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Autore: Freya Crystal    13/05/2010    12 recensioni
"- Edward Cullen non ti piace? Come mai? – gli chiesi. - Quel ragazzo è strano. Non mi ispira fiducia. Voglio che tu gli stia lontana. - "
Lei è una studentessa del liceo di Forks. Lui un avvocato.
Lei ha 17 anni. Lui 47.
Ma soprattutto... lei ama lui.
Bella Swan non è attratta dai suoi coetanei, anzi, li teme. E’ forse per questo motivo che a far breccia nel suo cuore è un uomo molto più maturo di lei. Acerba, insicura, fragile, e facilmente manipolabile, la nostra Bella Swan è costretta a fronteggiare la nascita di un amore impossibile.
A scuola evita qualsiasi forma di contatto con i suoi compagni di classe: con le ragazze non parla mai; con i ragazzi mantiene la distanza assoluta. Nessuno riesce a spiegarsi il motivo di questo suo comportamento, nemmeno suo padre.
E come se non bastasse, c'è Edward Cullen, splendido e irraggiungibile, che prova un odio profondo e immotivato verso Bella sin dal primo istante in cui i suoi occhi hanno incrociato quelli di lei.
Con il passare del tempo il silenzio fa sempre più male. Il dolore diventa sempre più forte. Le ferite scavano sempre più in profondità dentro Bella, incapaci di richiudersi da sole. Suo inseparabile compagno è il segreto che porta con sé e che la uccide a poco a poco.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Twilight
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Discovered


La fitta di dolore si propagò fastidiosamente lungo le mie gambe. Mi sentivo ammaccata e i muscoli del mio corpo si erano fatti pesanti, nonostante fossi distesa su di un materasso.
La stanza era cambiata. Le pareti  verde chiaro erano state sostituite da altre di colore bianco e gli scuretti della finestra erano spalancati, non chiusi come quelli della mia camera, oltre i quali si sentiva il ticchettio incessante e vigoroso delle gocce di pioggia. Quella finestra era più grande. Alzai lo sguardo e la luce chiara del soffitto mi investì con quella dei raggi di sole che filtravano dalla finestra al lato del mio letto. Quegli elementi raggruppati insieme mi portarono a capire una cosa: non ero a casa mia. Mi sforzai di aprire del tutto i miei occhi stanchi, il panico che stava prendendo il sopravvento su di me.
Di fronte a me c’erano Alice ed Edward Cullen in piedi nel corridoio che parlavano sommessamente. Nonostante fosse evidente che nessuno li stava sentendo parlare, i loro sguardi duri, il primo spazientito, il secondo furibondo, mi fecero presagire che fratello e sorella stessero discutendo animatamente.
Ancora non riuscivo a capire come facesse Edward ad incrociare il mio sguardo nei momenti meno opportuni, fatto sta che non appena mi accorsi della sua presenza e di quella di Alice,  alzò repentinamente lo sguardo e incontrò il mio. Quegli occhi dorati così taglienti e carichi d’ira mi facevano rabbrividire di disagio e sconcerto ogni volta che si soffermavano sui miei.
Capii che Edward aveva rivolto parole di congedo alla sorella, avvisandola del mio risveglio, solo dopo averlo visto svoltare nel corridoio.
Alice si voltò, altrettanto rapidamente, per constatare con i suoi occhi ciò che le era stato appena detto. Non appena vide che la stavo guardando, sorrise e sparì dalla mia visuale. La porta chiusa mi impedì di vedere dove fosse andata. In quello stesso istanti, recuperai la lucidità e fui in grado di stabilire dov’ero finita.
Merda. Sono  in ospedale.
Ma come ci ero finita? Cosa mi era successo?
In risposta a quelle mie mute domande, il dolore corporeo si ridestò. Distesa supina, sentivo un macigno di pietra piatta al posto della schiena spingermi e schiacciarmi sul materasso come se volesse farmi sprofondarci dentro e sfondarlo. Non avevo nemmeno la forza di provare a muovermi nella speranza di trovare una posizione confortevole.
D’istinto mi toccai la testa. Niente bende, solo i miei capelli.
Passai al viso e subito digrignai i denti per il dolore. Toccando la guancia destra avevo sentito le stelle.
-    Ben svegliata, Bella. –
La voce bassa e pacata di Carlisle mi informò del suo ingresso nella stanza.
-    Dottor Carlisle, cosa ci faccio qui? – domandai subito, inorridendo al suono roco e impastato della mia voce.
Lui rise. – Non scandalizzarti, la tua voce tornerà come nuova. Era da due giorni che dormivi ininterrottamente, ci vorrà un po’ prima che torni quella di sempre. – m’informò con tono professionale.
M’irritava profondamente non riuscire a vederlo dalla posizione in cui ero.
-    Ma perché? Come ci sono finita all’ospedale? Questo posto sta diventando la mia seconda casa… - mi lamentai.
Carlisle rise ancora.
Era così divertente vedermi ridotta in quello stato?
-    Hai fatto un incidente in macchina mentre tornavi a casa da scuola sabato scorso. Sei andata addosso ad un’altra macchina e hai perso coscienza durante l’impatto, il signore a guida ha chiamato l’ambulanza e io ho provveduto ad avvisare tuo padre. –
-    Oh no… Non ci credo. E’ assurdo.  Ma che giorno è oggi?- domandai, improvvisamente allarmata.
-    Lunedì. Non agitarti, Bella. Va tutto bene, davvero. E… Alice… - mormorò dopo, con tono di rimprovero.
Confusa, mi sforzai di alzare la testa per guardare Carlisle. Non avevo sentito il rumore della porta che si apriva e si richiudeva, eppure Alice era davanti a me. Mi prese una mano tra le sue e mi sorrise, gli occhi dorati che brillavano di sincera felicità.
- Bella, finalmente. Sono felice di rivederti. Scusa papà. – aggiunse Alice, voltandosi verso Carlisle.
Sentii le mie guance arrossire, con mio sommo stupore. Allora mi ricordai del dolore che avevo sentito nel toccarla.
-    Mi sono rotta una gamba, o qualcosa di simile? – domandai, incerta se volevo sapere  o no la verità.
-    Ma che dici! Non ti sei fatta niente, per fortuna! A parte qualche livido, ovvio. – sbottò Alice.
-    Non puoi stare qui, lo sai. Vai a chiamare l’ispettore Swan e avvisalo che Bella si è svegliata. – insistette il dottor Carlisle.
-    Uff, e va bene! –
Alice uscì dalla stanza caracollando. La leggiadria e la grazia con cui era in grado di muoversi e fare acrobazie nell’aria, quasi come se stesse danzando, costituivano un mistero irrisolvibile per la mia mente.
-    Perdonala. Alice è una ragazza esuberante, ma di buon cuore. – ammise Carlisle.
-    Si figuri. – mi affrettai a rispondere.
Carlisle sorrise affabile. - Bella, preferirei che mi dessi del tu, mi fa sentire troppo importante il “Lei”. –
-    Vada per il tu, allora. –
-    Ho detto a tuo padre che i punti sul braccio sono stati causati dall’incidente, così non dovrai più nasconderli. Ricordati che dovrai venire a toglierli tra quattro giorni. Se ne sentirai la voglia, potrai venire a parlare con me qualsiasi altro giorno tu voglia.  – continuò, munito del suo carisma e della sua immane capacità di mettere a proprio agio le persone.
Proprio non capivo perché i Cullen ruotassero intorno a me. C’erano sempre loro per aiutarmi, e per quanto mi desse fastidio pensarlo, erano come i miei angeli custodi, in un certo senso. Perfino Spaccacuori si era occupato di me…
-    Grazie, Carlisle. Lo terrò a mente. –


*******


Se l’idea di tornare a scuola dopo il mio “svenimento” nel bagno mi aveva irritata, girare per i corridoi, mentre gli studenti sfilavano al mio passaggio sussurrando  la parola sfigata mi mandò in bestia. Ma loro cosa diavolo se ne facevano della mia vita? Cosa gliene importava se avevo fatto un incidente?
Mi diressi verso lo spogliatoio maschile e bussai alla porta. Anche se dall’interno non si udivano dei rumori, era sempre meglio avvisare della propria presenza prima di entrare.
-    Sì, chi è? –
Fu proprio la voce di Mister Spaccacuori a rispondere.
-    Sono Bella. Devo dirti una cosa. –
Esatto, dovevo, non volevo.
Nel giro di due secondi Edward Cullen comparve in tutto il suo metro e ottantacinque di statura davanti a me, l’ampio torace messo in risalto dal maglioncino grigio scuro. Detestavo il fatto che fosse tanto più alto di me, mi metteva in soggezione averlo di fronte.
Sembrava alquanto seccato di vedermi.
Al dì là della sua spalla, scorsi una sinuosa figura femminile. Tanya Denali, la nuova studentessa arrivata il giorno prima alla Forks High School. Che cosa ci facesse Biancaneve bionda nello spogliatoio dei maschi, sola con un ragazzo, non mi interessava minimamente.
-    Volevo ringraziarti per avermi aiutata la settimana scorsa. Se non fosse stato per te, avrei subito un’umiliazione indimenticabile. Scusa per averti creato fastidio. –
Edward, i lineamenti del volto induriti, nonché caratteristici del suo modo di essere, alzò un sopracciglio. – Nessun problema, Swan. –
La sua espressione di perenne agonia interiore rievocò in me il ricordo dei suoi occhi scurissimi fissi nei miei quando mi aveva bloccata contro il muro per farmi calmare.
Nonostante lo stato di shock, mi era sembrato di scorgere una moltitudine di indecifrabili sentimenti in quelle pozze inquietanti, perfino sofferenza.
-    Come facevi a sapere che ero dentro il bagno? – mi azzardai a chiedergli. Oltre la spalla di Edward scorsi Tanya fissarmi con aria impaziente. Lui si accorse che avevo sbirciato dietro di lui e appoggiò una mano contro lo stipite della porta, negandomi la possibilità di vedere lo spogliatoio.
-     Ero nel corridoio per caso. E’ stata la tua fortuna. –
Se non mi fossi sentita tremendamente riconoscente nei suoi confronti, avrei pensato che aveva proprio una bella faccia tosta. Poteva sforzarsi di assumere un’aria più amichevole e meno minacciosa quando mi parlava …Anche se dopo ciò che avevo fatto aveva un buon motivo per detestarmi particolarmente .
-    Capisco. Ora vado. Ti lascio alle tue cose. –
Mi voltai, avviandomi a passo spedito verso la mia prossima lezione. Non mi ero resa conto che la mia frase era suonata un tantino pungente.


*******


-    Ti dico che è tutto regolare. Cosa vuoi che succeda? E’ solo un insulso bar. E per un po’ di tempo farò i turni con la madre di Jessica, mio padre l’ha praticamente obbligata a non lasciarmi sola. – spiegai con tono seccato.
-    Mi chiami tra venti minuti? –
Uffa.
-    E cosa ti dovrei dire? –
-    Voglio solo controllare. – si affrettò a specificare.
-    Va bene. – tagliai corto.
-    Bella. Se non mi richiami vengo direttamente lì. – minacciò.
Ma chi glielo fa fare?
-    Va bene! - ripetei, i nervi a fior di pelle. – Ora scusami, ma devo lavorare. –
Click.
Ero stata sgarbata, ma Alice mi aveva dimostrato che non era una che badava a quelle cose.
Tornare a  lavorare mi aveva fatto ricordare di Sam e Tray. Ero decisa a non cambiare idea: non avrei proferito parola con mio padre, lo avrei portato all’esasperazione. Per un po’ di tempo volevo lasciarlo in pace. Anche se avessi voluto parlargli dei due mascalzoni, non lo avrei fatto per pura pietà. Il lavoro lo stava uccidendo, io ero una accalappia guai, inoltre c’era il misterioso caso della donna morta col collo forato che lo teneva impegnato a tempo pieno.
-    Buon pomeriggio. –
La bottiglia mi cadde di mano e si frantumò in una pozza d’acqua e vetro.
Quella voce.
La sua.
I sogni e i ricordi non gli avevano reso giustizia.
Pregai in cuor mio che la madre di Jessica non avesse sentito il ciocco e mi affrettai a ripulire il tutto. Ogni singola vena nel mio corpo minacciava di esplodere. Una gioia immensa mi travolse accompagnata da uno stato di profonda angoscia: i miei stessi sentimenti, prima o poi, mi avrebbero soffocata.
C’era la delusione al ricordo del sogno che avevo fatto nei miei due giorni di convalescenza all’ospedale.
C’era la vergogna di ciò che avevo sognato.
C’era la voglia di credere che quel sogno fosse stato reale.
C’era la paura di rivederlo per davvero e di doverlo affrontare.
Ma soprattutto, volevo scusarmi per averlo baciato, nella speranza che lui non mi considerasse una ragazzaccia.
-    Bella! Sta squillando il telefono, ho bisogno che tu risponda! –
Oh merda.
Ammucchiai i vetri rotti in un angolino dello sgabuzzino, lisciai le pieghe del grembiule e sistemai dietro l’orecchio una ciocca di capelli che mi era sfuggita dalla coda di cavallo.
Mi lasciai guidare dalla pura necessità lavorativa: stavo andando dietro il bancone per rispondere al telefono, non per vedere lui.
Tenni gli occhi bassi e raggiunsi il telefono, alzai la cornetta e mi rifugiai nella conversazione con un rappresentante, scrivendo meticolosamente tutto ciò che mi disse.
Quando la madre di Jessica ebbe servito da mangiare a Johnny, mi chiese di passarle la cornetta del telefono. A malincuore, feci come mi aveva chiesto.
Solo allora, alzando lo sguardo, venni trafitta dalle iridi verde- incandescente di quell’uomo mozzafiato. Ricordai la prima volta che lo avevo visto: seduto in un tavolino che leggeva il quotidiano, le ciocche ondulate di capelli che gli schermavano una parte del viso, conferendogli quel pizzico di fascino naturale in più che pochi uomini possedevano.
L’espressione del viso sembrava… gentile. Provai a sorridergli, le guance in fiamme quando il ricordo della mia fantasia erotica su di lui mi balenò in testa.
Il cuore tamburellava frenetico nel mio petto, tanto forte che mi stupii del fatto che lui non lo stesse sentendo.
La madre di Jessica riagganciò il telefono. In quel momento passò un gruppo di ragazzi fuori dal bar che lasciò cadere sacchetti di patatine e briciole sull’entrata. Inevitabilmente, la mia datrice di lavoro andò su tutte le furie: era risaputo che fosse una maniaca dell’ordine e della pulizia.
-    Vado io, non ti preoccupare. – mi affrettai a dire. Quei ragazzi erano stati la mia benedizione.
-    No, Bella, vado io. Tu rimani qui. –
-    Non ho nessun problema, davvero. – insistei, quasi con tono di supplica.
-    Tranquilla. –
L’avrei detestata. Quando la porta del bar si richiuse, all’interno l’unico rumore rimasto fu il tintinnio del cartello che si muoveva. Poco dopo si unì ad esso le grida della madre di Jessica che con la scopa levata si avvicinava ai ragazzi che avevano sporcato  a terra con i loro rifiuti.
- Divertente. -
La voce  calda e… suadente di Johnny mi travolse piacevolmente le orecchie con un’ondata di calore.
Divertente?
L’ultima volta che ci eravamo visti lo avevo baciato sulla sua macchina e mi ero pure messa a piangere dopo che mi aveva respinta, e la prima parola che aveva da dire dopo quell’episodio era… divertente?
La rabbia, inspiegabilmente, montò dentro di me. Che rubasse pure tutto il negozio, tanto non me ne frega!, pensai, sgusciando nello sgabuzzino.
Mi appoggiai al muro e presi un respiro profondo; avevo un bel po’ di cose da sistemare.
Per prima cosa, munita di scopa e paletta, buttai in una borsa di plastica i vetri rotti, poi diedi lo straccio sul pavimento perché assorbisse il bagnato.
Sistemai le scatole di biscotti e le aranciate sullo scaffale. Quando feci per alzare una cassa di birra e metterla su un ripiano, sentii la mia schiena entrare in contatto con il petto possente di qualcuno che era arrivato alle mie spalle. Sobbalzai di paura.
-    Scusa. –
Johnny mi prese la cassa di birra dalle mani. – Ti do una mano. Dove la devo mettere? –
Tremante per l’emozione e lo shock, gli indicai il ripiano giusto.
-    Mi hai spaventata. –
-    Lo so, ma non era mia intenzione. –
Okay. Io e lui. Soli. Nello sgabuzzino.
… Che situazione!
Avrei voluto prendere il muro a testate.
-    Senti… Johnny, scusa per… scusa per l’altra volta, quando mi hai accompagnata a casa. Non so cosa mi sia preso, i-io davvero… -
Parlavo gesticolando con le mani e balbettando. Non avrei saputo dire nemmeno quando avevo ordinato al mio cervello di iniziare a parlare.
-    Non importa, Bella. Non hai fatto nulla di male. Non mi hai derubato. – mi tranquillizzò Johnny con un sorriso da definire a dir poco illegale.
Mi accorsi che, nonostante la sua piena maturità fisica, quando sorrideva gli comparivano le fossette sulle guance.
Rimasi a contemplare il suo volto, provando a immaginare quanto fosse stato irresistibile da giovane.  
Johnny era in piedi di fronte a me, immobile, gli occhi fissi nei miei che mi denudavano l’anima.
Portai una mano alla bocca, come se fossi pensierosa, e mi guardai attorno, l’altra mano appoggiata al cuore.
Non seppi mai il perché, ma osai puntare improvvisamente i miei occhi nei suoi.
Non ci furono parole. Non ci furono gesti.
Sorprendentemente, la sicurezza che avevo ostentato nel mio sogno era presente anche nella realtà; lui mi faceva quell’effetto: mi destabilizzava, mi metteva in soggezione, ma allo stesso tempo mi faceva sentire sicura quando sentivo l’impulso di cercare un contatto con lui.
Nonostante la pessima figura fatta la prima volta che era successo davvero, avanzai lentamente verso di lui, sentendo i miei occhi farsi lucidi. Gli appoggiai una mano al petto, scostandogli una ciocca di capelli dal viso per potermi perdere in entrambi i suoi occhi.
Cercai una conferma in quelle iridi luminose e calde. La trovai.
Avvicinai le mie labbra alle sue, trattenendo il respiro.
All’improvviso, non seppi come, mi trovai sbattuta contro il muro, le mani di Johnny che mi tenevano il viso. Le sue labbra lasciarono scie di calde carezze sul mio collo e sulla mia spalla, per poi risalire e catturare le mie labbra. Assetata di lui, non gli impedii di approfondire il nostro bacio. Il sapore delle sue labbra era più sofisticato e buono di come lo avevo immaginato. Mi ubriacai del suo sapore. Il suo profumo mi circondava, bloccata dov’ero contro la parete. Mi sentivo protetta e sospesa su leggere nuvole di fuoco che alimentavano la passione scaturita fra noi.
Non mi riconoscevo più davvero. Non avevo più pudore, né insicurezza.
Interrompemmo il nostro bacio per riprendere fiato.
I capelli arruffati, il fiato corto e gli occhi lucidi, Johnny mi perforava gli occhi fino a farmeli bruciare.
-    Scusa. –
La stessa parola uscì dalle nostre bocche.
Arrossii violentemente, colta dall’inadeguata voglia di ridere.
Il rumore di una sedia che scricchiolava, ci fece sobbalzare. Ci separammo, a malincuore.
Johnny si sistemò la camicia che io avevo ridotto a pieghe.
Mi morsi il labbro, trattenendo il desiderio di baciarlo ancora: c’era qualcuno dentro il bar.
Quando entrambi tornammo di là, trovai la madre di Jessica intenta a pulire il pavimento con la stessa scopa che aveva brandito contro degli esseri umani. Sembrava tranquilla.
Tirai un sospiro di sollievo, mentre con la coda dell’occhio guardavo Johnny.
-    Ho aiutato la signorina a sollevare alcune casse di bibite. Grazie per l’ottimo servizio e arrivederci. –
Delusa, lo guardai appoggiare dei soldi sul bancone e uscire dall’edificio, incantata dal modo sensuale con cui camminò.
Dio, ero da rinchiudere.
Rimasi a fissare fuori dalla vetrina con aria ebete.
Non mi era piaciuto il modo in cui mi aveva lasciata. Già l’ansia mi divorava al pensiero di non sapere quando l’avrei rivisto.
Lui mi aveva baciata. Lui.
Non ero stata io.
Certo, non lo avevo rifiutato, ma lui aveva iniziato.
-    Spero che tu non ti metta nei guai, Bella. –
La madre di Jessica mi fissò con aria profondamente turbata e distaccata.
Ricambiai il suo sguardo, cercando di risultare a mia volta confusa. Non ero mai stata brava a mentire. Sperai di riuscirci almeno in quell’occasione con la sola espressione facciale.
Non poteva aver visto. Non doveva.
Ma era innegabile. Lei sapeva.


*******


Spazio dell'autrice: sono in ritardoooooooo! Scusate, ho trovato tempo per scrivere davvero di rado. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, così mi sdebito.
Vado di fretta, per cui inserisco direttamente i ringraziamenti e le risposte alle vostre adorate( *__*) recensioni:

 ELLAPIC [Contatta] Segnala violazione
 13/05/10, ore 14:08 - Capitolo 7: What's going on?
Fuoco effimero direi! XD
Dici che Edward non odia Bella? Lo vedrai! ;)
 dublino [Contatta] Segnala violazione
 30/04/10, ore 20:12 - Capitolo 7: What's going on?
Infatti era anche uno dei miei sogni, buahahahaah. Spero che tu non ci sia rimasta di sasso XD
Sì, posso darti una piccola risposta, i biglietti sono connessi a Sam e Tray. Alla prossima ;)
 Sabe [Contatta] Segnala violazione
 27/04/10, ore 14:44 - Capitolo 7: What's going on?
Finalmente qualcuno che ha avuto un dubbio. Inanzitutto, ciao soletta XD Come hai potuto constatare, era tutto un sogno. Il dolore provato alla schiena era reale, Bella ha fatto un incidente, si stava svegliando quando ha sentito la fitta. Fiera sostenitrice del team vampires, eh? ;) Incrocia le dita, in futuro saprai chi conquisterà Bella. Non è detto che Edward voglia Bella però... stessa cosa vale per lei!
 bells84 [Contatta] Segnala violazione
 26/04/10, ore 23:49 - Capitolo 7: What's going on?
Ahahahah, falso allarme. Spero tu non ci  sia rimasta male. Il misterioso autore dei biglietti per ora deve restare anonimo. Alla prossima ;)
 _Miss_ [Contatta] Segnala violazione
 26/04/10, ore 16:19 - Capitolo 7: What's going on?
Calma. Falso allarme XD
Molto presto Edward acquisirà un ruolo rilevante. Ci sarà un intreccio da capogiro!
 mistake [Contatta] Segnala violazione
 26/04/10, ore 15:40 - Capitolo 7: What's going on?
Che bello, adoro le nuove lettrici che si fanno avanti concedendomi la grazia di un commento *_* Ahahah, perdonami, sto delirando.
Purtroppo non posso rispondere alle tue domande, altrimenti farei favoritismi XD
Edward è molto, molto confuso. Capirai in seguito, quando leggerai che combinerà!
 isabella_cullen [Contatta] Segnala violazione
 26/04/10, ore 03:29 - Capitolo 7: What's going on?
Ehm... XD Era un sogno!
Possibile che ho ingannato tutti? XD
Sarà che Johnny è così arrapante che vi siete tutti crogiolati a immaginarlo mentre fa l'amore, senza ragionare XD
Oh sì, Sam e Tray sono da urlo. Non te lo aspettavi, eh? XD
Mi piacciono le tue supposizioni!!! Continua così ;)
 shasha5 [Contatta] Segnala violazione
 25/04/10, ore 22:13 - Capitolo 7: What's going on?
Adesso mi sento in colpa ç_ç  
Mi sento in colpa per le tue splendide parole.
Nooooooooooooo ç_ç
Ti do il permesso di mandarmi a quel paese XD Era un sogno... Spero che tu non ti prenda un infarto!
Ma non preoccuparti, presto o tardi ne vedrai di belle, eheheheh XD Johnny o Edward?... Devi leggere!!
 vanderbit [Contatta] Segnala violazione
 25/04/10, ore 21:10 - Capitolo 7: What's going on?
Oh oh... falso allarme direi... Hai ragione, Johnny è molto maturo per Bella!
 Lalayasha [Contatta] Segnala violazione
 25/04/10, ore 21:00 - Capitolo 7: What's going on?
Ahahahah, adesso mi ammazzi! Bella ha sognato di fare l'amore con Johnny. Solo sognato... XD 

  
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