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Autore: Lotiel    14/05/2010    2 recensioni
Quando due opposti si scontrano è difficile che ne esca un vincitore. Poi quando i due oppositori sono Claire Redfield e Albert Wesker, allora le cose cambiano.
REVISIONATO IL PROLOGO
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Claire Redfield, Sherry Birkin
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Nota dell'Autrice: Ed eccoci al capitolo vero e proprio. Fin'ora mi sono attenuta ai fatti che avevo letto e che ricordavo, ma ora è arrivato il momento di dare una svolta alla storia. Come vedrete ho solo preso l'inizio dell'ultimo capitolo di Resident Evil Degeneration, ma questa storia non tiene conto affattodgli eventi che seguono dopo. Ho avuto un piccolo flash di ciò che poteva succedere nella mente di Claire dopo la morte di Steve e della fantomatica morte di Wesker ed ecco qui il risultato. Spero di non deludervi. Ora vi lascio alla storia.

 

 

Ringraziamenti:

Bluemary: Ti ringrazio per gli errori che mi hai segnalato. Scrivere questo capitolo è stata dura, ma spero che ciò che ho scritto non ti dia fastidio. Ebbene, ho voluto solo buttarmi su un personaggio di Claire che potrebbe esistere dopo la morte di Steve. Un piccola licenza poetica che mi sono presa. Ora ti lascio al capitolo, senza rubarti altro tempo.

 

 

 

 

 

Era ritornata la normalità e Claire, ormai attivista dell’associazione mondiale “TerraSave”, stava scendendo le scale ad una velocità estenuante.

Era terribilmente in ritardo, come sempre e sapeva che questa volta non gliel’avrebbero perdonata. Aveva in mano una valigetta e indosso la sua solita giacca rosa, simile a quella che aveva a Racoon City e che aveva preferito buttare via.

Si era trasferita nella cittadina di Harvardville, sempre negli Stati Uniti. Dall’epoca in cui aveva incontrato i suoi amici e il fratello erano passati più di sei mesi e da quel che considerava la vicenda più orribile che avesse mai vissuto, poco più di un anno.

Claire era riuscita a sopravvivere a quella vicenda, ma continuava ad avere paura la notte. Quando ogni singolo spiffero si insinuava nelle fessure delle finestre, ogni rintocco di orologlio lontano, ogni piccola goccia di rubinetto che sentiva come un assordante rumore.

Non aveva mai dimenticato il viso del demone che quel giorno le sorrise beffardo. Sapeva forse che sarebbe sopravvissuto, anche se lei in cuor suo sperava che non fosse così.

Ogni volta che pensava a quell’uomo il cuore iniziava a battere forte. Non era l’emozione, ma la paura che gli procurava il solo pensare a lui. Claire prese un profondo respiro fermandosi proprio agli ultimi gradini della scalinata.

Sperava che la giornata passasse velocemente, che riuscisse almeno a superarla serenamente. Ormai Wesker si era insinuato come un virus maligno dentro la sua testa e ogni giorno sperava di poterlo superare senza problemi, ma non riusciva a togliersi quel pensiero persistente.

Era ancora vivo?

Claire scosse la testa cercando di sorridere e credere che, in fondo, era solo una piccola paura. Aveva visto lei stessa l’esplosione.

Sulla strada si avviò verso la sua macchina e all’improvviso le sembrò di vedere qualcuno di conosciuto. Le si fermò il cuore ad un tratto e tutto il mondo sembrò distruggersi intorno a lei. Stava guardando dalla sua parte, stava fissando proprio lei.

Quell’uomo all’improvviso abbracciò qualcuno e si rese conto dopo che non era lui. Eppure gli somigliava troppo o era proprio la sua immagine a perseguitarla. Scosse il capo per qualche istante riprendendo a camminare. Il cuore aveva accellerato i suoi battiti e non riusciva a calmarsi, se non aprendo la borsa e prendendo una di quelle pillole che le aveva consigliato il suo medico.

Solo da poco aveva cominciato a prendere anche il sonnifero dato che le riusciva difficile dormire la notte, soprattutto da quel che era successo a Steve. Non riusciva a perdonarselo.

Improvvisamente il trillo del cellulare la fece sussultare, era troppo immersa nei pensieri che aveva quasi dimenticato dove si stesse dirigendo.

-Si, si. Sto arrivando.

Era il padre della famiglia che stava assistendo. Aveva trovato qualcosa che, forse, le avrebbe impiegato la mente per l’intera giornata e sperava con tutta se stessa che ci riuscisse a non pensare.

Si mise in macchina, inserì la chiave all’interno del quadro e mise in moto. Un profondo respiro per poi partire, diretta veso l’aeroporto di Harvardville.

Sembrava così distante, eppure aveva percorso solo poca strada. Sbuffò, lasciando che il suo autocontrollo si dissolvesse come se non l’avesse mai avuto. Riusciva a malpena a stare calma. Quella giornata, non riusciva a spiegarsi perché, era cominciata male e sapeva che sarebbe finita anche peggio. Se lo sentiva.

Frenò all’improvviso per un pedone sopra le strisce. Pochi secondi di ritardo e l’avrebbe investito. Claire sgranò gli occhi quando davanti a lei comparve il viso di Wesker, con gli occhi rossi che la fissavano atrocemente. Strofinò le proprie palpebre per poi accorgersi che era solo uno dei tanti passanti, eppure era così reale da riuscire a farle venire i brividi alla schiena e i sudori freddi. Aveva il respiro affannato. Il pedone le aveva inveito contro sicuramente, ma era troppo spaventata per potergli rispondere.

Riprese la strada. Accellerò appena uscendo poi sulla statale che l’avrebbe condotta verso la sua meta. Si chiedeva se stesse diventando pazza, se nel suo inconscio non avrebbe voluto veramente rivedere Wesker per fargliela pagare.

Sembrava avesse una specie di ossessione verso quell’uomo. Non riusciva ad andare in terapia, anche perché chi mai l’avrebbe creduta per ciò che la Umbrella Corporation facesse ai propri cittadini.

A volte si sentiva sola, quando Chris non era in città e questo voleva dire per la maggior parte dell’anno. Era sempre impegnato con Carlos e Jill per chissà quale affare contro la Umbrella che a volte si dimenticava anche di lei.

Claire cercò di riprendere la calma e si asciugò la fronte. In quel periodo dell’anno faceva troppo caldo e, come se non bastasse, l’aria condizionata aveva anche smesso di funzionare.

-Ok, Claire. Calmati.

Cercava di aiutarsi con la propria voce, per non sentirsi sola nella statale desolata, forse a causa dell’ora mattutina. Ogni tanto vedeva passare delle auto, ma era un qualcosa che succedea molto di rado.

Ora, riusciva a distinguere bene la sagoma dell’aeroporto. Era passata solo una mezz’ora da quando stava investendo il pedone, che nuovamente il pensiero che l’uomo dei suoi incubi fosse ancora vivo le sfiorò la mente.

Claire spostò l’attenzione verso lo specchietto retrovisore, solo una macchina dietro di lei. Strinse le labbra e accellerò appena, distansiandosi dall’auto che la seguiva.

Arrivata all’aeroporto, parcheggiò e prese la valigetta che portava sul sedile posteriore. Chiuse tutto e si portò verso l’ingresso. La giornata sarebbe trascorsa tranquillamente, almeno era quello che lei sperava.

 

Claire ritornò a casa prima di cena. Era completamente stanca, non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Non riusciva più a formare un pensiero senza che il viso di Wesker comparisse davanti ai suoi occhi. Stava diventando un’ossessione e non si rendeva conto di questo.

Claire cominciò a preparare la cena meccanicamente, un gesto che ripeteva ormai ogni sera. Aveva dato delle regole da seguire e si atteneva a queste scrupolosamente, cercando di evitare di differire il meno possibile.

Si sentiva continuamente osservata e questa specie di fobia aveva cominciato a fare capolino nei suoi pensieri da un po’ di tempo. A volte le capitava anche di sentire una forte pressione sul petto, come se qualcuno la stesse calpestando, ricordando il momento in cui Wesker aveva premuto il suo pesante anfibio su di lei.

Erano momento che si sentiva morire, eppure la sua forza di volontà le faceva cadere il muro di questa fantomatica pazzia in mille pezzi, ritrovandosi nella sua camera da letto, completamente sudata.

Anche questa sera stava pensando a tutto questo. Non riusciva a darsi una spiegazione e cercava di tenere occupata la mente nel piatto del giorno. Seguiva anche un corso di cucina, tentava in tutti i modi di occuparsi la giornata così da ritornare stanca e con la tremenda voglia di dormire.

Molte volte questo non succedeva e dunque si districava tra i fornelli. Aveva preparato un piatto semplice per quella sera e mangiò il tutto con un’assoluta calma.

Claire sistemò il tutto e, come ogni sera, sentì il telefono squillare. Era sicuramente Chris. Infatti quando alzò la cornetta per rispondere sentì la voce familiare del fratello. Un sorriso comparve sulle sue labbra, felice di sentirlo.

-Claire, come stai oggi?

- Un po’ stanca, ma vado avanti. Dove sei adesso?

- Sono a New York. Tornerò presto da te sorellina, il tempo di sistemare alcune cose.

-Va bene.

La telefonata era arrivata al suo termine, ma con una sorpresa inaspettata per Claire. Chris non le aveva mai detto che sarebbe tornato e quando lui l’aveva salutata aveva riacquistato un po’ della voglia di gioire come faceva un tempo.

Quella sera era andata a letto più contenta, riuscendo anche a dormire un sonno abbastanza tranquillo senza che gli occhi rossi la visitassero anche quella notte.

Ciò di cui non si accorse è che gli occhi rossi quella notte erano presenti, ma non nei suoi sogni e che la stessero guardando attraverso la finestra.

 

Il telefono squillò improvvisamente nel cuore della notte. Erano passati ormai tre giorni da quando aveva ricevuto quella bella notizia da Chris e stava riuscendo a dormire senza bisogno di sonniferi.

Sgranò gli occhi come risvegliatasi da un incubo e la mano tremò nel prendere la cornetta. Aveva una specie di presentimento e non se la sentiva di rispondere.

Claire prese tutto il coraggio che in quel momento aveva e afferrò il telefono. Rispose, ma dall’altra parte non ebbe risposta, solo un sospiro sommesso e calmo.

Claire sentì il suo cuore accellerare i suoi battiti e il respiro le si mozzò di colpo. Strinse il labbro inferiore in una morsa ferrea tra i denti. La pelle si lacerò lasciando nella sua bocca il sapore del proprio sangue.

Non riuscì a dire nulla, anche perché aveva la gola riarsa e non riusciva a muovere un muscolo. Non era una paura verso qualcosa di reale, ma verso un qualcosa di intangibile, che non poteva vedere.

Se solo avesse potuto vederlo, avrebbe raccolto il coraggio a due mani e avrebbe reagito di conseguenza.

Le sue paure erano radicate nella sua mente. Non sapeva se combattere contro un fantasma o se Wesker fosse ancora vivo in modo da combatterlo nella realtà. Nei propri sogni non riusciva a trovare una via d’uscita.

Ciò che non si conosce non si può combattere. Qualcuno aveva detto una frase del genere, ma al momento non aveva la concezione di ricordare chi fosse stato.

Chiuse la cornetta del telefono di botto e si alzò. Si vestì di tutta fretta, indossando la sua solita giacca rosa. Doveva capire, non poteva rinchiudersi nella propria follia, se di questa si trattava.

Uscì fuori nel cuore della notte senza un peciso motivo. Doveva cercare qualcosa, doveva cercare una traccia. Insomma, doveva trovare qualcosa.

Poco distante dalla strada, un auto accese i fari. Claire fissò bene in quel punto, senza però poter distinguere nulla per il buio. Passò di fianco a lei e ciò che vide dai finestrini fu lo sguardo rosso, attraverso degli occhiali scuri e un sorriso.

Non si era fermato, aveva accellerato verso la strada e poi era sparito, portando con sé la speranza vana che era morto e con lui la speranza di Claire di vivere una vita completamente normale.

Si precipitò all’interno di casa sua e prese il telefono. Doveva chiamare assolutamente Chris, doveva dirgli ciò che aveva scoperto.

La sua mente era un continuo tumulto, però adesso sapeva che non era tutto un sogno, che lui esisteva ancora e che tutti gli incubi che aveva avuto erano frutto di un suo presentimento che aveva da tempo. Ora era arrivato il momento che avrebbe preferito non arrivasse mai.

   
 
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