprì
la
porta di casa depresso, ma qualcosa attirò la sua
attenzione, per quanto le
luci della casa fossero spente, sentiva l’odore di arrosto.
Si diede dello
scemo, probabilmente la memoria gli stava giocando un brutto scherzo,
quell’odore doveva essere solo una rievocazione della sua
mente.
Si
avviò in
cucina sovrappensiero, ma quando fece un passo all’interno la
luce si accese
all’improvviso.
“Sorpresa!”
gridò Sirius. Remus alzò le sopraciglia, allora
quello che aveva sentito era
davvero odore di arrosto come testimoniava il forno acceso su cui
trafficava Dorcas
assistita da Lily, Enif, ed Alice.
“Ci
hanno
detto che eri un po’ giù di corda e abbiamo
pensato di venire qui a fare un po’
di baldoria!” spiegò con un sorriso Gideon
Prewett.
Remus
osservò i presenti, a parte Nathan e Reyn c’erano
tutti i membri più giovani
dell’Ordine.
Remus
osservò Peter, il ragazzo sorrise.
“Io
avevo
pensato di fare una cosetta noi sei, ma Sirius e James hanno pensato in
grande…” Remus sorrise vagamente commosso.
“Non
dovevate…”
“Oh,
sta
zitto! Da quello che hanno detto Marlene e Dorcas sembravi esser stato
triturato da un troll!” disse Pudmore dandogli una pacca
sulle spalle “che sarà
mai un lavoro! Ce ne sono a migliaia la fuori che vanno dal raccogliere
Vermicoli…”
“Sturgis
hai
il tatto di un elefante!” lo rimproverò Frank.
“Penso
che
Pudmore volesse dire di non abbatterti…” sorrise
Fabian comprensivo “e detto da
uno che pur non avendo problemi personali ha perso quanti, quattro
lavori in
due anni…”
“Ehi…
guarda che quando arrivi al lavoro stanco dopo le ronde
dell’Ordine la gente
pensa male e si fa subito l’idea che tu sia un
Mangiamorte…” si giustificò
Sturgis.
“Immagino
che restare a poltrire sul lavoro, in effetti, aiuti a perdere il
posto…”
stuzzicò James.
“Potter!”
Remus
guardò la scena nell’insieme, le ragazze ridere
assieme attorno ai fornelli, i
ragazzi stuzzicarsi tra loro, e per la prima volta in vita sua
dimenticò
Grayback e cos’era successo lì in quei campi,
dimenticò di aver perso il lavoro
e dimenticò la guerra, quella sera c’erano solo
undici ragazzi che passavano
una serata insieme.
Salve gente sono tornata!!! è un periodo un po' storto quindi ho pochissimo tempo a mia disposizione e me ne rammarico. Ho scritto tre quarti dell'ultimo capitolo che ho scritto (il sesto) sul cellulare sui promemoria.... voglio vacanzeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Volevo postarvi anche un disegno con questo capitolo ma la pubblicazione avrebbe dovuto attendere ancora un po' troppo quindi vi lascio il link dello schizzo ^^
E Adesso sotto con le recensioni!!!!!
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