Phoenix’s flames
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.
Capitolo 2: Missioni.
“Una strilettera
di Piton… non ha senso…
perché avrebbe dovuto metterti in guardia?” Remus
scosse la testa, erano
riuniti nella cucina di Faulkbourne Hall, stavano cenando. Lily annuì.
“Forse
non
voleva che attaccassero così vicino a casa
sua…” tentò Peter.
“O
forse in
quel po’ che resta della vostra vecchia amicizia voleva
salvarti…” commentò
Enif.
“Può
darsi…
comunque sia, i miei potevano andare via…” disse
Lily guardando James.
“Io
sono
convinto che i Mangiamorte non sappiano ancora nulla… e ora
che tu non sei in
quella casa non arriveranno a loro… non
c’è nessun mago in quei dintorni che
Moc… Piton possa denunciare…” il
ragazzo si morse appena il labbro “comunque ne
parleremo con Silente se riterrà necessario che i tuoi si
spostino li
sposteremo…” il ragazzo restò poi in
silenzio. “Prima che qualcuno si accorga
di lei…” mormorò appena.
“Cosa?”
chiese Sirius fissandolo.
“È
così che
ha detto Piton… Portala via prima che qualcuno si accorga di
lei…” disse
fissando il vuoto.
“Vuoi
dire
che ci hai parlato! James mi avevi detto di non averlo
incontrato!” saltò su
Sirius fissando sgomento l’amico.
“Scusa
non
volevo lo inseguissi…”
“Non
volevi
che… o Morgana ma ti sei rincitrullito?”
continuò il moro. “E se ci ha
seguito?”
“Non
l’ha
fatto…” disse appena Enif interrompendoli.
“Ma…”
“Credi
non
abbia preso anche io le mie precauzioni dopo Capodanno… non
si potrebbe
materializzare nemmeno uno spillo senza che io o Dix ne fossimo a
conoscenza,
nessuno è attorno alla casa in una circonferenza di un
chilometro…” spiegò
angelicamente.
I ragazzi
rimasero in silenzio. Poi Lily sospirò.
“È
inutile
spaccarsi la testa ora… vero resta che finché non
avremmo verificato che
nessuno controlli casa dei miei io non sarò
tranquilla… comunque
sia non posso fidarmi ciecamente di
Severus, in qualunque caso vorrei che i miei genitori si
trasferissero…”
▀■▪■▀
“Lily?”
James le arrivò piano alle spalle, abbracciandola appena. La
ragazza si
guardava nello specchio della sua nuova camera.
“Sei
arrabbiata con me?”
“Solo
preoccupata per i miei genitori…”disse abbassando
gli occhi.
“Perdonami…”
disse appoggiando la testa nell’incavo della spalla della
ragazza ed osservando
il riflesso di lei nello specchio.
“Non
hai
nulla di cui scusarti James, ho perso la testa… hai ragione
tu, non possiamo
spostarli di punto in bianco… la gente parlerebbe e
arriverebbero a me ancora
prima…” disse accarezzando le mani del ragazzo che
le cingevano la vita.
“Lo
so… ma
mi sento comunque in colpa… è logico che ti
preoccupi, sono i tuoi genitori…”
“James,
dovrei essere io quella con i sensi di colpa, ti ho parlato in maniera
acida
tutta la giornata…”
Il ragazzo
chiuse un attimo gli occhi, assaporando il profumo dei capelli di lei.
“James?”
“Si?”
“Dovremo
aver sempre paura per gli altri, vero?”
“Temo
di
sì…”
“Non
voglio
accada qualcosa ad Enif e gli altri, ora che ho lasciato
definitivamente il
mondo dei Babbani, siete l’unica famiglia che
ho…”
“Ne
usciremo tutti assieme te lo prometto… e realizzeremo tutti
i nostri sogni: tu
lavorerai dal signor Greathead e le vostre scoperte cambieranno il
mondo
magico, io e Sirius saremo gli Auror migliori al mondo, Enif
sarà guaritrice e
avrà la sua bella famiglia felice come sogna da anni, Remus
dimostrerà al mondo
quanto vale e diventerà insegnante e Peter… beh
Peter troverà una bella ragazza
e sarà felice anche lui…”
Lily
sorrise appena.
“James
non
è il momento di sognare…”
“Ti
sbagli
Lily, è il momento adatto per sognare, perché
è per questo sogno che voglio
veder sconfitto Voldemort… è per la nostra
famiglia… i nostri figli…” rimasero
un attimo in silenzio “tu quanti figli vorresti?”
chiese poi curioso. Lily
sgranò gli occhi.
“E
questa
domanda da dove viene?”
“Era
così
per curiosità… non te l’ho mai
chiesto…” Lily rise scuotendo la testa, James
era un asso nel cambiare discorso.
“Due…
un
maschio e una femmina… tu?”
“Il
numero
non ha importanza… potrei tirare su una squadra di Quidditch
avendo te al mio
fianco…” disse romanticamente
“Ehi,
non
slargarti troppo… due bastano e avanzano!” rise
scandalizzata lei. Anche James
rise.
“E
come li
chiameremo questi due?” chiese ancora James, felice di come
quell’argomento
stesse sviando Lily dalle sue preoccupazioni.
“Non
ne ho
la minima idea…”
“Dai
ci
sarà qualche nome che ti piace…”
“No,
James
davvero… non ne ho idea…”
“Allora
uno
potrebbe chiamarsi Elvendork… tanto è
unisex…”
“Elvendork,
unisex? Non credo sai…”
“Elvendork
è unisex ti dico…” Lily lo
guardò stranita, ma come erano arrivati a parlare di
nomi?
“James,
Lily? Che ne dite andiamo?” la voce di Enif li raggiunse dal
corridoio.
“Sì,
Eny,
andiamo…” rispose Lily, staccandosi
dall’abbraccio di James per poi voltarsi
ancora un attimo verso di lui.
“Comunque
credo che Elvendork sia maschile, sai James… piuttosto che
ne dici di Sarah?”
“E
Titania
allora?” propose lui sorridente, Lily lo guardò
dubbiosa.
“Credo
che
hai nomi della squadra di Quidditch ci penserò io quando
sarà il momento…” rise
uscendo seguita dal ragazzo fintamente offeso.
▀■▪■▀
Dopo aver
dato istruzioni a Dix di non lasciare avvicinare nessuno in loro
assenza, le
ragazze assieme a Remus e Peter si trovavano sull’autobus per
Braintree, di lì
ne avrebbero un altro per Colchester a quel punto si sarebbero
smaterializzati
a Glasgow e da lì avrebbero preso altri due autobus per
Paisley, mentre Sirius
e James sarebbero arrivati in motocicletta.
Quando
arrivarono a Colchester Enif fu quasi certa di aver visto Sirius
sorvolarli a
tutta velocità, ma nelle luci della notte poteva essersi
sbagliata.
Si
materializzarono nel Kelvingrove Park a Glasgow, il posto era desolato.
“Andiamo…”
disse cauto Remus, stingendosi nella giacca, faceva freddo quella sera
per
quanto fosse luglio. Peter fece qualche passo incerto guardandosi
attorno. Le
due ragazze fecero lo stesso.
“Pensi
Sirius e James siano già arrivati?” chiese Enif
per spezzare il silenzio che
aleggiava intorno a loro. Si mossero velocemente nel parco deserto,
superando
una fontana ad archi e si ritrovarono ben presto sulla strada. Una
leggera nebbiolina
offuscava la sera.
“Remus
sai
che autobus dobbiamo prendere?” chiese leggermente Peter
guardando le poche
macchine che passarono sulla strada.
“Il
17…”
sussurrò il licantropo fissando l’orario affisso
alla fermata.
“Pensi
che
ci abbiano seguiti?” chiese ancora Peter…
“No…
non ci
ha seguito nessuno… l’avrei
sentito…” mormorò Remus. Enif si
strinse le braccia
al petto, sobbalzò sentendo una fragorosa risata, si
voltò di scatto, tutti e
quattro avevano le mani già pronte sulle bacchette quando
videro un gruppo di
ragazzi della loro età, visibilmente ubriachi.
“Sto
cominciando ad essere paronoica…”
sospirò distrattamente.
“Ecco
l’autobus…” esclamò Lily.
Il veicolo
si fermò, Remus salì per ultimo, la netta
sensazione di essere osservato non
gli piaceva per nulla... si avvicinò agli amici.
“Scendiamo
la prossima fermata e prendiamo un bus per Edimburgo...”
“Perché?”
“Ho
la
sensazione che qualcuno ci osservasse alla
fermata…”
“E da
Edimburgo?”
“Ci
smaterializziamo a Paisley…”
Gli amici
annuirono. Fecero il giro lungo, smaterializzandosi a Paisley da
Edimburgo per
poi prendere il bus 66 e scendere a Greenock.
Raggiunta
la porta della vecchia casa Moody, Remus si guardò attorno
circospetto prima di
bussare tre volte.
Emmeline
Vance aprì loro la porta facendoli entrare rapidamente.
“Dorea
i
ragazzi sono arrivati…” sorrise la donna facendo
loro strada ed entrando nella
sala da pranzo dove le sedie erano state spostate in modo da accogliere
facilmente tutto l’Ordine. Erano già arrivate
sette persone: Alastor Moody,
Emmeline Vance, Dorea Potter, Edgar Bones, Elphias Doge, Giorgius
Greathead e
Benji Fenwich.
La signora
Potter si avvicinò loro, abbracciando Lily.
“Ciao
cara…” salutò calorosamente, poi
guardò alle loro spalle.
“James
e
Sirius?”
“Stanno
arrivando… ci siamo divisi perché in sei forse
avremmo attirato troppo
l’attenzione….” Spiegò Remus,
fu certo di vedere la signora Potter sbiancare
quindi si affrettò ad aggiungere un “Non si
preoccupi saranno qui a momenti…”.
Enif e Lily
si scambiarono un’occhiata, secondo i loro calcoli James e
Sirius dovevano già
essere arrivati.
Qualche
secondo dopo, qualcuno batté tre colpi alla porta.
“Remus
caro, puoi andare tu?” chiese Dorea, il ragazzo si
allontanò mentre Lily veniva
raggiunta dal Signor Greathead.
“Signorina
Evans…”
“Signor
Greathead…” salutò la ragazza.
“Mi
chiedevo se e quando sarebbe disponibile per cominciare a lavorare con
noi…”
“Al
più
presto possibile signore, devo solamente mettere un paio di cose
apposto con i
miei genitori, sa sono babbani e con questi
tempi…”
“Capisco…
non si preoccupi signorina, saremo lieti di averla dei nostri quando
vorrà.”
Sorrise il vecchio, Lily fissò il volto rugoso ma gioviale,
l’occhio che era
rimasto cieco nell’attentato a scuola, sì, si
disse, il signor Greathead poteva
capire benissimo.
“James!
Dove eravate finiti?” chiese Dorea avanzando come una furia
verso il figlio.
James fece
un passo all’indietro e Sirius si disse che erano quelli i
momenti in cui Dorea
Potter dimostrava di essere in tutto e per tutto una Black.
“Posto
di
blocco… sai credo che ai babbani faccia strano vedere una
motocicletta andare a
140 miglia l’ora…”
Lily scosse
leggermente la testa… certo che nessuno doveva aver spiegato
a Sirius
l’esistenza dei limiti di velocità.
Dorea li
fissò sconvolta “Siete arrivati qui con quel
trabicolo?” chiese appena
“Sì,
e
andava che è una meraviglia… avevate detto mezzi
babbani, no?” disse sorridendo
Sirius. La donna scosse le spalle rassegnata.
Lily
guardò
James, il ragazzo sorrise appena, si avvicinò poi a Remus
sussurrandogli un
paio di parole all’orecchio, la ragazza vide il licantropo
spalancare gli occhi
e fissare James.
“Sirius,
anche Remus è in dubbio se Elvendork è
unisex…” scherzò James, Remus
sogghignò.
“No,
James,
Elvendork non è unisex…” disse
ridacchiando.
Enif e Lily
si guardarono dubbiose.
▀■▪■▀
Un’ora
dopo
l’intero Ordine della Fenice stava ascoltando il rapporto di
Reyn Lowell,
neo-diplomata appena trasferitasi in Scandinavia.
“La
situazione non sembra perciò critica, per quanto gruppi di
giovanissimi siano
attratti da quello che sta succedendo qui, la maggior parte della
gente,
ritiene Lei-sa….emh… Lord Voldemort una minaccia
alquanto lontana e nessuno
sembra disposto a dare una mano per sconfiggere qualcosa che reputano
quasi
leggenda metropolitana…” disse la bionda sedendosi
sistemandosi gli occhiali.
“Grazie
signorina Lowell…”
“Professor
Silente, potrei prendere parola?” chiese un po’
impacciata Lily.
“Ma
certo
Lily…”
Lily si
alzò in piedi stringendo appena la mano di James.
“Vorrei
mettervi al corrente di un fatto successo questa
mattina…” cominciò raccontando
ai presenti della strilettera di Piton.
Silente
rimase un attimo in silenzio quando Lily concluse il racconto.
“La
questione non è semplice…”
sospirò infine… “ una famiglia babbana
qualsiasi non
attirerebbe tanto facilmente i Mangiamorte ma vero è che il
giovane Piton
conosce Lily e conosce la sua famiglia, il che va a nostro svantaggio
perché
non so fino a che punto possiamo fidarci dell’amicizia di
Severus… la cosa più
semplice sarebbe spostare gli Evans, ma farli svanire nel nulla senza
un valido
motivo potrebbe far ricadere l’attenzione su di
loro… anche solamente quella
dei babbani…”
“Mia
sorella abita nel Surrey… si potrebbe far circolare la voce
nel vicinato che la
raggiungono lì… così nessuno a Weston
si preoccuperebbe…” tentò Lily.
“Ma
Piton
di certo lo scoprirebbe e nemmeno tua sorella sarebbe al
sicuro…” si intromise
Dorcas, anche lei conosceva Piton, sapeva che non era il classico
Mangiamorte
scemo o sprovveduto.
“E se
spostassimo tutta la famiglia la sorella compresa?”
tentò Edgar.
“Fuori
questione, Petunia non sopporta tutto ciò che ha che fare
con la magia…” disse
James serio.
“James
ha
ragione, non accetterebbe mai…”
confermò Lily rispondendo alle facce perplesse
degli altri membri dell’Ordine.
“Quindi
dobbiamo spostare solamente i due coniugi… avete qualche
altro parente…
contatto da qualche parte?” chiese Moody guardando Lily.
“No…
mia
madre aveva una zia in Irlanda ma è morta parecchio tempo
fa…”
“Albus
tu
che ne pensi?” chiese Dorea osservando Lily preoccupata.
“È
essenziale che gli Evans si spostino anche perché non
possiamo permetterci di
dare ai Mangiamorte una scusa per colpirci… Emmeline, quella
tua casa in
campagna non sei ancora riuscita a venderla, vero?”
“No,
professore…” rispose la donna.
“Bene…
allora penso che i signori Evans potrebbero stabilirsi lì,
Lily ai tuoi piace
la campagna?”
“Emh…
si…”
“Bene…
domattina andrò a parlare con loro, metteremo in giro la
voce nel vicinato che
dato che anche tu ti sei trasferita potranno realizzare il loro sogno
di andare
a vivere in campagna, la casa di Emmeline è in Irlanda
quindi si potrebbe dire
un ritorno alle origini di tua madre… e così il
vicinato smetterà di parlare,
la casa sarà protetta da ogni sorta di
incantesimo…”
▀■▪■▀
“…e
potrete
vivere tranquillamente la vostra vita in un piccolo villaggio babbano
qualsiasi.”
Silente aveva concluso di spiegare la situazione ai genitori di Lily.
Quella
mattina a casa Evans si era raccolto un piccolo manipolo di maghi:
c’erano Lily
e i ragazzi, Silente, Dorea Potter, Emmeline Vance e Alastor Moody.
“Se
ciò
servirà a proteggerci non
vedo nulla in
contrario… ma non potremo partire così
all’improvviso, nonostante ciò che
diremo ai vicini, un trasloco ha bisogno di
tempo…” obbiettò Harold,
guardò la
moglie “non potremo partire prima di due o tre giorni come
minimo…” Daisy
guardò il marito invitandolo a continuare.
“E
poi c’è
Tunia, lei sa che siamo qui, quindi…”
“Spiegherò
io la situazione a Tunia, papà…
capirà… e poi voi potrete benissimo aver
contatti con lei dall’Irlanda, quello che conta è
che non abbiate collegamenti
con me o con questa città…” insistette
Lily.
“E
per il
lavoro? Non posso lasciare la ditta così su due
piedi…” Harold era sempre meno
convinto.
“Le
troveremo un lavoro in Irlanda, lei qui è a capo di un
reparto in una ditta di
trasporti, non è così? Sono certo che troveremo
qualcosa di simile in Irlanda”
disse serio Silente.
“Non
è
questo il problema, non ho mai disprezzato il lavoro, andrà
bene qualsiasi cosa
ma non posso mollare tutto in due giorni…” Harold
fissò la figlia in cerca di
appoggio, Lily lo guardò implorante. L’uomo si
passò una mano tra i capelli
osservando la moglie. Daisy restava in silenzio.
“Harry,
caro, se restiamo qui e ci prendono, sarà Lily quella in
pericolo…” disse
infine la donna, guardò la figlia “Tesoro, tu vuoi
che ci mettiamo in salvo
giusto?”
“Sì,
mamma…”
“Allora
andiamo Harold… non voglio far preoccupare Lily un secondo
di più…” Silente
sorrise appena.
“Bene,
avete quattro giorni per prepararvi, Alastor e Dorea resteranno qui a
controllare la situazione fino ad allora…”
Lily
abbracciò i genitori mormorando un
“Scusatemi”
“Non
scusarti non è colpa tua, la guerra fa
male…” le disse la madre comprensiva.
Harold la strinse a sé in un abbraccio che diceva molto.
Quel giorno
si lasciarono così, Lily teneva nel cuore una muta preghiera
sperando che tutto
andasse per il meglio.
▀■▪■▀
Quattro
giorni dopo gli Evans si salutarono tranquilli sull’uscio
della nuova casa. Lily
se ne andò un po’ più leggera,
ignorando come duecentoquindici miglia più ad
est un giovane uomo sospirasse sollevato mentre, passando per Milton
Rise ascoltava
un paio di donne:
“Hai
sentito degli Evans?” cominciò una.
“No,
cosa?”
chiese sorpresa l’altra.
“Sono
partiti stamattina, si trasferiscono in Irlanda…”
Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui, non sono dispersa anche se le lezioni di questo semestre mi fanno pensare di sì...
Sono rimasta piacevolmente sorpresa dalle vostre 12 recensioni (signori avete battuto ogni record XD)
E adesso passiamo alle risposte alle recensioni ^^
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